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COMUNICAZIONI dell’Istituto Papirologico «G. Vitelli» 9 Istituto Papirologico «G. Vitelli» Firenze 2011 Schiaparelli, Giglioli e la Nuova Zelanda In un bel volume collettaneo uscito di recente a cura di Beppe Moiso, Ernesto Schiaparelli e la Tomba di Kha, Torino 2008, la personalità dell’egittologo piemontese (1856-1928) è stata doverosamente celebrata, dopo la giornata di studio che gli era stata dedicata il 6 dicembre 2006 a centocinquanta anni dalla sua nascita. Era stata allora naturalmente evidenziata la coincidenza con il centenario di una delle sue scoperte archeologiche più sensazionali, quella della tomba intatta di Kha 1, un architetto che lavorò nella Valle dei Re, vissuto circa 3400 anni fa, attivo durante i regni successivi di Amenhotep II, Thutmosi IV e Amenhotep III, dunque nel pieno del periodo più splendido della civiltà faraonica, la XVIII dinastia. Ernesto Schiaparelli ebbe una carriera assai attiva e impegnativa, non solo come archeologo sul campo, in Egitto2. Spiccano decisamente i suoi impegni in patria come Direttore di due Musei che rimangono i più significativi e importanti in Italia per le antichità egizie, prima quello di Firenze dal 1884, e dal 1894 l’Egizio di Torino. In entrambe le situazioni, sono documentate le istanze ripetute da parte sua presso le autorità responsabili affinché trovassero i fondi necessari per arricchire le collezioni già esistenti3. Soprattutto, risulta dalla documentazione un interesse ‘didattico’ di Schiaparelli a proposito delle collezioni archeologiche e precisamente egittologiche4. Accanto alle raccolte più ricche, le collezioni minori potevano, secondo il suo parere, risultare molto istruttive e soprattutto fungere da ‘poli diffusori’ di cultura, in particolare nei riguardi della civiltà egizia, ancora non perfettamente nota e da spiegare adeguatamente ai più. Per favorire, o, nelle sue parole, «contribuire … ad estendere quella coltura generale media, che è spesso preparazione e stimolo a più alte e speciali ricerche», sarebbe stato utile anche moltiplicare le piccole 1 Deir el-Medina, TT 8: PM I/12 , pp. 16-18; l’edizione originale di E. Schiaparelli del 1927 (La tomba intatta dell’architetto Kha nella necropoli di Tebe) è stata ripubblicata nel 2007 a Torino. 2 Per tutti questi dati rimando al volume citato a cura di B. Moiso. 3 Si vedano i saggi di M.C. Guidotti e P.R. Del Francia in Schiaparelli e la Tomba, cit., pp. 73 ss., 99 ss. 4 E. Schiaparelli, Antichità Egiziane del Museo di Cortona, Giornale della Società Asiatica Italiana 7 (1893), part. pp. 318, 337-338; G. Rosati, Da Alessandria d’Egitto a Cortona: le spedizioni di antichità di Mons. Guido Corbelli, in Il Fascino dell’Egitto nell’Italia dell’Ottocento: la collezione di Cortona e la diffusione del gusto egittizzante (atti della giornata di studio, Cortona, 3 maggio 2003), F. Longo - C. Zaccagnini (edd.), Cortona 2004, pp. 57-58. 74 Gloria Rosati collezioni, concentrare nei musei maggiori gli oggetti che «per la loro natura, per la loro importanza intrinseca o per la loro rarità possono offrire argomento a speciali ricerche scientifiche», e alleggerirli così di una massa di materiali che, «se distribuiti con intelligenza in piccole collezioni, potrebbe contribuire a sollevare, anche per la storia dell’Egitto antico, quella coltura media, che già è forza e vanto di altre Nazioni, e che da noi è ancora eccessivamente negletta». Queste considerazioni erano suscitate dallo studio di una ottantina di pezzi che costituivano, nel 1892-93, la collezione egizia di Cortona: in quegli anni, Schiaparelli ebbe appunto frequenti consultazioni con il cortonese Mons. Guido Corbelli, Delegato Apostolico per l’Arabia e l’Egitto 5, e certamente lo consigliò nella scelta di oggetti da acquistare per ampliare in maniera scientifica la collezione della città natale dell’Arcivescovo, ospitata nell’antico Museo dell’Accademia Etrusca. Schiaparelli difatti pubblicò, nel 1893, gli oggetti già presenti fin dal ’700 a Cortona, e quanto Mons. Corbelli aveva raccolto in una prima spedizione, probabilmente nel 1891; lui stesso aveva addirittura preparato dei cartellini descrittivi manoscritti, da esporre assieme agli oggetti. In questo caso Schiaparelli si impegnò davvero, negli anni immediatamente seguenti, ad arricchire correttamente, con criterio, una collezione minore. Per rimanere in Toscana, un altro caso dimostra che la sua convinzione espressa era sincera. I suoi rapporti con la Missione Francescana di Luxor sono ben documentati6: sempre grazie a lui e al suo consiglio o ai suoi doni il Museo Missionario dei Francescani di Fiesole conserva una piccola raccolta, inedita: ricordo che su una lama di selce preistorica è ancora la scritta di provenienza dagli scavi di Gebelein del 1914, diretti da Schiaparelli; e certamente fu un dono di Schiaparelli la statuetta-usciabti di Nefertari, dato che il ritrovamento della splendida tomba della regina è un altro grande successo dell’archeologo, del 19047. Non solo istituzioni italiane però beneficiarono dei suoi fattivi consigli: per l’appunto, mi è capitato di incontrare il suo nome proprio dall’altra parte del mondo. 5 G. Mirri, I Vescovi di Cortona dalla istituzione della Diocesi (1325-1971), Cortona 1972, pp. 539560; P. Bruschetti, Mons. Guido Corbelli, cortonese ed accademico, in Il Fascino dell’Egitto, cit. a nota 4, pp. 13-15. 6 B. Moiso, La figura di Schiaparelli e la sua attività a Tebe, in Schiaparelli e la Tomba, cit., pp. 109-128. 7 Notizie sulla statuetta a cura di Walter Fattorini in Archeo 60, febbraio 1990, e precedentemente in Archeologia Viva del 1989. Schiaparelli, Giglioli e la Nuova Zelanda 75 Mi sono recentemente occupata di ripercorrere i fatti e i movimenti che hanno portato fino in Nuova Zelanda il rotolo completo del Libro dei Morti della Signora Takerheb, oltre ad alcune bende che avvolgevano la sua mummia, i cui resti si trovano invece tutt’oggi a Firenze8. Il corredo di sarcofago e cartonnage e mummia con alcune delle bende residue dopo lo svolgimento famoso del 1827 pervennero al Museo Egizio di Firenze sempre per interessamento di Schiaparelli e nel suo primo anno di dirigenza del Museo, il 1884. Al Museo di Storia Naturale sono registrati i dati d’archivio che testimoniano come il rotolo di papiro ed altre bende decorate siano stati spediti nel 1875 al Canterbury Museum di Christchurch in Nuova Zelanda come oggetti di scambio assai graditi, in cambio, appunto, di altro materiale etnografico o zoologico per completare la collezione scientifica fiorentina. Il principale ‘attore’ di tali scambi fu a Firenze Enrico Hillyer Giglioli (1845-1909)9, notevole personalità di scienziato principalmente interessato alla zoologia. Si conservano, presso l’Istituto di Zoologia10, anche le lettere che a lui furono spedite dal suo corrispondente in Nuova Zelanda, il grande Julius von Haast (18221887), per il quale non si saprebbe scegliere fra le definizioni di geologo o zoologo o paleontologo o etnologo, perché si distinse in ogni ambito 11. Fondatore del Canterbury Museum a Christchurch, che si sviluppò soprattutto sugli indirizzi etnologico e scientifico, dalla sua corrispondenza si evince che le antichità, greche e etrusche e romane, 8 G. Rosati, Il Libro dei Morti di Takerheb ritrovato, comunicazione al XIII Convegno Internazionale di Egittologia e Papirologia: “Egitto Terra di Papiri”, organizzato dall’Istituto Italiano per la Civiltà Egizia e dall’Istituto Internazionale del Papiro – Museo del Papiro a Siracusa, 17-20 giugno 2010; in corso di stampa negli Atti. Il corredo tolemaico di Takerheb fu acquisito dal R. Museo di Storia Naturale di Firenze nel 1824 e nel 1827 Ippolito Rosellini in persona si occupò di svolgere dalle bende la mummia, operazione di cui resta la descrizione in un manoscritto nella Biblioteca Nazionale di Firenze (Palat. 1189). Notizie in M.C. Guidotti, A proposito del sarcofago tolemaico della defunta Takerheb, in Faraoni come Dei, Tolemei come Faraoni. Atti del V Congresso Internazionale Italo-Egiziano (Torino, Archivio di Stato - 8-12 dicembre 2001), N. Bonacasa et alii (edd.), Torino - Palermo 2003, pp. 23-26; G. Rosati, Le bende iscritte di Takerheb, ibid., pp. 44-49. Il rotolo di papiro col Libro dei Morti ritrovato sul corpo della donna era apparentemente ‘scomparso’ nel 1884, quando Schiaparelli fece trasferire il corredo al Museo Egizio: solo nel 2009 è stato possibile ricostruire e documentare il trasferimento del papiro in Nuova Zelanda. 9 Cfr. M. Alippi Cappelletti, Giglioli, Enrico Hillyer, in Dizionario Biografico degli Italiani (Treccani) on line (http://www.treccani.it/Portale/ricerche/searchBiografie.html). 10 Archivio del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze (Sez. di Zoologia). Epistolario Giglioli. 11 Cfr. P.B. Maling, Haast, Johann Franz Julius von – Biography, nel Dictionary of New Zealand Biography. Te Ara – The Encyclopedia of New Zealand, updated 1-Sep-10; on line (http://www.TeAra. govt.nz/en/biographies/1h1/1). 76 Gloria Rosati sarebbero state le benvenute laggiù. Le antichità egizie risultano ugualmente apprezzate, ma particolarmente ambita sarebbe stata una mummia con il suo sarcofago: von Haast lo chiede esplicitamente nella lettera datata 2 dicembre 1880. La corrispondenza non è più conservata a Firenze dopo il 1882, ma sono invece gli archivi a Christchurch che permettono di seguire le vicende che infine consentirono di esaudire il suo desiderio. Si è occupato di chiarire le vie di acquisizione di due sarcofagi con le (presumibilmente) rispettive mummie il curatore attuale del Canterbury Museum, Prof. Roger Fyfe12. Per fortuna non è andata perduta là la corrispondenza, ‘inversa’ come destinazione, ossia le risposte di Giglioli a von Haast, e fino all’anno in cui von Haast inaspettatamente morì, nell’agosto del 1887. Il 22 gennaio 1881 Giglioli si premurò di assicurare il collega che avrebbe fatto di tutto per accontentarlo, e fu certamente più capace di intervenire dopo il 1884, quando evidentemente Schiaparelli, neodirettore del Museo Egizio a Firenze, entrò in contatto con lui, direttore del Museo di Storia Naturale, per farsi assegnare quanto restava del corredo della Signora Takerheb. Il primo viaggio in Egitto di Schiaparelli allo scopo di raccogliere ulteriore materiale archeologico per il suo Museo fu nello stesso 1884 e nel 1885 13. Giglioli gli si rivolse perciò più precisamente alla fine del 1886: il 2 novembre 1886 scrive a von Haast che proprio il giorno prima il suo collega ed amico Schiaparelli lo aveva tranquillizzato sul fatto di poter far arrivare a Christchurch ben due mummie, una ‘normale’ e una più ricca. Proprio lui avrebbe subito scritto al Museo di Boulaq per questo, e in una ventina di giorni la cosa poteva risolversi, a suo dire. Esattamente venti giorni dopo, il 22 e il 23 novembre 1886, Giglioli scrive ancora e aggiorna sull’andamento delle trattative, citando e poi traducendo le parole stesse di Schiaparelli: per il momento mummie ‘belle’ non ci sono, solo ‘ordinarie’ che possono costare 3 o 4 sterline. C’è però la possibilità che se ne trovino di buone entro l’anno, dal partage che il Service des antiquités farà di oggetti da Tebe o da Akhmim. Nel frattempo von Haast sta trattando personalmente a Londra per un esemplare bello, offertogli a 24 sterline: se è proprio bello, le vale, e «se fossi in te non esiterei a comprar(lo)», suggerisce 12 R. Fyfe, The provenance of the Canterbury Museum mummies, Records of the Canterbury Museum 20 (2006), pp. 15-19. Traduco dall’inglese alcuni brani. 13 P.R. Del Francia, Schiaparelli e i suoi due viaggi giovanili in Egitto, in Schiaparelli e la Tomba, cit., pp. 99-108. Schiaparelli, Giglioli e la Nuova Zelanda 77 Giglioli. Nella successiva lettera, datata 4 dicembre, si discute ancora della corretta valutazione delle mummie: «(Schiaparelli) mi dice che il costo di una mummia ordinaria non può essere meno di 6-10 sterline, e scriverà oggi a Boulaq per informarli del tuo desiderio di assicurarti la mummia che hanno offerto a 3 o 4 sterline. Schiaparelli pensa che 24 sterline siano un prezzo alto per una mummia, e aveva calcolato di poterne procurare una a circa 16-20 sterline». Il 22 gennaio 1887 infine Giglioli acclude alla sua la lettera che gli ha dato Schiaparelli, dove von Haast può leggere che «una buona mummia ordinaria da Akhmim è stata trovata» per lui e al modico prezzo di 5 sterline, imballaggio incluso. Se desidera acquistarla, non ha che da scrivere a Émile Brugsch Bey, allora assistente conservatore del Museo di Boulaq, facendogli il nome di Schiaparelli. A quanto risulta, fu poi il filantropo John Tinline a farsi carico di ogni spesa riguardante questa e l’altra mummia in dotazione al Museo di Christchurch, l’unica che vi sia rimasta e anche l’unica che Julius von Haast abbia davvero visto14: la morte improvvisa gli impedì di poter ammirare riuniti nel suo Museo quei due reperti per cui si era tanto adoperato. Il sarcofago e la mummia presumibilmente ‘agevolati’ da Ernesto Schiaparelli, originariamente n. A.R. 1001.1, furono poi ceduti nel 1957 all’Auckland Institute and Museum: dal 1998 vi sono state intraprese iniziative atte alla conservazione e all’analisi sia del sarcofago che del corpo mummificato, che è risultato femminile, di circa 32 anni e databile (dall’indagine sul lino delle bende e sul legno) fra l’850 e il 575 a.C.15. Attendiamo dunque ulteriori risultati dalla serie di ricerche scientifiche che molto probabilmente Schiaparelli sarebbe stato assai contento di sapere di aver ‘attivato’. Gloria Rosati 14 Fyfe, The provenance, cit. a nota 12, pp. 17-18: originariamente nella collezione Hilton Price, come si è già accennato fu acquistata a Londra da von Haast stesso. 15 http://www.aucklandmuseum.com, con rimando a: Egyptian mummy. Vedi anche J. Dennison in Records of the Auckland Museum 47 (2010), pp. 111-127.