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History of the Economic Weapon in war and in peace. Includes a Chrono-bibliography 1900-2016.
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1. Aspetti teorici e definitori della contabilità di stocks. L'attività di ricerca in questo campo del National Bureau of Economic Research. La struttura degli Stati Patrimoniali e gli aspetti definitori come momento a cavallo di teoria... more
1. Aspetti teorici e definitori della contabilità di stocks. L'attività di ricerca in questo campo del National Bureau of Economic Research. La struttura degli Stati Patrimoniali e gli aspetti definitori come momento a cavallo di teoria economica e statistica. 2. La costruzione delle informazioni degli Stati Patrimoniali per l'Italia, 1948-1981. La retropolazione al 1948 dei dati dei Conti finanziari di Banca d'Italia (disponibili dal 1963). La serie del capitale fisso riproducibile per settore istituzionale. Appendice metodologica. Le tavole degli Stati patrimoniali per l'economia e per settore istituzionale, Italia: 1948-198
Mariano Gabriele tra amministrazione pubblica, accademia e storia militare e navale
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La contabilità pubblica e privata in Europa tra età moderna e contemporanea a cura di Amedeo Lepore, Francesco Fimmanò e Vittoria Ferrandino
In questo scritto cerco di sistematizzare alcuni lavori a cavallo tra storia economia e storia militare che ho condotto negli anni passati costruiti essenzialmente su fondi di archivio. L’idea è quella di sintetizzare i contenuti di quei... more
In questo scritto cerco di sistematizzare alcuni lavori a cavallo tra storia economia e storia militare che ho condotto negli anni passati costruiti essenzialmente su fondi di archivio. L’idea è quella di sintetizzare i contenuti di quei lavori facendo emergere i pezzi di conoscenza che mi pare di avere tratto dalle carte d’archivio.

Indice

1. Prologo 2. L’Archivio storico di Banca d’Italia. 2.1. Il finanziamento dell’Intesa all’Italia durante la Grande guerra. 2.2. Le “tracce finanziarie” delle truppe americane sul fronte italiano durante la Grande guerra. 2.3. Il finanziamento del secondo conflitto mondiale tramite il “circuito dei capitali”. 2.4. La Banca d’Italia e l’intelligence economica tra le due guerre.  3. Le Sezioni Riunite dell’Archivio di Stato di Torino. 3.1. Le “scuole reggimentali” di lettura e scrittura e la “contabilità dei corpi” dell’Esercito tra Regno di Sardegna e Regno d’Italia. 3.2. Il generale Federico Torre e le relazioni sulle Leve dopo l’Unificazione 4. L’Archivio storico della Fondazione Sella di Biella. La formazione tecnicoscientifica e la modernizzazione della classe dirigente nel Piemonte Sabaudo. Quintino Sella, 1847-1867 5. L’Archivio storico della Fondazione Luigi Einaudi di Torino. Altre informazioni su P. Thaon di Revel e le stime del reddito nazionale negli anni ‘30 6. Conclusioni 7. Bibliografia
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Presentazione di Un conflitto lungo cinquant'anni. Diversi sguardi sulla Guerra Fredda, di Giovanni Ingrosso, Il cielo stellato, Cuneo, 2019. Libreria Popolare, Via Alessandro Tadino, Milano 22 gennaio, 2020
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Convegno su «Guerra e Pace. Dalla vittoria dell’Intesa alla crisi post-bellica» Università di Salerno, 21 novembre 2018 Indice-sommario 1. Prologo. La storia militare del nostro paese e la valutazione del ruolo degli Stati Uniti... more
Convegno su «Guerra e Pace. Dalla vittoria dell’Intesa alla crisi post-bellica»
Università di Salerno, 21 novembre 2018

Indice-sommario
1. Prologo. La storia militare del nostro paese e la valutazione del ruolo degli Stati Uniti sulla “fronte” italiana dal 1917 al 1921
2. I dati di finanza pubblica: “sometimes is better looking backward”. 2.1. La spesa per la “difesa nazionale”: i dati recenti della Ragioneria dello Stato 1969, 2011. 2.2. Le spese “eccezionali per la guerra e da essa dipendenti”: i dati dell’immediato dopoguerra: della Ragioneria dello Stato 1925 e di F.A. Répaci 1934. 2.2. Una digressione: le spese “dipendenti dalla guerra” stimate dall’Unione statistica dei Comuni Italiani. 2.3. Stiamo dimenticando qualcosa di notevole: i finanziamenti del Tesoro americano per l’acquisto di beni e servizi e per il pagamento dei noli del trasporto marittimo.
3. I dati della produzione nei Conti Nazionali: “it’s always advisable to be looking forward”. 3.1. I “vecchi” CN: ISTAT 1957 e il gruppo Fuà 1969: la visione ottimistica dell’evoluzione della produzione nazionale. 3.2. La riscrittura dei CN: joint venture Banca d’Italia e Istat, tra 2005 e  2011: stasi produttiva e riduzione dei consumi privati. [3.2.1. I nuovi dati dei CN e l’attuale storia militare italiana [con scarso interesse per i CN  e con riferimenti ai vecchi CN]
4. Conclusioni. Verso la riscrittura  della storia economica e militare del primo conflitto.
5. Bibliografia.
Traccia della relazione da presentare al convegno internazionale di Storia della Contabilità "Tra storia, economia e finanza. La contabilità pubblica e privata in Europa nell'Età Moderna e Contemporanea", Pio Monte della Misericordia,... more
Traccia della relazione da presentare al convegno internazionale di Storia della Contabilità  "Tra storia, economia e finanza. La contabilità pubblica e privata in Europa nell'Età Moderna e Contemporanea", Pio Monte della Misericordia, Napoli, 7-9 novembre 2019
Le celebrazioni del centenario della Grande Guerra hanno confermato lo scarso interesse per i temi ‘economici’ del conflitto tra i nostri storici, in controtendenza con quanto avviene nel mondo anglosassone. I pochi tentativi di... more
Le celebrazioni del centenario della Grande Guerra hanno confermato lo scarso interesse per i temi ‘economici’ del conflitto tra i nostri storici, in controtendenza con quanto avviene nel mondo anglosassone. I pochi tentativi di valutazione dello sforzo economico dell’Italia hanno preso in considerazione dati dei ‘vecchi’ conti nazionali, considerati da tempo inaffidabili, trascurando la loro profonda revisione, effettuata e ultimata da parte della Banca d’Italia e dell’Istat. Se i ‘vecchi’ conti fornivano un quadro tutto sommato positivo dello sforzo produttivo della nazione e della compressione dei consumi delle famiglie, quelli ‘nuovi’ mostrano una realtà radicalmente diversa.
Il forte di sbarramento Montecchio Nord in Valtellina: gli aspetti economici, "questi sconosciuti", della gestione tra il 1913 e il 1943 Sottoposto per la pubblicazione a "Le Carte e la Storia. Rivista di storia delle istituzioni",... more
Il forte di sbarramento Montecchio Nord in Valtellina: gli aspetti economici, "questi sconosciuti", della gestione tra il 1913 e il 1943 Sottoposto per la pubblicazione a "Le Carte e la Storia. Rivista di storia delle istituzioni", Editore Il Mulino, Bologna Avvertenza Il materiale qui riportato è stato depositato a norma di legge dalla prima edizione del 2015. Ricordiamo che la data dei lavori su <academia.edu> fa fede ai fini del copyright. Può essere pertanto utilizzato purché regolarmente citato. Ogni uso illegittimo sarà perseguito.
La letteratura recente sul Primo conflitto mondiale non ha dato spazio adeguato alle conoscenze dello sforzo militare del nostro Paese in termini economici Per quanto riguarda le informazioni sulle erogazioni del Tesoro per scopi militari... more
La letteratura recente sul Primo conflitto mondiale non ha dato spazio adeguato alle conoscenze dello sforzo militare del nostro Paese in termini economici Per quanto riguarda le informazioni sulle erogazioni del Tesoro per scopi militari sono stati usati dati recenti della Ragioneria Generale dello Stato che hanno messo in luce, tuttavia, un’insoddisfacente lettura della conduzione della politica di bilancio. Più interessanti sono le informazioni raccolte a ridosso del conflitto, che hanno permesso di focalizzare anche il ruolo rilevante delle spese civili di supporto allo sforzo militare e dei finanziamenti al Tesoro da parte dell’Intesa.
Il saggio riprende un mio precedente lavoro su "Le scuole reggimentali di scrittura e lettura tra il Regno di Sardegna e il Regno d’Italia, 1847-1883", in Le carte e la Storia, 2011. Vuole costituire un approfondimento sull'esperienza... more
Il saggio riprende un mio precedente lavoro su "Le scuole reggimentali di scrittura e lettura tra il Regno di Sardegna e il Regno d’Italia, 1847-1883", in Le carte e la Storia, 2011. Vuole costituire un approfondimento sull'esperienza delle SR nel Regno di Sardegna tra l'introduzione da parte di Emanuele Pes di Villamarina (1835) e il loro potenziamento con i regolamenti di Alfonso La Marmora (1849, 1859). Particolare attenzione è dedicata a: 1. la ricostruzione delle spese per le SR per i venti reggimenti di fanteria di linea che costituivano il nerbo dell'Esercito del Regno di Sardegna sino all'Unificazione nazionale (come somma delle componenti elementari tratte dalla "Contabilità dei Corpi militari" presso l'Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite); 2. la qualità e la consistenza delle dotazioni delle aule e degli ausili didattici, e dei testi per la truppa e per i docenti delle diverse discipline; 3. il commento delle norme più interessanti su questi temi. Intendo infine verificare l'importanza dimensionale delle erogazioni per le SR rispetto a: 1. il totale delle spese dell'Esercito e del Tesoro; 2. le spese per le scuole serali e domenicali.
Università degli Studi di Siena, emeritus, e Società italiana di storia militare
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Indice e sommario 1. Le risorse produttive in Italia durante il primo conflitto mondiale. Indicazioni ottimistiche dei «vecchi» Conti Nazionali (Istat 1957, Fuà et al. 1969, Rossi, Sorgato e Toniolo 1993). Secondo i «vecchi» Conti... more
Indice e sommario

1. Le risorse produttive in Italia durante il primo conflitto mondiale. Indicazioni ottimistiche dei «vecchi» Conti Nazionali (Istat 1957, Fuà et al. 1969, Rossi, Sorgato e Toniolo 1993). Secondo i «vecchi» Conti Nazionali durante il conflitto si ebbe incremento significativo della produzione nazionale, sia pure legato esclusivamente al valore aggiunto delle Amministrazioni pubbliche (Toniolo 1988). A fronte di questa "vulgata", da tempo vi fu una netta critica per i dati macroeconomici dell'Italia da parte di storici economici e militari in sede internazionale. Tanto che in sede di confronti internazionali l'Italia ne fu esclusa perché i dati si ponevano "fuori squadra"  (Maddison 1995, Broadberry 2005).

2. La riscrittura dei Conti Nazionali della joint venture Banca d’Italia e Istat, 2005 e 2011. Dal lato della produzione il quadro che esce dai “nuovi” CN è decisamente sconfortante. La stasi nei livelli produttivi determina, in presenza degli incrementi consistenti dei consumi pubblici, una forte compressione dei consumi delle famiglie durante il conflitto. Da qui l' esigenza di riscrivere la storia economico-militare del periodo.

3.Gli economisti e i contabili nazionali hanno sviluppato negli ultimi decenni conoscenze macroeconomiche più fondate sul periodo della Prima guerra mondiale. Spiace notare che la recentissima storia militare italiana, anche quella con vocazione internazionale e oggetto di attività di refereeing, si mantenga su dati discussi negativamente nella misurazione delle attività produttive. Le insufficienze dei «vecchi» Conti Nazionali sono infatti evidenziate da lungo tempo. Mi limito a ricordare Broadberry, Italian GDP during WW I ( 2005), e il dibattito degli ultimi 15-20 anni che portò alla revisione dei “vecchi” conti nazionali per l’Italia (Ciocca, Federico, Fenoaltea, Rey, Toniolo, Vecchi ecc., nel numero monografico su La storia economica dell’Italia liberale: una rivoluzione in atto, Rivista di storia economica (2003)
Indice-sommario: 1. Le insufficienze economiche dell’Italia alla vigilia e durante il conflitto 2. Dalla mobilizzazione al conflitto aperto: i “nuovi” dati di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato del 2011,... more
Indice-sommario:
1. Le insufficienze economiche dell’Italia alla vigilia e durante il conflitto
2. Dalla mobilizzazione al conflitto aperto: i “nuovi” dati di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato del 2011, riproposizione di RgS 1969. La partizione delle spese per funzione economica: la categoria "difesa nazionale". 
3. I limiti della categoria "difesa nazionale". L'efficacia di "guardare all’indietro": le «vecchie» elaborazioni di Rgs 1925 e di Francesco A. Répaci 1962: le spese "normali" per la difesa e le spese "dipendenti dalla guerra".
4. La storia scritta si sta dimenticando di un punto: le spese "dipendenti dalla guerra" sostenute, in particolare, dai grandi Comuni (di nuovo F.A. Répaci 1921.
5. segue: e di qualcosa d'altro ancor più rilevante: le spese per le importazioni sostenute dai crediti degli alleati e del Tesoro americano (Della Torre 2018).
6. Conclusioni. Nell’utilizzo delle informazioni statistiche è scontato ritenere più affidabili le informazioni update rispetto a quelle pregresse. Per le ragioni richiamate nel testo ho preferito verificare il contenuto informativo delle «vecchie» elaborazioni della RgS 1925 e di  Francesco Répaci, 1934 e 1962. Il «ritorno al passato» è stato produttivo e ha consentito di evidenziare alcuni punti utili per rileggere criticamente lo sforzo bellico.  l’uso dei dati della RgS porta a sottovalutare significativamente le erogazioni del Tesoro nella fase finale del conflitto, non tenendo conto delle spese sostenute dalle amministrazioni pubbliche (inclusi gli enti locali) per scopi non direttamente militari e soprattutto non inserendo nel computo delle risorse impegnate dal Tesoro gli ingenti flussi di finanziamenti dei membri dell’Intesa.
I contributi dell’Intesa allo sforzo bellico dell’Italia nel primo conflitto mondiale furono centrati sulle forniture di generi alimentari, di combustibili e di mezzi propriamente militari e sulla somministrazione di ingenti finanziamenti... more
I contributi dell’Intesa allo sforzo bellico dell’Italia nel primo conflitto mondiale furono centrati sulle forniture di generi alimentari, di combustibili e di mezzi propriamente militari e sulla somministrazione di ingenti finanziamenti al Tesoro. Dal punto di vista militare, l’impegno operativo sul fronte italiano avvenne dopo Caporetto, prevalentemente ad opera di truppe francesi e inglesi. L’intervento americano riguardò dal 1917 alcune unità del servizio sanitario dell’Esercito americano, dell’American Red Cross e dell’YMCA. Dal giugno 1918 fu schierato il 332° reggimento fanteria e giunsero alcune decine di cadetti per i corsi di pilotaggio dell’aviazione dell’Esercito e della Marina. Sulle forniture alimentari e sul debito estero molto si è scritto, molto meno sull’intervento delle truppe americane sul fronte italiano. Solo di recente nel Quaderno 2018 della Società di storia militare [Quaderno Sism 2018, Over There in Italy. L'Italia e l'intervento americano nella grande guerra , 2018, anche online] si è dato il giusto rilievo, anche militare, a tale intervento, superando la storia centrata sui "cammei" Hemingway, Dos Passos e La Guardia. Nella mia esperienza di ricerca storica ho notato la presenza negli archivi di questo Paese di informazioni in campo economico e sociale, quantitative e qualitative, che possono arricchire il patrimonio conoscitivo anche in terreni "lontani".. Con questa relazione descrivo le carte dell’Archivio storico di Banca d’Italia che sono utili nel fornire le “tracce finanziarie” i succitati movimenti delle truppe americane nel nostro paese..
Dal testo della locandina: Nell'opera, viene illustrata la storia dell'arma economica. Viene poi descritta l'incidenza dell'arma economica nei conflitti e quella dei conflitti a carattere economico in tempo di pace. Ogni paragrafo è... more
Dal testo della locandina: Nell'opera, viene illustrata la storia dell'arma economica. Viene poi descritta l'incidenza dell'arma economica nei conflitti e quella dei conflitti a carattere economico in tempo di pace. Ogni paragrafo è composto da una serie di articoli scritti da noti professori, giornalisti, esperti e militari. I meriti del grande lavoro compiuto da Ilari e Della Torre sono quelli di offrire una migliore comprensione dei conflitti passati e in corso.
Si tratta di un lavoro che mira a stimare l'impatto economico della costruzione del forte nel Comune di Colico negli anni immediatamente precedenti il I conflitto mondiale e della sua gestione come batteria di esercitazione al tiro tra le... more
Si tratta di un lavoro che mira a stimare l'impatto economico della costruzione del forte nel Comune di Colico negli anni immediatamente precedenti il I conflitto mondiale e della sua gestione come batteria di esercitazione al tiro tra le due guerre. Un punto importante della ricerca è stato quello di individuare il profilo della "truppa" presente nel forte, dopo l'ovvio picco del primo conflitto mondiale. Altro punto importante è stato quello di stimare il profilo del livello di crescita economica "reale" (il prodotto dell'area), prima e dopo la costruzione del forte, sfruttando le informazioni dei censimenti industriali della Direzione della statistica del MAIC. A fronte dei limiti informativi delle fonti "reali", ho utilizzato come proxy della dinamica della crescita reale della zona (di difficile ricostruzione) la dinamica della raccolta locale delle agenzie bancarie e delle casse postali (depositi della clientela).
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L’entità meramente simbolica delle forze militari americane intervenute nel 1918 sul fronte italiano, ha oscurato nella percezione e nella memoria pubblica il ruolo determinante dell’intervento economico-finanziario. L’Italia non avrebbe... more
L’entità meramente simbolica delle forze militari americane intervenute nel 1918 sul fronte italiano, ha oscurato nella percezione e nella memoria pubblica il ruolo determinante dell’intervento economico-finanziario. L’Italia non avrebbe potuto sostenere oltre tre anni di guerra senza i generi agricoli, i combustibili, le fibre tessili, i trasporti marittimi e i finanziamenti alle importazioni da altri paesi alleati o neutrali e al controllo del cambio assicurati dagli Stati Uniti anche durante la loro neutralità. Questi aiuti, anche per la priorità data agli alti maggiori alleati, non erano scontati e ottenerli – come diremo in questo contributo – fu merito non solo del governo, dell’ambasciatore e poi Alto Commissario a Washington Vincenzo Macchi di Cellere e del governatore della Banca d’Italia e poi ministro del tesoro Bonaldo Stringher, ma pure di Enrico Alliata, funzionario del ministero del Tesoro e delegato finanziario presso l’ambasciata, dei delegati della Banca d’Italia a Londra (Joe Nathan) e New York (Domenico Gidoni) e degli alti funzionari preposti agli approvvigionamenti, Vincenzo Giuffrida e Gaetano Pietra. Come ben conoscono gli storici delle istituzioni, i momenti alti della politica e delle decisioni politiche, anche nel caso della gestione della grande guerra del nostro Paese, sono stati supportati efficacemente da civil servant di notevole spessore, grande intelligenza e capacità di lavoro.
The truly epoch-making year, which unfolds its long-lasting effects in our present, was not 1914, but 1917. The year America entered Europe's history, and Russia was expelled from it. .
This article deals with the acquisition, half way through the 19th century, of training abroad in the scientific sectors in which Piedmont had an insufficient standard in domestic teaching quality as well as high costs. The policy pursued... more
This article deals with the acquisition, half way through the 19th century, of training abroad in the scientific sectors in which Piedmont had an insufficient standard in domestic teaching quality as well as high costs. The policy pursued by the Kingdom of Sardinia envisaged, at the expense of the Treasury, the obligation for students abroad to improve their studies by visiting industries, mining areas and international expositions. The reference to Quintino Sella resides in the importance of this personage, his family and the ‘small Biella homeland’ in the industrialization progress of this particular historical era.

A metà dell’800 si verifica l’esperienza formativa all’estero negli ambiti scientifici, settore in cui il Piemonte mostrava insufficienze nella docenza interna e costi troppo elevati. La politica perseguita dal Regno di Sardegna prevedeva, sempre a spese dell’erario, l’obbligo per gli studenti all’estero di potenziare gli studi visitando stabilimenti industriali, bacini minerari ed esposizioni internazionali. Il riferimento a Quintino Sella risiede nella centralità del personaggio, della sua famiglia e della «piccola patria» biellese nel processo di industrializzazione di quella fase storica.
This is the Index of the Quaderno Sism 2017 Economic Warfare, to be published in may. Edited by Virgilio Ilari and Giuseppe della Torre, Published by Ares Edizioni Milano
Research Interests:
Military History, Economic History, Strategy (Military Science), Economics, International Relations, and 41 more
A Review by Massimiliano Guareschi of Quaderno Sism 2017 Economic Warfare
Research Interests:
This is a paper by Giuseppe Della Torre for Quaderno Sism 2017 Economic Warfare. Summary: 1. Economics, war economics, economic warfare. 2. Definitions of Economic Warfare (1939-1992). 3. Economic sanctions. 4. Economic analysis of... more
This is a paper by Giuseppe Della Torre for Quaderno Sism 2017 Economic Warfare. Summary: 1. Economics, war economics, economic warfare. 2. Definitions of Economic Warfare (1939-1992). 3. Economic sanctions. 4. Economic analysis of embargoes. 5. Financial warfare. 6. Economic Intelligence. 7. Conclusions.
Research Interests:
A Nato symposium in 2005
Research Interests:
the WW1 and the «total war» led to the construction of macroeconomic information. In this way the «grand strategy» led to the widespread economic planning of the WW2, which took shape in the United States before Pearl Harbor. Between the... more
the WW1 and the «total war» led to the construction of macroeconomic information. In this way the «grand strategy» led to the widespread economic planning of the WW2, which took shape in the United States before Pearl Harbor. Between the two world wars, the traditional «war economy», based on the military aspects of the conflict (plans, borders, armies, logistics, stock recovery, etc.), was linked to the implementation
of a system of national accounts and macroeconomic data. The national accounts data are useful in evaluating certain issues of economic warfare, such as the effects of negative sanctions, embargoes and different forms of financial war ("Treasury's war"). However, the national accounts data are not sufficient because the economic warfare framework is broader than the traditional definitions of aggregates of national accounts. Thus, the task of economists and statisticians has become more central and strategic, as economic knowledge has become more and more useful in studying economic warfare.
Abstract: Il lavoro analizza quantitativamente il ruolo delle scuole reggimentali dell'Esercito ("di lettura e scrittura") a cavallo dell'Unificazione nazionale nel processo di alfabetizzazione della truppa. Ai "successi" rilevati... more
Abstract:

Il lavoro analizza quantitativamente il ruolo delle scuole reggimentali dell'Esercito ("di lettura e scrittura") a cavallo dell'Unificazione nazionale nel processo di alfabetizzazione della truppa. Ai "successi" rilevati dagli esiti fisici misurati dal gen. Federico Torre della Direzione delle leve del ministero della Guerra (come riduzione degli analfabeti tra momento dell'incorporazione e momento del congedo) affianco una stima delle erogazioni monetarie di alcuni reggimenti di fanteria (per gli acquisti connessi alla gestione delle scuole di lettura e scrittura), tra Regno di Sardegna e Regno d'Italia. Ne deriva che le erogazioni monetarie del ministero della Guerra sono con tutta probabilità superiori a quelle sostenute dai Comuni per le scuole serali, domenicali ed estive per le classi di età adulte. Come pure la consistenza degli arredi, dei libri di testo e delle dotazioni didattiche. Da cui la rilevanza di questa componente nella stima degli investimenti in capitale umano da parte della pubblica amministrazione nella seconda parte dell'Ottocento.
XIII Convegno dell'Associazione degli storici del pensiero economico. AISPE,  “Gli economisti e la guerra”, 11-13 dicembre 2014,  Università di Pisa
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""La letteratura è concorde sulla scarsa attenzione dedicata agli aspetti sociali e sanitari, nei primi decenni postunitari, dalla statistica pubblica italiana. La statistica pubblica mostrò una sensibilità immediata per i fenomeni di... more
""La letteratura è concorde sulla scarsa attenzione dedicata agli aspetti sociali e sanitari, nei primi decenni postunitari, dalla statistica pubblica italiana. La statistica pubblica mostrò una sensibilità immediata per i fenomeni di modernizzazione politica ed economica, ma un’attenzione meno pronta per i processi sociali. Lo stato insoddisfacente delle pubblicazioni statistiche ufficiali per il comparto sanitario nel primo ventennio postunitario era dovuto all’attribuzione delle competenze sanitarie agli enti locali con la legge del 1865, cui si aggiungeva l’assenza di una visione unitaria delle scuole di medicina. Soltanto nel corso degli anni '70-80 prendono forma le prime indagini miranti a costruire le basi di un servizio di statistiche igienico-sanitarie, fuori dalle responsabilità delle istituzioni centrali responsabili della sanità pubblica, in particolare da parte della direzione della Statistica del MAIC (Enrico Raseri) e delle direzioni delle Leve (Federico Torre) e della Sanità militare (Giuseppe Sormani e Ridolfo Livi) del ministero della Guerra. Nella stesura di questa nota non intendo seguire l’abitudine forse il vezzo, degli economisti e degli storici, di reperire affannosamente gli ultimi paper disponibili sull’argomento di studio, atteggiamento che porta spesso a trascurare i materiali statistici e informativi prodotti all’epoca, ricchi di analisi circostanziate sui fatti in esame. Valgano a titolo di esempio i recenti studi sui rapporti tra statura dei coscritti e crescita economica sullo stato dell’istruzione elementare, condotti recuperando dopo 150 anni di oblio i dati sulle visite di leva del gen. Federico Torre. In questo contributo intendo approfondire il tema delle statistiche sanitarie militari, sollevato da Bernardino Farolfi e Paolo Frascani, or sono trenta anni, ripreso di recente dal gruppo di ricerca sulle leve militari (Corsini). In tale ambito tratterò delle relazioni sulle leve del gen. Federico Torre (pubblicate dalla fine degli anni ’50 nel Regno di Sardegna), delle statistiche mediche dell’Esercito di Giuseppe Sormani degli anni ’70-80, e delle elaborazioni statistiche condotte sui fogli sanitari di Ridolfo Livi degli anni ’90.
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Il lavoro analizza quantitativamente il ruolo delle scuole reggimentali dell'Esercito ("di lettura e scrittura") a cavallo dell'Unificazione nazionale nel processo di alfabetizzazione della truppa. Ai "successi" rilevati dagli esiti... more
Il lavoro analizza quantitativamente il ruolo delle scuole reggimentali dell'Esercito ("di lettura e scrittura") a cavallo dell'Unificazione nazionale nel processo di alfabetizzazione della truppa. Ai "successi" rilevati dagli esiti fisici misurati dal gen. Federico Torre della Direzione delle leve del ministero della Guerra (come riduzione degli analfabeti tra momento dell'incorporazione e momento del congedo) affianco una stima delle erogazioni monetarie di alcuni reggimenti di fanteria (per gli acquisti connessi alla gestione delle scuole di lettura e scrittura), tra Regno di Sardegna e Regno d'Italia. Ne deriva che le erogazioni monetarie del ministero della Guerra sono con tutta probabilità superiori a quelle sostenute dai Comuni per le scuole serali, domenicali ed estive per le classi di età adulte. Come pure la consistenza degli arredi, dei libri di testo e delle dotazioni didattiche. Da cui la rilevanza di questa componente nella stima degli investimenti in capitale umano da parte della pubblica amministrazione nella seconda parte dell'Ottocento.
A più riprese Ministro delle Finanze, oltre che deputato, Quintino Sella apportò un contributo determinante alle politiche finanziarie dei governi liberali del primo quindicennio unitario. Egli operò attraverso una visione complessiva del... more
A più riprese Ministro delle Finanze, oltre che deputato, Quintino Sella apportò un contributo determinante alle politiche finanziarie dei governi liberali del primo quindicennio unitario. Egli operò attraverso una visione complessiva del sistema finanziario, appoggiando senza successo i primi progetti di centralizzazione del credito fondiario e dell’emissione di cartamoneta, puntando con rigore alla riduzione del deficit di bilancio e realizzando un canale di gestione pubblica del risparmio attraverso le casse postali e la Cassa Depositi e Prestiti. La linea di Sella, improntata ad un assoluto pragmatismo, richiama alcuni aspetti finanziari della moderna teoria della crescita economica e dei rapporti con lo sviluppo delle istituzioni finanziarie. Ci riferiamo alla necessità di incrementare la formazione del risparmio nazionale e la sua mobilizzazione (per finanziare il capitale produttivo e le opere pubbliche necessari per la crescita economica e lo sviluppo sociale), tramite l’intervento dello Stato per favorire il passaggio da una fase di sottosviluppo finanziario (di prevalente tesaurizzazione) ad uno stadio superiore (caratterizzato da una più ampia dissociazione tra coloro investono in beni capitali e coloro che risparmiano). Questi elementi generali si integrano nella visione di Sella, confluendo in maniera compiuta nel progetto delle casse postali. Su tale linea intendiamo fornire una lettura articolata di tale progetto, sottolineando come logica finanziaria (incentivazione del risparmio finanziario) e logica economica (accumulazione reale delle imprese e degli enti pubblici) si contemperino, coerentemente con la funzione pubblica di Sella e la sua esperienza di imprenditore. Indice: 1. Finanza pubblica, crescita economica e risparmio privato. 2. Il “carotaggio” dell’esperienza estera nella raccolta del risparmio minuto, la raccolta della documentazione e delle referenze bibliografiche, la predisposizione delle informazioni statistiche, 1862-1871. 2.1.La fase preparatoria degli anni ’60; 2.2 Le missioni di studio all’estero sul sistema inglese delle casse postali; 2.3. Le informazioni e le elaborazioni statistiche; 2.4. “Les livres de chevet”. 3. Alcuni punti dal dibattito sulla legge istitutiva delle casse di risparmio postali, 1870-1875. 4. La “lega per il risparmio” e l’educazione al risparmio minuto, 1875-1876. 5. Alcune considerazioni aperte. Referenze archivistiche e bibliografich
La Rassegna Economica del Banco di Napoli, creata nel 1931, costituisce una delle riviste più prestigiose e di più antica fondazione tra le pubblicazioni edite da banche e altre istituzioni in Italia: a titolo di esempio, BNL Quarterly... more
La Rassegna Economica del Banco di Napoli, creata nel 1931, costituisce una delle riviste più prestigiose e di più antica fondazione tra le pubblicazioni edite da banche e altre istituzioni in Italia: a titolo di esempio, BNL Quarterly Review e Moneta e Credito della Banca Nazionale del Lavoro sono del 1946-1947, Review of Economic Conditions in Italy del Banco di Roma è del 1947, Bancaria dell’Associazione Bancaria Italiana è del 1949, e Rivista di Politica Economica di Confindustria è del 19112. Trattare della Rassegna è per questa ragione stimolante, ma oneroso. Innanzitutto perché la nostra relazione non è “sulla” Rassegna Economica, su cui hanno lavorato studiosi del calibro di Federico Caffè, Luigi de Rosa e Giuseppe Palomba, in occasione del 40° della rivista, ma resa ancor più impegnativa perché il tema assegnatoci è centrato sul ruolo di Epicarmo Corbino “nella” rivista. Questa valutazione è resa ancor più ardua perché la direzione Corbino è stata molto lunga, dal subentro a Giuseppe Di Nardi nel 1960 sino al 1984. Senza dimenticare la qualità di Corbino quale membro del Comitato Scientifico, dal momento della sua creazione nel 1956. La valutazione del ruolo del direttore scientifico di una rivista valica il confine del suo puro apporto culturale e scientifico, per cui scorrere le annate dà solo un livello epidermico di quello che è accaduto. Quanto emerge ex-post dai contributi pubblicati e dalle rubriche inerisce piuttosto agli aspetti istituzionali della rivista. Pertanto, è necessario aggiungere la conoscenza che deriva da: a) la distribuzione delle competenze e le procedure decisionali all&#39;interno degli organi della rivista; b) le “carte” presenti presso la redazione e l’Ufficio Studi del Banco; c) la “memoria storica” degli studiosi che a diverso titolo hanno vissuto quella esperienza. Accanto alla figura del direttore scientifico della Rassegna economica (che emerge solo nel 1955-1956 con Giuseppe Di Nardi), sono da ricordare gli altri organi formali della rivista. Ci riferiamo a: a) il vice-direttore Giuseppe Palomba, certo autorevole e di peso; b) ai membri del Comitato Scientifico, creato nel 1956 e costituito da importanti figure della tradizione liberista: con Corbino, Del Vecchio, Demaria, Di Nardi, Jannaccone e Papi; c) ai componenti, “molto presenti” nelle scelte della rivista, del Comitato di Redazione (creato nel 1967, con Palomba, Luigi de Rosa, Fernando Ventriglia e Domenico Viggiani); e, last but not least d) al direttore responsabile della rivista e al direttore dell&#39;Ufficio Studi del Banco, di cui la Rassegna ne costituiva una emanazione (vedi le figure di Gaetano Quarta, Fernando Santagata, Giuseppe Miraglia). Il legame tra rivista e Banco di Napoli non si limitava al rapporto con la direzione responsabile e dell&#39;Ufficio Studi, in alcuni momenti riguardava anche la direzione generale o livelli comunque elevati della gerarchia del Banco: vedi il “periodo” del Direttore Generale Giuseppe Frignani e del direttore responsabile della rivista G. Quarta (1931-1942); la fase del DG Salvatore Guidotti con l’introduzione del Comitato di Redazione, con importanti competenze, e al suo interno alti funzionari del Banco (Viggiani e Ventriglia). Corbino è stato un uomo scomodo per la sua trasparenza nell’esprimere anche un dissenso rispetto agli orientamenti politici dominanti. Questo suo essere contro corrente e comunque il non nascondere la sua natura di uomo scomodo ha con ogni probabilità penalizzato progressivamente il suo ruolo all’interno della Rassegna. La rete istituzionale creata per la rivista tese a sostituirsi alla direzione scientifica e al comitato scientifico, depauperandone le concrete funzioni. Di contro Corbino ci sembra avesse maturato egli stesso un allontanamento dalla Rassegna continuando ad esprimere le proprie opinioni attraverso canali differenti. Del suo apporto alla Rassegna, si può dunque dire che vi è un primo periodo di sostanziale continuità con la linea di apertura iniziata da Di Nardi nella seconda metà degli anni ’50, denotata anche da un sostanziale equilibrio tra i settori scientifici teorico metodologici e quelli più legati all’analisi macroeconomica. Di contro, il ridimensionamento del ruolo della direzione scientifica, ci sembra porti con sé un ripiegamento della Rassegna alla dimensione del dibattito sull’economia locale
L&#39;analisi dei legami tra la crescita delle dimensioni finanziarie dell&#39;economia e del prodotto interno lordo reale pro capite tra l&#39;Unificazione italiana e la Grande Guerra non costituisce un terreno molto praticato nella... more
L&#39;analisi dei legami tra la crescita delle dimensioni finanziarie dell&#39;economia e del prodotto interno lordo reale pro capite tra l&#39;Unificazione italiana e la Grande Guerra non costituisce un terreno molto praticato nella storia economica e delle istituzioni finanziarie. Il risultato principale degli studi piu accreditati (R.W. Goldsmith, S. Zecchini 1975; A.M. Biscaini, P. Ciocca 1979; G. Della Torre 2000) non e stato particolarmente incoraggiante, in quanto nell&#39;immediato periodo postunitario (sino agli anni Novanta) la correlazione si mostrava molto debole e, in uno dei lavori, addirittura di segno negativo, cioe &quot;errato&quot;. Era solo dal finire dell&#39;Ottocento, invece, che il legame statistico tra i due poli risultava positivo, ma di entita moderatamente decisa. La correlazione tra financial deepening e crescita reale e stata, pertanto, in quella letteratura, giudicata &quot;vaga e irregolare&quot;. L&#39;idea di fondo sviluppata in questo lavoro e stat...
... Nel paragrafo 2 espongo i principali contenuti delle norme sulle SR tra la fondazione di Emanuele Pes di Villamarina (1835-1845), i regolamenti di Le scuole reggimentali di scrittura e lettura tra il Regno di Sardegna e il Regno... more
... Nel paragrafo 2 espongo i principali contenuti delle norme sulle SR tra la fondazione di Emanuele Pes di Villamarina (1835-1845), i regolamenti di Le scuole reggimentali di scrittura e lettura tra il Regno di Sardegna e il Regno d&#x27;Italia, 1847-1883* di Giuseppe Della Torre ...
La letteratura recente sul Primo conflitto mondiale non ha dato spazio adeguato alle conoscenze dello sforzo militare del nostro Paese in termini economici Per quanto riguarda le informazioni sulle erogazioni del Tesoro per scopi militari... more
La letteratura recente sul Primo conflitto mondiale non ha dato spazio adeguato alle conoscenze dello sforzo militare del nostro Paese in termini economici Per quanto riguarda le informazioni sulle erogazioni del Tesoro per scopi militari sono stati usati dati recenti della Ragioneria Generale dello Stato che hanno messo in luce, tuttavia, un’insoddisfacente lettura della conduzione della politica di bilancio. Più interessanti sono le informazioni raccolte a ridosso del conflitto, che hanno permesso di focalizzare anche il ruolo rilevante delle spese civili di supporto allo sforzo militare e dei finanziamenti al Tesoro da parte dell’Intesa.
The history of the funding of national Fascist Party still finds, at present, incomplete reconstructions. this work aims at filling this gap by considering all the forms of the national Fascist Party's fund raising: membership fees,... more
The history of the funding of national Fascist Party still finds, at present, incomplete reconstructions. this work aims at filling this gap by considering all the forms of the national Fascist Party's fund raising: membership fees, interests on bank deposits and treasury bonds, fiscal revenue, etc. in this regard, the original documentary funds available at both the State Central archives and the Historical archive of the Bank of Italy have been of striking importance.
Citato nel volume Il fascismo dalle mani sporche. Dittatura, corruzione, affarismo, a cura di Paolo Giovannini e marco Palla, Laterza, 2019, pp. XII-XVI.
Esistono per il XIX secolo molte e corpose pubblicazioni sullo stato generale dell'economia per la provincia di Sondrio. Per gli aspetti bancari sono disponibili i volumi sulla Cassa di Risparmio delle Province Lombarde (Cariplo), con la... more
Esistono per il XIX secolo molte e corpose pubblicazioni sullo stato generale dell'economia per la provincia di Sondrio. Per gli aspetti bancari sono disponibili i volumi sulla Cassa di Risparmio delle Province Lombarde (Cariplo), con la prima agenzia in provincia di Sondrio dal 1838 (i bilanci curati da Achille Griffini 1858 e i volumi commemorativi di Bachi 1923, Cariplo 1934, Cova e Galli 1991), sulla Banca Popolare di Sondrio (Bps), fondata nel 1871 (Biffis 1973, Rullani 1973) e sul Credito Valtellinese, nel 1908 (Frey 1958, Quadrio Curzio (a cura di) 2008). Di interesse sono anche i lavori sulle Casse rurali di Pessina (1976) e Leoni (1976), e sulla Banca Dolzino, Buzzi e C. di Copes (2005). Disponiamo, inoltre, di alcuni lavori molto sintetici sul sistema bancario in Valtellina di Saraceno (1972), Mescia (1988), Monteforte (2008), Zaninelli (2008), e Lorenzetti (2010). I volumi editi dalla Cariplo, dalla Popolare di Sondrio e dal Credito Valtellinese sono corposi di informazioni e densi di analisi, tuttavia l'aspetto “giubilare” comporta trattazioni troppo centrate sull’istituzione commemorata e da questo una serie di punti scoperti, come spesso accade nella storia economica dell’Ottocento quasi mai attribuibili alla carenza di informazioni statistiche. Tra questi limiti sono da rimarcare: a) l’assenza di un confronto sistematico tra le dimensioni delle due istituzioni più importanti in provincia nell’800: la Cariplo e la Popolare di Sondrio. Da ricordare, inoltre, lo scarso interesse per gli impieghi in valle della Cariplo, pur essendo questi desumibili dai bilanci della Commissione centrale di beneficenza amministratrice delle Casse di risparmio di Lombardia e delle due Gestioni annesse: Credito fondiario e Fondo della beneficenza. b) la mancata attenzione per la raccolta delle Casse postali, create nel 1875, che tanta importanza ebbero per la capillarità della raccolta del risparmio minuto, tramite le forme di educazione finanziaria che la raccolta estesa alle “collettorie postali” producevano in ambiti territoriali disagevoli (zone montane e con difficoltà di comunicazioni anche tra centri del fondo valle). c) gli scarni riferimenti alle attività delle Casse rurali, presenti dal 1895, per lo più confessionali e quindi “vicine” ai piccoli risparmiatori. Alcune indicazioni qualitative in Pessina (1976) e Leoni (1976), riprese in Mescia (1988), Monteforte (2008) e Zaninelli (2008). d) l’assenza di riferimenti all'attività delle “ditte bancarie” e dei “negozianti banchieri”, di particolare rilievo nelle aree settentrionali della Lombardia (es. Piluso 1999 e Cafaro 2000). e) ancor più grave è l’omissione o la sottovalutazione delle attività di sconto e di anticipazioni svolte in provincia dalla filiale di Sondrio della Banca Nazionale nel Regno, operante in valle dal 1875. Nel § 2 del lavoro si concretizza il confronto tra le dimensioni dell'intermediazione della Cariplo, della Popolare di Sondrio, delle Casse postali e delle Casse rurali. L'obiettivo è quello di dare indicazioni sulla struttura complessiva del sistema creditizio “formale” operante in Valtellina. Nel § 3 tratto delle attività svolte dallo “stabilimento” di Sondrio della Banca Nazionale nel Regno, aperto nel 1875. L’attività svolta dalla filiale risulta decisamente sottovalutata nella letteratura disponibile e, talvolta, esclusa volutamente dalla trattazione, al pari delle attività di impiego della Cariplo. Come vedremo più avanti, per la filiale della Banca Nazionale tale affermazione sembra oltremodo eccessiva. Il paragrafo 3 è a tal punto innovativo in quanto pone al centro le attività di risconto e di anticipazioni dello “stabilimento” di Sondrio della Banca Nazionale, migliorando decisamente l’informazione sulle dimensioni dell'intermediazione bancaria in valle. Peraltro, nella valutazione dell'attività di finanziamento della Banca Nazionale ho avuto modo di gettare un po’ di luce sulle attività svolte in provincia dalle ditte bancarie e dai negozianti-banchieri in rapporti di affari, in sede di risconto e/o in qualità di corrispondenti, con la sede locale dell'istituto di emissione (§ 4). Questa parte del lavoro si fonda sul materiale dell'Archivio Storico di Banca d'Italia di Roma (relazioni annuali dello stabilimento di Sondrio e circolari della Direzione Generale) e sulle carte della Sezione Storica della filiale di Sondrio. Presso la filiale di Sondrio sono presenti gli elenchi della clientela della filiale, veri e propri format Excel, contenenti indicazioni sistematiche sulle generalità del cliente, sulla piazza, sull’attività economica svolta, sul merito creditizio, sull’entità del capitale circolante e di quello fondiario, sul fido accordato o proposto, sulla presenza di passività, con note sintetiche sulla solvibilità, sulle capacità professionali, e sulla moralità nella conduzione degli affari. Nelle conclusioni svolgo qualche considerazione su possibili linee di sviluppo per la costruzione di una ricerca sul sistema bancario in Valtellina, che è per molti aspetti ancora da costruire.
Economista, 1888-1978, allievo di Luigi Einaudi, membro della Scuola di Economia di Torino, studioso di finanza pubblica, con un netto orientamento descrittivo-quantitativo, di rilievo la sua storia della finanza dello Stato... more
Economista, 1888-1978, allievo di Luigi Einaudi, membro della Scuola di Economia di Torino, studioso di finanza pubblica, con un netto orientamento descrittivo-quantitativo, di rilievo la sua storia della finanza dello Stato dall'Unificazione nazionale e alcuni lavori sulla finanza locale
Research Interests:
Abstract della proposta per la CfP per il numero speciale della Rivista Ricerche di Storia Economia e Sociale, “Sulle tracce di un eroe oscuro. La finanza locale tra XVI  XXI secolo: strutture, dinamiche e interrelazioni”
Research Interests:
La Rassegna Economica del Banco di Napoli, creata nel 1931, costituisce una delle riviste più prestigiose e di più antica fondazione tra le pubblicazioni edite da banche e altre istituzioni in Italia: a titolo di esempio, BNL Quarterly... more
La Rassegna Economica del Banco di Napoli, creata nel 1931, costituisce una delle riviste più prestigiose e di più antica fondazione tra le pubblicazioni edite da banche e altre istituzioni in Italia: a titolo di esempio, BNL Quarterly Review e Moneta e Credito della Banca Nazionale del Lavoro sono del 1946-1947, Review of Economic Conditions in Italy del Banco di Roma è del 1947, Bancaria dell’Associazione Bancaria Italiana è del 1949, e Rivista di Politica Economica di Confindustria è del 19112. Trattare della Rassegna è per questa ragione stimolante, ma oneroso. Innanzitutto perché la nostra relazione non è “sulla” Rassegna Economica, su cui hanno lavorato studiosi del calibro di Federico Caffè, Luigi de Rosa e Giuseppe Palomba, in occasione del 40° della rivista, ma resa ancor più impegnativa perché il tema assegnatoci è centrato sul ruolo di Epicarmo Corbino “nella” rivista. Questa valutazione è resa ancor più ardua perché la direzione Corbino è stata molto lunga, dal subentro a Giuseppe Di Nardi nel 1960 sino al 1984. Senza dimenticare la qualità di Corbino quale membro del Comitato Scientifico, dal momento della sua creazione nel 1956. La valutazione del ruolo del direttore scientifico di una rivista valica il confine del suo puro apporto culturale e scientifico, per cui scorrere le annate dà solo un livello epidermico di quello che è accaduto. Quanto emerge ex-post dai contributi pubblicati e dalle rubriche inerisce piuttosto agli aspetti istituzionali della rivista. Pertanto, è necessario aggiungere la conoscenza che deriva da: a) la distribuzione delle competenze e le procedure decisionali all'interno degli organi della rivista; b) le “carte” presenti presso la redazione e l’Ufficio Studi del Banco; c) la “memoria storica” degli studiosi che a diverso titolo hanno vissuto quella esperienza. Accanto alla figura del direttore scientifico della Rassegna economica (che emerge solo nel 1955-1956 con Giuseppe Di Nardi), sono da ricordare gli altri organi formali della rivista. Ci riferiamo a: a) il vice-direttore Giuseppe Palomba, certo autorevole e di peso; b) ai membri del Comitato Scientifico, creato nel 1956 e costituito da importanti figure della tradizione liberista: con Corbino, Del Vecchio, Demaria, Di Nardi, Jannaccone e Papi; c) ai componenti, “molto presenti” nelle scelte della rivista, del Comitato di Redazione (creato nel 1967, con Palomba, Luigi de Rosa, Fernando Ventriglia e Domenico Viggiani); e, last but not least d) al direttore responsabile della rivista e al direttore dell'Ufficio Studi del Banco, di cui la Rassegna ne costituiva una emanazione (vedi le figure di Gaetano Quarta, Fernando Santagata, Giuseppe Miraglia). Il legame tra rivista e Banco di Napoli non si limitava al rapporto con la direzione responsabile e dell'Ufficio Studi, in alcuni momenti riguardava anche la direzione generale o livelli comunque elevati della gerarchia del Banco: vedi il “periodo” del Direttore Generale Giuseppe Frignani e del direttore responsabile della rivista G. Quarta (1931-1942); la fase del DG Salvatore Guidotti con l’introduzione del Comitato di Redazione, con importanti competenze, e al suo interno alti funzionari del Banco (Viggiani e Ventriglia). Corbino è stato un uomo scomodo per la sua trasparenza nell’esprimere anche un dissenso rispetto agli orientamenti politici dominanti. Questo suo essere contro corrente e comunque il non nascondere la sua natura di uomo scomodo ha con ogni probabilità penalizzato progressivamente il suo ruolo all’interno della Rassegna. La rete istituzionale creata per la rivista tese a sostituirsi alla direzione scientifica e al comitato scientifico, depauperandone le concrete funzioni. Di contro Corbino ci sembra avesse maturato egli stesso un allontanamento dalla Rassegna continuando ad esprimere le proprie opinioni attraverso canali differenti. Del suo apporto alla Rassegna, si può dunque dire che vi è un primo periodo di sostanziale continuità con la linea di apertura iniziata da Di Nardi nella seconda metà degli anni ’50, denotata anche da un sostanziale equilibrio tra i settori scientifici teorico metodologici e quelli più legati all’analisi macroeconomica. Di contro, il ridimensionamento del ruolo della direzione scientifica, ci sembra porti con sé un ripiegamento della Rassegna alla dimensione del dibattito sull’economia locale.ITALIANO
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Indice: 1. Le dimensioni dell’intermediazione della CDP nel secondo dopoguerra - 2. il finanziamento agli enti locali: CDP, banche ed emissioni obbligazionarie - 3. il debito del tesoro e la CDP - 4. Le novità dopo la privatizzazione dal... more
Indice:
1. Le dimensioni dell’intermediazione della CDP nel secondo dopoguerra - 2. il finanziamento agli enti locali: CDP, banche ed emissioni obbligazionarie - 3. il debito del tesoro e la CDP - 4. Le novità dopo la privatizzazione dal lato degli impieghi: i crediti della Gestione separata, della Gestione ordinaria e delle sottostanti «direzioni» - 5. La provvista della CDP: risparmio postale, c/c postali, cartelle e «nuove» forme di provvista - Riferimenti bibliografici - Appendice."""
Indice 1. A mo’ di premessa: innovazioni normative e struttura dei rendiconti, 1983 e 2003 - 2. i bilanci della Gestione principale, - 2.1. La rendicontazione secondo la legge n. 197, 1983 - 2.2. sintesi dello stato patrimoniale della... more
Indice

1. A mo’ di premessa: innovazioni normative e struttura dei rendiconti, 1983 e 2003 - 2. i bilanci della Gestione principale, - 2.1. La rendicontazione secondo la legge n. 197, 1983 - 2.2. sintesi dello stato patrimoniale della CDP - 3. La struttura della rendicontazione dopo la «privatizzazione», 2003-2012 - 3.1. Le novità dal 2003: la «privatizzazione», l’avvio della Gestione separata e di quella ordinaria, ecc. - 3.2. Descrizione dello stato patrimoniale, 2003-2012 - Riferimenti bibliografici - Appendice""""""
La Rassegna Economica del Banco di Napoli, creata nel 1931, costituisce una delle riviste più prestigiose e di più antica fondazione tra le pubblicazioni edite da banche e altre istituzioni in Italia: a titolo di esempio, BNL Quarterly... more
La Rassegna Economica del Banco di Napoli, creata nel 1931, costituisce una delle riviste più prestigiose e di più antica fondazione tra le pubblicazioni edite da banche e altre istituzioni in Italia: a titolo di esempio, BNL Quarterly Review e Moneta e Credito della Banca Nazionale del Lavoro sono del 1946-1947, Review of Economic Conditions in Italy del Banco di Roma è del 1947, Bancaria dell’Associazione Bancaria Italiana è del 1949, e Rivista di Politica Economica di Confindustria è del 19112. Trattare della Rassegna è per questa ragione stimolante, ma oneroso. Innanzitutto perché la nostra relazione non è “sulla” Rassegna Economica, su cui hanno lavorato studiosi del calibro di Federico Caffè, Luigi de Rosa e Giuseppe Palomba, in occasione del 40° della rivista, ma resa ancor più impegnativa perché il tema assegnatoci è centrato sul ruolo di Epicarmo Corbino “nella” rivista. Questa valutazione è resa ancor più ardua perché la direzione Corbino è stata molto lunga, dal subentro a Giuseppe Di Nardi nel 1960 sino al 1984. Senza dimenticare la qualità di Corbino quale membro del Comitato Scientifico, dal momento della sua creazione nel 1956. La valutazione del ruolo del direttore scientifico di una rivista valica il confine del suo puro apporto culturale e scientifico, per cui scorrere le annate dà solo un livello epidermico di quello che è accaduto. Quanto emerge ex-post dai contributi pubblicati e dalle rubriche inerisce piuttosto agli aspetti istituzionali della rivista. Pertanto, è necessario aggiungere la conoscenza che deriva da: a) la distribuzione delle competenze e le procedure decisionali all'interno degli organi della rivista; b) le “carte” presenti presso la redazione e l’Ufficio Studi del Banco; c) la “memoria storica” degli studiosi che a diverso titolo hanno vissuto quella esperienza. Accanto alla figura del direttore scientifico della Rassegna economica (che emerge solo nel 1955-1956 con Giuseppe Di Nardi), sono da ricordare gli altri organi formali della rivista. Ci riferiamo a: a) il vice-direttore Giuseppe Palomba, certo autorevole e di peso; b) ai membri del Comitato Scientifico, creato nel 1956 e costituito da importanti figure della tradizione liberista: con Corbino, Del Vecchio, Demaria, Di Nardi, Jannaccone e Papi; c) ai componenti, “molto presenti” nelle scelte della rivista, del Comitato di Redazione (creato nel 1967, con Palomba, Luigi de Rosa, Fernando Ventriglia e Domenico Viggiani); e, last but not least d) al direttore responsabile della rivista e al direttore dell'Ufficio Studi del Banco, di cui la Rassegna ne costituiva una emanazione (vedi le figure di Gaetano Quarta, Fernando Santagata, Giuseppe Miraglia). Il legame tra rivista e Banco di Napoli non si limitava al rapporto con la direzione responsabile e dell'Ufficio Studi, in alcuni momenti riguardava anche la direzione generale o livelli comunque elevati della gerarchia del Banco: vedi il “periodo” del Direttore Generale Giuseppe Frignani e del direttore responsabile della rivista G. Quarta (1931-1942); la fase del DG Salvatore Guidotti con l’introduzione del Comitato di Redazione, con importanti competenze, e al suo interno alti funzionari del Banco (Viggiani e Ventriglia). Corbino è stato un uomo scomodo per la sua trasparenza nell’esprimere anche un dissenso rispetto agli orientamenti politici dominanti. Questo suo essere contro corrente e comunque il non nascondere la sua natura di uomo scomodo ha con ogni probabilità penalizzato progressivamente il suo ruolo all’interno della Rassegna. La rete istituzionale creata per la rivista tese a sostituirsi alla direzione scientifica e al comitato scientifico, depauperandone le concrete funzioni. Di contro Corbino ci sembra avesse maturato egli stesso un allontanamento dalla Rassegna continuando ad esprimere le proprie opinioni attraverso canali differenti. Del suo apporto alla Rassegna, si può dunque dire che vi è un primo periodo di sostanziale continuità con la linea di apertura iniziata da Di Nardi nella seconda metà degli anni ’50, denotata anche da un sostanziale equilibrio tra i settori scientifici teorico metodologici e quelli più legati all’analisi macroeconomica. Di contro, il ridimensionamento del ruolo della direzione scientifica, ci sembra porti con sé un ripiegamento della Rassegna alla dimensione del dibattito sull’economia locale.ITALIANO
Indice del testo: 1. I "numeri" della statistica ufficiale dell'epoca come guida del materiale espositivo della mostra; - 2. Dalla statistica "patriottica" alla fondazione della Direzione della statistica e dell'Istituto Centrale di... more
Indice del testo: 1. I "numeri" della statistica ufficiale dell'epoca come guida del materiale espositivo della mostra; - 2. Dalla statistica "patriottica" alla fondazione della Direzione della statistica e dell'Istituto Centrale di Statistica, 1853-1925: gli indici delle materie degli Annuari statistici; - 2.1. Gli annuari "italiani" preunitari di Cesare Correnti e Pietro Maestri, 1852-1853 e 1857-1858; - 2.2. I primi annuari del Regno d'Italia, 1864 (Correnti e Maestri) e 1878 (Correnti e Bodio); - 2.3. Gli anni della Direzione della statistica dal 1878 al 1925; 2.3.1. L'Annuario sul 1889-1890; - 2.3.2. L'Annuario sul 1900; - 2.3.3. L'Annuario sul 1911; - 2.4. Dalla Direzione della statistica all'ISTAT: l'Annuario sugli anni 1922-1925 (Gini); - 3. Dagli indici degli Annuari ai "numeri" della statistica ufficiale
This work aims at a statistical reading of the Italian financial evolution between 1861 and the recent past. There are lots of scientific works on this argument which are based on Raymond W. Goldsmith’s financial indicators (integrated... more
This work aims at a statistical reading of the Italian financial evolution between 1861 and the recent
past. There are lots of scientific works on this argument which are based on Raymond W. Goldsmith’s
financial indicators (integrated by some other authors such as Ross Levine). These indicators refer to
the financial dimension of the economic system (“financial interrrelations ratio”, FIR); the distinction
between the systems bank or market oriented; the incidence of banking system’s financial assets (i.e.
loans by the banks and by the issuing banks) in comparison with financial markets’ assets (i.e. shares
and bonds); the comparison between public and private debt; and finally the distinction of companies’
debts between shares, bonds and bank’s loans.
The statistical series that my work proposes have both important analytic and interpretative aims.
Together with the individuation of the age-old topic of the correlation between financial development
and economic growth, the aim is that of analyzing if and at what degree the stages of Italian economic
growth – where the innovation in economic structure was very important (i.e. railways, large
technological systems, and so on) – were accompanied by forms of financial system structure “market
oriented”, with a high degree of securities placement directly to final investors. While, other stages,
when economic growth became routine, were characterized by “bank oriented” financial structures.
In our institutional context the elaboration of financial accounts took place in the Bank of Italy. The current structure of the financial accounts was published in the Bank’s report on 1961; the conceptual systemisation study by Mario... more
In our institutional context the elaboration of financial accounts took place in the Bank
of Italy. The current structure of the financial accounts was published in the Bank’s
report on 1961; the conceptual systemisation study by Mario Ercolani and Franco
Cotula followed in 1969. The history of financial accounting ascribes the starting
point to the National Monetary Balance Sheet (“Bilancio monetario nazionale”,
BMN), drawn up by Paolo Baffi and presented from the Bank’s report of 1949. The
BMN should constitute the embryonic financial accounts and from that institutional
occasion, by way of a long series of refinements, the definitive work by Ercolani and
Cotula is reached. This paper intends to analyse the researchers’ activities, the
demands of monetary policy and theoretical reflections which at the end of the war led
to the construction of the BMN in 1949. The study’s point of departure is the structure
of the scheme and the priority of determining the variation over the course of the year
of monetary base held by the public and the “effects on it” of Treasury and private
borrowing. Starting from the traditional balance sheet of the Bank of Italy, I shall deal
with the drawing up of the report on 1946 (when Einaudi was Governor) aimed at the
specification of the variation in monetary base and the forms of its creation and
absorption. I shall then determine the accounting manipulations in the report on 1947
(when Menichella was Governor), which led to the “sectorised” attribution of the
variation in monetary base, and ultimately, in the report on 1948, with the introduction
of elements relating to the financial market and the sharing of borrowing between
the Treasury and the private sector, thus leading to BMN. Substantially I intend to support
the idea that the construction of Baffi’s BMN predominantly reflects the demands
of monetary policy during the Einaudi and Menichella eras.
The paper by Albareto et al. puts forward new estimates of the real and financial wealth of Italian households, broken down by region, in the years 1998-2005. It forms part of a thirty-yearlong project by the Bank of Italy to estimate... more
The paper by Albareto et al. puts forward new estimates of the real and financial wealth of Italian households, broken down by region, in the years 1998-2005. It forms part of a thirty-yearlong project by the Bank of Italy to estimate these aggregates. More recently, Bank researchers have paid special attention to the geographical distribution of wealth. The work of Albareto et al. offers two major improvements over the preceding literature. First, the real and financial aggregates include components formerly excluded. Second, the estimates use a new series of house prices, correcting earlier overestimation. The authors revise the value of the real component of wealth significantly downward, most sharply for the Centre and the North of Italy, somewhat less so for the South for the three parts of the country. It is worth underscoring that this adjustment occurs notwithstanding the inclusion of the new components mentioned. The reduction in the value of households’ real wealth at current prices depends on the use of a more accurate house price index than that used in Cannari, D’Alessio and Paiella (2006). I shall discuss some of the paper’s most interesting conclusions. The new estimates show the substantial regional disparities in net per capita real and financial wealth. The authors effect a comparison, for 2004, with the estimates of Cannari, D’Alessio and Paiella (2006), which they take as benchmark. Setting the estimate for the North equal to 100, Cannari et al. (2006) get values of 89 for the Centre and 44 for the South. For the same wealth components, Albareto et al. get values for Centre and South of 87 and 50 respectively of that for the North. That is, they diminish the weight of the Centre (from 89 to 87) and increase that of the South (from 44 to 50). The new estimates, moreover, produce a different ranking of the regions according to per capita real wealth. The paper confirms the findings of Cannari et al. (2006) on the sharp geographical disparities within Italy, but with some differences that should be emphasized and fully brought out. For one thing, the disparity between North and South is attenuated. Second, the regional ranking is changed. This is an intriguing point, bringing to mind a question that I should like to put to the authors. The comparison with the data in Cannari et al. (2006) is only for 2004 and thus indicates just the “level” of the discrepancy in that year. It might be interesting to extend the comparison to the entire period that the two works have in common, i.e. 1998-2004, so as to get an idea of the trend in the discrepancy in the values of the real and financial components of wealth over time. In fact, in terms of economic analysis, the process of asset revaluation has significant impact on spending and saving decisions, and the dimensions of the process are significant during this period. 2. The geographical distribution of GDP as criterion for liquidity assignment I was particularly struck by the magnitude of one aspect of the geographical distribution of which my perception had been what you might call “qualitative”. This is the North-South gap in the weight of real as against financial assets, risky as against safe financial assets, and liquidity (cash and postal deposits in particular). There is a substantial literature on this point explaining the importance of real as against financial assets in the South, and among the latter the greater weight of safe and specifically liquid assets. The determinants generally mentioned include the South’s lower level of total wealth, greater perceived uncertainty about future incomes, low levels of social capital, and so on (Guiso, Jappelli, Sapienza and Zingales, which the paper cites). In addition to the social, demographic and economic characteristics of the population, other relevant factors involve the supply of banking services (fewer branches and e-money terminals) which are said to weigh on households’ financial choices in the South. The possible causes of the differing composition of real and financial wealth in the South by comparison with the Centre and North are numerous. Inquiry in this field therefore demands the use of indicators targeted at the territorial distribution of financial items that are far from the Bank of Italy’s supervisory tools and from prudential reporting requirements: this applies in particular to holdings of banknotes. The procedure adopted by Albareto and his co-authors to disaggregate nationwide holdings of banknotes on a regional basis consists simply in following the distribution of GDP. This criterion, in fact, is standard in the Bank’s analyses, such as the works of Magnani (1997) and Berrettoni et al. (1999). As I see it, using GDP as the gauge of the distribution of cash in circulation could well produce an overestimate of the figure for the Centre and North and an underestimate for the South, although the paper’s reference to households as consumers and as producers is an argument in favour of that approach. In my view, the bottlenecks in the supply of financial services – indicated by the importance of postal deposits in the South (the geographical attribution of these assets being reliable) – together with the economic, social and demographic factors mentioned above, counsels special care in specifying the factors relevant to the geographical assignment of liquidity (Arciero et al, 2006, p. 312). I wonder whether we might not do well to consider, in addition to GDP, such things as the share of the illegal and underground components of total output, the diffusion of ATM and POS terminals, and the number of bank and post office branches. I am well aware that in recent years the item “banknotes” does not weigh very heavily in total financial wealth at national level. At the end of 2005 they represented about 2 per cent of total financial assets in Italy, but this rises to 2.7 per cent in the South and Islands. Given the relatively low level of this item nationally, a different geographical distribution of holdings of banknotes based on alternative criteria is not likely to make a significant contribution, unless there is very marked polarization (which cannot be ruled out in advance). 3. A matter of editing, and of substance It is important for applied economic researchers to be apprised immediately, in a publication, of the definitions used for macroeconomic variables and the way in which they are constructed statistically. Obviously there are excellent reasons for placing this information in compact form in a statistical or methodological appendix, but this common practice may lead less attentive readers, or those less directly involved in that aspect of the study, into error. Further, there is no denying that the statistical data made available always reflect a mix of the theory that demarcates their content and the operative choices that determine their practical definition in producing statistical estimates. The point here is that Albareto and his colleagues should shift their account of some of the criteria used in determining the geographical distribution of real and financial aggregates from the appendix to the main body of the text, at least in broad outline. 4. Three brief suggestions In closing let me express my great appreciation for this essay, which will be the basis for interesting further developments in various branches of economic analysis. This 5 appreciation extends to the other researchers here at the Bank who have made and are still making contributions in this sphere. To sum up, I think the authors of this work could improve it in three ways: 1. by extending the comparison of their results with those of earlier works (in particular Cannari, D’Alessio and Paiella, 2006) to all the years for which this is possible; 2. by adopting other criteria in addition to GDP to determine the distribution of banknotes in circulation, an item that is of modest size nationally but substantial in some parts of the country; 3. by including a discussion, possibly in the main body of the text, of the most interesting implications of their criteria for the geographical distribution of wealth, which is now found in the methodological appendix
L'analisi dei legami tra la crescita delle dimensioni finanziarie dell'economia e del prodotto interno lordo reale pro capite tra l'Unificazione italiana e la Grande Guerra non costituisce un terreno molto praticato nella storia economica... more
L'analisi dei legami tra la crescita delle dimensioni finanziarie dell'economia e del prodotto interno lordo reale pro capite tra l'Unificazione italiana e la Grande Guerra non costituisce un terreno molto praticato nella storia economica e delle istituzioni finanziarie. Il risultato principale degli studi più accreditati (R.W. Goldsmith, S. Zecchini 1975; A.M. Biscaini, P. Ciocca 1979; G. Della Torre 2000) non è stato particolarmente incoraggiante, in quanto nell'immediato periodo postunitario (sino agli anni Novanta) la correlazione si mostrava molto debole e, in uno dei lavori, addirittura di segno negativo, cioè "errato". Era solo dal finire dell'Ottocento, invece, che il legame statistico tra i due poli risultava positivo, ma di entità moderatamente decisa. La correlazione tra financial deepening e crescita reale è stata, pertanto, in quella letteratura, giudicata "vaga e irregolare". L'idea di fondo sviluppata in questo lavoro è stata quella di testare nuovamente tale correlazione alla luce di due integrazioni nelle informazioni finanziarie e reali: la prima di natura analitica e metodologica; la seconda essenzialmente statistica. Con la prima, si è ridefinito il parametro utilizzato nella misurazione della dimensione finanziaria dell'economia (il "saggio di interrelazione finanziaria" di Goldsmith) in modo più pertinente rispetto all'obiettivo di misurare l'entità della finanza all'"interno" dell'economia nazionale. Si è cioè depurata la "sovrastruttura finanziaria" della quota del debito pubblico detenuto all'estero, di particolare rilievo sino alla grande conversione della rendita del 1906. Con la seconda integrazione si sono utilizzate le nuove serie del PIL reale pro capite elaborate di recente da Stefano Fenoaltea e Paolo Malanima, sostituendole nell'elaborazione statistica alla vecchia serie dell'ISTAT. I risultati ottenuti, seppure suscettibili di ulteriori approfondimenti, danno ragione della revisione condotta. Un primo risultato è costituito dall'individuazione di un'unica fase di sviluppo finanziario tra Unificazione e Grande Guerra: con ciò, la partizione nei due sottoperiodi prima e dopo la crisi degli anni Novanta, che emergeva nella letteratura preesistente, sembra radicalmente ridimensionata. Il secondo risultato implica un grado di correlazione tra financial deepening e PIL reale pro capite piuttosto forte (e statisticamente significativo) nell'intero arco temporale e nei due sottoperiodi 1861-90 e 1891-1914, in particolare sino agli anni Novanta"
Nel saggio intendo sviluppare il contributo di Vanoni e dell’«officina» di Benvenuto Griziotti presso l’Università di Pavia al disegno di finanziamento della guerra, noto come «circuito dei capitali», 1937-1943. Il «circuito dei capitali»... more
Nel saggio intendo sviluppare il contributo di Vanoni e dell’«officina» di Benvenuto Griziotti presso l’Università di Pavia al disegno di finanziamento della guerra, noto come «circuito dei capitali», 1937-1943. Il «circuito dei capitali» si poneva l’obiettivo del sostegno finanziario dello sforzo bellico in modo non inflazionistico. Esso era «aperto» dalle erogazioni della spesa pubblica e implicava diverse modalità di «chiusura», cioè di recupero della liquidità immessa dal Tesoro su mercato: 1. la chiusura «diretta» tramite il prelievo fiscale o il collocamento di nuovo debito presso i risparmiatori; 2. la chiusura «indiretta» tramite il ricorso all’indebitamento verso le istituzioni creditizie. L’INFC fu creato nel dicembre 1939 su iniziativa del ministro delle Finanze, P. Thaon di Revel, del governatore della Banca d’Italia, V. Azzolini, e del direttore dell’Istituto di Finanza dell’Università di Pavia, B. Griziotti. I risultati "pubblici" si ebbero nel corso del 1942; meno dibattuta è invece la riflessione nella fase di prima implementazione. Nella discussione del 1942 furono privilegiate le forme di copertura del disavanzo di bilancio con nuovo debito verso le istituzioni creditizie pubbliche. Riguardo all’attività dell’INFC, il materiale pubblicato ne dà uno spaccato parziale, circoscritto ai lavori di una delle tre Commissioni, quella per la Finanza straordinaria, che privilegiò lo studio delle forme di copertura della spesa pubblica per dato prelievo fiscale. Intendo porre al centro della mia esposizione il ruolo di Vanoni e dell’«officina Griziotti»: 1. nella riflessione sul «circuito dei capitali» tra il suo avvio e il 1942; 2. nel tentativo di incidere sulle dimensioni del disavanzo, incrementando il prelievo fiscale, e di contenere gli oneri del servizio del debito, di allungarne la scadenza e rendendone più stabile la detenzione; 3. nell’attenzione, in una situazione di finanza straordinaria, alla ridefinizione della struttura tributaria e all’aspetto redistributivo del carico fiscale. Indice del saggio: 1. Prologo: il “circuito dei capitali”; - 2. L’attenzione per la “chiusura fiscale del circuito”; - 3. … e per la redistribuzione del carico fiscale
I lavori sul debito pubblico privilegiano la scansione delle crisi succedutesi nel tempo e la sostenibilità del debito, fondando l’analisi sulla composizione per tipologia di strumento finanziario. Nel saggio ho privilegiato i meccanismi... more
I lavori sul debito pubblico privilegiano la scansione delle crisi succedutesi nel tempo e la sostenibilità del debito, fondando l’analisi sulla composizione per tipologia di strumento finanziario. Nel saggio ho privilegiato i meccanismi “finanziari” (istituzioni creditizie, norme giuridiche, regolamenti, organizzazione tecnica, prassi nella gestione degli intermediari), “costruiti” nella seconda parte dell’800 per favorire la sottoscrizione dei titoli pubblici all’interno dell’economia, contenendo con ciò il debito estero e la “circolazione”. Rammento le norme relative alle Casse di risparmio ordinarie, alle Casse postali e alla Cassa Depositi e Prestiti. Ho perseguito questo obiettivo facendo riferimento al concetto di debito “istituzionalizzato” del Tesoro (introdotto da A. Confalonieri). Ho preso visione della normativa, degli assetti organizzativi e delle informazioni statistiche disponibili su: 1. la rendita collocata all’estero; 2. il debito del Tesoro detenuto dagli istituti di emissione e dalle categorie bancarie; 3. la raccolta dei depositi ordinari, “in francobolli”, ecc. da parte delle Casse postali e gli acquisti della rendita da parte di queste ultime per conto dei “librettisti”; 4. il debito del Tesoro assorbito dalla Cassa Depositi e Prestiti; e 5. i titoli di Stato di proprietà delle banche a cauzione delle anticipazioni ordinarie degli Istituti di emissione. Sono pervenuto a prime indicazioni sul debito “istituzionalizzato”, con la presenza di due modelli di finanziamento del debito radicalmente diversi: Il primo (tra l’Unificazione e gli anni ’90) centrato sul debito estero e sulla “circolazione”; il secondo (tra gli anni ’90 e il conflitto mondiale) caratterizzato da un livello estremamente elevato del debito “istituzionalizzato”. Restano aperti alcuni problemi “statistici” (ad es. la significatività delle stime sul debito estero) e due punti più concettuali: 1. la presenza di forme di condizionamento degli istituti di emissione sui comportamenti bancari, in assenza di una banca centrale e di “moral suasion”; 2. il ruolo delle “istituzioni” (e quindi del “mercato”) nei due “modelli” di finanziamento del debito pubblico.
General government activity in the field of education has recently assumed new interest due to the importance of two analytical objectives: a) the existence of substitution or complementary processes between public and private... more
General government activity in the field of education has recently assumed new interest
due to the importance of two analytical objectives: a) the existence of substitution or
complementary processes between public and private expenditure in education; b) the
importance of public expenditure in the fields of education, health etc. in economic
development. Between 1861 and 1913, statistical information regarding Italian expenditure
in education at local (provincial and municipal) level is particularly scarce and there is
none at all on expenditure at local level for a number of periods. The reconstruction of
missing data for regressors has been carried out by NIPALS algorithm (Non-linear
estimation by Iterative PArtial Least Square) which calculates Principal Component
Analysis (PCA) even when there are missing data. The reconstructed data have allowed
improvement of the informative set and the lines of interpretation of General Government
action in education. Our data confirm the idea that policies regarding education in Italy
have relied predominantly on local resources at municipal level. Furthermore, transfers
from Central Government to the municipal authorities assumed great importance after
1904. Finally, it is to be noted that Central government expenditure on education in a strict
sense (excluded expenses for museums, academies etc.) has been stable until 1904. Truly
incisive policies regarding Central government are to be found only in successive periods.
L’Unificazione nazionale vede l’arretratezza del sistema creditizio nazionale caratterizzato dall’assoluta prevalenza delle monete metalliche, rispetto alle banconote e ai depositi bancari, e da un numero esiguo di banche di deposito.... more
L’Unificazione nazionale vede l’arretratezza del sistema creditizio nazionale caratterizzato dall’assoluta prevalenza delle monete metalliche, rispetto alle banconote e ai depositi bancari, e da un numero esiguo di banche di deposito. Piuttosto sostenuti sono invece il numero e l’attività delle case bancarie, peraltro non quantificabili. L’attività di queste ultime è fondata sulla mediazione tra risparmiatori e debitori finali, più che sulla trasformazione qualitativa della raccolta del risparmio presso la clientela in impieghi con assunzione del rischio di controparte da parte delle case bancarie. Le dimensioni del debito del Tesoro e degli enti locali si collocano ben al di sopra dell’entità dell’intermediazione creditizia moderna (misurata dalla raccolta o dagli impieghi degli istituti di emissione, delle casse di risparmio, delle banche popolari e delle società ordinarie di credito). Ciò porta ad assegnare un deciso rilievo al collocamento del debito del Tesoro verso le grandi case estere e alle case bancarie nazionali nella probabile riallocazione all’interno dei titoli collocati inizialmente all’estero, poiché al momento dell’Unità manca «un intermediario italiano credibile, in grado di drenare le risorse finanziarie interne». Coerentemente con questo, per il debito locale emerge la centralità del collocamento di titoli obbligazionari da parte delle case bancarie. Negli anni che seguono il sistema del debito pubblico (del Tesoro e degli enti locali) passa, anche per l’azione normativa statuale, da una struttura centrata sulla mediazione delle case bancarie ad un’altra più moderna, imperniata sull’intermediazione con assunzione in proprio dei titoli pubblici. Il lavoro è così organizzato. Nei §§ 1.2 e 1.3 espongo la struttura del debito del Tesoro e degli enti locali al momento ell’Unificazione, caratterizzata rispettivamente dal prevalere del collocamento all’estero del debito e della mediazione delle case ban-carie. Di rilievo è lo spazio che dedico alla struttura del debito degli enti locali negli anni che seguono l’Unificazione, cui non è dedicata un’ampia letteratura. Nel prosieguo del lavoro tratto degli interventi normativi che portano, per il debito del Tesoro, al «rimpatrio della rendita» (§ 2) e, per il debito locale, al passaggio dalle forme ob-bligazionarie sostenute dalle case bancarie ai circuiti della Cassa Depositi e Prestiti (§ 3). Nel § 4 sviluppo delle considerazioni a mo’ di conclusione.
Nel corso dell’ultimo quarto dell’800 abbiamo il passaggio dal modello fondato sugli enti di beneficenza e mutualistici alla «terza epoca», fondata sulla previdenza pubblica . Nell’ambito della previdenza pubblica vanno tenuti presenti... more
Nel corso dell’ultimo quarto dell’800 abbiamo il passaggio dal modello fondato sugli enti di beneficenza e mutualistici alla «terza epoca», fondata sulla previdenza pubblica . Nell’ambito della previdenza pubblica vanno tenuti presenti tre segmenti costituivi, ordinati cronologicamente: 1. le pensioni erogate ai dipendenti dell’amministrazione centrale, sotto la voce del debito vitalizio, direttamente dal Tesoro (dalla costituzione del Regno d’Italia); 2. gli istituti di previdenza amministrati dalla Cassa Depositi e prestiti, CDP (dalla fondazione del primo istituto, il Monte pensioni degli insegnanti elementari, nel 1878); 3. la Cassa nazionale per la vecchiaia e la malattia sino all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (dalla fondazione della Cassa nazionale nel 1898). Il tema oggetto di questo scritto trova trattazione in letteratura, poiché per quella fase storica esiste abbondanza e continuità nella produzione dell’informazione statistica nel campo previdenziale da parte della Direzione di statistica dell’allora Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, MAIC. Le ragioni di questo saggio e del titolo prescelto stanno nello scarso peso riconosciuto agli istituti di previdenza amministrati dalla CDP, creati nell’ultimo quarto del secolo XIX a favore di alcune figure professionali dell’area pubblica (non incluse tra le unità soggette alle erogazioni del Tesoro). Si trattava dei seguenti enti: 1. il Monte pensioni per gli insegnanti delle scuole pubbliche elementari (operante dal 1879); 2. la Cassa pensioni per i medici condotti (dal 1899); le Casse di previdenza per: 3. il personale tecnico aggiunto del catasto e dei servizi tecnici finanziari (1903); 4. i segretari e gli altri “impiegati” dei comuni, delle province, e delle istituzioni pubbliche di beneficenza (1905), cassa estesa più avanti ai “salariati” di dette istituzioni e delle aziende municipalizzate (1916); 5. gli ufficiali giudiziari (1908); 6. gli impiegati degli archivi notarili (1909); ecc. Il contenuto spessore normativo di questi istituti (che coinvolsero soltanto alcune categorie professionali “pub-bliche”, anche quando divennero obbligatori) non implica, a nostro giudizio, una conco-mitante irrilevanza dimensionale. Anzi, quello che mostreremo nel saggio è il rilievo che questi istituti hanno avuto anche dopo la creazione nel 1898 della Cassa nazionale per la vecchiaia e la malattia (che diverrà l’INPS) sino alla metà degli anni ’30. La presenza degli istituti di previdenza amministrati dalla CDP è recepita nella letteratura in argomento, ma solo con brevi cenni. Il saggio privilegia la scansione cronologica dell’emergere delle tre tipologie previ-denziali pubbliche. Pertanto, nel § 2 affrontiamo l’evoluzione delle erogazioni del Tesoro dello Stato per il “debito vitalizio” dall’unificazione nazionale. Nel § 3 trattiamo dei con-tributi previdenziali e delle erogazioni degli istituti di previdenza gestiti dalla CDP dal 1878 e forniamo indicazioni sull’importanza relativa dei singoli istituti (in particolare, il Monte pensioni degli insegnanti elementari, la Cassa di previdenza dei sanitari e la Cassa dei segretari comunali et alii). Nel § 4 dedichiamo la nostra attenzione a contributi ed e-rogazioni della Cassa nazionale per la vecchiaia e la malattia sino all’INPS, dal 1898 alla metà degli anni ‘30. Nel § 5 affrontiamo il confronto relativo tra le dimensioni del debito vitalizio, della Cassa nazionale – INPS, e degli istituti gestiti dalla CDP.
La discussione rientra nel convegno su "I conti finanziari: la storia, i metodi, l'Italia e i confronti internazionali", Banca d'Italia, Perugia, 2005. Il convegno ha presentato lavori di ricerca sui conti finanziari, statistiche che la... more
La discussione rientra nel convegno su "I conti finanziari: la storia, i metodi, l'Italia e i confronti internazionali", Banca d'Italia, Perugia, 2005. Il convegno ha presentato lavori di ricerca sui conti finanziari, statistiche che la Banca d'Italia pubblica dai primi anni Sessanta e oggi prodotte e ampiamente utilizzate dall'Eurosistema. Nella prima sessione, dedicata alla storia dei Conti Finanziari, è stato presentato il contributo di De Bonis e Gigliobianco sulle origini dei conti finanziari negli Stati Uniti e in Italia. La discussione riguarda la relazione di De Bonis e Gigliobianco sul processo culturale che portò alla costruzione dei Conti Finanziari in Banca d'Italia nel secondo dopoguerra. Il mio commento è centrato su: 1. il ruolo delle istituzioni di ricerca (e delle banche centrali) nella costruzione dei sistemi di contabilità macroeconomica e in tale ambito dei conti finanziari; 2. Il bilancio monetario di Baffi e la via nazionale ai Conti Finanziari; 3. Dal bilancio monetario di Baffi del 1949 alle matrici finanziarie di Mario Ercolani e Franco Cotula del 1964, 1969: elementi di continuità e di rottura.
Sono presenti in letteratura analisi accurate sulla spesa e sul prelievo degli enti locali tra l’Unificazione nazionale e la prima guerra mondiale; meno indagati sono invece l’evoluzione del debito degli enti locali e, in tale ambito, il... more
Sono presenti in letteratura analisi accurate sulla spesa e sul prelievo degli enti locali tra l’Unificazione nazionale e la prima guerra mondiale; meno indagati sono invece l’evoluzione del debito degli enti locali e, in tale ambito, il ruolo dei tre circuiti creditizi (le emissioni obbligazionarie, i mutui delle banche e della Cassa Depositi e Prestiti, Cdp). Ciò, nonostante la rilevanza del debito degli enti locali rispetto a quello del Tesoro. Lo stato insoddisfacente dell’analisi è il portato della presenza di dati statistici lacunosi in sede temporale e imprecisi nei contenuti dei circuiti di finanziamento. Le serie storiche del debito totale e dei mutui in obbligazioni hanno dati mancanti per lunghi periodi temporali, in particolare per gli anni 1861-1873 e 1900-1911. I dati bancari (delle serie elaborate da Renato De Mattia e da Franco Cotula) sovrastimano il fenomeno, in quanto i mutui chirografari e le obbligazioni si riferiscono al debito degli enti morali, inclusivi delle opere pie. Gli scarni dati disponibili – limitati al classamento delle emissioni obbligazionarie (per un periodo ristretto e per una parte dei Comuni) – danno indicazioni sulla grande rilevanza delle “ditte bancarie”, ma non consentono di costruire una serie storica. Le informazioni sono invece complete per il terzo circuito, quello dei mutui della Cdp. Il primo passo del lavoro (§ 2) riguarda la raccolta, la valutazione e l’integrazione delle informazioni statistiche sulla dimensione complessiva del debito degli enti locali e sulla suddivisione per forma tecnica (mutui obbligazionari, della Cdp e della Saccp, e altri mutui: chirografari, ipotecari, cambiari, ecc.). In particolare, ho cercato di raccogliere le informazioni che consentono una ricostruzione del debito degli enti locali per gli anni 1864-1876 e 1901-1915. Nel § 3 tratto gli obiettivi di analisi perseguiti. Nel § 3.1 ho esposto l’evoluzione 1873-1911, secondi i dati MAIC, del debito totale dei Comuni e delle Province e della sua composizione per forma tecnica, coincidente in buona sostanza con quella per settori mutuanti: 1. mutui in obbligazioni (sottoscritte da privati e banche); 2. mutui garantiti da delegazioni sulle sovraimposte (Cdp e Saccp); 3. altri mutui: in particolare, quelli chirografari (erogati dalle Casse di risparmio ordinarie, Cro). Ne è scaturita la rilevanza della componente in obbligazioni sino al 1896 e, successivamente, la drastica riduzione (anche nei valori assoluti). Nel § 3.2. ho cercato di ricostruire i dati mancanti del totale del debito tramite la cumulazione dei disavanzi di bilancio, con risultati insoddisfacenti perché: 1. i dati disponibili sono costituiti dai disavanzi dei bilanci di previsione del MAIC (e non di consuntivo); 2. il debito totale stimato dal MAIC (come somma di componenti) è riferito alle passività sotto forma di mutui (e non comprende quelle più a breve, in una parola fluttuanti). A fronte dei dati mancanti del debito (1864-1877 e 1901-1915), nel § 3.3 ho affiancato, alle informazioni lato debitore del MAIC, le serie prive di dati mancanti dei finanziamenti agli enti morali di banche e istituti di emissione e dei mutui della Cdp, della Saccp e degli Istituti di previdenza amministrati dalla Cassa. Questo ha consentito di gettare un po’ di luce sul periodo 1896-1915 e di qualificare: 1. la presenza di un processo di sostituzione tra i nuovi debiti verso la Cdp, la Saccp e le Cro e i vecchi debiti in obbligazioni; 2. la fase di fine secolo del consolidamento e della conversione dei debiti di alcune grandi città e delle isole maggiori tramite la Saccp. Nel § 3.4 ho sviluppato l’analisi del peso relativo dei finanziamenti alle opere pubbliche e della dimissione di debiti da parte della Cassa-Saccp e degli “altri mutuanti”. Ne è scaturita l’importanza dei processi di dimissione dei debiti, non solo per la Cdp-Saccp, ma anche per le “altre istituzioni mutuanti” (canale obbligazionario e bancario), in un contesto di tendenziale riduzione del tasso medio d’interesse sul debito locale. Nel § 4 ho svolto alcune prime conclusioni cui sono pervenuto.
Indice: 1. Dai Compendi sugli organici statali ai dati dei Conti Nazionali; - 2. Il reddito da lavoro della pubblica amministrazione; - 3. Le serie storiche degli stipendi della PA; - 4. La serie ISTAT 1957 e la rilevanza del salario in... more
Indice: 1. Dai Compendi sugli organici statali ai dati dei Conti Nazionali; - 2. Il reddito da lavoro della pubblica amministrazione; - 3. Le serie storiche degli stipendi della PA; - 4. La serie ISTAT 1957 e la rilevanza del salario in natura; - 4. Un tentativo di periodizzazione
Il lavoro è frutto della partecipazione a un gruppo di ricerca CNR, ISCONA (Istituto della contabilità nazionale), Banca d’Italia e ISTAT su “L’integrazione tra Conti economici nazionali e Conti finanziari”, coordinatori Antonino Giannone... more
Il lavoro è frutto della partecipazione a un gruppo di ricerca CNR, ISCONA (Istituto della contabilità nazionale), Banca d’Italia e ISTAT su “L’integrazione tra Conti economici nazionali e Conti finanziari”, coordinatori Antonino Giannone (Roma La Sapienza) e Grazia Marchese (Banca d’Italia). I Conti Nazionali (costruiti dalle Nazioni Unite) e i Flow-of-funds (dal Fondo Monetario Internazionale) si sono sviluppati lungo strade differenti sino alla terza generazione del System of National Accounts (SNA 1968). Gran parte degli studiosi hanno prestato la loro attenzione a ragioni statistiche e operative che potrebbero spiegare la discrepanza quantitativa tra i saldi del conto della formazione del capitale reale e del conto finanziario. Ho inteso con questo saggio legare le ragioni tecniche alle differenze nelle teorie economiche che accompagnarono l’implementazione del primo SNA da parte di Richard Stone (1947) e i Moneyflows di Morris Copeland (1952).I
Il titolo del lavoro richiama la rilevanza della Cassa Depositi e Prestiti (CDP) nel finanziamento del Tesoro e nella gestione del debito pubblico, ruolo che non è circoscritto a momenti specifici1, ma costituisce un elemento strutturale... more
Il titolo del lavoro richiama la rilevanza della Cassa Depositi e Prestiti (CDP) nel finanziamento del Tesoro e nella gestione del debito pubblico, ruolo che non è circoscritto a momenti specifici1, ma costituisce un elemento strutturale nella storia della finanza pubblica del nostro Paese. Trattando dei finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti è scontato centrare l’attenzione sul finanziamento agli enti locali (per la costruzione delle opere pubbliche, la copertura dei disavanzi di bilancio e la sistemazione dei debiti pregressi). Tuttavia, dalla legge che imponeva alla CDP l’obbligo d’investimento minimo in titoli di Stato (1895), il differenziale tra i finanziamenti al Tesoro e quelli agli enti territoriali è andato crescendo, per raggiungere i massimi storici con il secondo conflitto mondiale. Nell’ambito del funzionamento della CDP, va ricordato che la fondazione delle Casse postali apre un canale di finanziamento della CDP assai più consistente della raccolta di depositi “in numerario” (a scopi cauzionali, amministrativi e giudiziari) e in costante espansione. La CDP storicamente nasce intorno alla “Gestione principale” (1863), preposta alla raccolta di depositi in numerario e all’impiego in mutui agli enti locali e a vantaggio del Tesoro. Occorre precisare che la Gestione principale non esaurisce l’attività della CDP, essendo questa comprensiva di altre unità create successivamente con competenze specifiche. Ci si riferisce alle Gestioni annesse, agli Istituti di previdenza ferroviari e agli Istituti di previdenza amministrati dalla CDP. Ne segue che le risorse della Cassa sono solo in parte riferibili alla raccolta postale: sono da aggiungere i depositi di titoli di terzi presso la Gestione principale, i depositi presso le Gestioni annesse, e le eccedenze delle gestioni degli Istituti di previdenza. Il lavoro è così strutturato. Nel § 2 sono evidenziate le istituzioni che compongono il “gruppo” CDP e nel § 3 le relative forme di finanziamento al Tesoro. Nel § 4 è analizzato il ruolo complessivo della CDP nel finanziamento del Tesoro, ponderando questo con lo stock totale del debito pubblico in esistenza. Nel § 5 viene prestata attenzione alle funzioni svolte dalla CDP nelle conversioni dei consolidati e nei consolidamenti dei titoli redimibili e del debito fluttuante tra il 1872 e il 1936. Nell’Appendice sono riportati gli aspetti tecnici, normativi e istituzionali, utili alla comprensione del ruolo dell’istituto.
Le caratteristiche e la funzionalità del “circuito monetario” o “dei capitali”, che fu parte qualificante del quadro della politica economica tra l’invasione dell’Etiopia e la fine del fascismo, hanno assunto grande spazio in letteratura... more
Le caratteristiche e la funzionalità del “circuito monetario” o “dei capitali”, che fu parte qualificante del quadro della politica economica tra l’invasione dell’Etiopia e la fine del fascismo, hanno assunto grande spazio in letteratura nell’ultimo decennio. Gran parte della letteratura sostiene che il circuito “diretto” (mercato-Tesoro) abbia funzionato egregiamente sino al 1942-43, per subire poi una modificazione strutturale con il circuito “indiretto” (mercato-banche-Banca d’Italia-Tesoro). Tale interpretazione si basa su un’analisi empirica insoddisfacente, centrata sulla partizione tradizionale del debito del Tesoro tra patrimoniale e fluttuante, che non consente di individuare i circuiti che legano il settore privato (in senso stretto) al Tesoro e la base monetaria del Tesoro. L’analisi quantitativa che proponiamo è costruita sulla suddivisione, più attuale, del debito per settori creditori di contropartita e utilizzata la serie del debito elaborata di recente da G. Salvemini e V. Zamagni, con alcune nostre integrazioni. L’analisi qualifica meglio i momenti storici della “rottura” (il 1940 invece del 1943) e le caratteristiche del circuito dei capitali (sin dall’inizio su basi fortemente “indirette”). L’Appendice contiene un minimo di riflessioni sulle informazioni disponibili e su quelle concretamente utilizzate
Una sintesi del ruolo svolto dalla CDP, Sezione principale e Sezioni annesse, nel finanziamento del Tesoro e degli enti locali. Con particolare attenzione per le fasi successive alla creazione delle Casse di risparmio postali, 1875; dopo... more
Una sintesi del ruolo svolto dalla CDP, Sezione principale e Sezioni annesse, nel finanziamento del Tesoro e degli enti locali. Con particolare attenzione per le fasi successive alla creazione delle Casse di risparmio postali, 1875; dopo l'introduzione dell'obbligo di investimento minimo in titoli di rendita, 1895; la grande conversione della rendita del 1906; la finanza tra le due guerre mondiali e il circuito dei capitali; il secondo dopoguerra
Il saggio ha per obiettivo quello di fornire le informazioni quantitative più rilevanti dello Stato Patrimoniale della Cassa Depositi e Prestiti, Gestione principale e Gestioni annesse, per gli anni tra la fondazione della Cassa sarda e... more
Il saggio ha per obiettivo quello di fornire le informazioni quantitative più rilevanti dello Stato Patrimoniale della Cassa Depositi e Prestiti, Gestione principale e Gestioni annesse, per gli anni tra la fondazione della Cassa sarda e il 1990. Le serie storiche sono presentate fornendo le notazioni istituzionali e temporali che ne sono il necessario corollario.I
Nel saggio svolgo un'analisi à la Goldsmith dei rapporti tra lo sviluppo delle strutture finanziarie e la crescita economica reale in Italia tra il 1861 e il 1891. Indice: 1. L'apparato contabile nell'analisi di Raymond Goldsmith; - 2.... more
Nel saggio svolgo un'analisi à la Goldsmith dei rapporti tra lo sviluppo delle strutture finanziarie e la crescita economica reale in Italia tra il 1861 e il 1891. Indice: 1. L'apparato contabile nell'analisi di Raymond Goldsmith; - 2. L'evidenza empirica: tipologie finanziarie e regolarità evolutive; - 3. L'inquadramento teorico del lavoro di Goldsmith; 4. Regolarità o irregolarità evolutive? Analisi cross-section o analisi di serie storiche? - 5. L'applicazione al caso italiano: 5.1. L'evoluzione finanziaria italiana dall'Unificazione e le regolarità postulate da Goldsmith; - 5.2. Dinamica del financial interrelations ratio e PIL reale pro capite: un esercizio grafico;- 6. Conclusioni
Data Base contenente informazioni quantitative, 1850-1990, sulla raccolta e gli impieghi della CDP (Gestione principale e Gestioni annesse), sul debito pubblico (del Tesoro e degli enti locali), sulla raccolta delle casse postali di... more
Data Base contenente informazioni quantitative, 1850-1990, sulla raccolta e gli impieghi della CDP (Gestione principale e Gestioni annesse), sul debito pubblico (del Tesoro e degli enti locali), sulla raccolta delle casse postali di risparmio e di quelle ordinarie.
Le caratteristiche e la funzionalità del “circuito monetario” o “dei capitali”, che fu parte qualificante del quadro della politica economica tra l’invasione dell’Etiopia e la fine del fascismo, hanno assunto grande spazio in... more
Le caratteristiche e la funzionalità del “circuito monetario” o “dei capitali”, che fu parte qualificante
del quadro della politica economica tra l’invasione dell’Etiopia e la fine del fascismo,
hanno assunto grande spazio in letteratura nell’ultimo decennio. Gran parte della letteratura sostiene
che il circuito “diretto” (mercato-Tesoro) abbia funzionato egregiamente sino al 1942-43,
per subire poi una modificazione strutturale con il circuito “indiretto” (mercato-banche-Banca
d’Italia-Tesoro). Tale interpretazione si basa su un’analisi empirica insoddisfacente, centrata
sulla partizione tradizionale del debito del Tesoro tra patrimoniale e fluttuante, che non consente
di individuare i circuiti che legano il settore privato (in senso stretto) al Tesoro e la base
monetaria del Tesoro. L’analisi quantitativa che proponiamo è costruita sulla suddivisione, più
attuale, del debito per settori creditori di contropartita e utilizzata la serie del debito elaborata di
recente da G. Salvemini e V. Zamagni, con alcune nostre integrazioni. L’analisi qualifica meglio
i momenti storici della “rottura” (il 1940 invece del 1943) e le caratteristiche del circuito
dei capitali (sin dall’inizio su basi fortemente “indirette”). L’Appendice contiene un minimo di
riflessioni sulle informazioni disponibili e su quelle concretamente utilizzate.

Indice:
1. Introduzione e contenuti del lavoro
2. L’evoluzione del debito del Tesoro e alcuni lavori empirici sul “circuito dei capitali”
2.0. La dinamica del debito del Tesoro, 1930-1943
2.1. Marcello Mancini 1948
2.2. Franco Spinelli e Michele Fratianni 1991
3. L’analisi svolta
3.1. La partizione del debito del Tesoro tra patrimoniale e fluttuante
3.2. La partizione del debito del Tesoro per settori di contropartita
4. Alcune prime conclusioni
Appendice metodologica e tavole statistiche
Riferimenti bibliografici
Lo sviluppo della contabilità macroeconomica è associato con la riflessione teorica e i problemi di politica economica. L'acquisizione dell'autonomia scientifica della disciplina h implicato la valorizzazione degli aspetti definitori e... more
Lo sviluppo della contabilità macroeconomica è associato con la riflessione teorica e i problemi di politica economica. L'acquisizione dell'autonomia scientifica della disciplina h implicato la valorizzazione degli aspetti definitori e tecnico-statistici e la rarefazione dei legami con la teoria economica. L'analisi dei rapporti con la teoria economica non è pertanto soddisfacente. In genere, nella manualistica della contabilità nazionale questo momento non trova adeguata trattazione, in altri casi gli aspetti teorici costituiscono una mera introduzione al momento tecnico definitorio. Anche la storia del pensiero economico dedica scarsa attenzione agli sviluppi dei Conti Nazionali. Dopo il riferimento d'obbligo all'aritmetica politica di W. Petty e agli schemi fiocratici, l'attenzione si sposta sul potenziamento tra le due guerre mondiali: la rivoluzione keynesiana, la conversione del primo dopoguerra, la depressione degli anni trenta e la pianificazione del secondo conflitto. Il riferimento più pregnante è il Treasure White Paper sulla finanza pubblica britannica del 1941, con le stime del reddito e delle componenti della spesa di J. Meade e R. Stone, sotto la supervisione di J.M. Keynes. Senza dubbio, l'esperienza del Gabinetto di guerra britanni costituisce il momento cruciale per la predisposizione continuativa dei CN, anche per la compresenza del polo teorico-accademico e di quello politico-economico. Se la spinta decisiva alla costruzione dei CN è attribuibile largamente alla penetrazione del keynesismo negli organismi di ricerca, è eccessivo riconoscere un peso esaustivo a un particolare filone teorico o a una specifica istituzione di ricerca nello sviluppo dei CN. L'importanza del keynesismo non esclude che abbiano operato anche altre determinanti teoriche e metodologiche. Tra le altre determinanti è da menzionare l'attività svolta dal National Bureau of Economic Research tra l'anno di fondazione nel 1920 e la seconda guerra mondiale. Un'istituzione con un pronunciato orientamento statistico che ha prodotto in quello scorcio temporale non solo analisi quantitative, ma anche riflessioni teorico-metodologiche su temi di contabilità nazionale. Il tema di ricerca che lo staff del NBER si era dato nel 1920 riguardava la misurazione del prodotto nazionale e di alcune categorie distributive del prodotto e del reddito. Nel biennio che seguì furono pubblicate le stime del prodotto degli USA coordinate da W.C. Mitchell e a seguire gli Studies in Income and Wealth (con i lavori sulle scorte di M. Abramovitz e sul deprezzamento del capitale reale di S. Fabricant; i Conti Finanziari e gli Stati patrimoniali di Mitchell (seguiti nel secondo dopoguerra dai moneyflows di M.A. Copeland r dai balance sheets di R.W. Goldsmith); l'adozione della forma di rappresentazione contabile di Copeland e la valutazione dei servizi della pubblica amministrazione di S. Kuznets. Nonostante l'importanza di Mitchell nell'elaborazione dei CN - riconosciuta dalla sponda britannica (Don Patinkin) e da quella americana (Nancy Ruggles) - l'attività del NBER è stata relegata in un ambito di mero supporto tecnico-statistico alle stime predisposte nel 1934 da Kuznets per conto del Department of Commerce. Con questo scritto intendiamo puntualizzare che la critica devastante all'istituzionalismo americano (assenza di una teoria organica e scadimento nell'eclettismo metodologico) abbia impedito una analisi compiuta e pacata tra il rafforzarsi dei CN negli anni '20-30, l'orientamento teorico-metodologico del NBER e l'istituzionalismo di Mitchell. Indice: 1. il leit motiv della nascita dei Conti Nazionali: il keynesismo fiscale. - 2. Il vecchio istituzionalismo americano e i Conti Nazionali. - 3. Le stime del reddito nazionale negli Stati Uniti all'inizio del secolo. - 4. I lavori sul reddito nazionale del NBER, 1920-1930. - 5. W.C. Mirchell e H. Hoover: la costruzione dell'informazione economica e il ruolo dello Stato. - 6. W.C. Mitchell: i Conti Nazionali e l'analisi del ciclo. 7- Conclusioni.
1. La contabilità sociale tra teoria economica e statistica economica; 2. L'influenza della teoria economica sui sistemi contabili: ricerca economica accademica e/o tecnicismo delle istituzioni statistiche?; 3. Fondamenti... more
1. La contabilità sociale tra teoria economica e statistica economica; 2. L'influenza della teoria economica sui sistemi contabili: ricerca economica accademica e/o tecnicismo delle istituzioni statistiche?; 3. Fondamenti teorico-economici e statistici nella manualistica dei Conti Nazionali; 4. Le novità bibliografiche in Italia: storia della contabilità sociale, didattica dei conti nazionali, revisioni dei dati dell'Istat, uso dei dati provvisori, nuove serie storiche dei CN e analisi del take-off italiano, distribuzione del reddito e contabilità ambientale.
Il ruolo della moneta e del credito nel corso del processo di crescita economica è uno dei temi emergenti nel campo teorico, storico e della ricerca quantitativa. Ciò nonostante soprattutto in sede analitica vi è uno stato diffuso di... more
Il ruolo della moneta e del credito nel corso del processo di crescita economica è uno dei temi emergenti nel campo teorico, storico e della ricerca quantitativa. Ciò nonostante soprattutto in sede analitica vi è uno stato diffuso di insoddisfazione soprattutto in sede analitica. La teoria monetaria più accreditata (es. la modellistica reale-monetaria di steady-growth, la teoria del liberismo finanziario, la visione neoclassica delle istituzioni finanziarie, ecc.) e parte significativa della recente storia delle istituzioni finanziarie (es. Gershenkron e Cameron) si collocan tra l'ipotesi di piena flessibilità delle istituzioni finanziarie e la concezione che prevede una risposta degli intermediari in termini di mera efficienza. In tal modo è postulata la ferrea egemonia del mercato sulle istituzioni economiche sottostanti. Lo scritto ha per oggetto l'analisi quantitativa dei legami tra l'evoluzione dei sistemi finanziari e la crescita economica reale di Raymond W. Goldsmith, tra i fondatori di questa tipologia di analisi. Con l'obiettivo di svolgere alcune considerazioni sulle implicazioni analitiche e normative della ricerca dell'Autore. Indice del saggio: 1. Il progetto di ricerca e i risultati dell'analisi: 1.1. Il contesto teorico-metodologico; 1.2. L'apparato contabile e gli indicatori di sviluppo finanziario; 1.3. Regolarità evolutive o unicità del sentiero di sviluppo finanziario; 2. Dato empirico e teoria monetaria: 2.1. Le regolarità nello sviluppo finanziario: fatti e teoria; 2.2. Regolarità evolutive, modellistica della crescita e liberismo finanziario; 3. Le tendenze di lungo periodo dei sistemi finanziari: 3.1. Analisi positiva e implicazioni normative; 3.2. Alcune considerazioni su regolarità o irregolarità nello sviluppo finanziario

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Abstract Nella storia della finanza pubblica di questo Paese ci furono momenti di spostamenti ingenti di erogazioni e di prelievo, e quindi di debito, tra finanza centrale e locale. L’assenza di informazioni complete sul del debito... more
Abstract

Nella storia della finanza pubblica di questo Paese ci furono momenti di spostamenti ingenti di erogazioni e di prelievo, e quindi di debito, tra finanza centrale e locale. L’assenza di informazioni complete sul del debito locale impediva di analizzare quantitativamente questo fenomeno. Il set informativo è nettamente migliorato con la costruzione del debito delle Amministrazioni pubbliche e, in tale ambito, del debito locale condotta di recente da Banca d’Italia dall’ Unificazione nazionale sino ai giorni nostri.

Dopo la presentazione della struttura delle informazioni fornite da Banca d’Italia, ho inserito mie rielaborazioni per rendere possibile il confronto tra il debito delle Amministrazioni Locali con il debito del Tesoro e per articolare il debito locale per categorie di strumenti finanziari.

A tal punto ho svolto qualche considerazione sulla dinamica di lungo periodo del debito locale in rapporto col debito del Tesoro, al fine di verificare le fasi storiche e l’ampiezza dello spostamento del debito tra centro e periferia.

Prendo infine in esame l’evoluzione della composizione del debito locale tra titoli obbligazionari; finanziamenti delle banche, e della Cassa Depositi e Prestiti. In questa fase, il livello di aggregazione è quello massimo, per cui analisi più approfondite (in particolare, per dimensione dei Comuni; Comuni urbani, rurali e montani, aree territoriali) richiederanno successivi approfondimenti.
Nell’ultimo paragrafo fornisco una sintesi dei risultati ottenuti e indico possibili linee di sviluppo.


Indice

1. La “cenerentola” della storia quantitativa del debito pubblico: il debito degli enti locali dall’ Unificazione nazionale
2. La ricostruzione del debito pubblico di Banca d’Italia 2008 e le mie integrazioni
3. Il raffronto tra l’evoluzione del debito totale del Tesoro e delle Amministrazioni Locali come indicazione della dinamica del fabbisogno finanziario locale ed erariale
4. L’evoluzione del debito delle Amministrazioni Locali e della sua composizione interna
5. Alcune considerazioni a mo’ di conclusione e per ulteriori approfondimenti
Tabella 1.
Figure 1-5
Seminario su Produzione, commercio e finanza nel vicino Oriente antico, 3500-1600 a.C
Banca d’Italia, Centro Congressi, Via Na
zionale, 190, Roma
10 giugno 2016
Abstract: Il lavoro analizza quantitativamente il ruolo delle scuole reggimentali dell'Esercito ("di lettura e scrittura") a cavallo dell'Unificazione nazionale nel processo di alfabetizzazione della truppa. Ai "successi" rilevati... more
Abstract:

Il lavoro analizza quantitativamente il ruolo delle scuole reggimentali dell'Esercito ("di lettura e scrittura") a cavallo dell'Unificazione nazionale nel processo di alfabetizzazione della truppa. Ai "successi" rilevati dagli esiti fisici misurati dal gen. Federico Torre della Direzione delle leve del ministero della Guerra (come riduzione degli analfabeti tra momento dell'incorporazione e momento del congedo) affianco una stima delle erogazioni monetarie di alcuni reggimenti di fanteria (per gli acquisti connessi alla gestione delle scuole di lettura e scrittura), tra Regno di Sardegna e Regno d'Italia. Ne deriva che le erogazioni monetarie del ministero della Guerra sono con tutta probabilità superiori a quelle sostenute dai Comuni per le scuole serali, domenicali ed estive per le classi di età adulte. Come pure la consistenza degli arredi, dei libri di testo e delle dotazioni didattiche. Da cui la rilevanza di questa componente nella stima degli investimenti in capitale umano da parte della pubblica amministrazione nella seconda parte dell'Ottocento.
Research Interests:
Research Interests:
Prendendo spunto dalla "miscellanea Sella", conservata dalla Biblioteca Civica di Biella, viene proposta un riflessione sui testi e sulle modalità di acquisizione della conoscenza che formarono lo statista biellese
“Dal Regno d’Italia alla proclamazione della Repubblica: eventi e protagonisti”
Santa Giustina (Belluno), 14-16 luglio 2021
In questo volume svolgiamo alcune considerazioni sugli opuscoli della ponderosa miscellanea di Quintino Sella (QS), formata da circa 680 volumi con 68 materie suddivise in 168 sezioni, per 13.827 opuscoli, donata nel 1909 dal figlio... more
In questo volume svolgiamo alcune considerazioni sugli opuscoli della ponderosa miscellanea di Quintino Sella (QS), formata da circa 680 volumi con 68 materie suddivise in 168 sezioni, per 13.827 opuscoli, donata nel 1909 dal figlio Corradino alla Biblioteca Civica di Biella. Il tentativo che svolgiamo è quello di un inizio di un processo di valorizzazione della miscellanea che, per una serie di ragioni, al momento non è stata ancora catalogata. Di conseguenza, può sembrare paradossale, dopo questo lungo lasso di tempo non si conoscono neppure autori e titoli degli opuscoli.
La miscellanea è parte importante delle pubblicazioni che QS – “statista, politico, economista, scienziato, amministratore e organizzatore lungimirante” - raccoglieva con metodo per sostenere la propria attività di docente, studioso, parlamentare e ministro. Essa è costituita da “opuscoli” (libricini di poche pagine), estratti di riviste e manoscritti. A ogni sezione sono accesi più volumi, ciascuno dei quali contenente opuscoli in numero variabile (in genere tra i 10 e i 20 pezzi). Ogni volume reca in seconda di copertina un elenco sintetico degli autori e dei titoli degli opuscoli. Il materiale raccolto e ordinato dallo stesso Quintino mostra una grande apertura verso l’estero (Francia, Inghilterra, Germania, Austria, ecc.). Gli opuscoli erano in parte reperiti da QS, altri erano ricevuti in omaggio: molte sono le dediche al ministro delle Finanze, al commendator, ecc. Le modalità di costituzione del fondo non sono, pertanto, dovute esclusivamente all’azione di selezione ex-ante (“cosa acquisire”), quello che abbiamo a disposizione è l’esito ex-post di un processo di selezione (“cosa mantenere” del materiale ricevuto in omaggio o reperito). È bene chiarire preliminarmente che questa miscellanea non è un oggetto minore d’interesse nella storia personale di QS, per una ragione particolare e per una generale.
Sulla rilevanza della miscellanea rinviamo ai lavori di Patrizia Bellardone, Silvia Cavicchioli, e Fernando Salsano.
Nello specifico, essa non è una raccolta disorganica, residuale di materiali su alcuni oggetti, bensì un corpo sistematico e completo sull’insieme dei campi d’interesse dell’autore. Non valgono pertanto le connotazioni riduttive attribuite spesso alle miscellanee. Peraltro, e questo è un punto generale, gli ambiti coperti da una generica miscellanea rispetto alla biblioteca di uno studioso sono molto diversi e per taluni aspetti complementari.
Rispetto a quanto Giuseppe Della Torre relazionò nel 2012 presso l'Università della Banca Sella e allo scritto pubblicato su questo tema su Le Carte e la Storia. Rivista di storia delle istituzioni, no. 2, 2014, edita da Il Mulino (i due lavori sono scaricabili da questa pagina personale), aggiungiamo che le sezioni accese a temi economici, che intendiamo analizzare (es. Debito pubblico, Finanza pubblica, Risparmio, Economia politica, ecc.), saranno lette con particolare cura per giungere non tanto alla schedatura e poi alla soggettazione dei materiali quanto alla lettura degli opuscoli più interessanti e alla valorizzazione delle numerose notazioni a margine di Quintino che assumono notevole interesse per la storia del pensiero economico e della storia delle istituzioni.
Quest'ultima linea di ricerca è patrimonio consolidato dagli studiosi di archivistica e, ovviamente, eccede le linee tradizionali della catalogazione presupponendo conoscenza approfondita delle diverse materie.
M. Borraccini scrive che "Il gesto di lasciare nei libri testimonianza del proprio dialogo con il testo e il suo autore... Ricercare e studiare i «titulos sive memorias scriptas in ibris», determinarne la stratificazione ovvero la successione cronologica e interpretarne il significato costituisce il senso di quanto si è andato rogressivamente elaborando ... sulla problematica dei marks in books  o dei “postillati”... permette infatti di esaminare, comprendere e giudicare, attraverso i libri annotati e dunque arricchiti da una sorta di ‘valore aggiunto’...
Nel corso dell’Ottocento, si assiste a un passaggio da mostre, prevalentemente agricole, di interesse locale, ad altre estese ai prodotti dell’industria di livello nazionale, sino a giungere a quelle universali. “Nel corso della prima... more
Nel corso dell’Ottocento, si assiste a un passaggio da mostre, prevalentemente agricole, di interesse locale, ad altre estese ai prodotti dell’industria di livello nazionale, sino a giungere a quelle universali.
“Nel corso della prima metà dell’Ottocento, [esse acquisiscono] una dimensione in molti casi statuale e comunque sovralocale … Così Milano e Torino, Napoli, Venezia e Firenze divennero sedi di concorsi e di esposizioni, mentre altre città come Bergamo, Brescia, Genova, Lucca e Verona ne seguirono via via l’esempio. L’entusiasmo per le esposizioni venne moltiplicato dalla Great Exhibition di Londra del 1851 …, come … l’esposizione di Parigi del 1855. Dalla meraviglia provata dai partecipanti e visitatori italiani nacquero, negli anni seguenti, diverse esposizioni nelle città d’origine. Al culmine di questa fase emulativa, il nascente Regno d’Italia volle significare lo slancio progressivo dell’industria italiana con l’esposizione nazionale di Firenze del 1861” (Bigatti e Onger 2007).
Il periodo d’oro delle esposizioni universali è concentrato nella seconda parte dell’Ottocento (Pellegrino 2014). Per il periodo che qui interessa, all’esposizione di Londra 1851 seguirono Parigi 1855, Londra 1862, Parigi 1867 [belle arti], Vienna 1873, Filadelfia 1876, Parigi 1878, Bruxelles 1880, e Melbourne 1880 (Bianchi, Bolgia e Amendola Eds. 2013).
Nel 1851, Quintino Sella, terminati i corsi di perfezionamento presso l’Ecole des mines di Parigi, visita con grande interesse l'esposizione di Londra. Successivamente seguirà le altre iniziative mondiali, come membro dei comitati dei giuri, come studioso o membro del Parlamento o del Governo. In questo vi è l'interesse per gli sviluppi tecnologici dei paesi avanzati e l'orientamento libero-scambista (Guiccioli 1887, Salsano 2013). Nel contempo, grande interesse per le mostre locali e nazionali in Italia. A partire da quella di Firenze del 1861.
Con questo scritto intendo focalizzare l'attenzione sugli elementi informativi che è possibile trarre dalla miscellanea di opuscoli raccolta e ordinata da Quintino Sella e donata dal figlio Corradino alla Biblioteca Civica di Biella. Si tratta di un fondo imponente che consta di 680 volumi, su 68 materie, articolate in 168 sezioni, per 13827 opuscoli (Della Torre 2014). La parte che qui riguarda direttamente è la voce accesa alle Esposizioni, in sei volumi e con 170 opuscoli (dati tratti da rilevazioni di Bellardone, Bosazza e Gamaccio). Intendo legare l’analisi degli opuscoli della miscellanea con le considerazioni che sarà possibile trarre dall’Epistolario curato da Guido e Marisa Quazza (pubblicato a partire dall’anno 1980) e dalle carte presso la Fondazione Sella di Biella.
Research Interests:
Testo rivisto della relazione presentata durante il convegno su “La poliedrica figura di Quintino Sella tra i formatori dell’Italia Unita”, Auditorium Università Aziendale Banca Sella, Biella, 26 maggio 2012. Titolo in italiano A... more
Testo rivisto della relazione presentata durante il convegno su “La poliedrica figura di Quintino Sella tra i formatori dell’Italia Unita”, Auditorium Università Aziendale Banca Sella, Biella, 26 maggio 2012.

Titolo in italiano
A proposito di archivi di studiosi da valorizzare. La miscellanea di opuscoli di Quintino Sella presso la Biblioteca Civica di Biella

Titoli in inglese
Tales from scholars’ private archives. The Quintino Sella’s miscellany at the Biblioteca Civica in Biella

Abstract
La biblioteca di uno studioso è fatta di libri, opuscoli e manoscritti. Una parte importante della biblioteca di Q. Sella è formata dalla “miscellanea di opuscoli e manoscritti”, custodita presso la Biblioteca Civica di Biella. Si tratta di un fondo inesplorato, formato da circa 680 volumi con 13830 opuscoli su 168 sezioni (dalle scienze “esatte” alle scienze sociali, dalla politica economica all’istruzione pubblica, alle ferrovie, ecc.). Un patrimonio imponente che rende manifesto l’interesse e la cura con i quali QS fondava le proprie convinzioni nei diversi campi disciplinari e nelle decisioni politiche. All’interno dei temi economici (circa 140 volumi), in questa relazione mi limito a un piccolo assaggio sulle sezioni del risparmio postale e sull’orientamento statistico delle analisi di Sella. La miscellanea non costituisce una raccolta di materiali disorganici di contenuto spessore culturale, bensì un patrimonio profondamente integrato, una parte complementare, con la biblioteca personale di QS. Ciò richiede, da un lato, la catalogazione degli opuscoli della miscellanea presso la Biblioteca Civica e, dall’altro, la costituzione di un legame solido (anche solo online) con gli inventari della biblioteca di Quintino, al momento distribuita tra Fondazione Sella, Biblioteca Civica e biblioteche familiari degli eredi.

Abstract
The library of a scholar is made-up of books, pamphlets and manuscripts. An important part of the library of Q. Sella is formed by “miscellaneous pamphlets and manuscripts”, kept in the Biblioteca Civica in Biella. It is an unexplored archive consisting of about 680 volumes of 13830 pamphlets divided into 168 sections (from the “exact” sciences to the social sciences, from economic policy to public education, to railways, etc.). An impressive heritage that demonstrates the care with which QS founded his own convictions in various branches of knowledge and in making political decisions. Within the fields of economics (about 140 volumes), in this report I will limit myself to a “little taste” of the sections involving postal savings and on the statistical skills of the analyses of Sella. The “miscellaneous” is not an incoherent collection, but a deeply integrated heritage, a complementary part with the personal library of QS. This requires, first of all, to catalogue the miscellaneous pamphlets at the Biblioteca Civica and, secondly, to set up a solid link (even only online) with the inventories of the library of Quintino, currently distributed among the Fondazione Sella, the Biblioteca Civica and the private family libraries of the heirs.

Indice

1. Prologo. 2. Un assaggio sui temi del risparmio popolare e delle casse postali. 3. Addendum. La costruzione e la diffusione dell’informazione statistica: “conoscere per deliberare e rendere credibile l’amministrazione finanziaria”. 4. Conclusioni: catalogazione della miscellanea e unitarietà della biblioteca di Quintino Sella. 5. Bibliografia.
"Sommario A più riprese ministro delle Finanze, oltre che deputato, Quintino Sella apportò un contributo determinante alle politiche finanziarie dei governi liberali del primo quindicennio unitario. Egli operò attraverso una visione... more
"Sommario

A più riprese ministro delle Finanze, oltre che deputato, Quintino Sella apportò un contributo determinante  alle politiche finanziarie dei governi liberali del primo quindicennio unitario. Egli operò attraverso
una visione complessiva del sistema finanziario, appoggiando senza successo i primi progetti
di centralizzazione del credito fondiario e dell’emissione di carta-moneta, puntando con rigore alla
riduzione del de킰cit di bilancio e realizzando un canale di gestione pubblica del risparmio attraverso
le casse postali e la Cassa Depositi e Prestiti. La linea di Sella, improntata ad un assoluto pragmatismo,
richiama alcuni aspetti 킰nanziari della moderna teoria della crescita economica e dei rapporti con lo
sviluppo delle istituzioni 킰nanziarie. Ci si riferisce alla necessità di incrementare la formazione del risparmio
nazionale e la sua mobilizzazione, per 킰nanziare le infrastrutture necessarie per la crescita
economica e lo sviluppo sociale, tramite l’intervento dello Stato e favorire così il passaggio da una fase
di sottosviluppo 킰nanziario ad uno stadio superiore (caratterizzato da una più ampia dissociazione
tra coloro che investono in beni capitali e coloro che risparmiano). Questi elementi generali si integrano
nella visione di Sella, con!uendo in maniera compiuta nel progetto delle casse postali. Su tale
linea intendiamo fornire una lettura articolata di tale progetto, sottolineando come logica 킰nanziaria
(incentivazione del risparmio 킰nanziario) e logica economica (accumulazione reale delle imprese e
degli enti pubblici) si contemperino, coerentemente con la funzione pubblica di Sella e la sua esperienza
di imprenditore.

Abstract
Repeatedly minister of Finance, besides being deputy, Quintino Sella had a key role in the 킰nancial
policy of the Italian liberal governments during the 킰rst 킰fteen-year period after the political uni킰cation.
He acted both through a complex and overall vision of the 킰nancial system, supporting – with-
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76 Giuseppe Della Torre · Maria Carmela Schisani
out success – the project for centralizing land credit and unifying issuing banks; aiming harshly at reducing public de킰cit and realizing a public system to manage savings through the postal savings banks
and the Cassa Depositi e Prestiti. Sella’s point of view – based on his strong pragmatism – reminds
some aspects of the modern growth theory and its relationships with 킰nancial institutions development.
We refer to the need of increasing national savings and their mobilization, in order to fund infrastructures
essential for economic and social development, through State intervention so favouring
the transition between a stage of 킰nancial underdevelopment to an upper stage (characterized by a
sharper separation between investors and savers). These all general elements were well integrated in
Sella’s view and merged in his project on postal savings banks. On this idea we want to give a more
articulate reading of this project, stressing how 킰nancial dynamics (stimulus to 킰nancial savings) and
economic dynamics (private and public capital accumulation) balanced each other in Sella’s view, consistently
both with his public role and his personal experience as entrepreneur.


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“La poliedrica figura di Quintino Sella tra i formatori dell’Italia Unita”, Auditorium Università Aziendale Banca Sella, Biella, 26 maggio 2012. La biblioteca di uno studioso è fatta di libri, opuscoli, stampati vari e manoscritti. Una... more
“La poliedrica  figura di Quintino Sella tra i formatori dell’Italia Unita”, Auditorium Università  Aziendale Banca Sella, Biella, 26 maggio 2012.
La biblioteca di uno studioso è fatta di libri, opuscoli, stampati vari e manoscritti. Una parte importante della biblioteca di Q. Sella è formata dalla c.d. “miscellanea di opuscoli e manoscritti” custodita presso la Biblioteca Civica di Biella. Si tratta di un fondo ponderoso, per gran parte inesplorato, formato da circa 700 volumi su 175 sezioni (dalle scienze “esatte” alle scienze sociali, dalla politica alle scelte di politica economica, fiscale e creditizia, dalla istruzione alle ferrovie, ecc.), con 10-20 opuscoli per volume. Un patrimonio di documentazione imponente che rende manifesto l’interesse e la cura con i quali Q. Sella fondava le proprie convinzioni nei diversi campi disciplinari e nelle decisioni politiche. All’interno dei temi economici (circa 200 volumi), in questa relazione mi limito a un piccolo “assaggio” delle tre sezioni del “Risparmio” (4 volumi), degli “Istituti di credito” (13 voll.) e della “Statistica” (4 voll.). Dallo studio di questi opuscoli ho tratto conferma dell’attenzione di Q. Sella, rispettivamente, per la fondazione delle Casse Postali di risparmio in raffronto alle Casse di risparmio ordinarie; i progetti di unificazione degli istituti di emissione e di centralizzazione del credito fondiario; la rilevanza della costruzione e della distribuzione delle informazioni statistiche nella conduzione delle scelte parlamentari e ministeriali, e nella formazione di un giudizio ponderato dell’opinione pubblica. La “miscellanea” costituisce un patrimonio tutto da indagare, e profondamente integrato con la parte restante della biblioteca personale di Q. Sella. Ciò richiede, da un lato, la catalogazione degli opuscoli della “miscellanea” presso la Biblioteca Civica e, dall’altro, la costituzione di un legame solido (anche solo “online”) con gli inventari della biblioteca di Quintino, al momento distribuita tra Fondazione Sella, Biblioteca Civica e biblioteche familiari degli eredi.

Indice: 1. Prologo. La “miscellanea di opuscoli e manoscritti” presso la Biblioteca Civica di Biella. 2. Dalla “miscellanea di opuscoli e manoscritti” un elenco di argomenti in campo economico. 3. Un assaggio degli opuscoli su “risparmio”, “istituti di credito”, e “statistica”. 3.1. La sezione “Risparmio” e le istituzioni del risparmio popolare: le casse di risparmio ordinarie e la fondazione delle casse postali in Italia. 3.2. La sezione “Istituti di credito” e la ridefinizione del sistema creditizio italiano: i progetti di unificazione degli istituti di emissione e della centralizzazione del credito fondiario. 3.3. La sezione “Statistica”: “conoscere per deliberare”. 4. Conclusioni aperte: dalla catalogazione della “miscellanea” alla ricostituzione dell’unitarietà della biblioteca di Quintino Sella.
Indice 1. Statistica del Reddito e Conti Nazionali 2. L’Istituto Nazionale della Finanza Corporativa all’inizio degli anni ‘40: solo vaghi progetti in cantiere 3. L’unico cantiere “aperto”: Paolo Thaon di Revel, il “contingente di... more
Indice

1. Statistica del Reddito e Conti Nazionali
2. L’Istituto Nazionale della Finanza Corporativa all’inizio degli anni ‘40: solo vaghi progetti in cantiere
3. L’unico cantiere “aperto”: Paolo Thaon di Revel, il “contingente di studio”, l’adeguatezza della pressione tributaria e la politica fiscale “produttivistica”
4. Antonino Occhiuto e la “tradizionale” statistica del reddito nei primi anni del secondo dopoguerra
5. Salvatore Guidotti e la missione presso il Department of Commerce, 1949
6. Conclusioni
7. Il Fondo Thaon di Revel presso la Fondazione Einaudi di Torino
8. Le carte dell’Archivio Storico di Banca d’Italia
9. Bibliografia

"Eternal City Economic History Workshop, ECEHW"
Seminari coordinati da Giacomo Gabbuti e Stefano Fenoaltea

incontro Lunedì 25 febbraio, 2019
seguono informazioni dettagliate
Research Interests:
Presentazione presso la Proloco di Rimella (VC), agosto 4, 2018
Circolo Ufficiali Unificato dell’Esercito
Palazzo Cusani, Salone Radetzky, Milano, Ottobre 7, 2016
XI Seminario del Centro Interuniversitario di Ricerca per la Storia Finanziaria Italiana Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale Il ruolo della finanza locale nel processo di formazione degli Stati europei tra età... more
XI Seminario del Centro Interuniversitario di Ricerca per la Storia Finanziaria Italiana Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale Il ruolo della finanza locale nel processo di formazione degli Stati europei tra età medievale e contemporanea Cassino, 13-14 dicembre 2013

Indice:
1. Le stime statistiche del debito degli enti locali: la “cenerentola” del debito
pubblico
2. I dati statistici del debito delle Amministrazioni Locali di Banca d’Italia (2008) e
il confronto con il debito delle Amministrazioni Centrali
3. Il debito delle Amministrazioni Locali e la composizione per categorie di
strumenti finanziari
4. Tre considerazioni a mo’ di conclusione
XI Convegno,  Associazione Italiana per la Storia del Pensiero Economico
San Giuliano (Pisa), dicembre 2011
Indice: 1. Prologo: il sistema finanziario italiano intorno all’Unificazione nazionale; 2. Il debito estero del Tesoro: la stima tramite le cedole pagate all’estero; 3. Il finanziamento degli Istituti di emissione e i biglietti di... more
Indice:
1. Prologo: il sistema finanziario italiano intorno all’Unificazione nazionale; 2. Il
debito estero del Tesoro: la stima tramite le cedole pagate all’estero; 3. Il finanziamento
degli Istituti di emissione e i biglietti di Stato: in particolare, il periodo
del corso forzoso. Cenni; 4. I titoli di Stato depositati a garanzia delle anticipazioni
ordinarie concesse dagli Istituti di emissione: prime indicazioni, 1894-
1914; 5. Le Casse di risparmio postali e la Cassa Depositi e Prestiti: la normativa
1875-1914; 5. Le Casse di risparmio ordinarie: la legge del 1888 e il regolamento
del 1897; 6. Il debito del Tesoro “istituzionalizzato”; 7. Conclusioni; 8. Riferimenti
bibliografici e statistici
Indice 1. Financial deepening e crescita reale (1861-1914) secondo De Mattia. 2. La revisione dei dati dell’intermediazione bancaria: il permanere degli aspetti di arretratezza intorno all’Unificazione 3. L’espansione del debito... more
Indice
1. Financial deepening e crescita reale (1861-1914) secondo De Mattia.
2. La revisione dei dati dell’intermediazione bancaria: il permanere degli aspetti di arretratezza
intorno all’Unificazione
3. L’espansione del debito pubblico nell’800 e il ruolo del sistema finanziario “nazionale”: fu vera
intensificazione?
4. Alcune linee interpretative
5. Appendice statistica e metodologica
Indice 1. Prologo 2. Il debito estero del Tesoro 3. Gli istituti di emissione e i biglietti di Stato (cenni) 4. Casse di risparmio postali e Cassa Depositi e Prestiti 5. Casse di risparmio ordinarie 6. Il debito del Tesoro... more
Indice
1. Prologo
2. Il debito estero del Tesoro
3. Gli istituti di emissione e i biglietti di Stato (cenni)
4. Casse di risparmio postali e Cassa Depositi e Prestiti
5. Casse di risparmio ordinarie
6. Il debito del Tesoro “istituzionalizzato”
7. Conclusioni
8. Riferimenti bibliografici e statistici
Indice 1. Prologo: la previdenza pubblica nell’800. 2. Il debito vitalizio: le pensioni e le indennità erogate dal Tesoro 3. Il Monte pensioni degli insegnanti elementari e gli altri istituti di previdenza amministrati dalla CDP 4.... more
Indice
1. Prologo: la previdenza pubblica nell’800.
2. Il debito vitalizio: le pensioni e le indennità erogate dal Tesoro
3. Il Monte pensioni degli insegnanti elementari e gli altri istituti di previdenza amministrati
dalla CDP
4. Dalla Cassa nazionale per l’invalidità e la vecchiaia all’Istituto nazionale della previdenza
sociale
5. Una valutazione complessiva
6. Appendice statistica

Abstract
Nel corso dell’ultimo quarto dell’800 abbiamo il passaggio dagli enti di beneficenza e da quelli mutualistici alla «terza epoca», fondata sulla previdenza pubblica. Nell’ambito della previdenza pubblica vanno tenuti presenti tre segmenti costitutivi, ordinati cronologicamente: 1. le pensioni erogate ai dipendenti dell’amministrazione centrale, sotto la voce del debito vitalizio, direttamente dal Tesoro (dalla costituzione del Regno d’Italia); 2. gli istituti di previdenza amministrati dalla Cassa Depositi e Prestiti, CDP (dalla fondazione del primo istituto nel 1878); 3. la Cassa nazionale per l’invalidità e la vecchiaia, poi Cassa nazionale per le assicurazioni sociali, sino all’Istituto nazionale della previdenza sociale (dalla fondazione della Cassa nazionale nel 1898).
Il tema oggetto di questo scritto trova trattazione in letteratura, poiché per quella fase storica esiste abbondanza e continuità nella produzione dell’informazione statistica nel campo previdenziale da parte della Direzione di statistica dell’allora Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, MAIC. Chiara Giorgi, nel suo recente volume sull’INPS, riconosce, a questo proposito, che «significativi appaiono gli elementi desumibili dale indagine storiche compiute agli esordi del sistema previdenziale, relativamente agli anni
delle politiche liberali». Le ragioni di questo saggio e del titolo prescelto risiedono nello scarso peso attribuito
nella letteratura disponibile agli istituti di previdenza amministrati dalla CDP, create nell’ultimo quarto del secolo XIX a favore di alcune figure dell’amministrazione pubblica
non incluse tra le unità soggette alle erogazioni del Tesoro.
. Si tratta dei seguenti enti: 1. il Monte pensioni per gli insegnanti delle scuole pubbliche elementari (operante dal
1879); 2. la Cassa pensioni per i medici condotti (1899); le Casse di previdenza per: 3. il personale tecnico aggiunto del catasto e dei servizi tecnici finanziari (1903); 4. i segretari
e gli altri “impiegati” dei comuni, delle province, e delle istituzioni pubbliche di beneficenza (1905), cassa estesa più avanti ai “salariati” di dette istituzioni e delle aziende municipalizzate (1916); 5. gli ufficiali giudiziari (1908); 6. gli impiegati degli archivi notarili (1909); e altri minori. Il contenuto spessore generale di questi istituti (che coinvolsero soltanto alcune categorie professionali “pubbliche”, anche se obbligatori) non comporta la concomitante irrilevanza dimensionale della loro azione. Anzi, quello che mostreremo nel saggio è il rilievo che questi istituti hanno avuto prima (e anche dopo) la creazione nel 1898 della Cassa nazionale per l’invalidità e la vecchiaia, che diverrà, nel 1919, Cassa nazionale per le assicurazioni sociali e, nel 1933, INPS.
Nella letteratura in argomento vi sono soltanto brevi cenni agli istituti di previdenza amministrati dalla CDP. A titolo indicativo, nel bel volume già richiamato di A. Cherubini
sulla Storia della previdenza non vi sono riferimenti, mentre Franco Bonelli dedica soltanto un breve cenno e piuttosto indiretto a tali istituti: «la storia della legislazione italiana
nel campo delle assicurazioni sociali (se si accentua l’obbligatorietà dell’assicurazione contro gli infortuni degli operai ne ll’industria e poi la Cassa nazionale per le assicurazioni sociali e qualche altra iniziativa minore in età giolittiana) è lungi dall’aver abbozzato i lineamenti di un sistema pubblico». Dal punto di vista quantitativo,
Patrizia Battilani ricorda a questo proposito come «sino al 1898 oltre ai dipendenti statali, ai quali veniva pagata direttamente dal Tesoro, tale tutela era stata concessa agli
insegnanti elementari e poi via via [alle figure sopra menzionate]». Nel periodo giolittiano, i dati mostrano una stasi delle pensioni erogate dagli «istituti vari», al cui interno sono ricompresi gli istituti di previdenza amministrati dalla CDP. Il saggio privilegia la scansione cronologica delle tre tipologie previdenziali pubbliche. Pertanto, nel § 2 affrontiamo l’evoluzione delle erogazioni del Tesoro dello Stato per il debito vitalizio dall’unificazione nazionale . Nel § 3 trattiamo dei contributi previdenziali e delle erogazioni degli istituti di previdenza gestiti dalla CDP dal 1878 e forniamo indicazioni sull’importanza relativa dei singoli istituti (in particolare, il Monte pensioni degli insegnanti elementari, la Cassa di previdenza dei sanitari e la Cassa dei segretari comunali et alii). Nel § 4 dedichiamo la nostra attenzione a contributi ed erogazioni della Cassa nazionale per l’invalidità e la vecchiaia, della Cassa nazionale per le assicurazioni sociali e dell’INPS, dal 1898. Nel § 5 affrontiamo il confronto tra le dimensioni del debito
vitalizio del Tesoro; della Cassa nazionale per l’invalidità e la vecchiaia, della Cassa nazionale per le assicurazioni sociali e dell’INPS; e degli istituti gestiti dalla CDP.
Indice: 1. Dai Compendi sugli organici statali ai dati dei Conti Nazionali; - 2. Il reddito da lavoro della pubblica amministrazione; - 3. Le serie storiche degli stipendi della PA; - 4. La serie ISTAT 1957 e la rilevanza del salario in... more
Indice: 1. Dai Compendi sugli organici statali ai dati dei Conti Nazionali; - 2. Il reddito da lavoro della pubblica amministrazione; - 3. Le serie storiche degli stipendi della PA; - 4. La serie ISTAT 1957 e la rilevanza del salario in natura; - 4. Un tentativo di periodizzazione
Un breve commento al numero uno della rivista FL edita dalla Cassa Depositi e Prestiti, n. 1, ottobre 2014
Research Interests:
Le Carte e la Storia, rivista della Società per gli studi di storia delle istituzioni, è uno strumento di lavoro e di aggiornamento dedicato alla storiografia storico-istituzionale e ai suoi sviluppi, con speciale attenzione al suo... more
Le Carte e la Storia, rivista della Società per gli studi di storia delle istituzioni, è uno strumento di lavoro e di aggiornamento dedicato alla storiografia storico-istituzionale e ai suoi sviluppi, con speciale attenzione al suo rapporto con il patrimonio delle fonti. Il periodico sviluppa riflessioni di vasto respiro sulla storia delle istituzioni e propone ricerche originali nei settori più avanzati della storiografia, elabora schede che censiscono un ampio panorama della recentissima produzione libraria; offre analisi e segnalazioni degli strumenti per la ricerca, in particolare dei siti internet utili allo storico delle istituzioni; informa su convegni, seminari, gruppi di lavoro, riordinamenti archivistici e pubblicazioni di fonti.
Research Interests:
Research Interests:
Presentazione presso il Palazzo del Governo, Sala consiliare, Sondrio, 3 febbraio 2020
a cura di Giuseppe Della Torre
Atti del convegno di Morbegno, aprile 2019
Con saggi di P. Barucci, A. Quadrio Curzio, C. Rotondi, L. D'Antone, T. Torresi, M.C. Cattaneo, A. Montesano, E. Borruso, G. Della Torre e F. Saraceno.
In questo lavoro cerco di sistematizzare i risultati di alcuni lavori a cavallo tra storia economia e storia militare che ho condotto negli anni passati costruiti essenzialmente su fondi di archivio. L’idea è quella di sintetizzare i... more
In questo lavoro cerco di sistematizzare i risultati di alcuni lavori a cavallo tra storia economia e storia militare che ho condotto negli anni passati costruiti essenzialmente su fondi di archivio. L’idea è quella di sintetizzare i contenuti di quei lavori facendo emergere i pezzi di conoscenza che mi pare di avere tratto dalle carte d’archivio.

Indice
1. Prologo 2. L’Archivio storico di Banca d’Italia. 2.1. Il finanziamento dell’Intesa all’Italia durante la Grande guerra. 2.2. Le “tracce finanziarie” delle truppe americane sul fronte italiano durante la Grande guerra. 2.3. Il finanziamento del secondo conflitto mondiale tramite il “circuito dei capitali”. 2.4. La Banca d’Italia e l’intelligence economica tra le due guerre.  3. Le Sezioni Riunite dell’Archivio di Stato di Torino. 3.1. Le “scuole reggimentali” di lettura e scrittura e la “contabilità dei corpi” dell’Esercito tra Regno di Sardegna e Regno d’Italia. 3.2. Il generale Federico Torre e le relazioni sulle Leve dopo l’Unificazione 4. L’Archivio storico della Fondazione Sella di Biella. La formazione tecnicoscientifica e la modernizzazione della classe dirigente nel Piemonte Sabaudo. Quintino Sella, 1847-1867 5. L’Archivio storico della Fondazione Luigi Einaudi di Torino. Altre informazioni su P. Thaon di Revel e le stime del reddito nazionale negli anni ‘30 6. Conclusioni 7. Bibliografia
Presentazione presso Archivio di Stato di Torino, 1° dicembre 2000, del volume “Storia della Cassa depositi e prestiti”, a cura di Marcello De Cecco e Gianni Toniolo, Laterza, Roma-Bari, 2000. Con saggi di Pier Francesco Asso. Stefano... more
Presentazione presso Archivio di Stato di Torino, 1° dicembre 2000, del volume “Storia della Cassa depositi e prestiti”, a cura di Marcello De Cecco e Gianni Toniolo, Laterza, Roma-Bari, 2000. Con saggi di Pier Francesco Asso. Stefano Battilossi, Leandro Conte e Giuseppe Della Torre.
Interventi di M.T. Salvemini, G. Toniolo, M. de Cecco, G. Brosio, T. Cozzi, G. Falcone, G. Pola, M. Rey e G. Sepe.
Promosso e organizzato dal Comitato per il Centenario di Salerno il convegno intende tracciare le linee di politica interna ed estera, nonché quelle economiche e militari, che hanno caratterizzato il periodo che va dalle ultime fasi della... more
Promosso e organizzato dal Comitato per il Centenario di Salerno il convegno intende tracciare le linee di politica interna ed estera, nonché quelle economiche e militari, che hanno caratterizzato il periodo che va dalle ultime fasi della guerra alle prime conferenze sul disarmo. E’ questa una prospettiva che va oltre l’analisi dell’ultimo anno di guerra per delineare i nuovi assetti geopolitici mediterranei e mondiali.

Programma
Ore 10.30
Saluti istituzionali
Ore 11.00
Prima parte: L’Italia di Vittorio Veneto
Interventi
Virgilio Ilari, Le cause asiatiche della grande guerra e il superamento della storiografia eurocentrica
Roberto Parrella, Dopo la vittoria. Crisi e caduta del governo Orlando
Andrea Ungari, I movimenti patriottici e militari e l'impresa di Fiume
Maria Rosaria Pelizzari, Donne, famiglia e ruoli di genere. Persistenze e mutamenti nel primo dopoguerra
Alfonso Conte, Intellettuali italiani prima e dopo la “conflagrazione europea”: il caso di Carlo Alberto Alemagna

Ore 14.30
Seconda parte: L’Europa e i nuovi assetti geopolitici
Interventi
Giuseppe Della Torre, Il ruolo finanziario-economico e, per tale via, militare del Tesoro americano sul fronte italiano, 1917-1919
Roberto Rossi, L'Industria Italiana e la Grande Guerra, tra intervento pubblico e iniziativa privata: il caso Ansaldo
Juhasz Balazs, L'Ungheria nell'assetto imperiale allo scoppio della pace
Mazzetti Alessandro, La Regia Marina tra operazioni militari e la nuova politica degli    Alleati non amici!
Beatrice Benocci, Le istanze dei popoli del centro Europa e la futura conferenza di pace:  la MittelEuropa

Modera: Emilio Gin

Comitato Scientifico: Roberto Parrella, Maria Rosaria Pelizzari, Beatrice Benocci, Alessandro Mazzetti
Segreteria organizzativa: Beatrice Benocci, Alessandro Mazzetti
Research Interests:
L’intento di questo saggio è quello di contribuire a mettere in luce quel processo di difficile costruzione di nuovi stati nazionali nel centro Europa e, in particolare, il rapporto che questi popoli e i loro rappresentanti ebbero con il... more
L’intento di questo saggio è quello di contribuire a mettere in luce quel processo di difficile costruzione di nuovi stati nazionali nel centro Europa e, in particolare, il rapporto che questi popoli e i loro rappresentanti ebbero con il governo italiano dell’epoca. Individuare, sin dagli ultimi mesi di guerra, interlocutori affidabili sarebbe stato per questi paesi non solo auspicabile, bensì necessario, poiché il loro primo interesse sarebbe stato, all’indomani di una positiva, per loro, conclusione della guerra
(ovvero la caduta e dissoluzione dell’Impero austro–ungarico), quello di mantenere lo status quo, e quindi l’assetto territorialeuscito dal primo conflitto mondiale. Per chi  studia il lungo processo di costruzione della Comunità Europea questo specifico
aspetto della Grande guerra riveste particolare interesse, poiché quei popoli custodivano già un’idea di Europa unitaria, che sarebbe emersa nel corso degli anni Venti, a partire dalla pubblicazione di «PanEuropa» dell’austriaco Coudenhove–Kalergi; idee che avrebbero caratterizzato anche le azioni delle forze di resistenza europee durante il secondo conflitto mondiale e che avrebbero portato al Congresso dell’Aia del 1948. È possibile affermare che con la Grande guerra si conclude quel processo di costruzione di stati nazionali derivanti da quelle idee di Nazione che avevano caratterizzato tutto l’Ottocento e che avevano trovato piena espressione nel Risorgimento italiano. Nel momento stesso, infatti, in cui emergono le istanze di nazionalità nel centro Europa questi popoli guardano indiscutibilmente all’Italia quale valido alleato per la futura Conferenza di pace. L’Italia di Sonnino, però, non ritiene
di dover appoggiare queste istanze, non comprendendo né la rivoluzione che sta avvenendo nel centro Europa, né tantomeno quelle che avrebbero potuto essere le future relazioni tra Roma e i nascenti governi centro–orientali; un atteggiamento
quello italiano che avrebbe lasciato ampio spazio di manovra a altri governi europei e, in primis, a quello francese.
Atti del convegno tenuto a Morbegno, 6 Aprile 2019. Volume a cura di Giuseppe Della Torre, con saggi di Piero Barucci, Alberto Quadrio Curzio, Claudia Rotondi, Leandra D'Antone, Tiziano Torresi, Maria Chiara Cattaneo, Aldo Montesano,... more
Atti del convegno tenuto a Morbegno, 6 Aprile 2019.
Volume a cura di Giuseppe Della Torre, con saggi di Piero Barucci, Alberto Quadrio Curzio, Claudia Rotondi, Leandra D'Antone, Tiziano Torresi, Maria Chiara Cattaneo, Aldo Montesano, Edoardo Borruso, Giuseppe Della Torre, e Francesco Saraceno
dal volume "Gli economisti valtellinesi: Ezio vanoni, pasquale Saraceno, Sergio Paronetto, Tullio Bagiotti, Bruzio Mazzocchi", a cura di Giuseppe della Torre
Profilo dell'Autore G. Della Torre, laurea in Economia presso l’Università di Roma La Sapienza, ricerca per conto dell’Ente Luigi Einaudi di Banca d’Italia sul sistema finanziario italiano, professore di Economia monetaria presso... more
Profilo dell'Autore

G. Della Torre, laurea in Economia presso l’Università di Roma La Sapienza, ricerca per conto dell’Ente Luigi Einaudi di Banca d’Italia sul sistema finanziario italiano, professore di Economia monetaria presso Facoltà di Economia di Siena, emeritus. Affiliazioni alle Società italiane degli economisti, degli storici economici e di storia militare. Negli ultimi anni ha sviluppato ricerche su temi di storia economica e del pensiero economico, storia militare e delle istituzioni sfruttando le conoscenze derivabili dai fondi archivistici. In particolare, presso l’Archivio Centrale dello Stato, l’A. di Stato di Torino, gli A. Storici di Banca d’Italia, dell’Istat, della Fondazione Einaudi di Torino, di Banca Intesa, della Fondazione Sella e la Miscellanea di Q. Sella presso la Biblioteca civica di Biella. Tra i lavori recenti su questi temi: “Banche, ditte bancarie e negozianti banchieri in Valtellina: le carte dell’archivio storico dello “stabilimento” di Sondrio della Banca Nazionale nel Regno, 1875-1905”, in Banks and bankers in Italy and Switzerland. Financial structures, markets and investments (XVI-XXI centuries), a cura di G. De Luca et al., Il Mulino, 2018; I finanziamenti al PNF nelle carte dell’ACS e dell’ASBI”, Le Carte e la Storia. Rivista di storia delle istituzioni, n. 1, 2018; “L’Esercito degli Stati Uniti in Italia nel primo conflitto mondiale. Le tracce dei movimenti finanziari nell’ASBI”, Le Carte e la Storia, n. 2, 2018; “Le risorse economiche impegnate dall’Italia nella Grande guerra 1915-1919. Parte I: Finanza pubblica; Parte II: Conti Nazionali”, Gnosis. Rivista italiana di intelligence, nn. 1 e 2, 2019; “Le Casse Postali nei progetti di Quintino Sella (1862-1877)”, in coll., Il pensiero economico italiano, n. 1, 2013; “«To the advantage of Piedmont». Q. Sella and the acquisition of training and technology abroad”, Gnosis. Rivista italiana di intelligence, n. 4, 2017; “La miscellanea di Q. Sella. Una fonte di documentazione negletta”, Convegno su “La poliedrica figura di Q.S. tra i formatori dell’Italia Unita”, Università Aziendale Banca Sella, 2012, stampato con integrazioni in Le Carte e la Storia, n. 2, 2014; “La miscellanea di Q.S.: un fondo da ricostruire e valorizzare. Con note sulle sezioni di ambito economico”, in coll., in uscita nel Quaderno 2019 de Le Carte e la Storia. Bibliografia completa degli scritti in https://unisi.academia.edu/giuseppedellatorre