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This paper investigates the polychromy of the non-figurai elements of Roman marble sculpture, such as the struts of freestanding statues and the background of stone reliefs. This paper argues that the choices in matter of shape and color... more
This paper investigates the polychromy of the non-figurai elements of Roman marble sculpture, such as the struts of freestanding statues and the background of stone reliefs. This paper argues that the choices in matter of shape and color for these elements are key to understanding the artwork as a whole. Rather than concealing the supports of a statue, color may differentiate and highlight the individuai parts of a composition. In the case of reliefs, the color on the background may mirror the taste of different periods and perhaps characterize the scene depicted.
The late antique villa of Aiano-Torraccia di Chiusi is located in the municipality of San Gimignano (Siena, Italy), in the territory of the ancient Roman VII regio.The archaeological site lies on the border between the Roman civic... more
The late antique villa of Aiano-Torraccia di Chiusi is located in the municipality of San Gimignano (Siena, Italy), in the territory of the ancient Roman VII regio.The archaeological site lies on the border between the Roman civic territories of Siena, Volterra, and Florence; it is in the small Elsa valley, formed by its tributary Fosci, on the axis that connects the region in and around Siena to the Arno Valley.
In the Middle Ages, the Via Francigena ran through this valley, leading pilgrims from Canterbury to Rome. The site has been excavated since 2005 by a Belgian-Italian team led by Université catholique de Louvain. About 3,000 m² of the settlement has been excavated, but various archaeological surveys3 estimate a surface of about 10,000 m².
Taken together, the information from the excavations, though still incomplete, and often difficult to understand, shows that the Aiano villa played an extremely prestigious role in the Tyrrhenian region.
Over the last few decades, there has been a growing interest in the fusion of the humanities and the hard sciences. Virtual archaeology, which we could define as the set of processes of acquisition, analysis and interpretation aimed at... more
Over the last few decades, there has been a growing interest in the fusion of the humanities and the hard sciences. Virtual archaeology, which we could define as the set of processes of acquisition, analysis and interpretation aimed at visualizing and simulating the past using 3D digital technologies and a theoretical and multidisciplinary scientific approach, has now reached its maturity. In this contribution is presented the potential in using 3D modelling as a tool of investigation and visualization for a deeper understanding of archaeological sites, through the discussion of the case study of the roman villa of Aiano - and especially its trefoil hall, with the vestibule and the Ambulatio.
This area of the villa was restored and refurbished between the late 4th and the early 5th centuries AD and became an architectural unicum.
L’area archeologica dell’antica città di Cures, nella Sabina tiberina, è stata oggetto, nell’estate 2013, di una prima campagna di ricerche relative, da un lato, alle strutture archeologiche emerse, dall’altro ad indagini... more
L’area archeologica dell’antica città di Cures, nella Sabina tiberina, è stata oggetto, nell’estate  2013, di una prima campagna di ricerche relative, da un lato, alle strutture archeologiche emerse, dall’altro ad indagini geodiagnostiche. L’obiettivo dell’Université catholique de Louvain è stata la verifica di fattibilità di un futuro intervento archeologico più approfondito e a lungo termine presso il centro sabino, in particolare relativamente alla sua facies cronologica tardo-repubblicana ed imperiale.
La campagna ha avuto un carattere principalmente di pulizia e rilievo dell’area archeologica occupata dal piccolo complesso termale d’età alto e medio-imperiale, verificando così lo stato di conservazione delle strutture murarie e di quanto della decorazione marmorea pavimentale e parietale, si conserva ancora in situ. Muovendosi sulla base dei dati editi, si è provveduto a riesaminare le evidenze archeologiche giungendo ad una più articolata riformulazione cronologica delle fasi di costruzione, ristrutturazione e abbandono del complesso termale, in un arco cronologico che va dal I al III sec. d.C., ed oltre. Lo studio dei frammentari ma numerosi materiali marmorei, talora reimpiegati da una fase all’altra, ha permesso di delineare con maggior precisione la vita della struttura durante i secoli.
La maggior parte dei vani conserva delle testimonianze di un’originaria decorazione marmorea presente nel sito, ma di particolare interesse risulta il vano 1 (un apodyterium?) della struttura, nel quale si trova in situ uno zoccolo parietale in marmo, formato da lastre di un litotipo bianco a grana fine, che corre lungo le UUSSMM del lato est dell’ambiente. Ancora nel vano 1, interessante è la presenza, negli interstizi tra due diverse fasi delle strutture murarie del vano, addossate le une alle altre, della decorazione ad incrostazione marmorea delle pareti più antiche della zona orientale dell’ambiente.
This work is a new step in the research about "Monochromes on marbles", twelve painted marble slabs. Among them, ten are from Pompeii and Herculaneum, and two are probably from Rome. The ten slabs from Pompeii and Herculaneum are now... more
This work is a new step in the research about "Monochromes on marbles", twelve painted marble slabs. Among them, ten are from Pompeii and Herculaneum, and two are probably from Rome. The ten slabs from Pompeii and Herculaneum are now preserved in the National Archaeological Museum in Naples and the other two in the Kunsthistorisches Museum in Vienna. These marble pinakes were set in walls of roman buildings with iron clamps, in altars for domestic cults, or probably in gardens of rich private houses. The scenes represent different subjects spanning from mythological to athletic ones. Their name, Monochromes, was chosen in the 18 th century due to the red colour visible on the surface, but actually the slabs show also green, yellow, brown and black colours, still visible to the naked eye. The paper presents the results obtained in an in-situ analytical campaign carried out on the ten slabs of the National Archaeological Museum in Naples by using a set of portable, non-invasive techniques. The techniques used can be divided in two groups: 1) special photographic techniques (Ultraviolet reflected photography, Ultraviolet fluorescence photography, Ultraviolet false colour, Near Infrared photography, Infrared false colour, Visible Induced Luminescence) and 2) single spot analyses (X-ray fluorescence spectroscopy, Fibre Optics Reflectance Spectroscopy in VIS). Portable Optical Microscopy was used for the documentation of each single spot analysed. Crossing the results obtained with both imaging techniques and single spot analyses some new information about drawings, pigments and conservation history have been provided, contributing to deepen the knowledge of this rare kind of archaeological objects.
Negli ultimi anni si è sviluppato lo studio dell’originaria policromia di opere di scultura e architettura di età greco-romana in marmo bianco. Dopo una breve spiegazione sui punti chiave dello studio sulla policromia antica, si... more
Negli ultimi anni si è sviluppato lo studio dell’originaria policromia di opere di scultura e architettura di età greco-romana in marmo bianco.
Dopo una breve spiegazione sui punti chiave dello studio sulla policromia antica, si presentano le ricostruzioni dei colori originari di tre opere celebri del periodo augusteo: le lastre dipinte dell’Aula del Colosso nel Foro di Augusto, l’Ara Pacis e l’Augusto di Prima Porta.
L’occhio del contemporaneo visitatore di un museo archeologico è ormai abituato a vedere le statue ed i frammenti architettonici in marmo bianco di età greca e romana come dello stesso colore del materiale in cui erano scolpiti. Eppure,... more
L’occhio del contemporaneo visitatore di un museo archeologico è ormai abituato a vedere le statue ed i frammenti architettonici in marmo bianco di età greca e romana come dello stesso colore del materiale in cui erano scolpiti. Eppure, studi scientifici hanno più volte dimostrato che la policromia nell’antichità ricopriva le opere, e molte ricostruzioni, a volte stupefacenti, sono state fatte sulla base delle analisi scientifiche condotte su ritrovamenti di età greca e romana.
Oggetto della ricerca qui proposta è lo sviluppo degli studi, tra Ottocento ed età contemporanea, dell’antica policromia. Dalla riscoperta attraverso, in particolare, il mecenatismo e l’interesse del principe e futuro re Ludwig I di Baviera a inizio Ottocento, le ricostruzioni di Furtwängler, gli studi di Treu e la divulgazione da quest’ultimo fatta a fine secolo XIX, si giungerà all’improvviso declino e persino rifiuto degli studi compiuti, causato da una nuova mentalità e cultura, fino all’abbandono delle ricerche poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e alla successiva riscoperta, ancora in corso, della quale è emblema la mostra Bunte Gőtter del 2003/2004 alla Glyptothek di Monaco di Baviera.
La policromia su marmo è ancora poco conosciuta: la storia degli studi su questo argomento mostra come, per il cambiamento della cultura e del gusto estetico, si sia potuto alternativamente riscoprire con entusiasmo o abbandonare un intero tema di ricerca indispensabile per comprendere l’arte classica.
The Roman Villa of Aiano-Torraccia di Chiusi (San Gimignano, Tuscany) is one of the most intriguing large-scale residential complexes of Late Antiquity, with its peculiar architectural structures and its extension. This paper aims to... more
The Roman Villa of Aiano-Torraccia di Chiusi (San Gimignano, Tuscany) is one of the most intriguing large-scale residential complexes of Late Antiquity, with its peculiar architectural structures and its extension. This paper aims to present for the first time what remains of the wall paintings of the villa, which was very richly decorated, as demonstrated by the sectilia and the mosaics found in the excavations of the UCLouvain, which conducts the excavation project since 2005.
Since 2005, the Université catholique de Louvain is working at archaeological excavations on a Roman villa located in Aiano-Torraccia di Chiusi (San Gimignano, Siena, Italy). The villa is an example of the wealthy rural residences of... more
Since 2005, the Université catholique de Louvain is working at archaeological excavations on a Roman villa located in Aiano-Torraccia di Chiusi (San Gimignano, Siena, Italy).
The villa is an example of the wealthy rural residences of late-antique aristocracy in Central Italy, dating from the 4th to the 7th c. AD.
In the first decades of the 5th c. AD, the residential villa was restored and the rooms were completely reorganized; during the last decades and the beginning of the 6th c. AD, some manufacturing workshop were installed inside the rooms, and the spoliation of the villa begun.
One of the most important change in the complex concerned the central pavilion, that was a Six-foiled Hall until the end of the 4th c. AD; during the 5th c. AD three of the apses were closed and the central pavilion became a Trifoil Hall.
The floor of the Hall was decorated with the only in situ mosaic: an opus signinum with small lithic black and white tesserae, forming geometric patterns and the image of a kantharos in the western apse. This mosaic was painted with a red color (rubricatura) in some specific zones.
After this new residential phase, between the end of the 5th and the beginning of the 6th c. AD, all the glass and marble decorations were removed and reused, and each room was completely modified in its function: the honour route inside the complex was abandoned and workshops occupied spaces previously dedicated to a residential purpose. The aim of this paper is to illustrate the process of refunctionalization which involved an important Roman villa located in an internal area of central Etruria (Tuscany) during the 5th c. AD: at the current time it’s one of the few archaeological examples in this region.
Visti i dati ancora non uniformi a causa di una serie di analisi tuttora in corso e di uno studio attualmente nelle sue fasi preliminari, si ritiene più opportuno presentare al Convegno una segnalazione sotto forma di poster. Dal 2005 una... more
Visti i dati ancora non uniformi a causa di una serie di analisi tuttora in corso e di uno studio attualmente nelle sue fasi preliminari, si ritiene più opportuno presentare al Convegno una segnalazione sotto forma di poster.
Dal 2005 una missione belgo-italiana guidata dall’Université catholique de Louvain nell’ambito del Progetto internazionale “VII Regio. La Valdelsa in età romana e nella tarda-antichità”, ha in concessione lo scavo di un vasto sito archeologico ubicato nel settore orientale dell’ager Volaterranus. L’area, già nota per numerosi quanto significativi ritrovamenti di epoca romana, ha evidenziato, nel corso delle sei campagne svolte, una realtà insediativa complessa, caratterizzata da una villa costruita verosimilmente tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C. con una architettura ed un apparato decorativo di tipo monumentale. I dati stratigrafici emersi durante la campagna di scavi 2010 hanno evidenziato come le fasi di vita del sito precedentemente supposte, si debbano verosimilmente limitare, emergendo come il progetto di realizzazione della cosiddetta sala esalobata, sia stato interrotto per un radicale rifacimento, probabilmente intercorso non prima dell’ultimo quarto del IV sec. d.C. In particolare la sala esalobata fu trasformata in modo radicale, sia dal punto di vista architettonico sia funzionale: il livello pavimentale fu notevolmente abbassato, tre esedre furono alternatamente abbattute e al loro posto furono costruiti altrettanti ambienti rettangolari. La nuova sistemazione ha conferito l’insolita forma di una sala triloba a base triangolare, ben diversa dal τρίκογχος classico perché esito di una complessa vicenda costruttiva. Il pavimento della sala successivo alla ristrutturazione è costituito da un cementizio a base litica con decorazione geometrica al centro dell’ambiente e nell’abside prospiciente il vestibolo, mentre le altre due esibiscono un emblema centrale di tipo decorativo (quello meglio conservato rappresenta un calice fiorito inserito in una guilloche delimitata da un arco di cerchio a profilo dentellato).
Nel corso del V sec. d.C., verosimilmente verso la fine, la struttura evidenzia i primi segni di abbandono e crollo: alcune parti (come la sala triloba) sono abbandonate e, progressivamente, sono obliterate dal crollo dei rivestimenti parietali e delle coperture, mentre altre porzioni subiscono le prime spoliazioni, finalizzate principalmente al recupero di “marmi” per la produzione di calce.
Se nella comunicazione dell’anno scorso si era dato conto del reimpiego delle tessere musive in pasta vitrea della villa, il poster di quest’anno vorrebbe mettere in prospettiva l’analisi dei sectilia che decoravano la villa. Dallo scavo e da una serie di prospezioni di superficie provengono diversi frammenti di blocchi di marmo bianco (verosimilmente lunense), di maggiori dimensioni rispetto alle crustae, lavorati e pertinenti a soglie, stipiti o gradini, accanto a una porzione di capitello di lesena. Lo studio autoptico associato ad una serie di sezioni sottili al microscopio ha permesso d’identificare e talora rivedere la provenienza dei diversi litotipi analizzati: oltre al locale giallo di Siena, utilizzato per la sua somiglianza cromatica, a minor costo, al marmor Numidicum e ad una serpentinite a matrice verde sempre d’estrazione probabilmente toscana (gabbro), si è potuta costatare la presenza di sectilia in marmor Lacedaemonium, cipollino, portasanta, pavonazzetto, greco scritto (relativa ad una scanalatura di lesena) e lapis Porphyrites. Purtroppo tutta la marqueterie è il risultato di quanto scampato alla distruzione sistematica della decorazione (frantumazione, calcinazione etc.) allo scopo di farne smagrante per una produzione in situ di ceramica grezza durante il VI sec. d.C., così come le analisi archeometriche sulle ceramiche comprovano. Da ciò discende la difficoltà di ricostruzione di possibili sistemi decorativi pavimentali e/o parietali. La presentazione del poster, negli intenti di chi scrive, potrebbe sollecitare possibili suggerimenti all’uopo.
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La campagna di scavo del 2011 presso la villa di Aiano-Torraccia di Chiusi (Siena) ha portato alla luce più di 200 frammenti marmorei: un quarto del totale dei frammenti rinvenuti dal 2005 ad oggi. Si tratta in minima parte di porzioni di... more
La campagna di scavo del 2011 presso la villa di Aiano-Torraccia di Chiusi (Siena) ha portato alla luce più di 200 frammenti marmorei: un quarto del totale dei frammenti rinvenuti dal 2005 ad oggi. Si tratta in minima parte di porzioni di lastre o listelli o soglie e per una grandissima maggioranza di schegge di marmo bianco a grana fine (circa centocinquanta), spesso con tracce di scalpello e tutte riferibili alla medesima area di scavo, posta nella porzione nord-est del sito (Vano V). Si possono in particolare riconoscere due accumuli di queste schegge, uno più a nord formato da schegge di dimensioni medio-grandi, all’interno di uno strato interpretato come scarico di materiali per l’abbondante presenza anche di frammenti di vetro e pasta vitrea, ed un altro ben più ricco nella porzione sud-ovest dell’area, formato da schegge molto più piccole. L’ipotesi è che, in particolare nell’ultimo caso, si possa trattare di una zona di “sistematica distruzione” della decorazione litica della villa.
Infatti, nell’ambito delle attività di ricerca condotte durante l’estate scorsa, è stata individuata una grande sala (Vano U), non ancora definita in lunghezza (al momento oltre 20 metri) e larga 8 metri, caratterizzata da tre pilastri al centro e da una grande apertura sul lato est: in questo contesto è stato riconosciuto un vero e proprio cantiere volto allo stoccaggio, con successiva frantumazione, di lacerti musivi provenienti dalle pavimentazioni  a mosaico della villa. Un vero e proprio cantiere di smontaggio ritrovato in buono stato di conservazione ed utile a comprendere le attività di reimpiego dei materiali della villa tardoantica.
Parallelamente all’attività di scavo, sono proseguite le analisi archeometriche sui materiali lapidei pertinenti alla villa, che si sono concentrate in particolare sui marmi bianchi allo scopo di identificare le aree di provenienza, e sui materiali ritenuti locali onde definire le aree di approvvigionamento di cava. Sono state utilizzate tecniche analitiche quali diffrattometria a raggi X, analisi microstrutturali condotte in sezione sottile petrografica, analisi isotopiche.
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In 1931, some fragments of stone Roman artifacts were found in the foundation of a modern building in Milan. They were probably originally reused in Late Antiquity during the construction of the walls of Maximian. Some fragments are today... more
In 1931, some fragments of stone Roman artifacts were found in the foundation of a modern building in Milan. They were probably originally reused in Late Antiquity during the construction of the walls of Maximian. Some fragments are today preserved in the Civic Archaeological Museum in Milan, while others have been lost. Three fragments were part of a frieze (or more than one) and their original display is unknown. One, today lost, showed a soldier, while the other two show an image of Victory and the lower part of a male figure, with a long mantle and a naked leg and foot, whose skin was completely covered with polychromy. The aim of the paper is a preliminary report about the stone fragments, their context and iconography, with an addendum about the traces of polychromy on the male figure’s skin.
Since 2003, when the exhibition Bunte Götter / I colori del bianco was opened, the study of polychromy on Greek and Roman sculpture has been developed: nowadays, there is no doubt that classical sculpture was actually brightly coloured.... more
Since 2003, when the exhibition Bunte Götter / I colori del bianco was opened, the study of polychromy on Greek and Roman sculpture has been developed: nowadays, there is no doubt that classical sculpture was actually brightly coloured. In order to understand, analyse and study the remains of these traces of ancient colour, a multi-disciplinary approach – which combines skills from different backgrounds, from applied science to the humanities - is mandatory. For this reason, during the last years various multi-disciplinary groups were formed, with the aim of studying polychrome sculptures and architectural elements, in order to deepen the knowledge in this peculiar field of research. This paper shows a selection of case - studies on residual polychromy on marble reliefs and slabs which were set in walls of Roman buildings. The contexts were different in function and chronology, spanning from the domestic to the public ones and from the 1st century BC to the 3rd century AD.
These case studies were part of a larger research on painting on marble sculptures, carried on in the framework of a collaboration agreement between the University of Florence and the ISPC - CNR of Florence since 2012.
This study is concerned with recent analyses of seven marble statues from the imperial cycle of the Augusteum of Rusellae, in the south of Tuscany, Italy. The sculptures represent the deified couple Augustus and Livia, Livilla, Claudius,... more
This study is concerned with recent analyses of seven marble statues from the imperial cycle of the Augusteum of Rusellae, in the south of Tuscany, Italy. The sculptures represent the deified couple Augustus and Livia, Livilla, Claudius, an anonymous young girl and a headless cuirassed emperor (maybe Domitian). In addition, a fragment of a leg, from another cuirassed statue, was also considered. All of them are preserved in the city of Grosseto, in the Maremma Archaeology and Art Museum. Still preserved traces of polychromy and gilding were investigated both in situ, using noninvasive portable techniques, and in laboratory, taking two micro-samples. The non-invasive approach was based on multi-band imaging techniques (Vis, UVL and VIL) integrated with analyses (XRF, reflectance spectroscopy). A portable optical microscopy was also used for documenting the analysed areas. Two micro-samples from the gilding decoration of the headless cuirassed statue were also analysed using EDS-SEM. Comparing the results from the analytical survey, important information about the use of ochres and Egyptian blue on the cuirassed headless Emperor statue has been highlighted with the presence of gilding in the cuirasses and in the mantle, enriching the knowledge of this important imperial cycle, in addition to contributing to the archaeological point of view.
The Roman Villa of Aiano-Torraccia di Chiusi (San Gimignano, Tuscany) is one of the most intriguing large-scale residential complexes of Late Antiquity, with its peculiar architectural structures and its extension. This paper aims to... more
The Roman Villa of Aiano-Torraccia di Chiusi (San Gimignano, Tuscany) is one of the most intriguing large-scale residential complexes of Late Antiquity, with its peculiar architectural structures and its extension. This paper aims to present for the first time what remains of the wall paintings of the villa, which was very richly decorated, as demonstrated by the sectilia and the mosaics found in the excavations of the Université catholique de Louvain, which conducts the excavation project since 2005.
L’intervento presso il sito di Cures Sabini, loc. Talocci, si e svolto durante l’estate 2013, coordinato da Marco Cavalieri, docente di Archeologia romana presso l’UCLouvain (Belgio) ed eseguito da un team di archeologi provenienti da... more
L’intervento presso il sito di Cures Sabini, loc. Talocci, si e svolto durante l’estate 2013, coordinato da Marco Cavalieri, docente di Archeologia romana presso l’UCLouvain (Belgio) ed eseguito da un team di archeologi provenienti da Atenei belgi ed italiani, in collaborazione con la S.B.A.L. Esso mirava in primo luogo al recupero, rilievo e revisione degli studi del noto complesso termale medio-imperiale della citta, quale prima azione a carattere valutativo in vista di un possibile, futuro intervento di ricerca stratigrafica in situ. L’obiettivo quindi, era volto a ripulire e documentare maggiormente gli ambienti termali, al fine di un loro nuovo studio strutturale e conservativo, integrato da preventive indagini a diversa finalita: prospezioni di superficie, analisi geodiagnostiche e ricerche d’archivio, quest’ultime tese alla raccolta di piante, foto e relazioni di scavo sull’immobile, inghiottito dalla vegetazione infestante sviluppatasi nei lunghi anni d’incuria del sito.
Excavations in the Roman villa of Aiano yielded twenty glass beads, a pendant, and a glass-recycling furnace, originally interpreted as a bead workshop. This article reassesses the evidence of bead making in light of new data obtained... more
Excavations in the Roman villa of Aiano yielded twenty glass beads, a pendant, and a glass-recycling furnace, originally interpreted as a bead workshop. This article reassesses the evidence of bead making in light of new data obtained thanks to recent progress in archaeological glass studies. A detailed study of the typology, technology, and chemical composition of the beads clearly excludes local production. Instead, two different forming techniques, four different base glasses (Roman, HIMT, Foy 2.1 and Foy 2.1/HIMT), and numerous colouring and opacifying materials point to a well-established and extensive network of the Roman bead trade, in which Aiano evidently participated. The majority of the beads can be related to the monumentalization of the villa in the fourth to fifth century AD and represent a sample of the ornaments worn by its inhabitants.
This paper is a report on what is actually known about Roman Cures Sabini. It gathers a review of previous works and a report of new non-invasive interventions including geophysical analysis and the cleaning of a previously-excavated... more
This paper is a report on what is actually known about Roman Cures Sabini. It gathers a review of previous works and a report of new non-invasive interventions including geophysical analysis and the cleaning of a previously-excavated thermal bath complex. Beside this activity, a new and complete orthophotogrammetric and 3D relief of the architectural structures of the thermal baths and the so-called “north-west building” has been carried out. The latter one is a composite structure identified in the 1980s that has never been studied specifically. Thanks to the new reliefs and a careful revision of the historiographical, archaeological and epigraphic data, an attempt has been made to reconstruct part of the monumental and urban landscape of the city. This has led to the hypothesis of a less important crisis regarding the settlement during the high imperial phase on the contrary on what has been suggested previously. In this sense, the hypothetical replacement on the city map of the urban temple (which has been identified and drawn by the archaeologist Rodolfo Lanciani in 1875) that has been possible thanks to geophysical prospections and a review of the written and graphic documentation of the excavations led during the 19th century, complete and support the hypothesis that Cures Sabini has been different from other “central places” of central Italy during the historic age.
The paper deals with a group of Etruscan nenfro sculptures found in Tuscania (Viterbo) and kept in the Archaeological Museum of Florence, where some of them were already displayed at the end of the 19th and early 20th century. After the... more
The paper deals with a group of Etruscan nenfro
sculptures found in Tuscania (Viterbo) and kept in the
Archaeological Museum of Florence, where some of them were
already displayed at the end of the 19th and early 20th century.
After the flood of Florence in 1966, the Museum was heavily
damaged, causing the dismemberment of many contexts, including
those from Tuscania. The artefacts were then cleaned, restored and
most of them were moved into the depository of the Museum and
to the Villa Corsini, where they are currently kept. The sculptures
were analysed by means of a totally non-invasive analytical
protocol through imaging and single spot analysis. Traces mostly of
yellow and red iron-based pigments for the skin tone as well as few
traces of Egyptian blue were evidenced. The comparison of the
obtained analytical results joined with the archaeological studies
has provided new information about the sculptures, their
conservation state and artistic technique as well as deepened the
knowledge about their original contexts.
The so-called Villa of Poppaea in Oplontis (Torre Annunziata, Naples – also known as “Villa A”) was destroyed after the Vesuvius’ eruption in 79 A.D. It is nowadays one of the World Heritage Sites of UNESCO. The building, one of the... more
The so-called Villa of Poppaea in Oplontis (Torre
Annunziata, Naples – also known as “Villa A”) was destroyed
after the Vesuvius’ eruption in 79 A.D. It is nowadays one of the
World Heritage Sites of UNESCO. The building, one of the richest
in marble furnishing in the Roman world, was excavated mostly
during the second half of the 20th century. In this paper, only part
of the sculptures and reliefs were studied. The furnishing were
analysed in situ by means of portable and totally non-invasive
techniques. By comparing the results obtained through imaging
techniques with analytical data and archaeological research, some
new information about the pigments and conservation history were
obtained.
The paper discusses the polychromy of non-figural elements in Greek and Roman sculpture, investigating the choice of colors for the struts of marble statuary (i.e., structural and non-representational supports) and for the background of a... more
The paper discusses the polychromy of non-figural elements in Greek and Roman sculpture, investigating the choice of colors for the struts of marble statuary (i.e., structural and non-representational supports) and for the background of a relief (i.e., the area without figural decoration). Thanks to a selection of case studies ranging through a wide span of time, the paper challenges current scholarly approaches to this material and explores alternative avenues of investigation for further research. Unlike current explanations, it seems that color was not necessarily meant to conceal the structural implements of a statue. It rather contributed to differentiate and highlight the individual parts of an artwork. Furthermore, the choice of color for the background of a relief seems to mirror the taste of different periods and sometimes contributes to the characterization of the scene.
Over the last few decades, there has been a growing interest in the fusion of the humanities and the hard sciences. The continuous experimentation and contamination between these two disciplines has led to the emergence of new horizons of... more
Over the last few decades, there has been a growing interest in the fusion of the humanities and the hard sciences. The continuous experimentation and contamination between these two disciplines has led to the emergence of new horizons of research and open to perspectives and issues previously unthinkable. Finally, it has started the development of specific technologies for the cultural domain. Among these technologies, virtual archaeology, which we could define as the set of processes of acquisition, analysis and interpretation aimed at visualizing and simulating the past using 3D digital technologies and a theoretical and multidisciplinary scientific approach, has now reached its maturity. In this contribution the potentials in using 3D modelling as a tool of investigation and visualization for a deeper understanding of archaeological sites is presented. The discussion is supported by the case study of the roman villa of Aiano, built at the beginning of the 4th century A.D. and characterized by monumental architecture and decorations.
The National Museum of Rome has an important collection of Mithraic sculptures found in the years 1973-1975 during the archaeological excavation under the early Christian basilica of Santo Stefano Rotondo on the Caelian hill in Rome. The... more
The National Museum of Rome has an important collection of Mithraic sculptures found in the years 1973-1975 during the archaeological excavation under the early Christian basilica of Santo Stefano Rotondo on the Caelian hill in Rome. The sculptures excavated from this Mithraeum show many traces of gilding and polychromy, whose best example is the great bas-relief with Mithras slaying the bull discussed in this work. The analysis was conducted during a scientific campaign in the museum with portable instrumentation of the Institute for Conservation and Valorisation of Cultural Heritage, ICVBC mobile laboratory following a completely non-invasive approach. By means of a protocol based on the use of multispectral imaging, microscopy, X-ray fluorescence (XRF) and fiber optic reflectance spectroscopy (FORS), this study allowed to better understand the technique used and to make comparisons with other representations of Mithras slaying the bull.
Polychromy of Nefro sarcophagy from Tuscania More Info: ISBN: 978-88-8347-997-7 Publication Date: 2018 Publication Name: S. BRACCI, G. GIACHI, P. LIVERANI, P. PALLECCHI, F. PAOLUCCI (a cura di), Polychromy in Ancient Sculpture and... more
Polychromy of Nefro sarcophagy from Tuscania

More Info: ISBN: 978-88-8347-997-7
Publication Date: 2018
Publication Name: S. BRACCI, G. GIACHI, P. LIVERANI, P. PALLECCHI, F. PAOLUCCI (a cura di), Polychromy in Ancient Sculpture and Architecture, Livorno 2018, pp. 43-50
Polychromy of ancient Roman sarcophagy from the Catacombs of Rome
I marmi rinvenuti nelle campagne di scavo 2005 – 2012, principalmente riferibili a strati riconducibili alle fasi di VI – VII secolo d.C., sono stati ritrovati non più in opera ma in contesti di giacitura secondaria. Essi sono stati già... more
I marmi rinvenuti nelle campagne di scavo 2005 – 2012, principalmente riferibili a strati riconducibili alle fasi di VI – VII secolo d.C., sono stati ritrovati non più in opera ma in contesti di giacitura secondaria. Essi sono stati già oggetto di studio e pubblicazione in questa stessa sede. Si tratta di poco meno di novecento frammenti pertinenti a decorazioni parietali e pavimentali, riconducibili prevalentemente a marmi bianchi, ma con un alto numero di tipi litici di importazione (soprattutto giallo antico, pavonazzetto, porfido verde antico, porfido rosso), rinvenuti all'interno e nei pressi del complesso ambulatio – sala triabsidata.
Le uniche decorazioni dipinte sono state ritrovate defunzionalizzate e accumulate appositamente da mano umana in vari strati del vano U. Di qui discende l'impossibilità di ricostruire, stanti i dati attuali, gli spazi, le modalità ed i... more
Le uniche decorazioni dipinte sono state ritrovate defunzionalizzate e accumulate appositamente da mano
umana in vari strati del vano U. Di qui discende l'impossibilità di ricostruire, stanti i dati attuali, gli spazi,
le modalità ed i fini di tale apparato decorativo, che doveva essere notevole, visti i numerosi ritrovamenti di
decorazioni di lusso estremo: marmi, sectilia in pasta vitrea e tessere rivestite di foglia d’oro, mosaici affreschi e stucchi....
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Visti i dati ancora non uniformi a causa di una serie di analisi tuttora in corso e di uno studio attualmente nelle sue fasi preliminari, si ritiene più opportuno presentare al Convegno una segnalazione sotto forma di poster. Dal 2005... more
Visti i dati ancora non uniformi a causa di una serie di analisi tuttora in corso e di uno studio attualmente nelle sue fasi preliminari, si ritiene più opportuno presentare al Convegno una segnalazione sotto forma di poster.
Dal 2005 una missione belgo-italiana guidata dall’Université catholique de Louvain nell’ambito del Progetto internazionale “VII Regio. La Valdelsa in età romana e nella tarda-antichità”, ha in concessione lo scavo di un vasto sito archeologico ubicato nel settore orientale dell’ager Volaterranus. L’area, già nota per numerosi quanto significativi ritrovamenti di epoca romana, ha evidenziato, nel corso delle sei campagne svolte, una realtà insediativa complessa, caratterizzata da una villa costruita verosimilmente tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C. con una architettura ed un apparato decorativo di tipo monumentale. I dati stratigrafici emersi durante la campagna di scavi 2010 hanno evidenziato come le fasi di vita del sito precedentemente supposte, si debbano verosimilmente limitare, emergendo come il progetto di realizzazione della cosiddetta sala esalobata, sia stato interrotto per un radicale rifacimento, probabilmente intercorso non prima dell’ultimo quarto del IV sec. d.C. In particolare la sala esalobata fu trasformata in modo radicale, sia dal punto di vista architettonico sia funzionale: il livello pavimentale fu notevolmente abbassato, tre esedre furono alternatamente abbattute e al loro posto furono costruiti altrettanti ambienti rettangolari. La nuova sistemazione ha conferito l’insolita forma di una sala triloba a base triangolare, ben diversa dal τρίκογχος classico perché esito di una complessa vicenda costruttiva. Il pavimento della sala successivo alla ristrutturazione è costituito da un cementizio a base litica con decorazione geometrica al centro dell’ambiente e nell’abside prospiciente il vestibolo, mentre le altre due esibiscono un emblema centrale di tipo decorativo (quello meglio conservato rappresenta un calice fiorito inserito in una guilloche delimitata da un arco di cerchio a profilo dentellato).
Nel corso del V sec. d.C., verosimilmente verso la fine, la struttura evidenzia i primi segni di abbandono e crollo: alcune parti (come la sala triloba) sono abbandonate e, progressivamente, sono obliterate dal crollo dei rivestimenti parietali e delle coperture, mentre altre porzioni subiscono le prime spoliazioni, finalizzate principalmente al recupero di “marmi” per la produzione di calce.
Se nella comunicazione dell’anno scorso si era dato conto del reimpiego delle tessere musive in pasta vitrea della villa, il poster di quest’anno vorrebbe mettere in prospettiva l’analisi dei sectilia che decoravano la villa. Dallo scavo e da una serie di prospezioni di superficie provengono diversi frammenti di blocchi di marmo bianco (verosimilmente lunense), di maggiori dimensioni rispetto alle crustae, lavorati e pertinenti a soglie, stipiti o gradini, accanto a una porzione di capitello di lesena. Lo studio autoptico associato ad una serie di sezioni sottili al microscopio ha permesso d’identificare e talora rivedere la provenienza dei diversi litotipi analizzati: oltre al locale giallo di Siena, utilizzato per la sua somiglianza cromatica, a minor costo, al marmor Numidicum e ad una serpentinite a matrice verde sempre d’estrazione probabilmente toscana (gabbro), si è potuta costatare la presenza di sectilia in marmor Lacedaemonium, cipollino, portasanta, pavonazzetto, greco scritto (relativa ad una scanalatura di lesena) e lapis Porphyrites. Purtroppo tutta la marqueterie è il risultato di quanto scampato alla distruzione sistematica della decorazione (frantumazione, calcinazione etc.) allo scopo di farne smagrante per una produzione in situ di ceramica grezza durante il VI sec. d.C., così come le analisi archeometriche sulle ceramiche comprovano. Da ciò discende la difficoltà di ricostruzione di possibili sistemi decorativi pavimentali e/o parietali. La presentazione del poster, negli intenti di chi scrive, potrebbe sollecitare possibili suggerimenti all’uopo.
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La campagna di scavo del 2011 presso la villa di Aiano-Torraccia di Chiusi (Siena) ha portato alla luce più di 200 frammenti marmorei: un quarto del totale dei frammenti rinvenuti dal 2005 ad oggi. Si tratta in minima parte di porzioni di... more
La campagna di scavo del 2011 presso la villa di Aiano-Torraccia di Chiusi (Siena) ha portato alla luce più di 200 frammenti marmorei: un quarto del totale dei frammenti rinvenuti dal 2005 ad oggi. Si tratta in minima parte di porzioni di lastre o listelli o soglie e per una grandissima maggioranza di schegge di marmo bianco a grana fine (circa centocinquanta), spesso con tracce di scalpello e tutte riferibili alla medesima area di scavo, posta nella porzione nord-est del sito (Vano V). Si possono in particolare riconoscere due accumuli di queste schegge, uno più a nord formato da schegge di dimensioni medio-grandi, all’interno di uno strato interpretato come scarico di materiali per l’abbondante presenza anche di frammenti di vetro e pasta vitrea, ed un altro ben più ricco nella porzione sud-ovest dell’area, formato da schegge molto più piccole. L’ipotesi è che, in particolare nell’ultimo caso, si possa trattare di una zona di “sistematica distruzione” della decorazione litica della villa.
Infatti, nell’ambito delle attività di ricerca condotte durante l’estate scorsa, è stata individuata una grande sala (Vano U), non ancora definita in lunghezza (al momento oltre 20 metri) e larga 8 metri, caratterizzata da tre pilastri al centro e da una grande apertura sul lato est: in questo contesto è stato riconosciuto un vero e proprio cantiere volto allo stoccaggio, con successiva frantumazione, di lacerti musivi provenienti dalle pavimentazioni  a mosaico della villa. Un vero e proprio cantiere di smontaggio ritrovato in buono stato di conservazione ed utile a comprendere le attività di reimpiego dei materiali della villa tardoantica.
Parallelamente all’attività di scavo, sono proseguite le analisi archeometriche sui materiali lapidei pertinenti alla villa, che si sono concentrate in particolare sui marmi bianchi allo scopo di identificare le aree di provenienza, e sui materiali ritenuti locali onde definire le aree di approvvigionamento di cava. Sono state utilizzate tecniche analitiche quali diffrattometria a raggi X, analisi microstrutturali condotte in sezione sottile petrografica, analisi isotopiche.
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L’area archeologica dell’antica città di Cures, nella Sabina tiberina, è stata oggetto, nell’estate 2013, di una prima campagna di ricerche relative, da un lato, alle strutture archeologiche emerse, dall’altro ad indagini... more
L’area archeologica dell’antica città di Cures, nella Sabina tiberina, è stata oggetto, nell’estate  2013, di una prima campagna di ricerche relative, da un lato, alle strutture archeologiche emerse, dall’altro ad indagini geodiagnostiche. L’obiettivo dell’Université catholique de Louvain è stata la verifica di fattibilità di un futuro intervento archeologico più approfondito e a lungo termine presso il centro sabino, in particolare relativamente alla sua facies cronologica tardo-repubblicana ed imperiale.
La campagna ha avuto un carattere principalmente di pulizia e rilievo dell’area archeologica occupata dal piccolo complesso termale d’età alto e medio-imperiale, verificando così lo stato di conservazione delle strutture murarie e di quanto della decorazione marmorea pavimentale e parietale, si conserva ancora in situ. Muovendosi sulla base dei dati editi, si è provveduto a riesaminare le evidenze archeologiche giungendo ad una più articolata riformulazione cronologica delle fasi di costruzione, ristrutturazione e abbandono del complesso termale, in un arco cronologico che va dal I al III sec. d.C., ed oltre. Lo studio dei frammentari ma numerosi materiali marmorei, talora reimpiegati da una fase all’altra, ha permesso di delineare con maggior precisione la vita della struttura durante i secoli.
La maggior parte dei vani conserva delle testimonianze di un’originaria decorazione marmorea presente nel sito, ma di particolare interesse risulta il vano 1 (un apodyterium?) della struttura, nel quale si trova in situ uno zoccolo parietale in marmo, formato da lastre di un litotipo bianco a grana fine, che corre lungo le UUSSMM del lato est dell’ambiente. Ancora nel vano 1, interessante è la presenza, negli interstizi tra due diverse fasi delle strutture murarie del vano, addossate le une alle altre, della decorazione ad incrostazione marmorea delle pareti più antiche della zona orientale dell’ambiente.
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This is a new step in the research about “monochromes on marbles”, twelve painted marble slabs from Pompeii, Herculaneum and maybe Rome, now in the Museo Archeologico Nazionale in Naples and in the Kunsthistorisches Museum in Vienna.... more
This is a new step in the research about “monochromes on marbles”, twelve painted marble slabs from Pompeii, Herculaneum and maybe Rome, now in the Museo Archeologico Nazionale in Naples and in the Kunsthistorisches Museum in Vienna.
These marble pinakes were set in walls of roman buildings with iron clamps. The scenes are of different subjects spanning from mythological to athletic ones. Their name, Monochromes, was chosen during the Bourbonic period due to the red colour visible on the surface, but actually the slabs show also green, yellow, brown and black pigments, still visible to the naked eye.
The paper will present the preliminary results obtained by means of transportable, noninvasive techniques employed for the analysis of the ten slabs in Naples. The employed techniques can be divided in two groups: i) imaging (Ultraviolet reflected photography, Ultraviolet fluorescence photography, Ultraviolet false colour, Near Infrared photography, Infrared false colour, Visible Induced Luminescence) and ii) single spot (X-ray fluorescence spectroscopy, Fiber Optics Reflectance Spectroscopy in UV-VIS); Portable Optical Microscopy was used for documenting the analysed areas. An example is shown in Fig. 13. Crossing the visual results obtained with imaging techniques with data analyses some new information about drawings, pigments and conservation history have been provided, in order to deepen the knowledge of this rare kind of archaeological finds.
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DESCRIZIONE The fifth century CE represents a turning point in ancient history. Before 400 the Roman Empire stood largely intact and coherent, a massive and powerful testament to traditions of state power stretching back for the previous... more
DESCRIZIONE

The fifth century CE represents a turning point in ancient history. Before 400 the Roman Empire stood largely intact and coherent, a massive and powerful testament to traditions of state power stretching back for the previous 600 years. By 500 the empire had fragmented as state power retreated rapidly and the political and social forces that would usher in the Middle Ages be-came cemented into place. This volume explores this crucial period in the six broad areas of natural science, archaeology and material culture, barbarian and Roman relations, law and power, religious authority, and literary constructions. Assembling the papers of the twelfth biennial Shifting Frontiers in Late Antiquity Conference, The Fifth Century: Age of Transformation offers a comprehensive overview of recent research on this pivotal century in all of its ramifications.

Nella storia dell’antichità il quinto secolo d.C. rappresenta un punto di svolta. Prima dell’anno 400 l’impero romano si ergeva complessivamente integro e unito: una testimonianza massiccia e impressionante delle tradizioni di un potere statuale risalenti a seicento anni prima. Nell’anno 500 l’impero era già diviso in seguito al rapido indebolimento del potere statale e all’azione congiunta di fattori politici e sociali che avrebbero condotto al Medio Evo. Il volume analizza questo periodo cruciale, prendendo in esame sei settori generali: scienze naturali, archeologia e cultura materiale, relazioni romano-barbariche, stato e diritto, potere religioso, produzione letteraria. Riunendo i contributi presentati al XII convegno biennale di “Shifting Frontiers in Late Antiquity”, The Fifth Century: Age of Transformation offre una vasta panoramica degli studi più recenti su questo secolo decisivo.

TABLE OF CONTENTS

Acknowledgements

Jan Willem Drijvers and Noel Lenski, Introduction

NATURAL SCIENCE

Kyle Harper, The Climate of the Fifth Century

Cam Grey, Climate Change and Agrarian Change between the Fourth and Sixth Centuries: Questions of Scale, Coincidence, and Causality

Dominic Solly, A Spanish Bonanza? A Reexamination of Roman Gold Mining Technology

ARCHAEOLOGY AND MATERIAL CULTURE

Anna Flückiger, Blind Dating: Towards a Chronology of Fifth-Century Material Culture in Augusta Raurica

John Hermann and Annewies van den Hoek, The Vandals and the End of Elite North African Ceramics: Relief Decoration on African Red Slip Ware

Marco Cavalieri, Gloriana Pace, Sara Lenzi, Aiano-Torraccia di Chiusi (San Gimignano, Siena): A Roman Villa in Central Italy during Late Antiquity

Zeev Weiss, Defining Limits in Times of Shifting Borders: Jewish Life in Fifth-Century Palestine

Young Richard Kim, The Little Island That Could: Cyprus in the Fifth Century

BARBARIAN AND ROMAN IN THE FIFTH-CENTURY WEST

Ralph W. Mathisen, The End of the Western Roman Empire in the Fifth Century CE: Barbarian Auxiliaries, Independent Military Contractors, and Civil Wars

Merle Eisenberg, A New Name for a New State: The Construction of the Burgundian Regio

Veronika Egetenmeyr, «Barbarians» Transformed: The Construction of Identity in the Epistles of Sidonius Apollinaris

LAW AND POWER

Kevin Feeney, The Emperor is Dead, Long Live the Emperor: Imperial Interregna in the Fifth Century

Meaghan McEvoy, Leo II, Zeno and the Transfer of Roman Imperial Rule from a Son to his Father in 474 CE

Felix K. Maier, Active Rulership Unrealized: Claudian’s Panegyric on Honorius

Marie Roux, Administrative Transitions in Gaul during the Second Half of the Fifth Century. The Example of the Visigothic Kingdom through the Breviary of Alaric

RELIGION AND AUTHORITY

Maijastina Kahlos, Shifting Sacrifices? Fifth-Century Developments in Ritual Life

Aaron P. Johnson, The Fifth-Century Transformation of Apologetics in Cyril and Theodoret

E. Tiggy McLaughlin, Ordinary Christians and the Fifth-Century Reform of the Church in Gaul
Bronwen Neil, Pope Gelasius’s Theory of Law and its Implementation at the End of the Fifth Century

LITERARY CONSTRUCTIONS AND CULTURAL MEMORY

Edward Watts, Hypatia in the Letter Collection of Synesius

Hajnalka Tamas, From Persecutor to Arbitrator of Orthodoxy: The Changing Face of Sextus Petronius Probus between the Fourth and the Fifth Century

Jason Moralee, Commemorating Defeat: Cultural Memory and the Vandal Sack of Rome in 455
I cosiddetti “monocromi su marmo” provenienti da Ercolano e Pompei sono dieci tavole in marmo bianco, dipinte con raffigurazioni per lo più di tipo mitologico, conservate oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Queste tavole, che... more
I cosiddetti “monocromi su marmo” provenienti da Ercolano e Pompei sono dieci tavole in marmo bianco, dipinte con raffigurazioni per lo più di tipo mitologico, conservate oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Queste tavole, che originariamente decoravano pareti, lararia e, forse, giardini di domus appartenute a famiglie di alto livello sociale, rappresentano un unicum all’interno della produzione artistica romana, se si eccettuano due altri “monocromi” a soggetto mitologico oggi conservate al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Il nome di “monocromi su marmo”, deriva dal fatto che le figure sembrano a prima vista delineate e, in alcuni casi, campite, con l’utilizzo esclusivo di un pigmento di colore rosso. In realtà, anche ad occhio nudo, sulle tavole possono ancora essere percepiti pigmenti di vari colori.
Le indagini scientifiche presentate in questo convegno sono state svolte con l’obbiettivo di ottenere una maggiore comprensione degli oggetti stessi e della loro iconografia, oltre ad una più approfondita conoscenza delle tecniche pittoriche utilizzate all’epoca attraverso lo studio dei materiali di cui sono costituiti. Più dettagliatamente le indagini diagnostiche sono state focalizzate per chiarire alcuni quesiti sollevati inizialmente dagli archeologi e per approfondire la conoscenza sulle tecniche di esecuzione dell’epoca
Per il raggiungimento di tali obiettivi sono state eseguite esclusivamente indagini di tipo non invasivo che potessero fornire le informazioni richieste e non apportare nessun danno alle opere.
Per quanto riguarda le tecniche multispettrali, le tavole sono state analizzate attraverso immagini fotografiche a diverse lunghezze d’onda. Le immagini sono state acquisite in ultravioletto riflesso (UVr), in fluorescenza ultravioletta (UV), nel vicino infrarosso (NIR) e in luminescenza indotta da luce visibile (VIL). Inoltre sono state acquisite, per la documentazione dello stato di conservazione, delle immagini in luce visibile e in luce radente e dei particolari al microscopio ottico portatile. Le tavole sono state anche analizzate con tecniche di elaborazione fotografica quali l’infrarosso falso colore (IRFC) e ultravioletto falso colore (UVFC).
Affiancate a queste tecniche che indagano simultaneamente tutta la superficie sono state effettuate analisi con tecniche puntuali quali la Spettroscopia in riflettanza a fibre ottiche nel range dell’ultravioletto e del visibile (FORS) e la Spettroscopia di fluorescenza X (XRF). Queste tecniche risultano particolarmente utili per la caratterizzazione dei pigmenti presenti.
L’unione dei dati archeologici e archeometrici ha permesso di ottenere nuove informazioni ed approfondire la conoscenza di questi particolari materiali.
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Prima analisi dei frammenti pittorici dalla villa tardo-antica di Aiano (San Gimignano, Siena), IV sec. d.C.
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