MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni
ISSN: 22409580
13(1) 2023, 258-288
DOI: 10.30557/MT00260
BUONE PRASSI – BEST PRACTICES
L’UNIVERSITÀ PER LA FORMAZIONE
DELLE EDUCATRICI E DEGLI EDUCATORI
AL PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO: RIFLESSIONI A
PARTIRE DA UNA PRIMA MAPPATURA NAZIONALE
THE UNIVERSITY FOR THE TRAINING OF
EDUCATORS IN HISTORICAL-ARTISTIC HERITAGE:
REFLECTIONS FROM A FIRST NATIONAL MAPPING
Anna Ascenzi (Università degli Studi di Macerata),
Patrizia Dragoni (Università degli Studi di Macerata),
Marina Sabatini (Università degli Studi di Macerata),
Ignacio Perlado González (Universidad de Navarra)*
L’ormai imprescindibile necessità educativa e comunicativa
delle istituzioni museali invoca una sempre crescente specializzazione dei professionisti incaricati di queste funzioni. Sebbene i requisiti delle educatrici e degli educatori, delle e dei responsabili dei
servizi educativi siano ormai saldamente individuati, la nostra legislazione non riconosce tali figure professionali, aprendo di fatto a
uno scollamento tra le necessità dei luoghi e degli istituti della cultura e i percorsi di formazione. Questi ultimi, non trovando riscontro nel riconoscimento professionale e dovendo rispondere a precise norme ministeriali in merito alla costruzione dei curricula formativi offerti ai vari livelli, dai diplomi di laurea ai corsi di dottorato, non possono che basare le proprie aperture didattiche all’educazione al patrimonio sulle sensibilità dei singoli Atenei, se non dei
singoli docenti. Per verificare l’effettiva offerta formativa attual-
*
Inserire attribuzione delle parti.
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mente proposta dagli atenei nazionali è stata svolta una prima mappatura nazionale sui corsi di laurea di I e II livello, Scuole di Specializzazione e Master di I e II livello, in ambito storico-artistico.
The now unavoidable educational and communicative needs of
museum institutions call for ever-increasing specialisation of the
professionals in charge of these functions. Although the requirements for educators and those in charge of educational services are
now firmly identified, our legislation does not recognise these professional figures, opening up a de facto mismatch between the
needs of cultural places and institutions and the training courses.
The latter, as they are not reflected in professional recognition and
have to respond to precise ministerial regulations regarding the
construction of the training curricula offered at the various levels,
from undergraduate degrees to doctoral courses, can only base
their didactic openings to heritage education on the sensitivities of
individual universities, if not of individual teachers. In order to verify the actual educational offer currently proposed by national universities, an initial national mapping was carried out on Level I and
II degree courses, Schools of Specialisation and Level I and II Masters courses in the field of history and art.
1. Premessa
Parlare di formazione universitaria per i profili legati all’educazione al patrimonio, come degli altri profili professionali, vuol dire
ripercorrere una storia tutta italiana di proposte e ostacoli, istruzioni e ostruzioni, ministeri incomunicanti, ma anche di ostinata
volontà di cercare il superamento di quegli stessi ostacoli. Senza
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partire da troppo lontano1, basta far riferimento dall’Atto di indirizzo del 2001, che, recependo quanto già proposto dal gruppo di
studio istituito dalla Regione Lombardia per la revisione dei profili
professionali degli addetti ai musei, che aveva lavorato sulla catena
del valore e quindi sulle attività da svolgere, poneva particolare attenzione anche al tema del personale necessario, dei connessi profili professionali e quindi della formazione. In quello stesso anno
veniva emanata la legge n. 29, che disponeva la riattivazione delle
scuole di specializzazione volte alla formazione delle “professionalità nel settore della tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio
culturale”, che si sperava potessero recepire quanto indicato.
Sappiamo purtroppo bene che l’atto di indirizzo fu poco considerato a livello centrale e che nel 2004, anno in cui uscivano le
Curricula Guidelines di ICTOP, ICOM-Italia era nuovamente costretta a chiedere il riconoscimento delle professionalità museali e
una condivisa identità dei profili di competenza degli operatori museali. Nonostante ciò, sia nel 2004 che nel 2006, dovendo gettare
le basi per le nuove classi magistrali da una parte e, dall’altra, dare
applicazione alla legge del 2001 per la riattivazione delle scuole di
specializzazione, furono adottati decreti ministeriali che confermavano il vecchio impianto improntato a iter curriculari basati sulle
discipline accademiche di riferimento, parzialmente integrate da insegnamenti giuridici ed economico-gestionali. Restava quindi al
singolo docente la scelta di come orientare l’insegnamento. Tuttavia, nello stesso anno la Commissione Montella, istituita per definire livelli minimi uniformi di qualità per la valorizzazione dei beni
culturali previsti dall’art. 114 del Codice di nuovo stabiliva come
requisito determinante la presenza di personale qualificato. Partendo dalla Carta Nazionale delle Professioni Museali, promossa dalla
Conferenza Permanente delle Associazioni Museali Italiane nello
1 Si veda per una più articolata disamina storica il contributo di Barrella in
atti del convegno di Palermo, Palazzo Butera, 5-10 settembre 2022, in corso di
pubblicazione.
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stesso anno, raccomandava di definire i profili professionali adottando «un approccio trasversale e multidisciplinare, che consegua
un equilibrio funzionale tra i saperi storico-teorici e quelli applicati»
e suggeriva di provvedere alla formazione di «poche figure indispensabili», costituite da «5 figure per i musei di media dimensione,
riconducibili a 3 per i minori», per ciascuna delle quali venivano
indicati le specifiche abilità professionali e i percorsi formativi, da
considerare «condizione irrinunciabile per l’impiego nei ruoli pubblici ad ogni livello». Accolti favorevolmente da ICOM, i documenti della commissione, a causa dell’interruzione anticipata della
legislatura, sono rimasti fermi (dal 2008) sul tavolo della Conferenza Unificata e non vennero mai adottati con decreto ministeriale
come previsto dalla legge. E di nuovo si ricomincia fino ad arrivare
alla legge Madia del 2014 che non contempla alcuna figura specifica
riferita ai musei, assumendo la tradizionale ripartizione professionale secondo competenze riferite alla tipologia delle collezioni; così
creando il circolo vizioso per il quale è difficile che lo Stato riconosca una figura per la quale non è prevista alcuna formazione specifica e di cui non sono chiari i compiti e le competenze, così come
difficile è che l’università crei percorsi per figure non riconosciute.
Se questo vale per tutte le professioni museali, le due figure del
Responsabile della cura e gestione delle collezioni e del Responsabile della mediazione e dei servizi educativi, approvate dall’Assemblea dei soci
ICOM Italia nel giugno 2015, erano state recepite dalla commissione paritetica del Consiglio Superiore dei BC e del Consiglio Universitario Nazionale, che aveva operato tra il 2017 e il 2018 nella
comune consapevolezza che formazione, ricerca, tutela, valorizzazione, comunicazione, mediazione e gestione fossero parte di
un’unica filiera e che il mondo accademico e quello dell’amministrazione, fino ad allora separati, dovessero integrarsi per raggiungere risultati comuni. Sulla base dei protocolli tra MiBACT e
MIUR, uno in riferimento all’educazione al patrimonio rivolto
principalmente al mondo della Scuola, l’altro sottoscritto il
19.3.2015 dai Ministri Franceschini e Giannini, relativo alla collaborazione tra università e strutture del MiBACT, la commissione
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prevedeva la predisposizione di alcune linee per una revisione e
migliore qualificazione della formazione universitaria a partire dalla
definizione dei profili professionali nel campo del patrimonio culturale, tra cui quelli suddetti. In questo progetto, poiché condiviso
tra i ministeri, veniva vista una solida base per raggiungere finalmente una svolta, ponendo mano a tre adempimenti interconnessi:
avvalersi dei lavori già fatti in diverse sedi per individuare i profili
necessari, precisandone le abilità per definire i percorsi formativi;
rivedere i piani didattici dei corsi universitari e trasformare le scuole
di specializzazione articolandole per figure professionali anziché
per settori disciplinari; adottare una normativa tecnica nazionale,
come previsto dal Codice, per la quale tutti gli enti debbano avvalersi di tali professionalità. Ancorché anche questo lavoro non sia
stato recepito, il DM 21 febbraio 2018 sui Livelli Uniformi di qualità per i musei, ripropone le figure professionali necessarie (sulle
quali stanno lavorando MIC e ICOM ed è stato realizzato, a livello
internazionale, il progetto CHarter), ma che non sono riconosciute
e questo pone numerosi problemi alle università, che restano ancorate a ordinamenti e alla definizione di profili standardizzati che
sono tuttavia quelli che hanno trovato riconoscimento nel DM 244
del 2019 che, sulla base della legge n. 4/2013 Disposizioni in materia
di professioni non organizzate, offre la possibilità ai professionisti non
iscritti in Ordini o Collegi di costituire specifiche associazioni professionali, gli albi.
L’attuale conformazione del sistema formativo e professionale
per l’educazione al patrimonio culturale (Sabatini, 2022) non prevede, dunque, uno spazio istituzionalizzato in ambito accademico
per la formazione dei futuri professionisti in questo settore, demandando così ai singoli atenei, quando non ai singoli docenti, le
iniziative in tal senso. Nella convinzione che l’educazione al patrimonio sia e possa essere un elemento portante della nostra società,
in linea con la recentissima nuova definizione di museo stabilita da
ICOM, secondo cui
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[a] museum is a not-for-profit, permanent institution in the service
of society that researches, collects, conserves, interprets and exhibits tangible and intangible heritage. Open to the public, accessible and inclusive,
museums foster diversity and sustainability. They operate and communicate ethically, professionally and with the participation of communities,
offering varied experiences for education, enjoyment, reflection and
knowledge sharing2,
con le indicazioni e gli obiettivi dell’Agenda 20303 – tra i quali
preme qui ricordare un’istruzione di qualità, per arrivare alla riduzione delle disuguaglianze4 – e con i principi della Convenzione di
Faro5, relativi alle comunità patrimoniali, che l’educazione al patrimonio può contribuire a riconoscere in quanto tali e far crescere,
si è deciso di svolgere una mappatura a livello nazionale per individuare quale sia lo stato attuale in ambito formativo. Lo scopo della
ricerca è quello, ambizioso, sia di fornire al già vivace dibattito intorno alle educatrici e agli educatori un utile strumento per conoscere le possibilità attualmente previste (Dragoni & Cerquetti,
2021), sia di promuovere una più ampia discussione sulle potenzialità e sviluppi futuri a partire dalla conoscenza dello stato dell’arte.
2. Metodologie e criteri della ricerca
La ricerca, di tipo sia qualitativo che quantitativo, ha riguardato
gli insegnamenti afferenti ai corsi di laurea di I e II livello in ambito
storico-artistico (ovvero Corsi di Laurea Triennale L-1 Scienze dei
2 Disponibile in: https://icom.museum/en/news/icom-approves-a-newmuseum-definition/ [30/08/2022].
3
Disponibile in: https://www.un.org/sustainabledevelopment/
[30/08/2022].
4 Ma anche altri perché il patrimonio è transdisciplinare e permette di toccare i più vasti ambiti del vivere.
5
Disponibile
in:
http://musei.beniculturali.it/wp-content/uploads/2016/01/Convenzione-di-Faro.pdf [30/08/2022].
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Beni Culturali e Magistrale LM-89 Storia dell’Arte, con alcune eccezioni di cui si dirà in seguito), Scuole di Specializzazione in Beni
Storico Artistici, nonché Master di I e II livello e Corsi di Alta Formazione offerti dalle Università italiane nel medesimo ambito. Non
sono stati censiti i corsi di dottorato, trattandosi, come noto, di
percorsi formativi maggiormente legati alla tematica di ricerca dei
singoli e, sebbene non per questo meno interessanti, non pertinenti
ai fini della presente trattazione.
La scelta di circoscrivere l’analisi al settore storico-artistico è
legata sia alla formazione di chi ha condotto la mappatura sia all’impossibilità di effettuare un censimento così vasto riguardante tutti
i settori del patrimonio culturale nel suo senso più ampio, che può
spaziare dall’archeologia alla storia della fisica, nell’ambito di una
ricerca di dottorato: l’auspicio è quello di creare un gruppo di lavoro dedicato, che possa farsi portavoce delle istanze qui presentate.
È stata comunque condotta una ricerca preventiva sulla totalità
delle declaratorie dei Settori Scientifico Disciplinari6, al fine di in6 La collocazione scientifica che ciascun docente assume nel sistema universitario si suddivide in raggruppamenti disciplinari, articolati in tre livelli, dal generale al particolare, rappresentati rispettivamente da Macro Settori Concorsuali
(MSC), che a loro volta fanno riferimento alle 14 aree CUN-Consiglio Universitario Nazionale (Area 01 – Scienze matematiche e informatiche, Area 02 –
Scienze fisiche, Area 03 – Scienze chimiche, Area 04 – Scienze della terra, Area
05 – Scienze biologiche, Area 06 – Scienze mediche, Area 07 – Scienze agrarie
e veterinarie, Area 08 – Ingegneria civile e Architettura, Area 09 – Ingegneria
industriale e dell’informazione, Area 10 – Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche, Area 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e
psicologiche, Area 12 – Scienze giuridiche, Area 13 – Scienze economiche e statistiche, Area 14 – Scienze politiche e sociali), Settori Concorsuali (SC) e Settori
Scientifico Disciplinari (SSD). Con Decreto Ministeriale 4 ottobre 2006 (Pubblicato in “Gazzetta Ufficiale” n. 249, 24/10/2000 – supplemento ordinario n. 175
e aggiornato secondo il Decreto Ministeriale 18 marzo 2005, Modificazioni agli
allegati B e D al D.M. 4 ottobre 2000, concernente rideterminazione e aggiornamento dei
settori scientifico-disciplinari e definizione delle relative declaratorie, in “Gazzetta Ufficiale”
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dividuare i complessivi riferimenti all’educazione al patrimonio culturale. In primo luogo, è da rilevare come nelle declaratorie di tutti
i Settori Scientifici Disciplinari7 non sia presente il riferimento al
concetto stesso di educazione al patrimonio culturale, essendo
state le declaratorie stabilite nel 2000, quando ancora si faceva ricorso alla terminologia “didattica museale”. Si è dunque deciso di
ampliare l’analisi così da comprendere la terminologia relativa a
“museo”, “museologia”, “beni culturali”, oltre a quelli di “educazione” e “didattica”.
È possibile raggruppare i riferimenti all’educazione al patrimonio in tre tipologie:
-
SSD con riferimento esplicito a didattica/educazione del
museo/patrimonio8;
n. 78, 5/04/2005) il Ministero dell’Università e della Ricerca stabiliva i Settori
Scientifico Disciplinari e ne fissava le declaratorie.
7 D’ora in avanti SSD.
8 7 Area 02 – Scienze fisiche, FIS/08 Didattica e storia della Fisica: «comprende le competenze necessarie […] studio e allo sviluppo delle metodiche didattiche e di trasferimento dei concetti fondamentali e delle conoscenze della
fisica […]»; Area 04 – Scienze della terra, GEO/01 Paleontologia e paleocologia:
«Si occupa delle tecniche di recupero, conservazione, gestione e fruizione dei
beni paleontologici sul territorio e nelle strutture museali, della museologia naturalistica, della educazione scientifica e della didattica delle geoscienze»; Area
04 – Scienze della terra, GEO/02 Geologia stratigrafica e sedimentologica: «Partecipa alle applicazioni geologiche nel campo ambientale e di valutazione di impatto, nella mitigazione dei rischi naturali, nel reperimento di georisorse, nella
gestione dei beni naturali, nella educazione scientifica e nella didattica delle geoscienze»; Area 04 – Scienze della terra, GEO/03 Geologia strutturale: «Partecipa
alle applicazioni geologiche nel campo ambientale e di valutazione di impatto,
nella mitigazione dei rischi naturali, nel reperimento di georisorse, nella gestione
dei beni naturali, nella educazione scientifica e nella didattica delle geoscienze»;
Area 04 – Scienze della terra, GEO/04 Geografica fisica e geomorfologia: «Partecipa alle applicazioni geologiche nel campo ambientale e di valutazione di impatto, nella mitigazione dei rischi naturali, nel reperimento di georisorse, nella
gestione dei beni naturali, nella educazione scientifica e nella didattica delle geoscienze»; Area 04 – Scienze della terra, GEO/06 Mineraologia: «Trovano inoltre
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-
-
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SSD che prevedono il potenziamento delle conoscenze
della disciplina anche finalizzate alla didattica museale. In
questo caso si tratta di discipline non finalizzate alla didattica museale ma all’ampliamento delle conoscenze relative
ai rispettivi settori di competenza, che saranno utilizzate dagli educatori museali per l’attività di mediazione.
SSD orientati anche alla didattica della disciplina9.
espressione efficace nella museologia naturalistica, nella gestione dei beni naturali, nell’educazione scientifica e nella didattica delle geoscienze»; Area 04 –
Scienze della terra, GEO/07 Petrologia e petrografia: «Trovano inoltre espressione efficace nella museologia naturalistica, nella gestione dei beni naturali,
nell’educazione scientifica e nella didattica delle geoscienze»; Area 05 – Scienze
biologiche, BIO/05 Zoologia: «La zoologia, scienza che caratterizza il settore,
costituisce una disciplina di base nel campo delle scienze della vita anche in riferimento alla biologia generale, alla museologia naturalistica e all’educazione ambientale»; Area 10 – Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche, L-ANT/01 Preistoria e protostoria: «comprende […] aspetti di didattica del
museo e del parco archeologico applicata ad ambienti e reperti di età preistorica
e protostorica»; Area 10 – Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storicoartistiche, L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche: «comprende […]aspetti
di didattica del museo e del parco archeologico applicata ad ambienti e reperti
dell’Italia etrusca e preromana»; Area 10 – Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche, L-ANT/08 Archeologia cristiana e medievale: «comprende […]aspetti di didattica del museo e del parco archeologico applicata ad
ambienti e reperti di età tardoantica, cristiana e di quella medievale»; Area 10 –
Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche, L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro: «comprende gli studi di carattere teorico
e metodologico […] l’organizzazione dei musei e sulla didattica museale»; Area
11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche, M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale: «il settore raggruppa le ricerche a carattere applicativo e pragmatico che riguardano la didattica, le tecniche e le tecnologie educative sia in ambito scolastico sia nel più vasto contesto della formazione».
9 Sono oltre 40 i Settori Scientifico Disciplinari in cui si fa esplicito riferimento alla didattica della disciplina: MAT/04 Matematiche complementari,
CHIM/01 Chimica analitica, CHIM/02 Chimica fisica, CHIM/03 Chimica generale e inforganica, CHIM/06 Chimica organica, GEO/08 Geochimica e vulcanologia, GEO/09 Georisorse minerarie e applicazioni mineralogico-pietrografiche per l’ambiente e i beni culturali, GEO/10 Geofisica della terra solida,
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A seguito di questa preventiva analisi, l’attenzione della ricerca
si è concentrata, trattando dell’ambito storico-artistico, sull’SSD LART/04-Museologia e critica artistica e del restauro, che secondo
le declaratorie
comprende gli studi di carattere teorico e metodologico sulla letteratura artistica, sulla critica d’arte e sulla storia sociale dell’arte e quelli sulla
storia e l’organizzazione dei musei e sulla didattica museale, nonché sulle
tecniche artistiche e sulla conservazione ed il restauro dei beni artistici10.
Si ritiene inoltre utile rilevare come nessuna delle declaratorie
delle tre “Storie” dell’arte, medievale, moderna e contemporanea,
sia in alcun modo orientata alla didattica della disciplina, ovvero
GEO/11 Geofisica applicata, GEO/12 Oceanografia e fisica dell’atmosfera,
MED/02 Storia della medicina, AGR/16 Microbiologia agraria, L-ANT/02 Storia greca, L-ANT/03 Storia romana, L-ART/07 Musicologia e storia della musica, L-FIL-LET/02 Lingua e letteratura greca, L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina, L-FIL-LET/10 Letteratura italiana, L-FIL-LET/12 Linguistica italiana, L-LIN/01 Glottologia e linguistica, L-LIN/02 Didattica delle lingue moderne, L-LIN/03 Letteratura francese, L-LIN/05 Letteratura spagnola, LLIN/06 Lingua e letterature ispano-americane, L-LIN/08 Letteratura portoghese e brasiliana, L-LIN/10 Letteratura inglese, L-LIN/11 Lingue e letterature
anglo-americane, L-LIN/13 Letteratura tedesca, L-LIN/15 Lingue e letterature
nordiche, L-LIN/16 Lingua e letteratura nederlandese, L-LIN/17 Lingua e letteratura romena, L-LIN/18 Lingua e letteratura albanese, L-LIN/20 Lingua e
letteratura neogreca, L-LIN/21 Slavistica, L-OR/07 Semitistica-Lingue e letterature dell’Etiopia, L-OR/08 Ebraico, L-OR/12 Lingua e letteratura araba, MSTO/01 Storia medievale, M-STO/02 Storia moderna, M-STO/01 Storia contemporanea, M-STO/07 Storia del cristianesimo e delle chiese.
10 Disponibile in: http://www.miur.it/UserFiles/116.htm [30/08/2022].
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alla trasmissione dei saperi e delle competenze necessarie per l’insegnamento della materia11, ma “soltanto” all’ampliamento delle rispettive conoscenze “anche allo scopo di potenziare la didattica del
museo”12.
È stato condotto un censimento tramite i siti internet istituzionali dei singoli atenei per gli anni accademici 2020/2021 e
2021/2022. Sono state analizzate oltre 40 università statali e una
non statale, mentre allo stato attuale non sono ancora state indagate le telematiche.
Una doverosa premessa è necessaria relativamente ai criteri
della ricerca e ai concetti sensibilizzanti (Sorzio, 2016). In primo
luogo, essendo “educazione al patrimonio” una definizione non
ancora unanimemente adottata (nelle stesse declaratorie dei SSD si
è visto come si faccia riferimento a “didattica museale”), gli insegnamenti e laboratori presi in considerazione, come si vedrà, adottano nomenclature diverse; in secondo luogo, ritenendo che una
formazione di base in storia del collezionismo e del museo sia fondamentale per l’educazione al patrimonio, ed essendo quest’ultima
inoltre espressamente indicata come ambito di studi di L-ART/04,
sono stati censiti anche gli insegnamenti di Museologia (variamente
titolati). Infine, considerando che l’educazione al patrimonio opera
spaziando tra le competenze della comunicazione, dello storytelling e della valorizzazione, sono stati presi in esame anche questi
insegnamenti e laboratori: la comunicazione dei beni culturali non
ha espressamente finalità educative, ma d’altronde non le esclude e
11
Tale situazione appare coerente con quanto accade nel nostro Paese per
l’insegnamento della Storia dell’arte a livello scolastico: il numero delle ore a esso
dedicato, a partire dalla cosiddetta Riforma Gelmini, è stato infatti ridotto nei
Licei e negli Istituti tecnici per il Turismo, e del tutto azzerato negli Istituti professionali; ciò ha comportato che un numero sempre più ristretto di adolescenti
abbia accesso a una formazione adeguata per esercitare una fruizione consapevole del patrimonio culturale. La situazione non è cambiata neppure con la successiva riforma detta della “Buona Scuola”: non sono state ripristinate le ore
precedentemente sottratte all’insegnamento curriculare della materia, relegata
alle ore di potenziamento.
12 Disponibile in: http://www.miur.it/UserFiles/116.htm [30/08/2022].
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269
fa parte, come detto, degli strumenti necessari all’educazione.
Senza comunicazione sicuramente non può esserci educazione,
mentre può esserci comunicazione non educativa. È stato pertanto
adottato un sistema di ricerca misto, andando non solo a selezionare gli insegnamenti dove compaiono nel titolo o nella scheda di
presentazione i termini “educazione al patrimonio” o “didattica
museale” – con il rischio altrimenti di dare eccessiva rilevanza a
una semplice ricorrenza, che rischia di rivelarsi sterile se non calata
nel contesto interpretativo – ma indagando anche la relativa bibliografia e gli obiettivi perseguiti.
Vengono di seguito presentati i risultati quantitativi della ricerca
suddivisi per grado di istruzione (Corsi di laurea triennale e magistrale, Master di I e II livello, Scuole di Specializzazione), delegando
alla parte conclusiva le prime riflessioni e conclusioni.
3. Corsi di laurea triennale e magistrale
La ricerca ha riguardato i corsi di laurea di 42 atenei italiani statali e uno non statale, in 19 regioni (in Valle d’Aosta non sono attivi
corsi di interesse per questo studio). Sono stati in tutto censiti 86
corsi di laurea, 45 di primo livello – triennale – e 41 di secondo
livello – magistrale – (Tabella n. 1).
È stata data la priorità ai corsi di laurea triennale L-1, Scienze
dei Beni Culturali, e magistrale LM-89, Storia dell’arte. Negli atenei
in cui non sono stati riscontrati insegnamenti di educazione o didattica nei corsi di laurea di cui sopra, si è esteso il censimento anche ai corsi in cui tali insegnamenti sono attivati, in considerazione
della possibilità per gli studenti di prevedere modifiche al piano di
studi con esami a scelta.
A seguito dell’analisi dell’offerta formativa dei corsi di laurea, è
stato possibile categorizzare insegnamenti e laboratori nelle seguenti tipologie, di cui si riportano quantità, numero di atenei e
regioni, crediti formativi universitari riconosciuti, settore scientifico disciplinare e livello del corso di laurea in cui sono erogati.
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
-
-
270
Insegnamenti e laboratori espressamente dedicati all’educazione al patrimonio (Tabella n. 2);
laboratori dedicati allo storytelling;
insegnamenti di museologia che dedicano espressamente
una parte del programma all’educazione al patrimonio (Tabella n. 3);
insegnamenti di museologia che non dedicano espressamente una parte del programma ma che propongono riflessioni, anche tramite la bibliografia adottata o negli obiettivi
dell’insegnamento, sull’educazione al patrimonio (Tabella
n. 4);
insegnamenti e laboratori di comunicazione museale (Tabella n. 5);
laboratori dedicati a visite guidate, itinerari e percorsi (Tabella n. 6);
insegnamenti e laboratori di valorizzazione (Tabella n. 7);
insegnamenti di museologia intesi esclusivamente come
storia del collezionismo (Tabella n. 8).
Si è ritenuto infine utile rilevare anche gli insegnamenti di didattica della storia dell’arte (Tabella n. 9), consapevoli che si tratti
di una disciplina diversa rispetto all’educazione al patrimonio, ma
per tanti versi affine: essa apre comunque ad importanti acquisizioni di conoscenze critiche circa l’educazione, nonché riflessioni
e strumenti relativi all’ambiente educativo formale (rispetto a
quello non formale di ambito museale).
a) Insegnamenti e laboratori espressamente dedicati all’educazione al patrimonio.
Su un totale di 86 corsi di laurea di I e II livello, solo 14 tra
insegnamenti e laboratori sono dedicati espressamente all’educazione al patrimonio culturale, 5 attivi in corsi di laurea triennale e 9
in corsi di laurea magistrale, in soli 11 atenei e 8 regioni. Si tratta di
dati non incoraggianti se analizzati alla luce dei decreti ministeriali
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che normano i corsi di laurea presi in esame e le loro finalità. Per il
Ministero, infatti, i laureati nelle classi di laurea L-1
svolgeranno attività professionali presso enti locali ed istituzioni specifiche, quali, ad esempio, sovrintendenze, musei, biblioteche, archivi, cineteche, parchi naturali e orti botanici, ecc., nonché presso aziende ed
organizzazioni professionali operanti nel settore della tutela e della fruizione dei beni culturali13,
mentre i laureati nella classe di laurea LM-89 dovranno
possedere conoscenze teoriche e applicate dei problemi della conservazione, gestione, promozione e valorizzazione del patrimonio storicoartistico e delle sue istituzioni. […]. Sbocchi occupazionali previsti dai
corsi di laurea sono, con funzioni di elevata responsabilità, in istituzioni
specifiche, quali musei e sovrintendenze e in attività professionali di consulenza specialistica per settori dell’industria culturale e dell’educazione
alla conoscenza del patrimonio storico-artistico14.
Su nove insegnamenti solo due adottano la nomenclatura
“Educazione al patrimonio culturale” (di cui uno aggiunge anche il
termine “interpretazione”), mentre gli altri spaziano tra “Didattica
museale” o “del museo”, in un caso facendo riferimento anche a
“valorizzazione e comunicazione museale” e in un altro aggiungendo anche l’aggettivo “interculturale”. Un insegnamento invece
si definisce “Pedagogia dell’arte e del patrimonio”, mentre un altro
inserisce la didattica a seguito di “Comunicazione e formazione
nell’ordinamento museale”. Anche nelle titolazioni dei laboratori,
solo uno di “Educazione al patrimonio culturale”, tre di “didattica
museale” o “innovativa dell’arte e dei musei”, uno genericamente
“Laboratorio di patrimonio A”, trovandosi tra le varie opzioni laboratoriali offerte dall’ateneo agli studenti. Si è visto come questo
13
14
Disponibile in: http://www.miur.it/UserFiles/523.pdf [30/08/2022].
Disponibile in: http://www.miur.it/UserFiles/523.pdf [30/08/2022].
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
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dipenda dalla cronologia delle definizioni, ma non si può non rilevare come sarebbe ormai urgente sia un loro aggiornamento che
una revisione dei piani di studio per entrambi i corsi di laurea, alla
luce di quelle che sono le conoscenze che ci si aspetta che i laureati
di I e II livello debbano avere.
In termini di Crediti Formativi Universitari15, in media gli insegnamenti dedicano circa sette crediti alla materia, corrispondenti di
solito a 180 ore tra lezioni e studio autonomo, mentre i laboratori
– normalmente di minor “peso” in questi termini – si attestano
nella maggior parte sui tre CFU, corrispondenti solitamente a 75
ore complessive.
In ultima analisi, è da rilevare come anche i SSD non siano
esclusivamente di pertinenza del settore L-ART/04: anche se su
nove insegnamenti sei sono riferibili a questo, troviamo anche insegnamenti afferenti alla Pedagogia generale e sociale M-PED/01
e alla Didattica e pedagogia speciale M-PED/03, mentre su cinque
laboratori quattro non indicano il SSD di riferimento e uno afferisce a M-PED/01.
Data la mancanza di punti di riferimento univoci a livello nazionale per i futuri educatori e educatrici, nonché per utilità dei
professionisti in formazione continua, è stata censita anche la bibliografia adottata per gli insegnamenti e laboratori finora trattati
(Amodio, 2008; Baldriga, 2017; 2020a; 2020b; Bevilacqua, 2001;
Bishop, 2017; Bodo, Mascheroni & Panigada, 2016; Branchesi,
Curzi & Mandarano, 2016; Brunelli, 2014; 2018; Bruno, 2015;
2019; Cataldo, 2011; Catalado & Paraventi, 2007; Ciaccheri, 2017;
Circolari 25 luglio 2018, 14 giugno 2019; Curzi, 2018; Cristofano
& Palazzetti, 2011; Cunningham, 2012; Di Biase, 2014; DM 10
maggio 2001, 21 febbraio 2018; Dragoni, 2010; Eidelberg & Gopin, 1997; Falk & Lynn, 2016; Gibbs, Sani & Thomson, 2007;
Hein, 2004; 2006; Honour, 1963; Hooper-Greenhill, 2000; 2005;
2007; ICOM, 2019; Mandarano, 2019; Marini Clarelli, 2011; Mazzi,
15 D’ora in avanti CFU. Per gli atenei solitamente 1 CFU standard corrisponde a 25 ore tra lezioni e studio a casa.
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
273
2005; Montanari, 2011; 2015; 2018a; 2018b; Moolhuijsen, 2020;
Musci, 2015; Nardi, 2004; Panciroli, 2016; 2018; Pirani, 2010; Polveroni, 2007; Restelli, 2003; Sani & Tromboni, 2003; Scott, 2003;
Settis, 2015; Thorsten, 2015; Van Lakerveld & Gussen, 2011; Van
Veldhuizen, 2017; Veverka, 2011; Viganò & Lombardo, 2018; Zuliani, 2006).
b) Laboratori dedicati allo storytelling.
Solo in un ateneo è attivo, al corso di laurea triennale L-1 un
laboratorio da tre CFU dedicato allo storytelling digitale, afferente
al SSD L-ART/04.
c) Insegnamenti di museologia che dedicano espressamente
una parte del programma all’educazione al patrimonio.
In mancanza di insegnamenti dedicati, alcuni atenei – sarebbe
meglio dire alcuni docenti – dedicano espressamente parte del programma dei loro insegnamenti di Museologia L-ART/04 all’educazione al patrimonio (Tabella n. 3). Sono in tutto nove insegnamenti, di cui otto attivi in un corso di laurea triennale e solo uno in
un corso di laurea magistrale, in un totale di otto atenei e sette regioni. Un dato che dovrebbe far riflettere alla luce di quanto rilevato precedentemente sulle competenze e conoscenze che i laureati
di I e II livello dovrebbero aver maturato alla conclusione dei loro
percorsi di studio. Inoltre, di questi nove insegnamenti, solo due
sono da 12 CFU, mentre gli altri sono quasi tutti da sei CFU e solo
in un caso da otto: a livello nazionale gli insegnamenti di Museologia nei quali vengono trattate non solo la storia del collezionismo
e del museo, con tutte le loro complessità, ma anche l’educazione
al patrimonio culturale, perseguono questo arduo obiettivo in una
media di sette CFU e mezzo, corrispondenti all’incirca a 190 ore
tra lezioni e studio autonomo.
d) Insegnamenti di museologia che non dedicano espressamente una parte del programma ma che propongono riflessioni,
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
274
anche tramite la bibliografia adottata o negli obiettivi dell’insegnamento, sull’educazione al patrimonio.
Migliore appare la situazione se prendiamo in analisi gli insegnamenti di museologia che sì, non dedicano espressamente una
parte del programma all’educazione al patrimonio culturale, ma
propongono comunque riflessioni sul ruolo educativo del museo e
sulle professioni ad esso legate tramite la bibliografia adottata o
nella dichiarazione degli obiettivi dell’insegnamento stesso (Tabella
n. 4). Sono 14, attivi in 13 atenei di 11 regioni, cinque in corsi di
laurea triennale e nove magistrali, con una media di sei CFU.
Da evidenziare, come inevitabile limite della ricerca qui esposta
(se si escludono naturalmente corsi e insegnamenti frequentati in
prima persona da chi scrive), l’impossibilità di conoscere gli effettivi temi trattati durante lo svolgimento delle lezioni, che, come
noto, risentono anche del dialettico confronto tra docenti e studenti.
e) Insegnamenti e laboratori di comunicazione museale.
Come precedentemente detto, ritenendo che le conoscenze e
le competenze per l’educatrice e l’educatore debbano comprendere
anche la comunicazione museale, sono stati censiti anche insegnamenti e laboratori ad essa dedicati (Tabella n. 5). 15 in tutto tra
insegnamenti e laboratori sono attivi in 12 atenei di nove regioni,
equamente distribuiti sia tra le due tipologie che tra i corsi di laurea
in cui sono attivati. Interessante è rilevare i SSD a cui fanno riferimento: troviamo infatti per la prima volta SPS/08-Sociologia dei
processi culturali e comunicativi (due insegnamenti), INF/01-Informatica (un insegnamento), ING-IND/35-Iingegneria economico-gestionale (un insegnamento e un laboratorio), L-ART/02Storia dell’arte moderna (due insegnamenti), M-STO/02-Storia
moderna (un laboratorio), e solo tre insegnamenti e due laboratori
in L-ART/04.
f) Laboratori dedicati a visite guidate, itinerari e percorsi.
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
275
Anche con questa tipologia di laboratori (Tabella n. 6), quattro
in tutto attivi in tre atenei e altrettante regioni, è possibile accedere
a preliminari conoscenze relative alla mediazione del patrimonio
culturale: dalla selezione di contenuti alla differenziazione degli
stessi per pubblici e luoghi di svolgimento. Equamente distribuiti
nei due livelli di laurea, questi laboratori non indicano quasi mai il
SSD di riferimento (solo in un caso L-ART/01-Storia dell’arte medievale) e si risolvono in una media di poco più di due CFU, circa
56 ore complessive.
g) Insegnamenti e laboratori di valorizzazione.
Con un’accezione molto ampia, 11 tra insegnamenti (otto) e
laboratori (tre) sono dedicati alla valorizzazione del patrimonio culturale, attivi in nove atenei e otto regioni (Tabella n. 7). Gli insegnamenti sono equamente distribuiti tra i due livelli di laurea, con
una media di sette CFU e mezzo, riferibili ai SSD L-ART/04 (sei),
SECS-P/08 (uno), non indicato (uno). I laboratori invece prevalgono al corso di laurea triennale (due su tre), con una media di due
CFU e solo uno indica il SSD di riferimento, L-ART/04.
h) Insegnamenti di museologia intesi esclusivamente come storia del collezionismo.
In questo paragrafo si evidenzia invece come, nella maggior
parte degli insegnamenti di museologia analizzati, sia oggetto di
studio e formazione esclusivamente la storia del collezionismo:
sono ben 27, 15 attivi in corsi di laurea triennale e 12 magistrali, in
21 atenei e 13 regioni (Tabella n. 8). Nei corsi di laurea in cui questi
insegnamenti sono attivi, poco più della metà (14) prevedono almeno un insegnamento di valorizzazione, storytelling, comunicazione, o almeno di didattica della storia dell’arte, non di educazione
al patrimonio, mentre nei restanti per gli studenti non è prevista
alcuna opportunità di conoscenza in questa direzione.
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
276
Nella completa consapevolezza che l’insegnamento di didattica
della storia dell’arte non sia in alcun modo sostituibile a quello dedicato all’educazione al patrimonio culturale, sia per la specificità
del pubblico a cui il primo si rivolge rispetto al secondo, sia per la
diversità di obiettivi e contesti di svolgimento, si è ritenuto altresì
utile mappare quanti insegnamenti siano attivi per verificare quale
attenzione e sensibilità sia attualmente rivolta alla formazione dei
futuri insegnanti (Tabella n. 9). Solo in 12 atenei e otto regioni sono
attivati in tutto 13 insegnamenti, naturalmente tutti nei corsi di laurea magistrale, essendo l’insegnamento precluso a chi consegue
solo una laurea di primo livello.
3.1. Master di I e II livello e Corsi di Alta Formazione dedicati all’educazione
al patrimonio culturale
«Per rispondere alle esigenze provenienti dal mondo del lavoro
e delle professioni»16, il Ministero ha promosso, regolamentandoli,
l’istituzione di
corsi di Master, di alta formazione permanente e di aggiornamento
professionale successivi al conseguimento del Diploma Accademico di
Primo e di Secondo Livello, a conclusione dei quali rilascia rispettivamente i titoli di Master di primo e di secondo livello17.
Sono stati censiti in tutto 12 tra master di I (tre) e II livello (sei)
e corsi di alta formazione (tre) che promuovono una formazione
specifica per l’educazione al patrimonio culturale –anche in questo
16 Disponibile in: http://attiministeriali.miur.it/media/160201/all.a_regolamento_corsi_master.pdf [30/08/2022].
17 Disponibile in: http://attiministeriali.miur.it/media/160201/all.a_regolamento_corsi_master.pdf [30/08/2022].
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
277
caso senza completa coerenza nel riferimento a questa nomenclatura18 (Tabella n. 10). I costi non irrisori spaziano da un minimo di
500 € per CAF della durata di sei mesi fino a 5.000 € per master di
I livello di un anno.
3.2. Scuole di specializzazione in beni storico-artistici
Le Scuole di specializzazione in beni storico-artistici, il cui riassetto è stato stabilito con Decreto Ministeriale del 200619 si propongono, secondo gli obiettivi stabiliti dal Ministero, di
formare specialisti con uno specifico profilo professionale nel settore
della tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico.
Sono altresì considerate indispensabili per una corretta preparazione professionale le conoscenze: relative alla tutela, valorizzazione e didattica del
museo, delle evidenze urbanistiche e territoriali20.
Nonostante ciò, su 13 Scuole, solo sei hanno insegnamenti dedicati all’educazione al patrimonio.
4. Conclusioni
I titoli spaziano tra “Didattica museale”, “Educazione Museale”, “Heritage Education”, “Servizi educativi per il patrimonio artistico, dei musei storici
e di arti visive”, “Comunicazione del patrimonio culturale”, “Educatore museale”, “Responsabile della mediazione culturale e dei servizi educativi nei contesti museali”, “Educazione al patrimonio e comunicazione museale”, “Accessibilità museale, strumenti e tecnologie assistive”, “Didattica, educazione e mediazione nei musei e del patrimonio culturale”, “Educazione estetica, inclusione e
innovazione digitale per la fruizione dei musei”, “Nuove tecnologie per la comunicazione, il cultural management e la didattica della storia dell’arte: per una
fruizione immersiva e multisensoriale dei Beni Culturali”.
19 DM. 31.1.2006 Riassetto Scuola di Specializzazione nel settore della tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale. Nonostante da anni si
discuta di un nuovo riassetto, per rispondere alle esigenze notevolmente cambiate negli ultimi 20 anni nella disciplina, non si è ancora raggiunto un aggiornamento.
20 DM. 31.1.2006 – Allegato 3 – Scuola di specializzazione in Beni StoricoArtistici.
18
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
278
Nonostante siano trascorsi ormai 20 anni dalla nascita del
primo corso di didattica museale presso la Sapienza Università di
Roma e nonostante i successivi incoraggiamenti di ICOM e del Ministero ad adeguare l’offerta formativa universitaria per l’educazione al patrimonio culturale, dall’indagine fino ad oggi condotta
nei corsi di laurea di I e II livello, sono tutt’altro che numerosi gli
insegnamenti attivi orientati verso questa formazione, attualmente
perseguibile soprattutto con percorsi post lauream erogati da un numero limitato di atenei, diminuendo così la democratica opportunità di accedere a tali contenuti. È infatti da sottolineare che CAF
e Master hanno costi molto elevati e, a differenza dei corsi di laurea,
non prevedono necessariamente agevolazioni in base al reddito degli studenti ma occasionalmente borse di studio a copertura totale
o parziale, mentre alle Scuole di specializzazione, dove si è visto,
non sempre è presente un insegnamento dedicato, si accede tramite
concorso con un numero limitato di posti. D’altro canto, si è evidenziato come sia difficile valutare in termini quantitativi un’offerta
didattica che non trova riscontro nel riconoscimento professionale:
come possono le università prevedere una formazione specifica in
termini di insegnamenti o di corsi di laura e post lauream per una
figura professionale non riconosciuta? La recente normativa21 infatti individua conoscenza, abilità e competenza per la figura professionale dello storico dell’arte, inquadrando nelle competenze di
prima fascia anche quelle di «svolgere attività di studio, ricerca, formazione ed educazione nel campo della storia dell’arte e delle materie affini e collegate»: una figura quindi che necessita di numerose
competenze e conoscenze, tra le quali si annovera anche l’educazione, ma che non può e non deve essere campo esclusivo di formazione.
21 DM 244 del 20/05/2019 del MIBACT – Allegato 7. Disponibile in:
https://storico.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1559205679716_All._Elenchi_Nazionali_Professionisti_Beni_Culturali.pdf [30/08/2022].
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
279
Diverso invece il panorama relativo alle attività di ricerca e divulgazione scientifica promosse da numerosi docenti e ricercatori
a livello nazionale, ricco di stimolanti riflessioni intorno all’educazione al patrimonio culturale nella sua complessità, sulle quali sarà
interessante lavorare criticamente per creare uno spazio condiviso
di “strumenti” e “competenze” alle quali le future educatrici e i
futuri educatori al patrimonio potranno fare riferimento (cfr. Brunelli, 2012; 2014; Luigini, Panciroli & Somigli, 2022; Nardi, 2001;
2004; 2015; Panciroli, 2015; Panciroli & Pizzigoni, 2013; Salerni,
Sanzo & Storchi, 2010)22.
22 Oltre ai testi precedentemente citati come bibliografia adottata dai diversi
insegnamenti mappati (vedi paragrafo n. 3).
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
280
Appendice
Tabella n. 1.
Corsi di laurea analizzati
Livello
Tipologia
Q.tà
C.d.L. Triennale
C.d.L. Triennale
C.d.L. Triennale
C.d.L. Triennale
L-1 Scienze dei beni culturali
L-10 Lettere
L-15 Scienze del Turismo
L-19 Scienze dell’Educazione e della
Formazione
LM-89 Storia dell’arte
LM-65 Scienze dello spettacolo e della
produzione multimediale
LM-14 Filologia moderna
LM-92 Teorie della comunicazione
34
6
2
1
C.d.L. Magistrale
C.d.L. Magistrale
C.d.L. Magistrale
C.d.L. Magistrale
37
1
2
1
Tabella n. 2.
Insegnamenti e laboratori espressamente dedicati
Quantità totale
Atenei
Regioni
C.d.L. triennale
C.d.L. magistrale
CFU
23
Insegnamenti
9
Laboratori
5
8
6
2
7
6/8/9/1223
4
4
3
2
2/324
CFU: 6 insegnamenti da 6 CFU, 1 insegnamento da 8 CFU, 1 insegnamento da 9 CFU, 1 insegnamento da 12 CFU.
24 CFU:1 laboratorio da 2 CFU, 4 laboratori da 3 CFU.
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
SSD
L-ART/04; M-PED/01;
M-PED/0325
281
ND;
M-PED/0126
Tabella n. 3.
Insegnamenti di museologia che dedicano espressamente parte del programma all’educazione al patrimonio
Quantità totale
Atenei
Regioni
C.d.L. triennale
C.d.L. magistrale
CFU
SSD
Insegnamenti
9
8
7
8
1
6/8/1227
L-ART/04
Tabella n. 4.
Insegnamenti di museologia che non dedicano espressamente una parte del programma ma che propongono riflessioni, anche tramite la bibliografia adottata o negli
obiettivi dell’insegnamento, sull’educazione al patrimonio/didattica museale
Quantità totale
Atenei
Regioni
C.d.L. triennale
C.d.L. magistrale
Insegnamenti
14
13
11
5
9
25 SSD: 6 insegnamenti L-ART/04, 2 insegnamenti M-PED/01, 1 insegnamento M-PED/03.
26 SSD: 1 laboratorio M-PED/01, 4 laboratori SSD non indicato.
27 6 insegnamenti da 6 CFU; 1 insegnamento da 8 CFU; 2 insegnamenti da
12 CFU.
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
282
6/8/928
L-ART/04
CFU
SSD
Tabella n. 5.
Insegnamenti e laboratori di comunicazione museale
Quantità totale
Atenei
Regioni
C.d.L. triennale
C.d.L. magistrale
CFU
SSD
Insegnamenti
7
7
5
4
3
6/829
Laboratori
8
5
5
3
5
1/2/3/630
31
32
Tabella n. 6.
Laboratori dedicati a visite guidate, itinerari e percorsi
Quantità totale
Laboratori
4
28 12 insegnamenti da 6 CFU; 1 insegnamento da 8 CFU; 1 insegnamento
da 9 CFU.
29 CFU insegnamenti :6 insegnamenti da 6 CFU; 1 insegnamento da 8 CFU.
30 CFU laboratori: 1 laboratorio da 1 CFU; 2 laboratori da 2 CFU; 3 laboratori da 3 CFU; 2 laboratori da 6 CFU.
31 SSD insegnamenti: 2 insegnamenti L-ART/02, 3 insegnamenti LART/04, 2 insegnamenti SPS/08, INF/01, 1 insegnamento ING-IND/35.
32 SSD laboratori: 2 laboratori L-ART/04, 1 laboratorio ING-IND/35, 1
laboratorio M-STO/02, 4 laboratori SSD non indicato.
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
283
3
3
2
2
1/2/333
Atenei
Regioni
C.d.L. triennale
C.d.L. magistrale
CFU
SSD
34
Tabella n. 7.
Insegnamenti e laboratori di valorizzazione
Quantità totale
Atenei
Regioni
C.d.L. triennale
C.d.L. magistrale
CFU
SSD
Insegnamenti
8
7
7
4
4
6/9/1235
Laboratori
3
3
3
2
1
1/2/336
37
38
Tabella n. 8.
Insegnamenti di museologia intesi esclusivamente come storia del collezionismo in atenei in cui non è presente altra formazione per l’educazione al patrimonio/didattica
museale
33
1 laboratorio da 1 CFU; 1 laboratorio da 2 CFU; 2 laboratori da 3 CFU.
SSD: 1 laboratorio L-ART/01, 3 SSD non indicato.
35 5 insegnamenti da 6 CFU; 2 insegnamenti da 9 CFU; 1 insegnamento da
12 CFU.
36 1 laboratorio da 1 CFU; 1 laboratorio da 2 CFU; 1 laboratorio da 3 CFU.
37 6 insegnamenti L-ART/04, un insegnamento SECS-P/08, un insegnamento SSD non indicato.
38 1 laboratorio L-ART/04, 2 laboratori SSD non indicato.
34
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
Quantità totale
Atenei
Regioni
C.d.L. triennale
C.d.L. magistrale
CFU
SSD
284
Insegnamenti
27
21
13
15
12
6/1239
L-ART/04
Tabella n. 9.
Insegnamenti di didattica della storia dell’arte
Quantità totale
Atenei
Regioni
C.d.L. triennale
C.d.L. magistrale
CFU
SSD
Insegnamenti
13
12
8
0
13
3/6/9/1240
41
Tabella n. 10.
Master e corsi di alta formazione dedicati all’educazione al patrimonio
Quantità totale
39
12
24 insegnamenti da 6 CFU, 3 insegnamenti da 12 CFU.
1 insegnamento da 3 CFU; 8 insegnamenti da 6 CFU; 3 insegnamenti da
9 CFU; 1 insegnamento da 12 CFU.
41 3 insegnamenti L-ART/01, 2 insegnamenti L-ART/02, 1 insegnamento
L-ART/03, 7 insegnamenti L-ART/04.
40
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
Atenei
Regioni
CAF
Master I livello
Master II livello
CFU
285
9
5
3
3
6
10/14/60/12042
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42 CFU/Durata: 2 CAF da 10 Cfu/6 mesi; 1 CAF da 14 CFU/6 mesi; 6
master (2 di I livello, 4 di II livello) da 60 CFU/1 anno; 1 master di I livello da
67 CFU/1 anno (non più attivo); 2 master di II livello da 120 CFU/2 anni.
L’Università per la formazione delle educatrici e degli educatori
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