Carlo Dossi

Questo studio affronta quel denso campo culturale che fu la Milano degli Scapigliati, attraverso tre decisivi snodi di una crisi provata da un pensiero che dové definirsi “dualistico” sulla scena del Profondo e del Moderno. L’emergere di un nuovo senso “interiore” dello spazio esterno, nello squilibrato espandersi della città; il precisarsi di un’antinomia intrinseca all’io non meno che al corpo sociale, nelle evoluzioni della tematica del “Doppio”; il definirsi di un’estetica totale, fondata sul principio dell’ “asimmetria”. Un lavoro che affonda nei giunti di quella mai risolta tensione, che nella cultura italiana appare come la prima irruzione di una dialettica dell’avanguardia, considerata nella prospettiva del suo ‘fronte interiore’. [quarta di copertina]
ISBN 88-8176-281-1

La relazione che lega Vittorio Imbriani a Alessandro Manzoni è tracciata dal primo in una manciata di scritti. Un capitolo a parte è rappresentato dalla questione linguistica, a proposito della quale è evidente l’impossibilità di giungere a una conciliazione; al confronto con le posizioni manzoniane in materia, Imbriani dedica due Dialoghetti. Oltre a queste riflessioni che pongono esplicitamente al centro l’autore del più importante romanzo italiano, è evidente che il dialogo con lui percorre per vie sotterranee anche le altre opere di Imbriani, in particolare le prose finzionali: se ne percepiscono le tracce, per esempio, nella composizione di Dio ne scampi dagli Orsenigo, come si dimostrerà nell'articolo.

L’ideazione e l’aggiornamento del corso di laurea triennale (il secondo e il terzo anno) basato sul mio sillabo, e sulla mia monografia scientifica "Libro di sé stessi. Diari nella letteratura italiana moderna" ("Knjiga o sebi. Dnevnici u talijanskoj modernoj književnosti", Ceres, Zagabria, 2011). Il corso in italiano, anche l’apprendimeno online (l'installazione dei materiali e manuali sulla piattaforma per il teleapprendimento); 30 ore lezioni + 15 ore seminari, con la conduzione di tutti gli esami, 5 crediti, semestri invernali 2006/07, 2007/08, 2009/10; semestre estivo 2011/12 e semestri invernali 2013/14, 2014/15, 2015/16, Dipartimento di Italianistica, Università di Zagabria; 

Descrizione dei temi inclusi nel mio sillabo:
Diario come forma letteraria / Memorialistica come genere letterario affine / Diario come testimonianza / Sguardo diacronico sulla diaristica (esempi letterari) / Libri di famiglia come prototipo diaristico / Romanticismo nel "Diario intimo" di Niccolò Tommaseo / "Memorie poetiche" di Niccolò Tommaseo come autocommento letterario / La diaristica di Carlo Dossi in "Note azzurre" / Attualità del pensiero di Giacomo Leopardi nello "Zibaldone di pensieri" / Dimensione etica in "Quasi una vita" di Corrado Alvaro / Forma aperta del "Diario in pubblico" di Elio Vittorini / Sud dell'Italia come tema diaristico e saggistico / Caratteristiche del "Diario romano" di Vitaliano Brancati / La diaristica di viaggio come genere letterario – l’esempio di Carlo Levi / Analisi culturale nei taccuini di Ennio Flaiano / Scelte tematiche ed espressive nei "Taccuini" di Emilio Cecchi / Caratteristiche del diario di Ranuccio Bianchi Bandinelli / Scrittura giornalistica nel diario in pubblico di Luciano Bianciardi / Aspetti portanti del "Diario italiano" di Enzo Siciliano / Aspetto diaristico nei "Cani del Sinai" di Franco Fortini / Cultura e società nel diarismo di Massimo Bontempelli / Diaristica filosofica / Commistione dei generi narrativi nelle "Piccole virtù" di Natalia Ginzburg / Pratica diaristica di Sibilla Aleramo / Corrispondenze interdisciplinari: diario letterario-pittorico di Alfonso Gatto / Pittura e poesia nei "Diari" di Umberto Boccioni / Poesia novecentesca nella forma diaristica /  Racconti e romanzi sotto forma di diario / Diario a fumetti / Diario nelle discipline sociali / Intenti socio-culturali nel giornale di Guido Ceronetti / Diario di tipo socio-culturale: l'esempio di Umberto Eco / Scrittura diaristica sotto forma di blog

Carlo Dossi, voce particolare e pregnante nella corrente di per sé insolita della Scapigliatura, realizza nel suo volume La desinenza in A un trattato sui generis sulla donna cittadina di fine Ottocento, in uno stile ricercato, raffinato e pregno di riferimenti culturali. Il presente saggio intende proporre una nuova e più moderna lettura di questo testo e di studiare in particolar modo il rapporto che Dossi istaura qui tra la donna e la moda. L'analisi del volume cercherà di rivelare gli intenti dello scrittore, la struttura del testo, la tipologia della donna (età, ipostasi, stereotipi sulla femminilità), le particolarità stilistiche e il rapporto con il pubblico scelto. La parte che prenderà in discussione il rapporto tra la donna e la moda si concentrerà sui luoghi a cui è circoscritta la donna, sul fondamentale ruolo della moda nel mondo femminile e sulla dialettica dell'essere e apparire.

Carlo Dossi (1849-1910), l’un des plus importants représentants de la scapigliatura milanaise, est un auteur qui privilégie l’hétérogénéité, les digressions, et en général des structures narratives fragmentaires, associées à un fort expérimentalisme linguistique.
Son roman L’altrieri. Nero su bianco, qui raconte à la première personne certains moments de l’enfance et de l’adolescence d’un alter ego de l’auteur, Guido Etelredi, représente un cas exemplaire de réécriture à distance: publié pour la première fois en 1868, par un auteur qui avait à peine dix-huit ans, il fût réimprimé treize ans après, en 1881, avec des modifications au niveau de la langue et de la structure. Les différences entre la première et la deuxième version sont dues en partie aux différents publics (milanais d’abord, romain ensuite), mais on relève aussi une évolution qui conduit des exubérances juvéniles vers une écriture plus surveillée et un goût plus mûr. Si le langage du premier Altrieri montre une forte présence de régionalismes, signe d’une exigence d’immédiateté, dans la version successive la dimension régionale est fortement réduite, avec traduction des termes lombards et vulgarisation des formes rares. Quant à la structure de l’ensemble, certains passages sont éliminés, ce qui montre le degré différent d’importance qui leur est attribué et atténue l’effet d’hétérogénéité globale.
Cette contribution propose une comparaison entre les deux versions de l’Altrieri, à travers la sélection et l’analyse ponctuelle de certains extraits particulièrement représentatifs au niveau lexical, morphosyntaxique et textuel ; le but est de montrer la complexité des mécanismes de réélaboration qui se posent derrière une apparente simplification, en intégrant aux études fondateurs sur l’Altrieri une perspective linguistico-textuelle sensible aux aspects structurels, et de proposer quelques considérations préliminaires qui puissent aussi offrir des idées ultérieures à la réflexion concernant la problématique générale de la reformulation.

Le forme del comico, il soggetto ampiamente trattato e discusso durante il Congresso degli italianisti, si addice benissimo alla città di Firenze dove il Congresso si è svolto, perché è tema che ha radici profonde nel costume
e nella tradizione letteraria della terra fiorentina, da Dante e Boccaccio e Sacchetti e Burchiello, fino ad oggi.

Genere o generi?

La definizione del campo letterario compreso tra il romanzo e l’autobiografia ha interessato per molti anni il dibattito sui generi, attraversando diverse stagioni della riflessione teorica e giungendo a risultati poco pacifici e per niente definitivi. Un campo pieno di sabbie mobili e a tratti minato, che ha subito il destino tipico delle zone di confine tra i generi letterari: comparazione tra tassonomie onnicomprensive, confronto sterile tra definizioni risolutive, battaglie tra sfere di influenza e rapporti di iper e ipo-filiazione. Questione attualissima che rivive nel dibattito odierno grazie all’autofiction, che ha fatto tornare in auge la discussione sull’io e sulla sua finzionalizzazione letteraria.
I motivi della notevole attenzione dedicata a questa particolare linea di frontiera tra generi sembrano però andare oltre la consueta discussione stimolata dalla mistione di forme letterarie differenti. E difatti sono i confini stessi di questo territorio ibrido a porre questioni complesse e difficilmente eludibili. L’autobiografia e il romanzo condividono un’ontologia problematica e delle caratteristiche ardue da circoscrivere; generi che emergono sulla storia della letteratura da genealogie multiple; sono soprattutto generi onnicomprensivi, «enciclopedici» o meglio, per dirla con Battistini (1990, p. 175), dei contenitori disponibili «ad assimilare altri generi». A ciò si aggiunga che queste genealogie e queste caratteristiche proteiformi si incrociano molto spesso nelle differenti epoche della letteratura. Basti pensare alla rilevante coincidenza tra la codificazione dell’autobiografia come genere letterario e l’origine del romanzo come novel: lungo il diciottesimo secolo, mentre il novel, aggiornando la tradizione dei generi del ‘vero’ (cfr. Mazzoni, 2011) – dalla novella, alle biografie e alle confessioni –, emerge come forma privilegiata per la narrazione dell’esperienza ordinaria, l’autobiografia, attraverso l’archetipo delle Confessions di Rousseau, prende le distanze dal carattere meramente documentale delle altre forme memorialistiche, mutuando dal romanzo i codici di rappresentazione della realtà.
Oltre a condividere origini ed evoluzioni e un rapporto problematico con il mondo rappresentato, il romanzo e l’autobiografia presentano numerose corrispondenze di forme e temi: da un lato il novel moderno e i suoi dispositivi mimetici, che provando a rendere in letteratura il mondo dei «nomi propri» delle «persone come noi» (ivi, p. 239), fa continuo riferimento alle trame biografiche dei generi memorialistici, nel tentativo di rendere la storia credibile, possibile; dall’altro l’autobiografia che, abbandonando l’indole evenemenziale della memorialistica precedente, fa ricorso a dispositivi finzionali nel romanzare ricordi volontariamente rimossi, nel costruire intrecci sempre più complessi e distanti dalla linearità della vita reale, nel rappresentare distanze sempre più visibili e romanzesche tra io narratori e io personaggi.
Lo sforzo tassonomico degli studi letterari ha prodotto una Babele terminologica di notevoli dimensioni. Come spiega bene Pierre Pillu (1987), tra le differenti voci emerse nel tempo - romanzo personale, romanzo intimo, romanzo dell’individuo, autobiografia romanzata, autobiografia romanzesca – quella di romanzo autobiografico sembra essere prevalsa sulle altre non tanto perché si adatti meglio alla natura dei testi che prova a comprendere, ma piuttosto perché sembra dirimere più efficacemente l’equivoco che una definizione così problematica provoca. Il romanzo autobiografico si annuncia quindi come una forma letteraria che appartiene a due sistemi teorici distinti, che rinvia in modo esclusivo ad una realtà che è anzitutto biografica e che riguarda la vita dell’autore reale; una forma che però si annuncia e si muove in un campo finzionale. È chiaro che tutti i romanzi rimandano alla realtà suscitando nel lettore il riferimento al fuori testo e che altre forme di romanzo lo fanno in modo particolare (si pensi al romanzo storico). Il rapporto con il fuori testo è però un elemento fondativo ed essenziale del romanzo autobiografico che produce sistematicaticamente un corto circuito complesso e singolare per l’interpretazione e la ricezione del racconto: il lettore leggerà la storia come verosimile e sarà attratto dalla narrazione, ma sarà soprattutto focalizzato sulla vita del narratore protagonista e sulla sua relazione con la vita dell’autore reale.
Pur non cedendo a prospettive polarizzate su autonomie radicali del testo, su morti di autori o di lettori, è facilmente comprensibile che l’autobiografia, nel suo farsi racconto organizzato e filtrato da una voce narrante, alteri allo stesso modo del romanzo i referenti della vita dell’autore reale. In che modo quindi le caratteristiche del romanzo autobiografico sono distanti dall’autobiografia tout court soprattutto quando le soglie del testo, i dispositivi di ricezione e i ‘cantucci’ metanarrativi dell’opera non forniscono punti di riferimento affidabili? Gli studi di Georges May (1979) e di Philippe Gasparini (2004) hanno provato con modalità differenti a mettere a punto una mappatura esaustiva dello spazio letterario tra autobiografia e romanzo, soffermandosi in particolare sulla difficile definizione di generi intermedi come il romanzo autobiografico. May rintraccia uno spazio di genere compreso tra i poli del romanzo storico e dell’autobiografia propriamente detta, spazio nel quale convergono gradazioni differenti di forme ibride, dai romanzi autobiografici in terza persona alle autobiografie pseudonime . Gasparini, provando a descrivere in modo più analitico le caratteristiche dei testi, indica nell’identità del narratore personaggio la differenza sostanziale tra autobiografia tout court e romanzo autobiografico: mentre l’autobiografia tout court prevedrebbe l’identità onomastica tra autore, narratore e personaggio – definito dal noto studio di Philippe Lejeune (1986) patto autobiografico –, il romanzo autobiografico presenterebbe delle identità parziali, identità che rimandano a parti del nome, a secondi nomi o a pseudonimi conosciuti dell’autore reale (si pensi, per l'Italia, ai casi di Dossi o a Savinio).
Compreso quanto la definizione di romanzo autobiografico rimandi a un campo di forze tra due generi più che a un genere circoscrivibile in modo definitivo, resta da precisare cosa sia necessario escludere da questo campo di forze. Il romanzo autobiografico sarà da intendersi come genere intermedio tra romanzo e autobiografia e quindi potrà includere sia autobiografie e opere memorialistiche (che si distaccano dal modello evenemenziale virando verso un gradiente di finzionalità maggiore, raggiunto con espedienti narrativi e filtri letterari eterogenei), sia testi che rientrano nel campo di genere del romanzo e che non solo rimandano alla vita dell’autore reale ma di questa fanno il tema principale del racconto. Sono da escludere invece quelle che Gasparini definisce autobiografie fittizie, ovvero il recit de vie di personaggi finzionali – lo studioso rimanda a Marivaux e a La vie de Marianne –, sia autobiografismi di diversa natura che rimandano in modo sparso alla vita dell’autore. Se nel primo caso viene meno il fondamento stesso del racconto autobiografico tessuto sui ricordi del narratore personaggio che rimandano alla vita dell’autore reale, nel secondo caso lo spazio autobiografico aprirebbe a generi differenti e includerebbe tutte le tipologie di finzione e le loro relazioni con il mondo rappresentato, compreso quello relativo alla vita dell’autore.

Carlo Dossi’s books stand out due to their original solutions in language and narrative structures. Among the most unusual features are such elements as prefaces, epigraphs, inscriptions, covers, notes, and warnings to the readers. This paratextual overgrowth acts as a bait to catch the interest of qualified readers and belies the conviction that publishers must comply to their authors’ instructions

... Il lettore e il silenzio dell'opera. L'umorismo di Carlo Dossi al vaglio di Vittorio Pica. Autores:Alessandro Gaudio; Localización: Esperienze letterarie, ISSN 0392-3495, Vol. 32, Nº. 2, 2007 , págs. 21-34. Fundación Dialnet. Acceso de usuarios registrados. ...

Nel panorama del romanzo italiano dell'Ottocento, Giuseppe Rovani (1818-1874) occupa un posto di assoluto rilievo grazie ai Cento anni, ambizioso affresco di un secolo di storia milanese. Per inquadrare la sua figura, la critica si è soffermata a lungo sul rapporto con Manzoni e sulla testimonianza di Carlo Dossi, che promosse Rovani a maestro degli Scapigliati. In opposizione a quest'ottica duplice, il saggio prende in esame l'intera produzione narrativa dello scrittore - tre drammi e sette romanzi - riconducendola alla temperie romantico-risorgimentale, grazie all'analisi puntuale dei testi e al confronto con i modelli coevi di maggior successo (Guerrazzi, Grossi, d'Azeglio). Dopo i travestimenti rinascimentali o medievali degli esordi, confusi e contraddittori, Rovani approda con i Cento anni al romanzo storico contemporaneo, rileggendo le dinamiche socioculturali del recente passato alla luce dell'esperienza di Napoleone, da cui ricava anche la sollecitazione al riconoscimento del talento individuale dell'artista. Sono tutti pittori, musicisti e letterati, i protagonisti delle sue opere: sono il frutto di un'emancipazione dai vincoli gentilizi resa possibile dalla rivoluzione napoleonica, ma ormai preclusa alle generazioni post Waterloo. Ai lettori orfani del generale francese, Rovani offre il riscatto di una fantasia romanzesca, riproposta dal primo all'ultimo libro: la lotta contro i padri tiranni.

New Approaches in Capuana Studies. Italian Studies in Southern Africa, Atti del convegno di Sorrento (IT), 14-17 giugno 2018, a cura di Brian Zuccala & Anita Virga, Italian Studies in Southern Africa, vol. 32, n. 2, 2019, pp. 141-164? https://www.ajol.info/index.php/issa.

Per quanto svariati testi canonici occidentali possano essere considerati in sostanza autobiografici, almeno due autori, seppur diversi per tanti aspetti, hanno fatto dell'autobiografismo il loro cavallo di battaglia. Thomas Wolfe (1900-1938) afferma esplicitamente in una sua dichiarazione di poetica che «a man has got to use what is his own if what he does has value and he cannot use what is not his own». Anche un autore pur tanto diverso come Carlo Dossi (1849-1910), creatore di una lingua propria, sente la necessità artistica, se non ancor prima psicologica, di scrivere di e per se stesso.

... Il lettore e il silenzio dell'opera. L'umorismo di Carlo Dossi al vaglio di Vittorio Pica. Autores:Alessandro Gaudio; Localización: Esperienze letterarie, ISSN 0392-3495, Vol. 32, Nº. 2, 2007 , págs. 21-34. Fundación Dialnet. Acceso de usuarios registrados. ...