ETICHE
Luca Lo Sapio, Biomoral Enhancement
LUCA LO SAPIO
BIOMORAL ENHANCEMENT.
DEFINIZIONI
E PROBLEMI APERTI
1. Premessa 2. Inadatti al futuro 3. Obiezioni e chiarificazioni teoriche
4. Una possibile prospettiva per il dibattito in corso
Abstract: This paper focuses on
the important disputation about
biomoral enhancement, the new
frontier of human enhancement
international debate. In the
first part, it analyses the main
issues of Unfit for the future,
the 2012 book of Savulescu and
Persson, which represents a very
relevant step within this theme.
In the second part, it considers
some arguments against Persson
and Savulescu’s thesis and their
own
replies.
Finally,
it
develops some arguments to show
the difficulties related to the
idea that it is possible to
clearly understand the nature of
a moral enhancement and point
out the hurdle to circumscribe
the basic elements we have to
intervene on in order to obtain
a real improvement of human
moral attitudes
Noi possiamo provare un bene profondo,
disinteressato per quelli che conosciamo, ma
è raro che quell’empatia si estenda oltre il
nostro sguardo.
Interstellar di C. Nolan
102
S&F_n. 12_2014
1. Premessa
Nel 2008 il filosofo neozelandese Thomas Douglas, attualmente
Senior Research Fellow presso il prestigioso Uehiro Centre for
Practical
Ethics
di
Oxford,
pubblicava
un
importante
(e,
in
seguito, citatissimo) paper sul tema dell’enhancement morale1. La
tesi centrale del paper era che, sebbene alcune delle obiezioni
mosse
dai
tecnologie
stesse
al
bioconservatori
biomediche
obiezioni
potessero
non
potenziamento
avere
sarebbero
un
risultate
umano
tramite
2
fondamento ,
fondate
quelle
rispetto
all’enhancement morale tramite tecnologie biomediche.
Douglas dava la seguente definizione di moral enhancement: «una
persona si potenzia moralmente se modifica se stessa in una
modalità tale che ci si possa ragionevolmente attendere che abbia
in futuro motivazioni morali complessivamente migliori di quelle
che avrebbe altrimenti avuto»3.
A
partire
trovare
da
questa
definizione,
argomentazioni
dell’enhancement
morale.
sarebbe
stringenti
«Tutte
le
risultato
contro
teorie
difficile
la
etiche
liceità
che
siano
plausibili, infatti, concordano sul fatto che una persona che ha
motivi morali migliori tenderà ad avvantaggiare gli altri»4.
Douglas,
poi,
nonostante
le
difficoltà
(possibili)
nel
rintracciare con chiarezza «quali cambiamenti psicologici possano
1
T. Douglas, Moral enhancement, in «Journal of Applied Philosophy», 25, 3,
2008.
2
«Tuttavia la moralità nell’uso di tecnologie biomediche in vista del
potenziamento rimane una questione controversa. Alcuni sostengono che sarebbe
meglio se le persone fossero più intelligenti, vivessero più a lungo e fossero
più forti fisicamente, e che non c’è nessuna obiezione all’uso delle tecnologie
biomediche per il raggiungimento di questi obiettivi. Altri, invece, ritengono
che il potenziamento biomedico andrebbe evitato […]. La tesi bioconservatrice
può essere difesa in vari modi, ma molti dei principali argomenti sono basati
su considerazioni di ordine sociale: sebbene il potenziamento potrebbe essere
una cosa buona per gli individui potenziati, esso potrebbe essere, con buona
probabilità, una cosa negativa per gli altri […]. Questi argomenti potrebbero
risultare persuasivi se diretti alle forme di enhancement più comuni […]. Ma ci
sono altri tipi di enhancement biomedico contro i quali essi sembrano essere
molto meno persuasivi. In questo paper mi concentrerò su una specifica
possibilità: che in futuro le persone potrebbero utilizzare la tecnologia
biomedica per “potenziare” moralmente se stesse» (ibid., p. 230).
3
Ibid.
4
Ibid., p.231.
103
ETICHE
Luca Lo Sapio, Biomoral Enhancement
valere come enhancement morale» sottolineava come vi fossero dei
cambiamenti che, in talune circostanze, «si sarebbero chiaramente
configurati
come
enhancement
l’attenuazione
morale»:
dei
cosiddetti contro‐sentimenti morali (odio, sentimenti razzisti,
sentimenti di aggressività, etc.) avrebbe complessivamente portato
all’emergere di persone con motivi morali migliori.
Le argomentazioni di Douglas venivano riprese e rilanciate da due
noti ed eminenti bioeticisti, Ingmar Persson e Julian Savulescu,
in un paper altrettanto importante e citato5.
Qui, i due autori, proponevano le seguenti tesi:
1) Il rapido sviluppo della tecnologia ha messo (potenzialmente)
nelle mani di gruppi terroristici o soggetti deviati strumenti
capaci di annichilire la vita umana sul pianeta;
2) l’applicazione della ricerca biomedica e farmacologica, in
vista del potenziamento delle capacità cognitive dell’uomo, può
favorire un ulteriore sviluppo tecnologico e, pertanto, aumentare
ulteriormente i rischi di una catastrofe finale;
3)
queste
circostanze
dell’enhancement
«parlano
con
cognitivo,
contro
il
la
desiderabilità
conseguente
aumento
di
conoscenza, se esso non è accompagnato da un potenziamento morale
dell’umanità»6;
4)poiché
tecnologie
la
realizzazione
biomediche
non
dell’enhancement
è
attuabile
nel
morale
futuro
tramite
prossimo,
l’enhancement cognitivo non va incentivato.
Tali tesi troveranno, quattro anni dopo, un ulteriore sviluppo nel
volume Unfit for the future7.
Nel
prosieguo
dell’articolo
cercherò,
pertanto,
di
inquadrare
analiticamente le argomentazioni principali contenute nel volume
summenzionato; darò conto di alcune obiezioni mosse all’impianto
5
I. Persson, J. Savulescu, The perils of Cognitive Enhancement and the Urgent
imperative to enhance the moral character of humanity, in «Journal of Applied
Philosophy», 25, 3, 2008.
6
Ibid., p. 162.
7
Id., Unfit for the future. The need for moral enhancement, Oxford University
Press, Oxford 2012.
104
S&F_n. 12_2014
teorico
di
Persson
e
Savulescu
e
delle
repliche
fornite
a
chiarimento della loro posizione; infine proporrò alcuni rilievi
critici, il cui filo conduttore, è rappresentato dalle seguenti
tesi: i principali concetti impiegati in ambito morale (senso di
giustizia, altruismo, simpatia, etc.) 1) non sono mai riducibili a
singoli elementi del corredo bio‐fisico umano e, più ampiamente,
2) sono sempre il risultato di molteplici fattori sui quali è
impossibile intervenire “chirurgicamente”, 3) infine, dipendono
strettamente dal contesto socio‐economico e culturale entro il
quale sono inseriti. Pertanto, pur condividendo le preoccupazioni
di Persson e Savulescu circa il futuro della nostra specie, e pur
non individuando specifiche obiezioni morali all’attuazione di
alterazioni (modificazioni) di tratti caratteristici del corredo
bio‐fisico umano resto, tuttavia, poco persuaso circa l’effettiva
possibilità
di
migliorare
la
resa
morale
dell’uomo
(anche)
attraverso interventi che vadano a modificare singoli tratti del
corredo bio‐chimico.
2. Inadatti al futuro
Il punto zero della riflessione di Persson e Savulescu è il
seguente:
l’enorme
sviluppo
della
tecnologia
ha
aumentato
(fortemente) la capacità dell’uomo di arrecare danno ai suoi
simili;
tale
sviluppo
tecnologico,
però,
non
ha
proceduto
parallelamente allo sviluppo di una psicologia morale adeguata. Al
crescere del primo, si è avuta una sostanziale invarianza della
seconda.
In particolare, la nostra psicologia morale, si sarebbe evoluta,
nei suoi tratti principali, durante il Pleistocene e sarebbe,
pertanto, adatta a fronteggiare un ambiente totalmente differente
da quello attuale8.
8
Ibid., pp. 1‐2.
105
ETICHE
Luca Lo Sapio, Biomoral Enhancement
La nostra moralità di senso comune presenterebbe, quindi, tutta
una serie di caratteristiche che la rendono inadatta a rapportarsi
alle situazioni dischiuse dallo sviluppo tecnologico.
Ad esempio, siamo portati ad avere più paura rispetto a certe
situazioni
perché
abbiamo
già
fatto
esperienza
di
un
esito
negativo (pregiudizio della disponibilità)9.
Agiamo
sulla
concezione
base
della
di
un
modello
responsabilità
azione‐omissione
fondata
dal
punto
e
su
di
una
vista
causale10. Siamo emotivamente coinvolti nel caso di benefici o
danni che vengono procrastinati a un futuro prossimo piuttosto che
rispetto a un futuro remoto (pregiudizio del futuro prossimo)11.
Inoltre, i nostri sentimenti morali si indirizzano spontaneamente
verso
parenti
o
amici
prossimi,
anche
se
questi
non
sono
spazialmente vicini a noi, ma non sono elicitati, parimenti, per
persone lontane da noi (dal punto di vista affettivo).
Pertanto, arriviamo alla seguente situazione riguardo alla nostra
moralità di senso comune e alla psicologia di ciò che è moralmente
rilevante. Siamo primariamente responsabili per quello che causiamo,
in proporzione al nostro contributo causale. Ciò che è moralmente più
rilevante è che non causiamo la violazione dei diritti degli altri.
Inoltre, siamo psicologicamente miopi, disposti a preoccuparci più di
quello che succede a noi e ad alcuni individui che ci sono cari e
vicini nel futuro prossimo. Siamo capaci di empatizzare e simpatizzare
maggiormente con singoli individui e non riusciamo a empatizzare e
simpatizzare con i collettivi, in proporzione al loro numero. Poiché
siamo equipaggiati con un set di risposte tit‐for‐tat il nostro
altruismo parrocchiale ci consente di operare in uno spazio di
sincronicità. Questa situazione, però, non è funzionale nelle moderne
società con milioni di cittadini12.
Secondo
Persson
e
Savulescu,
quindi,
l’attuale
situazione
ci
spinge, sempre più, verso l’estinzione13.
9
Ibid., p. 19.
Ibid., p. 22.
11
Ibid., p. 27.
12
Ibid., pp. 39‐40.
13
Savulescu, in alcune conferenze, parla anche di “triangolo delle Bermuda
dell’estinzione”, il quale sarebbe dato dall’azione congiunta dello sviluppo
tecnologico, delle democrazie liberali (incapaci di far fronte efficacemente a
sfide come il riscaldamento globale o la minaccia del terrorismo) e della
natura deficitaria della psicologia morale umana (cfr. J. Savulescu, Unfit for
the
future:
Genetically
enhance
humanity
or
face
extinction
in
https://www.youtube.com/watch?v=PkW3rEQ0ab8 – ultimo accesso 03/12/2014).
10
106
S&F_n. 12_2014
Il carattere parrocchiale (miope) della moralità di senso comune
non consente l’attivazione di sentimenti morali che vadano oltre
il pregiudizio del futuro prossimo, della disponibilità, della
responsabilità
basata
causalmente.
Questo
determina
ciò
che
Persson e Savulescu, sulla scorta di Garrett Hardin, chiamano la
tragedia dei beni comuni14, ossia il fatto che ciascun individuo,
con
il
suo
individuale,
agire,
si
credendo
comporta,
sul
di
lungo
massimizzare
periodo,
l’interesse
contrariamente
all’interesse del gruppo di cui fa parte, ad esempio esaurendo
risorse naturali fondamentali o inquinando l’ambiente.
Come è possibile uscire da questo circolo vizioso?
La nostra conclusione è, allora, che la soluzione ai problemi
climatici e ambientali non è interamente tecnologica. Né ci sarà una
soluzione politica all’interno delle forme democratiche di governo, a
meno che il desiderio di agire moralmente cresca fortemente nel
pubblico. Perché questi problemi riguardano temi che suscitano così
poco interesse, nella misura in cui non si ha a che fare con fatti che
ineriscono l’immediato futuro o persone a loro prossime15.
In effetti anche se le democrazie liberali hanno consentito la
diffusione di un’ideologia egualitaria, questa non rappresenta
ancora una motivazione così forte da mettere capo a una radicale
mutazione dello stile di vita.
Si dovrebbe, quindi, lavorare per un incremento del senso di
giustizia e dell’altruismo, che rappresentano due delle componenti
imprescindibili dell’universo morale soggettivo.
Si dovrebbe, però, anche capire (bene) quanto tale aumento possa
essere
ottenuto
tramite
gli
strumenti
tradizionali
dell’educazione.
Un punto di partenza per sospettare che attraverso questi sistemi
l’enhancement morale non possa essere condotto a un livello
sufficiente, in tempo per evitare conseguenze disastrose legate alle
odierne tecnologie, è che il livello dell’enhancement morale ottenuto
nei 2500 anni successivi all’apparizione dei primi grandi maestri
della morale non si avvicina neanche lontanamente al grado del
progresso tecnologico durante lo stesso periodo16.
14
G. Hardin, The tragedy of the Commons, in «Science», 162, 3859, 1968.
I. Persson, J. Savulescu, Unfit for the future. The need for
enhancement cit., p. 104.
16
Ibid., p. 106.
15
107
moral
ETICHE
Luca Lo Sapio, Biomoral Enhancement
Per essere più precisi, si potrebbe fare una distinzione tra
miglioramento delle dottrine morali e miglioramento delle azioni e
reazioni
queste
morali
dottrine).
ravvisare
(le
quali
Se,
per
miglioramento,
richiederebbero
un’introiezione
quanto
le
per
le
riguarda
seconde
la
prime,
situazione
si
di
può
appare
essere più problematica.
Di conseguenza, c’è un divario crescente tra ciò che noi siamo
praticamente capaci di fare, grazie alla tecnologia, e quello che
siamo moralmente capaci di fare, nonostante il fatto che, rispetto ai
nostri antenati, sembriamo essere moralmente migliori in alcune
circostanze. È l’introiezione delle dottrine morali che noi crediamo
possa essere accelerata attraverso l’esplorazione scientifica delle
basi genetiche e neurobiologiche del nostro comportamento17.
Secondo gli autori del volume in esame, il sentimento di simpatia,
alla base delle nostre azioni morali, non può essere migliorato
semplicemente migliorando le nostre facoltà razionali o la nostra
percezione
dell’interesse
individuale,
bensì
attraverso
un
intervento sul senso di giustizia e l’altruismo .
Noi riteniamo che la simpatia e il senso della giustizia siano
indispensabili per essere pienamente morali, e che la spiegazione del
perché l’umanità non sia riuscita a fronteggiare adeguatamente il
cambiamento climatico e la distruzione ambientale, nonostante i poteri
della ragione accresciuti, è che essi lasciano l’interesse individuale
intoccato e richiamano la nostra insufficiente simpatia e senso della
giustizia così come per le future generazioni e gli animali non
umani18.
L’accrescimento del senso della giustizia e dell’altruismo, in
quanto disposizioni morali fondamentali, può comportare anche la
riduzione di pregiudizi come l’attenzione per il futuro immediato
e la concezione della responsabilità fondata causalmente.
Di
fatto,
quando
si
parla
di
altruismo
si
intende:
empatia
(mettersi al posto di un’altra persona, a livello immaginativo);
preoccupazione simpatetica per il benessere di questo soggetto in
vista del suo stesso bene, (intrinseco desiderio di rimuovere il
dolore, occasionato dall’atto empatico dell’immaginazione).
17
18
Ibid., p 107.
Ibid., p. 108.
108
S&F_n. 12_2014
Tali sentimenti, per altro, possono essere rintracciati anche in
molti
animali,
a
testimonianza
della
loro
base
biologico‐
evolutiva.
Seguendo questa prospettiva vediamo, ad esempio, che l’empatia è
un sentimento più sviluppato nelle donne (non sarebbe un caso che
la violenza e l’aggressività sia più ridotta in esse).
Alcuni critici dell’enhancement morale hanno avanzato il timore
che esso potrebbe corrodere la libertà e, di conseguenza, la
nostra responsabilità morale19. Questo esempio, però, dovrebbe
farci capire che questa paura è mal riposta: le donne non sono
meno libere e responsabili degli uomini perché a causa della loro
natura biologica esse sono più altruiste e meno aggressive. In
risposta alle obiezioni di Harris si può dire che sia nel caso in
cui
la
nostra
libertà
e
responsabilità
siano
pienamente
determinate (dal punto di vista causale), sia nel caso in cui
regni
un
certo
indeterminismo
nella
sfera
dell’uomo,
gli
interventi di biomoral enhancement non possono essere riguardati
come una minaccia alla libertà umana. Infatti, coloro che si
fossero sottoposti a enhancement morale si comporterebbero come
coloro i quali, già oggi, sono moralmente migliori. Così come le
persone naturalmente virtuose non fanno in maniera compulsiva
quello
che
esse
ritengono
essere
giusto,
così
gli
individui
moralmente potenziati non faranno in maniera compulsiva quello che
ritengono sia giusto20.
Per
quanto
riguarda
i
bambini,
ancora,
l’enhancement
morale
sarebbe né più né meno di un’estensione di ciò che già oggi
avviene con l’educazione, che essi, di fatto, non scelgono per se
stessi.
L’enhancement morale, quindi, aumenterebbe la libertà piuttosto
che restringerla.
19
20
Cfr. J. Harris, Moral enhancement and freedom, in «Bioethics», 25, 2, 2011.
Cfr. J. Savulescu, I. Persson, Unfit for the future, cit., p. 113.
109
ETICHE
Luca Lo Sapio, Biomoral Enhancement
I due autori cercano, poi, di spiegare che i mezzi tradizionali
non sono sufficienti ma non vanno cassati. Essi devono agire in
sinergia con gli altri21.
Infatti, non può essere solo una questione di apprendimento.
Sapere che la nicotina fa male, ad esempio, oppure che gli
zuccheri vanno limitati nella dieta, non costituisce un freno
reale per molte persone, che continuano a utilizzarli. Ciò su cui
bisogna incidere sono, infatti, le disposizioni morali.
Una
delle
linee
di
ricerca
più
promettenti
riguarda
l’ossitocina22. Essa però si è dimostrata promettente soprattutto
in relazione allo sviluppo di sentimenti di fiducia e pro‐sociali
all’interno
del
gruppo
di
appartenenza
(per
essere
precisi,
davanti a due gruppi, se il comportamento poteva favorire un
membro del proprio gruppo di appartenenza, l’aumentato livello di
ossitocina sembrava giocare un ruolo).
Proprio per il suo riferimento diretto al gruppo di appartenenza,
essa non si rivela sufficiente a elevare moralmente gli individui,
ma ciò esula dal non considerarla un aiuto indispensabile.
Altri farmaci sono gli inibitori selettivi della ricaptazione
della serotonina.
In ogni caso, è chiaro che modificazioni del cervello attraverso
farmaci
come
SSRIs
hanno
conseguenze
morali.
Gli
esempi
dell’ossitocina e serotonina mostrano che la manipolazione della
biologia può avere effetti morali. Ci sono pertanto prospettive legate
all’enhancement morale […]. Tuttavia non è sorprendente che non siano
stati scoperti fino a questo momento ulteriori farmaci capaci di
potenziare le abilità morali. Inoltre anche se questi farmaci
venissero scoperti, l’obiettivo scoraggiante di applicarli a un
sufficiente numero di persone – probabilmente nell’ordine di centinaia
di milioni rimarrebbe23.
Ora, gli autori sottolineano come non è loro obiettivo quello di
mettere in secondo piano i mezzi tradizionali di potenziamento.
Essi
devono
incrementati.
continuare
Però,
a
sussistere.
bisogna,
Anzi
parimenti,
dovrebbero
sottolineare
essere
come
bioenhancers medici non incappano in obiezioni morali decisive.
21
22
23
Ibid., pp. 116‐117.
Ibid., p. 118.
Ibid., p. 121.
110
i
S&F_n. 12_2014
La
ricerca
sull’enhancement
morale
non
può
subire
battute
d’arresto né precludersi alcune strade.
È facile e conveniente pensare che gli uomini verranno a capo dei
loro problemi grazie alla politica o alle tecnologie perché questi
problemi, in fin dei conti, sono esterni a noi.
Per altro, le odierne democrazie liberali potrebbero avere qualche
difficoltà nell’implementare questi programmi di potenziamento
morale, poiché nell’ideologia liberale si ritiene che lo stato
debba avere una posizione di neutralità valutativa.
Il ruolo dello stato deve essere, quindi, rivisto alla luce del
fatto che le nostre comunità si sono enormemente ingrandite e i
nostri
doveri,
al
fine
di
non
danneggiare
terzi,
si
sono
quantomeno allargati (alla comunità mondo).
Tutte le tecnologie odierne presentano il problema del dual use
effect.
Le situazioni attuali, quindi, richiedono risposte rinnovate.
Gli autori lanciano, infine, una provocazione. Essi dicono che,
tutto sommato, il progresso scientifico ha avuto per lo più
effetti negativi. Questo perché una larga parte della popolazione
mondiale vive in condizioni di miseria e perché la scienza ci sta
conducendo verso l’autodistruzione.
Il fatto che sia più facile arrecare danno che benefici accentua
l’importanza che il nostro comportamento sia sotto controllo da un
punto di vista morale e informato dal punto di vista fattuale. Poiché
il nostro potere di azione è allargato grazie alla tecnologia
scientifica, la nostra capacità di arrecare danno cresce più della
nostra capacità di portare benefici […]. In una democrazia la
responsabilità di decidere ricade in ultima battuta sulle spalle dei
votanti,
ed
essi
dovrebbero
essere
moralmente
attrezzati
e
scientificamente informati per comportarsi nella maniera corretta.
Decisioni sagge richiedono non solo una buona conoscenza scientifica
ma anche l’internalizzazione di un robusto e ben fondato insieme di
valori24.
Essi richiamano, pertanto, la necessità di mettere capo a una
scienzo‐sofia, intesa come saggezza morale che ha di mira la
definizione
degli
scopi
della
applicazioni pratiche.
24
Ibid., p. 130.
111
ricerca
scientifica
e
le
sue
ETICHE
Luca Lo Sapio, Biomoral Enhancement
In particolare, l’informazione scientifica e un robusto senso
morale dovrebbero essere in grado di evitare investimenti in linee
di ricerca, come quelle militari o quelle sulla longevità perché,
ad esempio quest’ultima, andrebbe a esacerbare divari esistenti.
Anche se in un futuro prossimo la scienza fosse in grado di
risolvere tecnicamente il problema dei cambiamenti climatici o
dell’ambiente ci sarebbe sempre il problema di possibili usi
distorti del potere tecnologico.
3. Obiezioni e chiarificazioni teoriche
Tra le principali obiezioni mosse alle argomentazioni di Persson e
Savulescu ci sono quelle di Harris, Agar, Beauchamp25.
Secondo Harris, come accennato già nel paragrafo precedente, il
biomoral enhancement metterebbe a repentaglio la libertà dell’uomo
e,
giocoforza,
l’essenza
stessa
della
morale,
in
quanto
un
comportamento può dirsi morale se è il risultato di una libera
scelta dell’individuo.
Una cosa che possiamo dire, con buon margine di sicurezza, è che la
competenza morale non significa “essere migliori nell’essere buoni”,
piuttosto significa “essere migliori nel conoscere il bene e
comprendere che cosa verosimilmente può condurre al bene”. Lo spazio
tra il conoscere il bene e fare il bene è una regione completamente
governata dalla libertà. La conoscenza del bene è premessa necessaria,
ma la libertà di sbagliare è tutto. Senza la libertà di sbagliare, il
bene non può essere una scelta, e una volta sparita la libertà, con
essa anche la virtù. Non vi è alcuna virtù nel fare ciò che devi26.
Secondo Agar, invece, il biomoral enhancement
è pericoloso non a causa del fine che persegue, ma, invece, a causa
del modo in cui i bioenhancers morali quasi sicuramente lavoreranno.
Non ci sono verosimilmente pillole o iniezioni che producano
direttamente in noi giudizi morali superiori o motivazioni superiori.
I bioehnacers morali raggiungeranno quel fine indirettamente,
rinforzando alcune delle diverse collezioni di inputs cognitivi,
emotivi, motivazionali nella riflessione morale […]. Potenziamenti non
bilanciati possono avere effetti negativi […] e produrre, addirittura,
25
Molti altri autori sono intervenuti nel dibattito ma, a mio avviso, queste
sono le posizioni (contrarie) più significative. In altri casi, infatti,
vengono criticati singoli aspetti delle argomentazioni di Persson e Savulescu
ma non l’impianto generale, come nel caso di Fenton o Rakić (V. Rakić,
Voluntary moral enhancement and the survival‐at‐any‐cost bias, in «Journal of
Medical Ethics», 40, 2014; E. Fenton, The perils of failing to enhance: a
response to Persson and Savulescu, in «Journal of Medical Ethics», 36, 2010).
26
J. Harris, op. cit., p. 104.
112
S&F_n. 12_2014
peggioramenti dal punto di vista morale […]. Il rafforzamento di
componenti del giudizio morale non produce un miglioramento del
giudizio morale come un tutto27.
Beauchamp, ancora, sottolinea la difficoltà di individuazione di
specifiche disposizioni morali da implementare. Inoltre, sostiene
che la simpatia ed empatia, viste quali componenti‐base della
disposizione morale all’altruismo, non sono precisamente definite
da Persson e Savulescu28.
Persson
e
Savulescu
cerano
di
rispondere
a
queste
e
altre
questioni in un articolo pubblicato recentemente sul Journal of
Medical
Ethics29.
Altre
considerazioni
sono
sviluppate
in
30
articolo scritto a quattro mani da Guy Kahane e Savulescu
un
capitolo
del
volume
collettaneo
The
Future
of
un
e in
Bioethics:
International Dialogue31.
Innanzitutto
differenza
in
tra
KS
(Kahane‐Savulescu)
supernatural
viene
enhancement
e
elaborata
normal
una
range
enhancement. I due autori, infatti distinguono tra interventi di
enhancement radicale, che sono lungi dall’essere disponibili e
interventi di enhancement che sono già alla portata dell’uomo. È
su questi ultimi che il dibattito dovrebbe concentrarsi32.
In un passaggio rilevante è, poi, detto, apertis verbis, che
l’enhancement morale è un processo complesso e legato al contesto al
quale possono contribuire molti fattori differenti: immaginazione
morale, empatia, simpatia, altruismo, intelligenza generale, forza di
volontà, desiderio di rimediare agli errori morali33.
27
N. Agar, Moral bioenhancement is dangerous, in «Journal of Medical Ethics»,
http://jme.bmj.com/content/early/2013/12/17/medethics‐2013‐101325
December 2013, p. 1.
28
T. L. Beauchamp, Are we unfit for the future, in «Journal of Medical
Ethics», http://jme.bmj.com/content/early/2013/12/17/medethics‐2013‐101728
December 17, 2013.
29
I. Persson, T. Douglas, J. Savulescu, Reply to commentators on Unfit for the
future, in A. Akabayashi (a cura di), The future of Bioethics: International
Dialogues, Oxford University Press, Oxford 2014.
30
G. Kahane, J. Savulescu, Normal Human variation: refocussing the enhancement
debate,
in
«Bioethics»,
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bioe.12045/full August 2, 2013.
31
I. Persson, J. Savulescu, Reply to Commentators, op. cit.
32
G. Kahane, J. Savulescu, op. cit.
33
J. Savulescu, T. Douglas, I. Persson, op. cit., p. 134.
113
ETICHE
Luca Lo Sapio, Biomoral Enhancement
In particolare, quest’ultima considerazione sembra aprire alla
possibilità
di
un
ripensamento
parziale
della
questione
e,
altresì, rispondere in modo appropriato ai rilievi di Beauchamp e
Agar.
Persson e Savulescu (e gli altri autori che si sono a loro
affiancati)
hanno,
ampiamente,
messo
in
evidenza
come
gli
interventi di biomoral enhancement non devono sostituire quelli
tradizionali
(ad
esempio
l’educazione
scolastica)
né
quelli
sociali34. Anzi, questi ultimi costituiscono lo zoccolo duro del
potenziamento morale. La situazione attuale, però, consiglia di
impiegare
qualsiasi
strumento
possibile
per
implementare
le
disposizioni morali soggettive.
Inoltre, Persson e Savulescu riconoscono che l’altruismo e il
senso
di
giustizia
non
sono
le
uniche
disposizioni
morali
rilevanti. Essi, però, concentrano il discorso su queste per
motivi
pragmatici,
essendo,
forse,
le
più
importanti
per
la
definizione delle basi del senso morale.
Infine, la libertà non sembra essere messa a repentaglio dagli
interventi di enhancement morale perché, in alcuni casi, essi
possono, addirittura, essere opzionati dai soggetti stessi che vi
si sottopongono. Negli altri casi, il discorso può essere più
complesso ma valgono le seguenti osservazioni.
Se si modifica, ad esempio, il livello di serotonina presente in
un individuo x, non si sta privando quell’individuo della sua
libertà, più di quanto quell’individuo non fosse, già prima (con
il suo livello naturale di serotonina), privo di libertà.
In effetti, sarà proprio quel livello (definito naturale) di
serotonina
a
condizionare
i
comportamenti
x,y,z
considerato.
34
Cfr. i vari articoli e saggi citati nel presente articolo.
114
del
soggetto
S&F_n. 12_2014
Variare il livello di serotonina non farà altro che condizionare i
comportamenti di quel soggetto in modo differente35.
Sarebbe un po’ come dire che le donne sono meno libere degli
uomini perché i loro livelli di ossitocina sono maggiori36.
Se si condividono le premesse del discorso di Persson e Savulescu
(il punto zero) e si conviene sulla necessità di implementare le
disposizioni
morali
dell’individuo,
risulta
molto
complicato
formulare delle argomentazioni coerenti contro la liceità morale
del biomoral enhancement (quantomeno in linea di principio).
Di fatto, anche la necessità di rendere obbligatorio l’enhancement
(via
morale
politiche
statali)37,
posta
l’urgenza
della
situazione, risulta meno problematico di quello che sembra.
Qual è, allora, il punto?
Le argomentazioni di Persson e Savulescu, in merito alla liceità
morale dell’enhancement, sono convincenti, ma, nello stesso tempo,
risultano coerenti se e solo se si accetta una specifica visione
della
morale
(quella
veicolata
dalla
loro
teoria)38
e
se
si
ammette la possibilità di isolare singoli elementi dell’arredo
morale, l’altruismo, l’empatia, il senso di giustizia, sui quali
poter intervenire attraverso tecniche biomediche complesse.
Quindi, pur non considerando illecito il biomoral enhancement,
avanzo il sospetto che sia sovrastimata la possibilità di isolare
dei
segmenti
del
comportamento
morale
di
un
individuo
dal
complesso intreccio di cui tale comportamento è il precipitato
ultimo39.
35
I. Persson, J. Savulescu, Reply to commentators on Unfit for the future, in
«Journal of Medical Ethics»,
http://jme.bmj.com/content/early/2014/01/10/medethics‐2013‐101796 January 10,
2014.
36
Vedi nota 21.
37
Questo è un punto su cui Persson e Savulescu hanno presentato diverse (e a
volte leggermente contrastanti) argomentazioni.
38
La quale si configura come una forma di welfarismo aperto a un’etica
mondiale.
39
In altri termini, questi interventi potrebbero non sortire l’effetto
sperato. D’altro canto, le ricerche già avviate in questa direzione non stanno
dando risultati inequivocabili. In particolare, il setting sperimentale, in
taluni casi, può amplificare determinati risultati o non coglierne la corretta
115
ETICHE
Se
così
stanno
le
cose,
Luca Lo Sapio, Biomoral Enhancement
probabilmente,
puntare
su
massicci
finanziamenti in questa direzione è problematico, ancorché non da
escludere.
4. Una possibile prospettiva per il dibattito in corso
Il biomoral enhancement, in definitiva, è la soluzione al problema
della “sopravvivenza dell’uomo”?
Se da un lato, la premessa dell’impianto argomentativo di Persson
e Savulescu (quella che ho definito punto zero) è suffragata da
una mole di dati impressionante40 e se, ancora, non si ravvisano
argomentazioni
l’illiceità
morali,
assolutamente
dell’enhancement
convincenti,
tramite
morale
circa
tecnologie
non
tradizionali, è, altrettanto, chiara la difficoltà di avere dati
incontrovertibili al riguardo.
La tesi che intendo, qui, brevemente, sviluppare è che risulta
difficile
associare
l’enhancement
morale,
inteso
come
potenziamento delle disposizioni morali fondamentali (senso della
giustizia e altruismo), alla messa in atto di interventi volti ad
aumentare (o diminuire), ossia variare il livello quantitativo, di
determinate componenti bio‐chimiche dell’organismo.
Pertanto, il punto cruciale non sarebbe (tanto) se l’enhancement
morale
è
lecito
o
meno
(a
tale
questione
risponderei
positivamente) ma che cosa deve intendersi per enhancement morale
e se la variazione quantitativa nel livello di una o più sostanze
chimiche dell’organismo ci consente di ottenerlo. La risposta a
questi interrogativi può portarci a ritenere che l’importanza
attribuita
al
biomoral
enhancement
(nei
termini
proposti
da
portata. Lungi dal mettere capo a processi di trasformazione radicale della
soggettività, gli interventi di cui parlano Persson e Savulescu potrebbero
essere ben al di sotto delle aspettative.
40
Non ultimo il report, da poco pubblicato (novembre 2014), dall’IPCC. Qui,
possiamo apprendere, attraverso dati chiari e convincenti, che il cambiamento
climatico antropogenico è un dato di fatto, difficilmente obiettabile, rispetto
al quale resta, forse, poco tempo (se ancora ne resta) per porre rimedio (cfr.
IPCC, Climate change 2014. Synthesis report. Longer report, Adottato il 1
novembre 2014).
116
S&F_n. 12_2014
Persson e Savulescu) è sovrastimata e che, di conseguenza, la
ricerca e gli investimenti in questa direzione, non andrebbero,
probabilmente, sopravvalutati41.
Ho detto, nella premessa dell’articolo, che i principali concetti
impiegati
in
ambito
morale
(senso
di
giustizia,
altruismo,
simpatia, etc.) 1) non sono mai riducibili a singoli elementi del
corredo bio‐fisico umano e, più ampiamente, 2) sono sempre il
risultato
di
molteplici
fattori
sui
quali
è
impossibile
intervenire “chirurgicamente”, 3) infine, dipendono strettamente
dal contesto socio‐economico e culturale entro il quale sono
inseriti.
Dal momento che l’uomo è un ente naturale, risulta plausibile (e
ampiamente verificato) che, nel mondo animale (e, in particolare,
nella
classe42
antropomorfe)
dei
mammiferi
si
possano
e
nella
famiglia
rintracciare
i
delle
scimmie
precursori
dei
comportamenti morali umani43.
Inoltre,
risulta
considerazione,
abbiano
una
plausibile,
che
base
i
in
ragione
comportamenti
biologica
e,
come
della
morali
nel
precedente
dell’essere
caso
delle
umano
scimmie
antropomorfe, siano, in parte riconducibili all’attivazione di 1)
ormoni
(come
l’ossitocina);
2)
neurotrasmettitori
(come
la
serotonina); 3) circuiti neurali (come rilevato in molteplici
esperimenti)44.
Possiamo
definire
questi
elementi
come
l’insieme
delle
basi
biologiche del senso morale45 .
41
Questo non significa escluderli ma diminuirne la portata e l’importanza.
Intesa in senso tassonomico
43
La prima intuizione, in questa direzione, è stata di Darwin (C. Darwin,
L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali (1872), tr. it. Bollati
Boringhieri, Milano 2012), e percorsa, successivamente, da autori come de Waal
(F. de Waal, Il bonobo e l’ateo (2013), tr. it. Raffaello Cortina, Milano
2013).
44
Cfr. J. D. Greene, Moral Tribes. Emotion, Reason and the gap between us and
them, Atlantic Books, Londra 2014.
45
Mutuando, in parte, il titolo da quello di Neil Levy, che parla delle basi
neurologiche del senso morale (cfr. N. Levy, Neuroetica. Le basi neurologiche
del senso morale (2007), tr. it. Apogeo, Milano 2009).
42
117
ETICHE
Luca Lo Sapio, Biomoral Enhancement
La morale ha (certamente) una componente emotiva e una componente
cognitiva (che interviene, se non altro, nella formalizzazione dei
giudizi morali espliciti), ma ha, tuttavia, anche una componente
culturale che va, opportunamente, messa in rilievo.
Dire
che
l’altruismo
qualsiasi
diretta,
è
una
comportamento
l’affermazione
delle
morale,
secondo
componenti
non
la
fondamentali
giustifica,
quale
1)
in
esso
di
maniera
può
essere
implementato attraverso la variazione quantitativa del livello di
una
determinata
sostanza
a
esso
connessa;
2)
la
variazione
quantitativa di questa sostanza, unitamente ai mezzi tradizionali
di potenziamento morale, consente un’implementazione del senso
morale
dell’uomo
(per
mezzo
di
un
accrescimento
del
suo
altruismo).
L’altruismo, infatti – così come gli altri concetti morali – è un
concetto complesso.
Esso non può essere ricondotto (in maniera costante) alla presenza
di (un certo livello di) una sostanza. Infatti, la sua definizione
non è univoca. Esso dipende strettamente dal retroterra culturale
(filosofico,
scientifico,
artistico,
religioso)
entro
cui
si
colloca. Un individuo di religione x vedrà il comportamento y
quale espressione di altruismo, mentre un individuo di religione k
vedrà il comportamento z come espressione di altruismo.
Non
basta
modificare
all’altruismo
per
una
delle
ottenere
un
componenti
della
potenziamento
disposizione
morale
perché
l’altruismo non è semplicemente un sentimento, ma (anche) un
concetto che varia nello spazio e nel tempo, in relazione alle
diverse culture umane46.
46
In qualche misura, potrebbe essere portato, quale argomento in grado di far
emergere alcune criticità della proposta di Persson e Savulescu, quello delle
molteplici realizzazioni. Vale a dire che, da un lato, potrebbero esserci
molteplici fattori alla base della disposizione morale all’altruismo o al senso
di giustizia, non sempre uguali, e variabili in maniera non del tutto
prevedibile, da persona a persona; dall’altro alcuni fattori potrebbero essere
alla base di differenti disposizioni morali. Per cui, la variabilità delle
situazioni in gioco, rende estremamente difficile impostare un discorso
scientifico, che dovrebbe potersi basare sulla generalizzazione e la
riproducibilità di ciò che costituisce il suo oggetto.
118
S&F_n. 12_2014
Quale dovrebbe essere, pertanto, il target del nostro intervento?
L’ossitocina? Oppure la serotonina? Prima di capire quale sostanza
andare a modificare, bisognerebbe avere un’idea precisa di qual è
il target del nostro intervento. In altri termini, quando diciamo
che
stiamo
implementando
l’altruismo
che
cosa
stiamo,
effettivamente, implementando? Con quale idea di altruismo ci
stiamo confrontando? Persson e Savulescu danno una definizione di
altruismo in termini di empatia e simpatia. Stanno, probabilmente,
solo spostando il problema, senza trovare una soluzione.
Che cos’è l’empatia? Il mettersi al posto dell’altro. Ma cosa
significa mettersi al posto dell’altro? In che modalità ci si può
mettere al posto dell’altro? Posto, quindi, che l’altruismo sia,
innanzitutto e per lo più, empatia e simpatia, il problema non è
risolto.
Come posso trovare un correlato ormonale o neuronale dell’empatia?
Quest’ultima ha, entro di sé, non solo una componente emotiva (che
si presenta, forse, come la più semplice da individuare) ma anche
una componente cognitiva e culturale, come tutti i concetti che
costituiscono l’arredo del mondo morale.
Inoltre, la disposizione all’altruismo va sempre inserita nella
trama complessa degli elementi che strutturano la storia di vita
di un determinato soggetto.
L’altruismo non può essere isolato dall’insieme della componenti
che caratterizzano l’esistenza di un soggetto. Ogni tentativo di
demarcazione rigida si rivela controproducente per una corretta
comprensione delle dinamiche psicologiche soggettive.
Se
le
difficoltà
sono
così
accentuate,
pur
condividendo
la
premessa dell’argomentazione di Persson e Savulescu, il sospetto è
che non si dovrebbe concentrare eccessivamente l’attenzione sul
biomoral enhancement.
Anzi, proprio a partire dalla condivisione della premessa e viste
le difficoltà summenzionate, risulta, probabilmente, improduttivo
investire ingenti somme di denaro pubblico in progetti di ricerca
119
ETICHE
Luca Lo Sapio, Biomoral Enhancement
la cui premessa indispensabile è l’individuazione dei correlati
bio‐fisici di concetti morali fondamentali.
Di fatto, nonostante Persson e Savulescu insistano sulla necessità
di un’azione sinergica nell’impiego dei biomoral enhancers e di
mezzi tradizionali di elevazione morale (educazione in primis),
l’idea che sia plausibile individuare precisamente dei marcatori
morali che fungano da correlati oggettivi di concetti complessi,
quali
altruismo,
benevolenza,
senso
della
giustizia,
empatia,
simpatia, etc. risulta problematica47.
Al di là dell’accettazione del loro impianto teorico, il merito di
Persson e Savulescu è stato, in ogni caso, aver strutturato una
riflessione decisiva per il campo dell’etica applicata e aver
cercato
delle
linee
di
soluzione
rispetto
al
tema
della
persistenza della specie homo, che non può essere più elusa dalla
ricerca filosofica.
D’altro
canto
formulare
l’intento
argomentazioni
di
a
questo
favore
articolo
del
o
non
contro
è
quello
di
l’enhancement
morale, ma più a monte, quello di invitare a una riflessione
attenta e ponderata intorno ai limiti e all’intervallo di validità
nell’uso di concetti che per loro natura risultano complessi e
difficili
da
risolvere
in
componenti
basiche,
a
loro
volta
difficili da individuare.
LUCA LO SAPIO ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Bioetica presso
l’Università degli Studi di Napoli Federico II
periecontologia@gmail.com
47
Risulta, invece, meno problematico, da questo punto di vista operare
nell’ambito dell’enhancement cognitivo, dell’enhancement fisico, del mood
enhancement e così via, ma questa ulteriore articolazione del discorso non può
essere qui esaminata.
120