Olivier Dauphin

Il volume indaga le relazioni diplomatiche, artistiche e culturali tra Parigi e Modena negli anni di governo di Francesco I (1610-1658) e Alfonso IV d’Este (1634-1662) e il conseguente influsso francese sull’immagine del ducato. Dai dispacci degli ambasciatori ducali a Parigi, che svelano l’innesto a Modena di un gusto transalpino, alla produzione letteraria di Girolamo Graziani (1604-1675), stipendiato dagli Este e da Luigi XIV, lo studio segue la parabola artistica del francese Jean Boulanger (1608-1660) e si concentra sui suoi affreschi nella delizia di Sassuolo e in quella perduta delle Pentetorri. Ne emerge un quadro inedito dell’articolata migrazione artistica tra Modena e la Francia del Re Sole e una nuova rotta culturale tra le corti d’Europa nel Seicento.

Nell’ala meridionale del Palazzo Ducale di Sassuolo, l’Appartamento dei Giganti, composto da tre ambienti, conserva stratificate presenze d’arte dovute agli Este nel secondo ‘400, ai Pio di Savoia ai primi del ‘500 e alla riqualificazione voluta da Francesco I d’Este, che dal 1634 trasformò il castello in sontuosa reggia barocca. I frammenti di decorazione parietale di metà Seicento, recuperati dai restauri della Soprintendenza per i BSAE di Modena e Reggio conclusi nel 1998, suggeriscono un’ipotesi interpretativa del significato dell’intero ciclo, che comprendeva anche tele disperse con Storie dei Giganti, eseguite nel 1644 dal reggiano Francesco Mattei, in un contesto affrescato in cui sarebbe intervenuto nel 1646 Sebastiano Sansoni da Scandiano. Le raffigurazioni dell’Errore e dell’Arroganza - dalla nota Iconologia di Cesare Ripa - assieme alla scena del Castigo di Sisifo, opere superstiti dipinte su parete, fanno ipotizzare un programma iconografico vertente sulla “hybris”, l’insolente presunzione di colui che si erge contro gli dei: un monito verso chi osasse, nell’errore e per arroganza, sfidare l’autorità, fosse questa l’Impero o il Papato o lo stesso potere ducale.

There has been little academic study of Villa delle Pentetorri, the ‘delight’
of the Este Dukes that stands on the ‘Canale delle Navi’ (Channel
of Ships) or the Naviglio, north of the city, just outside Porta Castello.
Originally built starting from 1650 to a design by the famous Gaspare
Vigarani for the future Duke Alfonso IV, it was destroyed in an air raid in
May 1944. The villa closed an extraordinary cycle painted by Jean Boulanger,
the artist from Lorraine, a former pupil of Guido Reni, responsible
for the decoration of the Ducal Palace in Sassuolo. His nephew, Olivier
Dauphin, also took part in the work, Gian Giacomo Monti and Baldassarre
Bianchi were responsible for the painted mural decorations depicting
architectural subjects and Pier Francesco Cittadini painted the
naturalistic inserts: it was in fact the same team of artists that had just
completed the decoration of the Sassuolo palace. Photographic documentation
depicts a splendid decoration, in which the iconographic scheme
inspired by mythological characters, metaphors and symbols blends with
the naturalistic context in which the villa is situated, celebrating the
‘Este’ dynasty’s sense of ‘genius’ as well as the figure of the Prince himself.

Rari gli studi sulla Villa delle Pentetorri, la “delizia” dei duchi d’Este che
sorgeva sul “Canale delle Navi” o Naviglio, a nord della città, appena
fuori Porta Castello. Edificata a partire dal 1650 su progetto del celebre
Gaspare Vigarani, per il futuro duca Alfonso IV, venne distrutta in un
bombardamento aereo nel maggio del 1944. La villa racchiudeva uno
straordinario ciclo dipinto da Jean Boulanger, l’artista lorenese già allievo di Guido Reni, protagonista della decorazione del Palazzo Ducale di Sassuolo. Accanto a lui, parteciparono all’impresa io nipote Olivier Dauphin e, per le quadrature prospettiche, Gian Giacomo Monti e BaldassarreBianchi e, per gli inserti naturalistici, Pier Francesco Cittadini: un’equipe di artisti che aveva appena ultimato la decorazione nella reggia sassolese.
La documentazione fotografica tramanda di una splendida decorazione,
dove il programma iconografico nell’ispirazione mitologica, nelle metafore,
nei simboli, si legava al contesto naturalistico in cui era immersa la
villa, celebrando nel contempo il “genio” estense e il principe.

IT: Fino alla prima metà del Novecento, a Sassuolo, in un locale posto sotto i portici di piazza dell'Oro-logio, c'era la più antica spezieria-farmacia dell'abitato, le cui origini risalivano al tardo Cinque-cento. In questa " bottega " , che vide i membri di parecchie e importanti famiglie succedersi dietro il bancone (gli Agnelli, gli Zei, i Bianchi, i Teggia, i Gazzadi, i Pistoni e i Dallari) e che fu trasferita nel 1941 in via del Commercio (attuale via Cesare Battisiti) da Neoclite Pacchioni, erano venduti medi-camenti dell'arte della farmacia e della chimica, ma anche prodotti dell'arte del confettiere, acque odorifere, liquori da tavola e tutto ciò che oggi potrebbe essere appunto venduto da una " drogheria ". Era quindi una sorta di grande emporio dove si poteva comprare qualsiasi cosa ricavata da estratti naturali o da sostanze chimiche: persino i colori che usavano i pittori intenti a decorare il vicino Palazzo Ducale di Sassuolo erano stati acquistati qui. Anzi, forse proprio questo rapporto con gli arti-sti, attivi nella fabbrica della " Delizia " estense, spinse il proprietario, attorno alla metà del Seicento, ad affidare la decorazione della " sala di vendita " a Olivier Dauphin (c. 1634-1683) che raffigurò, entro una cornice in stucco ovale riccamente decorata, un Apollo nelle vesti di dio della Medicina cir-condato da amorini, sotto la cui protezione gli speziali e i farmacisti preparavano medicamenti e altro.
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EN: Since the first half of the 20 th century in Sassuolo (Italy) there was the oldest spice pharmacy of the town, whose origins date back to the late 16 th century. Over the centuries, this " chemist's shop " was managed by the members of many important local families. Pharmaceutical and chemical medic-aments were sold together with confectioner's products, perfumes, liqueurs and everything that could be found in a grocer's shop nowadays. Therefore, it was a sort of big trading centre where anything derived from natural extracts or chemical substances could be bought. Even the colours used by the painters engaged in decorating the famous Dukes' Palace of Sassuolo were purchased in this spice pharmacy. Around the mid-17 th century, it was probably this close relationship with artists working locally that induced the owner to entrust the French painter Olivier Dauphin with the decoration of the ceiling of his shop with a stucco oval frame depicting Apollo portrayed as god of Medicine surrounded by three putti.

Matilde Beatrice Bentivoglio, figlia del marchese Ferrante e di Beatrice d'Este dei marchesi di San Martino, seppe coniugare una vita immersa negli splendori e nei doveri della corte estense di Modena con l'impegno, saldo e fattivo, di una vita cristiana, che si manifestò nel sostegno alle congregazioni religiose, sia tradizionali che di recente istituzione nel clima della Controriforma, e che sfociò nella fondazione del Monastero delle Carmelitane Scalze di Modena, consacrato nel 1653, grazie anche all'appoggio del duca Francesco I d'Este.

Il pittore tardomanierista Giulio Secchiari; Olivier Dauphin e Tommaso Costa, il primo nipote di Jean Boulanger ed entrambi allievi del maestro francese e operosi nei cantieri estensi: comune denominatore per i tre artisti, il legame geografico con la terra sassolese.

Provenienti dalla chiesa esterna delle Monache della Madonna o dell'Assunta, fondata in Modena nel 1607, le due tele appartenevano a un ciclo pittorico nella cappella maggiore, il cui altare innalzava la celebre Assunta di Ludovico Carracci, trasferita alla Galleria Estense nel 1783, a seguio delle soppressioni ducali di vari monasteri. Andarono così disperse le tele a contorno della pala di Ludovico, tutte ascritte a Olivier Dauphin (1634-1683) sin dalla loro prima menzione nel 1714. I due dipinti sono ora nella sagrestia di S. Biagio nel Carmine. Ben s'inseriscono nel catalogo di Dauphin, nipote e collaboratore di Jean Boulanger. Sembra qui allentarsi la nobile misura, d'impronta reniana, che il Boulanger aveva tramandato a Dauphin; a quella classicistica elezione subentra una sintassi più sciolta, espressa da una grande mobilità di pennello, in uno stile fortemente sintetico. La gestualità si fa ampia e appassionata e asseconda il fluire delle emozioni, con una conclamata didascalicità dell'immagine.