San Francesco

La campagna fotografica Calzolari della chiesa di San Francesco di Mantova (Mantova, Archivio di Stato), compiuta durante i lavori di restauro a cura di Aldo Andreani nel corso del 1942, se attentamente letta rivela ancora precisazioni sugli interventi pittorici di Stefano da Verona, particolarmente la cappella descritta da Vasari recante le volte con evangelisti entro elaborati sfondi decorati a motivi vegetali. L’intervento, partendo da una rilettura delle fonti in relazione alle foto Calzolari, propone precisazioni sulla localizzazione di tali affreschi perduti con l’ultimo scontro bellico, un approfondimento iconografico dei dettagli e una più ampia riflessione sulla presenza di Stefano da Verona in Lombardia e riflessi della sua opera in un pittore come Cristoforo Moretti da Cremona.

Alle pendici del Gran Sasso, incastonata fra aspre montagne, si staglia una piccola e florida vallata  con una storia millenaria altalenante tra l’onore degli altari e il più oscuro oblio.
È la Valle Siciliana e Tossicia ne è da sempre la capitale. Da quando i Siculi vi si insediarono e continuarono per secoli ad abitarvi.
Caduto l’impero romano, agli albori dello Stato-Chiesa, tre papi, nati a Tossicia e nelle sue frazioni, vengono innalzati sul soglio pontificio.
Dopo l’anno mille, gli Ordini cavallereschi religiosi e i Francescani lasciano  importanti tracce della loro presenza ponendo misteriosi interrogativi sull’origine e sulla finalità degli insediamenti.
Tossicia si arricchisce, poi, di opere rinascimentali, di illustri personaggi, della presenza di potenti famiglie nobiliari;  dagli Orsini agli Alarcon y Mendoza, che vi si stabiliscono, fino a divenire sede marchesale. 
Ha origine l’infeudamento, si manifesta  il banditismo, il vento dell’Illuminismo porta alla rivoluzione napoletana, con la condanna a morte del ministro della Repubblica Partenopea, il Tossiciano Vincenzo Pigliacelli.
Il breve ritorno dei Borboni lascia il passo al periodo napoleonico, ricco di riforme. Dal Regno delle due Sicilie, con la sua florida economia, si giunge al plebiscito per l’annessione al Regno d’Italia.
L’economia arretra e avanza lo spettro dell’emigrazione. Insidie ambientali e false promesse rendono drammatica la vita di uomini, donne e bambini strappati alla terra d’origine, alla ricerca della sopravvivenza in tutti i continenti.
Il secondo conflitto mondiale coinvolge, infine, direttamente questa collettività con le brutalità perpetrate nel campo di concentramento.  Il ritrovamento di una lettera in lingua cinese e la  fuga, in una notte tempestosa, di oltre 100 internati rappresentano gli ultimi enigmi emersi dall'archivio storico.

Interprete fra i più raffinati e colti della tarda Maniera veneziana, Sante Peranda si stabilirà nel 1608 a Mirandola, la piccola ma fiorente capitale dei Pico, su invito del suo principe, Alessandro I. Per un ventennio il pittore presterà la sua opera presso la corte mirandolese, spesso attivo anche per quella estense nella vicina Modena. Tra le pale d'altare che Peranda lascia in territorio emiliano, accanto a quelle già saldamente acquisite dalla storiografia nella città di Mirandola, ci si vuole ora soffermare su alcune rimaste marginali forse anche per la loro collocazione più appartata.

La pittura a Sassuolo dal Quattrocento all'Ottocento attraverso le opere della chiesa palatina di San Francesco, annessa al Palazzo Ducale: da un raro affresco del gotico "internazionale" alle committenze di Francesco I d'Este a Michele Desubleo e a Jean Boulanger; dalla seicentesca "macchina" scenografica voluta dalla duchessa Laura Martinozzi, vedova di Alfonso IV, per celebrare la venerata reliquia del Santo Tronco alla pala settecentesca di Antonio Consetti, accanto a una serie di ritratti preziosi per l'iconografia dei Pio di Savoia e degli Estensi.

Analisi della Regola francescana, confrontata con i testi affini del tempo. Francesco in rapporto alle eresie e al sufismo islamico. Analisi del canto XI del Paradiso di Dante dal punto di vista narrativo, figurale, emblematico (Francesco di Dante vs Francesco di Giotto), dell'interpretazione del testo e ideologico.

Tesi di laurea triennale a.a. 2017/2018.
L'intento di questo lavoro è di ricercare e approfondire la storia della chiesa di Montelupone e dei beni culturali presenti al suo interno, dalle decorazioni scultoree di Gioacchino Varlè alla copia dell'Annunciazione di Federico Barocci, fino ad arrivare alle porte lignee realizzate da Cristoforo Casari nel 1796.

Gesù e Marx sono stati entrambi dei profeti ebrei apocalittici.
Avevano entrambi ricevuto una rivelazione sul futuro dell'umanità da quelli che loro consideravano gli enti trascendenti che governano l'universo e la storia; Dio per Gesù, la Scienza (o la Storia) per Marx.
La rivelazione di Gesù conteneva una notevole dose di nichilismo ma anche dei principi etici dai quali è partita l'evoluzione della Civiltà Occidentale.
Nella rivelazione di Marx c'è solo nichilismo che si è innestato sul nichilismo cristiano producendo una psicosi collettiva, il progressismo, che sta trascinando la nostra civiltà al suicidio.

In Pope Francis’ Encyclical Laudato si’ logically dominates the Canticle of brother Sun of Saint Francis which in a vast reference, at number 234, matches the Spiritual Canticle of Saint John of the Cross. Following that clue this survey delves into the theological and biographical background of both saints and canticles, by cherishing especially one of the greatest teachings the father of the Reformed Carmel left us: ‘‘The knowledge of creatures through God’’. That ‘‘theopatical’’ knowledge, which is connected to the mystical stage of the spiritual marriage, is identified as a key to an understanding for both the Spiritual Canticle and the Canticle of brother Sun, in a perspective through which the creation can be fully valorized by avoiding interpretations of environmentalist sort, on one side, and excessively ascetical, on the other one. In the middle of these dichotomies stands the nuptial relation between God and his creature, which deeply involves the whole creation and is testified before all believers by these two saints’ complementary verses and lives. What
these mystics share in common is a balanced and affectionate vision of the creation in his Creator, which can contribute to the ecological conversion invoked by Pope Francis in his Encyclical and lead us to a mystic which can liven ourselves up, otherwise we would risk taking the sterile path of a ‘‘green’’ moralism.

Nei proverbiali fiumi di inchiostro sparsi al fine di illustrare la biografia di San Francesco, appare una realtà caleidoscopica in cui è davvero facile perdersi. Lo scopo di questo elaborato è quello di fare una sintesi chiara ed il più possibile onesta sulla vita del santo, filtrata attraverso due aspetti che vengono ritenuti centrali in sede interpretativa: la "pietas" e la mistica.

E l'introduzione al volume degli atti della giornata di studi Francescani celebrata a Pomarico il 14 giugno 2014 con prestigiosi ed autorevoli interventi da parte di selezionati ospiti. Il volume raccoglie, inoltre, il catalogo della mostra documentaria inaugurata nello stesso giorno.
La giornata di studi e la mostra hanno rappresentato l’inizio di un percorso nuovo nella comunità di Pomarico e oltre quest’ultima; un momento di riflessione che ri-scopre l’afflato emotivo delle profonde connessioni della vita religiosa con la struttura civile della società. Perché se è vero, come sosteneva Benedetto Croce, che “non possiamo non dirci cristiani” avendo operato il cristianesimo una autentica rivoluzione nella coscienza morale, allora la ri-scoperta del francescanesimo, anche dal punto di vista laico, in una comunità dove sembrava sopito, offre il modo attraverso il quale ricongiungere l’uomo all’essenza più autentica dell’anima, perché Francesco, dalla sua imponente statura di uomo semplice e santo, fa riflettere anche i più testardi o gli atei.

The National Library of France has just acquired a manuscript which has been registered as NAL 3245.  Copied in the 1230’s, probably in a friary of the OFM near Assisi for one of the brothers, this very small volume is one of the earliest manuscripts of Franciscan origin.  Together with many other texts it contains a Vita beati patris nostri Francisci compiled by Thomas of Celano on the instructions of the Minister General Brother Elias (1232-1239).  It is an abridged and updated version of the Vita prima by the same author and this Vita brevior must be the second Vita ever written about il Poverello.  Until now only some excerpts edited in 2007 under the title Légende ombrienne were known.  This is the first critical edition of the Vita brevior. 
It has been almost a century since such a discovery in the field of Franciscan studies has been made.

Nel 1618 usciva a stampa il poderoso ‘San Francesco’ di frate Agostino Gallucci, che in 20 canti ripercorre la vicenda del santo assisiate. Sorta di agiografia in ottave, è un testo non propriamente eroico che, tuttavia, presenta caratteristiche interessanti per lo studio delle strutture del genere: fortemente legato a Tasso, come denuncia già la seconda parte del titolo (‘Gierusalemme celeste acquistata’), è uno dei primi poemi della nostra tradizione ad attestare una ripresa capillare della ‘Gerusalemme liberata’ e a potersi dire pertanto pienamente ‘tassiano’. Stile e impianto narrativo fanno tesoro della lezione tassiana, rivista e corretta guardando ad altri moduli della tradizione cinquecentesca (l’‘Ercole’ di Giraldi), e collaborano alla creazione di un impianto narrativo che racconta la vicenda di Francesco come capitano dell’ordine e, al contempo, come mistico errante.

Venedik lagünü içinde yaklaşık 4 hektarlık bir alan üzerine kurulmuş bu ada Burano Adası ile Sant’Erasmo Adası arasında bulunuyor. Roma İmparatorluğu döneminden beri Hıristiyanlar arasında popüler olan yerlerden biri aslında San Francesco del Deserto. Adının eski adı “Isola delle due vigne” yani “İki üzüm bağı adası”ymış. “Deserto” , çöl demek; ancak bu ada şimdi bir zamanlar olduğu gibi bir çöl değil, aksine minicik bir koru, kocaman bahçeler, sizi meditasyona çağıran bir sakinlik içinde. Dünya üzerinde kendinizle başbaşa kalabileceğiniz alanlar gitgide azalıyor. O nedenle içinde binbir gizemi barındıran bu minik noktalar, tıpkı San Francesco del Deserto gibi oldukça önemli hale geliyor.

This article revisits the legends about Friar Anselm Turmeda / ʿAbdullāh al-Tarjumān (d.ca. 1427), drawing upon the historical method and the argument of John Tolan’s Saint Francis and the Sultan. First, the essay recalls Tolan’s work, including the crucial notion of lieux de mémoire. Second follows a sketch of Turmeda’s life and the internal contradiction in his writings. The third and longest section examines the development of the Turmeda legend, noting stages in the evolution of that legend that parallel Tolan’s observations about the memory of Francis of Assisi. Fourth and finally, the essay revisits the matter of historical method and suggests some ways in which the life and work of Turmeda provides helpful guidance for Muslim-Christian dialogue today, both in Muslim-majority lands and in the West.

La memoria delle bisnonne, e delle nonne delle nostre bisnonne, spesso consegna l’immagine di tante ragazze, di giovani mogli e di madri di famiglia al lavoro sedute al telaio. Con esperienza allenata, maestria unica e pazienza infinita facevano scorrere le dita lungo l’ordito, annodavano e riannodavano fili, componevano intrecci richiamando sottili cotoni o più ruvide lane di provenienza diversa, ma capaci di dar vita a tessuti dalle trame tanto antiche e tanto nuove.
Le pagine del fumetto, introdotte da queste righe iniziali, parlano un linguaggio che sa di memoria. Memoria certamente accattivante, fatta di disegni proposti in un ritmo moderno e gustoso per tutti, memoria impressa su carta tra i dialoghi di una storia vincente, quella che ha dato a Pomarico il ruolo di una delle cittadine ricordate nel Trattato dei miracoli di san Francesco d’Assisi composto intorno al 1252-1253 da Tommaso da Celano.
Che cosa è successo nel lontano XIII secolo a una famiglia pomaricana bisogna scoprirlo seguendo le vicende raccontate in queste pagine, leggendo tutto d’un fiato una storia che a così tanti anni di distanza ancora incuriosisce e appassiona.
Quando si parla di memoria il modo di comportarsi non è poi tanto diverso dal lavoro di quelle donne al telaio. È un impegno non da poco, ma le meraviglie che prendono forma sono opere preziose, pezzi unici: i ricordi si presentano come una fitta trama di fili che si uniscono, si ordinano e riannodano e svelano immagini che si credevano lontane, in parte solo confuse o forse perse del tutto.

Il saggio esamina l’analisi che Giorgio Agamben fa del monachesimo medievale e in particolar modo del francescanesimo, concentrandosi per lo più sul testo del 2011 Altissima povertà. Quest’analisi dev’essere collocata nel contesto del ventennale progetto Homo sacer, di cui costituisce il primo tomo del quarto volume, dove Agamben propone la sua pars construens, e cioè una via d’uscita dallo stallo socio-politico della modernità occidentale analizzato negli altri volumi. Questa via d’uscita si fonda essenzialmente su due pilastri, il concetto di “forma-di-vita”, e cioè una vita non riducibile alla sua nuda esposizione al potere, e la disattivazione dal circolo vizioso del diritto. Agamben trova questi due concetti nel francescanesimo degli inizi, che diventa così il paradigma di una nuova ontologia.