Giuseppe Esposito
marzo 2017
Giuseppe Sammartino
Giuseppe Sammartino
(1720 – 1793)
Marzo 2017
Testo originale da cui ho tratto la voce corrispondente su Wikipedia Italia da me scritta nel 2006 e completamente revisionata,
integrata e riscritta pubblicata ex-novo nel gennaio-marzo 2017
Ge2017
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Giuseppe Sammartino
Giuseppe Sammartino1, o Sanmartino (Napoli, 1720 – Napoli, 12 dicembre21793), è
stato uno scultore italiano.
Attivo a Napoli, il Sammartino fu uno scultore dal grande virtuosismo tecnico, ricordato
principalmente per essere l'autore del Cristo velato.
Scarsissime notizie biografiche ci restano di Giuseppe Sammartino che, nato a Napoli
nel 1720 da Nunziante, si formò nella bottega di Matteo Bottiglieri3, fratello, o forse padre,
di Felice, «ingegnere camerale» e modellatore di pastori di presepe 4 5. Il fratello minore,
Gennaro6divenne architetto.
Gli anni '40 del '700
Scarse sono pure le notizie sull'opera scultorea del Sammartino negli anni '40 del '700 e
le sculture a lui attribuite, benché non poche, non sono garantite come effettivamente di
sua mano giacché non risultano dati cronologici attendibili, né caratteri stilistici evidenti 5.
Nel 1746, mentre lavorava presso la bottega di Antonio di Lucca, realizzò
due "bottini" (ovvero "puttini")7forse destinati ad un altare 7 8 9.
Dal 1747 il Sammartino risulta lavorare, unitamente a Giovanni Cimafonte, presso la
Cattedrale di Monopoli presso cui sono documentate10 le sculture a grandezza naturale
del San Giuseppe e di San Michele Arcangelo11 7.
1
Giuseppe Sammartino, così l'enciclopedia Treccani indica come cognome principale (quello cioè con cui
viene ricercato il personaggio) Sammartino aggiungendo, tra parentesi, “o Sanmartino” e ciò ad
indicare, perciò che le due forme sono altrettanto valide, ma che la preminenza dovrebbe essere
su Sammartino (con due "m") poiché questa è la dizione principale.
2
Libro XIII dei defunti (1784-1799), fol. 181 v., Parrocchia Santa Maria dell'Avvocata.
3
Elio Catello (2004), Giuseppe Sammartino 1720-1793, Electa, Napoli, p.11, ISBN 88-510-0225-8
4
Arnaldo Venditti, BOTTIGLIERI, Felice, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 13, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1971, SBN IT\ICCU\RAV\0018879. URL consultato il 30 settembre 2016.
5
Esiste diatriba se il maestro del Sammartino sia stato Matteo (secondo F. Granata (1766), Breve nota di
quel che si vede in Casa del Principe di Sansevero D. Raimondo di Sangro in Napoli) o Felice (secondo
P. Signorelli (1811), Vicende della Coltura delle Due Sicilie - vol. VII). Viene tuttavia fatto notare che
Felice è molto più verosimilmente il figlio e non il fratello di Matteo Bottigliero, presso la cui bottega a
sua volta avrebbe fatto il suo apprendistato insieme al Sammartino. Felice risulta patentato nel 1756 e,
coetaneo del Sammartino, è ancora attivo nel 1778 quando firma, con Ferdinando Fuga, una relazione
sulla ricostruzione della cupola della Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli. Viene infatti fatto notare che
mentre il secondo è architetto e ingegnere, il primo, Matteo, è scultore e, pertanto, più logico sarebbe
assegnare il Sammartino come allievo di costui.
6
V. Cazzato, M. Fagiolo, M. Pasculli Ferrara (1996), Atlante del barocco, Terra di Baeri e Capitanata,
Roma, pp. 612-613.
7
Elio Catello (2004), p. 22
8
Archivio Storico del Banco di Napoli, Banco del Salvatore, giornale m 1160 del 5 novembre 1746.
9
Tale attribuzione si deve al fatto che la bottega del Di Lucca era specializzata in tali ornamenti d'altare
normalmente realizzati dal Sammartino a meno che il committente non richiedesse altrimenti.
10
Notaio Onofrio Arnese, scheda 291, prot. 9, foll. 2v-5, quale copia dell'atti di Notar Mario d'Alessio del
25 gennaio 1750.
1
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Gli anni '50 del '700: il Cristo velato
Il volto del Cristo velato
Il decollo artistico del Sammartino, in ogni caso, si data nella seconda metà del
Settecento (molto verosimilmente nel 175112, chiamato da Antonio Corradini), quando
Napoli serbava tracce di un notevole fervore artistico che vi accentrò i nuovi orientamenti
della scultura settecentesca italiana, rappresentati dal genovese Francesco Queirolo e dal
veneziano Antonio Corradini, riuniti attorno al cantiere della cappella Sansevero, diretto
da Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero13.
Raimondo di Sangro, infatti, che intendeva rendere la cappella un mausoleo degno della
grandezza del proprio casato, ingaggiò pittori e scultori rinomati in grado di arricchirla con
sculture di grandissimo pregio. Già per le statue della Pudicizia e del Decoro si ritiene che
il Corradini si sia avvalso della collaborazione del Sammartino riconoscendone le capacità
11
Per il San Michele Arcangelo, esiste diatriba di attribuzione per lo stile più aderente a quello di Matteo
Bottigliero, maestro del Sammartino. Il fatto, tuttavia, che avesse da poco lasciato quella scuola, fa
propendere per una maturità artistica ancora non raggiunta, che ancora si rifà agli stili del maestro.
12
Elio Catello (2004), p. 17.
13
Luisa Becherucci, SAMMARTINO, Giuseppe, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1936.
2
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artistiche12; alla sua morte, nel 1752, il Sammartino si offrì di scolpire il Cristo Velato,
opera già commissionata al Corradini, e nel 1753 Raimondo commissionò allo scultore1415,
che all'epoca aveva circa trentatré anni16 7 l'esecuzione di «una statua di marmo scolpita a
grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un
sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua»17.
Sammartino, tenendo poco conto dei precedenti bozzetti del Corradini18 19(primo
destinatario della commissione, poi morto prematuramente), realizzò quindi il Cristo
velato20, opera in cui la figura del Cristo morto è mirabilmente velata da un tessuto
finissimo, talmente ben reso da non sembrare scolpito nel marmo ma reale. La magistrale
trasparenza del velo, «fatto con tanta arte da lasciare stupiti i più abili osservatori» (come
riferì lo stesso Raimondo di Sangro) ha nel corso dei secoli dato adito a una leggenda
secondo cui lo stesso Principe, noto per le sue sensazionali invenzioni e per i suoi studi di
alchimia, avrebbe insegnato allo scultore una procedura di calcificazione di cristalli di
marmo nel tessuto. Come già accennato, tuttavia, il Cristo velato è ricavato da due blocchi
di marmo21, uno per il corpo del Cristo, con ciò intendendo anche il velo che lo ricopre e
gli strumenti del supplizio, in marmo di Carrara, e l'altro in marmo colorato per la coltre su
cui poggia il materasso che, di fatto, sostiene il corpo del Cristo22 23. L’opera è pertanto
ascrivibile solo all'ispirato scalpello del Sammartino, che nel realizzarlo non si è servito di
alcuna escogitazione alchemica24.
14
In una lettera all'abate e fisico Jean Antoine Nollet il Sansevero decanta le capacità del
Sammartino:unJeuneHommeNapolitain, qui promet de rendre son nome célebredans l'art de la
sculpture (trad: "un giovane uomo napoletano, che promette di rendere il suo nome celebre nell'arte
della scultura").
15
Elio Catello (2004), p. 18.
16
L'età dello scultore, trentatré anni, deve essere considerata abbastanza avanzata se non
anagraficamente, sotto il profilo dell'affermazione personale. Resta il fatto che solo dopo la realizzazione
del Cristo Velato, e quindi dopo il 1753, si comincerà a parlare di lui, come dello "scultore di
Sansevero". A riprova ulteriore del fatto che il Sammartino era ancora pressoché sconosciuto, si
consideri che alla morte del Corradini il suo posto, quale responsabile dei lavori presso la Cappella,
sarà assegnato dal Principe di Sansevero a Francesco Queirolo.
17
Cristo velato: la statua, Museo della Cappella Sansevero.
18
Per convincenti riferimenti stilistici, si ritiene che un bozzetto del Cristo Velato, oggi al Museo Nazionale
di San Martino, sia da accreditarsi al Corradini; tuttavia tale assegnazione, per una passionalità
generale che traspare dal bozzetto stesso e che viene ritenuta normalmente estranea allo scultore veneto,
più attento a esigenze decorative e illusionistiche, non è accettata appieno dal mondo della critica che
ugualmente lo vuole di mano del Sammartino.
19
Elio Catello (2004), pp. 18 e 21.
20
Opera per la quale ricevette un compenso di 500 ducati, cifra di certo irrisoria se si conwdeira che anni
dopo, per la realizzazione di alcune statue delle Virtù di Carlo III, per l'abbellimento del Foro Carolino,
otterrà circa 200 ducati per ognuna.
21
Elio Catello (2004), p. 21.
22
L'idea originaria di posizionare il Cristo Velato nella Cavea sotterranea della Cappella, già allora
raggiungibile attraverso una angusta scala, potrebbe aver suggerito la lavorazione in due blocchi
distinti.
23
Elio Catello (2004), p. 21.
24
Cristo velato: la leggenda del velo, Museo della Cappella Sansevero.
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Altra opera attribuita al Sammartino, nella Cappella Sansevero, sarebbe il rilievo
del Cristo che dona la vista al cieco, sul piedistallo del Disinganno, opera di Francesco
Queirolo25 7.
Dopo la Cappella Sansevero: Napoli
Altare maggiore della Chiesa della Nunziatella
Dopo l'esperienza con Raimondo di Sangro, Sammartino ebbe una lunga e feconda
carriera. Risale al 1756-57 la realizzazione del modello del San Francesco Ferreri che
doveva poi essere tradotto in argento per i frati domenicani di San Pietro Martire26. Nel
25
In realtà, anche in questo caso l'attribuzione al Sammartino quale autore della scultura è dubbia; in una
sua lettera all'abate Nollet, il Principe di Sansevero riferisce che l'opera è stata assegnata ad "uno dei
suoi scultori". Il bozzetto o il disegno tuttavia, che evidenzia una struttura presepiale specie nella figura
del cieco, viene normalmente attribuito al Sammartino.
26
Dichiarazione di fede di verità di Giuseppe Bonito dell'11 gennaio 1759, con cui si asseriva che "anni
addietro" lo scultore aveva realizzato il modello e dichiarazione dello stesso tipo del Sammartino, in
paridata, con cui riferisce che "un anno e mezzo addietro" aveva eseguito l'opera. Il modello si trova
oggi al MetropolitanMuseum di New York ove è indicato come J'm (sic) no angel: a terracotta model of
Saint Vincent Ferrer by Giuseppe Sammartino. Così indicato in MetropolitanMuseum Journal", 2002,
vol. 37.
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1758 la sua fama è ormai consolidata se lo scultore bolognese Agostino Corsini27 lo
nomina suo perito per la valutazione di due statue marmoree della Fama28 che, sulla porta
della cappella della reggia di Portici, reggevano lo stemma reale29.
In questo periodo, Giuseppe Sammartino abita "dirimpetto alla Porta piccola di San
Giuseppe vestire li Nudi"30, ed ha bottega fuori della Porta di Costantinopoli, "sotto le
mura di Sant'aniello", in un "basso e contrabbasso" di proprietà degli Eletti della Città31 32
33
.
Angeli reggifiaccola della Chiesa dei Girolamini (assenti per prestito al Museo di Capodimonte dal 1979 e
riposizionati in loco nel 2013 per interessamento del rettore del complesso Umberto Bile)
27
Agostino Corsini (Bologna 1688-Napoli 1778), scultore.
28
Le cosiddette Fame alate, così indicate nella lunga vicenda giudiziaria ad esse connessa.
29
Le opere erano state fortemente criticate da Luigi Vanvitelli che definiva il Corsini (8 novembre
1753) "scultoraccio bolognese" e "l'infelice bolognese che ... fa cose da chiodi a Portici". Per tale motivo
il pagamento veniva continuamente ritardato e lo scultore aveva adito le vie legali nominando il
Sammartino proprio perito. Il pagamento delle opere, realizzate nel 1756 e dopo alterne vicende
giudiziarie, avvenne nel 1758, ma al Corsini vennero sospesi altri lavori tra cui due puttini e due angeli
per l'altare della Cappella regia. A onore del Vanvitelli, questi rivalutò, ed anzi elogiò, l'opera del
Corsini nel 1768 per due statue della Previdenza e della Giustizia da posizionare sullo scalone della
reggia di Portici.
30
Elio Catello (2004), p. 26.
31
Archivio Storico del Banco di Napoli, Banco del Salvatore, Giornale m. 1497, 26 gennaio 1763 per
l'abitazione; stesso Archivio, Banco del Popolo, volume di bancali, 11 dicembre 1789, per la bottega.
Citati da Catello (2004), p.29.
32
In questo periodo lo scultore si approvvigiona di marmi di Carrara da Giacomo Chiappari, Antonio
Baratta e dal Conte del Medico, commercianti di marmi con magazzini nella zona dell'attuale Via
Pessina.
33
Archivio Storico del Banco di Napoli, Banco del Salvatore, Giornale m. 1505, 27 agosto e 12 settembre
1763; Banco del Popolo, Giornale m. 1997, del 22 agosto 1772.
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Al 1760 risalgono i lavori relativi all'altare maggiore della Chiesa della Nunziatella34 35,
oggi annessa alla Scuola Militare omonima. Si tratta, in realtà, di lavori già pensati nel
174236consistenti in un paliotto, due coppie di putti reggifiaccola come capialtare e teste di
cherubini per il ciborio37 38 39 40.
Le Tavole dei Comandamenti in ebraico
Nel 1757, ormai assurto a notorietà, viene chiamato da Giustino Nervini, rettore della
Certosa di San Martino, per la decorazione delle due cappelle dell'Assunta e di San
Martino41 con la commissione di: “quattro statue di tutto rilievo e panneggiate a tutta
proprietà” e sedici puttini raggruppati a due a due da collocare al di sopra delle
porte “reali o finte”42 Quanto alle quattro statue, dapprima queste dovevano rappresentare
l'Amor di Dio e il Premio (per la Cappella dell'Assunta), e la Costanza e la Carità (per
quella di San Martino); successivamente l'Amor di Dio e la Costanza vennero sostituite,
rispettivamente, con la Verginità e la Fortezza.
Nello stesso 1757, unitamente ad altri 13 scultori, partecipò ad un concorso, indetto
da Luigi Vanvitelli "regio architetto" di Corte, per la realizzazione della statua equestre di
re Carlo, ma il suo lavoro, come quello di altri, venne stroncato dall'architetto, noto per il
34
L'altare era stato realizzato nel 1732 da Giuseppe Bastelli su disegno di Carlo Schisano.
35
Elio Catello (2004), p. 92.
36
Federico Jappelli (1987), La Nunziatella, in Societas nn. 1 e 2, p. 25.
37
Il 13 agosto 1760 il Procuratore del Noviziato della Compagnia di Gesù, salda a Giuseppe Sammartino
la somma di trecentocinquanta ducati per quattro puttini in due gruppi ne' capialtare, altri due davanti al
paliotto e di tutte le teste de' cherubini attorno alla custodia.
38
C. Celano (1792), Notizie del bello, dell'antico e del curioso della Città di Napoli, Napoli, IV edizione,
vol. III, p. 142.
39
Eduardo Nappi (2002), I Gesuiti a Napoli, in Ricerche sul '600 napoletano, p. 126, doc. 181.
40
Vincenzo Rizzo (1989), Un capolavoro del gusto rococò a Napoli. La chiesa della Nunziatella a
Pizzofalcone, Napoli, 9. 28, doc. 28.
41
Elio Catello (2004), p. 55.
42
Elio Catello (1988), Sammartino, Napoli, pag. 159, doc. III.
6
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suo carattere molto forte e difficile da gestire43 44. A proposito della gara per la statua
equestre, il Vanvitelli, in una sua lettera al fratello Urbano, giudicò positivamente solo la
figura del re modellata dal Queirolo e il cavallo del bozzetto presentato da Joseph Canart,
ritenendo “cattivi” i modelli di Agostino Cornacchini e, più in generale, e senza nominare
alcuno in particolare, dei “napoletani” tra cui Francesco Celebrano45 e, appunto, il
Sammartino. La scelta del Vanvitelli, tuttavia, non convinse il re e la statua non si fece46.
Dopo ulteriori alterne vicende, durante le quali la statua equestre non venne realizzata
nonostante molteplici tentativi nel senso, nel 1760 l'incarico venne assegnato al Queirolo e,
alla morte di costui nel 1762, a Tommaso Solari 47. A valutare il bozzetto del Solari venne
chiamata una commissione, composta da Corrado Giaquinto, Giuseppe Bonito, Francesco
De Mura e dallo stesso Sammartino27, che propose alcuni emendamenti; anche in questo
caso l'indecisione perdurante non fece realizzare la statua finché, nel 1766, su insistenza
dell'allora Ministro delle Finanze, Giovan Battista Albertini, II principe di Sanseverino e
Cimitile, venne incaricato Giuseppe Sammartino. Anche in questo caso, tuttavia, la statua
non venne eseguita per varie vicende politiche48 49.
Nel 1763, intanto, dovendo dare attuazione alla realizzazione del Foro
Carolino (l’attuale Piazza Dante) per il quale aveva ricevuto incarico nel 1758, Vanvitelli
aveva previsto fossero realizzate ventisei statue delle Virtù di re Carlo III50. Dodici di
queste vennero commissionate, nel febbraio 1763, al Conte Antonio del Medico, già
fornitore di marmi del Samartino e proprietario di cave a Carrara e di magazzini
“ricchissimi di busti e statue” alle c.d. Fosse del Grano, ove oggi sorge la Galleria Principe
di Napoli. Le restanti quattordici, nel giugno dello stesso anno, vennero commissionate, tra
gli altri al Sammartino che le realizzò in diciotto mesi51.
Nonostante il rapporto apparentemente conflittuale tra il Sammartino ed il Vanvitelli,
quest'ultimo mostrerà verso il primo una notevole considerazione (peraltro già trapelata
dalla mancanza di aperte critiche nei suoi confronti, non risparmiate invece ad altri scultori
43
Elio Catello (2004), p. 23.
44
È noto che il Vanvitelli esigesse dagli artisti che lavoravano per lui la rigorosa e attenta esecuzione dei
suoi disegni, dei bozzetti e dei modelli. La scultura è, secondo l'architetto, solo il corollario ai pensieri
architettonici cui deve assolutamente sottostare.
45
Francesco Celebrano aveva largamente prodotto proprie opere per la Cappella Sansevero; a lui sono
infatti ascrivibili il Monumento a Cecco de' Sangro; la Deposizione dell'Altare maggiore; il Dominio di
se Stessi; il Monumento a Giovan Francesco de' Sangro, quinto Principe di Sansevero, e il pavimento
originale, in tarsie marmoree, della Cappella.
46
F. Strazzullo (1976), Lettere di Luigi Vanvitelli della biblioteca palatina di Caserta, Galatina, lettera
496, p. 115.
47
Tommaso Solari, omonimo dello scultore ottocentesco, nacque a Genova in data non nota, e morì a
Caserta nel 1779.
48
La statua equestre verrà successivamente realizzata, da Antonio Canova, in Largo di Palazzo,
oggi Piazza del Plebiscito.
49
Elio Catello (2004), p. 23 e 29.
50
In origine il progetto prevedeva un edificio emiciclo su tre piani, ma per le proteste delle monache di San
Sebastiano, che vedevano così compromessa la propria visuale, l'architetto per ordine del re si limitò a
due.
51
Elio Catello (2004), p. 25.
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nelle lettere scambiate con il fratello Urbano52), con la sua nomina quale perito in varie
occasioni e la sua proposta di nomina a membro dell'Accademia di Belle Arti53.
Nello stesso 1763 il Sammartino lasciò l'abitazione “dirimpetto alla Porta piccola di San
Giuseppe” e si trasferì in una casa proprietà di Francesco Cereo 54in strada Costigliola de'
Carafa.55 56 nei pressi di Largo di Mercatello e delle Fosse del Grano, ove si trovavano i
suoi principali fornitori di marmo, e qui ampliò la propria bottega accogliendo allievi tra
cui Giacomo Viva57 e Giuseppe Gori58, quest'ultimo particolarmente attivo nella
realizzazione di pastori presepiali.
Alla morte di Luigi nel 1773 gli subentrò, quale architetto regio, il figlio Carlo
Vanvitelli che superò l'ormai consolidato orientamento di scegliere artisti “stranieri” in
luogo di quelli locali a tal punto che il Sammartino risultò conteso dalle principali famiglie
napoletane51 59; molte sono, inoltre, le commesse che gli pervennero dalla Corte
borbonica60 per la quale realizzò anche molteplici lavori in stucco, oggi non ancora
identificati, nell'appartamento della regina del Palazzo reale di Napoli. Sempre a lui venne
affidato inoltre, nel 1787, il restauro del Gigante di Palazzo61.
Tra le sue opere napoletane si ricordano inoltre le figure dei Santi Pietro e Paolo e di
Mosè ed Aronne (1792) sulla facciata della chiesa dei Girolamini, i due Angeli
52
Se si esclude la generica critica rivolta ai "napoletani" nel caso della statua equestre.
53
Elio Catello (2004), p. 24.
54
Nicolò Toppi (1678), Biblioteca napoletana et apparato a gli Huomini Illustri in Lettere, di Napoli e del
Regno, Napoli, Antonio Bulifon all'insegna della Sirena, p. 89.
55
Archivio Storico del Banco di Napoli, Giornale m. 1506, 14 novembre 1763, fol. 368 v.
56
Elio Catello (2004), p. 29.
57
Archivio Storico del Banco di Napoli, Giornale m. 2135, 22 marzo 1777, fol. 238.
58
Vincenzo Rizzo (2000), Documenti inediti su Sammartino e i suoi allievi, in Presepe Napoletano, p. 215 e
ss.
59
Ruffo di Calabria, Carafa della Roccella, Carducci Agustini, l'arcivescovo Giuseppe Capecelatro,
concordano nell'indicarlo come il maggiore scultore del Regno e il più celebre scultore di marmi che
oggi sia.
60
Dalla Gazzetta Universale del 25 febbraio 1775: Per la particolare devozione che la Maestà Sua porta a
S. Francesco di Paola, ha ordinato che si faccia un bambino d'argento della grandezza del neonato
Regio Principe...per rilevarne l'effige è stato chiamato il primo scultore di questa Capitale Don Giuseppe
Sammartino, il quale ha egregiamente adempita la sua commissione.
61
Si trattava di una statua colossale, forse un busto di Giove, originariamente priva di gambe e braccia,
rinvenuta in scavi archeologici nell'area di Cuma. Nel 1688, in occasione dell'inaugurazione di una
nuova darsena del porto di Napoli voluta dal viceré Antonio d'Aragona, venne collocata alla sommità
della strada che collegava il porto con Largo di Palazzo, l'attuale Piazza del Plebiscito, e perciò stesso
denominata "Gigante di Palazzo" così come "salita del Gigante" divenne la strada sopra detta e "fontana
del Gigante" quella che è, oggi, a poca distanza da Castel dell'Ovo. Restaurata già in epoca vicereale, la
statua venne dotata di gambe e braccia mentre nelle mani vennero posti gli stemmi del viceré e della città
di Napoli. Il "Gigante" divenne ben presto "parlante" ospitando testi satirici specialmente contro il
potere costituito; re Giuseppe Bonaparte fece rimuovere la statua e la fece ospitare nel Museo
archeologico nazionale di Napoli, nei cui giardini è ancora oggi visibile, privata delle superfetazioni di
restauro, con l'indicazione "Giove da Cuma". Si vuole che tale trasferimento derivasse dall'ultimo testo
satirico apparso sulla statua, che faceva riferimento proprio a lui: "lascio la testa al consiglio di stato, le
braccia ai ministri, lo stomaco ai ciambellani, le gambe ai generali e tutto il resto a re Giuseppe".
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reggifiaccola (1787) all'interno della stessa chiesa62, gli stucchi nell'androne del palazzo di
Sangro, le figure allegoriche in stucco presso i pilastri della crociera dell'Annunziata
(intorno al 1780-81)9 ed il gruppo di Tobia e l'angelo nella cappella del Tesoro di san
Gennaro.63
Dopo la Cappella Sansevero: Puglie
il Cappellone di San Cataldo della Cattedrale di Taranto
Se cospicua fu la produzione sammartiniana a Napoli ad acquisita notorietà nella
Capitale del regno, non da meno lo fu in Puglia64. Si ritiene che motivo principale di tale
predilezione sia da individuarsi, intanto, nel fatto che le province pugliesi erano, nel
panorama del Regno, le più ricche; a ciò si aggiunga che, durante il periodo di maggiore
attività del Sammartino, proprio dalla Puglia proveniva gran parte dell'entourage
dell'amministrazione del regno: tralasciando Raimondo di Sangro, si considerino
l'arcivescovo Giuseppe Capecelatro, cappellano del tesoro di San Gennaro, o
l'economista Giuseppe Palmieri o, ancora, l'arcivescovo Celestino Galiani e suo
nipote Ferdinando Galiani, a sua volta economista, il giurista Niccolò Fraggianni. Ulteriore
motivo di attrazione è da individuarsi nella presenza, in terra di Puglia, di molti alti prelati
napoletani.
L'opera del Sammartino si esprime perciò in molteplici sculture tra cui otto statue di
grandi dimensioni65 per la cattedrale di Taranto nel c.d. Cappellone di San Cataldo: San
Francesco d'Assisi66, San Filippo Neri67, San Domenico, Santa Teresa d'Avila68, San
62
I due angeli vennero trasferiti al Museo nazionale di Capodimonte nel 1979 per una mostra sul settecento
napoletano e vennero ricollocati nella loro sede originaria solo nel 2013 grazie all'impegno dell'allora
rettore del complesso Umberto Bile.
63
Settecento napoletano, Soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio e per il patrimonio
artistico e etnoantropologico di Napoli e provincia. URL consultato il 30 settembre 2016.
64
Elio Catello (2004), p. 25-26.
65
Elio Catello (2004), pp. 66 e sgg.
66
Il Sammartino sarà particolarmente legato a tale statua tanto da realizzarne una copia simile, salvo lievi
modifiche, per la propria tomba nella Chiesa di Sant'Efremo Nuovo a Napoli. Dopo l'incendio che
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Francesco di Paola, Santa Irene, San Giovanni Gualberto69 70, San Giuseppe. eseguite nel
1773 su commissione del vescovo monsignor Mastrilli, le statue del Cappellone di San
Cataldo costituiscono la maggiore concentrazione di statue del Sammartino così da poterlo
considerare l'insieme più famoso, importante e completo dello scultore napoletano.
Ancora in terra di Puglia il Sammartino opera nella Cattedrale di Monopoli, Cappella
della Madia, ove realizza il San Michele Arcangelo; nel 1767, a Foggia, realizza, sulla falsa
riga delle stesse opere dell'altare della Nunziatella di Napoli, due angeli reggifiaccola e vari
cherubini per l'altare maggiore71.
il paliotto dell'altare maggiore della Chiesa di San Lorenzo a San Severo
Nel 1769 il Sammartino è a Martina Franca, nella chiesa di San Martino, ove, su
commissione di Don Francesco Saverio Stabile, il fratello Gennaro progetta, quale
architetto, l'altare maggiore72 73. Per tale altare il Sammartino scolpisce La
Carità e L'Abbondanza, nonché il paliotto dell'altare del Cristo alla Colonna.
Nel 1793 viene commissionata all'artista la scultura del paliotto e di due putti capialtare
presso la Chiesa di San Lorenzo delle Benedettine, a San Severo, su progetto del fratello
Gennaro. Alcuni mesi dopo la commessa, però, il Sammartino si ammala ed il 12 dicembre
di quello stesso anno muore. Gli subentreranno il fratello Gennaroed alcuni allievi della
distrusse la chiesa nel 1840 la statua fu trasferita al Museo di San Martino ove è ancora oggi possibile
ammirarla.
67
Un bozzetto in terracotta di tale statua si trova oggi a Vienna, presso il KunsthistorischesMuseum.
68
Un bozzetto in terracotta di tale statua si trova oggi a Napoli, presso il Museo Nazionale di San Martino.
69
L'attribuzione dell'opera al Sammartino è stata confermata dal ritrovamento dell'atto di affidamento
dell'opera all'artista, da parte dell'arcivescovo Capecelatro, in cui si sottolineva, anzi, che essa era
assegnata al più celebre scultore di marmi in oggi sia detto Signor Sammartino molto rinomato per le sue
opere statuarie.
70
Gabriella Marciano e Domenica Pasculli Ferrara (1985), Il Cappellone di S. Cataldo nella Cattedrale di
Taranto, Scorpione editore, pp. 158-159.
71
L'angelo di destra, guardando, reca la firma Joseph S.MartinoSculp. Neap. Fecit A.D. 1767.
72
Elio Catello (2004), p. 99.
73
Polizza del Banco di Santa Maria del Popolo, giornale m. 2027, 11 settembre 1773, fol. 100, per la
commissione a Gennaro Sammartino quale architetto; polizza dello stesso Banco, giornale m. 1950, 26
gennaio 1771, foll. 81-82, per le sculture di Giuseppe Sammartino: a Don Giuseppe Sammartino,
scultore o sia statuario di marmo, a conto di ducati 900 prezzo convenuto e stabilito col
medesimo...secondo il disegno e modello, a tal effetto formato dall'architetto Gennaro Sammartino, per
situarsi nella chiesa collegiata delal città di Martina.
10
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
sua scuola napoletana; mentre il paliotto è quasi certamente opera dello scultore, forse alla
sua bottega sono ascrivibili i due angeli capialtare74.
La produzione presepiale
Nel contesto napoletano che vedeva anche nel presepe la possibilità di estrinsecare la
propria vena artistica, il Sammartino appartiene alla vasta categoria di grandi scultori che
non hanno disdegnato di produrre, a fronte dei soggetti più elevati costituiti da ritratti
scultorei in grande, generalmente su commissione, statuaria minuta di popolani e contadini
che consentiva, peraltro, di svincolarsi da intenti celebrativi o di circostanza, potendo dare
libero sfogo alla propria immaginazione75 76. Si hanno così committenze pastorali della
casa regnante di Borbone al Bottigliero, già maestro del Sammartino, a Francesco
Celebrano o allo stesso Sammartino77 e alla sua scuola; famosi sono i pastori anche di suoi
allievi quali i fratelli Angelo e Giacomo Viva, nonché di un loro probabile parente, giacché
il cognome è lo stesso, Francesco che, cosa rara, era solito firmare i propri pezzi incidendo
il proprio nome nella creta dietro la testa aggiungendo talvolta il titolo di architetto78.
Un posto di rilievo della produzione presepialesanmartiniana occupa il gruppo
della Natività a lui assegnata e oggi al BayerischesNationalmuseum di Monaco79.
Giuseppe Sammartino morì a Napoli, nella casa di strada Costigliola de' Carafa, il 12
dicembre 17932, all'età di settantatré anni. Suo desiderio fu quello di essere sepolto nella
vicina Chiesa della Concezione de' Cappuccini, o Sant'Efremo Nuovo, ubicata in strada
della Salute80.
74
Elio Catello (2004), p. 109.
75
Elio Catello (2004), p. 163 e sgg.
76
Gaetano Filangieri (1883-1891), Documenti per la storia, le arti nelle province napoletane, vol. VI, pp.
414-15.
77
Archivio Storico Casa Reale Antica, inventari 491-492.
78
Che anche il Sammartino producesse pastori presepiali appare confermato da una fede di pagamento
dell'Archivio del Banco di Napoli, risalente al 1776, con la quale vengono pagati venti ducati a tale
Palumbo per una certa quantità di creta nonché per la “cottura, portatura alla fornace e riportatura alla
sua stanza di ventidue mezzi busti”. Il basso prezzo, comprensivo peraltro anche della materia prima, ha
fatto propendere per l'individuazione dei manufatti proprio per mezzi busti di piccolissime dimensioni.
79
Elio Catello (2004), p. 168.
80
La chiesa venne distrutta da un incendio nel 1840; unica opera che se ne salvò fu il San Francesco
d'Assisi scolpito dal Sammartino per la sua tomba, oggi al Museo nazionale di San Martino.
11
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Repertorio delle opere di Giuseppe Sammartino
Napoli
Basilica di Santa Chiara: Monumento funebre a Carlo Cito, con Gaetano Barba e
Antonio di Lucca (parzialmente distrutto);
Basilica di Santa Chiara: Monumento funebre a Filippo di Borbone, con Ferdinando
Fuga;
Basilica di Santa Restituta: Ritratto di Alessio Simmaco Mazzocchi;
Basilica di Santa Restituta: Ritratto Simeoli;
Basilica di Santa Restituta, Cappella del Tesoro di San Gennaro: San Domenico, con
ignoto argentiere napoletano (forse Francesco Manzone);
Basilica di Santa Restituta, Cappella del Tesoro di San Gennaro: Grupo scultoreo in
argento di Tobia e l'Angelo, con i fratelli del Giudice;
Basilica di Santa Restituta: Santa Maria Maddalena, con Filippo del Giudice;
Cappella Sansevero: (forse) bassorilievo di Cristo che dona la vista al cieco;
Cappella Sansevero: Cristo Velato;
Chiesa della Certosa di San Martino: modelli per Angeli capialtare; La Verginità; Il
Premio; quattro gruppi di putti con simboli per la Cappella dell'Assunta; La
Carità; La Fortezza; quattro gruppi di putti con simboli per la Cappella di San
Martino;
Chiesa del Gesù Nuovo: modelli per acquasantiere (perduti); Angeli;
Chiesa dei Girolamini: (facciata) Santi Pietro e Paolo e Mosè e Aronne;
(interno) Angeli reggifiaccola; Teste di Cherubini, con Gaetano Navarro;
Chiesa della Nunziatella: sculture dell'Altare Maggiore;
Chiesa di Santa Maria Regina Coeli: modelli in terracotta de Il miracolo del cieco
nato e della Cena in Emmaus, tradotti in marmo da Antonio Beliazzi;
Chiesa di Sant'Agostino alla Zecca: sculture in stucco;
Chiesa della SS. Annunziata: Vergine col Bambino con Gloria di putti; San
Lazzaro; La Santità; L'Orazione; La Sapienza; La Meditazione;
Chiesa dei Santi Apostoli: sculture del monumento Ippolito;
Chiesa di San Domenico Maggiore: sculture della Cappella Carafa della Roccella;
Chiesa di San Domenico Soriano: Monumento Rinuccini (già nella Chiesa
dell'Avvocata);
Chiesa di Sant'Efremo Nuovo: San Francesco d'Assisi (già sulla tomba di Giuseppe
Sammartino, oggi al Museo Nazionale di San Martino);
Chiesa di San Ferdinando: Putti con i simboli di San Francesco Saverio;
Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo: statue dei SAnti titolari; Ritratto di Antonio Leo;
Chiesa di San Giovanni a Carbonara: Altare di San Giovanni Battista con
medaglione (attribuito a Sammartino); Busto di Lucio Caracciolo;
12
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Chiesa di San Giuseppe Maggiore (oggi demolita): Gruppo scultoreo con l'Eterno
Padre, con Angelo e Giacomo Viva (oggi, dopo la demolizione delal chiesa, trasferito
nella Chiesa di San Giuseppe al rione Luzzatti);
Chiesa di San Giuseppe dei Ruffi: Santi Pietro e Paolo;
Chiesa di San Luigi di Palazzo (oggi demolita): statue in stucco;
Chiesa dei Santi Marcellino e Festo: paliotto d'altare (trafugato);
Complesso di Santa Maria di Betlemme: Altare con medaglione (attribuito a
Giuseppe Sammartino);
Chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli: paliotto d'Altare;
Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Toledo: Altare maggiore, con Michelangelo
Porzio; sculture per la cappella gentilizia dei Signori Giura;
Chiesa di Santa Maria della Stella: Monumento funebre al Principe di
Sannicandro (distrutto);
Chiesa di Santa Teresa agli Studi, oggi Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi: putti
dell'altare maggiore (di scuola sanmartiniana);
Chiesa dello Spirito Santo: Pastore presepiale autenticato; bozzetto di studio per il
San Francesco d'Assisi di Taranto; busto in marmo di Livia Doria; ritratto di giovane
donna; pastori presepiali: Angeli; Bambino Gesù; testina di San Giuseppe; Villano
ricco; Zampognaro;
Convento dei Girolamini: Pietà; Pietà con
policroma); testa in terracotta di San Filippo Neri;
putto
piangente (in
terracotta
Foro Carolino, oggi Piazza Dante: Virtù di Carlo III di Borbone;
Duomo di Napoli: monumento Sersale;
Museo nazionale di San Martino: modello della Santa Teresa di Taranto; pastori
presepiali; medaglia di Livia Doria; bozzetti del San Paolo ai Girolamini; ritratto di
Padre Rocco; San Francesco d'Assisi; quattro leoni (perduti);
Palazzo Reale: modello da tradurre in argento del
ereditario (perduto); decorazioni in stucco (non individuate);
neonato
principe
Real Passaggio di Chiaia, oggi Villa comunale: statue di Partenope e del
Sebeto (perdute);
Alessio Simmaco Mazzocchi81. Monumento funerario nella Cappella di Santa Restituta nel Duomo di Napoli
81
Alessio Simmaco Mazzocchi (1684-1771) presbitero, filologo, biblista e archeologo.
13
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Altre Località
Canosa, Cattedrale: San Sabino (trafugato);
Casamari, Abbazia: Pio VI;
Chieti, Cattedrale: Altare maggiore, con Antonio di Lucca;
Cosenza, Cattedrale: sculture per l'altare della Madonna del Pilerio;
Foggia, Cattedrale: sculture per l'altare maggiore;
Forio d'Ischia, Cappella Regine (non più esistente): Pietro regine sostenuto da un
putto e Ritratto di Gaetano Regine(ubicazione sconosciuta);
Gioia del Colle, Cattedrale: Cherubini capialtare maggiore;
Maddaloni, Chiesa di Sant'Antonio (già di San Francesco): Angeli con cornucopie;
Maddaloni, Chiesa della SS. Concezione: Altare maggiore, con Vincenzo d'Adamo;
Manduria, Cattedrale: San Gregorio Magno, con Gennaro Trilocco;
Martina Franca, Chiesa di San Martino: Altare del Cristo alla Colonna; statue
della Carità e dell' Abbondanza, putti e cherubini;
Massafra, Chiesa di San Benedetto: Angioloni;
Monaco di Baviera, BayerischesNationalmuseum: Adorazione dei pastori;
Monopoli, Cattedrale della Madia: San Michele Arcangelo e San Giuseppe con
Giovanni Cimafonte;
New York, MetropolitanMuseum: modello per una srtatua di San Vincenzo Ferreri;
Nocera Inferiore, Convento delle suore di clausura: statua in argento di San Prisco,
con ignoto argentiere napoletano;
Nola, Chiesa dell'eremo dei Camaldoli: sculture dell'altare maggiore;
Penne, Cattedrale: San Massimo, con Biagio Giordano (trafugato);
Roma, Galleria di Palazzo Barberini: bozzetti per i Santi Pietro e Paolo per la facciata
della Chiesa dei Girolamini;
Roma, Museo di Palazzo Venezia: modello della Religione per la Cappella Regine di
Forio d'Ischia e modello del Miracolo del cieco nato;
Ruvo di Puglia, Cattedrale: San Rocco, con Biagio Giordano;
Sant'Arpino, Chiesa parrocchiale: Sant'Elpidio, con Andrea Russo (trafugato);
San Bartolomeo in Galdo, chiesa di San Bartolomeo: Busto in argento del Santo, con
ignoto argentiere napoletano;
San Severo, chiesa di San Lorenzo: Paliotto dell'altare maggiore e, della bottega, putti
capialtare;
Taranto, Cattedrale, Cappellone di San Cataldo: San Giovanni Gualberto, San
Giuseppe col Bambino, Santi Domenico, Francesco d'Assisi, Francesco di Paola,
Filippo Neri, Teresa d'Avila e Irene;
14
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Taranto, Cattedrale, Cappella del Sacramento: sculture per l'altare della cappella, con
Giuseppe Fulchignone;
Trani, Cattedrale: sculture per l'altare maggiore (restano solo frammenti);
Trieste, Cimitero di Sant'Anna: La Religione velata (proveniente dalla Cappella Regine
di Forio d'Ischia);
Vienna, KunsthistorischesMuseum: bozzetto per il San Filippo Neri di Taranto.
15
Giuseppe Esposito
marzo 2017
Giuseppe Sammartino
Giuseppe Sammartino
(1720 – 1793)
Marzo 2017
Testo originale da cui ho tratto la voce corrispondente su Wikipedia Italia da me scritta nel 2006 e completamente revisionata,
integrata e riscritta pubblicata ex-novo nel gennaio-marzo 2017
Ge2017
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Giuseppe Sammartino
Giuseppe Sammartino1, o Sanmartino (Napoli, 1720 – Napoli, 12 dicembre21793), è
stato uno scultore italiano.
Attivo a Napoli, il Sammartino fu uno scultore dal grande virtuosismo tecnico, ricordato
principalmente per essere l'autore del Cristo velato.
Scarsissime notizie biografiche ci restano di Giuseppe Sammartino che, nato a Napoli
nel 1720 da Nunziante, si formò nella bottega di Matteo Bottiglieri3, fratello, o forse padre,
di Felice, «ingegnere camerale» e modellatore di pastori di presepe 4 5. Il fratello minore,
Gennaro6divenne architetto.
Gli anni '40 del '700
Scarse sono pure le notizie sull'opera scultorea del Sammartino negli anni '40 del '700 e
le sculture a lui attribuite, benché non poche, non sono garantite come effettivamente di
sua mano giacché non risultano dati cronologici attendibili, né caratteri stilistici evidenti 5.
Nel 1746, mentre lavorava presso la bottega di Antonio di Lucca, realizzò
due "bottini" (ovvero "puttini")7forse destinati ad un altare 7 8 9.
Dal 1747 il Sammartino risulta lavorare, unitamente a Giovanni Cimafonte, presso la
Cattedrale di Monopoli presso cui sono documentate10 le sculture a grandezza naturale
del San Giuseppe e di San Michele Arcangelo11 7.
1
Giuseppe Sammartino, così l'enciclopedia Treccani indica come cognome principale (quello cioè con cui
viene ricercato il personaggio) Sammartino aggiungendo, tra parentesi, “o Sanmartino” e ciò ad
indicare, perciò che le due forme sono altrettanto valide, ma che la preminenza dovrebbe essere
su Sammartino (con due "m") poiché questa è la dizione principale.
2
Libro XIII dei defunti (1784-1799), fol. 181 v., Parrocchia Santa Maria dell'Avvocata.
3
Elio Catello (2004), Giuseppe Sammartino 1720-1793, Electa, Napoli, p.11, ISBN 88-510-0225-8
4
Arnaldo Venditti, BOTTIGLIERI, Felice, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 13, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1971, SBN IT\ICCU\RAV\0018879. URL consultato il 30 settembre 2016.
5
Esiste diatriba se il maestro del Sammartino sia stato Matteo (secondo F. Granata (1766), Breve nota di
quel che si vede in Casa del Principe di Sansevero D. Raimondo di Sangro in Napoli) o Felice (secondo
P. Signorelli (1811), Vicende della Coltura delle Due Sicilie - vol. VII). Viene tuttavia fatto notare che
Felice è molto più verosimilmente il figlio e non il fratello di Matteo Bottigliero, presso la cui bottega a
sua volta avrebbe fatto il suo apprendistato insieme al Sammartino. Felice risulta patentato nel 1756 e,
coetaneo del Sammartino, è ancora attivo nel 1778 quando firma, con Ferdinando Fuga, una relazione
sulla ricostruzione della cupola della Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli. Viene infatti fatto notare che
mentre il secondo è architetto e ingegnere, il primo, Matteo, è scultore e, pertanto, più logico sarebbe
assegnare il Sammartino come allievo di costui.
6
V. Cazzato, M. Fagiolo, M. Pasculli Ferrara (1996), Atlante del barocco, Terra di Baeri e Capitanata,
Roma, pp. 612-613.
7
Elio Catello (2004), p. 22
8
Archivio Storico del Banco di Napoli, Banco del Salvatore, giornale m 1160 del 5 novembre 1746.
9
Tale attribuzione si deve al fatto che la bottega del Di Lucca era specializzata in tali ornamenti d'altare
normalmente realizzati dal Sammartino a meno che il committente non richiedesse altrimenti.
10
Notaio Onofrio Arnese, scheda 291, prot. 9, foll. 2v-5, quale copia dell'atti di Notar Mario d'Alessio del
25 gennaio 1750.
1
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Gli anni '50 del '700: il Cristo velato
Il volto del Cristo velato
Il decollo artistico del Sammartino, in ogni caso, si data nella seconda metà del
Settecento (molto verosimilmente nel 175112, chiamato da Antonio Corradini), quando
Napoli serbava tracce di un notevole fervore artistico che vi accentrò i nuovi orientamenti
della scultura settecentesca italiana, rappresentati dal genovese Francesco Queirolo e dal
veneziano Antonio Corradini, riuniti attorno al cantiere della cappella Sansevero, diretto
da Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero13.
Raimondo di Sangro, infatti, che intendeva rendere la cappella un mausoleo degno della
grandezza del proprio casato, ingaggiò pittori e scultori rinomati in grado di arricchirla con
sculture di grandissimo pregio. Già per le statue della Pudicizia e del Decoro si ritiene che
il Corradini si sia avvalso della collaborazione del Sammartino riconoscendone le capacità
11
Per il San Michele Arcangelo, esiste diatriba di attribuzione per lo stile più aderente a quello di Matteo
Bottigliero, maestro del Sammartino. Il fatto, tuttavia, che avesse da poco lasciato quella scuola, fa
propendere per una maturità artistica ancora non raggiunta, che ancora si rifà agli stili del maestro.
12
Elio Catello (2004), p. 17.
13
Luisa Becherucci, SAMMARTINO, Giuseppe, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1936.
2
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
artistiche12; alla sua morte, nel 1752, il Sammartino si offrì di scolpire il Cristo Velato,
opera già commissionata al Corradini, e nel 1753 Raimondo commissionò allo scultore1415,
che all'epoca aveva circa trentatré anni16 7 l'esecuzione di «una statua di marmo scolpita a
grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un
sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua»17.
Sammartino, tenendo poco conto dei precedenti bozzetti del Corradini18 19(primo
destinatario della commissione, poi morto prematuramente), realizzò quindi il Cristo
velato20, opera in cui la figura del Cristo morto è mirabilmente velata da un tessuto
finissimo, talmente ben reso da non sembrare scolpito nel marmo ma reale. La magistrale
trasparenza del velo, «fatto con tanta arte da lasciare stupiti i più abili osservatori» (come
riferì lo stesso Raimondo di Sangro) ha nel corso dei secoli dato adito a una leggenda
secondo cui lo stesso Principe, noto per le sue sensazionali invenzioni e per i suoi studi di
alchimia, avrebbe insegnato allo scultore una procedura di calcificazione di cristalli di
marmo nel tessuto. Come già accennato, tuttavia, il Cristo velato è ricavato da due blocchi
di marmo21, uno per il corpo del Cristo, con ciò intendendo anche il velo che lo ricopre e
gli strumenti del supplizio, in marmo di Carrara, e l'altro in marmo colorato per la coltre su
cui poggia il materasso che, di fatto, sostiene il corpo del Cristo22 23. L’opera è pertanto
ascrivibile solo all'ispirato scalpello del Sammartino, che nel realizzarlo non si è servito di
alcuna escogitazione alchemica24.
14
In una lettera all'abate e fisico Jean Antoine Nollet il Sansevero decanta le capacità del
Sammartino:unJeuneHommeNapolitain, qui promet de rendre son nome célebredans l'art de la
sculpture (trad: "un giovane uomo napoletano, che promette di rendere il suo nome celebre nell'arte
della scultura").
15
Elio Catello (2004), p. 18.
16
L'età dello scultore, trentatré anni, deve essere considerata abbastanza avanzata se non
anagraficamente, sotto il profilo dell'affermazione personale. Resta il fatto che solo dopo la realizzazione
del Cristo Velato, e quindi dopo il 1753, si comincerà a parlare di lui, come dello "scultore di
Sansevero". A riprova ulteriore del fatto che il Sammartino era ancora pressoché sconosciuto, si
consideri che alla morte del Corradini il suo posto, quale responsabile dei lavori presso la Cappella,
sarà assegnato dal Principe di Sansevero a Francesco Queirolo.
17
Cristo velato: la statua, Museo della Cappella Sansevero.
18
Per convincenti riferimenti stilistici, si ritiene che un bozzetto del Cristo Velato, oggi al Museo Nazionale
di San Martino, sia da accreditarsi al Corradini; tuttavia tale assegnazione, per una passionalità
generale che traspare dal bozzetto stesso e che viene ritenuta normalmente estranea allo scultore veneto,
più attento a esigenze decorative e illusionistiche, non è accettata appieno dal mondo della critica che
ugualmente lo vuole di mano del Sammartino.
19
Elio Catello (2004), pp. 18 e 21.
20
Opera per la quale ricevette un compenso di 500 ducati, cifra di certo irrisoria se si conwdeira che anni
dopo, per la realizzazione di alcune statue delle Virtù di Carlo III, per l'abbellimento del Foro Carolino,
otterrà circa 200 ducati per ognuna.
21
Elio Catello (2004), p. 21.
22
L'idea originaria di posizionare il Cristo Velato nella Cavea sotterranea della Cappella, già allora
raggiungibile attraverso una angusta scala, potrebbe aver suggerito la lavorazione in due blocchi
distinti.
23
Elio Catello (2004), p. 21.
24
Cristo velato: la leggenda del velo, Museo della Cappella Sansevero.
3
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Altra opera attribuita al Sammartino, nella Cappella Sansevero, sarebbe il rilievo
del Cristo che dona la vista al cieco, sul piedistallo del Disinganno, opera di Francesco
Queirolo25 7.
Dopo la Cappella Sansevero: Napoli
Altare maggiore della Chiesa della Nunziatella
Dopo l'esperienza con Raimondo di Sangro, Sammartino ebbe una lunga e feconda
carriera. Risale al 1756-57 la realizzazione del modello del San Francesco Ferreri che
doveva poi essere tradotto in argento per i frati domenicani di San Pietro Martire26. Nel
25
In realtà, anche in questo caso l'attribuzione al Sammartino quale autore della scultura è dubbia; in una
sua lettera all'abate Nollet, il Principe di Sansevero riferisce che l'opera è stata assegnata ad "uno dei
suoi scultori". Il bozzetto o il disegno tuttavia, che evidenzia una struttura presepiale specie nella figura
del cieco, viene normalmente attribuito al Sammartino.
26
Dichiarazione di fede di verità di Giuseppe Bonito dell'11 gennaio 1759, con cui si asseriva che "anni
addietro" lo scultore aveva realizzato il modello e dichiarazione dello stesso tipo del Sammartino, in
paridata, con cui riferisce che "un anno e mezzo addietro" aveva eseguito l'opera. Il modello si trova
oggi al MetropolitanMuseum di New York ove è indicato come J'm (sic) no angel: a terracotta model of
Saint Vincent Ferrer by Giuseppe Sammartino. Così indicato in MetropolitanMuseum Journal", 2002,
vol. 37.
4
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
1758 la sua fama è ormai consolidata se lo scultore bolognese Agostino Corsini27 lo
nomina suo perito per la valutazione di due statue marmoree della Fama28 che, sulla porta
della cappella della reggia di Portici, reggevano lo stemma reale29.
In questo periodo, Giuseppe Sammartino abita "dirimpetto alla Porta piccola di San
Giuseppe vestire li Nudi"30, ed ha bottega fuori della Porta di Costantinopoli, "sotto le
mura di Sant'aniello", in un "basso e contrabbasso" di proprietà degli Eletti della Città31 32
33
.
Angeli reggifiaccola della Chiesa dei Girolamini (assenti per prestito al Museo di Capodimonte dal 1979 e
riposizionati in loco nel 2013 per interessamento del rettore del complesso Umberto Bile)
27
Agostino Corsini (Bologna 1688-Napoli 1778), scultore.
28
Le cosiddette Fame alate, così indicate nella lunga vicenda giudiziaria ad esse connessa.
29
Le opere erano state fortemente criticate da Luigi Vanvitelli che definiva il Corsini (8 novembre
1753) "scultoraccio bolognese" e "l'infelice bolognese che ... fa cose da chiodi a Portici". Per tale motivo
il pagamento veniva continuamente ritardato e lo scultore aveva adito le vie legali nominando il
Sammartino proprio perito. Il pagamento delle opere, realizzate nel 1756 e dopo alterne vicende
giudiziarie, avvenne nel 1758, ma al Corsini vennero sospesi altri lavori tra cui due puttini e due angeli
per l'altare della Cappella regia. A onore del Vanvitelli, questi rivalutò, ed anzi elogiò, l'opera del
Corsini nel 1768 per due statue della Previdenza e della Giustizia da posizionare sullo scalone della
reggia di Portici.
30
Elio Catello (2004), p. 26.
31
Archivio Storico del Banco di Napoli, Banco del Salvatore, Giornale m. 1497, 26 gennaio 1763 per
l'abitazione; stesso Archivio, Banco del Popolo, volume di bancali, 11 dicembre 1789, per la bottega.
Citati da Catello (2004), p.29.
32
In questo periodo lo scultore si approvvigiona di marmi di Carrara da Giacomo Chiappari, Antonio
Baratta e dal Conte del Medico, commercianti di marmi con magazzini nella zona dell'attuale Via
Pessina.
33
Archivio Storico del Banco di Napoli, Banco del Salvatore, Giornale m. 1505, 27 agosto e 12 settembre
1763; Banco del Popolo, Giornale m. 1997, del 22 agosto 1772.
5
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Al 1760 risalgono i lavori relativi all'altare maggiore della Chiesa della Nunziatella34 35,
oggi annessa alla Scuola Militare omonima. Si tratta, in realtà, di lavori già pensati nel
174236consistenti in un paliotto, due coppie di putti reggifiaccola come capialtare e teste di
cherubini per il ciborio37 38 39 40.
Le Tavole dei Comandamenti in ebraico
Nel 1757, ormai assurto a notorietà, viene chiamato da Giustino Nervini, rettore della
Certosa di San Martino, per la decorazione delle due cappelle dell'Assunta e di San
Martino41 con la commissione di: “quattro statue di tutto rilievo e panneggiate a tutta
proprietà” e sedici puttini raggruppati a due a due da collocare al di sopra delle
porte “reali o finte”42 Quanto alle quattro statue, dapprima queste dovevano rappresentare
l'Amor di Dio e il Premio (per la Cappella dell'Assunta), e la Costanza e la Carità (per
quella di San Martino); successivamente l'Amor di Dio e la Costanza vennero sostituite,
rispettivamente, con la Verginità e la Fortezza.
Nello stesso 1757, unitamente ad altri 13 scultori, partecipò ad un concorso, indetto
da Luigi Vanvitelli "regio architetto" di Corte, per la realizzazione della statua equestre di
re Carlo, ma il suo lavoro, come quello di altri, venne stroncato dall'architetto, noto per il
34
L'altare era stato realizzato nel 1732 da Giuseppe Bastelli su disegno di Carlo Schisano.
35
Elio Catello (2004), p. 92.
36
Federico Jappelli (1987), La Nunziatella, in Societas nn. 1 e 2, p. 25.
37
Il 13 agosto 1760 il Procuratore del Noviziato della Compagnia di Gesù, salda a Giuseppe Sammartino
la somma di trecentocinquanta ducati per quattro puttini in due gruppi ne' capialtare, altri due davanti al
paliotto e di tutte le teste de' cherubini attorno alla custodia.
38
C. Celano (1792), Notizie del bello, dell'antico e del curioso della Città di Napoli, Napoli, IV edizione,
vol. III, p. 142.
39
Eduardo Nappi (2002), I Gesuiti a Napoli, in Ricerche sul '600 napoletano, p. 126, doc. 181.
40
Vincenzo Rizzo (1989), Un capolavoro del gusto rococò a Napoli. La chiesa della Nunziatella a
Pizzofalcone, Napoli, 9. 28, doc. 28.
41
Elio Catello (2004), p. 55.
42
Elio Catello (1988), Sammartino, Napoli, pag. 159, doc. III.
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Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
suo carattere molto forte e difficile da gestire43 44. A proposito della gara per la statua
equestre, il Vanvitelli, in una sua lettera al fratello Urbano, giudicò positivamente solo la
figura del re modellata dal Queirolo e il cavallo del bozzetto presentato da Joseph Canart,
ritenendo “cattivi” i modelli di Agostino Cornacchini e, più in generale, e senza nominare
alcuno in particolare, dei “napoletani” tra cui Francesco Celebrano45 e, appunto, il
Sammartino. La scelta del Vanvitelli, tuttavia, non convinse il re e la statua non si fece46.
Dopo ulteriori alterne vicende, durante le quali la statua equestre non venne realizzata
nonostante molteplici tentativi nel senso, nel 1760 l'incarico venne assegnato al Queirolo e,
alla morte di costui nel 1762, a Tommaso Solari 47. A valutare il bozzetto del Solari venne
chiamata una commissione, composta da Corrado Giaquinto, Giuseppe Bonito, Francesco
De Mura e dallo stesso Sammartino27, che propose alcuni emendamenti; anche in questo
caso l'indecisione perdurante non fece realizzare la statua finché, nel 1766, su insistenza
dell'allora Ministro delle Finanze, Giovan Battista Albertini, II principe di Sanseverino e
Cimitile, venne incaricato Giuseppe Sammartino. Anche in questo caso, tuttavia, la statua
non venne eseguita per varie vicende politiche48 49.
Nel 1763, intanto, dovendo dare attuazione alla realizzazione del Foro
Carolino (l’attuale Piazza Dante) per il quale aveva ricevuto incarico nel 1758, Vanvitelli
aveva previsto fossero realizzate ventisei statue delle Virtù di re Carlo III50. Dodici di
queste vennero commissionate, nel febbraio 1763, al Conte Antonio del Medico, già
fornitore di marmi del Samartino e proprietario di cave a Carrara e di magazzini
“ricchissimi di busti e statue” alle c.d. Fosse del Grano, ove oggi sorge la Galleria Principe
di Napoli. Le restanti quattordici, nel giugno dello stesso anno, vennero commissionate, tra
gli altri al Sammartino che le realizzò in diciotto mesi51.
Nonostante il rapporto apparentemente conflittuale tra il Sammartino ed il Vanvitelli,
quest'ultimo mostrerà verso il primo una notevole considerazione (peraltro già trapelata
dalla mancanza di aperte critiche nei suoi confronti, non risparmiate invece ad altri scultori
43
Elio Catello (2004), p. 23.
44
È noto che il Vanvitelli esigesse dagli artisti che lavoravano per lui la rigorosa e attenta esecuzione dei
suoi disegni, dei bozzetti e dei modelli. La scultura è, secondo l'architetto, solo il corollario ai pensieri
architettonici cui deve assolutamente sottostare.
45
Francesco Celebrano aveva largamente prodotto proprie opere per la Cappella Sansevero; a lui sono
infatti ascrivibili il Monumento a Cecco de' Sangro; la Deposizione dell'Altare maggiore; il Dominio di
se Stessi; il Monumento a Giovan Francesco de' Sangro, quinto Principe di Sansevero, e il pavimento
originale, in tarsie marmoree, della Cappella.
46
F. Strazzullo (1976), Lettere di Luigi Vanvitelli della biblioteca palatina di Caserta, Galatina, lettera
496, p. 115.
47
Tommaso Solari, omonimo dello scultore ottocentesco, nacque a Genova in data non nota, e morì a
Caserta nel 1779.
48
La statua equestre verrà successivamente realizzata, da Antonio Canova, in Largo di Palazzo,
oggi Piazza del Plebiscito.
49
Elio Catello (2004), p. 23 e 29.
50
In origine il progetto prevedeva un edificio emiciclo su tre piani, ma per le proteste delle monache di San
Sebastiano, che vedevano così compromessa la propria visuale, l'architetto per ordine del re si limitò a
due.
51
Elio Catello (2004), p. 25.
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Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
nelle lettere scambiate con il fratello Urbano52), con la sua nomina quale perito in varie
occasioni e la sua proposta di nomina a membro dell'Accademia di Belle Arti53.
Nello stesso 1763 il Sammartino lasciò l'abitazione “dirimpetto alla Porta piccola di San
Giuseppe” e si trasferì in una casa proprietà di Francesco Cereo 54in strada Costigliola de'
Carafa.55 56 nei pressi di Largo di Mercatello e delle Fosse del Grano, ove si trovavano i
suoi principali fornitori di marmo, e qui ampliò la propria bottega accogliendo allievi tra
cui Giacomo Viva57 e Giuseppe Gori58, quest'ultimo particolarmente attivo nella
realizzazione di pastori presepiali.
Alla morte di Luigi nel 1773 gli subentrò, quale architetto regio, il figlio Carlo
Vanvitelli che superò l'ormai consolidato orientamento di scegliere artisti “stranieri” in
luogo di quelli locali a tal punto che il Sammartino risultò conteso dalle principali famiglie
napoletane51 59; molte sono, inoltre, le commesse che gli pervennero dalla Corte
borbonica60 per la quale realizzò anche molteplici lavori in stucco, oggi non ancora
identificati, nell'appartamento della regina del Palazzo reale di Napoli. Sempre a lui venne
affidato inoltre, nel 1787, il restauro del Gigante di Palazzo61.
Tra le sue opere napoletane si ricordano inoltre le figure dei Santi Pietro e Paolo e di
Mosè ed Aronne (1792) sulla facciata della chiesa dei Girolamini, i due Angeli
52
Se si esclude la generica critica rivolta ai "napoletani" nel caso della statua equestre.
53
Elio Catello (2004), p. 24.
54
Nicolò Toppi (1678), Biblioteca napoletana et apparato a gli Huomini Illustri in Lettere, di Napoli e del
Regno, Napoli, Antonio Bulifon all'insegna della Sirena, p. 89.
55
Archivio Storico del Banco di Napoli, Giornale m. 1506, 14 novembre 1763, fol. 368 v.
56
Elio Catello (2004), p. 29.
57
Archivio Storico del Banco di Napoli, Giornale m. 2135, 22 marzo 1777, fol. 238.
58
Vincenzo Rizzo (2000), Documenti inediti su Sammartino e i suoi allievi, in Presepe Napoletano, p. 215 e
ss.
59
Ruffo di Calabria, Carafa della Roccella, Carducci Agustini, l'arcivescovo Giuseppe Capecelatro,
concordano nell'indicarlo come il maggiore scultore del Regno e il più celebre scultore di marmi che
oggi sia.
60
Dalla Gazzetta Universale del 25 febbraio 1775: Per la particolare devozione che la Maestà Sua porta a
S. Francesco di Paola, ha ordinato che si faccia un bambino d'argento della grandezza del neonato
Regio Principe...per rilevarne l'effige è stato chiamato il primo scultore di questa Capitale Don Giuseppe
Sammartino, il quale ha egregiamente adempita la sua commissione.
61
Si trattava di una statua colossale, forse un busto di Giove, originariamente priva di gambe e braccia,
rinvenuta in scavi archeologici nell'area di Cuma. Nel 1688, in occasione dell'inaugurazione di una
nuova darsena del porto di Napoli voluta dal viceré Antonio d'Aragona, venne collocata alla sommità
della strada che collegava il porto con Largo di Palazzo, l'attuale Piazza del Plebiscito, e perciò stesso
denominata "Gigante di Palazzo" così come "salita del Gigante" divenne la strada sopra detta e "fontana
del Gigante" quella che è, oggi, a poca distanza da Castel dell'Ovo. Restaurata già in epoca vicereale, la
statua venne dotata di gambe e braccia mentre nelle mani vennero posti gli stemmi del viceré e della città
di Napoli. Il "Gigante" divenne ben presto "parlante" ospitando testi satirici specialmente contro il
potere costituito; re Giuseppe Bonaparte fece rimuovere la statua e la fece ospitare nel Museo
archeologico nazionale di Napoli, nei cui giardini è ancora oggi visibile, privata delle superfetazioni di
restauro, con l'indicazione "Giove da Cuma". Si vuole che tale trasferimento derivasse dall'ultimo testo
satirico apparso sulla statua, che faceva riferimento proprio a lui: "lascio la testa al consiglio di stato, le
braccia ai ministri, lo stomaco ai ciambellani, le gambe ai generali e tutto il resto a re Giuseppe".
8
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Giuseppe Sammartino (mar.2017)
reggifiaccola (1787) all'interno della stessa chiesa62, gli stucchi nell'androne del palazzo di
Sangro, le figure allegoriche in stucco presso i pilastri della crociera dell'Annunziata
(intorno al 1780-81)9 ed il gruppo di Tobia e l'angelo nella cappella del Tesoro di san
Gennaro.63
Dopo la Cappella Sansevero: Puglie
il Cappellone di San Cataldo della Cattedrale di Taranto
Se cospicua fu la produzione sammartiniana a Napoli ad acquisita notorietà nella
Capitale del regno, non da meno lo fu in Puglia64. Si ritiene che motivo principale di tale
predilezione sia da individuarsi, intanto, nel fatto che le province pugliesi erano, nel
panorama del Regno, le più ricche; a ciò si aggiunga che, durante il periodo di maggiore
attività del Sammartino, proprio dalla Puglia proveniva gran parte dell'entourage
dell'amministrazione del regno: tralasciando Raimondo di Sangro, si considerino
l'arcivescovo Giuseppe Capecelatro, cappellano del tesoro di San Gennaro, o
l'economista Giuseppe Palmieri o, ancora, l'arcivescovo Celestino Galiani e suo
nipote Ferdinando Galiani, a sua volta economista, il giurista Niccolò Fraggianni. Ulteriore
motivo di attrazione è da individuarsi nella presenza, in terra di Puglia, di molti alti prelati
napoletani.
L'opera del Sammartino si esprime perciò in molteplici sculture tra cui otto statue di
grandi dimensioni65 per la cattedrale di Taranto nel c.d. Cappellone di San Cataldo: San
Francesco d'Assisi66, San Filippo Neri67, San Domenico, Santa Teresa d'Avila68, San
62
I due angeli vennero trasferiti al Museo nazionale di Capodimonte nel 1979 per una mostra sul settecento
napoletano e vennero ricollocati nella loro sede originaria solo nel 2013 grazie all'impegno dell'allora
rettore del complesso Umberto Bile.
63
Settecento napoletano, Soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio e per il patrimonio
artistico e etnoantropologico di Napoli e provincia. URL consultato il 30 settembre 2016.
64
Elio Catello (2004), p. 25-26.
65
Elio Catello (2004), pp. 66 e sgg.
66
Il Sammartino sarà particolarmente legato a tale statua tanto da realizzarne una copia simile, salvo lievi
modifiche, per la propria tomba nella Chiesa di Sant'Efremo Nuovo a Napoli. Dopo l'incendio che
9
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Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Francesco di Paola, Santa Irene, San Giovanni Gualberto69 70, San Giuseppe. eseguite nel
1773 su commissione del vescovo monsignor Mastrilli, le statue del Cappellone di San
Cataldo costituiscono la maggiore concentrazione di statue del Sammartino così da poterlo
considerare l'insieme più famoso, importante e completo dello scultore napoletano.
Ancora in terra di Puglia il Sammartino opera nella Cattedrale di Monopoli, Cappella
della Madia, ove realizza il San Michele Arcangelo; nel 1767, a Foggia, realizza, sulla falsa
riga delle stesse opere dell'altare della Nunziatella di Napoli, due angeli reggifiaccola e vari
cherubini per l'altare maggiore71.
il paliotto dell'altare maggiore della Chiesa di San Lorenzo a San Severo
Nel 1769 il Sammartino è a Martina Franca, nella chiesa di San Martino, ove, su
commissione di Don Francesco Saverio Stabile, il fratello Gennaro progetta, quale
architetto, l'altare maggiore72 73. Per tale altare il Sammartino scolpisce La
Carità e L'Abbondanza, nonché il paliotto dell'altare del Cristo alla Colonna.
Nel 1793 viene commissionata all'artista la scultura del paliotto e di due putti capialtare
presso la Chiesa di San Lorenzo delle Benedettine, a San Severo, su progetto del fratello
Gennaro. Alcuni mesi dopo la commessa, però, il Sammartino si ammala ed il 12 dicembre
di quello stesso anno muore. Gli subentreranno il fratello Gennaroed alcuni allievi della
distrusse la chiesa nel 1840 la statua fu trasferita al Museo di San Martino ove è ancora oggi possibile
ammirarla.
67
Un bozzetto in terracotta di tale statua si trova oggi a Vienna, presso il KunsthistorischesMuseum.
68
Un bozzetto in terracotta di tale statua si trova oggi a Napoli, presso il Museo Nazionale di San Martino.
69
L'attribuzione dell'opera al Sammartino è stata confermata dal ritrovamento dell'atto di affidamento
dell'opera all'artista, da parte dell'arcivescovo Capecelatro, in cui si sottolineva, anzi, che essa era
assegnata al più celebre scultore di marmi in oggi sia detto Signor Sammartino molto rinomato per le sue
opere statuarie.
70
Gabriella Marciano e Domenica Pasculli Ferrara (1985), Il Cappellone di S. Cataldo nella Cattedrale di
Taranto, Scorpione editore, pp. 158-159.
71
L'angelo di destra, guardando, reca la firma Joseph S.MartinoSculp. Neap. Fecit A.D. 1767.
72
Elio Catello (2004), p. 99.
73
Polizza del Banco di Santa Maria del Popolo, giornale m. 2027, 11 settembre 1773, fol. 100, per la
commissione a Gennaro Sammartino quale architetto; polizza dello stesso Banco, giornale m. 1950, 26
gennaio 1771, foll. 81-82, per le sculture di Giuseppe Sammartino: a Don Giuseppe Sammartino,
scultore o sia statuario di marmo, a conto di ducati 900 prezzo convenuto e stabilito col
medesimo...secondo il disegno e modello, a tal effetto formato dall'architetto Gennaro Sammartino, per
situarsi nella chiesa collegiata delal città di Martina.
10
Giuseppe Esposito
Giuseppe Sammartino (mar.2017)
sua scuola napoletana; mentre il paliotto è quasi certamente opera dello scultore, forse alla
sua bottega sono ascrivibili i due angeli capialtare74.
La produzione presepiale
Nel contesto napoletano che vedeva anche nel presepe la possibilità di estrinsecare la
propria vena artistica, il Sammartino appartiene alla vasta categoria di grandi scultori che
non hanno disdegnato di produrre, a fronte dei soggetti più elevati costituiti da ritratti
scultorei in grande, generalmente su commissione, statuaria minuta di popolani e contadini
che consentiva, peraltro, di svincolarsi da intenti celebrativi o di circostanza, potendo dare
libero sfogo alla propria immaginazione75 76. Si hanno così committenze pastorali della
casa regnante di Borbone al Bottigliero, già maestro del Sammartino, a Francesco
Celebrano o allo stesso Sammartino77 e alla sua scuola; famosi sono i pastori anche di suoi
allievi quali i fratelli Angelo e Giacomo Viva, nonché di un loro probabile parente, giacché
il cognome è lo stesso, Francesco che, cosa rara, era solito firmare i propri pezzi incidendo
il proprio nome nella creta dietro la testa aggiungendo talvolta il titolo di architetto78.
Un posto di rilievo della produzione presepialesanmartiniana occupa il gruppo
della Natività a lui assegnata e oggi al BayerischesNationalmuseum di Monaco79.
Giuseppe Sammartino morì a Napoli, nella casa di strada Costigliola de' Carafa, il 12
dicembre 17932, all'età di settantatré anni. Suo desiderio fu quello di essere sepolto nella
vicina Chiesa della Concezione de' Cappuccini, o Sant'Efremo Nuovo, ubicata in strada
della Salute80.
74
Elio Catello (2004), p. 109.
75
Elio Catello (2004), p. 163 e sgg.
76
Gaetano Filangieri (1883-1891), Documenti per la storia, le arti nelle province napoletane, vol. VI, pp.
414-15.
77
Archivio Storico Casa Reale Antica, inventari 491-492.
78
Che anche il Sammartino producesse pastori presepiali appare confermato da una fede di pagamento
dell'Archivio del Banco di Napoli, risalente al 1776, con la quale vengono pagati venti ducati a tale
Palumbo per una certa quantità di creta nonché per la “cottura, portatura alla fornace e riportatura alla
sua stanza di ventidue mezzi busti”. Il basso prezzo, comprensivo peraltro anche della materia prima, ha
fatto propendere per l'individuazione dei manufatti proprio per mezzi busti di piccolissime dimensioni.
79
Elio Catello (2004), p. 168.
80
La chiesa venne distrutta da un incendio nel 1840; unica opera che se ne salvò fu il San Francesco
d'Assisi scolpito dal Sammartino per la sua tomba, oggi al Museo nazionale di San Martino.
11
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Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Repertorio delle opere di Giuseppe Sammartino
Napoli
Basilica di Santa Chiara: Monumento funebre a Carlo Cito, con Gaetano Barba e
Antonio di Lucca (parzialmente distrutto);
Basilica di Santa Chiara: Monumento funebre a Filippo di Borbone, con Ferdinando
Fuga;
Basilica di Santa Restituta: Ritratto di Alessio Simmaco Mazzocchi;
Basilica di Santa Restituta: Ritratto Simeoli;
Basilica di Santa Restituta, Cappella del Tesoro di San Gennaro: San Domenico, con
ignoto argentiere napoletano (forse Francesco Manzone);
Basilica di Santa Restituta, Cappella del Tesoro di San Gennaro: Grupo scultoreo in
argento di Tobia e l'Angelo, con i fratelli del Giudice;
Basilica di Santa Restituta: Santa Maria Maddalena, con Filippo del Giudice;
Cappella Sansevero: (forse) bassorilievo di Cristo che dona la vista al cieco;
Cappella Sansevero: Cristo Velato;
Chiesa della Certosa di San Martino: modelli per Angeli capialtare; La Verginità; Il
Premio; quattro gruppi di putti con simboli per la Cappella dell'Assunta; La
Carità; La Fortezza; quattro gruppi di putti con simboli per la Cappella di San
Martino;
Chiesa del Gesù Nuovo: modelli per acquasantiere (perduti); Angeli;
Chiesa dei Girolamini: (facciata) Santi Pietro e Paolo e Mosè e Aronne;
(interno) Angeli reggifiaccola; Teste di Cherubini, con Gaetano Navarro;
Chiesa della Nunziatella: sculture dell'Altare Maggiore;
Chiesa di Santa Maria Regina Coeli: modelli in terracotta de Il miracolo del cieco
nato e della Cena in Emmaus, tradotti in marmo da Antonio Beliazzi;
Chiesa di Sant'Agostino alla Zecca: sculture in stucco;
Chiesa della SS. Annunziata: Vergine col Bambino con Gloria di putti; San
Lazzaro; La Santità; L'Orazione; La Sapienza; La Meditazione;
Chiesa dei Santi Apostoli: sculture del monumento Ippolito;
Chiesa di San Domenico Maggiore: sculture della Cappella Carafa della Roccella;
Chiesa di San Domenico Soriano: Monumento Rinuccini (già nella Chiesa
dell'Avvocata);
Chiesa di Sant'Efremo Nuovo: San Francesco d'Assisi (già sulla tomba di Giuseppe
Sammartino, oggi al Museo Nazionale di San Martino);
Chiesa di San Ferdinando: Putti con i simboli di San Francesco Saverio;
Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo: statue dei SAnti titolari; Ritratto di Antonio Leo;
Chiesa di San Giovanni a Carbonara: Altare di San Giovanni Battista con
medaglione (attribuito a Sammartino); Busto di Lucio Caracciolo;
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Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Chiesa di San Giuseppe Maggiore (oggi demolita): Gruppo scultoreo con l'Eterno
Padre, con Angelo e Giacomo Viva (oggi, dopo la demolizione delal chiesa, trasferito
nella Chiesa di San Giuseppe al rione Luzzatti);
Chiesa di San Giuseppe dei Ruffi: Santi Pietro e Paolo;
Chiesa di San Luigi di Palazzo (oggi demolita): statue in stucco;
Chiesa dei Santi Marcellino e Festo: paliotto d'altare (trafugato);
Complesso di Santa Maria di Betlemme: Altare con medaglione (attribuito a
Giuseppe Sammartino);
Chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli: paliotto d'Altare;
Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Toledo: Altare maggiore, con Michelangelo
Porzio; sculture per la cappella gentilizia dei Signori Giura;
Chiesa di Santa Maria della Stella: Monumento funebre al Principe di
Sannicandro (distrutto);
Chiesa di Santa Teresa agli Studi, oggi Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi: putti
dell'altare maggiore (di scuola sanmartiniana);
Chiesa dello Spirito Santo: Pastore presepiale autenticato; bozzetto di studio per il
San Francesco d'Assisi di Taranto; busto in marmo di Livia Doria; ritratto di giovane
donna; pastori presepiali: Angeli; Bambino Gesù; testina di San Giuseppe; Villano
ricco; Zampognaro;
Convento dei Girolamini: Pietà; Pietà con
policroma); testa in terracotta di San Filippo Neri;
putto
piangente (in
terracotta
Foro Carolino, oggi Piazza Dante: Virtù di Carlo III di Borbone;
Duomo di Napoli: monumento Sersale;
Museo nazionale di San Martino: modello della Santa Teresa di Taranto; pastori
presepiali; medaglia di Livia Doria; bozzetti del San Paolo ai Girolamini; ritratto di
Padre Rocco; San Francesco d'Assisi; quattro leoni (perduti);
Palazzo Reale: modello da tradurre in argento del
ereditario (perduto); decorazioni in stucco (non individuate);
neonato
principe
Real Passaggio di Chiaia, oggi Villa comunale: statue di Partenope e del
Sebeto (perdute);
Alessio Simmaco Mazzocchi81. Monumento funerario nella Cappella di Santa Restituta nel Duomo di Napoli
81
Alessio Simmaco Mazzocchi (1684-1771) presbitero, filologo, biblista e archeologo.
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Altre Località
Canosa, Cattedrale: San Sabino (trafugato);
Casamari, Abbazia: Pio VI;
Chieti, Cattedrale: Altare maggiore, con Antonio di Lucca;
Cosenza, Cattedrale: sculture per l'altare della Madonna del Pilerio;
Foggia, Cattedrale: sculture per l'altare maggiore;
Forio d'Ischia, Cappella Regine (non più esistente): Pietro regine sostenuto da un
putto e Ritratto di Gaetano Regine(ubicazione sconosciuta);
Gioia del Colle, Cattedrale: Cherubini capialtare maggiore;
Maddaloni, Chiesa di Sant'Antonio (già di San Francesco): Angeli con cornucopie;
Maddaloni, Chiesa della SS. Concezione: Altare maggiore, con Vincenzo d'Adamo;
Manduria, Cattedrale: San Gregorio Magno, con Gennaro Trilocco;
Martina Franca, Chiesa di San Martino: Altare del Cristo alla Colonna; statue
della Carità e dell' Abbondanza, putti e cherubini;
Massafra, Chiesa di San Benedetto: Angioloni;
Monaco di Baviera, BayerischesNationalmuseum: Adorazione dei pastori;
Monopoli, Cattedrale della Madia: San Michele Arcangelo e San Giuseppe con
Giovanni Cimafonte;
New York, MetropolitanMuseum: modello per una srtatua di San Vincenzo Ferreri;
Nocera Inferiore, Convento delle suore di clausura: statua in argento di San Prisco,
con ignoto argentiere napoletano;
Nola, Chiesa dell'eremo dei Camaldoli: sculture dell'altare maggiore;
Penne, Cattedrale: San Massimo, con Biagio Giordano (trafugato);
Roma, Galleria di Palazzo Barberini: bozzetti per i Santi Pietro e Paolo per la facciata
della Chiesa dei Girolamini;
Roma, Museo di Palazzo Venezia: modello della Religione per la Cappella Regine di
Forio d'Ischia e modello del Miracolo del cieco nato;
Ruvo di Puglia, Cattedrale: San Rocco, con Biagio Giordano;
Sant'Arpino, Chiesa parrocchiale: Sant'Elpidio, con Andrea Russo (trafugato);
San Bartolomeo in Galdo, chiesa di San Bartolomeo: Busto in argento del Santo, con
ignoto argentiere napoletano;
San Severo, chiesa di San Lorenzo: Paliotto dell'altare maggiore e, della bottega, putti
capialtare;
Taranto, Cattedrale, Cappellone di San Cataldo: San Giovanni Gualberto, San
Giuseppe col Bambino, Santi Domenico, Francesco d'Assisi, Francesco di Paola,
Filippo Neri, Teresa d'Avila e Irene;
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Giuseppe Sammartino (mar.2017)
Taranto, Cattedrale, Cappella del Sacramento: sculture per l'altare della cappella, con
Giuseppe Fulchignone;
Trani, Cattedrale: sculture per l'altare maggiore (restano solo frammenti);
Trieste, Cimitero di Sant'Anna: La Religione velata (proveniente dalla Cappella Regine
di Forio d'Ischia);
Vienna, KunsthistorischesMuseum: bozzetto per il San Filippo Neri di Taranto.
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