Agostino

La meraviglia di fronte al mondo è un antico tema della filosofia. All'inizio, essa si presentava come sacro stupore e meraviglia cosmica. Col tempo, è giunta a contemplare l'esistenza dell'uomo e il suo rapporto con le cose. Una sintetica formulazione è di Ludwig Wittgenstein: “Ciò che è un mistero non è come il mondo sia, ma il fatto che esso sia”. Eppure il suo essere così e non altrimenti può a volte suscitare un sentimento affine allo stupore e diverso dalla meraviglia: lo scandalo. Mantenere la propria capacità di stupirsi per come va il mondo non sarà qualcosa di misterioso in sé, ma attendibilmente è il segreto di un pensiero vitale, contro ogni noia, conformismo o assuefazione.

Traduction d'un article d'Eugene TeSelle initialement publié en anglais dans A. D. Fitzgerald (ed.),  Augustine through the Ages. An Encyclopedia, Grand Rapids, 1999, p. 633-640, dans Encyclopédie Saint Augustin. La Méditerranée et l’Europe IVe – XXIe siècle, édition française sous la direction de Marie-Anne Vannier, Paris, 2005, p. 1102-1113.

Traduction d'un article de James Patout Burns initialement publié en anglais dans A. D. Fitzgerald (dir.), Augustine through the Ages. An Encyclopedia, Grand Rapids, 1999, p. 391-398, dans Encyclopédie Saint Augustin. La Méditerranée et l’Europe IVe – XXIe siècle, édition française sous la direction de Marie-Anne Vannier, Paris, 2005, p. 647-659.

Analisi del libro II del trattato agostiniano e delle complesse tematiche ivi contenute, con attenzione alle nozioni di semiologia, esegesi, filologia, allo scopo di valorizzare lo spessore culturale dell'operazione "enciclopedica" di Agostino, fra cultura antica e interpretazione scritturistica.

In questo articolo si cercherà di avvalorare l'ipotesi che sulla parete est del Fregio di casa Marta-Pellizzari a Castelfranco Veneto si celino, custodite da un'architettura iconografica piuttosto inusuale, le quattro virtù cardinali classiche. Compaiono nell'ordine: Giustizia, Fortezza, Temperanza e Prudenza, precedute da una sezione introduttiva sul tema della Sapienza e della Virtù. Non ci concentreremo, in questa sede, sui significati specifici eventualmente veicolati dal Fregio, quanto piuttosto sulla sua strutturazione generale. Per essere più precisi descriveremo il Fregio come un'opera a sfondo morale, strutturata secondo la scansione delle quattro virtù cardinali. Prima di addentrarci nella discussione, si vorrebbe far notare che questa ipotesi, seppur di grande semplicità, ha il pregio di essere assai organica riconducendo ad un'interpretazione coerente tutte e cinque le sezioni, che costituiscono questa parte del Fregio. Ha, inoltre, la qualità di articolarsi facendo riferimento ad un bacino di fonti omogeneo, sia per periodo storico che per ambiente culturale. A dare origine a questa interpretazione sono state alcune considerazioni, che vedremo approfonditamente più avanti, relative all'ultima parte del Fregio. In quella sezione, infatti, è riconoscibile una particolare declinazione della virtù della prudenza. Lungo tutto il Fregio, inoltre, sono posti numerosi riferimenti che possono essere ricondotti alle altre virtù cardinali. Cercando di fondare questa ipotesi, il riferimento testuale imprescindibile è il Libro della Sapienza, nel quale le quattro virtù sono codificate. La presenza, nel cartiglio di apertura del Fregio, di una citazione tratta da questo testo fondamentale avvalora la tesi che in esso si sia inteso affrontare il tema delle virtù.
-umbre transitus est tempus nostrum- il nostro tempo è il passare di un'ombra.

Alessio Santinon

L'uomo su cui riflette sant'Agostino e l'uomo cantato da Dante lungo tutta la sua opera sono accomunati da un medesimo desiderio: essere felici. La felicità coincide con Dio, desiderio sommo di ogni uomo, e dona all'uomo quella pace che può essere raggiunta solamente compiendo un esodo.

Tesi per il baccellierato in teologia discussa a giugno 2013. Lavoro sulla dimensione autobiografica dell'ecclesiologia di Sant'Agostino. Come la vita del vescovo di Ippona abbia influito sulla visione di Chiesa da lui elaborata nelle sue opere.

Traduction d'un article de Pier Franco Beatrice initialement publié en anglais dans A. D. Fitzgerald (ed.), Augustine through the Ages. An Encyclopedia, Grand Rapids, 1999, p. 792-793, dans Encyclopédie Saint Augustin. La Méditerranée et l’Europe IVe – XXIe siècle, édition française sous la direction de Marie-Anne Vannier, Paris, 2005, p. 1040-1041.

Si è molto parlato del circolo neoplatonico milanese, soprattutto per spiegarsi la conversione di Agostino al cristianesimo, grazie all'incontro tra neoplatonismo e cristianesimo. Il presente contributo indaga su un possibile contatto tra circoli cristiani e circoli imperiali nella Milano di fine IV secolo. Da alcune lettere di Ambrogio emerge la figura del presbitero Oronziano, con cui il vescovo di Milano si intratteneva su questioni scritturistiche coinvolgendo nell'esegesi dei passi biblici anche tematiche filosofiche. Si prospetta un possibile circolo cristiano in cui Ambrogio si formava e formava i suoi presbiteri all'incontro/ scontro con la cultura platonizzante della sua città.

A cura di Lucia Castaldi e Valeria Mattaloni. 🔗 http://bit.ly/2IKiRMS. Premessa. Introduzione. L. Castaldi, «Tabulae» spezzate, invertite e ampliate nella «Vita Gregorii» di Giovanni Immonide - P. Chiesa, Le scansioni interne della «Regula pastoralis» di Gregorio Magno: impostazioni d’autore e aggiustamenti di tradizione - E. Colombi, Titoli e capitoli nella trasmissione del «De ciuitate Dei» di Agostino - G. P. Maggioni, La «tabula capitulorum» nei primi manoscritti della «Legenda aurea». Anomalie utili per la ricostruzione filologica della tradizione - F. Martello, Le «tabulae capitulorum» come strumento per la ricostruzione del testo. Il caso del «Liber testimoniorum» di Paterio - V. Mattaloni, «Tabulae» per sintesi o per sbaglio: due casi nella tradizione del «Rescriptum» di Gregorio Magno - R. Modonutti, Rubriche ed «epithomata» nel «De gestis Italicorum post Henricum septimum Cesarem» di Albertino Mussato - J. C. Santos Paz, «Tabulae capitulorum» de las obras proféticas de Hildegarde de Bingen - P. Stoppacci, Le «tabulae titulorum» delle «Institutiones» di Cassiodoro: ovvero il polimorfismo di un manuale e la topografia di una biblioteca. Indici.

Agostino rappresenta la fonte autorevole del pensiero monastico occidentale. Le sue riflessioni sono ampiamente citate e molti dei suoi brani interamente riportati e trasmessi; non si può non ammettere che la sua grande ombra ha guidato e ispirato lungamente la meditazione medievale, specie nel suo versante monastico. Non rappresenta, da questo punto di vista, un’eccezione nemmeno l’opera di Guglielmo di Saint-Thierry, monaco e mistico, benedettino e cistercense, vissuto nella prima metà del XII secolo , spesso presentato come un epigono non molto originale di Agostino o un amico meno carismatico di Bernardo. Tale giudizio, tuttavia, non rende giustizia né alla coraggiosa riflessione mistica di Guglielmo né, a ben vedere, alla ricca eredità che Agostino ha lasciato nel corso dei secoli. È opportuno, pertanto, liberare l’interpretazione degli effetti del pensiero agostiniano, specie in Guglielmo, da una certa rigidità che non permette di distinguere fin dove essi arrivino e dove, invece, contribuiscano alla formulazione di un pensiero originale; non tanto per negare l’influenza di Agostino, che appare chiara, quanto per meglio comprenderne la portata. Come emerso nel corso di questo stesso convegno, infatti, è bene sempre tener presente il principio di contemporaneità ontologica che permette alla verità, colta nelle sue diverse sfaccettature dai pensatori, di darsi nel ripetersi dell’evento; solo così si può rendere ragione sia dell’identità profonda di ciò che accade sia della diversità liberante della forma in cui lo stesso quid si dona.

Questo contributo si propone di tornare su due episodi della ricezione del De civitate Dei nella penisola italiana, in particolare in Toscana e a Firenze, tra l'ultimo decennio del Trecento e l'inizio del secolo seguente: da un lato, l'insegnamento teologico su quest'opera tenuto presso lo Studio prima da Luigi Marsili (1342-1394) e poi da Grazia Castellani (m. del XIV sec.-1401); dall'altro il volgarizzamento fiorentino del trattato di Agostino elaborato a poca distanza cronologica. A partire dai nostri precedenti studi , ci è sembrato stimolante riconsiderare questi episodi, solo in apparenza minori, in modo congiunto e provare a raccordarli, pur senza fornire ancora in questa sede delle risposte definitive a riguardo della loro interconnessione e limitandoci qui a illustrare le diverse ragioni per le quali essa ci pare possibile, se non anche probabile, e in ogni caso degna di nota.

Als een wachtwoord,
vier preken over christelijke geloofsbelijdenissen
(Sermones 212-215)
vertaald door Joke Gehlen-Springorum, Vincent Hunink
Hans van Reisen en Annemarie Six-Wienen
Damon, Eindhoven 2022

New Dutch translation of four sermones on the creed

This research project moves from Arendt’s syntagma Amor Mundi: the transformation of this lemma has been followed across its phenomenological heritage to its later politicization. The first chapter analyses Arendt’s dissertation, where she analyses Augustine’s Amor mundi: according to Arendt, in the first context which influences Augustine - the Greek one - love means appetitus, desire. The second context, the Christian one, implies the dedication to the Creator, whose unfounded love men try to imitate. The two different contexts assume two different ideas of World: the first one corresponds to the world produced by the dilectores mundi, the second one to the fabrica dei, the result of the divine creation. The second chapter analyses the transformations of these meanings of the term “world”: the world produced by men and the world given to men, in which they live. The world produced by men is, according to Arendt, the structure of meanings, which Heidegger named being-in-the-world; however, Arendt roots this structure in the specific human activity which fabricates lasting objects. Indeed, Arendt sheds light on the different human activities, and their respective realms, which compose the human condition: labor produces and consumes the subsistence goods; work fabricates lasting objects, which partake in the common world; action consists in public action and speech which actualize human plurality. Each human activity enacts at its best in its respective condition: labor enacts at its best when it addresses nature and its endless reproduction; work, when it produces lasting objects; last, action is fully accomplished when it sticks to human plurality. Contrarily, the confusion among activities and conditions threatens both: for example, the confusion between labor and work under the sign of an endless production abrades the common world, by shaping every human activity in the form of a biological process. Last, Arendt talks about the spectacle of the world, by which she seems to expand the world towards nature. This expansion depends on the fact that the world is the only way in which nature can appear; moreover, world reveals the consumption which the natural process sets up, and which shows by contrast to the durability of the world. Last, the third chapter addresses Arendt’s idea of mental activities, and it aims at finding the meaning of the term “love”; thinking and willing are mainly analyzed. Thinking, according to Arendt, is an inner dialogue between one and oneself; furthermore, thinking is always aporetic and negative, for it always destroys common certitudes and truisms. The negativity and reflexivity of thought shapes the moral experience, too: according to Arendt, morality forces each man to abstain from what would make the inner dialogue between the two selves impossible. Willing is as reflexive as thinking, according to Arendt; nevertheless, if the two selves dialogue peacefully in thought, they struggle in willing: this fight makes willing powerless, since willing is always split between velle and nolle. Thus, willing can act worldly and politically only by turning into a despotic sovereignty. Nevertheless, Arendt points out at the cornerstone of willing, that is to the faculty of affirming and negating the particular: this hard core of willing does not presume to create what it wants, but it locates in the world and directs men in it. Furthermore, the faculty of affirming and negating is willing’s contribution to judging: the idiosyncrasy of inner negation and affirmation matches with the common sense, which connects men with their community. Thus, Love of the World is the direction of mental faculties towards the world, without servitude to it: welcoming the world does not correspond to its indiscriminate acceptance, nor to a flight in the realm of thought; it means accepting the world while always preserving the space for criticizing it.

La collegialità episcopale fu un’estemporanea novità introdotta dal Concilio Vaticano II? La vita delle antiche Chiese africane rivela una collegialità certamente vissuta, anche se non fissata dottrinalmente. L’epistolario agostiniano racconta la vita sinodale africana tra il 390 e il 430: un racconto articolato cui non manca un’unitarietà, data proprio dal tema della collegialità. I vari aspetti di vita ecclesiale considerati in questo volume sono come rami frondosi di un albero, mentre la sinodalità-collegialità è il tronco che li tiene uniti.

From Monday 8th to Saturday 12th November 2021, Cathedra Augustiniana (Institutum Patristicum Augustinianum - Rome) offers an Introductory Course to Saint Augustine. This year the lectures revolve around the major doctrinal controversies in which Augustine was involved. Various scholars will present their lectures to those interested. It is open to all specialists in humanities, lay people, members of religious congregations etc. From Monday to Friday, the Lectures will hold from 8:30 am to 12:15 and from 3:30 pm to 5:15 pm. The Course is in Italian.

This article discusses the position of Augustine towards the destiny of the soul after death, focusing in particular on the different between temporary and purifying punishments. The article argues that this issue needs to be placed in the more general context of Augustine’s reflections on the problem of Evil and on the role of baptism for the salvation of the soul (document in two files).