RESTAURO DEL MODERNO

«Polifunzionalità entro una struttura-cornice» e «evidenza megasegnica e monumentale» identificano le “megastrutture” ispirate alle fascinazioni lecorbusiane che, dagli anni Sessanta, in ambito internazionale si traducono in proposte fantascientifiche e, in Italia, in complessi di edilizia pubblica non estranei a richiami storici. Come il quartiere Corviale a Roma, che evoca gli acquedotti romani col suo celeberrimo “chilometro di problemi” protagonista di pellicole, fotografie e iniziative ospitate nei suoi infiniti spazi tra luci e ombre.

«Multifunctionality within a frame-structure» and «megasegnic and monumental evidence» identify the “megastructures” inspired by the lecorbusian fascinations that, from the Sixties, in the international sphere are translated into science-fiction proposals and, in Italy, in public buildings complexes not unrelated to historical references. Like the Corviale neighborhood in Rome, which evokes the Roman aqueducts with its famous “kilometer of problems” protagonist of films, photographs and initiatives hosted in its infinite spaces between lights and shadows.

Un intervento esemplare realizzato su architetture
moderne è il recupero completato nell’estate
del 2005, dell’Auditorium RAI di Napoli, un edificio realizzato
fra il 1958 e il 1963 su progetto di Mario De Renzi,
Renato Avolio De Martino e Raffaele Contigiani.

The question of architectural restoration intended as a critical
undertaking (i.e. the ability to adapt to the specifics of each case) and at the same time conservational (i.e. aimed at preserving the artefact for posterity) is illustrated through a series of representative examples drawn from the author’s own international experiences and the direct examination of several important restoration sites. In consideration of their actuality, the chosen themes are in the main: archaeological restoration with the fragile relationship between monument and landscape (examined in the fascinating and very particular subtropical environment of the Angkor archaeological park); restoration of the new (a rarely taught aspect of restoration in spite of the urgency imposed by the needs of preservation and conservation, especially considering the often rapid deterioration of modern materials); restoration of
the so-called ‘vintage’ (absent from restoration teaching programmes despite the many signals of interest and activity in this respect from the private sector). Last but not least, an overview is given of the entire international scene (by way of the important templecathedral of Pozzuoli competition and the activities of the numerous international organisations operating in Cambodia) and of other interesting situations such as those of Brasil, Colombia and Cina. Although typical of specialistic study, the various topics are presented with the intention of divulging information in the belief that the debate on restoration demands a more far reaching participant audience than just that of the academics. Topics such as the conservation of our cultural heritage and consequently the best way of ensuring its perpetuation are in fact so important that they deserve the widest possible circulation.

Il turismo rappresentò, durante la Ricostruzione, uno dei principali  strumenti di cui si avvalse la Regione Siciliana per attivare la ripresa economica ed avviare le prime importanti trasformazioni territoriali. In questo ambito rientra una parte consistente del lavoro dell’architetto Giuseppe Spatrisano (Palermo, 1899-1985), che concepì le neo-nate tipologie ricettive (alberghi, villaggi turistici, posti di ristoro, lidi), figlie del miracolo economico, come strumenti per leggere e strutturare il territorio.
In queste opere Spatrisano integra le conoscenze acquisite presso la Scuola di Architettura di Roma, durante i corsi di Plinio Marconi, Enrico Calandra e Gustavo Giovannoni, relative ai modi di costruzione delle città antiche e degli insediamenti spontanei, con i principi dell’architettura organica: l’edificio è inteso come dispositivo paesaggistico, risultante di tensioni esterne scaturite dal profilo del suolo e dai movimenti del sole, ruota e si apre secondo degli scenari offerti dal paesaggio, le sue modalità aggregative determinano la qualità dello spazio pubblico.
Un’architettura, a volte anche di piccole dimensioni, capace di garantire al visitatore una relazione fisica e visuale con la geografia circostante e di proporre modi alternativi di abitare in stretto contatto con la natura e il patrimonio storico-culturale di cui era ospite. Attraverso queste prime forme di turismo, in  Sicilia, si attuò implicitamente, fra gli anni ‘50 e ‘70, la salvaguardia del territorio nelle diverse scale.
Oggi l’abbandono e le logoranti trasformazioni subite per molte di queste opere moderne (si veda il Villaggio turistico “Le Rocce” a Taormina) ne compromettono i contenuti progettuali ed educativi di cui si sono fatte, per decenni, voce. Interventi di divulgazione critica (come quello proposto in questa sede), seguiti da azioni volte a garantirne il riuso, rappresentano degli obbligati quanto interessanti percorsi d’indagine per chi opera sul paesaggio contemporaneo.

La stagione del Regime ha lasciato nel centro storico e nella corona urbana di Lecce immediatamente a ridosso del circuito delle mura Cinquecentesche, una serie ravvicinata di edifici di grande qualità formale che caratterizzano una fortissima qualità urbana e definiscono per la città di Lecce una forte identità caratteristica. Va anche notato come lo stile del secondo decennio dell’epoca fascista, caratterizzato da una monumentalità virile e “romana” su tutto il territorio nazionale, abbia qui dovuto interpretare la convivenza con una città antica dal forte spirito architettonico dotata di materiali e di modalità costruttive proprie ed indissolubili dalla propria storia e dalla propria identità.

La conservazione dell’architettura del Novecento, che sotto il profilo storico ha assunto solo di recente, in modo generalizzato, il valore di bene culturale, presenta una serie di questioni ancora aperte legate alla mancanza di un’adeguata conoscenza particolareggiata di materiali e tecniche costruttive, per le quali non sono ancora state codificate specifiche metodologie d’intervento. In particolare, il tema della protezione di calcestruzzi e cementi decorativi da attacchi chimico-fisici ha visto nel tempo l’utilizzo del fluosilicato di alluminio - impiegato dallo stesso Piero Sanpaolesi sui materiali lapidei - e la più recente sperimentazione di fluoropolimeri, inattaccabili dalla radiazione UV, resistenti all'attacco corrosivo e impermeabili ai liquidi e allo stesso tempo, rispettosi di cromatismi, tessiture, matericità e impatto visivo, aprendo quindi possibili scenari applicativi nel restauro del moderno. Si intende infine presentare alcuni casi-studio tra cui l’intervento di restauro condotto sul paramento in cemento decorativo del municipio di Camposanto (MO).

"Non ho mai udito parole più inascoltate delle mie", lamentava John Ruskin a trent'anni di distanza dalla prima edizione delle sue Seven Lamps, constatando l'avvenuta distruzione, per "guasto" o per restauro, degli edifici per i quali aveva perorato la causa della conservazione. Dezzi Bardeschi, a poco più di un decennio dal suo Restauro: punto e da capo, non si fa prendere dallo sconforto e continua a dare battaglia per spostare l'ago della bilancia in favore della conservazione.

E se, anche grazie alla sua instancabile penna, qualche acquisizione è stata compiuta, ancora molta strada resta da fare soprattutto sul piano del riconoscimento del progetto del nuovo che rappresenta quella metà symballica nella quale le ragioni stesse della conservazione trovano un senso compiuto.

Etica, Retorica e Politica , le cifre dell'impegno di Dezzi Bardeschi, diventano qui le figure simboliche attorno alle quali organizzare gli scritti degli ultimi dieci anni, alcuni dei quali vengono riproposti chiosati a margine per offrire una più immediata chiave di accesso dinamico alla lettura.

I testi raccolti nel presente volume vengono così a comporre l'abbozzo di una infinitamente perfettibile enciclopedia della conservazione per Soggetti e Autori, un itinerario di luoghi per viaggiatori a cui si richiede di non sospendere mai lo sguardo critico, la messa a fuoco di un quadro di ideali normativi e di strumenti legislativi con i quali la pratica attiva della conservazione (e del progetto) deve di necessità fare i conti.

Il volume, attraverso un percorso di conoscenza e di frequentazione della Casa del Fascio e del suo contesto, e secondo un rigoroso approccio critico, propone una riflessione ampia sulla storia dell’edificio e del suo Autore che qui trovano consolidamento metodologico e  documentale, costituendo quindi un’occasione disciplinarmente rigorosa e aggiornata per ripensare al ruolo della ex Casa del Fascio, al suo rapporto con la città nel suo complesso, e con la piazza Garibaldi in particolare, di cui è fondale ma anche ideale prosecuzione. Il Palazzo, infatti, qualora fosse recuperato ad un ruolo sociale, civile e pubblico, e non meramente commerciale o utilitaristico, costituirebbe un polo di attrazione, luogo di incontri e di relazioni e potrebbe contribuire a ridefinire il nesso e il significato stesso del centro cittadino