Davide Boccia
DIALETTO E TOPONOMASTICA DI SCANNO
TORINO
2021
Davide Boccia
DIALETTO E TOPONOMASTICA DI SCANNO
TORINO
2021
In copertina: Maurits Cornelis Escher (1898-1972), Strada di Scanno, 1930, litografia, 48,7 x 62 cm, Ottawa,
National Gallery of Canada.
Indice
Indice
Premessa
IV
Segni e abbreviazioni
V
Segni, V;
Abbreviazioni, VI.
1. Introduzione
1
1.1. Il territorio di Scanno
1
1.1.1. Profilo geografico
1
1.1.2. Profilo sociale ed economico
2
1.1.3. Cenni storici
3
1.2. Profilo linguistico del dialetto di Scanno
6
1.2.1. Collocazione del dialetto di Scanno all’interno
del panorama linguistico abruzzese
6
1.2.2. Fonetica
8
1.2.2.1. Vocalismo
8
1.2.2.1.1. Vocalismo tonico
9
1.2.2.1.2. Vocalismo atono
10
1.2.2.2. Consonantismo
Betacismo, 11;
I
11
Indice
Assimilazione, 11;
Sonorizzazione, 12;
Palatalizzazione dei nessi consonantici con /l/ come
secondo elemento, 12;
Zetacismo, 12;
Palatalizzazione di /s/ ante consonantica, 13;
Esiti di /l/ davanti consonante, 13;
Sviluppi di /g/, 14;
Palatalizzazione di /s/, 14;
Consonanti geminate, 14.
2. La ricerca
15
2.1. Metodo
15
3. Il corpus toponimico
17
3.1. I toponimi
19
Conclusione
73
Bibliografia
77
Sitografia
85
Cartografia
86
Indice dei toponimi
87
Tavole
98
II
Indice
Carte
98
III
Premessa
Premessa
Il presente lavoro intende essere, senza alcuna pretesa di esaustività, uno studio
monografico sul dialetto e sulla toponimia dialettale di Scanno, comune di circa 1.700
abitanti situato nell’Appennino abruzzese in provincia dell’Aquila.
La ricerca toponomastica si basa sull’analisi storico-etimologica dei nomi di luogo
desunti in massima parte dalle tavolette in scala 1:25000 dell’IGM (Istituto Geografico
Militare). Questo contingente di nomi rientrante all’interno della toponimia ufficiale
è stato integrato con toponimi raccolti attraverso inchieste condotte sul campo, in
compagnia di Candido Nannarone, Antonio Carfagnini e Pasquale Caranfa, nell’estate
del 2021.
Uno studio sistematico dei toponimi compresi all’interno del territorio comunale di
Scanno non è stato effettuato prima d’ora, anche se molte spiegazioni etimologiche
si possono rinvenire nel TAM (Toponomastica abruzzese e molisana) di Ernesto
Giammarco.
Per quanto concerne la struttura del lavoro, esso è caratterizzato da un capitolo
introduttivo (Capitolo Primo) dedicato ad un inquadramento generale del comune di
Scanno e del suo dialetto. Nel capitolo seguente (Capitolo Secondo) sono riportate
brevi note di metodo corredate dalle modalità di presentazione delle informazioni.
Nel Terzo Capitolo, è stato inserito l’elenco in ordine alfabetico di tutti i nomi di luogo
raccolti e analizzati. Per ultime sono allegate le Carte, che consistono in immagini
satellitari del territorio comunale di Scanno; su di esse i numeri corrispondenti ai
toponimi del corpus sono stati inseriti nella loro collocazione topografica più precisa
possibile.
IV
Segni e abbreviazioni
Segni e abbreviazioni
Segni
Per quanto riguarda il sistema di trascrizione fonetica dell’IPA, vengono forniti qui di
seguito alcuni esempi:
it. védo: [ˈveːdo]
it. tanfo: [ˈtaɱfo]
it. sènto: [ˈsɛnto]
it. fango: [ˈfaŋgo]
it. tòpo: [ˈtɔːpo]
it. gnòcchi: [ˈɲɔkːi]
it. tórre: [ˈtorːe]
it. cacio: [ˈkaːtʃo]
spagn. luego «poi»: [ˈlweːɣo]
it. gènte: [ˈdʒɛnte]
it. sci: [ʃi]
it. zappa: [ˈtsapːa]
it. aglio: [ˈaʎːo]
it. chjaro: [ˈcaːro]
it. zero: [ˈdzɛːro]
nap. chiavə «chiave»: [ˈcaːvə]
Nelle rappresentazioni fonetiche, nella descrizione di regole fonologiche sincroniche
e di mutamenti diacronici si fa uso dei seguenti segni:
[…]
fra le parentesi quadre sono racchiuse le trascrizioni fonetiche
/…/
fra le barre oblique sono racchiuse le trascrizioni fonologiche
ː
la vocale o la consonante che precede è lunga o “doppia”
ˈ
la sillaba che segue è accentata (non si usa per le parole piane)
̴
(…)
“si alterna con”
fra le parentesi tonde sono racchiusi i foni o le sillabe soggette ai fenomeni
di sincope o di apocope
V
Segni e abbreviazioni
*
forma non attestata ma ricostruita
>
“da luogo a”
<
“deriva da”
Abbreviazioni
a.
anno
abr.
abruzzese
a.C.
avanti Cristo
accr.
accrescitivo
alb.
albanese
ant.
antico
b.
bosco
ca.
circa
casc.a
cascata
cfr.
confer, confronta
c.le
colle
class.
classico
cogn.
cognome
crist.
cristiano
c.sta
costa
d.C.
dopo Cristo
dim.
diminutivo
E.
etimologia
f.
femminile; fiume
fr.
francese
VI
Segni e abbreviazioni
fr. ant.
francese antico
f.so
fosso
f.te
fonte
germ.
germanico
ibid.
ibidem, (in quello stesso luogo)
id.
idem, lo stesso (Autore, fatto)
ie.
indoeuropeo
ipoc.
ipocoristico
it.
italiano
lat.
latino
lat. med.
latino medievale
lat. volg.
latino volgare
lett.
letteralmente
long.
longobardo
m.
maschile; metri; monte
med(iev.)
medievale
medit.
mediterraneo
merid.
meridionale
m.o
mulino
m.te
monte
n.
nome; nota
nap.
napoletano
ne.
non esistente
ni.
non identificabile
O.
osservazioni
onom.
onomatopeica
VII
Segni e abbreviazioni
p.
pagina; plurale
parl.
parlato
pp.
pagine
p.so
passo
p.te
ponte
p.zo
pizzo
rud.ⁱ
ruderi
s.
singolare; santo
sal.
salentino
sec.
secolo
s.d.
senza data
s.e.
senza editore
sic.
siciliano
sorg.te
sorgente
spagn.
spagnolo
st.zo
stazzo
t.
torrente
ted.
tedesco
top.
toponimimo
topp.
toponimi
tosc.
Toscano
v.
valle; vedi; voce
var.
variante
vb.
verbo
v.co
valico
v.ne
vallone
VIII
Segni e abbreviazioni
vol.
volume
volg.
volgare
voll.
volumi
IX
Capitolo Primo
Introduzione
1. Introduzione
1.1. Il territorio di Scanno
1.1.1. Profilo geografico
Scanno è situata nell’Alta Valle del Sagittario, all’interno dei Monti Marsicani, i quali,
appartenenti all’Appennino abruzzese, costituiscono il sesto gruppo montuoso più
elevato dell’intera catena appenninica. Specificatamente, confina a nord con i comuni
di Anversa degli Abruzzi (16 km), Bugnara (26 km) e Introdacqua (29 km), ad est con i
comuni di Pettorano sul Gizio (37 km), Rocca Pia (46 km) e Rivisondoli (62 km), a sud
con i comuni di Barrea (32 km), Villetta Barrea (27 km), Civitella Alfedena (30 km) e
Opi (39 km) e ad ovest con i comuni di Pescasseroli (43 km), Bisegna (48 km) e Villalago
(7 km). Dista 103 km dal capoluogo di regione L’Aquila, mentre il principale centro
della zona è Sulmona dal quale Scanno dista 32 km.
L’abitato di Scanno sorge a 1.015 m s.l.m., ai piedi del gruppo montuoso della
Montagna Grande (2.149-1.918 m) ad ovest e del Monte Genzana (2.170 m) ad est. Il
suo territorio comunale si estende su 134,68 km² 1 e comprende una sola frazione,
quella di Frattura, per un totale di 1.767 abitanti.2 Faceva parte della Comunità
Montana Peligna e si trova ai margini settentrionali dell’area protetta del Parco
Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Il principale corso d’acqua che attraversa il territorio comunale è costituito dal
torrente Tasso, che dopo essersi immesso nel lago di Scanno, prende il nome di
Sagittario.
Le vette e le faggete dei monti che circondano Scanno hanno rappresentato per
secoli l’ultimo estremo rifugio di numerose specie animali, spesso endemiche
dell’Appennino centro-meridionale, tra le quali è possibile menzionare l’orso bruno
marsicano, il lupo appenninico e il camoscio d’Abruzzo.3
1
www.comune.scanno.aq.it, (sito consultato nel mese di luglio del 2021).
www.tuttitalia.it (sito consultato nel mese di luglio del 2021).
3
www.parcoabruzzo.it, Natura, Fauna, (sito consultato nel mese di luglio del 2021).
2
1
Capitolo Primo
Introduzione
fonte Wikipedia, Scanno, (http://it.wikipedia.org/)
Carta 1 – Posizione del comune di Scanno all’interno della provincia dell’Aquila.
1.1.2. Profilo sociale ed economico
L’economia del territorio scannese è quasi interamente votata al turismo grazie
all’alto numero di strutture ricettive presenti. L’agricoltura tradizionale è stata
completamente abbandonata, mentre l’allevamento sopravvive attraverso l’iniziativa
di alcuni imprenditori locali, senza comunque tornare alle grandi cifre del passato.
Altre attività tradizionali, quali l’oreficeria e la lavorazione del legno, sopravvivono per
l’iniziativa di privati. Inoltre, fino alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, erano
sviluppate le industrie della lavorazione della lana e della tintoria.
L’attaccamento al territorio ed il senso di appartenenza alla comunità sono ancora
fortemente radicati negli scannesi. Questi sentimenti sono visibili soprattutto in
occasione delle principali festività religiose. Ancora oggi, la comunità si riunisce per
celebrare, il 20 di settembre, sant’Eustachio, patrono e protettore di Scanno. La data
di tale festa non è casuale poiché segue i ritmi della pastorizia transumante che fino
2
Capitolo Primo
Introduzione
alla metà del XX secolo ha costituito la principale attività economica della zona.4
Inoltre, negli ultimi venti anni, a questi riti antichi si sono affiancate numerose
manifestazioni turistiche ideate per attrarre visitatori.
Si può così comprendere come la situazione sociale ed economica di Scanno sia
analoga a quella di molti altri territori di montagna, i quali, negli ultimi cinquanta anni,
hanno sofferto i repentini cambiamenti avvenuti nelle aree pianeggianti che più
favorivano la nascita di grandi agglomerazioni urbane e lo sviluppo dei nuovi modelli
economici. I territori, come quello scannese, che non sono riusciti a competere con
queste dinamiche, hanno visto impoverirsi il loro tessuto sociale e ciò ha determinato
un processo che ne ha accentuato la perifericità. Attualmente, la comunità scannese
sta cercando di salvaguardare la propria identità socio-culturale, confrontandosi
quotidianamente con le ennesime sfide di una lunga storia di sopravvivenza in un
ambiente ostile.
1.1.3. Cenni storici
Le prime testimonianze certe che documentano una sporadica presenza umana
nell’area di Scanno risalgono ad un’epoca che va dai 200.000 ai 40.000 anni fa. Difatti,
fra gli anni Sessanta e Settanta del XX secolo presso Toppe Vurgo, Monte Genzana ed
il Piano delle Cinquemiglia (Rivisondoli e Roccaraso) sono stati rinvenuti alcuni oggetti
in pietra lavorata risalenti al Paleolitico medio. Altri manufatti preistorici, di epoca
imprecisata, furono ritrovati da Edoardo Borzatti von Löwenstern, a metà anni
Settanta del XX secolo, presso Stazzo di Val di Corte, ai piedi di Coppo del Ginepro, nel
territorio comunale di Scanno.5
Difatti, in epoca preistorica, i gruppi di cacciatori e raccoglitori, che vivevano durante
la maggior parte dell’anno lungo le sponde del lago della conca di Sulmona,6
risalivano, con la bella stagione, la Valle del Sagittario per scopi venatori.7
Per quanto riguarda l’inizio della presenza stabile dell’uomo nel territorio di Scanno,
questa può essere collocata nel primo millennio a.C. Riguardo a ciò, lungo la riva
sinistra del lago di Scanno è stato effettuato il ritrovamento del fondo di una capanna
risalente al periodo subappenninico-protovillanoviano (X - IX sec. a.C.). La scoperta
dei resti di questa struttura abitativa ha permesso agli archeologi di suppore l’antica
esistenza di un insediamento lacustre.8
Inoltre, nel 1898, a sud dell’abitato di Scanno e presso la località Acquaviva, furono
rinvenute delle sepolture ad inumazione risalenti al VI-IV secolo a.C che hanno
4
Le maggiori feste erano concentrate nel periodo estivo allo scopo di farle godere anche ai pastori di ritorno dalla Puglia.
Radmilli (1977:119).
6
Idem (1993:14).
7
Id. (1975:109-110).
8
www.comune.scanno.aq.it, Storia di Scanno, Nella Preistoria, (sito consultato nel mese di luglio del 2021).
5
3
Capitolo Primo
Introduzione
restituito piccole anfore, oggetti di ornamento in bronzo e alcune punte di lance e
pugnali.9
Successivamente, nel periodo conclusivo delle guerre sannitiche, l’intera area
peligna venne conquistata dai romani. Così, la Valle del Sagittario subì la
romanizzazione, con tutti i mutamenti sociali, politici ed economici che questo
processo comportava. Il territorio di Scanno venne inserito nella IV regione augustea
Sabina et Samnium ed attribuito alla tribù Sergia.10
Proprio al periodo romano risalgono le numerose piccole statue di Ercole con la
clava ritrovate intorno al 1850 lungo il corso del torrente Carapale. Oltre a ciò, il
rinvenimento di alcune epigrafi ha comportato l’errata collocazione
dell’insediamento di Betifulo presso la località Acquaviva.11
Il lungo periodo di pace interna assicurato dalla conquista romana si interruppe tra
gli ultimi decenni del VI secolo e la metà del VII secolo, quando il territorio
corrispondente all’attuale Abruzzo fu diviso fra i due ducati longobardi di Spoleto e di
Benevento. L’Alta Valle del Sagittario venne inserita nella gastaldia di Valva, facente
parte del ducato di Spoleto. Nella seconda metà dell’VIII secolo la dominazione
longobarda venne sostituita da quella franca.12
Attorno alla metà dell’XI secolo, l’abitato di Scanno si trovava nell’attuale sito e per
indicarlo comparirono le prime attestazioni del nome Scannum.13 Con il periodo
normanno, l’Alta Valle del Sagittario venne unificata al resto del Mezzogiorno, del
quale condividerà l’assetto politico nei secoli a venire. Scanno, nell’XI secolo, passò
sotto il controllo dei Di Sangro. Nel frattempo, sul trono del Regno di Sicilia, alla
dinastia normanna seguì quella sveva che regnò fino al 1266 quando venne sconfitta
da Carlo d’ Angiò. Nel 1273, il primo re angioino spezzò l’unità amministrativa del
Justitiaratus Aprutii creando due nuove province: l’Abruzzo Ulteriore e l’Abruzzo
Citeriore. L’Alto Sagittario, trovandosi a sud del fiume Pescara, venne inserito
nell’Abruzzo citeriore con capitale Chieti.14 Intanto, la dinastia dei Di Sangro si
estingueva nella linea maschile e tra il XIII secolo e il XVI secolo furono le famiglie dei
D’Aquino, dei D’Avalos, dei D’Afflitto e dei Caracciolo di Melissano a contendersi il
dominio di Scanno e di altri feudi abruzzesi.15
9
www.comune.scanno.aq.it, Storia di Scanno, Nel VI - IV a.C., (sito consultato nel mese di luglio del 2021).
Wikipedia, Storia di Scanno, Il periodo romano, (sito consultato nel mese di luglio del 2021).
11
Lo storico Alfonso Colarossi-Mancini reputa difficile poter collocare Betifulo in territorio scannese in quanto, fino ad
oggi, questa area non ha restituito alcuna traccia di insediamenti (Wikipedia, Storia di Scanno, Il problema di Betifulo,
sito consultato nel mese di luglio del 2021).
12
www.comune.scanno.aq.it, Storia di Scanno, Il Medioevo, (sito consultato nel mese di luglio del 2021).
13
Caranfa (1999:8).
14
Galante (1970:36).
15
www.comune.scanno.aq.it, Storia di Scanno, Il Medioevo, (sito consultato nel mese di luglio del 2021).
10
4
Capitolo Primo
Introduzione
Durante il periodo tardomedievale, lo sviluppo dell’abitato di Scanno fu coevo allo
spopolamento di Collangelo e Iovana, antichi centri abitati abbandonati dai loro
abitanti tra la fine del XV secolo e la metà del XVI secolo.16
Nella seconda metà del XV secolo, l’industria armentizia, in seguito al riordino
attuato dall’ amministrazione aragonese, rappresentava la principale fonte di reddito
per le popolazioni dell’Abruzzo montano. Scanno, difatti, era particolarmente
coinvolta nell’attività della pastorizia. Ma nonostante a Scanno si fosse sviluppata,
grazie all’attività della pastorizia transumante, una piccola borghesia, la maggior parte
della popolazione viveva di un’economia prevalentemente di sussistenza che ne
rendeva omogenee le condizioni di vita.
L’endemica povertà delle popolazioni dell’Alto Sagittario persistette anche dopo
l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia.
Per quanto riguarda il XX secolo, le dirette conseguenze della Seconda Guerra
Mondiale furono sofferte dagli scannesi a partire dal 1943, quando iniziò
l’occupazione militare tedesca.
La guerra lasciò l’economia di tutto l’Alto Sagittario in una condizione disastrosa. Se
i campi furono abbandonati per l’impossibilità di seguire il normale calendario
agricolo, l’industria armentizia, già in crisi prima degli eventi bellici, era quasi del tutto
annientata dalle requisizioni compiute dall’esercito tedesco in ritirata. Anche la
normale attività commerciale stentava a riprendersi, dato il dissesto della rete
stradale e la disorganizzazione dei trasporti. Così, nel dopoguerra, il flusso emigratorio
riprese.
Tuttavia, la ripresa fu lenta ma costante e negli anni Sessanta Scanno fu influenzata
dalla crescita dell’economia italiana che la portò, nel decennio successivo, alla
implementazione del proprio potenziale turistico.
16
Wikipedia, Storia di Scanno, Il Medioevo ed il Rinascimento, (sito consultato nel mese di luglio del 2021).
5
Capitolo Primo
Introduzione
fonte Wikipedia, Scanno, (http://it.wikipedia.org/)
Figura 1 – Evoluzione demografica del comune di Scanno dal 1861 al 2011.
1.2. Profilo linguistico del dialetto di Scanno
1.2.1. Collocazione del dialetto di Scanno all’interno del panorama linguistico
abruzzese
Giovan Battista Pellegrini, nella Carta dei Dialetti d’Italia, situa i dialetti parlati entro i
confini amministrativi della regione Abruzzo all’interno dell’ampio sistema centromeridionale, più precisamente nella sezione mediana e nella sezione meridionale
intermedia. In Abruzzo, l’estensione della sezione mediana è determinata dalla
presenza del gruppo linguistico cicolano-reatino-aquilano (IV), mentre la sezione
meridionale intermedia è suddivisa in marchigiano meridionale (Ia), in teramano (Ib),
in abruzzese orientale adriatico (Ic) e in abruzzese occidentale (Id).17
Anche la classificazione di Ernesto Giammarco individua nel dialetto aquilano e nel
dialetto abruzzese due blocchi linguistici differenziati sia negli esiti fonetici che nelle
17
Nella Carta, Pellegrini attribuisce le quattro varietà appena elencate al gruppo linguistico del marchigiano
meridionale-abruzzese (Pellegrini 1977:30-31).
6
Capitolo Primo
Introduzione
strutture fonologiche.18 Il dialetto aquilano appartiene al gruppo dei dialetti dell’Italia
mediana ed è parlato nell’ Alta Valle dell’Aterno, nella città dell’Aquila e nella Marsica
occidentale, da Carsoli fino alle prossimità di Avezzano.19
L’abruzzese è invece proprio del gruppo dei dialetti centro-meridionali e si estende
sulla restante parte del territorio abruzzese, che rappresenta la porzione più ampia.
Secondo Giammarco, la differenza fondamentale tra i due domini si trova nell’esito
della vocale finale atona: “nell’aquilano si continuano le vocali originarie latine: la
desinenza -u dell’accusativo dei nomi maschili della 2ᵃ declinazione, distinta da -a dei
nomi femminili della 1ᵃ decl., da -e dei nomi maschili e femminili della 3ᵃ decl. e da -o
degli avverbi, della 1ᵃ pers. sing. dell’indicativo presente e del gerundio;
nell’abruzzese la finale è sempre indistinta (-ə), qualunque sia quella originaria”.20
Inoltre, Giammarco delinea i confini della varietà palentino-carseolana, costituente
un altro dominio linguistico situato nella parte occidentale della provincia dell’Aquila
e accomunata al sabino dal medesimo sistema fonetico.21 Secondo il glottologo
abruzzese, il tratto peculiare di quest’area è rappresentato dalla mutazione di -u in
-o, attestata nel territorio che si estende dai Piani Palentini fino alla estremità
meridionale di San Pelino, frazione di Avezzano, quindi a diretto contatto con l’area
abruzzese della Marsica.22
Per quanto riguarda il dominio linguistico abruzzese, Giammarco distingue il gruppo
occidentale, formato dalle varietà dialettali del marso, dell’alto sangrino, del peligno
(alla quale appartiene lo scannese) e del chietino occidentale,23 dall’abruzzese
orientale, parlato invece in tutto il territorio compreso tra i fiumi Tronto e Trigno,
ovvero nella provincia di Teramo, nella parte settentrionale di quella di Pescara e nella
parte orientale di quella di Chieti.
Dopo aver compiuto una descrizione del panorama linguistico abruzzese, è possibile
comprendere più agevolmente la peculiarità della posizione del Comune di Scanno.
Difatti, sulla Carta dei Dialetti d’Italia, il dialetto parlato a Scanno si trova nell’area
linguistica dell’abruzzese occidentale (Id).
18
Giammarco (1979:22).
Avolio (2002:580).
20
Giammarco (1979:22).
21
Ibidem, 84.
22
I centri dove la varietà palentino-carseolana è stata registrata sono: Antrosano, Albe, Capistrello, Castelnuovo, Massa
d’Alba, Alba Fucente, Sante Marie, Scurcola Marsicana, Tagliacozzo e Carsoli (Ib., 84).
23
Ib., 88.
19
7
Capitolo Primo
Introduzione
fonte Wikipedia, Dialetti italiani meridionali (http://it.wikipedia.org/)
Carta 2 – Posizione del comune di Scanno all’interno della classificazione del sistema «centromeridionale» operata da Giovan Battista Pellegrini.
1.2.2. Fonetica
1.2.2.1. Vocalismo
Il dialetto di Scanno, in analogia con il resto dell’area abruzzese, possiede alcuni tratti
come l’intonazione della parola e della frase che lo differenziano dai dialetti della zona
reatino-aquilana. Difatti, la pronuncia scannese utilizza un accento di natura
discendente che regola e condiziona il sistema fonologico poiché realizza la vocale
tonica con tale intensità che spesso non sono avvertibili i confini tra vocali e
consonanti. Inoltre, la tendenza a dare primaria importanza alla vocale tonica porta a
un calo di tono nella pronuncia delle vocali atone, quindi a un loro indebolimento.
8
Capitolo Primo
Introduzione
1.2.2.1.1. Vocalismo tonico
Il sistema vocalico tonico dello scannese è costituito dal sistema vocalico a quattro
gradi, detto Sistema A o «napoletano», composto da sette vocali originatesi dal
sistema vocalico latino volgare nel seguente modo:
Ī
í
Ĭ
Ē
é
Ĕ
è
Ā
Ă
à
Ŏ
ò
Ō
Ŭ
ó
Ū
ù
Si può notare come nel precedente sistema vocalico latino a cinque gradi sia avvenuta
una semplificazione, mediante la quale l’antica Ĭ e l’antica Ē si sono fuse nella forma é
e le antiche Ō e Ŭ nella forma ó.24
Successivamente, nell’antica varietà del dialetto di Scanno, le vocali toniche é ed ó
hanno rispettivamente subito la dittongazione discendente in ai̯ e in aṷ: catai̯na
«catena» < *caténa < catēna(m); sai̯ra «sera» < *séra < sēra(m); frëssaṷra «padella di
rame» < *frëssóra < frixōria(m); nëpaṷtë «nipote» < *nëpótë < nepōte(m); laṷta
«immondizia» < *lóta < lŭtu(m); craṷcë «croce» < *crócë < crŭce(m); naṷcë «noce»
< *nócë < nŭce(m)25.26
Nel dialetto di Scanno, così come in molti dialetti dell’Italia settentrionale e centromeridionale, sono presenti dinamiche riconducibili a quelle della metafonia. Questo
fenomeno consiste in un mutamento di timbro della vocale tonica di una parola,
condizionato dalla presenza, in fine di parola, di una vocale chiusa. Tale sviluppo
fonetico è causato dalla riduzione a indistinta della vocale finale latina, che va a
condizionare la possibilità di riconoscere le categorie grammaticali di numero e di
genere. Di conseguenza, i dialetti compensano l’ammutimento delle vocali finali
esercitando una «assimilazione a distanza».27
Il dialetto scannese condivide il proprio sistema metafonetico con quello di tipo
«napoletano», che sotto l’influsso delle vocali latine finali -I ed -U metafonizza é e ó
rispettivamente in i e u, così come le vocali toniche è e ò dittongano in jé e ṷó.28
Inoltre, nella parlata scannese anche a tonica viene colpita da metafonia29.30 Queste
24
Rohlfs (1966:6).
Nella varietà attuale del dialetto di Scanno le forme dittongate sono quasi del tutto scomparse.
26
Le vocali toniche é ed ó hanno rispettivamente subito la dittongazione discendente in ai̯ e in aṷ anche nei dialetti di
Ortona dei Marsi (Alta Valle del Giovenco) e di Pescasseroli (Alta Val di Sangro) (v. Boccia 2018:20-24); Idem (2021:11).
27
Grassi, Sobrero, Telmon (1997:98).
28
Giammarco (b), (1973:145).
29
Cfr. Rohlfs (1966:44-45); De Giovanni (1974:235-236); Giammarco (1979:25-26); Bigalke (1996:8); Avolio (2002:586,
618).
30
La a tonica viene colpita da metafonia anche nelle parlate dell’Alta Valle del Giovenco, in particolar modo nella varietà
di San Sebastiano dei Marsi (v. Boccia 2021:12).
25
9
Capitolo Primo
Introduzione
vocali toniche subiscono la chiusura o la dittongazione appena descritte sia in sillaba
aperta che in sillaba chiusa.31
Ciò nella varietà oggetto dell’indagine ha avuto rilevanti conseguenze anche sul
piano morfologico, dando luogo a coppie oppositive tra maschile e femminile e tra
singolare e plurale. A dimostrazione di quanto spiegato è possibile fornire alcuni
esempi: néra, nírë «nera, nero» < nĭgra(m), nĭgru(m); védua, víduë «vedova, vedovo»
< vidŭa(m), vidŭu(m); bbʊna, vṷónë «buona, buono» < bŏna(m), bŏnu(m); bbèlla,
bbjéllë «bella, bello» < bĕlla(m), bĕllu(m); rʊšša, ruššë «rossa, rosso» < rŭssa(m),
rŭssu(m); córta, curtë «corta, corto» < cŭrta(m), cŭrtu(m); canë, chénë «cane, cani»
< căne(m), *căni(s) < cănes; pannë, pénnë «panno, panni» < pănnu(m), pănni; cavallë,
cavèllë «cavallo, cavalli» < cabăllu(m), cabălli.
Inoltre, la -i finale delle terminazioni plurali conduce in molti casi alla metafonia, sia
che si tratti di una -i maschile che di una -i femminile: nëpaṷtë / nëpótë, nëpʊtë
«nipote, nipoti» < nepōte(m), *nepōti(s) < nepōte(s); craṷcë / cròcë, crucë «croce,
croci» < crŭce(m), *crŭci(s) < crŭces; naṷcë / nòcë, nucë «noce, noci» < nŭce(m),
*nŭci(s) < nŭces.
Al contrario, i plurali femminili della classe in -a, derivante dalla terminazione latina
-ae, generalmente, non prendono parte al fenomeno della metafonia: pòrta, pòrtë
«porta, porte» < pŏrta(m), pŏrtae. Allo stesso modo, le vocali aperte è ed ò non
vengono di solito influenzate dalla desinenza del plurale del femminile: vècchja,
vècchjë «vecchia, vecchie» < vĕcla(m), vĕclae; nòttë, nòttë «notte, notti» < nŏcte(m),
*nŏcti(s) < nŏctes.
1.2.2.1.2. Vocalismo atono
Generalmente, nel dialetto di Scanno, per effetto dell’accento dinamico, le vocali
atone protoniche, postoniche e finali tendono a indebolirsi ma non a dileguarsi.
Per quanto riguarda le vocali atone in posizione protonica, in scannese rimane intatta
la a: crapìttë «capretto» < căpra(m) + *-ĭttu(m); ardíca «ortica» < urtīca(m); candà
«cantare» < cantā(re); partí «partire» < partī(re). Per quel che concerne le altre vocali
protoniche, nel dialetto di Scanno la vocale atona o, in posizione protonica, ha subito
la chiusura in u: cucchjàra «cucchiaio»; durmì «dormire».
Per quel che riguarda le vocali postoniche, quelle di sillaba interna subiscono
generalmente lo scadimento in ë: mjédëchë «medico» < medĭcu(m); ddudëcë «dodici»
< duodĕci(m). Allo stesso modo, le vocali postoniche finali, eccetto la vocale a,
scadono nell’ indistinta ë: canë, chénë «cane, cani» < căne(m), *căni(s) < cănes; nèvë
«neve» < nĭve(m); jèrva «erba» < hĕrba(m); uva «uva» < ūva(m).
31
Rohlfs (1966:14).
10
Capitolo Primo
Introduzione
Si può quindi affermare che in scannese esistono due vocali finali, la a e l’indistinta
ë.32 Tale fenomeno è riscontrabile anche nelle parlate molisane del circondario di
Campobasso e della zona dell’Alto Volturno,33 nelle parlate del Lazio Meridionale e in
quelle della Basilicata settentrionale, con le quali il dialetto di Scanno condivide
l’influenza ricevuta dal campano.34
1.2.2.2. Consonantismo
Il sistema consonantico del dialetto scannese è caratterizzato dalla conservazione
delle consonanti in posizione iniziale di parola. Questo fenomeno coinvolge in
particolar modo le consonanti bilabiali /p/ e /m/, la fricativa labiodentale /f/ e le
consonanti alveolari /l/, /d/, /t/, /r/, /n/ e /s/. Per quel che concerne le consonanti in
posizione intervocalica, è possibile osservare il medesimo fenomeno di conservazione
già riscontrato per le consonanti iniziali. Invece, nella maggior parte dei casi, le
consonanti in posizione finale di parola sono cadute.
Il consonantismo del dialetto scannese è caratterizzato da una serie di fenomeni
comuni all’intero sistema centro-meridionale. I principali sono:
•
Betacismo - Il fenomeno del betacismo consiste sia in un’attestazione della
fricativa labiodentale sonora /v/ in posizione debole, ovvero in posizione
intervocalica, precedente r o iniziale assoluta, sia in un’attestazione
dell’occlusiva bilabiale sonora /b/ in posizione forte, ovvero in posizione
postconsonantica o successiva a raddoppiamento fonosintattico.35
L’esito in v- è osservabile nei seguenti esempi raccolti nel dialetto di Scanno:
vašə «bacio» < basĭu(m); vàssë «basso» < băssu(m); vʊcca «bocca» < bŭcca(m);
vraccë «braccio» < brachĭu(m); vévë «bere» < bibĕ(re). Per quanto riguarda gli
esiti in b- o in bb-, il primo è in regresso, mentre il secondo può rimanere
conservato all’interno di parola, soprattutto dopo il raddoppiamento
fonosintattico, provocato dalla originaria preposizione latina ăd36: abbàllë «in
basso» < ăd- + vălle(m).
•
Assimilazione - Nel dialetto scannese, nella maggior parte dei casi, il fenomeno
dell’assimilazione si manifesta per contatto, nella sua variante totale
progressiva. I nessi coinvolti in questo sviluppo sono -nd-, -mb-, e -ld-, nei quali
il primo elemento assimila il secondo: munnë «mondo» < mŭndu(m);
32
Cfr. Avolio (2002:615).
De Giovanni (1974:11).
34
Merlo (1920:236).
35
Avolio (2002:583).
36
Ibidem, 583.
33
11
Capitolo Primo
Introduzione
(ggh)ianna «ghianda» < glānde(m); pjummë «piombo» < plŭmbu(m); callë
«caldo» < căldu(m).
•
Sonorizzazione - Nelle parlate centrali e meridionali, già coinvolte dal
fenomeno dell’assimilazione, è presente anche quello della sonorizzazione.37
Nel dialetto di Scanno, a subire questo sviluppo sono principalmente le
occlusive /p/, /t/ e /k/ dopo le nasali /m/ e /n/: tjémbë «tempo» < tĕmpu(s);
cambàna «campana» < campāna(m); sandë «santo» < sănctu(m); dèndë
«dente» < dĕnte(m); bbianghë / janghë «bianco» < germ. blank; jènga
«giovenca» < iuvĕnca(m).
• Palatalizzazione dei nessi consonantici con /l/ come secondo elemento - Nel
dialetto scannese, i nessi latini, con la laterale /l/ come secondo elemento, non
si conservano ma subiscono la palatalizzazione:
- In molti dialetti dell’Italia meridionale l’originario nesso /pl/ si sviluppa in
/kj/ in seguito ad un processo di assimilazione parziale. In Abruzzo questo
esito è attestato principalmente nelle estreme propaggini meridionali
della regione.38 Difatti, il dialetto di Scanno può offrire sia esempi di esiti
in /kj/ che esempi di esiti in /pj/: chjínë «pieno» < plēnu(m); chjanë
«piano» < plānu(m); chjagnë «piangere» < plangĕ(re); pjattsa «piazza»
< platĕa(m); pjanda «pianta» < plănta(m).39
- Anche l’originario nesso /kl/ subisce la palatalizzazione in /kj/: sícchjë
«secchio» < sĭclu(m); spjécchjë «orecchio» < specŭlu(m); pëdṷócchjë
«pidocchio» < peduc(ŭ)lu(m).
- L’originario nesso /fl/ subisce sempre la palatalizzazione in /fj/: fjénë
«fieno» < *flēnu(m); fjàtë «fiato» < flātu(m); fjùmë «fiume» < flūme(n);
rëfjatà «fiatare» < flatā(re).
Nel dialetto di Scanno, oltre a quelli appena descritti, vi sono altri fenomeni che
coinvolgono le consonanti:
•
Zetacismo - Il fenomeno dello zetacismo, ben attestato ancora negli scritti di
Romualdo Parente del XVIII secolo, è del tutto scomparso nella varietà attuale
dello scannese.40 Lo zetacismo consiste nel passaggio di /l/ o /ll/ a /dz/ o a /ddz/
37
Giammarco (1979:65).
Avolio (2002:588).
39
Per quanto riguarda le forme pjàttsa «piazza» e pjànda «pianta», è possibile che queste abbiano perso la
palatalizzazione in /kj/ a causa dell’influsso operato dalla pronuncia della lingua nazionale.
40
Il linguista tedesco Gerhard Rohlfs, durante un sopralluogo a Scanno intorno al 1920, riuscì a registrare il fenomeno
dello zetacismo solo nella lingua delle generazioni più anziane. Successivamente, all’inizio degli anni Settanta del secolo
38
12
Capitolo Primo
Introduzione
(es. bbjéźźë «bello»; fiźë «filo»; simmuźa «semola»; źu «il») e secondo il
linguista De Giovanni si tratta “di un compromesso tra italico e popolazione
preindoeuropea, per il quale il primo ha dato la sua tendenza palatalizzante e
spirantizzante e l’altra ha ceduto la componente retroflessa ma non
occlusiva”.41
•
Palatalizzazione di /s/ ante consonantica - Nel dialetto scannese, il fenomeno
della palatalizzazione di /s/ ante consonantica si manifesta sia davanti
l’occlusiva alveolare sorda /t/ che davanti l’occlusiva velare sorda /k/. La
palatalizzazione che coinvolge il nesso /st/ è osservabile nei seguenti esempi:
štaggiʊnë «stagione» < statiōne(m); štélla «stella» < stēlla(m); vlaštëmà
«bestemmiare» < *blastimā(re).
Per quel che riguarda la palatalizzazione che coinvolge il nesso /sk/, lo
scannese offre i seguenti esempi: šchjarìca «legna sottile per accendere il
fuoco»; šchjuma «schiuma» < long. skūm.
Inoltre, in scannese vi sono anche numerosi esempi a dimostrazione della
perdita della palatalizzazione del nesso /sk/: scala «scala» < scāla(m); scarpa
«scarpa» < germ. *skarpa; schína «schiena» < long. skëna.
• Esiti di /l/ davanti consonante - Nei dialetti abruzzesi, gli esiti di /l/ originaria
davanti consonante sono vari. Difatti, oltre alla velarizzazione e alla
palatalizzazione42, possono verificarsi casi di rotacizzazione oppure di
conservazione. 43 Questi quattro fenomeni sono osservabili nel dialetto
scannese. Gli esempi più numerosi sono quelli di velarizzazione in -u
semiconsonantico e di palatalizzazione in -i: àutë «alto» < ăltu(m); fàuzë «falso»
< fălsu(m); fàucë «falce» < fălce(m); càucë «calce» < călce(m); àutrë «altro»
< al(t)ĕru(m); auzà «alzare» < altiā(re); dói̯cë «dolce» < dŭ(l)ce(m); pui̯zë
«polso» < pŭ(l)su(m); ai̯tàrë «altare» < altāre(m); ššuói̯të «sciolto»
< (e)xsŏ(l)ūtu(m).
Gli esiti che compaiono meno frequentemente sono quelli della
rotacizzazione e della conservazione, ai quali viene spesso aggiunta una -ë- di
appoggio: curtjéllë «coltello» < cultĕllu(m)44; sulëchë «solco» < sŭlcu(m).
scorso, il dialettologo Marcello De Giovanni poté annotare solamente qualche raro esempio di zetacismo utilizzato da
una parlante nata nei primi anni del XX secolo (De Giovanni 1974:97 n.2, 99 n.8).
41
Ibidem, 114.
42
In area centro-meridionale, Rohlfs attesta la palatalizzazione di /l/ in -i nell’antico romanesco, in Sabina, a Sonnino
(Lazio meridionale), nel napoletano (aizare «alzare»), in alcune località marchigiane, a Fara San Martino (CH) e a Scanno
(caicë «calce» e vòita «volta») (Rohlfs 1966:344-346).
43
Avolio (2002:588-589).
44
Secondo Avolio, la rotacizzazione in questo caso è provocata dalla natura velare della vocale che precede la laterale
alveolare sonora [l] (Ibidem, 588).
13
Capitolo Primo
Introduzione
•
Sviluppi di /g/ - Per quanto riguarda gli sviluppi della originaria occlusiva velare
sonora /g/ davanti i fonemi /a/, /o/ ed /u/, nel dialetto di Scanno si ha una
fricativizzazione: (gh)àttë «gatto < găttu < căttu(m); prë(gh)à «pregare»
< *pregāre < lat. volg. *precāre; pa(gh)à «pagare» < *pagāre < pacā(re).
In scannese, oltre alla fricativizzazione, può avvenire anche il dileguo: aùštë
«agosto < au(g)ŭstu(m); fràula «fragola» < *fra(g)ŭla(m).
•
Palatalizzazione di /s/ - Per quanto riguarda l’originaria fricativa /s/ davanti i
fonemi /i/ ed /e/, nel dialetto scannese agisce il fenomeno della
palatalizzazione, dando vita a degli sviluppi analoghi piuttosto a quelli umbromarchigiani che non a quelli apulo-campani45: ši «sì» < sī(c); cašë «cacio»
< casĕu(m); cëraša «ciliegia» < *ceresĕa(m); cuší «così» < (ec)cŭ(m) sī(c).
Questo esito palatalizzato, però, non è presente in tutti i termini aventi la
fricativa alveloare sorda /s/ davanti i fonemi /i/ ed /e/: përtusë «buco»
< pertusĭu(m); sìmula «semola» < *simŭla(m); síndachë «sindaco»
< syndĭcu(m). Così la presenza anche di un esito non palatalizzato potrebbe
essere ricondotta alla sopravvivenza di un antico sviluppo /sj/ > s, ancora
dominante nelle aree poste più a sud, quali la Campania, la Puglia e la
Basilicata.46
• Consonanti geminate - Generalmente, in scannese, le consonanti geminate
latine si sono conservate: vacca «vacca» < văcca(m); fjérrë «ferro» < fĕrru(m);
vóttë «botte» < bŭtte(m). Invece, per quanto riguarda il nesso /ll/, quest’ultimo
rimane intatto: (gh)allìna «gallina» < gallīna(m); bbjéllë «bello» < bĕllu(m);
cavallë «cavallo» < cabăllu(m).
45
46
Ib., 584-585.
Ib., 584-585.
14
Capitolo Secondo
La ricerca
2. La ricerca
2.1. Metodo
L’indagine è stata condotta raccogliendo dalla voce di alcuni informatori le varianti
dialettali dei toponimi presenti sulle tavolette in scala 1:25000 dell’IGM. Ciò è stato
svolto mediante conversazione guidata sulla base di un’intervista, allestita a seconda
della situazione, atta a far emergere informazioni di interesse. In questo modo è stato
possibile anche riscontrare eventuali discordanze tra la toponimia dialettale e quella
ufficiale.
Il lavoro si è articolato in due fasi: la prima è consistita nella raccolta delle varianti
dialettali dei toponimi dell’IGM, la seconda nell’analisi storico-etimologica di questi
ultimi.
La scelta di basarsi sulla toponimia delle tavolette dell’IGM ha permesso sia di
fornire un quadro generale dei nomi di luogo del territorio di Scanno che di localizzarli
esattamente.
Per quel che concerne la scheda, elaborata affinché non mancassero gli elementi
fondamentali per una descrizione esaustiva del corpus toponimico, questa è stata
strutturata nel seguente modo:
x) Toponimo
[Toponimo IPA]
Genere, numero e quota
(Variante italiana)
(Variante/i dialettale/i)
Traduzione; (E.) etimologia: analisi storico-etimologica.
(O.) osservazioni: eventuali osservazioni grammaticali.
(Cfr.) confronti: eventuali confronti.
15
Capitolo Secondo
La ricerca
I toponimi sono stati registrati con o senza l’articolo determinativo a seconda della
versione registrata più spesso nelle interviste.
16
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
3. Il corpus toponimico
3.1. Glossario
acqua [ˈakkwa] f. ̴ «acqua, pioggia, ruscello, torrente»; lat. ăqua(m).
ara [ˈaːra] f. ̴ «aia, cortile, spiazzo, spianata». Dal lat. arĕa(m).1 Nel dialetto scannese,
il termine ara indica sia l’ampio cortile centrale presente all’interno delle masserie e
avente funzione di aia che una distesa di terreno pianeggiante.
cataratta [kataˈratta] f. ̴ dolina, inghiottitoio; lat. cataracta o catarr(h)acta < gr.
katarraktes «cascata, chiusa, saracinesca», der. di katarassein «cader giù».
cṷóllë [ˈkwollə] m. ̴ «colle»; lat. cŏlle(m).
cṷóppë [ˈkwoppə] m. ̴ «dolina»; lat. tardo cŭppa(m).2
faṷcë [ˈfaṷtʃə] f. ̴ «gola fluviale, stretta»; lat. fauce(m).3 In Abruzzo il termine faṷcë /
fócë mantiene l’originario significato latino mentre la forma italiana foce, nella sua
moderna accezione, indica il tratto in cui un fiume sbocca nel mare, in un altro fiume
o in un lago.
fʊndë [ˈfʊndə] f. ̴ «fonte, sorgente, abbeveratoio»; lat. fŏnte(m).
fussë [ˈfussə] m. ̴ «fosso, avvallamento»; lat. fŏssa(m).
jaccë [ˈjattʃə] m.
4566).4
̴ «stazzo, ricovero pastorale». Dal lat. volg. *jaciu(m) (cfr. REW
(gh)ravàra [graˈvaːra] f. ̴ «giogaia, pietraia». Da *grava «pietra» (cfr. REW 3851).5
1
Cfr. Giammarco (1960:131); Pellegrini (1990:169); (TAM 18); Massimi (2005:17).
Cfr. (TAM 134).
3
Cfr. Ibidem, 166.
4
Cfr. Ib., 197.
5
All’ interno della forma gravàra è possibile osservare il suffisso -ara, continuatore dialettale del latino -āriu(m), il quale
esprime una relazione o una pertinenza con un oggetto.
2
17
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
Secondo gli studiosi Alessio e De Giovanni, il geonimo gravàra costituirebbe un
antico relitto lessicale in quanto proveniente dal sostrato preindoeuropeo: “graba (…)
sopravvive in Grecia (…) nell’ alb. grabë f. ‘erosione della sponda di un fiume’ (Leotti
p.270) e in un’ampia zona di sostrato liguro-siculo-sicano”.6
In Abruzzo e in Molise, Ernesto Giammarco rileva per (ϒ)ravarə f. i seguenti
significati: “slavina, valanga (…) terreno alluvionato da materia sassosa e ghiaiosa (…)
terreno da riporto” (DAM, III:1690).7
Un altro studioso abruzzese, Giovanni Pansa, nel Saggio di uno studio sul dialetto
abruzzese, fornisce al geonimo grevàra un’accezione molto simile a quella riportata
da Giammarco: “frana di materie sassose scoscese da un monte”.8
macchja [ˈmacca] f. ̴ «radura»; lat. macŭla(m).9
mandra [ˈmandra] f. ̴ «recinto». Dal lat. măndra(m) < gr. mándra «ovile, recinto».10
Il termine abruzzese màndra mantiene l’originario significato greco-latino.
móndë [ˈmondə] m. ̴ «monte, montagna, altura»; lat. mŏnte(m).
préta [ˈpreːta] f. ̴ «pietra, masso» < lat. pĕtra(m). Nella forma préta ha avuto luogo
la metatesi di r.
sèrra [ˈsɛrra] f. ̴ «cresta, crinale di monti o di colli posti di seguito»; lat. sĕrra(m).11
vallë [ˈvallə] f. ̴ «valle»; lat. vălle(m).
vallʊnë [valˈlʊːnə] m. ̴ «canalone, fossato». Dal lat. vălle(m) + -ōne(m).12
uàuzë [uˈauzə] m. ̴ «balza montana, salto»; lat. baltĕa.13
6
Alessio, De Giovanni (1983:166).
Cfr. Finamore (1893:197); Bielli (1930:156); Giammarco (1960:91); (TAM 191).
8
Pansa (1885:24).
9
Cfr. (TAM 221); Aprile (2001:34-35).
10
Cfr. Giammarco (1960:110); Giammarco (1960:161).
11
Cfr. Giammarco (1960:107); Pellegrini (1990:201-202); Aprile (2001:58-59); Chiappinelli (2002:79-102).
12
Cfr. Giammarco (1960:109-110); Aprile (2001:68).
13
Cfr. Pellegrini (1990:170).
7
18
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
3.2. I toponimi
1. l’Accuvìva
[l ˈakku ˈviːva]
fs 971 m
IGM: Acquaviva
E.: lett. «acqua corrente».14 Il nome allude a presenza di acqua sorgiva.15
2. j’Anatùccë
[j anaˈtuttʃə]
ms 1520 m
IGM: Anatuccio
E.: «il pascolo (dim.)». Questo nome può essere spiegato con il termine abruzzese
ànatë «unità di misura dei pascoli» (DAM, I:134).
3. l’Annundziata
[l annunˈdzjaːta]
fs 925 m
IGM: l’Annunziata
E.: si tratta della chiesa di Santa Maria dell’Annunziata che si trova sulle sponde del
lago di Scanno.
4. l’Ara dë ju Fiumë
[l ˈaːra də ju fjuːmə]
fs 943 m
14
15
Glossario v. acqua.
Cfr. Pellegrini (1990:168, 261).
19
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: l’Aia del Fiume
E.: «lo spiazzo del fiume»; dal lat. arĕa(m). 16 Il toponimo in questione indica uno
spiazzo lungo il torrente Tasso.
5. j’Archë dë lla Nucélla
[j ˈarkə də lla nuˈtʃella]
ni 1015 m
Var. it. Arco della Nucella
E.: lett. «arco del nocciolo». Tale denominazione dipende, forse, dalla presenza, nel
passato, di una pianta di nocciolo.
6. Archë dë Sandë Štacchë
[ˈarkə də ˈsandə ˈʃtakkə]
ni 1015 m
Var. it. Arco di Sant’Eustachio
E.: «arco di Sant’Eustachio».
7. Arë dë Sand’Àngiula
[ˈaːrə də ˈsand ˈandʒula]
ni 1015 m
Var. it. Chiesa di San Michele Arcangelo
E.: lett. «lo spiazzo di Sant’Angelo». Si tratta della Chiesa di San Michele Arcangelo.
8. Cambë Rëtunnë
[ˈkambə rəˈtunnə]
ms 1707 m
IGM: Campo Rotondo
16
Cfr. Giammarco (1960:131); Pellegrini (1990:169); (TAM 18); Massimi (2005:17).
20
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «campo rotondo». Il toponimo si riferisce alla forma circolare del pianoro.
9. la Canduniéra dë Mìmmula
[la kanduˈnjeːra də ˈmimmula]
fs 1491 m
IGM: Cantoniera Mimola
E.: «la (casa) cantoniera di Mimola».17
10. a Cæpë a lla Còšta
[a ˈkkæpə a lla ˈkɔːʃta]
ni 1300 m
IGM: Capo la Costa
E.: lett. «sopra la costa».
11. Capë d’Acqua
[ˈkaːpə d ˈakkwa]
ms 1340 m
IGM: Capo d’Acqua
E.: «sorgente». V. abr. capë d’acqua «polla, vena d’acqua, sorgente» (Giammarco
1960:119).18
12. ju Casónë
[ju kaˈsoːnə]
ms 1666 m
IGM: il Casone
17
18
V. Mìmmula.
Cfr. De Vecchis (1984:41); Massimi (2005:19).
21
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «il casale (accr.)». Il toponimo costituisce un chiaro riferimento all’esistenza di un
casolare ancora oggi esistente. V. abr. casónë «casa grande, con molti vani; casa di
campagna, villa» (DAM, I:454).
13. ju Caštëllarë
[ju kaʃtəlˈlaːrə]
ms 1015 m
Var. it. il Castellaro
E.: la forma Castellaro costituisce un derivato con valore diminutivale di castellum. Si
tratta di uno dei quartieri del centro storico di Scanno.
Cfr.: Castellàr (Cn); Castellaro (Im).19
14. ju Caštjéllë
[ju kaˈʃtjellə]
ms 1230 m
RARL: Castello
E.: «il castello»; lat. castĕllu(m), dim. di căstrum «fortezza, luogo fortificato». Il
toponimo si riferisce alle rovine di un antico centro abitato di epoca medievale.
15. la Cataratta dë llë Ciummunérë
[la kataˈratta də llə tʃummuˈneːrə]
fs 2040 m
E.: «la cataratta delle Ciminiere»; lat. cataracta «cascata, saracinesca, chiusa di
fiumi». 20 Il toponimo denomina un nevaio formatosi all’interno di un inghiottitoio
situato nell’area delle Ciminiere.21
16. Cërrɨtë
[tʃərˈrɨːtə]
19
Gasca Queirazza (1990:195).
Glossario v. cataratta.
21
Carfagnini (2004:63-69).
20
22
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
ms 1715 m
IGM: Punta Cerreto
E.: «cerreto». Dal lat. cĕrru(m). Si tratta di un fitotoponimo poiché allude alla presenza
di alberi di cerro in questa zona.22
O.: nel toponimo è presente il suffisso -ɨtë, originatosi dal suffisso latino
-ētu(m), particolarmente utilizzato nella creazione di fitotoponimi.
17. la Chiésa Madrë
[la ˈceːsa ˈmaːdrə]
fs 1015 m
Var. it. Chiesa di Santa Maria della Valle
E.: si tratta della Chiesa di Santa Maria della Valle.
18. lë Ciummunérë
[lə tʃummuˈneːrə]
fp 2081 m
IGM: le Ciminiere
E.: «le ciminiere». Si tratta di un chiaro riferimento alle conformazioni rocciose di
questa area.
19. la Cóna
[la ˈkoːna]
fs 1428 m
IGM: la Cona
E.: «l’(i)cona». Dal lat. tardo icŏna(m), deriv. dal gr. eikṓn -kónos «immagine». La
motivazione del nome dipende dall’esistenza di un’edicola votiva.23
22
23
Cfr. (TAM 102-103).
Cfr. Pellegrini (1990:176); (TAM 132, 199); Chiappinelli (2002:37); Massimi (2005:21).
23
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
20. la Còšta dë ju ɣurië
[la ˈkɔːʃta də ju ˈɣuːrjə]
fs 1798 m
IGM: Costa di Monte Curio
E.: «la costa di Monte Curio».24
21. Còšta dë Sécëna
[ˈkɔːʃta də ˈseːtʃəna]
fs 1649 m
IGM: Costa di Secina
E.: «costa di segale». Il toponimo indica il tipo di cereale coltivato, nel passato, in
questa località.25
22. la Crócë dë ju Titulë
[la ˈkroːtʃə də ju ˈtiːtulə]
fs 1690 m
RARL: Croce del Titolo
E.: «la croce del Titolo». La motivazione del nome dipende dall’esistenza di una croce
votiva nell’area del Titolo.26
23. lë Crucë
[lə ˈkruːtʃə]
fp 1620 m
IGM: le Croci
E.: «le croci». La motivazione del nome potrebbe dipendere dall’esistenza, nel
passato, di croci votive.
V. ju ɣurië.
Cfr. Manzi (2001:186-187).
26
V. ju Tìtulë.
24
25
24
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
24. la Culacchióla
[la kulacˈcoːla]
fs 1015 m
Var. it. Codacchiola
E.: secondo Gerardo Massimi, toponimi quali “Coda, Codacchi, Codacchie, Codacchio”
indicherebbero porzioni terminali, allungate di un rilievo o altro elemento
geografico27.28
25. Cṷóllë dë Mjéddzë
[ˈkwollə də ˈmjeddzə]
ms 1386 m
IGM: Colle di Mezzo
E.: «colle di mezzo». Il toponimo si riferisce alla posizione del colle.
26. Cṷóllë Martinë
[ˈkwollə marˈtiːnə]
ms 1095 m
IGM: Colle Martino
E.: «colle Martino». Questo toponimo conserva al suo interno il nome di una persona
legata in qualche modo a questa località, probabilmente poiché proprietaria, nel
passato, di un appezzamento di terreno situato nell’area in questione.
27. Cṷóppë dë llë Fatë
[ˈkwoppə də llə ˈfaːtə]
ms 1969 m
RARL: Coppo delle Fate
27
28
Massimi (2005:20).
V. la Vallë di Cudècchië.
25
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «la dolina delle fate». La motivazione del nome dipende dalla credenza popolare
che riteneva questa località frequentata dalle fate.
28. Cṷóppë Lunghë
[ˈkwoppə ˈluŋgə]
ms 1700 m
IGM: Coppo Lungo
E.: «dolina lunga»; lat. tardo cŭppa(m).29 Il toponimo Cṷóppë Lunghë costituisce un
geotoponimo poiché indica una grande depressione del terreno.
29. ju Cupjéllë
[ju kuˈpjellə]
ms 1598 m
IGM: Copello
E.: «il profondo (dim.)»; lat. tardo cŭppa(m).30 Si tratta di un geotoponimo poiché
indica una depressione del terreno.
30. lë Faètë
[lə faˈɛːtə]
fp 1202 m
IGM: Sorgente Faete
E.: «le faggete»; da fagus + suff. -ītu(m). Si tratta di un fitotoponimo poiché allude alla
presenza di alberi di faggio in questa zona.31
O.: nel toponimo lë Faètë è presente il suffisso -ètë, originatosi dal suffisso latino
-ētu(m), particolarmente utilizzato nella creazione di fitotoponimi.
Cfr.: Faeto (Fg).32
29
(TAM 134).
Cfr. Pellegrini (1990:180); Chiappinelli (2002:39).
31
Cfr. De Vecchis (1978:53-54); Pellegrini (1990:337); (TAM 155); Chiappinelli (2002:42); Massimi (2005:22).
32
Gasca Queirazza (1990:310).
30
26
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
31. la Fascia dë Pëttrana
[la ˈfaʃʃa də pətˈtraːna]
fs 1969 m
IGM: Valle Fredda
E.: «la fascia di Pettorano (sul Gizio)».
32. Fërróia dë Scannë
[fərˈroːja də ˈskannə]
ms 1800 m
IGM: Ferroio di Scanno
E.: il nome potrebbe costituire un riferimento alla colorazione rossa del suolo. Quindi,
per la forma Fërróia si potrebbe ipotizzare una derivazione dal termine latino
fĕrru(m).33
33. Fiumë Ggiurdanë
[ˈfjuːmə ddʒurˈdaːnə]
ms 1058 m
IGM: Giordano
E.: «fiume Giordano». Questo toponimo conserva al suo interno il nome di una
persona legata in qualche modo al corso d’acqua, probabilmente poiché proprietaria,
nel passato, di un appezzamento di terreno situato nell’area del torrente.
34. la Fʊndë
[la ˈfʊndə]
ni 1015 m
Var. it. Fontana del Sarracco
E.: «la fonte».
33
Cfr. (TAM 162); Chiappinelli (2002:43-44).
27
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
35. la Fʊndë dë Capë d’Acqua
[la ˈfʊndə də ˈkaːpə d ˈakkwa]
fs 1018 m
IGM: Sorgente di Capodacqua
E.: «la fonte della sorgente».34
36. la Fʊndë dë Chiaranë
[la ˈfʊndə də caˈraːnə]
fs 1596 m
IGM: Fontana Chiarano
E.: «la fonte di Chiarano».35
37. la Fʊndë dë Chiarìllë
[la ˈfʊndə də caˈrillə]
fs 1320 m
IGM: Fontana Chiarillo
E.: «la fonte di Chiarillo». La forma Chiarillo potrebbe derivare dal personale latino
Clarus?36
38. la Fʊndë dë ju Ggiardɨnë
[la ˈfʊndə də ju ddʒarˈdɨːnə]
fs 1228 m
RARL: Fonte del Giardino
E.: «la fonte del Giardino». Si tratta di una fonte situata nell’area del Giardino.37
V. Capë d’Acqua.
V. Vallë dë Chiaranë.
36
Cfr. Chiappinelli (2002:33).
37
V. ju Ggiardɨnë.
34
35
28
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
39. la Fʊndë dë ju Pëlusìëllë
[la ˈfʊndə də ju pəluˈsiːəllə]
fs 1817 m
IGM: Fontana del Pelosello
E.: «la fonte del Pelosello». V. abr. pëlësìëllë m. «pelosèlla, piumini bianchi (Hieracium
pilosella» (DAM, III:1485).38
40. la Fʊndë dë ju Pësciarjéllë
[la ˈfʊndə də ju pəʃʃaˈrjellə]
fs 1310 m
IGM: Fonte Pisciarello
E.: «la fonte del rigagnolo». V. abr. pësciaréllë m. «sottile vena d’acqua, rigagnolo».
Deriv. di pisciare.39
41. la Fʊndë dë ju Šchiappítë
[la ˈfʊndə də ju ʃcapˈpiːtə]
fs 1800 m
IGM: Fonte dello Schiappito
E.: per quel che concerne l’etimologia della forma Šchiappítë, potrebbe essere di
ausilio contemplare quanto Carla Marcato, all’interno del Dizionario di
Toponomastica, scrive al riguardo del nome di Scoppito, comune in provincia
dell’Aquila: “(…), il toponimo riflette il latino scopulus, propriamente ‘scoglio’,
attraverso una formazione collettiva *scopulētum”40.41
42. la Fʊndë dë j’Ursë
[la ˈfʊndə də j ˈursə]
fs 1360 m
38
(TAM 290).
Cfr. Giammarco (1960:125); Pellegrini (1990:195-196); (TAM 308); Massimi (2005:30).
40
Gasca Queirazza (1990:723).
41
Nel limitrofo territorio comunale di Pescasseroli si annovera il toponimo Bosco dello Schiappito (Boccia 2017:49).
39
29
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: Fontana dell’Orso
E.: si tratta di uno uno zootoponimo poiché si riferisce alla presenza di orsi nell’area
in questione. 42
43. la Fʊndë dë lla Cóna
[la ˈfʊndə də lla ˈkoːna]
fs 1350 m
IGM: Sorgente Cona
E.: «la fonte dell’(i)cona».43
44. la Fʊndë lla Iëndzæna
[la ˈfʊndə də lla jənˈdzæna]
fs 1900 m
IGM: Fontana Genzana
E.: «la fonte della Genzana».44
45. la Fʊndë lla Spina
[la ˈfʊndə də lla ˈspiːna]
fs 1645 m
IGM: Fontana della Spina
E.: «la fonte della spina». Si tratta di un fitotoponimo poiché ricorda la presenza di
rovi in questa area.
46. la Fʊndë dë lla Varivarišta
[la ˈfʊndə də lla varivaˈriːʃta]
fs 1230 m
42
Cfr. Pellegrini (1990:363).
V. la Cóna.
44
V. la Iëndzæna.
43
30
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: Fontana della Varivarista
E.: ?45
47. la Fʊndë dë Malvasciónë
[la ˈfʊndə də malvaˈʃoːnə]
fs 1377 m
IGM: Fontana Malvascione
E.: si tratta di una fonte situata nell’area di Piana Malvascione.46
48. la Fʊndë dë Fédë
[la ˈfʊndə də ˈfeːdə]
fs 1369 m
IGM: Fonte di Fede
E.: potrebbe trattarsi di un antropotoponimo che conserverebbe il cognome del
vecchio proprietario di un appezzamento di terreno posto in quest’area.47
49. la Fʊndë dë Préta Lëbbërtina
[la ˈfʊndə də ˈpreːta ləbbərˈtiːna]
fs 1475 m
IGM: Sorgente di Pietra Libertina
E.: «la fonte di Pietra Libertina». Si tratta di una fonte che si trova nell’area di Pietra
Libertina.48
50. la Fʊndë dë Vallë Cupa
[la ˈfʊndə də ˈvallə ˈkuːpa]
fs 1420 m
45
Cfr. Chiappinelli (2002:114).
V. Malvasciónë.
47
Il cognome Di Fede è particolarmente diffuso in Sicilia (www.gens.info).
48
V. la Préta Lëbbërtina.
46
31
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
RARL: Fonte di Valle Cupa
E.: «la fonte di Valle Cupa». Si tratta di una fonte situata nell’area di Valle Cupa.49
51. la Fʊndë di Ruménë
[la ˈfʊndə di ruˈmeːne]
fs 1653 m
IGM: Fonte dei Romani
E.: «la fonte dei Romani».50
52. la Fʊndë i Ljærdë
[la ˈfʊndə i ˈljærdə]
fs 1690 m
IGM: Fontana Leardi
E.: «la fonte i Leardi».51
53. Frattura
[fratˈtuːra]
ni 1273 m
Var. it. Frattura
E.: il toponimo si riferisce alle tracce della frana, avvenuta in epoca post-glaciale, che
formò il bacino del lago di Scanno.
54. Frattura Vècchia
[fratˈtuːra ˈvɛcca]
ni 1273 m
Var. it. Frattura Vecchia
49
V. Vallë Cupa.
V. Vallʊnë di Ruménë.
51
V. i Ljærdë.
50
32
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
Ant. Castra Fracturam a. 109452, Fractura a. 127353.
E.: si tratta dell’originario insediamento di Frattura, abbandonato in seguito al
terremoto della Marsica del 1915.
55. lë Funduccë
[lə funˈduttʃə]
fp 1261 m
IGM: le Fonticelle
E.: «le fonti (dim.)».
56. la Furchétta
[la furˈketta]
fs 1856 m
IGM: la Forchetta
E.: «il valico (dim.)»; dal lat. fŭrca(m).54
57. ju Fussë dë lla Fucìcchia
[ju ˈfussə də lla fuˈtʃicca]
ms 1470 m
IGM: Fosso Fucicchia
E.: «il fosso della foce (dim.)». V. abr. fócë «gola fluviale, stretta» dal lat. fauce(m).55
58. ju Fussë dë Malëpassë
[ju ˈfussə də maləˈpassə]
ms 1552 m
52
Celidonio (2017:19).
Ibidem, 27.
54
Cfr. (TAM 169); Aprile (2001:26).
55
Cfr. (TAM 166).
53
33
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: Fosso Malpasso
E.: «il fosso di cattivo passaggio».56
59. ju Fussë dë Rattjéllë
[ju ˈfussə də ratˈtjellə]
ms 1300 m
IGM: Fosso del Rattello
E.: secondo Giammarco l’elemento Rattello deriva da un nome personale
longobardo.57
60. ju ɣambë
[ju ˈɣambə]
ms 1751 m
IGM: Campo
E.: «il campo».58
61. ju Ggiardɨnë
[ju ddʒarˈdɨːnə]
ms 1230 m
IGM: il Giardino
E.: «il giardino». Questo toponimo indica l’esistenza, nel passato, di un terreno con
colture ortive.59
62. lë (Gh)ravarë
[lə graˈvaːrə]
56
V. ju Malëpassë.
(TAM 329).
58
Cfr. De Vecchis (1978:39); Pellegrini (1990:172); Massimi (2005:18).
59
Cfr. De Vecchis (1978:59); Conti (1984:170-171); Massimi (2005:24).
57
34
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
fp 1890 m
IGM: Piano le Gravare
E.: «le pietraie». Da *grava «pietra» + -āriae.60 Si tratta di un geotoponimo poiché si
riferisce alle numerose pietraie originatesi ai piedi del fianco ripido e roccioso della
catena montuosa in questione.
63.
ɣṷódë
[ˈɣwoːdə]
ms 2011 m
IGM: Monte Godi
Ant. Godi a. 109861
E.: secondo Ernesto Giammarco, il toponimo ɣṷódë deriverebbe dal pers. longob.
Gôdo.62
Cfr.: Macchiagòdena (Is).63
64. ju ɣṷóllë dë Caccialèbbrë
[ju ˈɣwollə də kattʃaˈlɛbbrə]
ms 1444 m
IGM: Colle di Caccialepre
E.: «il colle di caccialepre». Si tratta di un riferimento al caccialepre, conosciuto anche
come grattalingua comune (Reichardia picroides), presente in questa area.
65. ju ɣṷóllë dë Iuvæna Vècchia
[ju ˈɣwollə də juˈvæna ˈvɛcca]
ms 1388 m
60
Glossario v. gravàra.
Celidonio (2017:19).
62
Cfr. Pellegrini (1990:266); (TAM 188); Giammarco (1994:29).
63
Gasca Queirazza (1990:433).
61
35
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: Colle Iovana Vecchia
E.: «il colle di Iovana Vecchia».64
66. ju ɣṷóllë dë lla Nëvéra
[ju ˈɣwollə də lla nəˈveːra]
ms 1618 m
IGM: Colle Nevera
E.: «il colle del nevaio». V. abr. nëvérë f. «luogo dove la neve permane a lungo anche
durante l’estate, ed inoltre luogo molto freddo» (Giammarco 1960:114).
67. ju ɣṷóppë dë ju ɣambëtjéllë
[ju ˈɣwoppə də ju ɣambəˈtjellə]
ms 1759 m
IGM: Coppo del Campitello
E.: «la dolina del Campitello». V. abr. cóppë m. «dolina»; lat. tardo cŭppa(m). 65 Il
toponimo in questione indica una depressione del terreno nell’area di Monte del
Campitello.66
68. ju ɣṷóppë dë ju Lèbbrë
[ju ˈɣwoppə də ju ˈlɛbbrə]
ms 1800 m
IGM: Coppo del Lepre
E.: «la dolina della lepre». Questo toponimo potrebbe contenere al proprio interno il
soprannome di una persona legata in qualche modo a tale località, probabilmente
poiché proprietaria, nel passato, di un appezzamento di terreno situato nelle
vicinanze.
64
65
66
V. Iuvæna.
Cfr. (TAM 134).
V. ju Móndë dë ju ɣambëtjéllë.
36
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
69. ju ɣṷóppë dë ju Mṷórtë
[ju ˈɣwoppə də ju ˈmwortə]
ms 1714 m
IGM: Coppo del Morto
E.: «la dolina del mirto». Da *murtu(m), che è dal lat. class. mўrtum, dal gr. mýrtos.
Il toponimo allude alla presenza di piante di mirto in questa zona.67
70. ju ɣṷóppë dë j’Urdzë
[ju ˈɣwoppə də j ˈurdzə]
ms 1620 m
IGM: Coppo dell’Orso
E.: «la dolina dell’orso». Si tratta di uno uno zootoponimo poiché si riferisce alla
presenza di orsi nell’area in questione. 68
71. ju ɣurië
[ju ˈɣuːrjə]
ms 1877 m
IGM: Monte Curio
E.: ?
72. Iaccë dë Cambë Rëtunnë
[ˈjattʃə də ˈkambə rəˈtunnə]
ms 1700 m
IGM: Stazzo Camporotondo
E.: «stazzo di Camporotondo».69
67
Cfr. Pellegrini (1990:344); (TAM 258).
Cfr. Pellegrini (1990:363).
69
V. Cambë Rëtunnë.
68
37
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
73. Iaccë dë Chiaranë
[ˈjattʃə də caˈraːnə]
ms 1622 m
IGM: Posta Chiarano
E.: «stazzo di Chiarano».70
74. Iaccë dë Ciaccarjéllë
[ˈjattʃə də tʃakkaˈrjellə]
ms 1549 m
IGM: Stazzo Ciaccariello
E.: «stazzo di Ciaccariello».71
75. Iaccë dë ju Carapàlë
[ˈjattʃə də ju karaˈpaːlə]
ms 1646 m
IGM: Stazzo del Carapale
E.: «stazzo del Carapale».72
76. ju Iaccë dë ju ɣambë
[ju ˈjattʃə də ju ˈɣambə]
ms 1714 m
IGM: Stazzo del Campo
E.: «stazzo del Campo».73
77. ju Iaccë dë lla Iëndzæna
70
V. Vallë dë Chiaranë.
V. ju Vallʊnë dë Ciaccarjéllë.
72
V. Sèrra dë ju Carapàlë.
73
V. ju ɣambë.
71
38
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
[ju ˈjattʃə də lla jənˈdzæna]
ms 1889 m
IGM: Stazzo Genzana
E.: «lo stazzo della Genzana».74
78. Iaccë dë lla Rjéië
[ˈjattʃə də lla ˈrjeːjə]
ms 1554 m
IGM: Stazzo la Ria
E.: «stazzo della Ria». Giammarco per il toponimo la Réjë (contrada di Caramanico,
Pe), ricorda il canavese rea o reia “ciglione erboso di monte” (TAM 331).
79. Iaccë dë lla Sparvèra
[ˈjattʃə də lla sparˈvɛːra]
ms 1699 m
IGM: Stazzo Sparvera
E.: «stazzo della Sparvera».75
80. Iaccë dë lla Tërratta
[ˈjattʃə də lla tərˈratta]
ms 1908 m
IGM: Stazzo della Terratta
E.: «stazzo della Terratta».76
81. Iaccë dë lla Vallë dë ju Furnë
[ˈjattʃə də lla ˈvallə də ju ˈfurnə]
74
V. la Iëndzæna.
V. Sèrra Sparvèra.
76
V. la Tërratta.
75
39
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
ms 1700 m
IGM: Stazzo Valle del Forno
E: «stazzo della Valle del Forno». Per quanto riguarda l’elemento toponimico Forno,
quest’ultimo, data la lontananza da ogni centro abitato, potrebbe indicare un luogo
esposto al sole.77
82. Iaccë dë llë Macërétë
[ˈjattʃə də llə matʃəˈreːtə]
ms 1510 m
IGM: Stazzo Macerete
E.: «stazzo delle Macerete».78
83. Iaccë dë llë Mandruccië
[ˈjattʃə də llə manˈdruttʃə]
ms 1804 m
IGM: Stazzo Mantruccie
E: «stazzo degli ovili (dim.)»; lat. măndra(m) < gr. mándra «ovile, recinto». 79 Il
toponimo rappresenta un chiaro riferimento all’utilizzo, nel passato, della località in
questione da parte della pastorizia.
84. Iaccë dë Pësjéllë
[ˈjattʃə də pəˈsjellə]
ms 1640 m
IGM: Stazzo Piselli
E.: «stazzo di Piselli». Dal cognome dei vecchi proprietari dello stazzo.80
77
Cfr. Conti (1984:165).
V. lë Macërétë.
79
Glossario v. mandra.
80
Cfr. (TAM 308).
78
40
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
85. Iaccë dë Sanda Marië
[ˈjattʃə də ˈsanda maˈriːə]
ms 1814 m
IGM: Stazzo Santa Maria
E.: «lo stazzo di Santa Maria». Lo stazzo di Santa Maria si trova nell’area di Serra
S. Maria.81
86. Iaccë dë Vallë Córtë
[ˈjattʃə də ˈvallə ˈkortə]
ms 1960 m
IGM: Stazzo Valle di Corte
E.: «stazzo di Valle Corte».82
87. Iaccë dë Vʊcca Pandana
[ˈjattʃə də ˈvʊkka panˈdaːna]
ms 1560 m
IGM: Stazzo Bocca di Pantano
E.: «stazzo di Bocca di Pantano». Si tratta di uno stazzo situato nell’area di Bocca di
Pantano.83
88. Iaccë dë ddzë Mèssë
[ˈjattʃə də ddzə ˈmɛssə]
mp 1583 m
IGM: Stazzo di Ziomas
E.: si tratta di uno stazzo che si trova nell’area di a ddzë Mèssë.84
81
V. la Sèrra dë Sanda Marië.
V. Móndë dë lla Córtë; ju Valëchë dë lla Córtë.
83
V. Vʊcca Pandana.
84
V. a ddzë Mèssë.
82
41
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
89. ju Iaccë i Ljærdë
[ju ˈjattʃə i ˈljærdə]
ms 1717 m
IGM: Stazzo Leardi
E.: «lo stazzo Leardi». Dal cognome dei vecchi proprietari dello stazzo.85
90. la Iëndzæna
[la jənˈdzæna]
fs 2170 m
IGM: Monte Genzana
E.: «monte genziana». Il nome si riferisce alla presenza, nella località in questione,
della pianta della genziana.86
91. Iuvæna
[juˈvæna]
ni 1388 m
IGM: Iovana
Ant. Iohana a. 127387, Iohanam a. 128988, Castri Iohane a. 132689.
E.: dal personale Iohanna «Giovanna»?
Cfr.: Juvānum.90
92. ju Lachë
[ju ˈlaːkə]
ms 922 m
85
Cfr. (TAM 211).
Cfr. Manzi (2001:83).
87
Celidonio (2017:27).
88
Ibidem, 27.
89
Ib., 27.
90
Alessio, De Giovanni (1983:71, 98, 133); (TAM 202-203).
86
42
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: Lago di Scanno
E.: «il lago»; lat. lăcu(m).
93. i Ljærdë
[i ˈljærdə]
mp 1650 m
IGM: Vallone Leardi
E.: «i Leardi».91
94. Macchia Štrétta
[ˈmacca ˈʃtretta]
fs 1538 m
IGM: Macchia Stretta
E.: la motivazione del nome dipende dalla estensione della boscaglia.
95. lë Macërétë
[lə matʃəˈreːtə]
fp 1787 m
IGM: le Macerete
E.: secondo Giammarco, la forma Macerete “una variante di macerato, cioè ‘(stazzo)
a muro a secco di macerie” (TAM 223).
96. la Madònna dë lla Vallë
[la maˈdɔnna də lla ˈvallə]
fs 975 m
IGM: Madonna della Valle
91
V. ju Iaccë i Ljærdë.
43
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: la motivazione del nome dipende dall’ esistenza, nel passato, di un luogo di culto.
97. la Madònna dë llë Grètsië
[la maˈdɔnna də llə ˈgrɛːtsjə]
ni 1015 m
Var. it. Chiesa della Madonna delle Grazie
E.: si tratta della chiesa della Madonna delle Grazie.
98. ju Malëpassë
[ju maləˈpassə]
ms 1744 m
IGM: Colle Malpasso
E.: «il cattivo passaggio». La motivazione del nome dipende dal fatto che questa
località viene considerata di difficile passaggio.
99. Malvasciónë
[malvaˈʃoːnə]
ni 1200 m
IGM: Piana Malvascione
E.: per il toponimo Malvasciónë si potrebbe pensare ad un riferimento alla pianta
della malva. V. anche abr. malvascì «uva malvasìa»; malvascia «malvagia» (DAM,
II:1059).92
100. la Massarìë dë Crištë
[la massaˈriːə də ˈkriːʃtə]
fs 1289 m
IGM: Masseria di Cristo
92
Cfr. Chiappinelli (2002:64).
44
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: il toponimo in questione riporta al suo interno il soprannome, o il cognome, di un
vecchio proprietario della masseria.
101. la Massarìë ju Callafrinë
[la massaˈriːə ju kallaˈfriːnə]
fs 1169 m
IGM: Masseria Collafrino
E.: il toponimo in questione riporta al suo interno il cognome dei vecchi proprietari
della masseria.
102. Massarìë Parèndë
[massaˈriːə paˈrɛndə]
fs 1265 m
IGM: Masseria Parenti
E.: il toponimo in questione riporta al suo interno il cognome dei vecchi proprietari
della masseria.
103. Maštrë Lòllë
[ˈmaːʃtrə ˈlɔllə]
ni 1364 m
IGM: Mastrolollo
E.: «mastro Lorenzo (ipoc.)». Questo toponimo conserva al suo interno il nome di una
persona legata in qualche modo a questa località, probabilmente poiché proprietaria,
nel passato, di un appezzamento di terreno situato nell’area in questione.
104. ju Mbṷóštë
[ju ˈɱbwoːʃtə]
ms 1446 m
IGM: Imposto
45
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «l’imposto». V. abr. mbòštë f. «luogo di carico per la legna», dal lat. (i)mpŏs(ĭ)ta(m)
lett. «messa sopra».
105. ju Mërdzónë
[ju mərˈdzoːnə]
ms 1966 m
IGM: Sorgente Mersone
E.: lett. «la fonte del terreno in salita (accr.)». L’elemento Mërdzónë costituisce la
forma accrescitiva del termine abr. mmèrdza «terreno in pendenza», dal lat. in
versus.93
Cfr.: abr. mèrza «terreno di un tomolo» (DAM, II:1171).
106. a ddzë Mèssë
[a ddzə ˈmɛssə]
mp 1617 m
IGM: Serra di Ziomas
E.: potrebbe trattarsi di un antropotoponimo che conserverebbe il cognome del
vecchio proprietario di uno stazzo posto in quest’area. Difatti, Di Masso è un cognome
ancora diffuso all’interno della comunità scannese.94
107. Mìmmula
[ˈmimmula]
fs 1507 m
IGM: Mimola
E.: ?
108. la Mmaculata
93
Cfr. (TAM 239); Massimi (2005:26).
L’elemento ddzë potrebbe essere messo in relazione con źu, l’antico articolo determinativo maschile singolare della
parlata scannese, mentre per la forma Mèssë «massi» si potrebbe anche ricordare come in scannese la a tonica viene
colpita da metafonia (v. pp. 10, 12-13).
94
46
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
[la mmakuˈlaːta]
fs 1428 m
IGM: l’Immacolata
E.: il nome è motivato dall’esistenza di un luogo di culto dedicato all’Immacolata.
109. ju Móndë dë ju ɣambëtjéllë
[ju ˈmondə də ju ɣambəˈtjellə]
ms 2014 m
IGM: Monte del Campitello
E.: «monte del campo (dim.)».95
110. Móndë dë lla Córtë
[ˈmondə də lla ˈkortə]
fs 2182 m
IGM: Monte della Corte
E.: dal lat. cohŏrte(m) «recinto, cortile», connesso con hŏrtus «terreno recintato».96
111. Móndë dë lla Rava
[ˈmondə də lla ˈraːva]
ms 1859 m
IGM: Monte Rava
E.: «monte della pietraia; da *(g)rava «pietra».97
112. Móndë Mardzëcanë
[ˈmondə mardzəˈkaːnə]
95
Cfr. De Vecchis (1978:39); Pellegrini (1990:172); Massimi (2005:18).
Nel limitrofo territorio comunale di Pescasseroli si annoverano i seguenti toponimi: la Fóndë dë lla Córtë, a Pràtë dë
lla Córtë e Vallë dë Córtë (Boccia 2017:37, 48, 54).
97
Glossario v. gravàra.
96
47
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
ms 2245 m
IGM: Monte Marsicano
E.: il Monte Marsicano, data la sua imponenza, viene considerato uno dei maggiori
rilievi dell’intero gruppo montuoso dei Monti Marsicani98.99
113. Móndë Rëtunnë
[ˈmondə rəˈtunnə]
ms 1877 m
IGM: Monte Rotondo
E.: «monte rotondo». Il toponimo si riferisce alla forma circolare del rilievo.
114. Móndë Rugnónë
[ˈmondə ruɲˈɲoːnə]
ms 2089 m
IGM: Monte Rognone
E.: ?
115. ju Móndë Trascënónë
[ju ˈmondə traʃəˈnoːnə]
ms 1937 m
IGM: Monte Trascinone
E.: ?
116. la Mundagna dë ɣṷódë
[la munˈdaɲɲa də ˈɣwoːdə]
fs 1874 m
98
99
V. Alessio, De Giovanni (1983:78-79).
Cfr. (TAM 234).
48
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: Montagna di Godi
E.: «la montagna di Godi».100
117. Mundagna dë Prèccia
[munˈdaɲɲa də ˈprɛttʃa]
fs 1575 m
IGM: Montagna di Preccia
E.: lett. «montagna di breccia». Secondo Giammarco, la forma Prèccia costituisce una
variante di breccia.101
118. Mundagna (Gh)randë
[munˈdaɲɲa ˈgrandə]
fs 2149-1918 m
IGM: Montagna Grande
E.: il nome indica il gruppo montuoso della Montagna Grande, sottogruppo dei Monti
Marsicani.
119. ju Muttillë
[ju mutˈtillə]
ms 1380 m
IGM: Mottillo
E.: «l’imbuto». La motivazione del nome dipenda dalla forma della valle in questione.
120. la Navétta
[la naˈvetta]
fs 1944 m
100
101
V. ɣṷódë.
(TAM 318).
49
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: la Navetta
E.: lett. «la conca di Scanno (dim.)». La forma Navétta costituisce un relitto lessicale
poiché sembra riflettere la base prelatina *napa- / *nava- «conca tra i monti» (REW
5858).102
Cfr.: Nave (Bs); Navelli (Aq).103
121. la Ninna
[la ˈninna]
fs 2220 m
IGM: Monte Ninna
E.: ?
122. Pajaccë
[paˈjattʃə]
ni 1730 m
IGM: Pagliaccio
E.: lett. «pagliericcio». V. abr. pagliàcciu / pajjàcciu «pagliericcio, saccone da letto,
pieno di cartocci di granturco» (DAM, III:1392). Questo toponimo potrebbe riferirsi ad
un pagliaio, ad una dimora temporanea, un tempo esistita nella località in questione.
123. Pandanë
[panˈdaːnə]
ms 1542 m
IGM: Pantano
Ant. Pantana a. 1098104
102
Chiappinelli (2002:71).
Gasca Queirazza (1990:517).
104
Celidonio (2017:19).
103
50
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «pantano». La motivazione del nome dipende dal terreno fangoso di questo
luogo.105
124. Pandanë Dë Rjéndzë
[panˈdaːnə də ˈrjendzə]
ms 1573 m
IGM: Posta Pantano di Chiarano
E.: «pantano Di Rienzo». Si tratta di un antropotoponimo poiché conserva il cognome
del vecchio proprietario di uno stazzo posto in quest’area. Difatti, Di Rienzo è un
cognome ancora diffuso all’interno della comunità scannese.
125. i Pësjéllë
[i pəˈsjellə]
mp 1840 m
IGM: i Piselli
E.: «i Piselli».106
126. ju Pësciarjéllë
[ju pəʃʃaˈrjellə]
ni 1015 m
Var. it. Fontana del Pisciarello
E.: lett. «il rigagnolo (dim.)».107
127. la Piàia
[la ˈpjaːja]
fs 1100 m
105
Cfr. pandane (Giammarco 1960:124).
V. Iaccë dë Pësjéllë.
107
V. la Fʊndë dë ju Pësciarjéllë.
106
51
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: la Plaia
E.: «la piaggia»; dal lat. mediev. plagia(m) «pendio», nato prob. dall’incrocio del lat.
plăga «regione» col gr. plághios «laterale» o plághia «fianchi».108
128. la Piaiùccia
[la pjaˈjuttʃa]
fs 1150 m
IGM: la Plaiuccia
E.: «la piaggia (dim.)»; dal lat. mediev. plagia(m) «pendio». La Piaiùccia si trova ad
una quota inferiore rispetto a quella della Piàia.109
129. ju Póndë dë lla Malvìtsia
[ju ˈpondə də lla malˈviːtsja]
ms 1520 m
IGM: Ponte Malvizza
E.: «il ponte del malvizzo (tordo sassello)» < a. spagn. malvís, fr. mauvis, forse da un
lat. *malvīceus (cfr. DAM, II:1057). Si tratta di uno zootoponimo poiché si riferisce alla
presenza di tordi nell’area in questione.110
130. ju Póndë dë llë Schëléllë
[ju ˈpondə də llə skəˈlellə]
ms 973 m
IGM: Ponte delle Scalelle
E.: «il ponte delle scale (dim.)». Si tratta di un geotoponimo poiché si riferisce ai ripidi
pendii della località in questione.
131. la Pòrta dë lla Crócë
108
Cfr. Pellegrini (1990:196).
V. la Piàia.
110
Cfr. (TAM 228); Chiappinelli (1999:50).
109
52
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
[la ˈpɔrta də lla ˈkroːtʃə]
ni 1015 m
Var. it. Porta della Croce
E.: «la porta della croce». Questo toponimo potrebbe dipendere dalla presenza, nel
passato, di una croce votiva.
132. Pòrta Sand’Andònië
[ˈpɔrta sand anˈdɔːnjə]
ni 1015 m
Var. it. Porta Sant’Antonio
E.: «porta sant’Antonio».
133. lë Prata
[lə ˈpraːta]
fp 1223 m
IGM: le Prata
E.: «i prati». Il toponimo lë Prata denomina una vasta area pianeggiante.
134. la Pratélla
[la praˈtella]
fs 1943 m
IGM: Pratella
E.: «il prato (dim.)»; lat. prātu(m) + -ĕlla(m). 111 Il toponimo la Pratélla indica un
terreno idoneo alla produzione di foraggio.
135. la Préta Lëbbërtina
[la ˈpreːta ləbbərˈtiːna]
111
Cfr. prate (Giammarco 1960:143); Pellegrini (1990:162); Chiappinelli (2002:84); Massimi (2005:30-31).
53
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
fs 1787 m
IGM: Pietra Libertina
E.: «la pietra Libertina». Secondo Giammarco il toponimo conserva al proprio interno
il cognome di una persona legata in qualche modo a questa località, probabilmente
poiché proprietaria, nel passato, di un appezzamento di terreno situato nell’area in
questione.112
136. lë Prëtature
[lə prətaˈtuːrə]
fp 1630 m
IGM: le Pietrature
E.: «le pietraie»; dal lat. pĕtra(m). Si tratta di un chiaro riferimento al terreno
abbondante di pietre.
137. i Puttsècchië
[i putˈtsɛccə]
mp 1689 m
IGM: Pozzacchio
E.: «i pozzi (dim.)». Dal lat. pŭteo(s) «fosse, buche» + -āculi. Si tratta di un
geotoponimo poiché si riferisce ad alcune depressioni del terreno.113
138. lë Rënghiérë
[lə rəŋˈɈjeːrə]
fp 1550 m
RARL: le Ringhiere
E.: potrebbe trattarsi di un riferimento alle conformazioni rocciose di questa area?
139. la Ròvërë
112
113
(TAM 213).
Cfr. puzze «pozzo» (Giammarco 1960:114-115); Pellegrini (1990:228-229); Massimi (2005:30).
54
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
[la ˈrɔːvərə]
fs 1454 m
IGM: Monte della Rovere
E.: «la rovere». Il toponimo allude alla presenza di questo tipo di quercia nell’area in
questione.114
140. la Ruccia
[la ˈruttʃa]
ni 1193 m
IGM: la Ruccia
E.: forse l’Aruccia (lett. «il piccolo spiazzo)»?115
141. Rufignë
[ruˈfiɲɲə]
ni 1522 m
IGM: Serra Rufigno
Ant. serra de Rofìne a. 996116
E.: per Rufignë Giammarco propone un’origine dal personale latino Rufinius (TAM
344).
142. Sand’Andònië
[sand anˈdɔːnjə]
ni 1015 m
Var. it. Chiesa di Sant’Antonio da Padova
E.: si tratta della Chiesa di Sant’Antonio da Padova.
114
Cfr. Pellegrini (1990:349-350); (TAM 343-344); Manzi (2001:165).
V. l’Ara dë ju Fiumë.
116
Caranfa (1999:8).
115
55
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
143. Sand’Andònië Bbarónë
[sand anˈdɔːnjə bbaˈroːnə]
ni 1015 m
Var. it. Chiesa di Sant’Antonio Abate
E.: si tratta della Chiesa di Sant’Antonio Abate.
144. Sanda Lëbbòrië
[ˈsanda ləbˈbɔːrjə]
ni 1177 m
IGM: S. Liborio
E.: si tratta della chiesa di San Liborio.
145. Sanda Lurjéndzë
[ˈsanda luˈrjendzə]
ni 1261 m
IGM: S. Lorenzo
E.: si tratta della chiesa di San Lorenzo.
146. Sanda Marìë
[ˈsanda maˈriːə]
ni 1015 m
Var. it. Chiesa della Madonna di Costantinopoli
E.: si tratta della chiesa della Madonna di Costantinopoli.
147. Sandë Ëggiddië
[ˈsandə ədˈdʒiddjə]
ni 1116 m
56
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: S. Egidio
E.: si tratta dell’Eremo di Sant’Egidio.
148. Sandë Lunardë
[ˈsandə luˈnardə]
ni 1050 m
IGM: S. Leonardo
E.: si tratta della chiesa di San Leonardo.
149. Sandë Štacchë
[ˈsandə ˈʃtakkə]
ni 1015 m
Var. it. Chiesa di Sant’Eustachio
E.: si tratta della Chiesa di Sant’Eustachio.
150. San Ggiuènnë
[san ddʒuˈɛnnə]
ni 1015 m
Var. it. Chiesa di San Giovanni Battista
E.: si tratta della Chiesa di San Giovanni Battista.
151. San Ròcchë
[san ˈrɔkkə]
fs 1015 m
Var. it. Chiesa di San Rocco
Altre denom:
- la Madònna dë ju Carmënë
57
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: si tratta della Chiesa di San Rocco, dedicata anche alla Madonna del Carmine.
152. ju Scalónë
[ju skaˈloːnə]
ms 2100 m
IGM: Scalone
E.: «la scala (accr.)». Si tratta di un geotoponimo poiché si riferisce al ripido pendio
della località in questione.
153. Scannë
[ˈskannə]
ni 1015 m
Var. it. Scanno
Ant. Scannum aa. 1067, 1150-1168, 1308, 1309117
E.: secondo Alessio e De Giovanni il toponimo Scanno deriva dal latino scamnu(m)
«scanno, banchetto, sedile, rialzo di terra».118 L’ultima accezione è quella più adatta
a descrivere l’ubicazione dell’abitato di Scanno, costruito, in una gola alpestre, su di
una altura dominante la confluenza del torrente Tasso con un suo affluente.”119
154. ju Šchiuppàrë
[ju ʃcupˈpaːrə]
ms 1800 m
IGM: lo Schiopparo
E.: dal latino scopulus «scoglio» + + -āriu(m)120.121
155. ju Scruppëtìllë
117
Alessio, De Giovanni (1983:75 n.305).
Ibidem, 75 n.305.
119
Gasca Queirazza (1990:719).
120
Cfr. (TAM 358).
121
V. la Fʊndë dë ju Šchiappítë.
118
58
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
[ju skruppəˈtillə]
ms 1984 m
IGM: Coppo del Ginepro
E.: «il ginepro». V. abr. šcrepetillu «ginepro» (DAM, IV:1939). Il nome si riferisce alla
presenza, nella località in questione, della pianta del ginepro.122
156. Sèlla Ursara
[ˈsɛlla urˈsaːra]
fs 2102 m
IGM: Sella Orsara
E.: «sella Orsara».123
157. Sèrra Crapa Mòrta
[ˈsɛrra ˈkraːpa ˈmɔrta]
fs 1597 m
IGM: Serra Capra Morta
E.: «serra Capra Morta».124
158. la Sèrra dë Cavallë Mṷórtë
[la ˈsɛrra də kaˈvallə ˈmwortə]
fs 1721 m
IGM: Serra Cavallo Morto
E.: «serra di Cavallo Morto».125
159. Sèrra dë ju Carapàlë
122
Cfr. Manzi (2001:96).
V. Vallë Ursara.
124
Cfr. (TAM 70).
125
Cfr. Ibidem, 94.
123
59
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
[ˈsɛrra də ju karaˈpaːlə]
fs 2106 - 2035 m
IGM: Serra del Carapale
E.: «serra del Carapale». Secondo il linguista Alessio, la forma Carapale conserva al
suo interno la base prelatina *CARAP- (forse da *carpa «roccia»?).126
Cfr.: Carapelle Calvisio (Aq); Carapelle (Fg).127
160. la Sèrra dë ju Féṷdë
[la ˈsɛrra də ju ˈfeṷdə]
fs 1750 m
IGM: Serra del Feudo
E.: «la serra del Feudo». Dal lat. med. feudu(m) < germ. *fehu «possesso di bestiame».
Questo toponimo indica un’area sottoposta in passato a regime feudale.128
161. la Sèrra dë ju ɣambëtjéllë
[la ˈsɛrra də ju ɣambəˈtjellə]
fs 2000 m
IGM: Serra del Campitello
E.: «serra del Campitello».129
162. la Sèrra dë ju Móndë
[la ˈsɛrra də ju ˈmondə]
fs 1989 m
IGM: Serra del Monte
E.: «serra del monte».130
126
Alessio, De Giovanni (1983:156 n. 697-698).
Gasca Queirazza (1990:163).
128
Cfr. fè-ude «tenuta già di dominio feudale; bosco, selva» (Giammarco 1960:182); (TAM 162); Massimi (2005:22).
129
V. ju Móndë dë ju ɣambëtjéllë.
130
V. ju Vallʊnë dë ju Móndë.
127
60
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
163. la Sèrra dë ju Móndë Paradisë
[la ˈsɛrra də ju ˈmondə paraˈdiːsə]
fs 1705 m
IGM: Serra del Monte Paradiso
E.: «serra del Monte Paradiso». Secondo Giammarco, l’elemento Paradiso allude
all’amenità del sito (TAM 284).
164. la Sèrra dë lla Tërratta
[la ˈsɛrra də lla tərˈratta]
fs 2208 - 1815 m
IGM: Serra della Terratta
E.: «la serra della Terratta».131
165. la Sèrra dë Móndë Chendzunë
[la ˈsɛrra də ˈmondə kənˈdzuːnə]
fs 2000 - 1894 m
IGM: Serra di Monte Canzoni
E.: ?132
166. Sèrra Pandanèlla
[ˈsɛrra pandaˈnɛlla]
fs 1860 m
IGM: Serra Pantanella
E.: «serra pantano (dim.)». La motivazione del nome dipende dal terreno fangoso di
questo luogo.133
131
V. la Tërratta.
Cfr. (TAM 67).
133
V. Pandanë.
132
61
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
167. Sèrra Pëttsèlla
[ˈsɛrra pətˈtsɛlla]
fs 1500 m
IGM: Pizzella
E.: «serra appuntita». Il toponimo allude alla forma di questo rilievo.134
168. la Sèrra Sanda Marìë
[la ˈsɛrra ˈsanda maˈriːə]
fs 1928 m
IGM: Serra S. Maria
E.: «la serra di Santa Maria». Il riferimento del toponimo a Santa Maria
permetterebbe di pensare all’esistenza di un antico luogo di culto che fungesse da
punto di riferimento per l’intera comunità di pastori in alpeggio su questi pascoli.135
169. Sèrra Sparvèra
[ˈsɛrra sparˈvɛːra]
fs 1998 m
IGM: Serra Sparvera
E.: «serra Sparvera». Per quanto riguarda l’elemento Sparvera, Giammarco concorda
con Olivieri in quanto “nome adatto a una cima di monte” (Olivieri 1965:326). 136
Cfr.: Roccasparvera (Cn).137
170. Sóttë a Prèccia
[ˈsottə a ˈprɛttʃa]
ni 1316 m
IGM: Sotto Preccia
134
Cfr. (TAM 309); Massimi (2005:30).
V. Iaccë dë Sanda Marië.
136
(TAM 369).
137
Gasca Queirazza (1990:645).
135
62
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
Altre denom:
- Prèccia dë Sóttë
E.: lett. «sotto a Preccia».138
171. la Sparvèra
[la sparˈvɛːra]
fs 1701 m
IGM: Sella Sparvera
E.: «la Sparvera».139
172. lë Spënéllë
[lə spəˈnellə]
fp 1286 m
IGM: Colle Spinello
E.: «la siepe». Si tratta di un fitotoponimo poiché ricorda la presenza di rovi in questa
area.
173. la Surgèndë dë llë Mandrë
[la surˈdʒɛndə də llə ˈmandrə]
fs 1625 m
IGM: Sorgente delle Mandrie
E.: «la sorgente dei recinti»; dal lat. măndra(m) < gr. mándra «ovile, recinto».140 Il
toponimo rappresenta un chiaro riferimento all’utilizzo, nel passato, dell’area in
questione da parte della pastorizia.
174. ju Tassë
138
V. Mundagna dë Prèccia.
V. Sèrra Sparvèra.
140
Cfr. Giammarco (1960:161).
139
63
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
[ju ˈtassə]
ms 1700 - 925 m
IGM: Torrente Tasso
Ant. Tassetu a. 1067141
E.: «valle tasso». Il toponimo si riferisce alla presenza di alberi di tasso nell’area in
questione.142
175. Tërraégna
[tərraˈeɲɲa]
fs 1688 m
IGM: Terraegna
E.: cfr. it. ant. terragno «posto sulla terra; che è al livello del suolo o poco elevato da
esso»; lat. tardo terranĕu(m), deriv. di tĕrra.143
176. la Tërratta
[la tərˈratta]
fs 2208 m
IGM: la Terratta
E.: «terra alta». Si tratta di un chiaro geomorfismo.144
177. Tèrra Vècchia
[ˈtɛrra ˈvɛcca]
fs 1015 m
Var. it. Terra Vecchia
E.: lett. «borgo vecchio». V. it. ant. terra «borgo fortificato». Si tratta del centro
storico, quindi la parte più antica, dell’abitato di Scanno.
141
Caranfa (1999:8).
Cfr. Pellegrini (1990:354); (TAM 376); Chiappinelli (2002:107); Massimi (2005:34).
143
Cfr. (TAM 379); Chiappinelli (2002:108).
144
Ibidem, (2002:108.
142
64
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
178. ju Tìtulë
[ju ˈtiːtulə]
ms 1700 m
IGM: Titolo
E.: «il cippo di confine». V. abr. tìtëlë m. «cippo di confine, pietra che delimita
un’area»; dal lat. titŭlu(m).
179. Tòppë Vurghë
[ˈtɔppə ˈvurgə]
ni 1911 m
IGM: Toppe Vurgo
E.: «zolle Vurghë». Per quanto riguarda l’elemento toponimico Tòppë, è utile fornirne
la spiegazione di Ernesto Giammarco: “tòppe f. v. tèmbe; ed anche fascio di erba usato
come fascata per arginare l’acqua; var. la teppe (Colldm.), la tòppa (S.B.P.); cfr. march.
sett. (veron., bresc., trent. topa), calabr. (toppa zolla, piota). Forse prelatino. (DEI. V,
3824).”145
180. ju Uàuzë dë lla Mira
[ju uˈauzə də lla ˈmiːra]
ms 1713 m
RARL: Balzo della Mira
Altre denom:
- la Mira
E.: «la balza della mira». Per quanto riguarda l’elemento Mira, quest’ultimo deriva da
mirare e si riferisce al belvedere che si può ammirare dalla cima del rilievo.146
181. ju Valëchë dë ju Carapàlë
[ju ˈvaːləkə də ju karaˈpaːlə]
145
146
Giammarco (1960:152).
Cfr. Pellegrini (1990:223-224); (TAM 242).
65
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
ms 1404 m
IGM: Valico del Carapale
E.: «valico del Carapale».147
182. ju Valëchë dë lla Córtë
[ju ˈvaːləkə də lla ˈkortə]
ms 1806 m
IGM: Valico della Corte
E.: «valico della Corte».148
183. Vallë Cupa
[ˈvallə ˈkuːpa]
fs 1554 m
RARL: Valle Cupa
E.: «valle profonda»; lat. tardo cŭppa(m).149 Si tratta di un geotoponimo poiché indica
una grande depressione del terreno.
184. Vallë dë Chiaranë
[ˈvallə də caˈraːnə]
fs 1791 m
IGM: Valle di Chiarano
Ant. Claranam a. 1098150
E.: «valle di Chiarano». Si tratta di una valle che si estende nell’area denominata Serra
Rocca Chiarano (Barrea).151 Per quanto riguarda l’elemento Chiarano, quest’ultimo,
147
V. Sèrra dë ju Carapàlë.
V. Móndë dë lla Córtë; Iaccë dë Vallë Córtë.
149
Cfr. Pellegrini (1990:180); Chiappinelli (2002:39).
150
Celidonio (2017:19).
151
V. Boccia (2017:96).
148
66
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
secondo Giammarco, costituisce una formazione prediale dal personale latino Clarius
col suffisso aggettivale -ānus.152
185. la Vallë di Chëmbënìnë
[la ˈvallə di kəmbəˈniːnə]
fs 1631 m
IGM: Valle dei Campanili
E.: ?153
186. la Vallë di Cudècchië
[la ˈvallə di kuˈdɛccə]
fs 1805 m
IGM: Valle dei Codacchi
E.: per quanto riguarda l’origine della forma Cudècchië, Ernesto Giammarco,
all’interno del TAM (Toponomastica abruzzese e molisana), si esprime nel seguente
modo: “alt. di cauda nel signif. analogico fitonimico; v. Codito; abr. cudácchië
‘codione’ (DAM I 640)”.154
Invece, secondo Gerardo Massimi, toponimi quali “Coda, Codacchi, Codacchie,
Codacchio” indicherebbero porzioni terminali, allungate di un rilievo o altro elemento
geografico.155
187. la Vallë di (Gh)révë
[la ˈvallə di ˈgreːvə]
fs 1633 m
IGM: Valle dei Gravi
E.: per l’elemento Grévë v. *grava «pietra».156
152
Cfr. (TAM 107).
Secondo una paretimologia popolare il toponimo Valle dei Campanili sarebbe motivato dal rumoroso scampanio
delle mandrie al pascolo nell’area in questione (per questa informazione si ringrazia il sig. Candido Nannarone).
154
(TAM 121).
155
Massimi (2005:20).
156
Glossario v. gravàra.
153
67
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
188. Vallë Piana
[ˈvallə ˈpjaːna]
fs 1350 m
RARL: Valle Piana
E.: «valle piana». Si tratta di un geotoponimo poiché si riferisce al terreno
pianeggiante di questa area.
189. Vallë Sëlvʊna
[ˈvallə səlˈvʊːna]
fs 1004 m
IGM: Silvana
Ant. Furca Silvangi a. 1067157
E.: «valle selva»; lat. sĭlva(m). Il nome si riferisce alla estensione di un bosco in questa
area.158
190. lë Valléttë
[lə valˈlettə]
fp 1121 m
IGM: le Vallette
E.: «le valli (dim.)». Si tratta di un geotoponimo poiché si riferisce ad alcune
depressioni del terreno.
191. Vallë Ursara
[ˈvallə urˈsaːra]
fs 1806 m
IGM: Valle Orsara
157
158
Celidonio (2017:16).
Cfr. Pellegrini (1990:352-353); (TAM 366); Massimi (2005:32).
68
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «valle degli orsi»; lat. vălle(m) + lat. ŭrsu(m) + -āria(m). Si tratta di uno
zootoponimo poiché si riferisce alla presenza di orsi nell’area in questione.159
192. lë Vallòcchjë
[lə valˈlɔccə]
fp 1070 m
IGM: le Vallocchie
E.: «gli avvallamenti (dim.)»; lat. vălli(s) + -ŭculae. Si tratta di un geotoponimo poiché
si riferisce ad alcune depressioni del terreno.160
193. ju Vallʊnë dë Cërrɨtë
[ju valˈlʊːnə də tʃərˈrɨːtə]
ms 1750 m
IGM: Vallone Cirreto
E.: «vallone di cerreto»; dal lat. cĕrru(m). Si tratta di un fitotoponimo poiché allude
alla presenza di alberi di cerro in questa zona161.162
194. ju Vallʊnë dë Ciaccarjéllë
[ju valˈlʊːnə də tʃakkaˈrjellə]
ms 1346 m
IGM: Vallone di Ciaccariello
E.: «vallone di Ciaccariello». Secondo Giammarco l’elemento toponimico Ciaccariello
deriva da un cognome.163
195. ju Vallʊnë dë Crapa Mòrta
[ju valˈlʊːnə də ˈkraːpa ˈmɔrta]
159
Cfr. Pellegrini (1990:363); (TAM 273); Massimi (2005:28).
Cfr. vallòcchje «valletta, conca» (Giammarco 1960:109); Pellegrini (1990:206).
161
Cfr. (TAM 102-103).
162
V. Cërrɨtë.
163
(TAM 109).
160
69
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
ms 1509 m
IGM: Vallone di Capra Morta
E.: «vallone di Capra Morta».164
196. ju Vallʊnë dë (Gh)rippa
[ju valˈlʊːnə də ˈgrippa]
ms 987 m
IGM: Vallone Grippo
E.: «il vallone di salita». V. abr. grèppë «scoscendimento, salita», dal lat. medioev.
grippus (Giammarco 1960:101).165
197. ju Vallʊnë dë ju Móndë
[ju valˈlʊːnə də ju ˈmondə]
ms 1850 m
IGM: Vallone del Monte
E.: «vallone del Monte».166
198. ju Vallʊnë dë lla Madònna
[ju valˈlʊːnə də lla maˈdɔnna]
ms 1130 m
IGM: Vallone della Madonna
E.: «il vallone della Madonna». Il riferimento del toponimo alla Madonna
permetterebbe di pensare all’esistenza di un antico luogo di culto.
199. Vallʊnë dë lla Tërratta
[valˈlʊːnə də lla tərˈratta]
164
V. Sèrra Crapa Mòrta.
Cfr. De Vecchis (1984:59); Pellegrini (1990:183-184); Chiappinelli (2002:52); Massimi (2005:24).
166
V. la Sèrra dë ju Móndë.
165
70
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
ms 1477 - 1065 m
IGM: Vallone della Terratta
E.: «vallone della Terratta».167
200. ju Vallʊnë dë llë Massarìë
[ju valˈlʊːnə də llə massaˈriːə]
ms 1223 m
IGM: Vallone delle Masserie
E.: «vallone delle masserie».
201. Vallʊnë di Ruménë
[valˈlʊːnə di ruˈmeːne]
ms 1511 m
IGM: Vallone dei Romani
E.: «vallone dei Romani». Questo toponimo potrebbe forse conservare al proprio
interno il cognome dei vecchi proprietari di un appezzamento di terreno situato
nell’area168?169
202. ju Vòschë dë Murricjéndë
[ju ˈvɔskə de murriˈtʃjendə]
ms 1500 m
IGM: Bosco Murricento
E.: ?
203. la Vrëcciarʊla
[la vrettʃaˈrʊːla]
167
V. la Tërratta.
Cfr. Sabatini (1963:38-39).
169
Secondo una paretimologia popolare l’elemento Romani sarebbe il riferimento ad una battaglia combattuta
nell’antichità tra Romani e Italici (per questa informazione si ringrazia il sig. Candido Nannarone).
168
71
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
fs 1540 m
IGM: Fonte Vrenareccia
E.: «il brecciaio». V. abr. vrìccia «breccia, ghiaia», forse dal lat. volg. *briccĭa(m).170
Invece, per quanto riguarda la variante F.te Vrenareccia, presente sulla mappa del
IGM, Giammarco propone una derivazione dal latino verna «ontano».171
204. lë Vrëgnérë
[la vrəɲˈɲeːrə]
fp 1570 m
IGM: Valle delle Bregnere
E.: v. abr. vrëgnarë f. «tinozza rettangolare in cui si pigia l’uva» (DAM IV 2372); vrégnë
m. «trògolo di legno o di cemento» (DAM IV 2372-2373).172
205. la Vʊcca dë Chiaranë
[la ˈvʊkka də caˈraːnə]
fs 1524 m
IGM: Bocca Chiarano
E.: «la bocca di Chiarano».173
206. Vʊcca dë Vallë Ursara
[ˈvʊkka də ˈvallə urˈsaːra]
fs 1760 m
IGM: Bocca di Valle Orsara
E.: «bocca di Valle Orsara».174
207. Vʊcca Pandana
170
Cfr. Giammarco (1960:94); De Vecchis (1978:38); Massimi (2005:18).
Cfr. (TAM 406, 413); Chiappinelli (2002:116).
172
Cfr. (TAM 43).
173
V. Vallë dë Chiaranë.
174
V. Vallë Ursara.
171
72
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
[ˈvʊkka panˈdaːna]
fs 1500 m
IGM: Bocca di Pantano
E.: «bocca Pantano».175
208. la Tsattsarótta
[la tsattsaˈrotta]
ni 1015 m
Var. it. Arco della Zazzarotta
E.: per l’elemento Zazza si potrebbe pensare al longobardo zazza «ciocca»?176
175
176
V. Pandanë.
Cfr. (TAM 416).
73
Conclusione
Conclusione
Il corpus, redatto a seguito sia delle interviste che dello studio delle tavolette in scala
1:25000 dell’IGM, è composto da 208 toponimi riferiti a 203 luoghi. In esso, mediante
una prospettiva diacronica e un’analisi etimologica, è possibile individuare le tracce
dell’evoluzione storico-culturale e socioeconomica del territorio di Scanno.
Fra i nomi di luogo inseriti all’interno del corpus sono presenti alcuni elementi
toponimici per i quali si ipotizza un’origine prelatina: Carapàlë: *carap- «roccia»; la
Navétta *napa- / *nava- «conca tra i monti»; lë Gravarë; Móndë dë lla Rava: *grava
«pietra»; Tòppë Vurghë: *toppa «zolla di terra».
Dopo la fine delle guerre sannitiche (III sec. a. C.), l’Alta Valle del Sagittario subì la
romanizzazione, con tutti i mutamenti politici e socioeconomici che questo processo
comportava. A livello linguistico, il latino cominciò lentamente a soppiantare le lingue
delle popolazioni italiche. Per quanto riguarda un esame del sistema toponomastico
dell’Alto Sagittario di età antica, questo appare del tutto impossibile a causa della
totale assenza di reperti toponimici risalenti a tale periodo storico. Difatti, l’attuale
sistema toponomastico poggia su quello medievale. In ogni modo, lo strato più
consistente dei toponimi dell’Alto Sagittario è rappresentato da quelli di formazione
latina. Alcuni di questi, essendo particolarmente antichi, non hanno avuto
continuatori nei dialetti locali e sono sopravvissuti soltanto in qualità di forma
toponimica: la Fʊndë dë ju Šchiappítë; ju Šchiuppàrë: scopulus «scoglio».
Per quel che concerne i geotoponimi, ovvero la categoria dei nomi di luogo ispirati
dalle caratteristiche del suolo, è possibile fornire i seguenti esempi: l’Ara dë ju Fiumë:
arĕa(m) «aia»; Cṷóppë Lunghë; ju Cupjéllë: cŭppa(m) «coppa»; a Cæpë a lla Còšta:
cŏsta(m) «costola, fianco»; la Furchétta: fŭrca «forca»; la Faṷcë: «gola fluviale,
stretta» < fauce(m); ju Mërdzónë: abr. mmèrdza «terreno in pendenza», dal lat. in
versus; la Piàia; la Piaiùccia: lat. mediev. plagia(m) «pendio»; i Puttsècchië: pŭteo(s)
«fosse, buche»; la Sèrra dë ju Móndë; Sèrra Pëttsèlla: «catena montuosa allungata» <
sĕrra(m) «serra»; lë Valléttë; lë Vallòcchjë: vălle(m).
Egualmente rappresentati sono poi gli idronimi, i nomi riferiti alle acque continentali
di superficie: l’Accuvìva; Capë d’Acqua: ăqua(m); la Fʊndë: fŏnte(m); Pandanë: *palta
«fango».
I fitotoponimi conservano al loro interno le voci relative alla flora e possono apparire
o singolarmente o in forma collettiva. All’interno della prima categoria possono
essere annoverati i seguenti nomi: ju ɣṷóllë dë Caccialèbbrë: abr. caccialèbbrë
74
Conclusione
«grattalingua comune»; la Iëndzæna: gentiāna(m); la Ròvërë: robŏre(m) «quercia
grossa»; ju Scruppëtìllë: abr. šcrepetillu «ginepro»; la Fʊndë lla Spina: spīnu(m). Le
formazioni collettive: Cërrɨtë: «i boschi di cerri» < cerru(m); lë Faètë: «le faggete» <
fagus; lë Spënéllë: «gli spini» < spīnu(m).
Gli zootoponimi traggono la propria motivazione dalla presenza di determinate
specie animali su un dato territorio: Vallë Ursara; la Fʊndë dë j’Ursë; ju ɣṷóppë dë
j’Urdzë: ŭrsu(m); ju Póndë dë lla Malvìtsia: «il malvizzo (tordo sassello)» < a. spagn.
malvís, fr. mauvis, forse da un lat. *malvīceus.
Le tracce degli interventi dell’uomo sull’ ambiente, quali pratiche di lavorazione e
coltivazione dei terreni, attività estrattive, presenza di aziende rurali e allevamento
del bestiame, sono presenti all’ interno degli ergotoponimi: Còšta dë Sécëna: «terreno
seminato, dove si coltiva la segale»; ju Valëchë dë lla Córtë: cohŏrte(m) «recinto,
cortile», connesso con hŏrtus «terreno recintato»; ju Ggiardɨnë: giardino «terreno
con colture ortive»; la Pratélla: prātu(m); ju Vallʊnë dë llë Massarìë: lat. mediev.
massāriu(m), da măssa, nel senso di «insieme di fondi agricoli»; Iaccë dë Cambë
Rëtunnë: abr. iaccë «stazzo» < lat. volg. *jaciu(m), da jacēre «giacere, coricare»; Iaccë
dë llë Mandruccië: măndra(m) < gr. mándra «ovile, recinto»; lë Vrëgnérë: abr. vrégnë
«trògolo di legno o di cemento», luogo di abbeveraggio».
I riferimenti alle misure e alle tipologie di proprietà dei terreni possono essere
desunti da nomi di luogo come j’Anatùccë: abr. ànatë «unità di misura dei pascoli»; la
Sèrra dë ju Féṷdë: lat. med. feudu(m) < germ. *fehu «possesso di bestiame».
Tra i toponimi derivati da nomi personali (antropotoponimi), è possibile individuare
alcuni prediali, formatisi da personali latini indicanti il nome dell’antico proprietario
di un podere e caratterizzati, nella maggior parte dei casi, dalla presenza del suffisso
denominale -ànë (< -ānum): Chiaranë: Clarius.
Nel corpus, sono presenti solo due toponimi che sembrerebbero derivare da
personali germanici. Sono i casi di ju Fussë dë Rattjéllë < ? e ɣṷódë < long. Gôdo.
Invece, risultano essere numerosi gli antropotoponimi originatisi da soprannomi o
nomi di persona più recenti: Cṷóllë Martinë; Iaccë dë Pësjéllë: cogn. Piselli; ju Iaccë i
Ljærdë: cogn. Leardi; la Massarìë dë Crištë; Massarìë Parèndë: cogn. Parenti; Maštrë
Lòllë: Lorenzo; Pandanë Dë Rjéndzë: cogn. Di Rienzo; Vallʊnë di Ruménë: cogn.
Romani.
Lo studio degli agiotoponimi permette di attestare l’esistenza, nel passato, di luoghi
di culto successivamente scomparsi: la Madònna dë lla Vallë; la Sèrra Sanda Marìë; ju
Vallʊnë dë lla Madònna. Alla toponomastica sacra appartengono anche le
denominazioni la Cóna e lë Crucë.
Ulteriori motivi di ispirazione vengono forniti dalle tradizioni popolari: ju ɣṷóppë dë
llë Fatë.
75
Conclusione
Giunti al termine di questa disamina storico-etimologica della toponomastica del
territorio di Scanno, è possibile affermare che il presente lavoro può fornire utili
informazioni non soltanto per il linguista, ma anche per lo storico, per l’archeologo,
per il geografo, per il geologo e per il botanico.
In futuro, questa ricerca potrebbe essere approfondita oppure estesa ai territori
limitrofi per indagare ogni singola realtà e per chiarire le diverse particolarità che vi si
presentano. Proprio per l’esigenza di ricerche di maggiore approfondimento si
asserisce che uno degli intenti di questo lavoro è stato quello di fornire una base
comune per accrescere la mole di dati nell’ambito degli studi sulla toponomastica
centro-meridionale. Difatti, la conformità strutturale connessa a un comune insieme
di esempi rende più agevole la comparazione dei dati e di conseguenza favorisce il
sorgere di altre ricerche simili.
76
Conclusione
Giunto alla fine non posso fare a meno di ringraziare gli informatori. A loro va una
forte gratitudine per avermi accolto e avermi dedicato parte del loro tempo ma,
soprattutto, per avermi raccontato le loro storie dalle quali il presente lavoro trae il
proprio insegnamento.
77
Bibliografia, Sitografia e Cartografia
Bibliografia
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RETE ESCURSIONISTICA ALTA VALLE DEL SAGITTARIO (Monte Marsicano - Monte Godi
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87
Indice dei toponimi
Indice dei toponimi*
l’Accuvìva
Acquaviva
19
j’Anatùccë
Anatuccio
19
l’Annundziata
l’Annunziata
19
l’Ara dë ju Fiumë
l’Aia del Fiume
19
j’Archë dë lla Nucélla
ne.
20
Archë dë Sandë Štacchë
ne.
20
Arë dë Sand’Àngiula
ne.
20
Cambë Rëtunnë
Campo Rotondo
20
la Canduniéra dë Mìmmula
Cantoniera Mimola
21
a Cæpë a lla Còšta
Capo la Costa
21
Capë d’Acqua
Capo d’Acqua
21
ju Casónë
il Casone
21
ju Caštëllarë
ne.
22
ju Caštjéllë
Castello
22
* Nella prima colonna sono elencate, in ordine alfabetico, le varianti dialettali dei nomi di luogo; nella
seconda le varianti italianizzate presenti sulle tavolette dell’IGM e della RARL; nella terza il numero di pagina.
88
Indice dei toponimi
la Cataratta dë llë Ciummunérë
ne.
22
Cërrɨtë
Punta Cerreto
22
la Chiésa Madrë
ne.
23
lë Ciummunérë
le Ciminiere
23
la Cóna
la Cona
23
la Còšta dë ju ɣurië
Costa di Monte Curio
24
Còšta dë Sécëna
Costa di Secina
24
la Crócë dë ju Titulë
Croce del Titolo
24
lë Crucë
le Croci
24
la Culacchióla
ne.
25
Cṷóllë dë Mjéddzë
Colle di Mezzo
25
Cṷóllë Martinë
Colle Martino
25
Cṷóppë dë llë Fatë
Coppo delle Fate
25
Cṷóppë Lunghë
Coppo Lungo
26
ju Cupjéllë
Copello
26
lë Faètë
Sorgente Faete
26
la Fascia dë Pëttrana
Valle Fredda
27
Fërróia dë Scannë
Ferroio di Scanno
27
Fiumë Ggiurdanë
Giordano
27
la Fʊndë
ne.
27
la Fʊndë dë Capë d’Acqua
Sorgente di Capodacqua
28
la Fʊndë dë Chiaranë
Fontana Chiarano
28
88
Indice dei toponimi
la Fʊndë dë Chiarìllë
Fontana Chiarillo
28
la Fʊndë dë ju Ggiardɨnë
Fonte del Giardino
28
la Fʊndë dë ju Pëlusìëllë
Fontana del Pelosello
29
la Fʊndë dë ju Pësciarjéllë
Fonte Pisciarello
29
la Fʊndë dë ju Šchiappítë
Fonte dello Schiappito
29
la Fʊndë dë j’Ursë
Fontana dell’Orso
29
la Fʊndë dë lla Cóna
Sorgente Cona
30
la Fʊndë lla Iëndzæna
Fontana Genzana
30
Fontana della Spina
30
la Fʊndë lla Spina
la Fʊndë dë lla Varivarišta
Fontana della Varivarista
30
la Fʊndë dë Malvasciónë
Fontana Malvascione
31
la Fʊndë dë Fédë
Fonte di Fede
31
la Fʊndë dë Préta Lëbbërtina
Sorgente di Pietra Libertina
31
la Fʊndë dë Vallë Cupa
Fonte di Valle Cupa
31
la Fʊndë di Ruménë
Fonte dei Romani
32
la Fʊndë i Ljærdë
Fontana Leardi
32
Frattura
Frattura
32
Frattura Vècchia
Frattura Vecchia
32
lë Funduccë
le Fonticelle
33
la Furchétta
la Forchetta
33
ju Fussë dë lla Fucìcchia
Fosso Fucicchia
33
ju Fussë dë Malëpassë
Fosso Malpasso
33
ju Fussë dë Rattjéllë
Fosso del Rattello
34
90
Indice dei toponimi
ju ɣambë
Campo
34
ju Ggiardɨnë
il Giardino
34
lë (Gh)ravarë
Piano le Gravare
34
ɣṷódë
Monte Godi
35
ju ɣṷóllë dë Caccialèbbrë
Colle di Caccialepre
35
ju ɣṷóllë dë Iuvæna Vècchia
Colle Iovana Vecchia
35
ju ɣṷóllë dë lla Nëvéra
ju ɣṷóppë dë ju ɣambëtjéllë
Colle Nevera
36
Coppo del Campitello
36
ju ɣṷóppë dë ju Lèbbrë
Coppo del Lepre
36
ju ɣṷóppë dë ju Mṷórtë
Coppo del Morto
37
ju ɣṷóppë dë j’Urdzë
Coppo dell’Orso
37
ju ɣurië
Monte Curio
37
Iaccë dë Cambë Rëtunnë
Stazzo Camporotondo
37
Iaccë dë Chiaranë
Posta Chiarano
38
Iaccë dë Ciaccarjéllë
Stazzo Ciaccariello
38
Iaccë dë ju Carapàlë
Stazzo del Carapale
38
ju Iaccë dë ju ɣambë
Stazzo del Campo
38
ju Iaccë dë lla Iëndzæna
Stazzo Genzana
38
Iaccë dë lla Rjéië
Stazzo la Ria
39
Iaccë dë lla Sparvèra
Stazzo Sparvera
39
Iaccë dë lla Tërratta
Stazzo della Terratta
39
91
Indice dei toponimi
Iaccë dë lla Vallë dë ju Furnë
Stazzo Valle del Forno
39
Iaccë dë llë Macërétë
Stazzo Macerete
40
Iaccë dë llë Mandruccië
Stazzo Mantruccie
40
Iaccë dë Pësjéllë
Stazzo Piselli
40
Iaccë dë Sanda Marië
Stazzo Santa Maria
41
Iaccë dë Vallë Córtë
Stazzo Valle di Corte
41
Iaccë dë Vʊcca Pandana
Stazzo Bocca di Pantano
41
Iaccë dë ddzë Mèssë
Stazzo di Ziomas
41
ju Iaccë i Ljærdë
Stazzo Leardi
42
la Iëndzæna
Monte Genzana
42
Iuvæna
Iovana
42
ju Lachë
Lago di Scanno
42
i Ljærdë
Vallone Leardi
43
Macchia Štrétta
Macchia Stretta
43
lë Macërétë
le Macerete
43
la Madònna dë ju Carmënë
ne.
57
la Madònna dë lla Vallë
Madonna della Valle
43
la Madònna dë llë Grètsië
ne.
44
ju Malëpassë
Colle Malpasso
44
Malvasciónë
Piana Malvascione
44
la Massarìë dë Crištë
Masseria di Cristo
44
la Massarìë ju Callafrinë
Masseria Collafrino
45
Massarìë Parèndë
Masseria Parenti
45
92
Indice dei toponimi
Maštrë Lòllë
Mastrolollo
45
ju Mbṷóštë
Imposto
45
ju Mërdzónë
Sorgente Mersone
46
a ddzë Mèssë
Serra di Ziomas
46
Mìmmula
Mimola
46
la Mira
Balzo della Mira
65
la Mmaculata
l’Immacolata
46
ju Móndë dë ju ɣambëtjéllë
Monte del Campitello
47
Móndë dë lla Córtë
Monte della Corte
47
Móndë dë lla Rava
Monte Rava
47
Móndë Mardzëcanë
Monte Marsicano
47
Móndë Rëtunnë
Monte Rotondo
48
Móndë Rugnónë
Monte Rognone
48
ju Móndë Trascënónë
Monte Trascinone
48
la Mundagna dë ɣṷódë
Montagna di Godi
48
Mundagna dë Prèccia
Montagna di Preccia
49
Mundagna (Gh)randë
Montagna Grande
49
ju Muttillë
Mottillo
49
la Navétta
la Navetta
49
la Ninna
Monte Ninna
50
Pajaccë
Pagliaccio
50
Pandanë
Pantano
50
93
Indice dei toponimi
Pandanë Dë Rjéndzë
Posta Pantano di Chiarano
51
i Pësjéllë
i Piselli
51
ju Pësciarjéllë
ne.
51
la Piàia
la Plaia
51
la Piaiùccia
la Plaiuccia
52
ju Póndë dë lla Malvìtsia
Ponte Malvizza
52
ju Póndë dë llë Schëléllë
Ponte delle Scalelle
52
la Pòrta dë lla Crócë
ne.
52
Pòrta Sand’Andònië
ne.
53
lë Prata
le Prata
53
la Pratélla
Pratella
53
Prèccia dë Sóttë
Sotto Preccia
63
la Préta Lëbbërtina
Pietra Libertina
53
lë Prëtature
le Pietrature
54
i Puttsècchië
Pozzacchio
54
lë Rënghiérë
le Ringhiere
54
la Ròvërë
Monte della Rovere
54
la Ruccia
la Ruccia
55
Rufignë
Serra Rufigno
55
Sand’Andònië
ne.
55
Sand’Andònië Bbarónë
ne.
56
Sanda Lëbbòrië
S. Liborio
56
Sanda Lurjéndzë
S. Lorenzo
56
94
Indice dei toponimi
Sanda Marìë
ne.
56
Sandë Ëggiddië
S. Egidio
56
Sandë Lunardë
S. Leonardo
57
Sandë Štacchë
ne.
57
San Ggiuènnë
ne.
57
San Ròcchë
ne.
57
ju Scalónë
Scalone
58
Scannë
Scanno
58
ju Šchiuppàrë
lo Schiopparo
58
ju Scruppëtìllë
Coppo del Ginepro
58
Sèlla Ursara
Sella Orsara
59
Sèrra Crapa Mòrta
Serra Capra Morta
59
la Sèrra dë Cavallë Mṷórtë
Serra Cavallo Morto
59
Sèrra dë ju Carapàlë
Serra del Carapale
59
la Sèrra dë ju Féṷdë
Serra del Feudo
60
la Sèrra dë ju ɣambëtjéllë
Serra del Campitello
60
la Sèrra dë ju Móndë
Serra del Monte
60
la Sèrra dë ju Móndë Paradisë
Serra del Monte Paradiso
61
la Sèrra dë lla Tërratta
Serra della Terratta
61
la Sèrra dë Móndë Chendzunë
Serra di Monte Canzoni
61
Sèrra Pandanèlla
Serra Pantanella
61
Sèrra Pëttsèlla
Pizzella
62
la Sèrra Sanda Marìë
Serra S. Maria
62
95
Indice dei toponimi
Sèrra Sparvèra
Serra Sparvera
62
Sóttë a Prèccia
Sotto Preccia
62
la Sparvèra
Sella Sparvera
63
lë Spënéllë
Colle Spinello
63
la Surgèndë dë llë Mandrë
Sorgente delle Mandrie
63
ju Tassë
Torrente Tasso
63
Tërraégna
Terraegna
64
la Tërratta
la Terratta
64
Tèrra Vècchia
ne.
64
ju Tìtulë
Titolo
65
Tòppë Vurghë
Toppe Vurgo
65
ju Uàuzë dë lla Mira
Balzo della Mira
65
ju Valëchë dë ju Carapàlë
Valico del Carapale
65
ju Valëchë dë lla Córtë
Valico della Corte
66
Vallë Cupa
Valle Cupa
66
Vallë dë Chiaranë
Valle di Chiarano
66
la Vallë di Chëmbënìnë
Valle dei Campanili
67
la Vallë di Cudècchië
Valle dei Codacchi
67
la Vallë di (Gh)révë
Valle dei Gravi
67
Vallë Piana
Valle Piana
68
Vallë Sëlvʊna
Silvana
68
lë Valléttë
le Vallette
68
Vallë Ursara
Valle Orsara
68
96
Indice dei toponimi
lë Vallòcchjë
le Vallocchie
69
ju Vallʊnë dë Cërrɨtë
Vallone Cirreto
69
ju Vallʊnë dë Ciaccarjéllë
Vallone di Ciaccariello
69
ju Vallʊnë dë Crapa Mòrta
Vallone di Capra Morta
69
ju Vallʊnë dë (Gh)rippa
Vallone Grippo
70
ju Vallʊnë dë ju Móndë
Vallone del Monte
70
ju Vallʊnë dë lla Madònna
Vallone della Madonna
70
Vallʊnë dë lla Tërratta
Vallone della Terratta
70
ju Vallʊnë dë llë Massarìë
Vallone delle Masserie
71
Vallʊnë di Ruménë
Vallone dei Romani
71
ju Vòschë dë Murricjéndë
Bosco Murricento
71
la Vrëcciarʊla
Fonte Vrenareccia
71
lë Vrëgnérë
Valle delle Bregnere
72
la Vʊcca dë Chiaranë
Bocca Chiarano
72
Vʊcca dë Vallë Ursara
Bocca di Valle Orsara
72
Vʊcca Pandana
Bocca di Pantano
72
la Tsattsarótta
ne.
97
73
Tavole
Tavole
Carte
26 33
52
93
204
89
31
44
77
198 47
125
119
92 3
99
154
1
190
84
147
103
189 192
39
21 51
128
45
64
201
199
4
115
179
172
127
98
38
82
61
80
58
14
96
95
16
171
79
118
130
200 101
180
169
117
148
178
159
144
18
©2021 Google Maps © 2021 (http://maps.google.it)
41
39
Carta 3 – Collocazione dei toponimi del territorio del Comune di Scanno.
98
Tavole
100 10
28 48 55
78
113
40 138 22
164
42 188
122
181 162
37 65 23
74
104
174 167
197
91 20 50
81
194 102 59 9
202
36
11
165
160
166 183
184
158 87
120
195
137 71 73
60
157
106 88
69
205
185
207
76 72
8
175
68
136 203
123
161
174
168
15
29
133 170
63
124
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21
32
Carta 4 – Collocazione dei toponimi del territorio del Comune di Scanno.
11
2
22
26
9
25
21 17
1
4
8
28
18
20
5
99
15
Tavole
85
109
155 86
182
67
41
110
127
70 2
32
152
134
116
206
156
105
62
27
186
191
121
25
112
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Carta 5 – Collocazione dei toponimi del territorio del Comune di Scanno.
5
45
50
21
46
9
51
6
29
70
64
65
52
47
26
60
14
9
63
824
62
15
48
40
59
31
73
22
100
12
75
44
11