Negli ultimi anni la storiografia sul Risorgimento ha vissuto un tempo di forte rinnova-mento. I nuovi studi sul processo del nation building si sono misurati con la ricerca di nuove fonti e l'aggiornamento delle categorie storiografiche,...
moreNegli ultimi anni la storiografia sul Risorgimento ha vissuto un tempo di forte rinnova-mento. I nuovi studi sul processo del nation building si sono misurati con la ricerca di nuove fonti e l'aggiornamento delle categorie storiografiche, intersecando il consolida-to dibattito europeo ed atlantico che incrocia la nascita degli stati nazione con le rivo-luzioni e i conflitti. In particolare è stato il Mezzogiorno a occupare maggiore spazio in questo dibattito perché, a differenza degli stati della penisola centro settentrionale che vissero una transizione morbida nell'annessione allo stato sabaudo, il Regno delle due Sicilie attraversò, prima e anche dopo i plebisciti, una lunghissima stagione di rivolu-zioni e conflitti intermittenti che, se condivisero con gli altri la matrice liberale prima e le pretese costituzionali poi, intercettarono il problema nazionale all'interno di un con-flitto politico interno molto diverso. Le Due Sicilie, infatti, rappresentarono non solo un modello statale alternativo a quello liberal unitario ma anche la principale nemesi del progetto nazionale pan italiano. Il Regno, dalla fondazione fino al dissolvimento, rappresentò una realtà geopolitica solida, sia sul piano interno che su quello internazio-nale. L'equilibrio tenne in piedi il sistema fino a quando, nella primavera del 1860, il nemico interno più pericoloso, la Sicilia, non avviò l'ennesima insorgenza che costrin-se le autorità e il nuovo sovrano a misurarsi con il controllo del territorio e la repres-sione del dissenso. Il moto della Gancia del 4 aprile, prima di canalizzarsi nella guerra unitaria, fu soppresso senza troppo sforzo dall'esercito ma avviò la guerriglia che per le settimane successive agitò le campagne e le grandi città, coinvolgendo e mobilitan-do buona parte della regione. L'insorgenza e i suoi sviluppi sono stati ricostruiti dalla storiografia nazionale come episodi minori, espressione del radicato dissenso interno, necessario preludio all'impresa eroica di Garibaldi. In realtà quei fatti, grazie a una ric-ca e in gran parte inedita documentazione, risultano essere particolarmente interessanti se considerati nella prospettiva opposta, quella, cioè, del principale interprete della controrivoluzione: la monarchia di Francesco II. Vista attraverso lo sguardo dello stato duosiciliano, la dialettica che si innescò tra territori, istituzioni e comunità si presta perfettamente a rispondere ad alcune delle questioni aperte dal dibattito sull'Antirisor-gimento: i protagonisti, le strutture, la proposta politica, i modi e le forme di costruzio-ne del consenso, gli apparati identitari, gli aspetti simbolici, le strategie di potere ne costituiscono i nodi storiografici centrali. L’aprile del 1860, da mera fase di passaggio alla guerra nazionale, si trasforma così in tempo privilegiato per comprendere i caratteri dell’ultima, e ancora vittoriosa, controrivoluzione borbonica.