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Fra il 1982 e il 2003 il poeta Giovanni Giudici e la germanista e comparatista Lea Ritter Santini si scambiano una serie di lettere e cartoline. La trascrizione e quindi l’edizione critica di questi materiali è nata nell’ambito della mia... more
Fra il 1982 e il 2003 il poeta Giovanni Giudici e la germanista e comparatista Lea Ritter Santini si scambiano una serie di lettere e cartoline.
La trascrizione e quindi l’edizione critica di questi materiali è nata nell’ambito della mia ricerca di dottorato, dedicata all’ultimo Giudici, cioè al suo ultimo decennio di attività poetica e intellettuale, quello degli anni ’90.
Nell'ultimo anno, ho incontrati diversi animali a teatro: un gregge di pecore in Ultraficción nr. 1 / Fracciones de tiempo di El Conde De Torrefiel a Santarcangelo festival, un cane in ABSTRACT un'azione concreta di Silvia... more
Nell'ultimo anno, ho incontrati diversi animali a teatro: un gregge di pecore in Ultraficción nr. 1 / Fracciones de tiempo di El Conde De Torrefiel a Santarcangelo festival, un cane in ABSTRACT un'azione concreta di Silvia Rampelli/Habillé d'eau a Danae festival e insetti vari in Le rane di Marco Cacciola al teatro Fontana. Gli animali a teatro non sono una novità: Jan Fabre e Romeo Castellucci, per fare due nomi tra i più conosciuti, li hanno impiegati con una certa frequenza, ma la tradizione potrebbe risalire all'incontro fra Joseph Beuys e un coyote in una gabbia, durante la sua performance I Like America and America Likes me (1974). Ultima forma dell'irruzione del reale nella scena contemporanea, l'incontro con l'animale conserva anzitutto una imprevedibilità e una "assenza di finzione" che aprono a scorci politici e filosofici, oltre che simbolici. Proseguendo su questo filone, due spettacoli recenti, ospitati dal Festival internazionale Presente Indicativo del Piccolo teatro di Milano, offrono due prospettive molto diverse su questo incontro: The Sheep Song, della compagnia belga FC Bergman, e Zoo, scritto e diretto dall'argentino Sergio Blanco.
Il saggio riporta la trascrizione di una poesia inedita di Giovanni Giudici, letta dal poeta nel corso di un’intervista televisiva per la Radiotelevisione svizzera rsi. La nota filologico-critica che segue tenta di rispondere ai quesiti... more
Il saggio riporta la trascrizione di una poesia inedita di Giovanni Giudici, letta dal poeta nel corso di un’intervista televisiva per la Radiotelevisione svizzera rsi. La nota filologico-critica che segue tenta di rispondere ai quesiti posti dal passaggio dalla registrazione orale alla trascrizione. Keywords: Giovanni Giudici, Stefano Agosti, poesia, intervista letteraria, Radiotelevisione svizzera (RSI).
Nota al primo numero della collana di drammaturgia contemporanea diretta da Riccardo Corcione
Uno studio commissionato da PAV e Fabulamundi Playwriting Europe a Margherita Laera, compara prassi, metodi di finanziamento e di scouting di Spagna, Inghilterra, Germania, Austria, Francia, Italia, Polonia, Romania e Repubblica Ceca. Un... more
Uno studio commissionato da PAV e Fabulamundi Playwriting Europe a Margherita Laera,
compara prassi, metodi di finanziamento e di scouting di Spagna, Inghilterra, Germania,
Austria, Francia, Italia, Polonia, Romania e Repubblica Ceca. Un utile strumento-guida
che non dovrebbe mancare sulla scrivania di operatori e decisori politici.
Il saggio riporta la trascrizione di una poesia inedita di Giovanni Giu-dici, letta dal poeta nel corso di un'intervista televisiva per la Radiotelevisione svizzera rsi. La nota filologico-critica che segue tenta di rispondere ai quesiti... more
Il saggio riporta la trascrizione di una poesia inedita di Giovanni Giu-dici, letta dal poeta nel corso di un'intervista televisiva per la Radiotelevisione svizzera rsi. La nota filologico-critica che segue tenta di rispondere ai quesiti po-sti dal passaggio dalla registrazione orale alla trascrizione. Tutti gli esseri umani hanno piccole anime grigie… e tutti se le vogliono imbellettare. Maksim Gorkij, Bassifondi (1902) L'11 aprile 2018 sono stato invitato a tenere una conferenza dedicata al poeta Giovanni Giudici (1924-2011), presso l'Università della Svizzera italia-na di Lugano, per il ciclo Archivi del Novecento. Dieci autori letti attraverso le teche della RSI (Radiotelevisione svizzera di lingua italiana), a cura di Mas-simo Zenari (rsi) e in collaborazione con l'Istituto di studi italiani 1. Il mio intervento ruotava attorno alla proiezione di una video-intervista del lin-guista e critico Stefano Agosti al poeta, risalente al 1973 e dal titolo Giovanni Giudici. Poeta 2. L'intervista di Agosti restituisce un ritratto a tutto tondo del poeta, con-centrandosi in particolare sull'ultima raccolta pubblicata, O beatrice (1972). Al momento dell'intervista Giudici ha 49 anni. Il suo percorso poetico vero e proprio è iniziato da una decina d'anni, e cioè-dopo alcune plaquettes e raccolte minori-con la prima vera raccolta: La vita in versi (1965). Si tratta di una raccolta fondamentale non solo di questo primo periodo ma di tut-ta la parabola in versi di Giudici ed è per questo motivo, forse, che viene pubblicata così tardi rispetto all'età del suo autore: non è un caso se il titolo riecheggerà in quello del Meridiano consuntivo, I versi della vita (2000). 1 La conferenza è stata trasmessa poi sul canale Rete Due ed è ora disponibile sul seguente link della rsi: https://www.rsi.ch/rete-due/speciali/Archivi-del-Novecento.-Dieci-autori-let-ti-attraverso-le-teche-RSI-10153316.html. 2 Agosti, Stefano (a cura di), «Giovanni Giudici. Poeta», in [rsi], Incontri, 26.06.1973.
Recuperando i due personaggi principali dalla tradizione dei Minnesänger e dei trovatori provenzali, la raccolta Salutz (1986) di Giovanni Giudici rappresenta il paradigma moderno del rapporto d’amore assoluto. La fenomenologia della... more
Recuperando i due personaggi principali dalla tradizione dei Minnesänger e dei trovatori provenzali, la raccolta Salutz (1986) di Giovanni Giudici rappresenta il paradigma moderno del rapporto d’amore assoluto.
La fenomenologia della relazione fra l’io-cantore e il «voi»-dama a cui si rivolge costituisce il cardine del libro: la moltitudine di situazioni inscenate non solo rievoca tutti i topoi della servitù amorosa (dall’offerta di servigi da parte dell’io al suo lamento per la scarsa attenzione ricevuta dalla dama, dalla crudeltà e fuggevolezza dell’una all’obbedienza imperterrita dell’altro, fino alla divinizzazione della Domna), ma, per via di un processo novecentesco di “gestione ironica”, porta all’eccesso questo “teatro della coppia” fino a trasformarlo in una quête dolorosa e ossimorica («Fumo e solfo d’inverno è sommo bene / Nostra disperazione la speranza»).
Se a tale frantumazione si aggiungono quelle di un io e soprattutto di un «voi» che nell’indicarsi reciprocamente scoprono maschere fuggevoli («Minne che tento e mai non riconosco –»), il disegno poetico di Salutz riesce pian piano a palesarsi attraverso un processo di mise en abîme. Il nuovo sguardo metaletterario svela la reale costituzione del rapporto amoroso: alla coppia narrata si sovrappone quella epifanica sospirata dall’auctor. Assurgendo in ultimo a una dimensione universale, dunque, è proprio il continuo ritemprarsi della distanza fra io e «voi» a costituire il fondamento della coppia di Salutz: «Minne non so quale voi siate / Ben che da voi ho da partire / A una quasi voi ma un’altra sempre».
Nel profondo dialogo con la tradizione italiana, allora, la lingua del canzoniere di Giudici si fa carico di colmare e alla stesso tempo corroborare quella distanza fra io e «voi» in cui si consumano doloroso resoconto e aspirazione al sublime: «Nostro pari destino / Avvinti a un sé bambino: / Nodo d’assenza nodo del divieto / Nodo per cui più spinga / Più si nega la vostra alla mia lingua».
In "Giovanni Giudici. I versi e la vita", (Giornata di studi, La Spezia, 13 settembre 2013), a cura di P. Polito e A. Zollino, Memorie della Accademia lunigianese di scienze "Giovanni Cappellini", LXXXIV (2016), pp. 83-94. Il saggio... more
In "Giovanni Giudici. I versi e la vita", (Giornata di studi, La Spezia, 13 settembre 2013), a cura di P. Polito e A. Zollino, Memorie della Accademia lunigianese di scienze "Giovanni Cappellini", LXXXIV (2016), pp. 83-94.
Il saggio riporta e studia le varianti della poesia "Biografie", contenuta nella raccolta "Quanto spera di campare Giovanni" (1993). Un commento critico approfondisce e illumina le parti più oscure del testo.
Research Interests:
Un confronto inedito sull'elaborazione e sulla storia della figura dell'"Angelus Novus" negli scritti e nelle opere di W. Benjamin e P. Klee, fra il 1920 e il 1940.
Research Interests:
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Research Interests:
Quanto ci toccano davvero i racconti di violenza che quasi ogni giorno invadono le nostre cronache occidentali? Con quanta empatia ci avviciniamo ad essi e con quanta distanza li respingiamo nella ferma condanna? La drammaturga e regista... more
Quanto ci toccano davvero i racconti di violenza che quasi ogni giorno invadono le nostre cronache occidentali? Con quanta empatia ci avviciniamo ad essi e con quanta distanza li respingiamo nella ferma condanna? La drammaturga e regista inglese Nina Raine, con il suo Consent (2017), dimostra come grandi stereotipi e disparità di genere riguardino in realtà le nostre relazioni quotidiane. E quanto sia complesso combatterli attraverso la legge, inglese e occidentale.
Una coppia della city legata al mondo forense ha appena acquistato casa: un caso di violenza stravolgerà per sempre le loro vite, le loro convinzioni, la loro idea di giustizia, pubblica e privata. Una drammaturgia profonda e viva, che verrà discussa nell'incontro con l'autrice e con il curatore dell'edizione italiana, accanto alla lettura di alcuni brani.
Il Letterificio presenta: 'Omaggio a Giovanni Giudici', a cura di Riccardo Corcione. Con il prof. Carlo Ossola e l'attrice Licia Maglietta.
Archivi del Novecento.
Dieci autori letti attraverso le teche RSI.
Ciclo di incontri pubblici organizzati dall'Istituto di studi italiani in collaborazione con RSI Rete Due.
Research Interests:
Un caso di stupro sconvolge le vite di avvocati londinesi in carriera e mina i concetti di giustizia e di parità di genere. La sconfitta legale di Gayle, una donna scozzese violentata il giorno del funerale di sua sorella, è la sconfitta... more
Un caso di stupro sconvolge le vite di avvocati londinesi in carriera e mina i concetti di giustizia e di parità di genere. La sconfitta legale di Gayle, una donna scozzese violentata il giorno del funerale di sua sorella, è la sconfitta di un sistema giuridico pieno di ombre e di un pensiero sulla consensualità troppo freddo e tradizionalista. Le arringhe e i controinterrogatori di Edward, intanto, accompagnano l’ultimo dei suoi successi – tanto in tribunale quanto a casa. Come in una tragedia greca, il destino si ritorcerà contro di lui e il suo rapporto con Kitty, con cui ha appena avuto un bambino, portando a una “battaglia fra generi” sempre più accesa. Il legal drama di Nina Raine si attorciglia sul complesso tema del consenso, fra battute ironiche e litigi incalzanti, fino a mettere in discussione l’idea stessa di verità.
Gli ultimi dieci anni della vita in versi di Giovanni Giudici ospitano una stagione creativa sorprendentemente coesa e originale, illuminata da immagini riepilogative e da processi che gettano una luce inedita sull’intera opera. Le... more
Gli ultimi dieci anni della vita in versi di Giovanni Giudici ospitano una stagione creativa sorprendentemente coesa e originale, illuminata da immagini riepilogative e da processi che gettano una luce inedita sull’intera opera. Le raccolte Quanto spera di campare Giovanni (1993), Empie stelle (1996) ed Eresia della sera (1999), la drammaturgia Perché mi vinse il lume d’esta stella (1991) e prose come Andare in Cina a piedi (1992) testimoniano una riflessione sul senso della fine e, all’indomani della caduta del muro di Berlino, aprono un dialogo diretto con il Novecento e con la sua complessa eredità.
Riccardo Corcione fa di questa intersezione fra fine biologica e fine storico-culturale la bussola ermeneutica di Tempo della fine e fine del tempo. Attraverso la ricostruzione di un tessuto intertestuale ampio e complesso, questo saggio segue i movimenti e le impennate di un “pensiero poetante” inesauribile. Dall’intreccio sapiente fra i libri degli anni Novanta e altri testimoni coevi (gli articoli apparsi sul «Secolo XIX», sull’«Unità» e sul «Tirreno», i carteggi con vecchi e nuovi interlocutori e soprattutto le inedite sedici agende 1989-2002 appartenute al poeta), emerge un pensiero lucido e di respiro europeo, che chiama in causa autori come Kafka, Yeats, Frost, Eliot, Celan, Pascoli, Saba, Noventa, Caproni, Fortini, Pasolini e Zanzotto, e filosofi come Benjamin, Weil, Blanchot, Arendt, Illich, Bodei, Blumenberg, Givone e Agamben.
Tempo della fine e fine del tempo ci parla di una poesia quotidiana e metafisica, che fa della dialettica con la fine la sua sfida più alta. Fine esistenziale, storica, ontologica, linguistica: da ultimo, grande poeta e intellettuale del Novecento, Giudici non rinnega il secolo di cui accompagna il tramonto, ma ha il coraggio di abitarne la fine e condividerne ogni contraddizione, in una sintesi pregna di interrogativi.
Can theatre and art be tools for well-being and social develop - ment? Can they help us somehow to better see the problems and minorities of European and non-European society from a different perspective? What role can they play in the... more
Can theatre and art be tools for well-being and social develop
-
ment? Can they help us somehow to better see the problems
and minorities of European and non-European society from
a different perspective? What role can they play in the com
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plex relationship that has developed in recent years between
local citizens and migrants and refugees
1
? How can they make
it better, more sensitive, more comfortable on both sides, over
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coming often harmful western logics? Can they somehow an
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ticipate this relationship in a more comfortable space, that of
a participatory theatre workshop? More precisely, can partici
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patory theatre offer an alternative language to that of bureau
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cracy, political slogans and cultural stereotypes? Can it offer
a glimpse of an alternative way of life that can subsequently
modify that political and cultural language?
These are just some of the questions the Creative Europe pro
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ject Intimate Bridges aimed to answer.
Nel giugno del 1990 il regista della compagnia dei Magazzini, Federico Tiezzi, contatta Giovanni Giudici per chiedergli di comporre una trasposizione drammaturgica del Paradiso dantesco. Dopo le prove di Edoardo Sanguineti e di Mario Luzi... more
Nel giugno del 1990 il regista della compagnia dei Magazzini, Federico Tiezzi, contatta Giovanni Giudici per chiedergli di comporre una trasposizione drammaturgica del Paradiso dantesco. Dopo le prove di Edoardo Sanguineti e di Mario Luzi per Inferno (1989) e Purgatorio (1990), dunque, Giudici diventa il terzo “poeta-drammaturgo” del progetto sulla Commedia e accetta l’incarico – come egli stesso dichiara – con quel poco d’incoscienza che spesso inaugura la costruzione di una poesia. Perché mi vinse il lume d’esta stella è la prima e unica drammaturgia del poeta ligure.
Uno dei messaggi più forti della Commedia, come dimostrano le letture che molti scrittori moderni ne hanno dato, consiste nel suo saper parlare al presente. Per un poeta del Novecento del calibro di Giovanni Giudici, allora, portare sulla scena un testo corale come quello del “poema sacro” significa espandere la vivace teatralità già insita nelle terzine dantesche al cammino che ha portato l’uomo alla fine del secondo millennio.

Riccardo Corcione introduce e cura questa nuova edizione del testo, a cui si aggiunge un’appendice di appunti di lavoro inediti, tratti dalle agende del poeta.
È il 1958 quando, seduti uno di fronte all’altro alle rispettive scrivanie, due dei più importanti poeti italiani del secondo Novecento, Franco Fortini e Giovanni Giudici, si ritrovano a condividere un ufficio milanese della Olivetti.... more
È il 1958 quando, seduti uno di fronte all’altro alle rispettive scrivanie, due dei più importanti poeti italiani del secondo Novecento, Franco Fortini e Giovanni Giudici, si ritrovano a condividere un ufficio milanese della Olivetti. Nasce subito una grande amicizia e un dialogo intellettuale e letterario che si spegnerà definitivamente solo con la morte di Fortini, nel 1994. Riccardo Corcione riporta alla luce questo rapporto attraverso sessantasei lettere, rinvenute presso il Centro A. P. I. C. E. dell’Università degli Studi di Milano e presso la Biblioteca Umanistica dell’Università degli Studi di Siena, e un’appendice di appunti dedicati a Fortini tratti dalle numerose agende di Giudici. L’ampio saggio introduttivo esplora le tematiche di un dialogo anzitutto politico-ideologico (sorto sulle rovine del vecchio engagement letterario e volto a una verifica dei poteri dello scrittore carica di tensione profetica), per illustrarne i nodi più intensi, dalle dediche e dai richiami poetici fino ai dissensi e alle liti più accese.  Illuminato dalla passione per la parola e per il “vero”, l’epistolario riesce ad attraversare più di trent’anni grazie a un semplice, umano proposito: «scriverti, per renderti – ancora una volta – testimonianza».