Riforma Protestante

La traduzione italiana completa degli scritti e delle lettere di una delle
figure principali degli anni aurorali della Riforma non necessita alcuna
giustificazione. Essa giunge in un momento di rinnovato interesse nei
confronti degli studi italiani sulla Riforma e in contemporanea al simbolico cinquecentenario della nascita del movimento riformatore. A differenza della precedente parziale traduzione italiana curata da Emidio
Campi, essa comprende l’intero epistolario di Thomas Müntzer, fondamentale per ricostruire gli avvenimenti della sua breve e tormentata vita, e tutti i suoi scritti, fatta eccezione per alcuni frammenti manoscritti, inni e tavole musicali. Essa non si pone come obiettivo quello di sostituire le edizioni critiche e le altre traduzioni esistenti, ma di fornire uno strumento in lingua italiana quanto più completo agli studiosi e lettori, per comprendere e inserire nel suo contesto un personaggio centrale nella storia della Riforma, della cosiddetta «guerra dei contadini», dell’azione rivoluzionaria nell’Europa della prima Età moderna.

Il sacramento dell'altare rappresenta il tema su cui Martin Lutero più ha scritto nel corso della sua vita. Impegnato polemicamente a difendere il senso evangelico e scritturistico della santa cena dapprima contro i papisti e poi contro l'ala radicale della riforma, Lutero nella Confessione sulla cena di Cristo del 1528 scrive una parola conclusiva sul punto più dibattuto della controversia sorta all'interno del movimento dei riformatori: il realismo del-la presenza nel pane e nel vino della cena del corpo e sangue di Cristo in forma fisica, la negazione della quale compromette il senso e il valore della Scrittura e della fede. L'opera è articolata in tre parti. Nella prima Lutero discute l'interpretazione allegorica e simbolica delle parole di Cristo nella cena presente in Zwingli, contestando vigorosamente l'interpretazione del riformatore svizzero circa il senso da attribuire all'espressione destra di Dio e all'affermazione giovannea della carne che non giova a nulla, e confutando la possibilità che l'est delle parole dell'istituzione sia da intendere come significat. Segue quindi l'analisi e il rifiuto della posizione di Ecolampadio e della sua visione dei tropi. Nella seconda parte Lutero esamina con attenzione i quattro testi biblici relativi alla cena del Signore. La terza parte, infine, è una confessione di fede, una sorta di testamento spirituale e sintesi di tutta la teologia di Lutero che ha svolto un ruolo importante nel processo di formazione dei testi confessionali luterani.

The sacrament of the altar is the issue on which Martin Luther wrote most throughout his life. Polemically engaged in defending the evangelical and scriptural sense of the holy supper first against the papists and then against the radical wing of the reform, Luther in his 1528 Confession on the supper of Christ writes a concluding word on the most debated point of the controversy that arose within the movement of the reformers: the realism of the presence in the bread and wine of the supper of the body and blood of Christ in physical form, the denial of which compromises the meaning and value of Scripture and faith.
The work is divided into three parts. In the first part Luther discusses the allegorical and symbolic interpretation of the words of Christ in the dinner present in Zwingli, vigorously challenging the Swiss Reformer's interpretation of the meaning to be attributed to the expression “the right hand of God” and to the Johannine affirmation of the flesh that has not avail, and disproving the possibility that the “est” of the words of the institution is to be understood as “significant”. This is followed by the analysis and rejection of Ecolampadio's position and his vision of the tropes. In the second part Luther carefully examines the four biblical texts relating to the Lord's Supper. The third part, finally, is a confession of faith, a sort of spiritual testament and synthesis of all of Luther's theology that played an important role in the process of forming the Lutheran confessional texts.

Lo studio qui presentato prende in esame due confessioni di fede del protestantesimo europeo, la Confessione Augustana per quanto riguarda le chiese luterane e il Catechismo di Heidelberg per quelle riformate, esaminandole alla luce del paradigma storiografico della confessionalizzazione. Mediante l'analisi degli articoli contenuti nei due documenti di fede si intende mettere in evidenza come la formulazione delle confessiones, documenti di definizione e delimitazione confessionale dei gruppi religiosi, abbia rappresentato un efficace strumento dei processi di confessionalizzazione e disciplinamento sociale della prima età moderna.

A Confessio Augustana e o Catecismo de Heidelberg como instrumentos do processo da confessionalização Resumo: Este estudo analisa duas confissões de fé do protestantismo europeu, a Confissão Augustana, no que se refere às igrejas luteranas, e o Catecismo de Heidelberg, por aquelas reformadas, examinando-as em função do paradigma historiográfico da confessionalização. Através da análise dos artigos contidos nos dois documentos de fé pode-se evidenciar como as confessiones, documentos de definição e delimitação confessional dos grupos religiosos, representaram um eficaz instrumento dos processos de confessionalização e disciplinamento social da época moderna.

Confessio Augustana and Heidelberg Catechism as instruments of confessionalization
Abstract: This work analyses two documents of faith, Augsburg Confession for Lutherans and Heidelberg Catechism for Reformed Churches, examined in the light of the historiographical paradigm of confessionalization. By means of the analyses of the articles contained in those two documents of faith our intention is to underline the way in which the formulation of the confessiones, documents of confessional definition and delimitation for the different religious groups, represented an effective tool in the processes of confessionalization and social discipline in the early modern history .

Quella combattuta dalla Chiesa contro l'incontinenza e il concubinato clericale fu una lunga e aspra battaglia, le cui radici affondano nell'esaltazione della verginità rispetto alla condizione matrimoniale. Il celibato dei chierici ha per molti secoli rappresentato la tangibile testimonianza della funzione sacrificale attribuita ai ministri della Chiesa. La tradizionale visione del matrimonio e del celibato clericale, sviluppata dal diritto canonico medievale, si infranse con la Riforma protestante, che propose un'originale rivalutazione del matrimonio, non più visto soltanto come remedium concupiscentiae, bensì come vero e proprio diritto di tutti, laici e chierici. La risposta della Chiesa di Roma, sviluppata nell'ambito del Concilio di Trento, rilanciò la lotta contro il concubinato che, nel Cinquecento, assunse i caratteri di una battaglia teologica e ideologica contro i paesi protestanti. L'età della Controriforma, tutta tesa a concretizzare gli aneliti di riforma faticosamente formalizzati durante il concilio, vide, nella diocesi milanese, saldamente guidata da Carlo e poi da Federico Borromeo, un luogo di intensa sperimentazione, in cui l'astratta normativa tridentina trovò puntuale applicazione, come testimoniano i processi per condotta scandalosa celebrati nei confronti di alcuni chierici nella diocesi ambrosiana tra Cinque e Seicento.

Da Lutero al terrorismo della Rote Armeé Fraktion l'Ideologia Tedesca è caratterizzata da una sopravvalutazione dell'individuo e della libertà spirituale. La ricerca di una dimensione interiore per la soluzione di problemi sociali, la confusione tra libertà spirituale e libertà politica, a comportato una lunga serie di soluzioni mistiche, escatologiche, addirittura diaboliche (il patto col diavolo di Faust) caratterizzando la storia e la letteratura tedesche. E se proprio Lutero fosse il creatore di Faust nell'era moderna? Molti indizi spingono in questa direzione. Dalla Riforma verrebbe dunque a scaturire la fonte di tutte le soluzioni interiori o metafisiche che trovano in Germania un fertile terreno psicologico e morale: il faustismo come soluzione individuale.

An interpretation of Pontormo's Visitation is provided by a recent restoration of the picture, which has shown a unexpected small donkey head in the background: this is linked to a Protestant engraving, depicting a donkey-headed monster, known as Papstesel, interpreted by Melanchthon as an allegory of the pope.

Gesù e Marx sono stati entrambi dei profeti ebrei apocalittici.
Avevano entrambi ricevuto una rivelazione sul futuro dell'umanità da quelli che loro consideravano gli enti trascendenti che governano l'universo e la storia; Dio per Gesù, la Scienza (o la Storia) per Marx.
La rivelazione di Gesù conteneva una notevole dose di nichilismo ma anche dei principi etici dai quali è partita l'evoluzione della Civiltà Occidentale.
Nella rivelazione di Marx c'è solo nichilismo che si è innestato sul nichilismo cristiano producendo una psicosi collettiva, il progressismo, che sta trascinando la nostra civiltà al suicidio.

Este breve ensayo busca demostrar el valor tendencialmente revolucionario del movimiento protestante, tanto desde el punto de vista teológico como ideológico, y el de las formaciones político-civiles y / o económico-sociales resultantes a las que ha dado lugar y desarrollo. Dentro de este horizonte común, intenta distinguir entre tres componentes diferentes y tendencias políticas, en lucha mutua: uno del centro (Lutero), uno de la izquierda (Müntzer, Anabattismo), uno de la derecha (Calvino). Por lo tanto, evalúa las consecuencias de este movimiento tanto en el nivel objetivo como en el de la formación de una nueva mentalidad subjetiva (individual y / o colectiva).

Una panoramica generale che prende in considerazione lo stato attuale della ricerca sulla Riforma a Padova, nella società laica ed ecclesiastica, secola e regolare. Alcuni esempi.

An overview that considers the current state of research on the Reformation in Padua, among the laity and the Church,  secular and regular clergy. Some studied cases.

Armin Torggler,  Non sine causa. Lukas Römer von Maretsch und andere Tiroler Kryptoprotestanten, in: Die Tiroler Gesellschaft im Sturm der Reformation - Il turbine della Riforma protestante sulla società tirolese (Runkelsteiner Schriften zur Kulturgeschichte - Studi storico culturali di Castel Roncolo 13), Bozen/Bolzano 2019, S. 13-80.

Riproduco, con alcune integrazioni e aggiungendo in apparato i riferimenti bibliografici essenziali, il testo della Relazione tenuta l’8 maggio 2019, in occasione della celebrazione del Convegno su: “L’uno e l’altro diritto: l’utrumque ius come modello di formazione per il giurista” organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza, Studî Politici e Internazionali dell’Università degli Studi di Parma

SOMMARIO: 1. Premessa: Flammis, flammis libros spurcissimos barbarorum… - 2. Gli eventi del quadriennio 1516-1520 - 3. Riforma, teologia e diritto canonico. Le posizioni iniziali. Le due tabulae del Decalogo  - 4. Un nuovo ruolo per il diritto canonico. Le prime collezioni ad opera dei riformatori  - 5. L'esperienza inglese di Alberico Gentili. Diritto e teologia: "Sileant theologi: nec alienam temnant temere disciplinam" e "Audiuntur theologi": due affermazioni antinomiche?  - 6. Il regius professor di civil law e il diritto canonico.

ABSTRACT: On December 10, 1520 Martin Luther publicly burned the Corpus iuris canonici in Wittenberg: it was an extraordinary gesture that signaled his definitive break with the Church of Rome. In the space of about ten years the verbal attacks of the Reformers and their initial opinions about canon law were partially changed. After briefly revisiting these events, the work aims to focus on the experience in England of a great Italian jurist and religious reformer, Alberico Gentili. This paper intends to highlight the Gentili's thought about the competences of the jurists and the theologians and analyze the role he recognized to the canon law sources during the late 16 th and early 17 th century.

In occasione del ventennale della pubblicazione del romanzo Q di Luther Blissett (Torino, Einaudi, 1999), la Biblioteca dell’Archiginnasio ha organizzato una mostra dedicata alle vicende narrate nel romanzo e ai personaggi storici che vi compaiono. In particolare si è posta attenzione allo sviluppo della stampa e alla sua importanza per il dibattito dottrinale che si sviluppa nella prima metà del secolo XVI in conseguenza della Riforma protestante.

Il problema storiografico ed ermeneutico “Thomas Müntzer” sembra infinito e senza soluzione. Fu egli un pensatore mistico, apocalittico o spiritualista? Fu un riformatore della chiesa o una mitologica figura antesignana del comunismo, del totalitarismo, della lotta di classe? Fu egli il portavoce degli oppressi o l’emblema del pensiero individualista? Certamente, la figura di Müntzer è stata una delle più studiate e dibattute della prima Riforma e del Bauernkrieg. Molti lavori, però, sono stati compiuti quasi esclusivamente su una sempre più ampia letteratura secondaria che ha inabissato le fonti: le lettere, gli scritti, gli inni, le composizioni musicali, i resoconti, le cronache cittadine sono svanite di fronte a proiezioni ideologiche create dai suoi avversari e apologeti. Ne è emerso, così, un Müntzer mostruoso e multicefalo, armato di Bibbia e spada, quando in verità non vi è alcuna testimonianza di un Müntzer armato o di una sua particolare enfasi sulle Sacre Scritture. Egli fu un personaggio storico complesso, ma non certo al punto da poter giustificare le numerose vesti che lo hanno alternativamente presentato come “Satana di Allstedt”, “fanatico dell’apocalisse”, “teologo della rivoluzione”, esegeta biblico, precursore del pietismo, della lotta di classe, dotto umanista e pensatore mistico, spiritualista, apocalittico, teorizzatore del diritto di resistenza violenta contro un’autorità tirannica e molto altro ancora.

Οι δύο τελευταίες δεκαετίες της βενετικής κυριαρχίας στην Κύπρο σηματοδοτούνται από εντάσεις και κινήματα των αγροτικών πληθυσμών και των λαϊκών στρωμάτων των πόλεων, τα οποία πυροδοτούνται αφενός από τη διαιώνιση του αναχρονιστικού φεουδαρχικού κοινωνικοοικονομικού συστήματος και αφετέρου από την πλημμελή πολιτική των κυβερνώντων στο ζήτημα της σιτάρκειας και εκφράζουν την ανάγκη για κοινωνική αναδιανομή. Στον αντίποδα, εκδηλώνεται ένας καθυστερημένος και συνάμα βραχύβιος, λόγω της πρόωρης οθωμανικής κατάκτησης, ιταλοκυπριακός πολιτισμικός συγκρητισμός, στον οποίο πληθώρα μελετητών έχει αποδώσει «αναγεννησιακά» χαρακτηριστικά, με κύριες αντανακλάσεις στην παραγωγή νομικών, ιστοριογραφικών και λογοτεχνικών κειμένων, στην ομιλούμενη γλώσσα, στη θρησκευτική τέχνη και στην ενδυμασία. Τα προϊόντα του συνθέτουν εν πολλοίς την κουλτούρα των ανώτερων κοινωνικών στρωμάτων, που μονοπωλούν τον πολιτικό διάλογο με τη βενετική αποικιακή εξουσία και τροφοδοτούν με τους γόνους τους το φοιτητικό δυναμικό ανώτατων σχολών του ιταλικού χώρου και ιδίως του κρατικού Πανεπιστημίου της Πάδοβας. Ανεξάρτητα από τον «εξιταλισμό» αυτό της παιδείας, που συχνά υπαγορεύεται από τις ανάγκες της βενετικής διοίκησης, στο θρησκευτικό πεδίο παρατηρούνται, ομοίως, διεργασίες και μεταβολές, απότοκες των γενικότερων εξελίξεων στον ευρωπαϊκό χώρο. Αναμφισβήτητα, η συνύπαρξη καθολικών και ορθοδόξων ήδη από την περίοδο των Λουζινιάν είχε συνυφάνει το σύνολο του πληθυσμού μέσα στην ίδια θρησκευτική ατμόσφαιρα. Ιδίως μετά την ενωτική Σύνοδο της Φερράρας-Φλωρεντίας, τα δύο ετερόδοξα στοιχεία συμβίωναν ειρηνικά τις θρησκευτικές ιδέες και τα λειτουργικά ήθη και έθιμά τους, έτσι που ήταν δύσκολο ή και αδύνατο σε κάποιους (ακόμη και σε λατίνους ιερείς και μοναχούς) να συνειδητοποιήσουν τις διαφορές της Εκκλησίας τους ως προς ορισμένα ζητήματα. Στον συγχρωτισμό αυτό και γενικότερα στο υφιστάμενο ήρεμο θρησκευτικό κλίμα είχε συμβάλει αναμφίβολα και η βαθμιαία παρακμή της καθολικής Εκκλησίας τόσο σε τοπικό επίπεδο όσο και στη Δύση γενικότερα, που συμβάδιζε με μία παράλληλη ενδυνάμωση του ρόλου και της σημασίας της ορθόδοξης Εκκλησίας όχι μόνο στο θρησκευτικό επίπεδο, αλλά και γενικότερα στην πολιτική και κοινωνική ζωή της κτήσης. Η έλευση του τελευταίου λατίνου αρχιεπισκόπου Filippo Mocenigo κατά την τελευταία δεκαετία της βενετικής κυριαρχίας (εκείνη του 1560) και η απόπειρα επιβολής από μέρους του των αποφάσεων της Συνόδου του Τρέντο στους ορθοδόξους ήλθαν να διαταράξουν την αρμονία στις σχέσεις των τελευταίων με τους ομόθρησκους «άλλους», να τονίσουν τις δογματικές διαφορές και να φέρουν στην επιφάνεια το ζήτημα της χειραφέτησης της ακμάζουσας κατ’ εκείνη τη χρονική φάση ορθόδοξης Εκκλησίας. Σε γεωπολιτικό επίπεδο, τέλος, ο οθωμανικός κίνδυνος καθίσταται ολοένα και περισσότερο ορατός και απειλητικός για τη βενετική κυριαρχία. Η Υψηλή Πύλη, στο πλαίσιο της πολιτικής ευθείας σύγκρουσής της με τις χριστιανικές δυνάμεις στη Μεσόγειο, προετοιμάζεται μέσω συνωμοσιών, επαφών ακόμη και με γηγενείς Κύπριους και αδιάκοπων στρατιωτικών εξοπλισμών, για την προσάρτηση του Βασιλείου της Κύπρου στην επικράτειά της. Οι εξελίξεις αυτές ασφαλώς επηρεάζουν συνειδήσεις και διαμορφώνουν νέες νοοτροπίες και συμπεριφορές όχι μόνο σε μεμονωμένα άτομα ή σε δυσαρεστημένες ομάδες της κυπριακής κοινωνίας, αλλά και μεταξύ της άρχουσας ελίτ.
Με αφορμή την εμβάθυνση στη θεματική της πρόσληψης της Μεταρρύθμισης και της Αντιμεταρρύθμισης από μέρους εγγράμματων κύκλων κύπριων ευγενών και αστών, αλλά και γενικότερα από τον γηγενή πληθυσμό, η εργασία εστιάζει στις κοινωνικές ταυτότητες και ανατέμνει ορισμένες ενδιαφέρουσες πτυχές της κυπριακής κοινωνίας της περιόδου: τις ατομικές και συλλογικές νοοτροπίες και συμπεριφορές που αναπτύσσονται εντός του ανώτερου κοινωνικού στρώματος επ’ ευκαιρία της εμφάνισης ιεροεξεταστών στο νησί και των διώξεων που ασκούνται τόσο στην Κύπρο όσο και στη Βενετία σε βάρος ορισμένων γόνων αριστοκρατικών οικογενειών, που είχαν προνομιακή σχέση με τους βενετούς αποίκους. Ο συγγραφέας φθάνει στην απόφανση ότι στην προκειμένη περίπτωση το δικαστήριο της Ιεράς Εξέτασης μετατρέπεται, μέσω των μαρτυρικών καταθέσεων, από μηχανισμό συμμόρφωσης σε πεδίο επίλυσης διαφορών και εκτόνωσης του ανταγωνισμού μεταξύ των μελών της άρχουσας ελίτ. Από την άλλη, κατευναστικό και εξισορροπητικό ρόλο αναλαμβάνει το συλλογικό όργανο της τελευταίας, η Κοινότητα των φεουδαρχών, ευγενών και εύπορων αστών της Λευκωσίας (Communitas ή Universitas nobilium, feudatorum et burgensium), απενοχοποιώντας τις φιλοσοφικές και θρησκευτικές αναζητήσεις μελών της και εκλαμβάνοντάς τες ως μη επιλήψιμες διανοητικές ενασχολήσεις, που δεν απειλούν την ορθή κοινωνική τάξη˙ τουναντίον, στοχοποιεί τους κληρικούς που εκτελούν χρέη ιεροεξεταστών στο νησί –αυτοί είναι που τη θέτουν σε κίνδυνο–, παρέχει ταξική αλληλεγγύη στα μέλη της-θύματα διώξεων των τελευταίων και, εν τέλει, πείθει την κυρίαρχο να παρέμβει και να παράσχει την προστασία της. Όσον αφορά δε τα υπάλληλα κοινωνικά στρώματα, αυτά επισήμως δεν διαθέτουν «φωνή», παραμένουν στο περιθώριο της όλης διαδικασίας και δεν παρουσιάζονται στο προσκήνιο παρά διαμεσολαβημένα, ανάλογα με τις περιστάσεις και κατά το δοκούν, με δύο αντιφατικές εκδοχές: είτε υπό τη μορφή «αμαθών χωρικών», έτοιμων να υποκινηθούν από τους φορείς της απόκλισης σε εξέγερση κατά της καθεστηκυίας τάξης πραγμάτων, είτε και θεματοφυλάκων της λαϊκής ορθόδοξης θρησκευτικότητας, που αντιδρούν στην απόρριψη καθιερωμένων αξιών της (όπως λ.χ. της λατρείας των αγίων και των εικόνων, ή του εθίμου της λιτάνευσης της εικόνας της Παναγίας της Βροχής σε περιόδους ξηρασίας).

Il numero monografico di «Geostorie» che presentiamo vuole essere
celebrativo della ricorrenza dei cinquecento anni dalla elaborazione della
Disputatio pro declaratione virtutis indulgentiarum, meglio nota come Le 95 tesi, da
parte del frate agostiniano Martin Lutero. L’eco di quella che è stata definita la
Riforma luterana investì la società europea del tempo, già scossa da fermenti e
spinte innovative che avevano la loro origine nelle scoperte geografiche
avvenute fra la fine del Quattrocento e i primi del Cinquecento, ed ebbe un
grande peso nella successiva evoluzione del pensiero e della cultura, nella
politica e nella religione, ma ciò che più interessa dal punto di vista storicogeografico
nello stesso sviluppo della geografia e della cartografia.

L' identità di eretico-luterano attribuita a Carnesecchi non coincideva con il suo reale profilo: dall'analisi delle fonti, si evince che il protonotario, pur non essendo un teologo, riconobbe di aver condiviso l'insegnamento della Giustificazione "sola fide", ma senza considerarsi un luterano, essendo rimasto fedele alla prassi cattolica. La scoperta più significativa è che tale identità eretica fu recuperata, dopo la sua morte, dal mondo protestante germanico di area filippista, quando misteriosamente apparve un'epistola in latino sulla Santa Cena firmata a nome "Carneseca". Un esame attento del testo ha rivelato che si tratta di un falso successivo alla sua condanna al rogo.

Il testo autografo del De papatu Romano Antichristo di Alberico Gentili è conservato in un manoscritto della Bodleian Library di Oxford ed è inedito. L’opera è stata scritta fra il 1580/1582 e il 1585, ma l’Autore l’ha rivista e modificata almeno fino al 1591. Il saggio presenta i primi risultati derivanti dalle lettura completa del testo soffermandosi, in particolare, sulle fonti (teologiche, patristiche, giuridiche, storiche, filosofiche e letterarie), fra le quali assumono un ruolo importante anche quelle della letteratura medievale ed umanistica (ad es. Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Iacopo Sannazari). Tutto ciò testimonia la vastissima cultura e la poliedrica attività scientifica del grande giurista e pensatore italiano, esule in Inghilterra per causa di religione. De papatu Romano Antichristo is preserved in a manuscript autograph at the Bodleian Library of Oxford and is still unpublished today. It is a work produced by Alberico Gentili in its first draft between 1580/1852 and 1585 and later amended by the author at least until 1591. The essay presents the first outcomes resulting from the complete reading of the text. In particular, it focuses on the very different sources (theological, patristic, juridical, historical, philosophical and literary), among which medieval and humanistic literature (e.g. Dante Alighieri, Francesco Petrarca and Iacopo Sannazari) plays an important role. This bears witness to the vast culture and multifaceted scientific activity of the great Italian jurist and thinker, who was exiled in England religionis causa. Le De papatu Romano Antichristo écrit par Alberico Gentili est conservé dans un manuscrit de la Bodleian Library à Oxford et est inédit. L'ouvrage a été écrit entre 1580/1582 et 1585, mais l'auteur l'a révisé et modifié au moins jusqu'en 1591. L'essai présente les premiers résultats issus de la lecture complète du texte, en se concentrant notamment sur les sources (théologiques, patristiques, juridiques, historiques, philosophiques et littéraires), parmi lesquels la littérature médiévale et humaniste joue également un rôle important (par exemple Franceso Petrarca et Iacopo Sannazari). Tout cela témoigne de la vaste culture et de l'activité scientifique multiforme du grand juriste et penseur italien, exilé en Angleterre à cause de la religion.

Il saggio esamina le prime sperimentazioni musicali per la liturgia del Book of Common Prayer anglicano durante il regno di Edoardo VI. L'analisi è rivolta sia alle collezioni manoscritte di cui esiste una edizione critica (Wanley e Lumley Books) che ad alcune partiture inedite testimonianti una fase che probabilmente precede la stessa pubblicazione del primo Prayer Book (1549).

L'elaborato steso come conclusione di seminario LA CHIESA E LA RIFORMA FRA IL CONCILIO LATERANENSE V (1512-17) E IL CONCILIO DI TRENTO (1545-1563) nella facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa di PUG. Prova di delineare alcuni peculiarità del percorso di riforma protestante nella Res Publica di Etrambi le Nazioni (Regno Polacco nell'unione con Gran Ducato Lituano sin dal 1505). L'elaborato, dopo alcuni preliminari circa la storia dopo il battesimo del primo duca (966),  disegna la storia paragonandola ai percorsi degli altri paesi, proponendo  un'originale periodizzazione, una lettura nel contesto di riforma dello stato, una prova di mostrare i punti di svolta. Si esamina anche la storiografia esistente in lingua polacca.

1. Mundus e globus Il lungo processo che è stato da più parti definito, a torto o a ragione e soprattutto nel corso degli anni Novanta, di globalizzazione, affonda le sue radici in un contesto di prima forma di apertura degli spazi globali che si è configurata nel corso della prima modernità europea 1. Modernità significa anzitutto secolarizzazione e, con essa, globalizza-zione. Entrambi questi termini danno un significato profondo all'età moderna, che su di essi si fonda, avendo creato di fatto l'immagine del mondo e la possibilità di conoscerlo nella sua interezza. Con Heidegger si potrebbe dire che «il tratto fondamentale del Mondo Moderno è la conquista del mondo risolto in immagine. Il termine immagine signifi-ca in questo caso: la configurazione della produzione rappresentante» 2. Vi è pertanto una coincidenza netta e immediata tra la produzione car-tografica avviata nella modernità con l'apertura dei confini europei e, contestualmente, della forma mentis europea, nel passaggio dall'idea di mundus (inteso come mondo conoscibile) a quella di globus (quale, inve-ce, mondo conosciuto e rappresentabile). Si è trattato di un momento-quello inaugurato da Cristoforo Co-lombo-in cui il perno del mondo ha cominciato a vacillare, spostando il baricentro del globo e dell'interesse umano prevalente verso spazi prima sconosciuti, quelli di un continente nuovo verso il quale proiet-tare differenti possibilità politiche, sociali e religiose. L'Europa, infatti, da asse del mondo incentrato sul Mediterraneo, divenne d'un tratto il Vecchio continente, lasciando il posto a una mentalità non più conte-nuta entro i margini concepibili prima, chiusi idealmente e fattualmente a Occidente dalle Colonne d'Ercole e a Oriente dai territori asiatici fino ad allora conosciuti, ma realmente globale, che si spostava lungo una linea percorribile Ovest-Est. La primissima fase dell'età moderna 1 Il titolo riprende volutamente il secondo paragrafo di G. Marramao, Passaggio a Occidente. Filosofia e globalizzazione, Bollati Boringhieri, Torino 2017. 2 M. Heidegger, «Die Zeit des Weltbildes», in Idem, Holzwege, Klostermann, Frankfurt 1952; trad. it. di Pietro Chiodi, «L'epoca dell'immagine del mondo», in Idem, Sentieri interrotti, La Nuova Italia, Firenze 1968, p. 99. 57