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Nel 2011 lo studioso canadese John Clute in Pardon This Intrusion: Fantastika in the World Storm introduce nel panorama critico occidentale un termine ‘ombrello’, fantastika, che comprende fantasy, science fiction e horror. Il tentativo... more
Nel 2011 lo studioso canadese John Clute in Pardon This Intrusion: Fantastika in the World Storm introduce nel panorama critico occidentale un termine ‘ombrello’, fantastika, che comprende fantasy, science fiction e horror. Il tentativo di circoscrivere un modo letterario che in forme differenti rappresenta il turbamento e l’alienazione di fronte alla rottura del “paradigma di realtà” (Lucio Lugnani, “Per una delimitazione del ‘genere’”, 1983),  aveva già visto delinearsi una pluralità di posizioni: fra le più note, il fantastico come “esitazione” fra “strano” e “meraviglioso” (Tzvetan Todorov, The Fantastic: A Structural Approach to a Literary Genre, 1975), come espressione del “rimosso” (Jean Bellemin-Noël, Notes sur le fantastique, 1972), o anche forma di opposizione sociale (Rosemary Jackson, Fantasy: The Literature of Subversion, 1988), infine come proposta di una logica alternativa a quella dell’esperienza quotidiana (Italo Calvino, Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società, 1995).
La questione è in ogni caso ancora aperta e la produzione “fantastika” occupa una posizione ambigua nel contesto critico occidentale, poiché attraversa i generi in modo spurio, e sembra sfuggire a nette classificazioni, rimanendo in qualche modo alla periferia del sistema letterario. In questo quadro risulta ancora più sfuggente come oggetto di analisi critica lo spazio narrativo delle scrittrici, che qui si è indagato adottando una prospettiva comparata e multi-genere.
I saggi del volume analizzano la letteratura fantastica a firma femminile nelle sue declinazioni più varie, esplorando la presenza di elementi tematici legati al soprannaturale, all’horror e alla fantascienza, ma anche alla volontà di raccontare le utopie e le distopie del mondo contemporaneo, a partire da un punto di vista solo apparentemente ‘fuori dalla realtà’, invece in grado di esplorare in profondità l’esistente.
Questo studio indaga la natura della weird fiction, con l'intento di contestualizzarla e darne una definizione. A partire da un inquadramento storico della letteratura del soprannaturale e delle sue tendenze evolutive, l'analisi punta a... more
Questo studio indaga la natura della weird fiction, con l'intento di contestualizzarla e darne una definizione. A partire da un inquadramento storico della letteratura del soprannaturale e delle sue tendenze evolutive, l'analisi punta a superare la concezione di weird come termine legato esclusivamente ai pulp magazines statunitensi dei primi anni del Novecento. L'obiettivo è dimostrare che il weird è un modo narrativo a sé stante, adoperato anche al di fuori della ristretta categoria dei pulp, e derivato da alcuni assunti della letteratura più comunemente nota come "fantastica". Il lavoro è diviso in due parti: la prima, teorica, approfondisce l'esistenza e le ragioni del weird come modo letterario; la seconda applica quest'ottica modale ad alcuni testi selezionati tra le opere di tre autori di primo Novecento: Howard Phillips Lovecraft, Stefan Grabin'ski e Jean Ray.