Storia della Polonia

La sociologia è il modo in cui una società inter-preta se stessa. Il modo in cui i sociologi polacchi hanno prodotto le proprie ricerche ci dice dunque qualcosa di significativo anche sulla società polacca. Per quanto riguarda l'era contemporanea, la storia della Polonia può essere divisa in quattro periodi principali: la fase delle Spartizioni (1772-1918), in cui la nazione non esiste come entità politica indipendente; la fase della Seconda Repubblica Polacca, tra le due guerre mondiali (1918-1939); la fase della Re-pubblica Popolare Polacca, stato 'satellite' dell'Unione Sovietica (1944-1989), e infine la fase della Terza Repubblica Polacca, nata con la caduta del muro di Berlino (1989-ad oggi). In questo articolo si mettono a confronto alcuni percorsi sociologici, collocandoli nella cornice storica in cui si sono sviluppati.

Il nazionalismo polacco è un tema tornato di attualità negli ultimi anni. L'autore ne ricostruisce le radici, la matrice ideologica e le diverse espressioni contrastanti con la democrazia moderna. Nel volume sono illustrati i rapporti della corrente nazionalista, che darà vita al partito di Democrazia Nazionale (Endecja) alla fine del XIX secolo, con la tradizione della democrazia nobiliare prima della Grande Spartizione di fine Settecento, e con le culture politiche sviluppatesi nel corso dell'Ottocento in Polonia. Il libro contribuisce a colmare una lacuna negli studi in lingua italiana sul pensiero politico dell'Europa centro-orientale, e polacco in particolare, e si rivolge non solo agli studiosi di storia delle istituzioni e delle dottrine politiche, ma anche ad un pubblico più vasto che comprende gli storici dei Paesi dell'Europa centro-orientale.

Giovanni Andrea Archetti (1731-1805), nunzio a Varsavia negli anni 1776-1784, fu sorpreso della sua nomina a tale carica. Nelle prime settimane del pontificato di Pio VI contava ad un’altra promozione nella Curia Romana. Nel frattempo dovette accontentarsi di una carica costosa e della durata di molti anni lontana da Roma e Bologna, che erano state fino ad allora gli unici luoghi delle sue esperienze lavorative ed ecclesiastiche. Nella storiografia polacca Archetti non ha guadagnato un giudizio lusinghiero, fu accusato, fra l’altro, di avere portato all’annullamento del Codice di Zamoyski e di non avere competenze diplomatiche all’altezza del suo predecessore, Giuseppe Garampi. Ottenne la dignità cardinalizia grazie all’intercessione dell’imperatrice Caterina II, dopo la fine della sua missione a Pietroburgo, a cavallo fra il 1783 e il 1784. Nel presente articolo sono presentati i giudizi sulla Polonia e i polacchi che Archetti espresse nella sua corrispondenza privata ed ufficiale. I suoi destinatari erano principalmente il fratello Carlo Archetti e l’allora segretario di Stato della Santa Sede, Lazzaro Opitio Pallavicini. Le lettere del periodo della nomina nel 1775 sono colme di amarezza per la svolta sfavorevole della sua carriera ecclesiastica, come Archetti vedeva la nunziatura in Polonia. Queste peculiari lagnanze di un funzionario della curia deluso cessarono dopo l’inizio del viaggio per Varsavia, con la fine del novembre 1775. Nel periodo di servizio diplomatico attivo in Polonia Archetti commentò la difficile situazione politica ed economica del Paese più spesso di quanto non esprimesse le sue ambizioni personali. Nel contempo ammetteva apertamente (soprattutto nelle lettere private) la sua mancanza di competenze ed esperienza adeguati per far fronte alle circostanze eccezionalmente complicate con cui si era scontrato in Polonia, Paese praticamente già privato della sovranità dalle potenze straniere, ridotto quasi a provincia dell’Impero russo. Alla luce delle lettere del nunzio è difficile negare la sua buona volontà e si può inferire la sua simpatia per la Polonia e i polacchi. Resta l’interrogativo se il fatto che egli non abbia poi tradotto questa sua simpatia e compassione in iniziative diplomatiche concrete, in grado di appoggiare le riforme necessarie nel Paese, sia legato alle oggettive circostanze politiche o alle effettive carenze del nunzio stesso, sulle quali si è concentrata finora maggiormente la storiografia polacca.

Un capolavoro secentesco della pittura macabra a Torino 29 OTTOBRE 2021 A chi nel 1627 avesse attraversato la soglia dell'antichissimo convento di San Francesco di Torino si sarebbe parato davanti, proprio all'ingresso, quale cupa e beffarda sorta di benvenuto, un maestoso dipinto raffigurante una paurosa visione di morte. Il quadro, oggi al Museo Diocesano di Torino, è certamente una delle più significative opere del Seicento italiano di argomento macabro e ancor oggi la sua potenza espressiva, comunica una sensazione di paura e inquietudine in grado di turbare.

L'elaborato steso come conclusione di seminario LA CHIESA E LA RIFORMA FRA IL CONCILIO LATERANENSE V (1512-17) E IL CONCILIO DI TRENTO (1545-1563) nella facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa di PUG. Prova di delineare alcuni peculiarità del percorso di riforma protestante nella Res Publica di Etrambi le Nazioni (Regno Polacco nell'unione con Gran Ducato Lituano sin dal 1505). L'elaborato, dopo alcuni preliminari circa la storia dopo il battesimo del primo duca (966),  disegna la storia paragonandola ai percorsi degli altri paesi, proponendo  un'originale periodizzazione, una lettura nel contesto di riforma dello stato, una prova di mostrare i punti di svolta. Si esamina anche la storiografia esistente in lingua polacca.

Karol Wojtyla è nato il 18 maggio 1920: lo stesso giorno in cui il maresciallo Jozef Pilsudski sconfiggeva l’armata sovietica, occupava Kiev e restituiva l’indipendenza alla Polonia dopo due secoli di spartizioni straniere: è particolarmente vero che per comprendere il magistero e le scelte pastorali di papa Giovanni Paolo II bisogna risalire alle sua radici polacche, in una religiosità di popolo, in una devozione intensa ed equilibrata, capace di grandi sacrifici e di grande speranza. La religiosità del suo popolo vedeva in Maria la propria Regina e si sforzava di sopportare le proprie pene in comunione ed identificazione mistica con il Cristo crocifisso.
In Polonia, la fede popolare si mantenne pressoché sempre entro i binari dell’ortodossia, esprimendosi in un folclore compiutamente cristianizzato. Wojtyla ne assimilò i contenuti in maniera personale e profonda, tutt’altro che acriticamente.
In sintesi, possiamo riassumere il nostro itinerario in questa affermazione del Pontefice: “Riscoprii con consapevolezza nuova la pietà mariana e questa forma matura di devozione alla Madre di Dio mi ha seguito negli anni: suoi frutti sono la Redemptoris Mater e la Mulieris Dignitatem.
Riguardo alla devozione mariana, ciascuno di noi deve avere chiaro che non si tratta soltanto di un bisogno del cuore, di un’inclinazione sentimentale, ma che corrisponde anche alla verità oggettiva sulla Madre di Dio”