Soggetto

«Il miglior testo scritto sul mio, chiamiamolo così, pensiero» (dalla Prefazione di Edgar Morin)

Possiamo vivere da soggetti, e non solo da inseguitori affannati, questo nostro tempo di vertiginose incertezze? Questa nostra sfidante quotidianità, trascinata per la prima volta dall’origine della specie nell’avventura di una società-mondo? Avventura sconosciuta, che porta con sé allo stesso tempo nuove speranze di civiltà delle relazioni e nuove inaudite barbarie?
Pochi studiosi come Edgar Morin hanno osato affrontare queste domande a tutto campo, interrogandosi sul ripensamento radicale della condizione umana che il nostro tempo invoca con drammatica urgenza. In quarant’anni di studi appassionati, Morin ha messo in dialogo la galassia parcellizzata dei saperi naturalistici e di quelli socio-antropologici, alla ricerca di un modo unitario di raccontare la nostra storia di specie, le nostre vicende sociali, e insieme la nostra esistenza quotidiana, nel vivo contesto dell’attuale ecologia planetaria.
Al cuore della straordinaria impresa moriniana c’è l’idea, spiazzante, che la qualità di soggetto non sia esclusivamente umana, ma caratterizzi ogni creatura vivente. Accogliendo la sfida di questo spiazzante decentramento, diventa possibile la 'reimmaginazione ecologica' della condizione umana, nella sua straordinaria unicità, senza separarla dal grembo della storia naturale. E diventa possibile scommettere sulla possibilità di vivere 'da soggetti' la nuova avventura della società planetaria che va trasformando giorno dopo giorno il nostro orizzonte di senso.

In questa prima monografia dedicata a Patrizia Cavalli, Rosalia Gambatesa esplora con appassionata sapienza filologica due opere cruciali dell’unica poeta ad aver ricevuto il premio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei e tra le più importanti viventi.
Il suo intenso corpo a corpo con la lingua oscura e lucente di Poesie (1974-1992) e di Tre risvegli, libretto d’opera di vent’anni successivo, si misura col teatrino ciclico di un soggetto sospeso “a metà strada tra grazia e disgrazia”. Sotto la lente della studiosa appare lo stralunato andirivieni tra casa e città di un io proteiforme, mosso meccanicamente, di scena in scena, dai soprassalti dei cicli naturali.
Il rigore del lavoro critico non scalfisce la meraviglia di uno spazio linguistico che espone il mistero dell’esistenza della poesia e introduce il lettore nell’enigma del farsi e del disfarsi del pensiero, espressione di una modernissima forma di resistenza al moderno.

Sommario

L’avvicinamento di Wittgenstein alla concezione materialista dell’ideologia per come è stata articolata da Althusser permette di ripensare il soggetto come funzione o, meglio ancora, fin- zione grammaticale. Viene così esplicitato quello che in Althusser era il rapporto immaginario intrattenuto con le condizioni reali d’esistenza. La centralità del carattere di ‘evidenza’ del contenuto dell’ideologia non è affatto distante dalla preminenza delle ‘certezze’ come fonda- menta grammaticali, come struttura di garanzia del discorso e dell’azione, indagata dall’ul- timo Wittgenstein. La rinuncia al soggetto fondante e la critica alla posizione delle evidenze e delle certezze conducono alla critica del discorso filosofico come costruttore di sovra-garanzie unificanti e gerarchizzanti e, in quanto tali, escludenti verso altre forme di vita, e dunque, altri linguaggi. In conclusione, inserendoci nel percorso indicato da Lecercle e riprendendo la sua critica all’individualismo metodologico, abbiamo indicato una possibile via futura a tale ri- cerca per quanto concerne la possibilità di contro-interpellazione, di affermazione individuale e collettiva.
Parole chiave: Althusser ‒ Wittgenstein ‒ Ideologia ‒ Grammatica ‒ Soggetto

Abstract

Bringing Wittgenstein closer to the materialist conception of ideology as articulated by Al- thusser allows the subject to be rethought as function or, better still, grammatical fiction. It is thus made explicit what in Althusser was the imaginary relationship entertained with the real conditions of existence. The centrality of the 'evidence' aspect of the content of ideology is not at all far from the preeminence of 'certainties' as grammatical foundations, as a guarantee structure of speech and action, investigated by the last Wittgenstein. The renunciation of the founding subject and the critique of the position of evidence and certainties lead to the critique of philosophical discourse as a builder of unifying and hierarchical over-guarantees and, as such, excluding other forms of life, and therefore other languages. In conclusion, by inserting ourselves in the path indicated by Lecercle and resuming his critique of methodological indi- vidualism, we have indicated a possible future path to this research regarding the possibility of counter-interpellation, of individual and collective affirmation.
Keywords: Althusser ‒ Wittgenstein ‒ Ideology ‒ Grammar ‒ Subject

Il problema del soggetto è uno dei nodi centrali della riflessione femminile e femminista degli ultimi decenni. In questa raccolta di saggi il tema viene affrontato, nell'ambito di una critica della modernità, dal punto di vista privilegiato di una teoria delle passioni e della 'differenza emotiva'.

Indice Introduzione 1. Proposta terminologica 2. Lʼindividuo e il suo divenire nellʼantichità 2.1 Tra corpo e mimesis 2.2 La vicenda di Edipo, alla scoperta di se stessi 3. Lʼidentità allo specchio 3.1 Dioniso e Narciso, la loro immagine allo specchio 4. Lʼindividuo tra memoria e narrazione 4.1 Cenni su Ricoeur e lʼidentità attraverso la narrazione 4.2 Narrarsi ed essere narrati 4.2.1 Il sé di fronte alla scrittura: Gargani e Foucault 4.2.2 La narrazione di sé attraverso lʼaltro. Adriana Cavarero e lo stupore di Ulisse 4.3 Narrazione storicità e vita 5. Lʼindividuo tra positività e dispositivi. Le tecnologie del sé in Foucault 5.1 Le positività nella loro affermazione 5.2 Questione di "tecnologie": dalla filosofia greco-romana alla spiritualità cristiana 5.2.1 Viene prima il «conosci te stesso» o il «prendersi cura di sé»? 5.2.2 Il cristianesimo tra exomologesis e exagoreusis 6. Verso un'identità del sé

Per quanto possa essere in crisi, il soggetto non è scomparso e in bioetica emerge con un imprescindibile portato veritativo. Tutti i progetti che ne sostanziano la riflessione nascono, infatti, da una sorta d’insoddisfazione per ciò che l’uomo stesso è, per la sua condizione attuale, il suo presente. Così, la crisi del soggetto finisce per essere per certi aspetti nascosta e per altri amplificata dalla tecnologia. Nella misura in cui ricerca un’‘altra’ condizione umana, quest’ultima possiede un andamento malinconico e l’uomo che le si affida, invece che superare la sua crisi, finisce per scoprirne la vera natura. Accostando la riflessione bioetica all’affascinante meditazione che Michel Foucault ha proposto del percorso dei Cinici e della sovranità individuale, il presente contributo si propone di delineare una risposta alla crisi della soggettività contemporanea all’altezza dell’imperfezione umana. --- Despite being in crisis, the subject has not disappeared and in bioethics it emerges with an inescapably laden veritative. All the projects which substantiate reflection arise, in fact, from a sort of dissatisfaction with what human being is, his actual condition, his present. Therefore, the crisis of the subject ends up being hidden in some respects, and amplified in others by technology. Insofar as it searches for ‘another’ human condition, the latter has a melancholic course and the human being who places trust on it instead of overcoming his crisis, ultimately uncovers its real nature. Placing this bioethical reflection in relation to the fascinating meditation that Michel Foucault proposed of the path of the Cynics and individual sovereignty, the present contribution aims to outline a response to the crisis of contemporary subjectivity worthy of human imperfection. ("Rivista di filosofia neoscolastica")

Dalla prima pagina:
Ormai un secolo fa moriva, ventitreenne, Otto Weininger (1880-1903). A cento anni di distanza dal giorno in cui Weininger si uccideva, sparandosi al cuore nello stesso luogo in cui era morto Beethoven, parlare di questo autore sembra mettere in imbarazzo o richiedere, in via di premessa, alcune scusanti. Il che non è poi così impensabile, se è vero quanto ha sostenuto in un suo libro Allan Janik, per il quale «scrivere di Weininger oggi è in un certo senso come scendere nell’inferno» . Potremmo iniziare da qui la nostra lettura di Weininger, da un’affermazione che sorprende, ma non troppo. Cominciamo col dire, infatti, che una lettura superficiale dell’opera principale di Weininger, Sesso e Carattere , sembra anzi confermarla. Se guardiamo in prospettiva alla storia del Novecento, agli avvenimenti che ci separano dalla morte di Weininger, riesce difficile proporre una lettura di questo pensatore, conoscendo ciò che di lui avrebbe affermato un uomo come Adolf Hitler: «nella mia vita ho conosciuto un unico ebreo degno: Otto Weininger che si suicidò il giorno stesso in cui si rese conto che gli Ebrei fioriscono sulla decadenza dei popoli» . Non sono però solo gli “illustri” pareri su Weininger a lasciare sgomenti. Se cambiassimo metodo, e offrissimo al lettore alcune delle tesi weiningeriane, non vedremmo infatti mutare la sua, e la nostra, reazione.

Cultura Tedesca, (17) 2003, pp. 215 - 231

Per quanto possa essere in crisi, il soggetto non è scomparso e in bioetica emerge con un imprescindibile portato veritativo. Tutti i progetti che ne sostanziano la riflessione nascono, infatti, da una sorta d’insoddisfazione per ciò che l’uomo stesso è, per la sua condizione attuale, il suo presente. Così, la crisi del soggetto finisce per essere per certi aspetti nascosta e per altri amplificata dalla tecnologia. Nella misura in cui ricerca un’‘altra’ condizione umana, quest’ultima possiede un andamento malinconico e l’uomo che le si affida, invece che superare la sua crisi, finisce per scoprirne la vera natura. Accostando la riflessione bioetica all’affascinante meditazione che Michel Foucault ha proposto del percorso dei Cinici e della sovranità individuale, il presente contributo si propone di delineare una risposta alla crisi della soggettività contemporanea all’altezza dell’imperfezione umana.
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Despite being in crisis, the subject has not disappeared and in bioethics it emerges with an inescapably laden veritative. All the projects which substantiate reflection arise, in fact, from a sort of dissatisfaction with what human being is, his actual condition, his present. Therefore, the crisis of the subject ends up being hidden in some respects, and amplified in others by technology. Insofar as it searches for ‘another’ human condition, the latter has a melancholic course and the human being who places trust on it instead of overcoming his crisis, ultimately uncovers its real nature. Placing this bioethical reflection in relation to the fascinating meditation that Michel Foucault proposed of the path of the Cynics and individual sovereignty, the present contribution aims to outline a response to the crisis of contemporary subjectivity worthy of human imperfection.

("Rivista di filosofia neoscolastica")

Rosmini ha colto l’originarietà nella coscienza dell’affettivo e dell’ontologico. Il presente contributo offre elementi d’analisi del pensiero del Roveretano, i quali portano all’evidenza passaggi-chiave per interpretarne più a fondo l’ontologia, proprio nell’approfondimento che di essa egli realizza nel ripensare il trascendentale. Nella risignificazione del trascendentale avvenuta nel passaggio dalla metafisica classica al pensiero moderno della soggettività, l’individuazione della co-appartenenza strutturale tra affezione-sentimento fondamentale e trascendentale assoluto pulchrum-agape permette di cogliere la sintonia non estrinseca tra Tommaso e Rosmini, e nel contempo di evitare la deriva soggettivistica e quella cosificante l’essere.

Les symboles et les métaphores auxquelles Nietzsche recourt me guident le long d’un parcours interprétatif qui met en échec plusieurs préjudices herméneutiques et ouvre la voie à de nouvelles formes d’interrogations existentielles. Dans le Zarathoustra, l’instance éthique est profondément liée à l’instance psychologique et, de même, l’évocation de la dimension du sacré fournit aux stimulus que le texte véhicule, une valeur utopique qui dépasse la simple subjectivité conçue entre les limites d’une compression étroitement analytique.
Il apparaît ainsi comment, à travers des références constantes à l’amour, à la route et au don – par exemple – est proposée une perspective vitaliste et intersubjective au sens fort du terme.

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Avec le deuxième chant des Gathas de Zarathoustra traduit par Khosro Khazai Pardis

Dalla prima pagina: Ormai un secolo fa moriva, ventitreenne, Otto Weininger (1880-1903). A cento anni di distanza dal giorno in cui Weininger si uccideva, sparandosi al cuore nello stesso luogo in cui era morto Beethoven, parlare di questo autore sembra mettere in imbarazzo o richiedere, in via di premessa, alcune scusanti. Il che non è poi così impensabile, se è vero quanto ha sostenuto in un suo libro Allan Janik, per il quale «scrivere di Weininger oggi è in un certo senso come scendere nell’inferno» . Potremmo iniziare da qui la nostra lettura di Weininger, da un’affermazione che sorprende, ma non troppo. Cominciamo col dire, infatti, che una lettura superficiale dell’opera principale di Weininger, Sesso e Carattere , sembra anzi confermarla. Se guardiamo in prospettiva alla storia del Novecento, agli avvenimenti che ci separano dalla morte di Weininger, riesce difficile proporre una lettura di questo pensatore, conoscendo ciò che di lui avrebbe affermato un uomo come Adolf Hitler: «nella mia vita ho conosciuto un unico ebreo degno: Otto Weininger che si suicidò il giorno stesso in cui si rese conto che gli Ebrei fioriscono sulla decadenza dei popoli» . Non sono però solo gli “illustri” pareri su Weininger a lasciare sgomenti. Se cambiassimo metodo, e offrissimo al lettore alcune delle tesi weiningeriane, non vedremmo infatti mutare la sua, e la nostra, reazione. Cultura Tedesca, (17) 2003, pp. 215 - 231