- Classical Archaeology, Roman Painting, Polychromy in Ancient Art, Polychromy of Ancient Sculpture, Ancient roman marble, Pompeii and Herculaneum, and 29 moreHerculaneum, Roman Mosaics and Wall Paintings, Sculptural polychromy, Meaning of colours in antiquity, Analysis of Pigments on Ancient Artifacts, Call for Papers, Graeco-Roman Mosaics and Wall Paintings, Ancient Mosaics, Roman Mosaics, Opus Sectile, Roman Archaeology, Archaeometry, Archaeological documentation, Cultural Heritage Recording, Documentation and Information Systems, Pompeii (Archaeology), Archaeology, Late Antiquity, Late Antique Archaeology, Ancient Greek and Roman Art, Roman Art, Classics, Roman Wall Painting, Roman Sculpture, Roman Architecture, Topography of Ancient Rome (Archaeology), Roman Villae, Late roman villas, Sociology, and The polychromy of Greek and Roman architectureedit
This paper investigates the polychromy of the non-figurai elements of Roman marble sculpture, such as the struts of freestanding statues and the background of stone reliefs. This paper argues that the choices in matter of shape and color... more
This paper investigates the polychromy of the non-figurai elements of Roman marble sculpture, such as the struts of freestanding statues and the background of stone reliefs. This paper argues that the choices in matter of shape and color for these elements are key to understanding the artwork as a whole. Rather than concealing the supports of a statue, color may differentiate and highlight the individuai parts of a composition. In the case of reliefs, the color on the background may mirror the taste of different periods and perhaps characterize the scene depicted.
Research Interests:
L’area archeologica dell’antica città di Cures, nella Sabina tiberina, è stata oggetto, nell’estate 2013, di una prima campagna di ricerche relative, da un lato, alle strutture archeologiche emerse, dall’altro ad indagini... more
L’area archeologica dell’antica città di Cures, nella Sabina tiberina, è stata oggetto, nell’estate 2013, di una prima campagna di ricerche relative, da un lato, alle strutture archeologiche emerse, dall’altro ad indagini geodiagnostiche. L’obiettivo dell’Université catholique de Louvain è stata la verifica di fattibilità di un futuro intervento archeologico più approfondito e a lungo termine presso il centro sabino, in particolare relativamente alla sua facies cronologica tardo-repubblicana ed imperiale.
La campagna ha avuto un carattere principalmente di pulizia e rilievo dell’area archeologica occupata dal piccolo complesso termale d’età alto e medio-imperiale, verificando così lo stato di conservazione delle strutture murarie e di quanto della decorazione marmorea pavimentale e parietale, si conserva ancora in situ. Muovendosi sulla base dei dati editi, si è provveduto a riesaminare le evidenze archeologiche giungendo ad una più articolata riformulazione cronologica delle fasi di costruzione, ristrutturazione e abbandono del complesso termale, in un arco cronologico che va dal I al III sec. d.C., ed oltre. Lo studio dei frammentari ma numerosi materiali marmorei, talora reimpiegati da una fase all’altra, ha permesso di delineare con maggior precisione la vita della struttura durante i secoli.
La maggior parte dei vani conserva delle testimonianze di un’originaria decorazione marmorea presente nel sito, ma di particolare interesse risulta il vano 1 (un apodyterium?) della struttura, nel quale si trova in situ uno zoccolo parietale in marmo, formato da lastre di un litotipo bianco a grana fine, che corre lungo le UUSSMM del lato est dell’ambiente. Ancora nel vano 1, interessante è la presenza, negli interstizi tra due diverse fasi delle strutture murarie del vano, addossate le une alle altre, della decorazione ad incrostazione marmorea delle pareti più antiche della zona orientale dell’ambiente.
La campagna ha avuto un carattere principalmente di pulizia e rilievo dell’area archeologica occupata dal piccolo complesso termale d’età alto e medio-imperiale, verificando così lo stato di conservazione delle strutture murarie e di quanto della decorazione marmorea pavimentale e parietale, si conserva ancora in situ. Muovendosi sulla base dei dati editi, si è provveduto a riesaminare le evidenze archeologiche giungendo ad una più articolata riformulazione cronologica delle fasi di costruzione, ristrutturazione e abbandono del complesso termale, in un arco cronologico che va dal I al III sec. d.C., ed oltre. Lo studio dei frammentari ma numerosi materiali marmorei, talora reimpiegati da una fase all’altra, ha permesso di delineare con maggior precisione la vita della struttura durante i secoli.
La maggior parte dei vani conserva delle testimonianze di un’originaria decorazione marmorea presente nel sito, ma di particolare interesse risulta il vano 1 (un apodyterium?) della struttura, nel quale si trova in situ uno zoccolo parietale in marmo, formato da lastre di un litotipo bianco a grana fine, che corre lungo le UUSSMM del lato est dell’ambiente. Ancora nel vano 1, interessante è la presenza, negli interstizi tra due diverse fasi delle strutture murarie del vano, addossate le une alle altre, della decorazione ad incrostazione marmorea delle pareti più antiche della zona orientale dell’ambiente.
Research Interests:
Negli ultimi anni si è sviluppato lo studio dell’originaria policromia di opere di scultura e architettura di età greco-romana in marmo bianco. Dopo una breve spiegazione sui punti chiave dello studio sulla policromia antica, si... more
Negli ultimi anni si è sviluppato lo studio dell’originaria policromia di opere di scultura e architettura di età greco-romana in marmo bianco.
Dopo una breve spiegazione sui punti chiave dello studio sulla policromia antica, si presentano le ricostruzioni dei colori originari di tre opere celebri del periodo augusteo: le lastre dipinte dell’Aula del Colosso nel Foro di Augusto, l’Ara Pacis e l’Augusto di Prima Porta.
Dopo una breve spiegazione sui punti chiave dello studio sulla policromia antica, si presentano le ricostruzioni dei colori originari di tre opere celebri del periodo augusteo: le lastre dipinte dell’Aula del Colosso nel Foro di Augusto, l’Ara Pacis e l’Augusto di Prima Porta.
Research Interests:
L’occhio del contemporaneo visitatore di un museo archeologico è ormai abituato a vedere le statue ed i frammenti architettonici in marmo bianco di età greca e romana come dello stesso colore del materiale in cui erano scolpiti. Eppure,... more
L’occhio del contemporaneo visitatore di un museo archeologico è ormai abituato a vedere le statue ed i frammenti architettonici in marmo bianco di età greca e romana come dello stesso colore del materiale in cui erano scolpiti. Eppure, studi scientifici hanno più volte dimostrato che la policromia nell’antichità ricopriva le opere, e molte ricostruzioni, a volte stupefacenti, sono state fatte sulla base delle analisi scientifiche condotte su ritrovamenti di età greca e romana.
Oggetto della ricerca qui proposta è lo sviluppo degli studi, tra Ottocento ed età contemporanea, dell’antica policromia. Dalla riscoperta attraverso, in particolare, il mecenatismo e l’interesse del principe e futuro re Ludwig I di Baviera a inizio Ottocento, le ricostruzioni di Furtwängler, gli studi di Treu e la divulgazione da quest’ultimo fatta a fine secolo XIX, si giungerà all’improvviso declino e persino rifiuto degli studi compiuti, causato da una nuova mentalità e cultura, fino all’abbandono delle ricerche poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e alla successiva riscoperta, ancora in corso, della quale è emblema la mostra Bunte Gőtter del 2003/2004 alla Glyptothek di Monaco di Baviera.
La policromia su marmo è ancora poco conosciuta: la storia degli studi su questo argomento mostra come, per il cambiamento della cultura e del gusto estetico, si sia potuto alternativamente riscoprire con entusiasmo o abbandonare un intero tema di ricerca indispensabile per comprendere l’arte classica.
Oggetto della ricerca qui proposta è lo sviluppo degli studi, tra Ottocento ed età contemporanea, dell’antica policromia. Dalla riscoperta attraverso, in particolare, il mecenatismo e l’interesse del principe e futuro re Ludwig I di Baviera a inizio Ottocento, le ricostruzioni di Furtwängler, gli studi di Treu e la divulgazione da quest’ultimo fatta a fine secolo XIX, si giungerà all’improvviso declino e persino rifiuto degli studi compiuti, causato da una nuova mentalità e cultura, fino all’abbandono delle ricerche poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e alla successiva riscoperta, ancora in corso, della quale è emblema la mostra Bunte Gőtter del 2003/2004 alla Glyptothek di Monaco di Baviera.
La policromia su marmo è ancora poco conosciuta: la storia degli studi su questo argomento mostra come, per il cambiamento della cultura e del gusto estetico, si sia potuto alternativamente riscoprire con entusiasmo o abbandonare un intero tema di ricerca indispensabile per comprendere l’arte classica.
Research Interests:
L’intervento presso il sito di Cures Sabini, loc. Talocci, si e svolto durante l’estate 2013, coordinato da Marco Cavalieri, docente di Archeologia romana presso l’UCLouvain (Belgio) ed eseguito da un team di archeologi provenienti da... more
L’intervento presso il sito di Cures Sabini, loc. Talocci, si e svolto durante l’estate 2013, coordinato da Marco Cavalieri, docente di Archeologia romana presso l’UCLouvain (Belgio) ed eseguito da un team di archeologi provenienti da Atenei belgi ed italiani, in collaborazione con la S.B.A.L. Esso mirava in primo luogo al recupero, rilievo e revisione degli studi del noto complesso termale medio-imperiale della citta, quale prima azione a carattere valutativo in vista di un possibile, futuro intervento di ricerca stratigrafica in situ. L’obiettivo quindi, era volto a ripulire e documentare maggiormente gli ambienti termali, al fine di un loro nuovo studio strutturale e conservativo, integrato da preventive indagini a diversa finalita: prospezioni di superficie, analisi geodiagnostiche e ricerche d’archivio, quest’ultime tese alla raccolta di piante, foto e relazioni di scavo sull’immobile, inghiottito dalla vegetazione infestante sviluppatasi nei lunghi anni d’incuria del sito.
Research Interests:
Research Interests:
The paper deals with a group of Etruscan nenfro sculptures found in Tuscania (Viterbo) and kept in the Archaeological Museum of Florence, where some of them were already displayed at the end of the 19th and early 20th century. After the... more
The paper deals with a group of Etruscan nenfro
sculptures found in Tuscania (Viterbo) and kept in the
Archaeological Museum of Florence, where some of them were
already displayed at the end of the 19th and early 20th century.
After the flood of Florence in 1966, the Museum was heavily
damaged, causing the dismemberment of many contexts, including
those from Tuscania. The artefacts were then cleaned, restored and
most of them were moved into the depository of the Museum and
to the Villa Corsini, where they are currently kept. The sculptures
were analysed by means of a totally non-invasive analytical
protocol through imaging and single spot analysis. Traces mostly of
yellow and red iron-based pigments for the skin tone as well as few
traces of Egyptian blue were evidenced. The comparison of the
obtained analytical results joined with the archaeological studies
has provided new information about the sculptures, their
conservation state and artistic technique as well as deepened the
knowledge about their original contexts.
sculptures found in Tuscania (Viterbo) and kept in the
Archaeological Museum of Florence, where some of them were
already displayed at the end of the 19th and early 20th century.
After the flood of Florence in 1966, the Museum was heavily
damaged, causing the dismemberment of many contexts, including
those from Tuscania. The artefacts were then cleaned, restored and
most of them were moved into the depository of the Museum and
to the Villa Corsini, where they are currently kept. The sculptures
were analysed by means of a totally non-invasive analytical
protocol through imaging and single spot analysis. Traces mostly of
yellow and red iron-based pigments for the skin tone as well as few
traces of Egyptian blue were evidenced. The comparison of the
obtained analytical results joined with the archaeological studies
has provided new information about the sculptures, their
conservation state and artistic technique as well as deepened the
knowledge about their original contexts.
Research Interests:
The paper discusses the polychromy of non-figural elements in Greek and Roman sculpture, investigating the choice of colors for the struts of marble statuary (i.e., structural and non-representational supports) and for the background of a... more
The paper discusses the polychromy of non-figural elements in Greek and Roman sculpture, investigating the choice of colors for the struts of marble statuary (i.e., structural and non-representational supports) and for the background of a relief (i.e., the area without figural decoration). Thanks to a selection of case studies ranging through a wide span of time, the paper challenges current scholarly approaches to this material and explores alternative avenues of investigation for further research. Unlike current explanations, it seems that color was not necessarily meant to conceal the structural implements of a statue. It rather contributed to differentiate and highlight the individual parts of an artwork. Furthermore, the choice of color for the background of a relief seems to mirror the taste of different periods and sometimes contributes to the characterization of the scene.