CARPI

Il confronto fra le due realtà artistiche di Mirandola e Carpi nel secolo diciassettesimo non può non partire dal presupposto della profonda diversità della situazione politico-sociale nei due centri: mentre Mirandola gode di una stagione aurea sotto il ducato dei Pico, coincidente con i governi di Alessandro I, dal 1602 al 1637, e del nipote di lui Alessandro II, dal 1637 al 1691, Carpi ha perduto la dignità di capitale ormai dal 1525, e cioè da quando Alberto III Pio - il principe umanista artefice dello splendido volto rinascimentale della città - aveva dovuto allontarsene; di lì a poco, nel 1530, la Casa d’Este acquisiva il completo dominio del piccolo Stato. Dalla comparazione fra il “caso” mirandolese e quello carpigiano traspaiono due differenti modelli: Carpi offre un panorama certamente più mobile e attivo rispetto a quello della capitale dei Pico, pressoché egemonizzato dalla corte, anche al livello di opzioni artistiche. Si direbbe, infatti, che la committenza a Carpi sia svincolata dalle scelte politiche ed estetiche dei principi. Essa dunque riflette i più vari e articolati orientamenti, dalla vicina scuola bolognese, con apporti da Modena e Reggio, alla cultura ferrarese e veneziana, sino all’ambiente toscano e alla scuola romana, con apici di qualità rappresentati dalle opere di Ludovico Carracci, del Guercino e di Guido Reni.

Albano Lugli, artista nativo di Carpi, non fu soltanto un fiancheggiatore del movimento dei Macchiaioli, ma soprattutto, nella schiera degli autori modenesi, il primo ad aver aderito al loro stile e alla loro poetica, con momenti di qualità stilistica alta e aggiornata.  La ritrattistica in particolare possiede pagine che palesano l'influenza della lezione di Lega e di Borrani. I testi costituiscono una selezione dal catalogo che il Comune di Carpi volle dedicare al suo illustre cittadino, comprendendo il saggio e alcune schede delle opere più significative.

Artefice di una collezione d'arte fra le più importanti a livello emiliano, ma forse anche nazionale, il cavalier Pietro Foresti di Carpi fra Otto e Novecento, grazie a una grande elezione di gusto e alla consulenza di personalità come Corrado Ricci e Adolfo Venturi, acquisì scelti pezzi dalle più cospicue case carpigiane e modenesi oltre che dai più ampi circuiti del mercato antiquariale. Attorno al 1913 "sciolse" poi le sue rinomatissime raccolte, di dipinti, arredi, suppellettili, in vendite e in una donazione al Museo Civico della natia Carpi; opere che hanno così raggiunto altre importanti collezioni, pubbliche e private.
Circondato dalla sua collezione, Pietro Foresti si ritrae in una fotografia allo scrittoio del suo studio avvolto nella penombra, “luogo” d’elezione per il connaisseur, scenario di quadri, di antichi battenti in bronzo, con un busto all'antica in marmo, una targa con una Madonna col Bambino, la lampada con la statua di Mercurio in argento fuso e cesellato. E Foresti, con una lettera fra le mani, vi appare una sorta di moderno principe nel suo “studiolo”. Da qui egli intrattenne contatti con un’élite di intellettuali, aristocratici, intenditori, amici che condividevano la passione per la trouvaille, l’indagine storica, la squisitezza del gusto. E a questo scrittoio, si presume, il 15 febbraio del 1913 avrebbe steso la lettera rivolta al Sindaco della sua città: “Destino al Museo della mia città quella parte delle mie raccolte che può riferirsi alla storia e all’arte di Carpi…”.

IT: Il saggio, pubblicato nel 2005, illustra una serie di dipinti inediti del pittore carpigiano Bernardino Rossi (1803-1865), soffermandosi in particolare sulla sua ritrattistica.
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EN: The essay, published in 2005, illustrates a series of unpublished paintings by the  painter Bernardino Rossi (1803-1865) from Carpi, focusing in particular on his portraiture.

Spetta a Felice Rubbiani una bella Natura morta, riconosciuta da chi scrive in una collezione privata modenese, raffigurante fiori in un vaso di porcellana bianca e azzurra, come il vicino bacile che riversa al suolo frutta e una zucca spaccata su cui si posa un colombo, sullo sfondo di una quinta architettonica sulla sinistra, appena abbozzata, e uno scorcio di paesaggio con fronde sotto un cielo nuvoloso. L'attribuzione induce a ricostruire il percorso artistico dell'autore modenese, assai apprezzato dalla corte estense e dai collezionisti, in una parziale rivisitazione delle sue opere, da quelle che videro la collaborazione dell'amico-collega Francesco Vellani alla notevole serie delle quattro Nature morte ora nella Raccolta d'Arte della Provincia di Modena, in un confronto con il maestro Domenico Bettini e con il lombardo, attivo a Modena, Giuseppe Romani.
Nelle tele di Rubbiani le suppellettili pregiate appaiono abbandonate o infrante, così come le architetture sono ridotte a vestigia rovinate; tra le foglie spesso secche o prossime ad avvizzirsi, i frutti, giunti al culmine della maturazione, sono bacati, o crepati come le melagrane o spaccati come le angurie. Le esuberanti "mostre" di Rubbiani esprimono infatti un gusto rovinistico dove il tempo travolge le opere dell’uomo, mentre il rigoglio sontuoso dei prodotti della terra reca insito il suo prossimo decadimento. E non a caso i frutti prediletti dall’artista sono proprio quelli autunnali. Al di là dell’impatto decorativo, dunque, le nature morte di Rubbiani sono pervase da una vena di malinconia, allusive come sono alla caducità della bellezza e dell’esistenza stessa.

Si coglie l’occasione di questo studio, che prende l’avvio dalla
decorazione della cupola di San Prospero, per illuminare l’attività
svolta a Reggio da uno dei suoi artefici, il pittore carpigiano Albano
Lugli (1834-1914), costeggiatore dei Macchiaioli, precisando così le coordinate temporali e geografiche di un lungo tratto della sua biografia. Infatti, mentre la sua produzione ambientata a Carpi e in altri centri del Modenese è stata ampiamente considerata, è rimasta sinora nell’ombra quella dei suoi anni reggiani.
Riepilogando gli aspetti fondamentali della sua personalità, delineati da
chi scrive nel catalogo della mostra Albano Lugli. Un “macchiaiolo” a
Carpi (1998), questi appare autore di complessa fisionomia, dal doppio
registro di stile. Lugli è infatti sia fiancheggiatore dei Macchiaioli,
e anzi il primo fra i modenesi ad aderire alla loro poetica, sia
“accademico” legato alla tradizione pittorica ufficiale, come palesano
i capitoli dell’arte sacra e della grande decorazione.
L’attività reggiana di Lugli è dunque legata, con differenti modalità,
ai due grandi cantieri di San Prospero e della Ghiara; non si esclude
che possano riaffiorare altre sue opere, magari da raccolte private,
prodotte dal pittore nella sua più che decennale permanenza, circa
la quale questo studio ha inteso costituire un sondaggio, primo
contributo in vista di un’indagine più vasta e approfondita, anche su
fonti documentarie.

Between Liberty and Symbolism, the artistic story of the painter Carlo Grossi, a personality of the famous Carpigian "school" of decoration, reached its peak in the living room of Palazzo Foresti in Carpi, between 1894 and 1895, a rare episode in the Emilian "floreale" current with a high and seductive stylistic quality. Innovative currents of the late nineteenth century intersect here, from Symbolism to Decadentism to "nocturnism". This before a brilliant career that Grossi will undertake in Milan and in the Lombardy area.

Tra Liberty e Simbolismo, la vicenda artistica del pittore Carlo Grossi, personalità della nota "scuola" carpigiana di decorazione, ha il suo apice nel salotto del Palazzo Foresti di Carpi, fra il 1894 e il 1895, raro episodio nella corrente "floreale" emiliana dalla qualità stilistica elevata e seducente. Vi si incrociano correnti innovative dell'ultimo Ottocento, dal Simbolismo al Decadentismo al "notturnismo". Questo prima di una brillante carriera che Grossi intraprenderà a Milano e in area lombarda.

Nella diaspora europea, il ruolo della trasmissione della cultura e delle tradizioni giudaiche è stato assunto dalla scuola elementare condotta dal rabbino o da un suo aiutante: in tal modo, la cultura risultava strettamente connessa alla religione, rendendo sfumata la distinzione con l'istruzione laica. Qui si tratterà delle caratteristiche dell'istruzione ebraica a Carpi.