Speleologia

Drawing on the results of new multi-method research in Grotta Regina Margherita-the largest known Middle Bronze Age mortuary cave in west-central Italy (ca. 1650-1450 B.C.)-this article helps to replace the generic idea of "collective burial" with a more precise understanding of how the bodies of the deceased were transformed into potent social, symbolic, and sensuous resources housed in caves. It contextualizes this process within a nuanced understanding of settlement and subsistence practices, in which relatively short-lived and small-scale agricultural communities extended inland to the edge of the Apennine Mountains, ritually demarcating mortuary assemblages in caves in the process.

Fin dagli anni ’30 del secolo scorso il promontorio è stato interessato da indagini che si sono concentrate nelle grotte naturali che numerose si aprono sul mare pochi casi hanno coniugato l’approccio archeologico a quello speleologico. Grazie alla recente ripresa delle ricerche presso Grotta Guattari, svolte dal 2019 al 2021 dalla soprintendenza SABAP Lazio in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, che hanno messo in luce un patrimonio archeologico unico al mondo, si è maturata la necessità di ripercorrere lo studio delle cavità naturali
storia delle ricerche nelle cavità naturali, iniziate da G. Brocchi (1817) seguite da altri importanti studiosi come A. G. Segre, M. Zei e A. Bietti.

Introduzione La Grotta Regina del Carso (in sloveno Jama Kraljica Kraša; 2328/4760VG) si apre in località Cotici nel paese di San Michele del Carso / Vrh (comune di Savogna d'Isonzo / Sovodnje ob Soči). La grotta è una delle più estese e conosciute cavità del Carso goriziano ed è considerata la più bella dell'area per la ricchezza e la bellezza delle sue concrezioni, molte delle quali sono eccentriche. La cavità fu scoperta il 2 gennaio 1972 da Dominik Grillo, che ne individuò l'ingresso e, assieme a Stanko Kosic, iniziò i primi lavori di scavo. La scoperta diede slancio alla fondazione, nello stesso anno, dello Jamarski Klub Kraški Krti / G.S. Talpe del Carso, che ancora oggi ha la sua sede (la Baita speleologica) nei pressi dell'ingresso e gestisce l'accesso alla grotta, che è chiusa a chiave da un cancello per preservarne l'integrità. Già pochi mesi dopo la scoperta e l'apertura

Il Foran di Landri (11/46Fr) è una cavità naturale che si apre nella valle del torrente Chiarò, 2 km più a nord dell’abitato di Prestento di Torreano, nelle Prealpi Giulie meridionali. La grotta, abitata già durante il Neolitico, è stata oggetto di esplorazioni, scavi archeologici e studi scientifici già a partire dalla fine dell’Ottocento. Tra il 2018 e il 2019 l’A.S. Forum Julii Speleo, con l’aiuto di altri gruppi speleologici, ha intrapreso una serie di campagne esplorative che ha permesso di raggiungere nuove zone interne della grotta ancora inesplorate e di scoprire una nuova cavità nelle sue vicinanze, poi denominata Grotticella di Thor. Contestualmente sono stati condotti studi geologici, biospeleologici, storici e archeologici sul Foran di Landri. Tutto il lavoro è confluito in un volume monografico sulla cavità, pubblicato nel 2019. Nel contesto di queste esplorazioni sono iniziati gli studi biospeleologici, proseguiti a più riprese negli anni successivi ed estesi anche al vicino Foran des Aganis (122/48Fr). Le ricerche, tuttora in corso, hanno permesso di individuare una quarantina di specie animali che vivono e/o frequentano le grotte (alcune delle quali sono troglofili e troglobi di notevole interesse), di cui quasi la metà nuove per le cavità. Una delle specie rinvenute di maggiore interesse è senza dubbio il millepiedi cavernicolo Stygiiulus fimbriatus, di cui il Foran di Landri rappresenta la seconda stazione nota. Qui ripercorriamo la scoperta di questa specie nel Foran di Landri e la sua importanza per la conoscenza della fauna sotterranea delle Prealpi Giulie e non solo. Inoltre, presentiamo nuovo materiale documentativo sulla specie ancora inedito, realizzato in situ durante la campagna esplorativa del 2019. Foran di Landri cave (11/46Fr) is a natural cave located in the valley of the Chiarò stream, 2 km north of the village of Prestento di Torreano, in the Southern Julian Prealps. The cave, which was already inhabited during the Neolithic period, has been the subject of explorations, archaeological excavations, and scientific studies since the late 19th century. Between 2018 and 2019, A.S. Forum Julii Speleo, with the help of other speleological groups, started a series of exploratory campaigns. These studies allowed to reach new unexplored areas within the cave and discover a new cavity in its vicinity, later named Grotticella di Thor. At the same time, geological, biospeleological, historical, and archaeological studies were conducted on the Foran di Landri. All this work has been compiled into a monography on the cave, published in 2019. In the context of these explorations, biospeleological studies began to be conducted. These studies have been carried out intermittently in following years and extended to the nearby Foran des Aganis (122/48Fr). The ongoing research has identified about 40 animal species that live in and frequent the caves (some of them are troglophiles and troglobites of great interest), nearly half of which are new to the cave. One of the species of particular interest is the cave-dwelling millipede Stygiiulus fimbriatus, of which Foran di Landri cave represents the second known station. Here, we retrace the discovery of this species in Foran di Landri cave and its importance to understand the subterranean fauna of the Southern Julian Prealps, and not only. In additional, we present a new, still unpublished video footage on the species, filmed in situ during the 2019 exploratory campaign.

Recent excavations at Palù di Livenza (northeastern Italy) revealed a multiphase Neolithic pile dwelling dated between ca. 4,300/4200 and 3,600 cal BC. Three lumps with teeth imprints and a larger amorphous piece from the Late Neolithic layers have been studied by X-ray computed micro-tomography (microCT) and synchrotron Fourier-transform infrared spectroscopy (FTIR). FTIR spectra match well that of birch bark tar and microCT of the larger piece has revealed a rolled-up structure likely corresponding to bark rolls. The lumps of birch pitch were probably chewed to soften the tar prior to be used as hafting adhesive or therapeutic substance. The rolled-up inner structure of the larger piece and the remains of birch bark tar and abundant charcoals on its surface suggest it probably corresponds to a rare waste product from allothermic tar production.