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Alessandra Vaccari
  • Università Iuav di Venezia
    Dorsoduro 2206 / Terese
    30123 Venezia (IT)
Gli abiti trasformabili contengono in sé il cambiamento e, con pochi gesti, possono assumere diverse forme una volta indossati. Sono più di un'istanza funzionale alle esigenze della vita moderna: educano l'occhio all'instabilità della... more
Gli abiti trasformabili contengono in sé il cambiamento e, con pochi gesti, possono assumere diverse forme una volta indossati. Sono più di un'istanza funzionale alle esigenze della vita moderna: educano l'occhio all'instabilità della moda, forniscono una risposta strutturale al desiderio di cambiamento delle persone, danno corpo allo spettacolo della modernità privilegiando il movimento alla materia. Il libro affronta la fascinazione modernista per questi abiti in relazione alla mutevolezza della moda e sullo sfondo delle sue implicazioni culturali all'inizio del xx secolo in Italia, mettendo in connessione ricerca artistica, cultura visiva e sartoriale. Dal design anonimo promosso dalle riviste femminili per rimodernare il guardaroba della stagione precedente agli abiti della creatrice di moda, femminista e attivista Rosa Genoni; dal trasformismo dell'attore Leopoldo Fregoli all'eleganza pittorica e interspecie dell'artista Filippo de Pisis, l'autrice accompagna il lettore alla scoperta del processo di metamorfosi delle sensibilità moderne, attingendo a una pluralità di fonti che includono fotografia, teatro, letteratura, pittura e cinema degli esordi.
Come tutte le etichette identitarie anche quella di Made in Italy riflette, sin dalla sua formulazione in una lingua straniera, la prospettiva di uno sguardo esterno che coglie e condensa i tratti di un’identità non immune da stereotipie... more
Come tutte le etichette identitarie anche quella di Made in Italy riflette, sin dalla sua formulazione in una lingua straniera, la prospettiva di uno sguardo esterno che coglie e condensa i tratti di un’identità non immune da stereotipie nazionalistiche e da definizioni illusoriamente autoevidenti. Il volume raccoglie una pluralità di contributi che riconoscono, oggi, nelle forme del progetto italiano un’idea peculiare di modernità e un legame specifico con le forme dell’esperienza storica. Particolare attenzione è rivolta sia agli orizzonti di riflessione che hanno recentemente problematizzato la questione dei tratti identitari del pensiero e del patrimonio culturale e umanistico “italiano”, sia ai modi di produzione e ai modelli di sviluppo che il Made in Italy ha implementato, e alle contraddizioni e conseguenze economiche, politiche e culturali di tali modelli.Questa indagine non trova la sua pertinenza e coerenza in una definizione esclusivamente territoriale, settoriale o nazionale del Made in Italy, ma intende  scardinare questa definizione aproblematica per interrogarsi sui tratti paradigmatici che i diversi ambiti del progetto inteso nella pluralità delle sue culture – dalla moda alle arti, dall’architettura e dal design alla riflessione filosofica, dalle arti performative alla gestione del patrimonio – hanno elaborato in ambito italiano. Il laboratorio Italia, nutrito dalla pluralità delle sue culture del progetto, ribadisce così la non separazione delle pratiche e delle teorie e afferma anzi la loro costitutiva coalescenza, nella convinzione che gli oggetti, i progetti, le opere “pensino” attraverso la specificità delle proprie forme e che le elaborazioni teoriche siano inseparabili dall’immanenza dei propri oggetti di riflessione, dei propri modelli e delle proprie procedure di pensiero
La moda è un aspetto fondamentale della modernità e della vita urbana. Il libro analizza il ruolo storico e attuale della moda nel dare forma agli immaginari urbani e indaga il contributo delle città ai processi immaginativi della moda.... more
La moda è un aspetto fondamentale della modernità e della vita urbana. Il libro analizza il ruolo storico e attuale della moda nel dare forma agli immaginari urbani e indaga il contributo delle città ai processi immaginativi della moda. Le città sono intese come scenari e spazi di consumo, ma anche come parte del processo di produzione di nuove mode.
Moda, città e immaginari affronta le relazioni tra moda e città in chiave interdisciplinare in un arco cronologico compreso tra l’inizio del XX secolo e il presente. Il libro traccia una geografia urbana che comprende sia storiche capitali della moda, come Parigi, Milano, Anversa e New York, sia città europee ed extra-europee tradizionalmente considerate fuori dalle mappe del lusso e dell’innovazione. I temi analizzati includono il ruolo della moda nella creazione della città moderna; le relazioni tra moda e spazi urbani nelle memorie individuali; gli strumenti e le azioni curatoriali per comprendere e rappresentare le culture della moda nella città; le città della moda come stili e brand; i display e le strategie urbane dei brand della moda.
Research Interests:
Il quaderno raccoglie gli esiti di una giornata di riflessioni sulla didattica del design della moda in ambito universitario e le relative interazioni con la dimensione della ricerca. Al centro dell’attenzione è la cangiante e peculiare... more
Il quaderno raccoglie gli esiti di una giornata di riflessioni sulla didattica del design della moda in ambito universitario e le relative interazioni con la dimensione della ricerca. Al centro dell’attenzione è la cangiante e peculiare esperienza d’insegnamento della moda svolta nell’arco di otto anni all’Università Iuav di Venezia. La giornata si è svolta a Venezia il 18 febbraio 2014 nella sede del Dipartimento di Culture del Progetto che ha promosso e sostenuto l’iniziativa e questa pubblicazione. Contributi di: Laura Bolzan, Maria Bonifacic, Maria Cristina Cerulli, Francesco de Luca, Samanta Fiorenza, Patrizia Fiorenza, Maria Luisa Frisa, Anthony Knight, Ethel Lotto, Mario Lupano, Amanda Montanari, Gabriele Monti, Desamparados Pardo Cuenca, Simone Sbarbati, Alessandra Vaccari
Nonostante la grande attenzione mediatica ricevuta dai fashion designer nel corso degli ultimi secoli, ciò che hanno raccontato e scritto ha finora ottenuto poca considerazione da parte degli studi sulla moda. Il libro presenta... more
Nonostante la grande attenzione mediatica ricevuta dai fashion designer nel corso degli ultimi secoli, ciò che hanno raccontato e scritto ha finora ottenuto poca considerazione da parte degli studi sulla moda.
Il libro presenta dichiarazioni e testi di fashion designer, con l'obiettivo di commentarli criticamente e contribuire alla comprensione della moda attraverso una delle figure più affascinanti e discusse prodotte dalla cultura occidentale di epoca contemporanea. Jean-Philippe Worth, Rosa Genoni, Charles Creed, Paul Poiret, Madeleine Vionnet, Elsa Schiaparelli, Christian Dior, Emilio Pucci, Gianfranco Ferré, Franco Moschino, Marc Jacobs, Alexander McQueen, Bless e Bruno Pieters sono alcuni dei nomi coinvolti in un dialogo ideale.
Il libro indaga il processo storico di definizione del potere culturale dei designer e i loro ambiti progettuali, con particolare attenzione al lavoro creativo e ai concetti di autorialità e storytelling. Il volume esplora inoltre le interazioni dei fashion designer con il sistema della moda, mostrando la vitalità del dibattito interno e gli aspetti conflittuali.
The first visual history of Italian fashion and modernism covering the years of Fascism, this book clarifies fashion’s active role in shaping modern aesthetics, as well as its ambivalent status, between the spreading of international... more
The first visual history of Italian fashion and modernism covering the years of Fascism, this book clarifies fashion’s active role in shaping modern aesthetics, as well as its ambivalent status, between the spreading of international culture and the visions dictated by the Fascist regime. The outcome of extensive research, this volume explores and compares a wide variety of Italian sources, such as womens’ glossies, fashion, film and gossip magazines; photo archives, exhibition and commercial catalogues; books and magazines on tailoring and dressmaking, design and architecture; corporate and government journals. All materials are organised in a tight sequence of images and texts, charting rhythms, rituals and lifestyles of the typical “modern” Italian day through four basic concepts: Measurements, Model, Brand and Parade. Each iconographic section presents an array of texts, which highlight the key figures and moments in Italian fashion from the 1920s to the early 1940s, as well as modernism’s crucial themes, and the relation between glamour and the Regime’s highly choreographed life. Fashion at the Time of Fascism enjoys the valuable critical contribution of experts in fields as varied as fashion, modernism and Italian culture. The flexible, open structure of the book calls for a multiple-level, multidisciplinary approach, made easier by several theme maps, and a series of cross-references, which guide readers through the work’s various sections. The volume is further enriched by a thorough iconographic index and a detailed reference list.
Un saggio visuale sulla moda e il modernismo in Italia negli anni del fascismo. Il libro indaga il ruolo attivo della moda nell'affermazione di un'estetica moderna, tra processi di diffusione della cultura internazionale e visioni indotte... more
Un saggio visuale sulla moda e il modernismo in Italia negli anni del fascismo. Il libro indaga il ruolo attivo della moda nell'affermazione di un'estetica moderna, tra processi di diffusione della cultura internazionale e visioni indotte dal regime. "Una giornata moderna" esplora e mette a confronto un'ampia varietà di fonti italiane, tra cui riviste femminili, riviste di moda, cinema e mondanità; archivi fotografici, cataloghi di mostre e commerciali; libri e riviste di tecniche sartoriali, design e architettura; riviste aziendali e di organi governativi. Il libro è un montaggio serrato di immagini e testi che insegue i ritmi e i rituali degli stili di vita della giornata moderna italiana e si sviluppa intorno a quattro concetti chiave: Misura, Modello, Marca e Sfilata. Dall'ossessione per la misura esatta dei corpi, dei vestiti e del tempo, alla creazione di icone e modelli di modernità; dalla costruzione di un sistema della moda nazionale, alla dimensione spettacolare delle sfilate di moda e dei rituali fascisti. Si profilano così le figure chiave e i passaggi fondamentali della moda italiana dagli anni venti ai primi quaranta, i temi cruciali del modernismo e le relazioni tra glamour e coreografie dei regime fascista.
Flags are everywhere, even in our wardrobes. Why are these brightly coloured rectangles of cloth so appealing? Are they fetishes, objects of veneration, alluring stereotypes of identity or disquieting emblems of power? And what part do... more
Flags are everywhere, even in our wardrobes. Why are these brightly coloured rectangles of cloth so appealing?  Are they fetishes, objects of veneration, alluring stereotypes of identity or disquieting emblems of power? And what part do they play in the omnivorous imagery of fashion and in the anarchic creative processes of style?
WIG WAG. The Falgs of Fashion sets out to sample the dense flow of images and allusions - to sport, ethnic identity, patriotism or sheer nostalgia - prompted by the theme of the flags and their relations with fashion. It detaches them from their immediate association with the idea of nation and follows them in their visual metamorphoses at the hands of historic figures like Elsa Schiaparelli, Christian Dior and Emilio Pucci; stylists and labels like Tommy Hilfiger, Ralph Lauren, Vivienne Westwood, Franco Moschino, Dolce & Gabbana, Prada, Antonio Marras, Alexander McQueen and Viktor & Rolf; streetstyle brands like Mambo, Vans, Eastpak, Gsus, Nigo, Stussy and Ipath. Thus irony and identity underpin the multiple forms of appropriation of the American, British and Italian flags. Fashion also finds room for the Brazilian, Jamaican and Japanese colours, as well as for red flags, rainbow flags and the flags of those who have no country.
The book sifts through this explosion of coloured insigna to uncover the creative processes of a fashion closely linked with the cinema, art, design and music.
The paper analyzes the persona and wardrobe of Annarella (Antonella Giudici), the showgirl and model who has been the female member of the Italian punk band CCCP – Fedeli alla linea for decades. Through her clothes and style, the paper... more
The paper analyzes the persona and wardrobe of Annarella (Antonella Giudici), the showgirl and model who has been the female member of the Italian punk band CCCP – Fedeli alla linea for decades. Through her clothes and style, the paper discusses how she has tackled the many contradictions associated with gender and women’s condition. The paper adopts the lens of fashion to investigate Annarella’s role and contribution to both the band’s aesthetics and ethics. Her approach to clothes is here considered in relation with the depoliticization of subcultures and the neoliberalism of 1980s Italian fashion. The paper also intends to address the under-researched relationships between CCCP and fashion in the twenty-first-century’s resurgence of critical impulses against cultural elitism.
Crisi climatica, postcolonialismo e Antropocene stanno cambiando i termini dell’impegno intellettuale ed etico nei confronti della moda. Questo vale tanto per i ricercatori e le ricercatrici, quanto per l’industria della moda e,... more
Crisi climatica, postcolonialismo e Antropocene stanno cambiando i termini dell’impegno intellettuale ed etico nei confronti della moda. Questo vale tanto per i ricercatori e le ricercatrici, quanto per l’industria della moda e, soprattutto, per chi la indossa e la ama. Il contributo propone un primo bilancio sul cambiamento della moda e i progressi fatti, in anni recenti, per lasciarsi alle spalle lo stigma della frivolezza e i limiti della visione eurocentrica dominante. Ci si interroga su come si svilupperà l’auspicabile convergenza tra la svolta critica degli studi di moda da un lato e, dall’altro, l’apertura del sistema della moda a un maggiore impegno etico e culturale. Il contributo fa parte del numero tematico "Diritti e visioni. Animali non umani e diritto", a cura di Monica Gazzola
This article addresses the concept of en plein air regarding men’s fashion in early twentieth-century Italy. The act of painting outdoors has been addressed at length in the field of art history as one of the most radical practices of... more
This article addresses the concept of en plein air regarding men’s fashion in early twentieth-century Italy. The act of painting outdoors has been addressed at length in the field of art history as one of the most radical practices of nineteenth-century avantgardes. It focused on the changing appearance of light and weather conditions, as in the case of the renowned French Impressionist painters, who often represented women and their clothing in the natural environment. However, en plein air can also provide an opportunity to reframe men’s fashion in its relationship with the environment. The Italian painter and dandy Filippo de Pisis (1896–56) relied on en plein air to constitute his peculiar vision of ‘pictorial elegance’, connecting painting skills with the experience of wearing clothes in open spaces, for instance, during a stroll in the Mediterranean sunshine. This article analyses de Pisis’s artworks and writings on male elegance and its pictorial qualities, aiming to explore the under-investigated invisibility of men’s fashion in the early twentieth century. By doing so, it challenges the misogyny of the antifashion rhetoric of Modernist aesthetics. The case of de Pisis is particularly interesting in this regard because it provides an illuminating pictorial and textual affective interpretation of the interdependences between men’s bodies, the colours and fabrics of their clothes and the qualities of the open-air environment in which they were experienced. This contribution intends to shed light on the concept of ‘pictorial elegance’ that was for de Pisis a queer, destabilizing and poetic transfiguration of masculinity in the context of European Modernism.
‘Fashion Matters’ is a fascinating concept to think about the relevance of fashion and, at the same time, the vibrant substance which fashion is made of. This concept was the title of the lecture series delivered by Anneke Smelik,... more
‘Fashion Matters’ is a fascinating concept to think about the relevance of fashion and, at the same time, the vibrant substance which fashion is made of. This concept was the title of the lecture series delivered by Anneke Smelik, professor of Visual Culture at the Radboud University Nijmegen (Netherlands) whom I invited as visiting researcher and professor IR.IDE at Università Iuav di Venezia, Department of Architecture and Arts in Spring 2022.1 The series explored the new paradigms of fashion cultures by connecting the interrelated issues of climate change, technology, and identity. Articulated in five encounters, it covered the topics of Fashion and Sustainability: setting the stage (2nd March); Anthropocene: Posthumanism and New Materialism (9th March); Posthuman Bodies and Identities (16th March); Wearable Technology and Bio-couture (23rd March); and A Posthuman Ethics of Care for Fashion (30th March).
The paper investigates the possibility to re-imagine fashion design in a sustainable direction and to conceive alternatives to the current unsustainable growth of which fashion has been a carrier in recent decades. The paper relies on the... more
The paper investigates the possibility to re-imagine fashion design in a sustainable direction and to conceive alternatives to the current unsustainable growth of which fashion has been a carrier in recent decades. The paper relies on the emerging design-theory-based concept of “futuring”, which concerns ecology, sustainability, and social innovation. It sets a methodological framework that develops eco-fashion beyond environmental sustainability, and slow fashion beyond the critique of the acceleration of fashion production and consumption. The proposed framework leads into the four directives of Do it Yourself; Future Artisans; Digital Manufacturing; and Industrial Experimentation and allows to encompass initiatives ranging from circular economies to participatory design models and open design. Future research on Italian case studies will test the validity of this framework. The research hypothesis is that there is an Italian design laboratory in fashion, able to prefigure new mat...
Venice is one of the most investigated city in tourism studies for reasons that include overtourism, ecological survival, and housing exodus. Conversely, fashion studies are hardly interested in the relationship between this city and... more
Venice is one of the most investigated city in tourism studies for reasons that include overtourism, ecological survival, and housing exodus. Conversely, fashion studies are hardly interested in the relationship between this city and fashion in the 21st century. This article aims to fill this gap by investigating the relationships of fashion with tourism and urban space in Venice, through the eyes of those who are active in the conception, production and sale of fashion in the lagoon city. Can fashion be part of a new idea of the city? Can it represent a redirective practice, which stimulates compatible and sustainable relations between residential and tourist areas? The cases analysed in this article tell of experiencing access to fashion in a dimension that is defined here as one on one, in which the human and urban bodies are taken care of through a tailor-made approach. They represent an instrument of integration between local and global dimensions, capable of living with stereo...
Sonia Delaunay’s simultaneous dress of 1913 incorporates a heterogenous variety of materials in its patchwork structure, which includes both fur and fabrics of different weights and colours. By focusing on the relationship between art,... more
Sonia Delaunay’s simultaneous dress of 1913 incorporates a heterogenous variety of materials in its patchwork structure, which includes both fur and fabrics of different weights and colours. By focusing on the relationship between art, fashion, and the tango, this article studies the dynamic between the tangibility and intangibility of Delaunay’s dress and proposes an interpretation related to the collage. The dress materialises the collage within the lexicon of fashion, while its texture incorporates fragments of movements, tango poses, and everything one could find drooped over the patronesses and patrons of the ballrooms of the age. This article transposes the concept of the collage from the surface of the dress to the space of the ballroom, and reflects on the new idea of intimacy and physical proximity encouraged by the fashion of the tango.
The article investigates the 21st-century fashion through the theoretical lens of the mise en abyme, focusing on the mixed reality as an extended panorama between physical and digital. Four case studies were chosen within the Italian... more
The article investigates the 21st-century fashion through the theoretical lens of the mise en abyme, focusing on the mixed reality as an extended panorama between physical and digital. Four case studies were chosen within the Italian context, deemed as a place of experimentation and interaction between digital innovation and manufacturing tradition. Those cases have developed projects in mixed reality during the months of social distancing imposed by Covid-19, with significant consequences on creative processes, production, distribution, communication and consumption of fashion. In this scenario, the article questions the expansion of fashion experience, the ongoing transformation of the digital object, the conception and perception of time and the idea of intimacy at the time of Covid.
Caroline Evans and Alessandra Vaccari are the co-editors of Il Tempo della Moda (Mimesis 2019), a collection of writings on the relationship of fashion and time. They are currently preparing an expanded English language edition for... more
Caroline Evans and Alessandra Vaccari are the co-editors of Il Tempo della Moda (Mimesis 2019), a collection of writings on the relationship of fashion and time. They are currently preparing an expanded English language edition for publication in the UK by Bloomsbury in 2020. Each being based in a different country, most of their exchanges on the topic have been by email. Vaccari teaches at IUAV University of Venice, Evans at Central Saint Martins in London. Below is an edited selection from their ongoing conversation.
Le narrative dei fashion designer sono il focus di questo dossier, che si propone di riflettere su una delle figure più affascinanti e controverse della storia della moda di età contemporanea. Affascinanti perché,... more
Le  narrative  dei  fashion  designer  sono  il  focus  di  questo  dossier,  che  si propone di riflettere su una delle figure più affascinanti e controverse della  storia  della  moda  di  età  contemporanea.  Affascinanti  perché,  nella  cultura occidentale e non solo, i fashion designer hanno incarnato l’idea di moda, divenendone per i consumatori il volto stesso. Sono figure controverse, o quanto meno problematiche, nel momento in cui  –  come  in  questo  dossier  –  si  cerca  di  affrontarle  con  gli  strumenti  dello  storico  e  dello  studioso  della  cultura.  Il  termine  fashion  designer  è  qui  utilizzato  in  senso  ampio  per  comprendere  un  insieme  di  professioni  legate alla progettazione della moda che va dal couturier allo stilista, dal designer di moda indipendente al direttore creativo per i brand del lusso contemporanei. Al centro del discorso è il modo in cui i fashion designer si  rappresentano  attraverso  i  loro  stessi  testi,  sotto  forma  di  memorie,  autobiografie, monografie, interviste e, in anni più recenti, documentari e social media.
Desiderare un abito, spiega Gilles Deleuze, non significa desiderare un oggetto, ma un mondo. È un mondo parallelo, un’utopia, in cui ci si immagina con quell’abito insieme a persone, in luoghi e situazioni. Con la sua grande capacità di... more
Desiderare un abito, spiega Gilles Deleuze, non significa desiderare un oggetto, ma un mondo. È un mondo parallelo, un’utopia, in cui ci si immagina con quell’abito insieme a persone, in luoghi e situazioni. Con la sua grande capacità di produrre visioni, la moda è uno dei più potenti generatori di utopie.
Na segunda metade dos anos 1930, o regime fascista introduziu a autarquia como forma de autonomia econômica da Itália frente às importações de matérias-primas. A autarquia foi lançada como instrumento para responder à crise gerada pelas... more
Na segunda metade dos anos 1930, o regime fascista introduziu a autarquia como forma de autonomia econômica da Itália frente às importações de matérias-primas. A autarquia foi lançada como instrumento para responder à crise gerada pelas sanções impostas ao país em 1935 pela Sociedade das Nações após a invasão italiana à Etiópia. O artigo analisa o papel que a moda teve no programa autárquico lançado pelo regime. Pela sua coação identitária e internacional, a moda permite examinar e colocar em confronto tanto a construção e promoção de uma nova imagem da nação, como as formas de desobediência explícita ou implícita às políticas autárquicas do regime fascista.
Na segunda metade dos anos 1930, o regime fascista introduziu a autarquia como forma de autonomia econômica da Itália frente às importações de matérias-primas. A autarquia foi lançada como instrumento para responder à crise gerada pelas... more
Na segunda metade dos anos 1930, o regime fascista introduziu a autarquia como forma de autonomia econômica da Itália frente às importações de matérias-primas. A autarquia foi lançada como instrumento para responder à crise gerada pelas sanções impostas ao país em 1935 pela Sociedade das Nações após a invasão italiana à Etiópia. O artigo analisa o papel que a moda teve no programa autárquico lançado pelo regime. Pela sua coação identitária e internacional, a moda permite examinar e colocar em confronto tanto a construção e promoção de uma nova imagem da nação, como as formas de desobediência explícita ou implícita às políticas autárquicas do regime fascista.

The fascist regime enforced autarchy in the second half of the 1930s to promote domestic production and reduce raw materials imports. Autarchy was introduced as a strategic response to the economic sanctions that the League of Nations applied to Italy after the Italian invasion of Ethiopia in 1935. The article analyses the role that fashion played in the autarchic programme of the fascist regime. It investigates the relationships that both fascism and fashion have in common with modernism. Particularly, it examines the role that fashion's cultural identity and international character have played in the construction and promotion of a new national image, as well as fashion-related explicit and implicit forms of disobedience to the autarchic policies of the fascist regime.
Os designers de moda constituem uma parte da moda ocidental moderna e estão entre as mais intrigantes e controversas figuras. A moda é um sistema centrado no design, mas que tende a excluir o designer do discurso teórico e histórico. Em... more
Os designers de moda constituem uma parte da moda ocidental moderna e estão entre as mais intrigantes e controversas figuras. A moda é um sistema centrado no design, mas que tende a excluir o designer do discurso teórico e histórico. Em outros campos das produções culturais, artistas e arquitetos deram um enfoque crucial - por meio de seus escritos - sobre os principais temas em suas áreas, contribuindo assim para desenvolvê-los na historiografia e na literatura. No caso da moda, ao contrário, o material textual que os designers de moda produzem é considerado promocional para eles próprios, para suas coleções e para sua marca. Esta interpretação é aceita pela indústria da moda, bem como pelos estudos de moda, que reconhecem a contribuição extremamente limitada dos designers à historiografia e à crítica. Este trabalho pretende discutir o papel histórico e contemporâneo das explanações dos designers no campo da moda. Levando-se em consideração as publicações de estilistas de moda do século XX e XXI, o trabalho explora relatos autobiográficos de designers de moda sobre sua entrada no mundo da moda, com especial atenção a sua educação e aos períodos como aprendizes. Também se apresenta uma visão sobre as dificuldades que os designers encontram na gestão de sua imagem pública.

Fashion designers represent a constitutive part of modern western fashion and are among the most intriguing and controversial of its figures. Fashion is a system centered on design, but tends to exclude the designer from theoretical and historical discourse. In other fields of cultural production, artists and architects have provided a key focus – by means of their writings – on major themes in their fields, thus contributing to developing them into historiography and literature. In the case of fashion, on the contrary, the textual material that fashion designers produce is considered as promotional to the designers themselves, their collections, and their brand. This interpretation is accepted by the fashion industry as well as by fashion studies, which acknowledge the severely limited contribution that designers themselves make to historiography and criticism. The paper intends discuss the historical and current role of designer-based explanations in the field of fashion. Taking into consideration fashion designers’ writings from 20th and 21th centuries, the paper explores fashion designers’ autobiographical accounts of their entry into the world of fashion, with particular attention paid to education and apprenticeship. It also provides insight into the difficulties that designers experience in managing their public image.
[resumo] Os arquivos da moda são um tema central que permite o encontro entre os campos da comunicação, da pesquisa, da indústria e da moda. Este artigo analisa como, no início do século XXI, o arquivo influenciou a moda em sua... more
[resumo] Os arquivos da moda são um tema central que permite o encontro entre os campos da comunicação, da pesquisa, da indústria e da moda. Este artigo analisa como, no início do século XXI, o arquivo influenciou a moda em sua representação, sua compreensão histórica e na própria elaboração projetual do design. Esta análise será baseada em duas experiências de pesquisa em ensino realizadas pela autora na Itália entre 2008 e 2012. A primeira experiência, denominada Dress Redux, foi realizada na Universidade de Bolonha; a segunda, Under the Cover, realizada na Universidade de Veneza (IUAV). [abstract] Fashion archives constitute a key point of intersection and comparison between the fashion fields of research, industry and communication. This paper discuss how archives have influenced fashion in terms of representation, historical understanding, and design since the early 21st century. After an introduction on the role of archives and their relationships with history and memory, the analysis focuses on the concept of "archivism" and the design practices based on re-using preform cultural materials. Such analysis draws on the research related to two teaching experiences carried out by the author in Italy between 2008 and 2012. The first, Dress Redux, at the University of Bologna; the second, Under the Cover, at the University IUAV of Venice.
I concetti di self-reliance e di autoproduzione stanno orientando la riflessione e la produzione culturale nel campo della moda, del design e delle industrie creative. Al ruolo e al significato dell’idea di self-reliance nella scena della... more
I concetti di self-reliance e di autoproduzione stanno orientando la riflessione e la produzione culturale nel campo della moda, del design e delle industrie creative. Al ruolo e al significato dell’idea di self-reliance nella scena della moda contemporanea e nel suo sistema è stato dedicato il panel Self-Reliant Fashion Design: New Approaches and Practices, che ho organizzato e coordinato in occasione del convegno internazionale Fashion Tales (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, 7-9 giugno 2012). Questa sezione di “Dialoghi Internazionali. Città nel mondo” raccoglie i contributi del panel, approfondendone e ampliandone gli esiti sia sul fronte della riflessione teorica a livello internazionale, sia verificandone la portata in ambito nazionale, attraverso il caso di Milano.
La self-reliant fashion è oggi un fenomeno di portata globale che riguarda i paesi europei ed extraeuropei, compresi quelli tradizionalmente esclusi dalla mappa per quanto riguarda l’industria e la storia della moda. Uno di questi è... more
La self-reliant fashion è oggi un fenomeno di portata globale che riguarda i paesi europei ed extraeuropei, compresi quelli tradizionalmente esclusi dalla mappa per quanto riguarda l’industria e la storia della moda. Uno di questi è l’Argentina che, con poche eccezioni, è ancora carente di studi a livello nazionale e internazionale, nonostante la crescente rilevanza acquisita dalla sua moda in termini di design, industrie creative, identità nazionale e sviluppo economico. L’articolo riflette sulle trasformazioni della moda contemporanea e del suo sistema prendendo le mosse dal primo International Forum on Self-reliant Fashion Design che si è svolto a Buenos Aires l’11 novembre 2010. L’espressione “self-reliant fashion” è qui utilizzata per indicare un grado relativamente alto d’indipendenza dall’industria della moda; un forte controllo e potere decisionale su ricerca, processo creativo, produzione e comunicazione del progetto di moda; una capacità produttiva che va dal pezzo unico alla piccola serie; una stretta relazione del designer con i suoi clienti.
La self-reliant fashion è oggi un fenomeno di portata globale che riguarda i paesi europei ed extraeuropei, compresi quelli tradizionalmente esclusi dalla mappa per quanto riguarda l’industria e la storia della moda. Uno di questi è... more
La self-reliant fashion è oggi un fenomeno di portata globale che riguarda i paesi europei ed extraeuropei, compresi quelli tradizionalmente esclusi dalla mappa per quanto riguarda l’industria e la storia della moda. Uno di questi è l’Argentina che, con poche eccezioni, è ancora carente di studi a livello nazionale e internazionale, nonostante la crescente rilevanza acquisita dalla sua moda in termini di design, industrie creative,  identità nazionale e sviluppo economico. L’articolo riflette sulle trasformazioni della moda contemporanea e del suo sistema prendendo le mosse dal primo International Forum on Self-reliant Fashion Design che si è svolto a Buenos Aires l’11 novembre 2010. L’espressione “self-reliant fashion” è qui utilizzata per indicare un grado relativamente alto d’indipendenza dall’industria della moda; un forte controllo e potere decisionale su ricerca, processo creativo, produzione e comunicazione del progetto di moda; una capacità produttiva che va dal pezzo unico alla piccola serie; una stretta relazione del designer con i suoi clienti.
Le pratiche quotidiane del prendersi cura incrociano questioni centrali della vita sociale, economica e culturale. Dotato di polisemia analitica, il concetto di cura è in grado di connettere pratiche e spazi diversi attraverso la... more
Le pratiche quotidiane del prendersi cura incrociano questioni centrali della vita sociale, economica e culturale. Dotato di polisemia analitica, il concetto di cura è in grado di connettere pratiche e spazi diversi attraverso la creazione e il rafforzamento di legami fondamentali. Esso permette di transitare da un modello di cura ‘individuale’ ad una assunzione di responsabilità e impegno nei confronti delle soggettività, delle vulnerabilità, della collettività e dell’ambiente. Attraverso la cura si delineano ‘comunità’ basate sul principio dell’interdipendenza capaci di mostrare come lo spazio pubblico, la condivisione di risorse e la democrazia di prossimità siano risposte costruttive a un mondo diventato insostenibile e messo in pericolo da pandemie, crisi e guerre.
Il convegno si propone di affrontare in chiave trasversale e multidisciplinare la cura come responsabilità nelle pratiche culturali e sociali, nelle comunità e negli spazi del vivere, nelle relazioni con i nostri simili e l’ambiente, includendo nella riflessione questioni di genere, decolonialità, postumanesimo ed ecologia. L’intento è mostrare un’ampia declinazione della ‘cura’, che metta a tema pratiche basate sull’interdipendenza, la condivisione delle risorse e il possibile superamento della crisi al di fuori delle più tradizionali logiche del mercato. Articolato su due giorni, il convegno è aperto alla partecipazione attiva della comunità scientifica e sociale, e prevede una sezione organizzata da studenti e studentesse della Scuola di dottorato dell’Università Iuav di Venezia e Dottorato nazionale Design per il Made in Italy, Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli.
Giorgio Correggiari (1943-2011) è stato un personaggio controcorrente e dal carattere intransigente. Ha vissuto la moda come fenomeno connesso alla politica, alla società e alle culture giovanili, ritagliandosi fin dall’inizio del suo... more
Giorgio Correggiari (1943-2011) è stato un personaggio controcorrente e dal carattere intransigente. Ha vissuto la moda come fenomeno connesso alla politica, alla società e alle culture giovanili, ritagliandosi fin dall’inizio del suo percorso professionale il ruolo dello stilista impegnato e anticonformista, interessato a restituire alla moda la dignità di un linguaggio e di un sistema espressivo. “L’eccellenza - secondo le sue parole - si costruisce grazie allo scambio d’idee, agli entusiasmi creativi e alla capacita di guardare il futuro”. Il futuro è stato il suo orizzonte. La fiducia una bussola. In questi tempi difficili, la sua figura acquista quindi un particolare significato ed più che mai vitale e paradigmatica.

Il volume, edito da Lupetti (2023), ne ricostruisce la figura non attraverso una biografia, ma grazie a una storia plurale, fatta di immagini, saggi e testimonianze di chi vissuto insieme a lui la scena culturale degli ultimi cinquant’anni. Il volume nasce da un progetto di Lamberto Correggiari, fratello, artista e complice, che ha creato un gruppo di ricerca per indagare la ricca documentazione conservata presso gli Archivi Correggiari. Nel libro sono presenti i saggi critici di studiosi e storici della moda, quali Maria Canella, Ornella Cirillo, Giovanni Maria Conti, Eleonora Fiorani, Débora Russi Frasquete e Alessandra Vaccari, e molte testimonianze di amici e colleghi che hanno reso omaggio al fermento visionario e·alle molteplici espressioni della creatività di Giorgio Correggiari.Il volume (Lupetti 2023) ricostruisce la figura di Giorgio Correggiari e il suo contributo alla moda e alla scena culturale degli ultimi cinquant’anni. Il volume nasce da un progetto di Lamberto Correggiari, fratello, artista e complice, della ricca documentazione conservata presso gli Archivi Correggiari.
Lamberto Correggiari, artista e designer, ne discute con Maria Canella Università statale di Milano - Raffles, Ornella Cirillo Università della Campania Luigi Vanvitelli, Alessandra Vaccari Università Iuav di Venezia
Sun, air, water and soil are in most of the clothes we wear. In the era of ecological crisis, this international conference aims to investigate the new paradigms of fashion cultures through the four archetypal elements of matter. By doing... more
Sun, air, water and soil are in most of the clothes we wear. In the era of ecological crisis, this international conference aims to investigate the new paradigms of fashion cultures through the four archetypal elements of matter. By doing so, it shifts the attention towards the material and sensory aspects of fashion, features that have been largely neglected by fashion studies over the past forty years. This approach fits in the current debate on the ‘material turn’ inspired by de-centering the human and re-centering matter and the materiality of things, objects, technologies, and bodies. The conference proposes to analyse this ontological shift through the redefinition of the substance of fashion and its history. In Western and non-Western cultures matter is conceived as a coexistence of multiple elements following a tradition that includes, among others, the cosmological treatise of Aristotle, the Hinduist and Buddhist meditations on the ‘primary material elements’ (mahabhutas), and Jābir ibn Hayyān’s alchemy. The conference takes place in Venice, a city that emerged from water through a process of significant anthropisation, and in which life’s rhythms and movements historically coexist and are dependent on a critically changing environment.

International Fashion Conference | Università Iuav di Venezia | Department of Architecture and Arts | 16 - 17 March 2023 | Palazzo Badoer, San Polo 2468, Venice
Presentazione della rivista CERAMICA E ARTI DECORATIVE DEL NOVECENTO Università Iuav di Venezia, 27 febbraio 2023. Giorgio Levi, fondatore della rivista scientifica, dialoga con: Fiorella Bulegato Università Iuav di Venezia; Ali Filippini... more
Presentazione della rivista CERAMICA E ARTI DECORATIVE DEL NOVECENTO
Università Iuav di Venezia, 27 febbraio 2023. Giorgio Levi, fondatore della rivista scientifica, dialoga con: Fiorella Bulegato Università Iuav di Venezia; Ali Filippini Politecnico di Torino; Chiara Squarcina Fondazione Musei Civici di Venezia; Nico Stringa Università Ca’ Foscari; Alessandra Vaccari Università Iuav di Venezia. Saluti istituzionali: Elisa Bizzotto Università Iuav di Venezia
Nell'ambito degli Incontri della Biblioteca Iuav A/II 2022-23
INTERNATIONAL FASHION CONFERENCE Organised by Università Iuav di Venezia March 16-17, 2023 Venice, Italy Open call for contributions Deadline for abstract submission: 16 October 2022 EARTH, WATER, AIR, AND FIRE: THE FOUR ELEMENTS OF... more
INTERNATIONAL FASHION CONFERENCE
Organised by Università Iuav di Venezia
March 16-17, 2023
Venice, Italy
Open call for contributions
Deadline for abstract submission: 16 October 2022
EARTH, WATER, AIR, AND FIRE: THE FOUR ELEMENTS OF FASHION

Sun, air, water and soil are in most of the clothes we wear. In the era of ecological crisis, this international conference aims to investigate the new paradigms of fashion cultures through the four archetypal elements of matter. By doing so, it shifts the attention towards the material and sensory aspects of fashion, features that have been largely neglected by fashion studies over the past forty years.
The conference will take place in the context of Venice, a city that emerged from water through a process of significant anthropisation, and in which life rhythms and movements historically coexist and are dependent on a critically changing environment. Venice has a long experience with phenomena such as the high tide (acqua alta) and the increasing submersion of the emerged land; but also with air and water pollution due to the nearby petrochemical pole of Porto Marghera and the cruise ships traffic.
The conference aims to provide a fertile ground for interdisciplinary and transnational dialogue to respond to the sustainable fashion challenges posed by the Anthropocene, and to envision possible futures engendered by an environmentally and socially aware fashion culture and industry.
Research Interests:
Il seminario si incentra sull’artista italiano Filippo de Pisis (1896-1956) che, in occasione della sua partecipazione al Bal des Quat’z’Arts di Parigi, ha sperimentando il bodypainting come spazio di esplorazione del sé e come forma di... more
Il seminario si incentra sull’artista italiano Filippo de Pisis (1896-1956) che,
in occasione della sua partecipazione al Bal des Quat’z’Arts
di Parigi, ha sperimentando il bodypainting come spazio di esplorazione del sé e come forma di teatralizzazione della pelle nuda. Attraverso l’analisi di questo caso studio, il seminario indaga la performatività di genere, la metamorfosi e e modalità multidimensionali e interspecie di costruzione del sé.
Lecture by Marta Wódz Introduced by Alessandra Vaccari and Clizia Morade Marta Wódz is a PhD candidate in Art History at the Faculty of Arts at KU Leuven (Belgium), where she is also a research fellow for the Lieven Gevaert Research... more
Lecture by Marta Wódz
Introduced by Alessandra Vaccari and Clizia Morade

Marta Wódz is a PhD candidate in Art History at the Faculty of Arts at KU Leuven (Belgium), where she is also a research fellow for the Lieven Gevaert Research Centre for Photography, Art and Visual Culture. Her research explores the role of plants in contemporary visual art to decamouflage their political role and reconstruct the histories of the weak.
Research Interests:
Research Interests:
Precariato di genere e precariato intellettuale in Italia. Seminario di studi | Venezia 15 luglio 2021, Badoer, h. 10 Coordinamento: Monica Centanni, Roberto Filippello, Alessandra Vaccari. Interventi: Marzia Avallone, Ilenia Caleo,... more
Precariato di genere e precariato intellettuale in Italia.

Seminario di studi |  Venezia 15 luglio 2021, Badoer, h. 10

Coordinamento:
Monica Centanni, Roberto Filippello, Alessandra Vaccari.

Interventi:
Marzia Avallone, Ilenia Caleo, Giada Cipollone, Roberta Da Soller, Nina Ferrante, Alberto Lunardi, Gabriele Monti, Barbara Pasa, Simone Rossi, Annalisa Sacchi, Daniela Sacco, Manuela Soldi, Stefano Tomassini, Angela Vettese.
Un ciclo di conversazioni collaborative con designer che fanno di sostenibilità e nuovi approcci alla progettazione, produzione e comunicazione della moda il loro punto di partenza. Come potrebbe essere la moda nel futuro? Cosa stanno... more
Un ciclo di conversazioni collaborative con designer che fanno di sostenibilità e nuovi approcci alla progettazione, produzione e comunicazione della moda il loro punto di partenza. Come potrebbe essere la moda nel futuro? Cosa stanno facendo i designer in Italia per cambiarla? Come sarebbe se…? Ogni incontro lancerà domande a cui non c'è un'univoca risposta, ma che diventeranno stimoli per nuove riflessioni e creazioni. Il workshop mira ad analizzare il cambiamento in atto in Italia e a restituirne una rielaborazione progettuale.
Giornata di studi | 9 dicembre 2019, Venezia,. Coordinata da Monica Centanni, Simona Morini, Barbara Pasa intervengono: Ruben Baiocco, Antonia Anna Ferrante, Anna Fressola, Alessandro Grilli, Gabriele Monti, Lucia Morra, Simone Rossi,... more
Giornata di studi | 9 dicembre 2019, Venezia,.
Coordinata da Monica Centanni, Simona Morini, Barbara Pasa
intervengono: Ruben Baiocco, Antonia Anna Ferrante, Anna Fressola, Alessandro Grilli, Gabriele Monti, Lucia Morra, Simone Rossi, Alessandra Vaccari.
Reading Stella Bruzzi's book Undressing Cinema: Clothing and Identity in the Movies (1997) around twenty years after its publication offers a chance to think back on a crucial time for the definition of the relationships between dress,... more
Reading Stella Bruzzi's book Undressing Cinema: Clothing and Identity in the Movies (1997) around twenty years after its publication offers a chance to think back on a crucial time for the definition of the relationships between dress, fashion and film. In this respect, the book is both a key testimony and a milestone from which to measure the subsequent developments of those relationships in the cultural industry and the academic debate alike. This re-reading exercise benefits from Bruzzi's speech at the International Symposium Exploring the Intersections of Fashion and Film Studies, organized by the former Centre for Fashion Studies at the Department of Media Studies, Stockholm University, on 6 November 2015. The author was invited to revisit her book in the light of the most recent teaching and research tendencies that have occurred in the fields of fashion and film studies. Concluding her speech, Bruzzi remarked how 'study of fashion is an increasingly legitimate route into film and media studies', although 'film and media texts are used more readily as examples' among cultural studies and fashion studies 'than fashion is used as a tool for interpreting film and media texts' (Bruzzi 2015: 8).
Living Labs FABBRICrafter Venice 2-3 December 2021 The Living Labs constitute the final act of the annual research project FABBRICrafter, and offer an occasion to share the project’s results and an opportunity to experiment. FABBRICrafter... more
Living Labs FABBRICrafter Venice 2-3 December 2021
The Living Labs constitute the final act of the annual research project FABBRICrafter, and offer an occasion to share the project’s results and an opportunity to experiment. FABBRICrafter has investigated the biomaterials, recycling practices, and craftsmanship of the future, translating into a wide-ranging workshop on clothing, footwear, and accessories aimed at contributing towards environmental and social sustainability in fashion. The programme’s activities stem from the idea that fashion can act as a positive agent of change and offer an opportunity to reflect on responsible practices in research and education. The Living Labs promote a public-private dialogue involving researchers, students, crafters, sustainability experts, and businesses. Local and international innovators have been called upon to contribute to the debate on the future of fashion.
The Living Labs (LL) begin with an exploration of radical didactic approaches, of new geographies, communities, and subjectivities, and of their self-representations across digital media. The activities are structured across three courses: LL1 experiments with shoe design, biomaterials, and sustainable fashion communication; LL2 works with circular design practices and co-design in leather goods; LL3 focuses on hand-weaving and zero-waste approaches.
Discussione sulle relazioni tra il tempo e la moda a cura di Marco Petroni, docente di Fenomenologia della moda e Storia del design, Accademia di Belle Arti di Napoli. Con Alessandra Vaccari, Università Iuav di Venezia, co-curatrice dei... more
Discussione sulle relazioni tra il tempo e la moda a cura di Marco Petroni, docente di Fenomenologia della moda e Storia del design, Accademia di Belle Arti di Napoli.
Con Alessandra Vaccari, Università Iuav di Venezia, co-curatrice dei libri Il tempo della moda (Mimesis, 2019) e Time in Fashion (Bloomsbury, 2020).
Introduzione di Angelo Vassallo, Coordinatore Corso di Fashion Design, Accademia di Belle Arti di Napoli.
Interviene Maddalena Marciano, Docente di Fashion design, Accademia di Belle Arti di Napoli.

Accademia di Belle Arti di Napoli
13 aprile 2021, ore 11
Nell'ambito del dibattito sulla sostenibilità, il seminario si interroga sulla capacità della moda di fare emergere nuove pratiche di futuring, intese come ricodificazione e 're-direzione' dei modi attuali di ideare, produrre e... more
Nell'ambito del dibattito sulla sostenibilità, il seminario si interroga sulla capacità della moda di fare emergere nuove pratiche di futuring, intese come ricodificazione e 're-direzione' dei modi attuali di ideare, produrre e consumare.

Università Iuav di Venezia
Dipartimento di Discipline del Progetto

Progetto di ricerca
Fashion Futuring. Modelli Emergenti di Fashion Design in Italia
This three-day programme uses film to explore the concepts of utopia (idealised societies) and uchronia (alternate histories) in fashion, from the early 20th century to today. The programme enables us to look at fashion as more than just... more
This three-day programme uses film to explore the concepts of utopia (idealised societies) and uchronia (alternate histories) in fashion, from the early 20th century to today. The programme enables us to look at fashion as more than just the history of design and style, and to understand its connection to profound questions of personal and social identity. Utopia and uchronia may seem highly specific, even technical, terms, but when we begin to think about them in relation to fashion today, through the medium of film, they reveal a surprisingly topical and relevant set of cultural concerns. Idealism, heritage, visionary imagery, otherworldliness, technology, fear, the posthuman, gender-fluidity and sustainability are just some of the many themes that will come to light over these three days. They are all ways to understand fashion in relation to the social and political spheres, and in a rapidly changing world of new communications,
artificial intelligence, depleting resources and climate change, these are questions than the citizens of the future will have to think about.
The programme is dedicated to exploring the relationship between fashion, cinema and art. Each day features one workshop for students and one evening public programme. The workshop is structured around a particular theme, alternating group discussion with curated sections of film on the topics listed below. The evening public programme hinges on the screening of highly iconic films that flash both backwards and forwards to the parallel dimensions of ucronic and utopian fashion.

Programme curated by Caroline Evans, Central Saint Martins College, University of the Arts London, and Alessandra Vaccari, Università Iuav di Venezia

Teatrino di Palazzo Grassi, Venezia, 20-22 February 2019
https://www.palazzograssi.it/en/events/all/fashion-aperture-543/
Research Interests:
Coordenação da Mesa: Kathia Castilho (Presidente da ABEPEM) Participantes: Maria da Graça Guedes: Docente da UM Diretora dos Cursos de Licenciatura em Design e Marketing de Moda e do Mestrado em Design de Comunicação de Moda. Ana... more
Coordenação da Mesa: Kathia Castilho (Presidente da ABEPEM)

Participantes:

Maria da Graça Guedes: Docente da UM Diretora dos Cursos de Licenciatura em Design e Marketing de Moda e do Mestrado em Design de Comunicação de Moda.

Ana Cláudia Mei Alves de Oliveira: Docente na PUC-SP no Programa de Pós-graduação de Comunicação e Semiótica, Diretora do Centro de Pesquisas Sociossemióticas (CPS).

Mônica Moura: Docente da UNESP-SP no programa de Pós-graduação em Design; Presidente da Sociedade Brasileira de Informação - SBDI, e membro da Diretoria da ABEPEM

Doroteia Pires: Docente da UL-PR no programa graduação em Design de Moda e membro da Diretoria da ABEPEM, Diretora do Projeto Milano

Fernando Moreira da Silva: Docente da FA-UTL; Presidente do Centro de Investigação de Arquitetura, Urbanismo e Design (CIAUD), Diretor do Curso de Doutoramento em Design;  Coordenador do Curso de Mestrado em Design de Comunicação da FA-UTL.

Alessandra Vaccari: Docente da IUAV of Venice