Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
Skip to main content
La narrativa di Edgar Allan Poe accompagna Alberto Martini (1876-1954) per quasi quarant’anni della sua vita, segnandone profondamente le vicende, sia umane che artistiche. Le illustrazioni ispirate ai Racconti dello scrittore americano... more
La narrativa di Edgar Allan Poe accompagna Alberto Martini (1876-1954) per quasi quarant’anni della sua vita, segnandone profondamente le vicende, sia umane che artistiche. Le illustrazioni ispirate ai Racconti dello scrittore americano si collocano in un momento di vero e proprio snodo della sua produzione figurativa che, dopo le prime affermazioni espositive e l’entusiastica accoglienza della critica, transita verso una ricerca più personale e indipendente.
I disegni per Poe (centocinque in totale), a partire dalle prime apparizioni, si segnalano immediatamente come gli esempi più rappresentativi e fortunati della creatività di Martini, in grado di restituirne appieno sia il virtuosismo grafico che la raffinata propensione immaginativa. Esposte a Venezia, Bruxelles, Londra, Milano e Parigi, le illustrazioni godono di un notevole successo, grazie anche all’impegno del critico Vittorio Pica. L’interesse verso questa serie, che non dà segni di cedimento lungo tutto il Novecento, non si inscrive esclusivamente entro le riletture interne del percorso artistico martiniano, ma attraversa anche le molteplici declinazioni del simbolismo e la nascita delle avanguardie europee. Il saggio si concentra su due aspetti: da una parte ricostruisce la serie cronologica dei disegni, delineandone la fortuna attraverso le vicende espositive ed i commenti della critica; dall’altra mette in luce il processo di costruzione delle illustrazioni che sembrano nascere tanto dal testo letterario quanto da modelli iconografici preesistenti. Il volume contiene una sezione di illustrazioni in cui viene riprodotto il corpus di disegni a china realizzati da Martini tra il 1905 e il 1940 per le raccolte di racconti di Edgar Allan Poe, "Histoires extraordinaires", "Nouvelles histoires extraordinaires" e "Histoires grotesques et sérieuses", nella traduzione di Charles Baudelaire.
Research Interests:
The paper reconstructs the discovery of the Heures de Turin around the end of the 19th century and early decades of the twentieth, bringing out into the open the important role of the scholar and writer Enrico Thovez. In January 1897,... more
The paper reconstructs the discovery of the Heures de Turin around the end of the 19th century and early decades of the twentieth, bringing out into the open the important role of the scholar and writer Enrico Thovez. In January 1897, when he was a young graduate of hu- manities, he tracked down the Heures de Turin in the National Library of Turin, using the work as the basis for an article, in which he named the Van Eyck brothers as the artists responsible for some of the illuminations (Sfogliando un codice, ʻLa Stampaʼ, 27 July 1900). Meanwhile Heures de Turin also began to attract attention in the context of French academic studies. In 1902, from Paris, Paul Durrieu promoted a photographic campaign of the manuscript, whilst in the following year, in the pages of ʻGazette des Beaux-Artsʼ, he attributed the miniatures in the Heures de Turin to the Van Eycks. The dramatic  re of 1904, that involved the whole Turinese library, sending the manuscript up in smoke, o ered Thovez the opportunity to return to a discussion of the Heures de Turin, at that point irreparably lost. Besides establishing the serious damage that such a loss represented, Thovez attempted to re-establish the precedence of his own attribution over that of Durrieu, which in the meantime had been received with much support in France.
La sezione ripercorre due filoni probabilmente meno noti dell’attività di Mario Lattes scrittore, ma che costituiscono parte integrante del suo multiforme profilo di autore: l’impegno giornalistico e, parallelamente, l’attività di... more
La sezione ripercorre due filoni probabilmente meno noti dell’attività di Mario Lattes scrittore, ma che costituiscono parte integrante del suo multiforme profilo di autore: l’impegno giornalistico e, parallelamente, l’attività di scrittura destinata a cataloghi di eventi espositivi. A partire dal 1949, Lattes incomincia con una certa regolarità a scrivere per riviste e quotidiani nazionali, occupandosi prevalentemente di questioni legate alle arti figurative, in qualità di critico d’arte. Un impegno che lo vede esordire sulla rivista triestina «Vernice. Rassegna d’arte», per approdare pochi anni più tardi all’importante settimanale culturale «La Fiera letteraria», proseguendo poi (sino agli anni '70) sulle pagine del quotidiano torinese «Gazzetta del Popolo», ampliando in questa sede il raggio degli argomenti trattati. Le occasioni della scrittura – al di là delle circostanze giornalistiche – rappresentano una costante anche nel suo percorso di artista. Nei cataloghi delle sue mostre Lattes affianca alla produzione di pittore brevi ritratti autobiografici, riflessioni legate a specifici argomenti o ricordi del clima culturale della Torino del dopoguerra. Accezioni per nulla marginali, che mostrano quanto l’urgenza narrativa si possa, per Lattes, esplicitare complementarmente, attraverso espressioni e linguaggi differenti.
Protagonista di questo studio è un capolavoro della cultura romantica sinora noto come "Autoritratto" di Massimo d’Azeglio, acquistato nell’estate del 2016 dalla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris per le collezioni della GAM di... more
Protagonista di questo studio è un capolavoro della cultura romantica sinora noto come "Autoritratto" di Massimo d’Azeglio, acquistato nell’estate del 2016 dalla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris per le collezioni della GAM di Torino.
L’acquisto ha posto le basi per una ricerca approfondita sull’opera che permette ora di rispondere a diverse domande, a partire dalla più ovvia: si tratta di un "Autoritratto" o piuttosto di un "Ritratto"? E se è così, chi ne è l’autore? Per chi fu eseguito? A quale tipo di gusto collezionistico appartiene? Quando fu presentato per la prima volta? Cosa ci restituisce della cultura del suo tempo?
Nato da uno studio condotto su fonti e documenti coevi il testo restituisce i risultati della ricerca svolta sul dipinto, finalizzata a ricostruirne la storia e il significato, ricollocandolo nella cultura del suo tempo.
Umberto Boccioni, during his Pre-Futurist years, looked at the European art movements with interest. At that time in Italy, the extensively illustrated magazine "Emporium”, directed by Vittorio Pica, was the main medium to access to the... more
Umberto Boccioni, during his Pre-Futurist years, looked at the European art movements with interest. At that time in Italy, the extensively illustrated magazine "Emporium”, directed by Vittorio Pica, was the main medium to access to the most advanced research in the artistic and figurative fields. In “Emporium”, paintings, sculptures, photographs, and illustrations were reproduced and quickly became a useful tool for artists forming an aesthetical culture. In the same period, in Italy foreign periodicals began to circulate, especially German ones, which informed about the contemporary artistic trends of northern Europe. Magazines such as "Die Kunst für Alle", "Jugend" or "Die Graphischen Künste" were collected by the libraries of the main Italian Art Academies. Boccioni was no stranger to this process of cultural renewal and openness that spread through the press. This essay intend to verify and inspect references and relationships between the work of Boccioni and other artistic manifestations present in Italy between 1908 and 1911, that could be found in the periodicals and art exhibitions of those years.
Research Interests:
Casa Cavazzini. Le collezioni del Museo d’arte moderna e contemporanea di Udine, a cura di Alessandro Del Puppo, Vania Gransinigh, Forum, Udine 2018, p. 65
Research Interests:
a cura di A. Botta, Pinacoteca dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, Torino, 29 aprile - 28 luglio 2024
Research Interests:
a cura di A. Botta e N. D'Agati, Galleria Civica "G. Segnatini", Arco (TN), 20 maggio - 22 ottobre 2023
Research Interests:
Research Interests:
Research Interests:
Convegno di presentazione. La Collezione Cerruti. Catalogo generale. 5 novembre 2021, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Research Interests:
Conversazioni a Corte. I Giovedì del paesaggio
7 ottobre 2021, cappella di Sant'Uberto, Reggia di Venaria
Research Interests:
Milano, Casa Museo Boschi Di Stefano, 12 luglio 2018
Research Interests:
Seminario intercurriculare congiunto: Université Paris 3 - Sorbonne Nouvelle, Università di Udine; Udine, 17-18 maggio 2018/ Paris, 18-19 octobre 2018
Seminario di giovani studiose e studiosi; 3 maggio 2018; Università degli Studi di Milano
Quando all’inizio degli anni Cinquanta Mario Lattes intraprende il suo percorso di “promotore culturale”, lo scenario delle arti in Italia non è tra i più semplici da interpretare: sono gli anni in cui si assiste ad un difficoltoso... more
Quando all’inizio degli anni Cinquanta Mario Lattes intraprende il suo percorso di “promotore culturale”, lo scenario delle arti in Italia non è tra i più semplici da interpretare: sono gli anni in cui si assiste ad un difficoltoso assestamento del panorama artistico nazionale, segnato dalle polemiche tra realismo e astrattismo in pittura, da prese di posizioni politiche e ideologiche da parte sia degli artisti che dei critici operanti nel paese. La città di Torino, meno attiva rispetto ad altre realtà italiane (soprattutto Roma e Milano), si dimostra comunque attenta a presentare ed includere nei suoi programmi culturali gli sviluppi figurativi della contemporaneità, soprattutto attraverso rapporti di scambio con l’arte straniera, ben evidenti dalla fortunata rassegna decennale “Pittori d’oggi Francia-Italia” inaugurata nl 1951 (alla quale Lattes partecipa come pittore per ben due edizioni, nel 1951 e nel 1953).
Nel 1952, avendo alle spalle un discreto numero di mostre, Lattes incomincia a farsi strada come commentatore di fatti figurativi attraverso le pagine della prestigiosa rivista di cultura “La Fiera letteraria”, sulla quale cura per oltre un anno la rubrica delle “cronache torinesi” (offrendo un personalissimo punto di vista sullo stato dell’arte cittadina, ma non solo), succedendo in questo compito al pittore Italo Cremona.
Ma un’operazione, condotta questa volta a livello editoriale (“sfruttando” la propria posizione all’interno della casa editrice Lattes), sembra essere ancor più qualificante: c’è infatti Mario Lattes dietro i volumi del Panorama dell’arte italiana (relativi al 1950 e al 1951, ma pubblicati dalla casa editrice torinese con il naturale scarto di un anno), che affida ai critici d’arte Marco Valsecchi e Umbro Apollonio: un “panorama” culturale dell’anno, restituito mese per mese, che propone contributi e commenti di livello, redatti da importanti critici e studiosi del tempo, non limitati ai soli fatti figurativi, ma includenti anche argomenti relativi alla letteratura, al cinema e alla musica, secondo un principio multidisciplinare che tornerà nelle successive sue iniziative (e che caratterizza, di fatto, la formazione e l’identità stessa di Lattes, impegnato allo stesso tempo come pittore, scrittore, intellettuale ed editore).
La fondazione della rivista “Galleria. Arti e lettere” nel 1953 (che l’anno successivo assume il nome di “Questioni” e che sarà attiva sino al 1960) è seguita a stretto giro dall’inaugurazione dello spazio espositivo della “Galleria Lattes”, allestita negli uffici della casa editrice di via Confienza; non è un caso che le due iniziative –prossime per cronologia- si presentino con lo stesso nome: una continuità che sarà sottolineata –a partire dal terzo numero- con la specifica indicazione di “bimestrale della galleria d’arte” posta in calce al titolo della rivista.
Come chiarisce lo stesso Lattes, a distanza di anni, quello della “Galleria” è uno spazio espositivo autonomo, che “non aveva scopi di lucro ma intendeva dare la possibilità di vedere direttamente le opere di certe scuole e correnti […] in modo che chi volesse poteva documentarsi, vedere in che cosa consistevano questi quadri”.
Aperto con una mostra di Alfred Manessier, allora la figura di spicco del panorama artistico francese (considerato in Italia come la punta di ricerca più avanzata della pittura non figurativa, un modello, dunque, a cui guardare), seguiranno altre personali dedicate agli artisti Mario Prassinos, Corrado Cagli, Gustave Singier, Fritz Winter; una linea di interesse verso l’arte astratta -soprattutto straniera- che si conclude invece nel 1956 con le personali di Piero Rambaudi e Luigi  Bartolini che decretano la fine di una breve, seppur intensa, stagione espositiva.
La proposta culturale messa in campo da Lattes gioca un ruolo piuttosto significativo per questi anni, in un periodo in cui, soprattutto nelle gallerie cittadine, è molto raro osservare opere di artisti contemporanei stranieri; l’azione congiunta, giocata tra rivista e galleria d’arte (la prima si pone, frequentemente, come spazio di approfondimento e promozione per l’attività della seconda), rientra in una prospettiva di rinnovamento (e soprattutto di stimolo al dibattito) culturale più ampio, non limitato ai fatti torinesi, immaginato in quegli anni da Lattes (che merita quindi di essere studiato attraverso le fonti e i documenti dell’epoca nel tentativo di scioglierne meccanismi e dinamiche, ponendo anche l’attenzione alle questioni di ricezione che questo tipo di iniziative hanno potuto avere).