IBRIDI DI CARTA, CARNE E METALLO. NALIA DI MONDO9
DI DARIO TONANI
di FRANCESCO CORIGLIANO
La saga di “Mondo9” di Dario Tonani è uno dei fenomeni editoriali nella narrativa italiana di genere degli ultimi anni. Con Mondo9 (Delos, 2012), Cronache di
Mondo9 (Mondadori Urania, 2015), Naila di Mondo 9 (Mondadori, 2018) e alcuni
racconti sparsi in diverse antologie, Tonani ha costruito un universo narrativo ben
riconoscibile e molto apprezzato dal grande pubblico.
Dario Tonani è uno dei nomi di spicco della fantascienza italiana contemporanea. Vincitore del Premio Italia per otto volte, e del premio Europa nel 2017 come
miglior autore di fantascienza, Tonani è stato apprezzato anche all’estero. Dal 2014
il ciclo di Mondo9 è tradotto e pubblicato in Giappone, dove già nel 2015 la rivista
«Ga Yomitai» ha inserito Mondo9 tra i dieci libri di fantascienza più importanti
nell’anno. La serie narrativa sta venendo tradotta anche in Russia.
In questo articolo ci concentreremo soltanto sull’ultimo romanzo del ciclo,
Naila di Mondo9, indagando le ibridazioni presenti nel testo sia da un punto di
vista formale che da un punto di vista tematico. Di conseguenza, inizialmente approfondiremo alcuni aspetti riguardanti la classificazione di quest’opera narrativa,
che oscilla tra diverse sfumature della fantascienza; secondariamente prenderemo
in analisi i rapporti tra questo ibridismo e i caratteri della protagonista della storia,
interrogandoci sulla valenza del femminismo nel romanzo.
1. Ibridismo tra generi e temi
Naila di Mondo9 è presentato come un titolo di fantascienza, scritto da un
autore specializzato in questo genere. Sul sito di Oscar Mondadori, collana in cui
è pubblicato Naila, appare il commento di Valerio Evangelisti: «Un intreccio sorprendente, uno stile raffinatissimo, una fantasia illimitata. La fantascienza italiana del XXI secolo si chiama Dario Tonani». Interessante anche il parere di Bruce
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Sterling: «Ambientati in un futuro allucinato e crudele, i romanzi di Tonani sono
splendidi. Sono lieto di vedere che c’è una nuova voce come la sua»1.
Eppure, la fantascienza di Naila di Mondo9 risulta abbastanza atipica sin dalle
prime pagine. Nella sua saga Tonani non rappresenta viaggi nello spazio o tecnologie avveniristiche: Mondo9 è una realtà dominata da una particolare connessione
tra tecnologia e vita organica, un pianeta sporco, pericoloso e degradato, coperto
di deserti su cui si muovono navi biomeccaniche alimentate con il sangue di creature viventi.
Naila di Mondo9 ribalta i cliché della fantascienza: i suoi vascelli non viaggiano
tra le stelle, ma sul terreno; i suoi spazi non sono infiniti e promettenti, ma mortali
nella loro aridità; la tecnologia, pur essendo in grado di fare meraviglie, si fonda
sulla fatica umana e a volte letteralmente sul sacrificio dei corpi.
In Naila di Mondo9 non si trova un vero intento speculativo a proposito del
futuro, e neanche il tentativo di immaginare una prospettiva differente sulla nostra realtà storica. Come anche nei romanzi precedenti, in Naila di Mondo9 sono
presenti gli esseri umani, ma non è presente la Terra, e per tutta la narrazione
non viene in alcun modo suggerita una correlazione tra Mondo9 e la Terra stessa.
Per quanto il lettore possa saperne, i due pianeti potrebbero trovarsi anche in
due universi totalmente differenti. Questo è un dato notevole, perché la scelta di
ambientare la vicenda su un pianeta diverso dalla Terra – scelta ricorrente nella
fantascienza classica – qui assume un significato minore, ed è anzi quasi irrilevante.
Il pianeta è un pretesto per poter immaginare liberamente un mondo diverso, con
delle regole naturali proprie, che non vengono mai poste in diretta relazione con
quelle del mondo del lettore. Dette regole non vengono neanche spiegate: non si
illustra mai come funzioni la bizzarra alimentazione delle navi, né come possa esistere la vita in zone così pericolose, né come in tanta devastazione possano essere
prodotti oggetti e materiali necessari al mantenimento delle navi stesse. In realtà,
la narrazione funziona benissimo senza che questi aspetti vengano spiegati: eppure
la fantascienza classica ci ha abituato, se non ad approfondimenti scientifici, quantomeno a tentativi di spiegazione delle proprie immagini più meravigliose, o di
quegli aspetti che Suvin ha definito nova2 e che in Naila di Mondo9 sono costituiti
dalle navi stesse, dagli pneuomosnodi – scialuppe di salvataggio automatiche, che
si muovono da sole – o dai mechardionici, esseri metallici che un tempo sono stati
umani. In effetti, nel romanzo si trovano diverse spiegazioni sul funzionamento
della vita su Mondo9: ad esempio viene illustrato il processo di avanzamento e di
contaminazione della malattia del metallo che produce i mechardionici, oppure
1
I commenti appaiono nella sezione Recensioni, insieme ad altri che riconducono il romanzo
sempre alla fantascienza (www.oscarmondadori.it/libri/naila-di-mondo-9-dario-tonani/).
2
Per Suvin «la strana novità – il novum – è la sua raison d’être», DARKO SUVIN, Le metamorfosi
della fantascienza, traduzione di LIA GUERRA, Bologna, il Mulino, 1985, p. 54.
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Ibridi di carta, carne e metallo. Nalia di Mondo9 di Dario Tonani
vengono forniti dettagli sulla vita più o meno organica che si trova sul pianeta3, o
ancora come si svolgano alcune delle tecniche di sopravvivenza sul pianeta, come
ad esempio la caccia alle balene della sabbia: non ci si limita a spiegare che questi
cetacei vengono cacciati con degli arpioni, ma si spiega anche il funzionamento di
alcune “boe” di legno che impediscono agli animali di nascondersi sotto il deserto.
Queste spiegazioni risultano però circostanziate, necessarie più a un processo di
worldbuilding che a una riflessione sul senso della tecnologia o sulle possibilità
dello sviluppo umano.
Manca quello che Roberts, commentando le tesi di Suvin, individua come
atteggiamento della fantascienza: «it is not the ‘truth’ of science that is important to SF; it is the scientific method, the logical working through of a particular
premise»4; quel processo di ragionamento che compara il mondo nuovo al nostro
mondo di lettori, e che lo stesso Suvin ha definito “straniamento cognitivo”.
D’altra parte negli ultimi anni la fantascienza ha dimostrato che, per poter
essere tale, non ha bisogno necessariamente di una stretta correlazione con il reale.
La fantascienza può realizzarsi anche attraverso la proposizione di realtà ben distanti dalle nostre, che proprio nella loro diversità possono offrire riflessioni importanti: «SF does not project us into the future; it relates to us stories about our
present, and more importantly about the past that has led to this present»5.
Naila di Mondo9 porta alla mente diversi temi che permettono una riflessione
sulla nostra contemporaneità, come ad esempio il discorso sull’ambiente o sul rapporto con la tecnologia. Eppure la struttura generale della narrazione si fonda su un
mondo senza alcuna correlazione diretta col nostro, dotato di un proprio sistema
di regole naturali il cui funzionamento non viene spiegato, e questa commistione di
particolari è spesso rintracciabile nel fantasy, nel quale – come nota lo stesso Suvin
– non v’è necessità di spiegare scientificamente le regole del mondo stesso6.
Se l’etichetta di “fantascienza” incombe sul romanzo senza essere risolutiva,
quindi, è pur vero che esso non si lascia ingabbiare facilmente in altre categorie.
L’immaginario di Naila di Mondo9 richiama decisamente il dieselpunk – basterebbero le navi su ruote – mentre i temi trattati richiamano alla mente anche il cyberpunk, per le riflessioni più o meno implicite sul transumanesimo e sulla connessione tra organico e meccanico.
Le navi di Mondo9, pur restando mezzi di locomozione, hanno una propria
biologia, manifestano una propria volontà, nascono da uova e crescono come orga-
3
In appendice al volume dell’edizione del 2018 è presente anche una piccola enciclopedia su
tanti elementi di Mondo9, con illustrazioni di Franco Brambilla e testi dello stesso Tonani.
4
ADAM ROBERTS, Science Fiction, Londra, Routledge, 2006, p. 9.
5
Ivi, p. 28.
6
Suvin sostiene, estremizzando, che il «fantasy si caratterizza per l’irruzione di un mondo anticognitivo nel mondo della cognizione empirica», DARKO SUVIN, Le metamorfosi della fantascienza,
cit., p. 42.
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Francesco Corigliano
nismi, facendo crescere paratie, ciminiere e ruote. Hanno un cuore che le alimenta
e che funge da motore, e sviluppano annualmente una propria sessualità, in una
affascinante commistione di macchina e vita animale.
Ma il fatto che le bionavi siano così comuni e importanti nella vita del pianeta
non deve far credere che esse siano accettate con serenità: il legame tra natura e
biomeccanicità risulta, nella narrazione, un elemento spesso inquietante, e non è mai
davvero normalizzato. Molte notizie sul funzionamento delle navi restano oscure, e
spaventano in parte anche i personaggi, come ad esempio la necessità di usare degli
“interni”, entità ectoplasmatiche realizzate industrialmente e che un tempo erano
forse esseri umani. Facendo riferimento alle teorie di Mark Fisher, si individua tanto
un senso del weird7 – con la commistione sbagliata, che crea angoscia per il solo atto
di esistere – quanto dell’eerie, dell’inquietudine data dalla percezione di una volontà
estranea all’essere umano e fondamentalmente sconosciuta8. Inoltre qua e là non
mancano sezioni horror con dettagli truculenti9.
L’ibridismo di genere letterario in Naila di Mondo9 si riflette nella materia narrata, e inevitabilmente anche sulla sua protagonista principale.
2. Naila tra ruoli e generi
In questo contesto dai confini di difficile definizione, Tonani inserisce una
protagonista femminile particolarmente forte, che tende a incarnare in sé tutte le
complessità del romanzo in generale.
Nei primi romanzi Tonani aveva raccontato le vicende di Naila, descrivendone
l’infanzia e l’adolescenza. In Cronache di Mondo9 la si vede incontrare la prima e
unica nave volante di tutto il pianeta, la Miserable, e manifestare tutti i caratteri che
la definiranno nel romanzo successivo.
Naila diventa infine l’unica comandante donna di tutto Mondo9. Questo elemento, che già basterebbe a distinguerla in un ambiente dominato dagli uomini,
è ulteriormente potenziato da un espediente narrativo: sin dalle prime pagine del
MARK FISHER, The Weird and the Eerie, London, Repeater Books, 2016, p. 11.
Ivi, p. 61.
9
Si veda ad esempio la scena dedicata alla morte di Melacco, un oscuro personaggio che sopravvive raccattando la ruggine da relitti metallici, e che viene ucciso da un mechardionico: «Il mechardionico si bloccò, aprì lo sportellino portacuori ed estrasse per la coda uno dei topi. Il grumo
di pelo non si muoveva, esattamente come il corpo con gli occhi sbarrati steso sotto di lui. Spinse
il piccolo cadavere tra le labbra di Melacco e si assicurò che non penzolasse fuori. Poi la sua mano
sparì di taglio nel torace dell’uomo, sprizzando sangue ovunque. Yasir nascose la faccia tra le mani,
per non vedere, ma finì per sbirciare la scena tra le dita. Con un risucchio osceno l’uomo di metallo
ritrasse il pugno dal petto del poveraccio, rovesciò la testa all’indietro e s’infilò in gola il cuore
fresco di sangue scarlatto», DARIO TONANI, Naila di Mondo 9, Milano, Mondadori, 2018, pp. 72-73.
7
8
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Ibridi di carta, carne e metallo. Nalia di Mondo9 di Dario Tonani
romanzo si accenna a una profezia che sostiene che sarà proprio un capitano donna10
a domare la Grande Onda, una specie di tsunami di sabbia che sconvolge periodicamente il pianeta. La femminilità di Naila è dunque proposta come uno strumento
narrativo, e il suo sviluppo come personaggio è uno degli obiettivi che l’autore si è
proposto:
Con Naila la vicenda è tutta nelle mani di una donna, almeno per quanto può
esserlo la struttura corale di un romanzo con diversi punti di vista alternati. Era
una scelta e un salto che volevo fare con tutto me stesso, cimentarmi con una
figura che non rinunciasse alle proprie prerogative femminili pur in un contesto
professionale difficile, maschile e maschilista come la Marineria di Mondo911.
Tonani chiarisce che nel contesto fittizio di Mondo9 c’è una certa resistenza ad
accettare il ruolo di Naila. Si insiste spesso sulla sua infanzia, quando giocava con
altri bambini costruendo navi di cartone e le veniva impedito di fare il capitano
perché non era maschio.
Naila è dunque posta in una posizione liminale, unica donna a ricoprire una
carica prettamente maschile, peraltro su una nave – la Syrakk – che fa un po’ da
baleniera e un po’ da nave mercantile, senza un’identità precisa. I caratteri della
sua figura si intrecciano direttamente alla nave stessa e ad altri personaggi, e principalmente con Asur.
Asur è uno dei mechardionici, esseri umani colpiti da una malattia che ne muta
il corpo a tal punto da renderli totalmente costituiti da metallo. Vivono grazie a
cuori organici che “rubano” e che infilano dentro uno sportellino che cresce loro
sul petto. Sono ciechi, e percepiscono il mondo attraverso gli altri sensi e “sentendo” il metallo12.
Asur è anche un ufficiale sulla Syrakk – quindi sottoposto di Naila – ma è
soprattutto il suo amante. La rappresentazione delle scene di sesso tra i due è
particolare, poiché, per parte di Asur, sono incentrate sui cuori organici custoditi
nel petto metallico. Toccare i cuori attraverso lo sportellino è un enorme atto di
intimità che Asur ha consentito soltanto a Naila, sottolineando ulteriormente l’eccezionalità del capitano della Syrakk.
10
Nel romanzo Tonani usa sempre il termine “capitano”, al maschile, per riferirsi a Naila.
Nel resto del presente intervento faremo lo stesso, per rimanere aderenti alla terminologia usata
nel testo.
11
NICK PARISI, Intervista a Dario Tonani, in «Andromeda», 15 febbraio 2021, andromedasf.
altervista.org/intervista-a-dario-tonani/.
12
La prospettiva sensoriale è uno dei punti più interessanti di questa parte del setting di
Mondo9. Le scene che descrivono il modo di percepire la realtà da parte dei mechardionici sono
quelle in cui si individua maggiormente una riflessione sul rapporto tra corporeità e coscienza, in
un approccio più simile al narrare ragionativo implicito alla fantascienza.
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Francesco Corigliano
La complessità del personaggio di Naila si manifesta dunque nella fisicità, e
passa attraverso l’elemento della maternità. Il capitano, infatti, decide di voler diventare madre, nonostante sia consapevole delle difficoltà implicite, poiché: «Era
già un’impresa essere donna in un ambiente maschile, figuriamoci una madre!»13.
L’amato Asur però non può diventare il padre biologico, poiché è letteralmente fatto di metallo e incapace di prendere parte al concepimento.
Naila chiede a Sargàn di fungere da padre biologico. Sargan è il guardiasabbia,
un alto ufficiale a bordo della Syrakk, un uomo molto più anziano di lei che l’ha
raccolta da ragazzina e che l’ha protetta:
Era poco più che tredicenne quando l’aveva presa sotto la sua ala, a bordo
dell’Afritania, spaurita ma tutt’altro che doma. Gli tornò alla mente com’era
riuscita a mettersi in salvo dalle ruote, ad arrampicarsi a mani nude sugli assali
e a vincere la paura di essere rimasta sola al mondo. In lui, ramingo e taciturno per natura, aveva visto una figura paterna e un’occasione di riscatto14.
Con il benestare di Asur, Sargan accetta di fare da padre biologico, e in questo
modo attorno a Naila si crea una famiglia peculiare, con due padri – uno umano
e uno no. Come osservato proprio da Sargàn, «Che lo volesse o no, sarebbero
diventati una famiglia, lui, Naila, Asur e la piccola creatura a cui non era ancora
stato dato un nome»15.
A questa famiglia si aggiunge in un certo senso la stessa nave Syrakk. Naila si
rivolge tanto alla nascitura quanto alla nave con lo stesso appellativo: “bimba”.
«Devo andare là fuori con la bimba?»
Sargàn fu sollevato dal fatto che Naila non avesse raccolto la provocazione.
«A quale bimba ti riferisci?»
«Alla nave, ovvio»16.
La nave è anche uno specchio di Naila. Mentre Naila è incinta, la nave manifesta la propria sessualità, dopo diciannove anni di forma asessuata. Normalmente
le navi non hanno sessualità, ma periodicamente possono manifestarne una, maturando genitali maschili o femminili. La Syrakk sceglie di diventare femmina e verrà
protetta dal proprio equipaggio dal pericolo di altre navi sessuate, che potrebbero
letteralmente stuprarla. La Syrakk verrà in seguito condotta ad accoppiarsi con
una nave maschio, in un contesto che è più proprio dell’allevamento che della
13
14
15
16
DARIO TONANI, Naila di Mondo9, cit., p. 65.
Ivi, p. 159.
Ibid.
Ivi, p. 102.
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Ibridi di carta, carne e metallo. Nalia di Mondo9 di Dario Tonani
manutenzione navale, e che peraltro prevede l’intervento di manovratori sotto l’effetto di droghe bio-meccaniche, operai specializzati che a causa degli stupefacenti
sembrano quasi partecipare direttamente all’amplesso.
Anche la Syrakk però presenta delle proprie peculiarità. Normalmente le navi
manifestano tanti organi sessuali, mentre la Syrakk ne evidenzia uno solo, quasi a
proporre un’ulteriore associazione a Naila. Da parte sua il capitano paragona spesso se stessa alla nave, e più volte manifesta dispiacere perché la Syrakk ha scelto
di essere femmina. L’associazione della Syrakk al genere femminile è ben presente
all’interno del romanzo17, e Naila cercherà anche di farle cambiare sesso, soprattutto per paura che le navi predatrici possano arrecarle del danno.
La Syrakk non riuscirà però a deporre le proprie uova. Quasi per una forma di
rispecchiamento in Naila, il suo desiderio di essere madre ad ogni costo la porterà
a covare delle uova di nave trovate per caso sepolte nel deserto. L’istinto materno
volgerà anche a suo danno, perché la sua ostinazione permetterà a una nave rivale
di attaccarla e danneggiarla:
«Da verginella a quasi mamma. Ne ha fatta di strada la bimba in una settimana!»
Lei sollevò la testa. Per un attimo aveva pensato che l’anziano Guardiasabbia
si riferisse a lei, la ragazzina venuta dalle ruote. […]
«Dici che se ci avvicinassimo troppo alle uova potrebbe diventare pericolosa?»
Sargàn scrollò le spalle.
«Dico che non lo farei per niente al mondo.»
«Ma non sono sue!» protestò rimettendo le mani nella sabbia.
«La bimba è una madre come lo sono io, cioè…»
«Istinto materno» la interruppe lui18.
«Le coverà, Naila. Fino alla schiusa. È una femmina. Una madre. Non è
nient’altro che il suo istinto, dovresti capirlo…» Lei aveva le lacrime agli occhi per la rabbia19.
Viene dunque rimarcato un aspetto biologico delle navi: «Che fosse femmina
o maschio, ogni vascello a ruote custodiva in sé l’istinto del genitore»20. Eppure, a
differenza di altre navi del romanzo, la femminilità della Syrakk è determinante e
funge da motore narrativo, cambiando le sorti di Naila e dell’equipaggio. La sua
vicenda trascende la specificità dell’essere una commistione di elementi organici e
meccanici: è il suo voler essere madre, come nel caso di Naila, ad avere una particolare funzione narrativa.
17
Quando la nave manifesta delle difficoltà meccaniche, Naila dirà che la sente «come una
danzatrice con una sola scarpetta» (ivi, p. 89).
18
Ivi, p. 184.
19
Ivi, p. 179.
20
Ivi, p. 211.
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D’altra parte, anche Naila manifesta un ibridismo tra organico e meccanico. La
profezia che la vuole domatrice della Grande Onda si confonde, infatti, con una
malattia: pur non avendo contratto il Morbo, dentro il suo corpo si manifesta un
grumo metallico, la cui forma ricorda quella di una nave.
Era una nave, un minuscolo vascello di filigrana finissima con le vele ingravidate dal battito del suo cuore. Una miniatura, il gioiello di un artista folle e sconosciuto, che doveva pesare poco più di un respiro. Alberi, cassero,
polena, vele, fasciame dello scafo… tutto così minuscolo da stare in cima a
un’unghia… se solo avesse potuto tenerlo in mano. Per quanto le fosse dato
capire dalle periodiche autopalpazioni, quella nocciolina d’oro zecchino era
libera di muoversi ovunque nel suo petto, senza darle dolore, se non una fitta
lancinante quando la intercettava con le dita21.
Il grumo metallico lascia il corpo di Naila solo alla fine del romanzo, subito
dopo il parto. Poco dopo, in un gesto di generosità che le costerà la vita, Naila
offrirà il proprio cuore ad Asur, per permettergli di sopravvivere. Naila muore, ma
in qualche modo stranamente la sua coscienza si fonde con quello che resta della
Syrakk: unite nei pericoli e nella maternità, capitano e nave alla fine diventano una
cosa sola.
La figlia di Naila viene infine lasciata in uno pneumosnodo, una sorta di capsula di salvataggio automatica che viaggia nel deserto. Asur e altri personaggi, non
avendo altro modo di farla sopravvivere, chiudono la neonata dentro la scialuppa,
in modo che sia la nave stessa a provvedere alla necessità della bimba.
E in effetti lo pneumosnodo assolverà a una vera e propria funzione genitoriale, crescendo la bambina e instradandola sin dai primi mesi sulle tracce marinaresche di sua madre.
Le aliquadre che di tanto in tanto venivano ad appollaiarsi sul tetto e coi
loro becchi affilati percuotevano il metallo inducendola a imitare i loro colpi
con la bocca. Una sorta d’introduzione alla fonetica della metallingua che
avrebbe imparato con i cilindri successivi, a partire dal nono mese. La prima
parola pronunciata fu nave. La seconda sabbia. Non c’erano dubbi, però, che
a destinazione sarebbe stata in grado di compitare perfettamente il termine
pneumosnodo.22
Naila di Mondo9 è un romanzo fondato sull’ibridismo e sul senso della commistione. Non è un’opera totalmente immersa nel genere fantascientifico, e anche
i suoi temi e i suoi personaggi risultano parimenti ambigui: la sopravvivenza in un
21
22
Ivi, p. 17.
Ivi, p. 254.
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Ibridi di carta, carne e metallo. Nalia di Mondo9 di Dario Tonani
mondo crudele in cui si mescolano organico e meccanico fa da sfondo alle vicende
di una donna che ricopre un ruolo prettamente maschile, un capitano che porta del
metallo nella propria carne e la cui prole sarà cresciuta da una macchina. La femminilità di Naila e il suo ruolo di madre fungono da motore narrativo, ma anche da
punto di arrivo per gli altri personaggi.
Eppure proprio per questo la questione del femminismo nel romanzo è di
difficile trattazione. Il focus sulla protagonista femminile e sulla sua lotta con un
universo dominato dagli uomini pone Naila di Mondo9 in un’ottica attenta alla riflessione sui generi e alla questione femminile, nonostante gli obiettivi di Naila e la
sua realizzazione passino comunque e sempre attraverso il ruolo di madre. Anche
la predestinazione voluta dalla profezia potrebbe far apparire come secondarie
le effettive scelte di Naila, e far ritenere che la sua riuscita come capitano e come
donna sia da ascrivere soltanto all’avverarsi della profezia della Grande Onda.
A ben vedere, però, la predestinazione non è che un modo per assecondare il
carattere di Naila stessa. Il capitano è centrale perché vuole essere, perché vuole
agire, continuando a inseguire i propri desideri per come decide lei. La profezia è
quasi un puntello narrativo, e non una sentenza che incombe su di lei.
Con la riflessione implicita sulla commistione biomeccanica e su un diverso
modo di intendere la femminilità, Naila rappresenta un personaggio importante
nella sua individualità e nel suo modo di influire in un contesto alieno. Il romanzo
offre così spunti per riflettere sul femminismo nella fantascienza italiana da un
punto di vista peculiare, ovvero quello di un’opera che vuole proporre una protagonista femminile forte, caratterizzata da qualità che possano renderla accattivante
per il grande pubblico, e che proprio per questo resta fortemente legata a elementi
problematici (come l’associazione diretta con la maternità). Sarà interessante osservare i futuri sviluppi della narrativa di Tonani e degli autori che ne seguiranno
il solco.
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