Ceneda

A true story of vendetta and intrigue, triumph and tragedy, exile and repatriation, this book recounts the interwoven microhistories of Count Girolamo Della Torre, a feudal lord with a castle and other properties in the Friuli, and Giulia Bembo, grand-niece of Cardinal Pietro Bembo and daughter of Gian Matteo Bembo, a powerful Venetian senator with a distinguished career in service to the Venetian Republic. Their marriage in the mid-sixteenth century might be regarded as emblematic of the Venetian experience, with the metropole at the center of a fragmented empire: a Terraferma nobleman and the daughter of a Venetian senator, who raised their family in far off Crete in the stato da mar, in Venice itself, and in the Friuli and the Veneto in the stato da terra. The fortunes and misfortunes of the nine surviving Della Torre children and their descendants, tracked through the end of the Republic in 1797, are likewise emblematic of a change in feudal culture from clan solidarity to individualism and intrafamily strife, and ultimately, redemption.

Despite the efforts by both the Della Torre and the Bembo families to preserve the patrimony through a succession of male heirs, the last survivor in the paternal bloodline of each was a daughter. This epic tale highlights the role of women in creating family networks and opens a precious window into a contentious period in which Venetian republican values clash with the deeply rooted feudal traditions of honor and blood feuds of the mainland.

Quaderno n. 5 –– Conferenze 1998, stampato per conto del Circolo da De Bastiani ed., Vittorio Veneto, ottobre 1998 –– Sommario: (1) IMPERIO Loredana, La Seconda Crociata: 1147-1149 pp. 1-21; (2) TOMASI Giovanni, L’elemento germanico del Dialetto Cenedese pp.  21-26; (3) PEZZELLA Nicola, L’architettura sacra dei Templari nella Francia centro-meridionale pp. 27-34; (4) NETTO Giovanni, Il Lottatore. Prese il posto del “giocatore di volata” allo Stadio dei Marmi pp. 35-50; (5) RUZZA Vincenzo, 1848 pp. 51-56; (6) ZOCCOLETTO Giorgio, Il conduttor elettrico di S. Francesco della Vigna (titolo della conferenza: Il Parafulmine, un'invenzione veneziana) pp. 57-80; (7) RUZZA Vincenzo, Statuti di Ceneda e Serravalle pp. 81-115; (8) GUSSO Massimo, Edipo in Giallo. Una rilettura di Sofocle pensando ad Agatha Christie pp. 117-141

The studies on the history of the Valmareno and its district, were focused on the centuries after the territory was feoffed to the warlords Brandolino Brandolini and Erasmo da Narni in the 1436; this probably due to the shortage of documents in the local archives prior to this event. The object of this article, after a survey on the central sources of the venetian Senate, is the reconstruction of the history and microhistory of the Valmareno district between 1341 and 1436. This research confirm the political experimentation of Venice in the Trevigiano and Cenedese areas during XIV and XV centuries.

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L’attenzione degli storici per il distretto cenedese della Valmareno si è sempre concentrata sui secoli successivi all’infeudazione dei Brandolini da Bagnacavallo, operata dalla Repubblica di Venezia nel 1436; ciò fu probabilmente dovuto alla scarsità, pressoché assoluta, di documenti negli archivi locali antecedenti a quella data. Nel presente contributo si è cercato, tramite lo spoglio di fonti centrali quali delle delibere del Senato veneziano, di ricostruire la storia e microstoria di quel distretto nell’intervallo 1341-1436, vale a dire dall’ultima dominazione caminese all’infeudazione dei condottieri Brandolino Brandolini ed Erasmo da Narni. La ricerca conferma la sperimentazione politica veneziana nel Trevigiano e Cenedese dei secoli XIV e XV. Le notizie, in gran parte inedite, testimoniano che l’attività dei podestà – dei quali si fornisce un elenco nell’ultima parte – si concentrò soprattutto sull’organizzazione militare del distretto, confine della Repubblica sino al 1420, pur non mancando informazioni circa l’amministrazione civile.

S'intende fornire una prima, sommaria ricognizione storica sulla famiglia Fullini di Polcenigo, dall'arrivo nella cittadina altoliventina nella seconda metà del Cinquecento fino all'estinzione della casata a fine Ottocento, passando per lo snodo cruciale dell'acquisto nel 1673 del feudo di Zucco e Cuccagna e della successiva nobilitazione nel 1694, evento che trasformò una famiglia di artigiani e mercanti immigrati dal Bellunese in una casata comitale friulana.

Quaderno 1982-2002 –– Numero speciale dei Quaderni, nel XX anniversario del Circolo, stampato per conto del Circolo da De Bastiani ed., Vittorio Veneto, febbraio 2003 –– Sommario: (1) GUSSO Massimo, Franchi Austrasiani nella Venetia del VI secolo d.C. Un contributo allo studio dei più antichi riferimenti al castrum di Ceneda pp. 9-110; (2) RUZZA Vincenzo, Sulla "vexata quaestio" dell'inizio della Chiesa Cenedese. Alcune considerazioni pp. 111-147; (3) TOMASI Giovanni, Frati questuanti nel tardo Medioevo pp. 149-170; (4) CESCA Damiano, La Madonna di Giovanni Bellino pp. 171-174; (5) CESCA Damiano, Anno Domini 1460. L'arte della Stampa nel Monastero di Sanae Vallis pp. 175-182; (6) CESCA Damiano-GIRARDI Francesca, Catalogo delle Medaglie celebrative pp. 183-185; (7) DE ZORZI Oscar, Uno spaccato di vita civile e religiosa di Osigo, frazione del Comune di Fregona, nel XVIII secolo, attraverso l'esame dell'unico registro superstite della Luminaria pp. 187-216; (8) GUSSO Massimo, I processi alle Vestali accusate di violazioni dei loro doveri sacrali pp. 217-244; (9) ULLIANA Mario, Per dar vita a un museo del baco da seta pp. 245-257; (10) POSOCCO Franco, Appunti sulla trasformazione del paesaggio vittoriese pp. 259-264; (11) CADEDDU Lorenzo, Uno o due Caproni? pp. 265-267;(12) CADEDDU Lorenzo Victoria nobis vita pp. 269-271; (13) CADEDDU Lorenzo, Un paracadute per Vittorio Veneto pp. 273-275;  (14) CADEDDU Lorenzo, El Alamein sessant'anni dopo pp. 277-299

Fin dagli insediamenti romani tra il II sec. a.C. ed il I sec. d.C., la città o meglio il castrum di Ceneda (dalle fonti latine e greche si ricavano diverse varianti: Ceneda, Ceneta, Cenita e persino Cinita) dovette essere prima di tutto un modesto insediamento fortificato posto a difesa dell’imbocco delle vie che conducevano alle Alpi attraverso l’attuale valico del San Boldo ed il passaggio per il Lago di Santa Croce: esso ebbe uno sviluppo prevalentemente militare, diverso quindi rispetto a quello di altre località circonvicine, ritrovabili nelle medesime fonti geografiche. Una sistematica e quasi incredibile serie di perdite documentali ci ha comunque privato di tutte le testimonianze letterarie, epigrafiche e di ogni altra evidenza documentale sulla Ceneda antecedente il VI secolo d.C., e pochissime menzioni si contano nei due secoli successivi...

The death of Rizzardo VI da Camino (+1335), marks a significant turning point, not only for the history of Cenedese or Veneto.
Without a male descent, a long litigation followed between the Rizzardo VII brothers and Gherardo V da Camino, distant cousins of the deceased and lawful heirs, the Dalla Scala, the Patriarch of Aquieleia and, above all, Venice and the bishop of Ceneda. The two Da Camino instructed a trial among Roman Court, suing Francesco Ramponi, bishop of Ceneda, who, through false deeds, tried to get the properties of the late Rizzardo VI to be recognized.
The details of the intricate affair, after the meticulous and still very wise essay by Gerolamo Biscaro, were considered by now all to be known. In truth, a document of fundamental importance for the trial held at the Roman Court was found: the sentence of the papal delegate Nordio da Grava, abbot of Follina, who, as the subsequent documentation shows, was totally ignored.
The motivations that led to this, and ultimately to the "victory" of the Bishop and the Republic, are the object of the investigation of this article.

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La morte di Rizzardo VI da Camino (+1335) segna un punto di svolta notevole, di interesse non solo per la storia del Cenedese o del Veneto.
Privo di discendenza maschile, alla sua dipartita seguì un lungo contenzioso tra i fratelli Rizzardo VII e Gherardo V da Camino, lontani cugini del defunto e legittimi eredi, gli Scaligeri, il Patriarca di Aquieleia e, soprattutto, Venezia ed il Vescovo di Ceneda. I due fratelli Caminesi istruirono un processo presso il Papa, citando in giudizio Francesco Ramponi, vescovo di Ceneda il quale, con atti falsi, cercò di farsi riconoscere la proprietà dei beni del defunto Rizzardo VI.
I particolari dell'intricata vicenda, dopo il minuzioso ed ancor validissimo saggio di Gerolamo Biscaro, si ritenevano ormai tutti noti. In realtà è stato ritrovato un documento di fondamentale importanza nello svolgimento del processo tenutosi presso la Corte Romana: la sentenza del delegato papale Nordio da Grava, abate della Follina la quale, come dimostra la documentazione successiva, fu inverità totalmente ignorata.
Le motivazioni che portarono a questo, ed in ultima analisi alla “vittoria” del Vescovo e della Repubblica, sono oggetto dell’indagine del presente articolo.

This is a survey aimed at identifying the mysterious illness that killed the Alamannic warriors who had participated in a raid on the Italian peninsula, led by dux Leutari, in 553-554 AD: defeated by the Byzantines near Pesaro, they were forced to refuge in the small town of Ceneta (now Vittorio Veneto). Only
Agathias, a Byzantine who wrote his Histories around 570 AD, gives us the news in detail. The survey, taking into account the styles, techniques and spirit of the Byzantine historians of the time, analytically contextualizes the story (and storytelling of Agathias), even using a full review of all literature related to or in
support, ancient, modern and contemporary art. After excluding the plague, often in the past indicated as the cause of the massacre, and identified a reasoned series of possible diseases, the detailed analysis indicated that the human rabies (from Lyssavirus) had the highest probability of hitting those warriors, according to the ethno-anthropological data and to study of Alamannic burials in various parts of Europe. The hypothesis of rabies as the cause of the massacre of men Leutari is supported by an original reinterpretation of an ancient place name of Ceneta, that may have originated precisely as the original burial place of the Alamanni.

Una serie drammatica di perdite documentali ha riguardato ogni testimonianza letteraria, epigrafica e ogni altra evidenza documentale sull'antica Ceneda antecedente il VI secolo (non esiste, in pratica, alcuna documentazione che si riferisca alla località, con il suo nome o con qualche denominazione aggettivale o relativa, in epoca pre-romana e romana), e un numero scarsissimo di menzioni risultano attestate nei secoli successivi. Gli autori o i documenti che citano questa località, tra la seconda metà del VI e gli inizi del secolo IX, risultano infatti appena tredici...

Si tratta della sintesi di una ricerca più ampia, condotta sulle ricorrenze del nome «Ceneda» (e varianti) nelle fonti antiche, a partire dai primi esempi del VI sec. d.C., e riporta pertanto anche alcuni riferimenti originali, in latino e greco, pe consentire - a chi volesse - di avere un approccio con i testi originali, ma anche per sottolineare come la storia della città non ebbe, fin dall'inizio, soltanto rilevanza di carattere locale.

Sommario: 0) Silvia della Coletta Tomasi – Presentazione, pp. 7-8; 1) Roberto Pizziol & Gianpaolo Rallo – biografia di Giorgio Zoccoletto, pp. 9-22; 2) Massimo Gusso – Agazia di Myrina (532-582 d.C.), cenedese ad honorem, pp. 23-52; 3) Massimo Della Giustina – Mobilità sociale a Serravalle: i Carretta da Bologna (secc. XIV-XVI), pp. 53-72; 4) Loredana Imperio – Antonio Sacello, visconte di Tarzo e giudice del Maleficio e i suoi discendenti, pp.73-88; 5) Carla Pizzol – I Gonneme: una famiglia cipriota trapiantata a Ceneda, pp. 89-128; 6) Luisa Botteon – La colonna d’infamia di Giovanni Andrea Tressino, notaio di Conegliano (XVII-XVIII sec.), pp. 129-157; 7) Carlo Berlese; l’Abate Lorenzo Berlese (1784-1863), padre della cameliografia in Europa, pp. 158-196; 8) Giovanni e Silvia Tomasi – Utinam ego Carbas. La famiglia Carbas fra Tarzo e Alessandria d’Egitto, pp. 197-229; 9) Giandomenico Zanderigo Rosolo – pre Giuseppe Ciani, per il popolo cadorino e per l'Italia, pp. 231-266; 10) Gianpaolo Zagonel – Francesco Troyer, fondatore del Museo del Cenedese, pp. 267-285; 11) Antonio Trampus – Francesco Troyer e il suo carteggio con Cesare Pagnini e Giovanni Casoni, pp. 287-298; 12) Franco Giuseppe Gobbato – Suor Pasqua, al secolo Giuditta Cappellozza, infermiera eroica, la terza M.O. dei benemeriti della salute pubblica della Prima Guerra Mondiale, pp. 299-314; 13) Loris Tessari – ...In ricordo dell’amico Giuseppe “Bepi” Taffarel, pp. 315-344; 14) Lucia De Faveri Mies – Giorgio Mies (21 agosto 1947 - 4 agosto 2013), pp. 345-358; 15) Franco Giuseppe Gobbato – Biografia di Conte Pigatti Da Monte (1520–1587), pp. 359-363; 16) Maurizio Lucheschi – 1.Una famiglia cipriota a Colle nella Marca Trevigiana, pp. 365-370. 2. Broccardo Lucheschi, notaio e poeta, pp. 371-388; 17) Italo Posocco – Posocco di Ceneda, un toponimo, un nome, una famiglia, un personaggio, pp. 389-406; 18) Giancarlo Bardini – Enrico Comboni, professore alla scuola enologica di Conegliano, fecondo inventore di impianti chimici, pp. 407-418; 19) Irene Spada – Francesco De Poli ispettore agli scavi e ai monumenti a Vittorio dal 1878 al 1893, pp. 419-434

The article gather what has been published on Bernardino da Camino, podestà in Cadore (1326-1333), half-brother of Rizzardo VI da Camino, and his wife Gaia da Pozzale.
To the already known documents are added some new notes, relevant from the point biographical point of view althought minimals, acquired from the Cenedese archives.

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Il contributo raccoglie quanto sinora noto ed edito sul podestà cadorino Bernardino da Camino, fratello di Rizzardo VI, e sua moglie Gaia da Pozzale. Ai documenti già conosciuti si aggiungono alcune nuove note, rilevanti dal punto di vista biografico benchè minime, provenienti dagli archivi del Cenedese.

/// This paper contains what is known, but soon forgot about the seals used by the family Da Camino.
The author, in its investigation, in addition to the nine seals of the Caminesi known - either by documents or how it was reported by the scholars of the past - has tracked  two unpublished seals  - Agnese da Camino and Biaquino dean of Modon - of which, in addition to a dedicated form, provides a photographic reproduction .


Questo contributo raccoglie quanto noto, ma presto dimenticato, circa i sigilli utilizzati dalla famiglia Da Camino.
L’autore, nella sua indagine, oltre ai nove sigilli caminesi noti – sia da sole attestazioni documentali sia da quanto fu riportato dagli studiosi del passato – ha rintracciato due sigilli inediti – Agnese da Camino e Biaquino decano di Modone – dei quali, oltre a una scheda dedicata, offre la riproduzione fotografica.

Il contributo offerto da Agazia alla storia Cenedese (del 554 d.C.), con l'episodio della ritirata e della fine degli Alamanni guidati da Leutari, a causa di una misteriosa epidemia. L'ipotesi che la morte dei guerrieri sia stata dovuta a ripetuti contagi di rabbia (Lyssavirus). Il contributo della toponomastica vittoriese all'ipotesi, e la recentie scoperta, durante scavi archeologici, di numerosi cani morti, frettolosamente sepolti in un pozzo
estratto da Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche, «Biografie del Cenedese, sec. VI-sec. XXI» – Atti del Convegno di Storia Locale – Vittorio Veneto 2020, Dario De Bastiani Editore, Vittorio Veneto 2020, pp. 23-52

La collezione di sigilli dell’Archivio Centrale d’Austria e`composta da oltre dodicimila unita`. Per stimolare e approfondire la conoscenza di questa ampia raccolta
di fatto poco o per niente nota, originatasi in parte da quella del collezionista
Sertorio Orsato ampliata poi successivamente da Franz von Smitmer, si forniscono
alcune preliminari notizie sulla formazione della collezione. Si e`poi proceduto
ad un sondaggio per la regione storica del Cenedese nel Veneto Orientale. Lo spoglio
dei cataloghi delle collezioni sfragistiche viennesi ha permesso di ritrovare alcuni
sigilli inediti provenienti da quest’area, alcuni conosciuti solo da riproduzioni
grafiche settecentesche, che spaziano dal secolo XIII al XVIII. In particolare si e`
reperito il tipario del piu`antico sigillo vescovile noto per la Cattedra di Ceneda,
quello del vescovo Antonio da Collo (1257-1260). I nuovi dati ottenuti hanno
fatto si che la ricerca si estendesse anche alla collezione Cumano del Museo Civico
di Trieste nella quale, oltre al tipario del podesta`cordignanese Fantino Marcello,
e`stata reperita pure la matrice bronzea originale della caminese di dantesca memoria
Gaia da Camino, il cui sigillo era noto solo da riproduzioni grafiche.

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The seals collection of the National Archives of Austria counts more than twelve
thousand units. This paper provides some preliminary informations on its composition, to stimulate and to deepen the knowledge of this vast collection, almost
unknown, originated partially by the Sertorio Orsato’s collection, and then expanded
by Franz von Smitmer. A survey was carried out for the historic Cenedese
region in the Eastern Veneto. The inventory of the catalogues of the Viennese collections allowed to find some original seals from this area, dated from the 13th to
the 18th century. Some of them were known only by graphic reproductions of the
18th century. In particular, we found the matrix of the oldest bishop’s seal
known for the Chair of Ceneda: the one of Bishop Antonio da Collo (1257-
1260). The research, with this new data, extended to the Cumano’s collection
of the Museo Civico of Trieste, in which were found, not only the Fantino Marcello’s
die – the podesta`of Cordignano – but also the original bronze matrix of
Gaia da Camino – mentioned also by Dante –, whose seal was known only by
graphic reproductions.

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La collection de sceaux des Archives d’E´tat autrichiennes est compose´e de plus de
douze mille unite´s. Le pre´sent article a pour objectif de donner des informations
pre´liminaires sur la formation de la collection afin de stimuler, et d’approfondir,
la connaissance de cette vaste collection (tre`s peu ou pas connue), qui est ne´e a`
partir de celle du collectionneur Sertorio Orsato, et ensuite e´largie par Franz
von Smitmer, Une e´tude a spe´cialement e´te´mene´e sur la re´gion historique du
Cenedese dans la Ve´ne´tie orientale. Le de´pouillement des catalogues des collections sigillographiques viennoises a permis de retrouver des sceaux ine´dits, provenant de cette region, et qui vont du XIII e au XVIII e sie`cle, dont certains ne sont
connus que par des reproductions graphiques du XVIII e sie`cle. On a trouve´, en
particulier, la matrice du plus ancien sceau e´piscopal connu pour le sie`ge de Ceneda
: celui de l’e´veˆque Antonio da Collo (1257-1260). Les nouvelles donne´es
obtenues ont permis d’e´tendre les recherches a`la collection Cumano du Museo
Civico de Trieste, dans laquelle, outre le type du podestat de Cordignano, Fantino
Marcello, on a e´galement identifie´la matrice originale en bronze de Gaia da
Camino – nomme´e aussi par Dante – dont le sceau n’e´tait connu que par des
reproductions graphiques.