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La fortuna critica Diana Barillari Metr.cDn ARCH'fETTURA 47 Copertina di "Metron",47, diceml:re 1952. Ì G. Zucconi, Un "irregolare" nel panorama architettonico del secondodópoguerra,in td. t, cura di), Marcello D'Oliuo. Archiietture e progetti 19471 9 9 1 , E l e c r a ,M i l a n o 1 9 9 8 , p . 9 . 2 T. Furlani, tJna libera cctminità giouantle a Tnes t e ,i n " M e t r o n " , 4 7 , d i c e m b r e I 9 j 2 , p p . j j - ) 5 ; Quattro progettt di lvtarcello D'Oltluo, iui, pp. j648. 1 B. Zevi, Larchitetto contadino, in "LEspresso", )0 giugno 1957. q L- Sinisgalli,Un archttetto nuouo, in "Tèrnpo", M i l a n o , 1 7 m a g g i o 1 9 5 2 ,p . 4 4 . "Un irregolare"nel panoramaarchitettonicodel secondodopoguerra:fin dal titolo il contributo di Gujd.o Zucconi, curatoredella monografiupùUUti.aranel 1998, annotando"il magro bilancio critico" di un "protagonist-a appàrtato- ma pur sempreprotagonista"l, mette a fuoco la singolaiità dfun p...^oiro che avevasuscitato molto interessetra gli anni cinquanta e sessanta,à cominciare dalla realizzazione,delVillaggio del fanciullo nel-t950 subito recensiroda "Merron"2 e appîezzatoda Leonardo Sinisgalli,straordinariafigura di intellettuale fautore di un'armonico contemperarsidi cultura umanisticaè civiltà delle macchine.Con la definizionedi "architetto contadino"r Bruno Zevi contibuisce a creareil mito della personalitàdi Marcello D'Olivo, che-assumecontorni epici nel racconto delle aiffi coltà e dei sacrificiaffrontati per frequentare1'Univeisità,aYenezia,sopportati in virtù di una vocazionefortissima: "I-a sua passioneper I'architett"iu .ià di natura primordiale,istintiva:era un bisognoflsi-èo,atavicòdi costruire,un'energiaprolgTpente.e irta di rozzezze".Il ritratto del progettista in effetti si attaglia"allbdi ficio del ristoranree dei servizidel Villaggio def fanciullo che, a dire di Zevi, presentaeffetti "forzati e forse irritanti", ampiamentesuperati negli edifici succèssivi: un casoesemplaredi coincidenza caratterialetra autore e opera. La frase che Zevi mette in bocca a D'Olivo a conclusionedell'articolo, è indìcativa della paîabola della fortunÍJ critica: a chi gli ricorda che non si poíroro eludere le esìgenze della cultura, I'architetto rispónde ridendo "Non rò.o un intellettuale -í urt costruttore. Io voglio faqe.'g pói voi criticherete". Se la rispostaosrentaun sereno disinteresse per le pubbliche relazionie I'autopromozione- "E cosìin buona fede che.gli intellettuali stanno dalla sua parte e lo valorLzzano,malgrado (attenzioneall'awerbio lapsus)questosuo ragionare",è lo sconsolatocomóento di Zevi - che potrebbe.fornire moiivazioni per spiegarealcuni periodi di silenzio,alio stesso tempo lo schermirsidi D'Olivo è coèrentea una "iultura del fare" che lo collega ad altri "irregolari" del territorio, quali Raimondo D'Aronco, Ottorino Aloisio e Gino Valle. Bisognerà.trovare,prima o dopo, una giustificazione al pullulare in Friuli di tanti architetti irregolari, selva.ggi e rustici, óotati solitamentédi un carattereimpossibtle, trrtverentr,che continuano a costruire con successoin tutto il mondo e mettono iq grande tmbarazzocritici e storici quando si tratta di sistemarliin una caregoria. Sinisgalli,che ricorda divertito I'arrivo a Milano di D'Olivo con s1iamici Bulfoni 9 Belgradosu un'auto sgangherata con "pip., cappellacci,vestiii sbracati"q, vedetn questoatteggiamento.nont-antouna forma di provocazíonesnobistica,guffito la semplicitàdí "provinciali civilissimi,imparentatìcon Ippolito Nievo ..o., Itu- 85 lo Svevo",capacidi una trasformazionesubitaneae prodigiosaquando cominciano a mostrare disegni e illustrare progetti. Da qui nasceIa magiadi un incontro che ha il potere dilestituire all'inielle"ttualela 'ífiducia ne11'arcjritettura",poiché intravedendoin D'Oiivo lo stesso"feroce istinto" e "l'eloquenzaespressiva"che fanno pensarea Picassoe \ù7right,ne preconizzale potenzialitàdi ùn artista che se "è arrivato per vocazionea rappresentareun'armonia che ci ricorda I'essenzialità di Pier Luigi Nervi e di certi^arnesiagricoli, r,uol dire che la sua opera si inserisceneila nosùa cultura e nelle nostre sptranze". Né le qualifiche di passionaleo primitivo o istintivo possono essereutrlizzatequali categorieper la valutazionecritica, ma aiutano a connotare un architetto che realizzaoperedi "rottura", anche fastidiose,forse incomplete,che sembranocollimare con il caratteredei loro progettista, anche se la leitura in chiave psicoiogica corre il rischio di ricondurie la creazronea uno stato di malattia/alterazione.E l'insistenzasull'istinto non potrebbe che rimandareal rapporto con il mondo della natura, cosicchéI'architetto "selvatico" può rivelarsi,logicamentee "naturalmente", un seguacedell'architettura organica di Frank Lloyd Wright, proprio come indicato nella quasi totalità degli artfco[ della critica fin dagli ."ro.d, daZevi a Sinisgalli,a Teseoiurlani, a Mich"ele Parrella e a Francet.o fetttori. Con il maestro di"TalíesinD'Ol^ivo awiaun dialogo destinato a proseguire ben oltre gli anni sessanta,tanto che riaffiora nei progetti per il Gabon, l'Arabia Saudita,il Congo,fino a incrociareWright in Iraq dove i-'architettoamericanoavevaprog.ituto l'Ùniversità e il Centro cuiturale di'Baghdad (1957), mentre I'italiano realizzerà, il Monumento al Milite isnoto. La storiografiaarchitettonicaenucleacome elementi fondamenúli d.ll'i.rfluenza di Wright sull'architetturaitaliana l'appassionataopera di diffusione diZevi ela conseguentenascitadell'APAO,la mostrafiorentinà del 1951con le visite a Roma e Venezia,il dibattito sorto intorno al Masieri Memorial, il ruolo dell'Istituto Universitario di Architettura di Veneziadiretto da Giuseppe Samonàdove insegnano Carlo ScarpaeZevr.In un recenteed esaustivocontributo sui tema,Maristella Casciatosottolineache una menzione specialeva f.attaa Luisi Fisini. Gino Poliini e Marcello D'Olivo quali maggiori epigoni di Wrights. Aóedào Belluzzi attribuisce le fortune di Wright nel Veneto alf insegnaméntodi Carlo Scarpa,ranro che giunge a individuare una "via veneziana" ail'architettura org nrca,anche se D'Olivo nel complessodel Villaggio del fanciullo e nei centri turistici di Lignano e Manacore, a deìta di AmedeoBelluzzi, "diverge dalla stradamaestradell-'associazioneper l'adesioneun po' distratta all'apparatóideologico e per I'euforica manipolazionè del linguaggio ài \ù7right"6.Su questaadesioÀeeteiodossadi D'Olivo un chiarirnentogiunge dallo stessoarchitetto,che spiegaquale deve essereil rapporto maestro-discepolo,nell'intervista resaa MassimilianoFuksase Doriana Mandrelli ("I-larchitectured'aujourd'hui", 1985)nella quale raccontadella visita compiuta con studenti e studiosisotto la guida di Ernesto Nathan Rogersper illustrare à Le Corbusier i padiglioni del QT5. Aila vista di quelie archiÉttuie che dove- 5 M. Casciato,-Wright and ltaly: the promise of vano essereun omaggio ai suoi edifici, ma che invece non ne avevano Ia carica organic architecture, in A. Alofsin (a cura di), poetica ma soio la verbosità di tanta architetturaitaltana, il maestro osservòun Frank Lloyd Wright. Europe arcd Beyond, University of California Press, Berkeley Los Angerigoroso silenzio.Alla richiesta di Rogers di un parere "il vecchio Corbu prima les London 1999, pp. 7 6-99, 231-241. diventò tutto rosso, poi viola a causadello sforzo per restarepadrone di sè stes- 6 A. Belluzzi, C. Conforti, Architettura italiana 'Ce so, e alla fine se ne uìcì con un lapidario: n'esi pas de I'arèhitecture,c'est de 1 9 4 4 - 1 9 8 4 , L a t e r z aR, o m a - B a r i ,1 9 8 9 ,I I e d . , p . la merde"'7. L-episodio stigm atízzaf imitazio.,. p"àirrequa dei maestri'chefini- 8. Cfr. inoltre A. Belluzzi, Wnezia. in F. Dal Co (a cura di), Storia dell'architettura motJerna. Il sce per tradursi in una appropriazioneindebita e conferma I'interesseper l'altro secondoNouecento, Electa, lvlilano 1997, p.96. maestrodell'architetturamoderna.Già nel 1962 Guy Habasque8sulla rivistaf.ran- 7 M. Fuksas,D. Mandrelli,Un entretien auec Marcese"LCEil" sottolineavaI'ammftazioneper Le Corbusier,a.rèhesein misurainfe- ceI lo D' O liuo, in " L'architecture d' aujourd'hui", riore a quella professataper Wright a detta dello stessoD'Olivo. L'inserimento 2 ) 9 , j u i n 1 9 8 5 , p p . 4 9 - 5 0 . 8 G. Habasque,Marcello D' Oliuo,in "LCEil", 89, operato da Guido Canella tra gli esponenti della "terza. generazionedi architetti moderni" accostail nome di D'Olivo a coloro che hannooperato ispirandosialle emai 1962, pp. 80-87. G. Canella, Quella "terza generazione" di Gieopere di \X/riehte Le Corbusiere. dion, in "Zodiac" ,16, settembre 1996 - febbraio ATfrontandoll tema del rapporto maestro-allievosecondola varianteemblemati- 1 9 9 7, p p . 1 1 0 - 11 1 . F F s kit f i' $' * {.' .**. f s; *i q. fa s. tri #* it. $: F' *; 'e: ,ii È r0 V. Gregotri, Reconstructing a History, in G. Celant (a cura d1), The ltalian Metamorphosis 1943-1968,catalogo della mostra, the Guggenh e i m M u s e u m ,N e w Y o r k 1 9 9 4 ,p . 5 $ , f i g g . 6 9 9 700. 1t M. Pozzetto, Guída all'architettura del l,louecento di Udine e proulncia, Electa, Milano 1996, p.22. t2 M.Pozzetto,lJarchitettura del l',louecentoa rJdine,lnI. Reale (a cura di), Le arti a UtJinenel l,louecento, catalogo della mostra, IVlarsilio, Venezia 2 0 0 0 .o . 1 5 3 . 1r M. Îafuri Architettura Italiana 1944-1981,in , F.Zeri (a cura d1),Storia dell'Arte Italiana. Vol. III, ll Nouecento, Torino 1982, p. 413. la Ivi. o. 497. It L. Sinisgalli, Una piccola citta merauigllosaper cínquecentoragazztdi Tríeste, in "Corriere d'Informazione", Milano, I)-14 gennaio 1955. 16F, Tentori, l'luoue operealVlllaggio delFanu.ullo <JiTrieste- Opicina. in "L Architettura. Cronache e s t o r i a " , 2 0 , g i u g n o 1 9 5 7 ,p p . 8 0 - 9 9 . ca del maestrosuperato,Vittorio Gregottir0sostieneche gli allievimigiiori di Scarpa sono coloro che si sono maggiormènteallontanarida lúi e indica ÚO[uo e Valle. Lanomala concentraztonedi architetturadì qualità a Udine e dintorni ha permessoa Marco Poz,zettodiipotizzare una "via friulana" che completa quella "vèneziarta", nel sensoche raccontadi una generazionelaureatasia Venezia tra tl !946 e i 1949- Gino e Fernanda Valle, Gianni Avon, Maria Antonietta Cester Toso, Masieri e D'Olivo - che se dimostra la propria inclinazioneverso le forme wrightiane vi aggiunge"il tentativo di recuperaree di nobilitare l'uso dei materiali loiali, ivi compresele tessituredifferentT"lt.Lasensibilitànei confronti del geniusloci di questa genenzione sarà forse da ascrivere a71a lezione dell'architettura della Wagqe.rs-chule che in qlre-stote[itorio ha dato i natali a due illustri fiancheggiatori, D'Aronco e Max Fabiani. Tra questi architetti è proprio D'Olivo a pren-dere le distanze"dall'ambiente e dal geniusloci friulano" anche se la sua straordinaria creatività, prosegue Pozzetto, resta affrdataa disegni splendidi che corrono "il rischio di rimanere nell'ambito delle idee di architettura che, se reahzzate,manifesterebbero incongruenze e arbitrarietà come queile reaJizzateda Erich Mendelsohn,i cui disegriifurono decantatida Bruno Zèvl"12.I-loperadi D'Olivo, peraltro, offre spunti interessantissimiper compiere riflessioni sulla teoria architettonica che potrà essereun argomenio per futuri approfondimenti critici. Chi ridimensiona l'influenza di Wright è Manfredo Tafuri quando aff.ermache la la tendenza organicainltalia restò J., urgo-ento letterario "nonostantel'appassionatapredicazionezeviana"r), e comunque tra le pochissime opere meritevoli accantoa villa Scimeni di Samonàe le "geniali riletture wrightiane" di Scarpaannovera il Viliaggio del fanciullo. Villa Spezzotti a Lignano e Manacore, invece, vengono iscritte nella categoria del "neoespressionismo", in testaalla quale si pone la Chiesasull'autostradadi Michelucci: la denominazioneè frutto di una interpretazionecritica operatadaZevi che vede la genesidi questeforme nel "furore ièonoclasta"che accomunaMichelangelo, Poilock, Wright e Mendelsohn, senzaperaltro possedere- a detta di Tafuii - quella caricain"novativache cambia la sosianzadell'architettura. Questa architettura dal forte impatto visivo e emotivo altro non è che un cosmetico "labilmente sovrappostoa un volto disciplinare raggrinzito e confuso"i4, tanto che I'ambito disciplinaresi riduce a una faccendadi esteticapiù intonata a una "beauty farm" che a un dibattito culturale. Le severevalutazioni di Tafuri colpiscono I'arbitrarietà delle interpretazioniavanzati da alcuni critici (Zeviin primis-ma ancheArgan) che operano con eccessivadisinvoltura delle forzafure sulla storia per adattarla alla situazionepresente.Il recupero dell'espressionismoe la stessa^viaorganica sono da interpretare come uno sforzo per superarela stagionedel razionalismo, evitando I'ambivalenza dell.a"continuità" che rischiavadi riportare all'indietro I'orologio della storia dell'architettura italiana. Nelle losanghe,gli esagonie i quadrati degli edifici del Villaggio del fanciullo Sinisgalli scorge "il ricordo dell'architettuia orientale, a cui lraichitetto friulano ha alpprodato",anch'egli come tanti, per una crisi del razionalismopuro"lt, e dall'Oriente al gotico alla simpatiaper Wright il passoè breve. Nelì'ampia g^mma divalutazioni e considerazioniespressedalla storiografia e dalla critica sul nodo dei rappofii di Wright con I'architettura italiana,l'opera di Marcello D'Olivo si configura come un capitolo fondamentale,da leggerenel segno di una sostanzialepositività, cosicchéla sua opera fino alla metà degli anni sessantaquando realtzzail complessodi Manacore,ha trovato una collocazionestabile nelie storie dell'architetiura.Le riserveiniziali sueli esiti fieurativi espresse nei confronti dell'edificio del ristorante nel Vilaggio del"fanciullo"(Franc.r.ò T..rtori 1957tóe TeseoFuriani 1952) si stemperanodi fronte agli edifici successiví, che documentanola maturazionedel linguaggioarchitettonico in una chiaveperpercepitanon come sonaleapprezzatadalla critica,proprio per l'originalitàespressa limitazionema come salutareaffrancamento.Ora I'architettura di D'Olivo è com- piutamenteorganicanel sensoche ha fatto proprio lo,spirito dell'architetto ameflcano, soprattutto nel momento in cui affronta ii nodo della relazionecon l'ambiente e il mondo della natura. Una occasionedi rilancio viene offerta dallo stessoD'Olivo con 1apubblicazione nel I972 della monografia ín tre tomrDíscorsoper un'altra architettiralT, dove I'architetto propone la ùa riflessioneteoricae pubblica una meravigliosaseriedi disegni relativi ài progettr rcalizzati e non, tra i quali sono numerosi quelli ideati per i'Af.i.u e il Vtèdió Oriente. Le recensionidei volume, pubblicate ànche a distanza di due o tre anni, costituisconoI'occasioneper ricominciare a occuparsi delI'architetto interrompendo un silenzioprolungatol8. Sulle motivazioniche hanno spinto un "architetto contadino" a cimentarsicon la teoria si possonoformulare varie ipotesi, ma resta il fatto che il libro costituisce la punta àefl'icebergdi una riflessiònecostante,sorretta da un interessenei confronti dei temi filosòfici e scientifici semprevivissimo,condotta lontano dai salotti culturali e dal mondo universitariodove regnauna tolleranzadt facciatache infligge il silen zio ai non allineati. Il punto di folza di Marcello D'Olivo secondo Mai'omo sanzaletcoDezzi Bardeschiè "proprio il suo essere,come Leonardo, un tere', e per ciò stessoun uomo di carne e muscoli, con le proprie debolezzee le proprie-contraddizioni,indifferente alle effimere scehedi èstrìnsecogradimento iouimtrrrtturale tipiche della cultura ufficiale, che gli permette di gua-rdarsid'attorno con occhio scevro di pregiudizi, con sguardo non inquinato né condizionato, andandosubito al nocciolo della questionee penetrando- con sinteticoatto intuitivo - I'intero spessorestorico dei problemi"le. La spinta decisivaè I'incontro con la dimensioneafricana,che arricchiscenotevolmente le conoscenzediD'Olivo sui temi della natura e della costruzione: aif'architetto abituato al paesaggioeuropeo modificato dall'uomo si offre la visione di una natura che domina incontrastata. Ed è solo in Africa che due ambiti apparentementeinconciliabili quaii i'arte e la scienza,possonodiventareun corpo unitario come nel Rinascimento.LAfrica permette a D'Olivo di mettere a fuoco la necessitàdi far conviverenatura e tecnologia,e dall'osservatorioprivilegiatodi un continentedove gli equilibri naturali sono ancoraI'aspettodominante, l'architetto percepiscela drammaticità delf inquinamento e del degrado ambientalenel mondo industrializzato.Questa utopia in chiaveecologicanon appassionaia cultura architettonicaitaiiana,che attraversaun momento di crisi, di identità innanzitutto, che coincide con una fase di recessioneeconomicatale da imporre una battuta d'arresto,cosicchénel 1968 "The Italian Metamorphosis"può dirsi conclusa. Il disinteresse nei confronti di D'Olivo, ma esistonoanchecritici che percepiscono la complessitàe il fascino delle sue teorie, è poi ascrivibile anche al fatto che la sua attività progettuale si svolge in Africa e in Medio Oriente, territori privi di appeal per le riviste italiane, tanto che ancora adessonel mondo della globalizzazione"internettiana" sappiamo molto poco delle architetture nuove di Lagos, Il Cairo, Libreville, Città del Capo, in nome di un (colpevole)disinteresseculturale sulle cui motivazioni dovremmo riflettere. Anche se non esistenotizia di una conoscenzadiretta tra gli autori, le idee architettoniche di D'Olivo rivelano interessantipunti di contatto con gli scritti di Pao1oSoleri, architetto torinese20ammessonel t947 alla TaliesinFeilowship, che nel 1970 pubblica Arcology; the City in the Image of Man in cui riassumegli esiti di un percorso di ricercapersonalissimosvoltosinegii Stati Uniti, dove tuttora risiede. I progetti realizzatí per Cosanti, New Mesa, Arcosanti, presentanocittà che nascono dallaterra e prendono la forma di un cerchio entro il quale si reahzzala vita umana. Un aspetto essenzialedeli'Arcologia è costituito dalla rclazione tra forma e sistemaam-bientale,dove il termine di eéoloeiava riferito non solo al mondo della natura ma allamente dell'uomo e alla sua óscienza. Anche Soleri è sempre rimasto isolato,un "irregolare" che ha continuatola costruzionedella suacomunità ideale disinteressandosidelle difficoltà della critica a inserirlo in una careso- 17M. D'Olivo, Discorsoper un'altra architettura, I voll.. Casamassima.Udine 1972. 18P.C. Santini,MarcelloD'Oliuo, in "Ottagono", 33, giugno 1974, pp. 58-65; A. Pica, D'Oliuo monografia,in "Domus" , 549, agosto 1975, pp. 24-25. te M.Dezzi Bardeschi, Il sistemaurbano riequilibrante di Marce/lo D'Oliuo, in "NecropoIi" ,91 0 , m a g g i o - a g o s t oI 9 7 0 , p . 2 0 . 20Ricorda Marco Pozzetto che Aloisio conferì I'unico trenta e lode della sua docenza universitaria proprio a Soleri. E A ,tI i\ L 4 i \5': 1\ o o Copertina del Díscorsoper un' altra architettura edito da Marsilio nel 1978. Il cofanetto che contiene i tre volumi del Discorso per un'altra architettura edito da Casamassimanel 1972 2t E morto d settant'anni l'urbanista Marcello D'OItluo- È stuh l'architetto di Baghdad,in "la Repubb l i c a " , R o m a , 2 ) a g o s t o1 9 9 1 . 22B. Zevi, Genio iicompiuto, in "LEspresso", 3 novembre I99I. o. új. 2r V. Lacorarru, hn Wright e Nerui, in "Pirelli", 2 , a p r i l e 1 9 5 2 ,p p . ) 8 t 9 . ria, suscitandocomprensibilmentepiù interessepresso gli autori della corrente "cyber". Leredità di Wright trasmessaa due architetti così diversi si traduce in tensioneideale che offre numerose analogie,così come il maestro avevainsegnato e dimostrato nell'íntero corso della sua attività nell'ambito della quale le istanze visionarie hanno sempre accompagnatola progettazione,registrando un'acceler^zione nella fase conclusiva. Alcune delle utopie africane di Marcello D'Olivo hanno il solo torto di esserestate.realiz.zate in paesi,.comeil Gabon o il Congo, con i.quaii si sono appenaawiati i passiper una migliore conoscenza,tanto .h. q tutt'oggi le opere possonoessere conosciute e valutate attraverso le tavoie e le fotografie conservatein archivio oltre alle testimoni anze dei collaboratori. Dei tanti edifici per il Medio Oriente l'attenzionemaggiorela registrail Monumento al Milite ignoto le cui forme spettacolari, sia sotto il profilo formale che tecnologico,sono messein secondo piano dall'ingombranté pr.r..tra del committente"SaddamHussein, tanto che"'la Repubblica" nel dare la notrzia della morte di D'Olivo lo ricorda nel titolo come "l'architettodi Baghdad"2l. Accanto al D'OlivJsognatore, quello dei progettr rîrealizzati- e come "genio incompiuto"zz lo comme-o"ru Zevi i,vi è il giouui. architetto che si proclàma costruttore e disinteressatoall'intellettualismoda salotto. Quando Vincenzo Lacorazza nel 1952 nel titolo del suo articolo ai nome di Wright accostaquello di Nervizl, 89 indica I'altro punto di riferimento per I'architettofriulano che all'epocaha già progettato un ponte in precompr.sd. Le forme del Villaggio del fanciullo, fiuttb di ún iineuaegio fie,,tutirro ché tenta la strada delf innoriùione, nascono dai calcoli del prógeitlsta,éalla sua audaciae dalla collaborazionecon f impresa Ursella e i suoimaèstri friulani del cemento.Un entusiasmoancoramaggioresuscitala soluzione per i locali della tipografia,con l'ardita struttura pilone-piastradi copertu.u o.ilu quale Siniseallicònia la definízionedi "fiori -ut.-uìici". L'inseÀn.r.letterato intuisce ché I'architetto friulano è in grado di trasformareil cilólo in poesia,tanto da rendere possibilel'utopia di una tecnologiaumanisticache sotiende íl prog.tto culturalè diffuto da "Civiltà delle Maccliine". La sintonia èon Nervi indicata dalla critica non è destinata a concretizzarsi dato che D'Olivo collaborerà con Silvano Zorzi il quale fornirà consulenzaper Lignano Pineta, il progetto del Mercato ortofrutticolo di Trieste,oltre a firmare il progetto del ponte Vespucci a Fftenze Lo stessoD'Olivo rivela a Fuksas che l'unióo doc..rie ad arrereattirato il suo interessedurante gli studi veneziani fu I'ingegner Minelli titolare di Scienzadelle costruzionie progettistadi dirígibili, che gli ínr.gno "il rapporto che esistetala logica e i'immàgiàazione"z4. Híbasque inàica in D'Olivo e Vittoriano Viganò i capofila della tendenza"constructive" in Italía, una denominazione che ónnotu óp.t. dove è ia struttura a farsi linguaggio espressivo.Se le opere degli ingegneri - Nervi, Morandi - fanno ormai parte della storia dell'architettura italiana,non meno interessante,a detta di SergioPoretti, "è I'interazione che si manifesta tra f ingegneria delle strutture e l'esperienza '60, '50 anche se "l'elaborazione formale degli e ii architettonic^" a cavallo tra il elementistrutturali concorre all'adeguamentodelle potenzialttà,espressive di un'architettura che conservail suo caratteredi opera muraria e restaincentratasul linguaggio"2t.Larecenteacquisizionedella storia della costruzione26 come elemento fondamentaleper l'evoluzionedelle vicende architettoniche consentiràdi riconsiderarenon solo I'opera ma ancheil ruolo di alcuni protagonisti (o presunti tali), che potranno essereanaJizzatinel loro rapporto con l'innovazione tecnologica,i'utlizzo dei materiah,la soluzioneofferte nella parte impiantistica. La critica contempo ranea,che elogia il coraggio di D'Olivo neil'affrontare e risolvere le ardttezzestrutturali del Villaggio del fanciulio e Lignano, segnalala particolarità del modus operandi del cantieredove tra il progettistae l'equipe di muratori e carpentieri degli Ursella vige un dialogo incessante,che è il vero segretodel successodi imprese altrimenti impensabili. I visitatori milanesi incuriositi dagli strani amici friulani di D'Olivo sóno testimoni della competenzadi imprese-di costruzioneche, solo a Udine, vantano unatî^dizione illustre nell'utilizzo dicemento e pietra artificiale,rappresentatadalle dinastieD'Aronco e Tonini. Questaconcezionedel lavoro in cantiere, come momento non solo di verifica ma anche di rielaborazionee crescita,è ancora possibile in una realtà periferica nella quale soprawive il modello della bottega artigianale e il ruolo dell'architetto è di fatto "tòtale". Quando le vicissitudini àe[a sùavicendaprofessionaleporteranno Marcello D'Olivo a lavorare alle dipendenze di impresé di costruzioni di livello nazionale,egli finirà per assumereun ruolo più defilato e talora anonimo, anchese questo gli consentiràdi accederea risorsetecnico-organizzative di scalasuperiore.La presenzacontinua all'estero per seguire cantieri e curare gli studi aperti in diversi stati finisce per allentarei rapporti con la cultura itaJiana,dove la tendenza organica e il neoespressionismopossono dirsi conclusi,mentre D'Olivo continu a a elaborare progetti nei quali gli usuali schemi compositivi sono posti in relazionecon la grande dlmensionè.An"notaGuido Zucconiìhe a comin.ìur. "dai progetti per i Villaggi del fanciullo e le marine adriatiche,la ricercadi D'Olivo si èind-ataprogressivamentespostandoverso le grandi infrastrutture e gli insediamenti per i paesi d'oltremare"-in una continua verifica dei "rapportoira architetturaè teriitotio"27.Questo comporta l'inclusione nella corr.n^te"paesaggística"dell'architettura italiana, non fòssealtro che per la celebre spirale di tlgnano Pineta, la cui 90 2a M. Fuksas, D. Mandrelli, Un entretien, cit., p.50. 2t S. Por.tti, La costruzione, in Storia de/l'architettura moderna, cit., p. 280. 26Si segnala in particolare il fondamentale contributo di K, Frampton Grundlagen der Architektur. Studien zur Kultur des Tektonischen, uscito in traduzione italiana nel 1999 col titolo Tettoníca e architettura. Poetica della forna archi tettonica nel XIX e XX secolo (Skira, Milano). Analogo orientamento esprime la Storia dell'architettura conterilporaneadi G. Fanelli e R. Gargiani (Laterza, Roma 1998), autori de Il principio de/ ríuestimento. Prolegomena a una storia delI'architettura contemDoranea (Laterza. RomaBari 1994). 21G.Zucconi,Un "irregolare" nel panorama architettonico del secondodopoguerra, cit., p. 14. Copertina di Ec'otown Ecoway. Utopia ragìonata, Rusconi, IVlilano 1986. fotografia aeÍeadurante i lavori di realizzazionepuò essereannoverato trai capolavori dell'arte contemporaneacomepregevoleesempiodi "land art" .Maè sopiattutto nei progetti per l'Africa e il Medio Oriente che D'Olivo affronta il tema urbanistico conferendopriorítà al disegnodel paesaggioche è coerentealf intenzione di intervenire attraversola forma. Nelle pagine della sua "utopta ragionata" Marcello D'Olivo insieme a Piero Mainardis de Campo si propone di realizzarelacittà ideale così come fecero nel Rinascimentodiversi grandi artisti. Adessocome allora aspirazionie processosono gli stessi:"la f.antasíi ela logica confluiscono nella progrttutione, àh., .ruttrralmeírte, deve tenere conto defe tecnologie a disposizibne"di quel momento storico. Il moventeè sempreidendco: attraversoI'architetturamigliorarela qualità della vita dell'uomo".