Picenum

Le alleanze fra comunità differenti si risolvono con lo scambio di prodotti di conoscenze e di doni, ma soprattutto con il matrimonio che in questo modo si configura come un vero e proprio scambio di donne: che rappresentano dei "valori di circolazione mobile" e come questi sono oggetto di ratti, doni e scambi.

Seppur sono stati molti i contributi che hanno messo in luce i caratteri del popolo dei Piceni, è tuttavia venuto a mancare uno sguardo d’insieme che sottoponesse a specifiche analisi tutti i numerosi aspetti e le varie ideologie di cui si è andata a comporre nel corso dei secoli la ritualità funeraria adottata dalla suddetta cultura.
Solo recentemente grazie all’edizione di nuove e importanti scoperte e alla pubblicazione, seppur molte volte parziale, di alcuni vecchi rinvenimenti, sono emersi nuovi importanti dati, senza tuttavia avere ancora un chiaro scenario riguardo l’ideologia funeraria dei Piceni.
È in questo panorama che si inserisce il presente elaborato, in cui si è cercato di analizzare il rituale funerario piceno tra la Prima età del Ferro (IX sec. a.C.) e il pieno Arcaismo (VI sec. a.C.). Tale lavoro vuole porsi come uno dei tanti e piccoli tasselli che negli ultimi anni cercano di avvicinarsi all’obiettivo di definire un quadro sistematico e generale riguardo le numerose componenti della ritualità funeraria adottata dalla civiltà picena. Essendo però allo stesso tempo consapevoli che le osservazioni da qui scaturite non riflettono con certezza una situazione alquanto complessa, che solo con un assiduo studio delle componenti non ancora edite potrà chiarire.
Uno dei primi obiettivi che si sono prefissati, è stato quello di arrivare a definire una
completa catalogazione di tutte le sepolture marchigiane edite, riferibili al periodo tra il IX e il VI sec. a.C. La schedatura delle suddette tombe si è ritenuta fondamentale affinché si potesse avere successivamente un valido supporto su cui poter fondare l’analisi riguardante lo sviluppo e la comprensione della ritualità funeraria picena tra la Prima età del Ferro e il pieno Arcaismo, costituente il secondo principale obiettivo di questa tesi.
Al fine di poter fornire un quadro più completo possibile sulla cultura picena e sulle
metodologie di analisi, la Tesi si è sviluppata secondo dei capitoli introduttivi alla catalogazione delle sepolture e all’esame della ritualità funeraria.
Oggetto del terzo capitolo sono la catalogazione e la schedatura delle sepolture individuate come base di ricerca per le successive valutazioni sul rituale funerario. Per ogni tomba si presenta una scheda schematica in cui sono raccolte le principali informazioni desunte dalla bibliografia di riferimento. All’interno delle schede si è posto l’accento in particolare su alcune componenti quali il rito, la tomba e il corredo di accompagnamento, valutati come fattori determinanti per la ricomposizione della ritualità funeraria. Nell’ultimo capitolo, il quarto, si presenta lo studio analitico sul rituale funerario piceno, basato su campione di 161 tombe individuate nella precedente fase di catalogazione, che si distribuiscono lungo un arco cronologico di circa tre secoli. Al termine di questo quarto capitolo, si è poi inserito un primo studio comparativo, soprattutto in merito a quanto emerso dai precedenti paragrafi, riguardo le dinamiche funerarie riscontrabili nella tomba T.100 di Corinaldo, rinvenuta nel 2018 nell’ambito del progetto “ArcheoNevola”, al fine di poter fornire delle iniziali valutazioni sulle norme funerarie che hanno regolato questo particolare contesto, tutt’ora in fase di restauro e studio.

Diversi studiosi hanno cercato di individuare l’ubicazione e di ricostruire la storia dell’antica civitas dei “Beregrani”, menzionati da Plinio il Vecchio tra gli abitanti della regione V del Picenum. Tuttavia, a riguardo sono state formulate soltanto vaghe ipotesi, anche contrastanti fra loro, a causa delle incongruenze presenti nelle fonti storiche prese in considerazione, per trarre informazioni sulla città picena. Perché si possa conoscere meglio la situazione di questa città, occorre far chiarezza sui dati che possediamo.
L’obbiettivo di questo lavoro è di determinare come si sia giunti all’attuale confusione e di verificare le principali ipotesi seguite dagli studiosi. Di conseguenza, la domanda centrale della ricerca è: qual era la reale sede dei “Beregrani” citati da Plinio? 
Per rispondere a questa domanda è stata realizzata un’attenta analisi e un confronto tra le fonti storiche, insieme ad uno studio delle documentazioni archeologiche dei territori di Montefano (MC) e Montorio al Vomano (TE): individuati dagli studiosi come probabile sede per l’antica città.
Dalle indagini storiografiche è emerso che le incertezze sull’identificazione della città, ricordata da Plinio, scaturiscono da una forzata e non corretta interpretazione del testo antico. Mentre i dati archeologici testimoniano l’esistenza di due differenti insediamenti di epoca romana, presenti in entrambi i siti ipotizzati dagli studiosi per la collocazione della città. 
Una più profonda rilettura delle fonti storiche e nuove indagini archeologiche sui territori, potranno evitare la scomparsa definitiva degli antichi contesti urbani.

L’Italia centrale tirrenica nel VII sec. a.C. è ormai da tempo pienamente inserita in un ricco circuito di scambi e commerci a livello mediterraneo.
In questo complesso quadro di scambi e contatti, che hanno portato a una radicale trasformazione in ampi settori dell’Italia preromana, uno degli aspetti forse più evidenti e facilmente percepibili è l’evoluzione nelle produzioni artigianali etrusche e italiche di un interessante e variegato bestiario fantastico, che in buona parte affonda le sue radici in ambito lato sensu orientale e greco, ma la cui sopravvivenza nel corso del VII secolo a.C. e oltre è in un certo senso garantita dalle e legata alle differenti riletture locali, che spesso rielaborano liberamente i modelli allotri, dando vita a figurazioni parzialmente o del tutto nuove.
Il volume Il bestiario fantastico di età orientalizzante nella Penisola Italiana, che inaugura i Quaderni della serie Aristonothos, Scritti per il Mediterraneo Antico, ha lo scopo di creare un dossier di partenza, con il fine di attirare attenzione sul fenomeno e suscitare un dibattito, coinvolgendo studiosi che da diversi punti di vista (archeologico, storico artistico, antropologico, ecc.) e a diversi gradi di approfondimento hanno incontrato nella propria ricerca questo aspetto della cultura figurativa.

Religion of ancient Picenum was until now studied through a restricted number of epigraphical evidence and some partial, never fully pubblished archaeological data. Some new discoveries in the upper part of town of Asculum Picenum give us the chance to summarize and re-discuss the archaeological dossier concerning religion in South Picenum, gaining some new starting points for a global reconsideration of the whole argument

The agrarian divisions of the Gracchan age: a balance sheet - The Gracchan reform had an effective implementation; it wanted to solve the problems of the plebs of Rome and the military conscription. In order not to affect the interests of the Senate, it had to be carried out far from Latium and Etruria, in areas that can be reached via existing roads, or roads built for the occasion.
Via Popilia became the generating fulcrum of the Gracchan centuriation of Tanager Valley.
The reform affected the Apennine area of Southern Italy and Picenum, where it was more lasting.
Even with the risks of an argumentum e silentio, it seems that the lands of disappeared communities or the less fertile lands, with a pastoral vocation and more difficult to cultivate, have been targeted, such as the hills of internal Daunia and Samnium (at altitudes between 400 and 800 m); in essence, the more marginal lands, less appreciated by the Patres, were distributed.
But for the Patres this respect was not enough. They tolerated no control over their possessiones.
The murder of Gaius Gracchus did not immediately interrupt the great social process triggered by the agrarian reform, as shown, for example, by the centuriation of Carthage (120 BC) and the foundation of the Narbo Martius colony, deduced immediately afterwards (now Narbonne, 118 BC), despite opposition from the Senate and always with a deity name, Mars, like the three Gracchan colonies. Over time, in Italy the Patres had the green light for the slow, but inexorable, appropriation of the lands, alienating and impoverishing free Roman citizens, reconstituting the proletariat and forming huge private estates called latifundia.

In the summer of 2016 a series of preventive archaeological investigations due to the construction of a commercial and residential
complex along the Via Piceno-Aprutina, about 4 km southeast of the center of Ascoli Piceno, led to the discovery
of a large open area, bounded by rows of wooden palisades and next to the course of the Scodella stream. The area was characterized
by an intense attendance that can be placed between the end of the IV and the beginning of the III century BC.
The archaeological deposit is made up of pottery cores: black-glazed pots and achromatic bowl intentionally fractured around
one or more whole and straight kneading pans. The picture is completed by a good number of miniaturistic pots, some spearheads
and numerous loom weights. A short distance from the ceramic deposit, two distinct pits containing bone remains
belonging respectively to a young pig and a calf, characterized by very special deposition methods. The site can be interpreted
as a sacred area that has hosted religious rituals performed in the open air, probably in honor of a female deity connected
with the cycle of the seasons and fertility. This is the first context of the genus stratigraphically excavated in the Piceno
area, whose chronology, at the turn of the Roman «conquest», stimulates interesting food for thought.

I lavori per la realizzazione del metanodotto "Talamonti" hanno portato, fra il 2016 e il 2017, alla scoperta e riscoperta di due necropoli picene a Torre di Palme (Fermo).
Il volume, curato dalla Soprintendenza ABAP delle Marche, raccoglie i risultati degli studi prontamente condotti sulle sepolture, secondo un approccio interdisciplinare ad ampio spettro.

Sixty years of archaeological research and monumental restoration at the Cuma site of Monte Rinaldo (Fm) left very few traces in the scientific bibliography. This article begins the work of publishing the data on the Roman sanctuary that was discovered there in 1957, pre- senting a critical history of the research and restoration of one of the most significant monu- mental complexes in the entire Middle-Adriatic area. The rich presentation of numerous reliefs and excavation photos, previously unpublished, is accompanied by a critical review of the hy- potheses advanced up to now and a brief introduction to current and forthcoming studies, some of which are here anticipated.

This article is an attempt presenting the role colonization in the Roman policy of expansion towards Italian neighbors in 3rd century BCE-2nd BCE and showing the effects of this phenomenon, as illustrated by settlements in the Ager Gallicus and Picenum. Information on the founded colonies in sources, appearing somewhat on the margins of accounts of military activities and diplomatic missions in Italy (foedera), but also connected with the internal policy conducted by Rome (grants of land), may indicate that colonisation complemented such activities. This complementary character of the process of colonisation in relation to other political, military, diplomatic, and internal activities seems to be an important feature of the Roman imperialism.

Review of some fibulae types that are at the end of 7th and in first half of 6th century BC represented on both sides of Adriatic with identical specimens. Some reasons for such strange occurrence are offered, reaching from long distance trade based on wine, iron and amber, till arranged marriages caused by the political situation in south Italy.

in the Musei civici of reggio emilia there are four signacula ex aere from the territory of ascoli Piceno. These were sold to the Museo di Storia in the second half of the nineteenth century, along with numerous other finds, always found in the territory of ascoli Piceno, from Romualdo Braglia, who had worked in that area for several years. among these is
interesting a signaculum with the inscription P·D·F, which, known in at least thirteen copies, belongs to the group of multiple signacula, with equal form and with identical text, but often found in localities different and distant from each other. Very interesting is also a signaculum
with two onomastic elements in greek, which unfortunately cannot be completed.

Since Maria Teresa Cipriano's and Marie‐Brigitte Carre's seminal 1989 paper ‘Production et typologie des amphores sur la côte adriatique de l'Italie’ in the volume ‘Amphores romaines et histoire économique’, our knowledge of Adriatic Italian wine amphorae has much improved. Most of these ‘new data’, however, remain poorly known among the wider scholarly community and no real update regarding their production loci and distribution patterns has as yet been attempted. This paper fills the void for the central part of the eastern coastline between Rimini and Pescara and reviews the latest evidence regarding the manufacture and circulation of these amphorae. In the process, the central Adriatic area of Italy emerges as a key player in the Late Republican and Early Imperial wine trade. This reassessment provides a new starting point for the diachronic exploration of the Adriatic wine commerce between c.250 BC and AD 150.

The article displays the first results of the project concerning the Quagliotti-Davanzali necropolis, related to the Picenian centre of Numana. The study focuses on the process of occupation of the funeral area and the burial modalities, that vary over time. The funeral rituality
is analysed considering the composition and the association of the grave goods. This approach allowed to acquire new interesting data for the understanding of the role of Numana in the Adriatic area.

Numana is one of the most important centers for the Picenian civilization and prospered in the Marche and Abruzzo regions during the Iron Age. Almost all of the archaeological evidence found until now refers to the necropoleis spread over a broad territory, while data concerning inhabited areas are quite scarce. Although findings are plenty, the study of Ancient Numana is quite incomplete. As a matter of fact, all the published materials are related to single burials or finds and there are no overall studies on its territory. A recent research project involving a wider sector of the largest Numana necropolis (Quagliotti-Davanzali), has not been published yet but offers a detailed description since the excavation documentation is available. The project sets out to consider burials as organized systems, offering information on cultural transformations and on the social organization of the ancient community. The systematic analysis of the data from the burial and the single funerary sets - to be organized in a specific GIS - will be accompanied by an investigation of the ancient landscape in its many components - necropolis and inhabited area - in its diachronic development, thanks to the results of other recent analyses carried out in the Numana territory (geomorphology, GIS of the archaeological map, new surveys of the territory). The scope of the project is therefore to analyze times, ways of arrangements, shapes of the Ancient Numana, in its definition of a territorial, inhabited, rural space, by using methods and techniques to record and read new data, to build knowledge in a scenario which can be integrated with results coming from future research.

IT: Il presente lavoro tratta di un nuovo bollo laterizio proveniente dal territorio della città romana di Urbs Salvia. Tale documento riveste una particolare importanza poiché per la prima volta, in questo luogo, è attestata una produzione locale marchiata con il nome di una donna

ENG: The aim of this paper is to examine a new brick’s stamp that comes from the terri- tory of the roman city of Urbs Salvia. This finding is very important because in this place a local production branding with a female name is certified for the first time