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  • Piero Rovigatti, civil engineer, PhD in Urban and Regional Planning, is Associate Professor in Urban an Territorial P... moreedit
Pensare al riuso dei beni confiscati come occasione e strumento di rigenerazione delle periferie e delle aree marginali interne in Abruzzo è l'ipotesi su cui da alcuni tempi lavora un piccolo gruppo di ricerca-azione del Dipartimento di... more
Pensare al riuso dei beni confiscati come occasione e strumento di rigenerazione delle periferie e delle aree marginali interne in Abruzzo è l'ipotesi su cui da alcuni tempi lavora un piccolo gruppo di ricerca-azione del Dipartimento di Architettura di Pescara, diretto dall'autore del presente saggio, che opera attraverso la realizzazione, in particolare, di esperienze didattiche, di public engagement e terza missione, in forte contatto con il mondo dell'associazionismo civico, orientate alla sensibilizzazione e al coinvolgimento operativo delle comunità locali e pubbliche amministrazioni. Tale ipotesi è stata, in particolare, anche il punto di partenza di un workshop svolto nel mese di settembre 2020 composto da lezioni di esperti, indagini sul campo, cammini critici e produzione di mappature collettive dei beni, redazione di report di monitoraggio civico sul loro stato d'uso, rassegne di pratiche virtuose di riutilizzo. In questo testo, gli autori riprendono alcuni risultati prodotti dal workshop, dando anche conto di alcune attività di ricerca, didattiche e di terza missione, prodotte all'interno di una linea d'azione che pur con palesi discontinuità continua e si sviluppa da diversi anni, nel DdA di Pescara, aggiornandole alle condizioni attuali. Sulla base di tali esperienze, la conclusione dell'intervento prova a suggerire ulteriori prospettive di ricerca-azione come campi convergenti di interesse per amministrazioni locali, istituzioni scolastiche e universitarie, associazioni del terzo settore e cittadini attivi. L'ipotesi è ancora quella di pensare al riuso dei beni confiscati come leva di processi partecipati di riterritorializzazione e rigenerazione di contesti marginali e di disuguaglianza, oggi quanto mai urgenti, nella ripresa dei territori e delle attività dopo la crisi pandemica da COVID19. Parole chiave: Rigenerazione urbana, aree fragili, periferie funzionali, beni confiscati, monitoraggio civico, patti di collaborazione.
As part of the curriculum of the courses "Materials and Design of Building Elements" and "Urban Planning I", first-year students of the undergraduate programme in Architecture of the Department of... more
As part of the curriculum of the courses "Materials and Design of Building Elements" and "Urban Planning I", first-year students of the undergraduate programme in Architecture of the Department of Architecture of Pescara, together with undergraduate students from the "Design and Construction" undergraduate laboratory, were involved in an experimental design and construction activity. The project was based on the innovative use of digital design and fabrication techniques and sustainable materials for the design and construction of small buildings, the "Clouds", whose social aims respond to the post-pandemic condition. The laboratory's experimentation and research activity, coordinated by professors Daniela Ladiana and Piero Rovigatti of the Department of Architecture in Pescara, and visiting professor Camilo Cifuentes of La Salle University in Bogotà, focused on designing structures to support cultural activities in schools or educational spaces in neighbourhoods characterised by high dropout rates and educational poverty.The small buildings proposed in the final elaborations of the courses respond to the requirements of lightness, ease of construction and reversibility to facilitate self-construction by school communities. The work focused not only the content but also on teaching methods, implemented through a process of comparison and collaboration among students from different courses and levels. A further phase of work, for the construction of models and verification of the technical and economic feasibility of the project, involved local companies. Keywords: Schools, educational poverty, culture-based urban regeneration, low-cost functional upgrading, digital design and fabrication, teaching based on digital and real models.
Il tema delle disuguaglianze urbane è stato a lungo rimosso, in Italia, nel dibattito attorno al malessere delle città, curiosamente proprio in coincidenza della loro maggiore ricrescita, negli ultimi decenni, per effetto di molte cause,... more
Il tema delle disuguaglianze urbane è stato a lungo rimosso, in Italia, nel dibattito attorno al malessere delle città, curiosamente proprio in coincidenza della loro maggiore ricrescita, negli ultimi decenni, per effetto di molte cause, attestata da numerosi osservatori, nazionali e internazionali. Solo da pochi anni, in Italia, alcuni autori hanno ripreso a leggere la crisi delle città e il crescente malessere delle periferie rimettendo al centro delle loro analisi la questione delle disuguaglianze, sociali, economiche, ma anche di accesso ai beni comuni urbani. Ciò ha prodotto e continua a produrre la sperimentazione di nuovi metodi di indagine, e di misure appropriate di tali divari, che possono essere oggi poste alla base di nuove policies urbane; in particolare anche rispetto alle nuove condizioni prodotte dalla crisi pandemica, che ha anch'essa contributo ad aggravare il divario tra le aree del malessere urbano e i contesti territoriali e urbani di maggior benessere. Ques...
Per la città inclusiva. Differenze che generano opportunità. Materiali didattici dal progetto FAMI 1597 Azioni e strumenti di governo per la qualificazione del sistema scolastico in contesti multiculturali. Istituto Comprensivo Pescara... more
Per la città inclusiva. Differenze che generano opportunità. Materiali didattici dal progetto FAMI 1597 Azioni e strumenti di governo per la qualificazione del sistema scolastico in contesti multiculturali. Istituto Comprensivo Pescara 1.

Il presente testo nasce come raccolta dei contributi e dei materiali didattici prodotti nell’ambito del Progetto “Azioni e strumenti di governo per la qualificazione del sistema scolastico in contesti multiculturali “, nell’ambito del Fondo Asilo, Migrazione e integrazione 2014 – 2020 Obiettivo specifico 2 Integrazione/migrazione legale – Obiettivo nazionale 3 Capacity building. L’iniziativa nasce grazie alla coordinazione orizzontale tra attori di natura pubblica e del terzo settore, come l’Istituto Comprensivo Pescara1 e la Fondazione Caritas dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne onlus, che ha supportato l’intera realizzazione del corso, indirizzato ai docenti di 15 scuole della Regione Abruzzo, individuate dal MIUR in relazione ai contesti territoriali di appartenenza, tutti segnati da una considerevole presenza di migranti. Il progetto affronta i temi dell’accoglienza e dell’inclusione, attraverso l’offerta di un percorso operativo di supporto e accompagnamento a favore delle famiglie migranti, con il fine di accrescerne la consapevolezza in materia di potenzialità̀, di conoscenza e di accesso concreto all’esercizio dei propri diritti. Nel nostro Paese, un lavoratore su dieci è di nazionalità̀ straniera; si tratta peraltro di un dato in perenne crescita. Il fenomeno migratorio non è, dunque, questione contingente. Ciò̀ è vero in particolare nelle scuole, dove crescono con costanza le presenze di bambini e bambine di nazionalità̀ straniera, veri laboratori di integrazione e di costruzione delle nuove identità̀ nazionali, assieme alle fabbriche e ai luoghi di lavoro, come rilevano gli osservatori nazionali su tali fenomeni. L’auspicio dei partner iniziali del progetto è di  continuare tale percorso e dare una veste strutturale e permanente sia ai momenti di formazione che al funzionamento, diffuso sul territorio regionale, degli sportelli per l’integrazione, allargando la nostra azione grazie anche alla collaborazione che ci viene offerta dall’Università̀, tramite alcune sue giovani leve, che hanno curato il progetto grafico e l’editing di questo libro (Ludovica Simionato e Daniela Franzese), e in particolare dal Dipartimento di Architettura di Pescara, i cui docenti hanno curato gli inquadramenti di contesto, le immagini e le mappe dell’Atlante della cittadinanza migrante, poste a corredo dei testi e il progetto editoriale complessivo (Piero Rovigatti), e ancora dal FIRST, il neonato centro interdipartimentale dell’ateneo di Chieti e Pescara, “Formazione all’Insegnamento, Ricerca Scuola e Territorio”, il cui testo di presentazione (Sergio Di Sano)conclude questa breve ma speriamo utile pubblicazione. L’augurio è che questo testo possa fungere da stimolo e da ausilio a tutti coloro i quali, all’interno e al di fuori del contesto scolastico, si trovino a sperimentare con crescente interesse i temi e gli approcci interculturali, e possa entrare nella ‘cassetta degli attrezzi’ di chi opera, con passione e competenza, alla mitigazione delle disuguaglianze e delle difficoltà di integrazione, a favore dell’inclusione e della convivenza civile di chi viene da più̀ o meno lontano, cittadini e cittadine del nostro stesso mondo.
Cultura come cura, la rigenerazione a base culturale dei quartieri prioritari e complessi al tempo di COVID19, è il titolo del seminario WEB organizzato dal DdA - Dipartimento di Architettura di Pescara, nell’ambito delle attività di... more
Cultura come cura, la rigenerazione a base culturale dei quartieri prioritari e complessi al tempo di COVID19, è il titolo del seminario WEB organizzato dal DdA - Dipartimento di Architettura di Pescara, nell’ambito delle attività di competenza all’interno del progetto INsegnalibro, Casa di Quartiere. Tale progetto, promosso dal DdA nel 2019, vede la Biblioteca Regionale di Giampaolo soggetto capofila di un esteso gruppo di associazioni di terzo settore, scuole e istituzioni culturali, attive da alcuni anni in azioni di rigenerazione urbana e di inclusione sociale nei quartieri critici della periferia di Pescara.
Il seminario, organizzato in forma di webinar, e trasmesso in diretta radio da una emittente locale – Radio Città – per tutta la durata del suo svolgimento, è stato in primo luogo incentrato sulla presentazione pubblica di un progetto che vede coordinati tra loro numerosi soggetti e attori di natura pubblica e di terzo settore, già avviato all’inizio del 2020, e che ha trovato svolgimento, pur nelle difficoltà dell’emergenza sanitaria da COVID 19, anche con attività in presenza, per buona parte del 2021.
Il seminario, organizzato in tre parti, nasceva anche nella volontà di favorire occasioni di riflessione attorno ad alcune parole chiave che caratterizzano il discorso pubblico sulle periferie e il loro riscatto, e il confronto a scala nazionale con una selezione dei progetti in corso d’opera in diverse città capoluogo lungo i due assi prodotti dal Piano Cultura Futuro Urbano, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del Ministero della Cultura, “Biblioteca Casa di Quartiere” e “Scuola attiva la cultura”. Nella terza e ultima parte del seminario, grazie alla partecipazione di numerosi responsabili dei progetti finanziati dal Piano Cultura Futuro Urbano,
“Biblioteca casa di quartiere” e “Scuola attiva la cultura”, abbiamo (…)  avviato un primo confronto comune, tra partner di una comune esperienza nazionale, su cosa siamo riusciti a realizzare, pur nelle difficoltà della pandemia, dei nostri progetti iniziali, e di come l’emergenza sanitaria, che è emergenza anche sociale, economica, e culturale, abbia prodotto nuove riflessioni, nuove idee e nuovi possibili progetti come reazione alla crisi e riaffermazione dell’urgenza e dell’utilità delle pratiche culturali in contesti di disuguaglianza crescente.
È l’approccio che riecheggia nel titolo del seminario, Cultura come Cura, dove la cura – termine consueto ai movimenti delle donne e di difesa dei beni comuni, “attributo della relazione”, e “pratica di costanza e di continuità” come osserva Ottavia Aristone nel suo contributo – va intesa come tentativo di risposta alle patologie croniche che caratterizzano i quartieri marginali, prioritari e complessi, di cui ci occupiamo (esclusione e segregazione sociale, abbandono ed elusione scolastica, disoccupazione, NEET e devianza giovanile, e molto altro), cui si aggiunge il fattore COVID, catalizzatore di quelle condizioni che sono probabilmente alla base dei tali patologie (disuguaglianze economiche e sociali, disuguaglianze di accesso ai beni comuni urbani, disuguaglianze di accesso alla rappresentanza politica e alla partecipazione, e molto altro). Cultura
come cura, insomma come condizione di opportunità, condizione di base e di ripartenza per il superamento di tali disuguaglianze. In tempi di distanziamento sociale, ci è sembrato
l’atto più immediato, e semplice, per provare a tenerci assieme, almeno in una immagine comune, che ci piace considerare come un punto di partenza di una rete in costruzione, di città, e di quartieri, marginali e complessi, dove la cura, al di là delle emergenze da COVID presenti e future, si è già messa in moto, grazie alla creatività, alla passione e all’impegno di chi crede ancora che le periferie non siamo solo luoghi di degrado, insicurezza e rassegnazione, ma spazi di innovazione sociale, laboratori di inclusione, campi di nuove opportunità.
È in questa direzione che vuole essere intesa questa pubblicazione, come elemento di passaggio di
un programma, destinato a proseguire, grazie alla lungimiranza di chi ne ha prodotto l’avvio – la Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBAC, ora Ministero della Cultura – e a cui spetta anche ogni valutazione di merito rispetto agli esiti prodotti e ai risultati conseguiti. Ma per fare questo ci sarà tempo, e nuove occasioni di incontro e confronto, a cui il nostro Dipartimento di Architettura sarà ben lieto di collaborare.
Le risorse messe a disposizione dal governo sono inadeguate e i tempi mal programmati, tuttavia i "patti educativi di comunità" possono essere un campo di ricerca e di sperimentazione importante, come già dimostrano alcune esperienze. Non... more
Le risorse messe a disposizione dal governo sono inadeguate e i tempi mal programmati, tuttavia i "patti educativi di comunità" possono essere un campo di ricerca e di sperimentazione importante, come già dimostrano alcune esperienze. Non si tratta solo di promuovere e rafforzare la collaborazione tra scuola e "comunità educante", ma di favorire la cura nei territori dei beni comuni
The urban regeneration of suburbs-places of inequality, even before geographical and social suburbs-must go hand in hand with the identification, description and measurement of these inequalities, and in particular those that concern the... more
The urban regeneration of suburbs-places of inequality, even before geographical and social suburbs-must go hand in hand with the identification, description and measurement of these inequalities, and in particular those that concern the supply and access to urban commons-schools, parks, public libraries, health facilities, childcare facilities, public spaces and services-intended, as well as essential elements of welfare, as places and structures linked to the exercise of fundamental citizenship rights (Rodotà 2015). A good urban regeneration process arises first of all through shared investigation paths, in terms of data, descriptions, graphic representations. Secondly, it can and must be addressed to the care and enhancement of urban common goods-schools, public spaces, parks and green areas, libraries and other places of culture and social relations-promoting their full access and maximum use, in particular for those aimed and addressed to children and adolescents, with direct, simple, effective, and shared actions. Urban regeneration, understood as a set of actions of different nature and sector of intervention, well calibrated to each other, capable of revitalizing in a general sense territories marked by inequalities, so that it assumes real effectiveness, contributing to the effective reduction of these inequalities, it must put together innovative practices of administrative gover-nance, and active citizenship, within new logics of horizontal subsidiarity, moreover increasingly favored, today, in Italy, by recent legislative and administrative innovations. These practices must open up more space for direct, informed participation of the inhabitants and grassroots associations, for shared care and active custody of these goods. The contribution tries to develop these hypotheses starting from the experiences carried out by the author around the urban realities of the southern 'periphery' of Pescara.
ABSTRACT Una riforma amministrativa realizzata in pochi mesi, che ha portato a ridurre a 61 il nu-mero delle municipalità e degli enti locali, organizzato fino ad allora, come eredità del passato regime comunista, in un farraginoso... more
ABSTRACT
Una riforma amministrativa realizzata in pochi mesi, che ha portato a ridurre a 61 il nu-mero delle municipalità e degli enti locali, organizzato fino ad allora, come eredità del passato regime comunista, in un farraginoso sistema di centri principali (qitate), centri di villaggi, e villaggi (fhastra), sopravvissuto fino ai giorni attuali, dopo vent’anni di tran-sizione. La recentissima riforma della giustizia, quasi imposta dalle organizzazioni euro-pee e internazionali verso le quali l'Albania da tempo anela di aderire. Appresso a queste, la riforma della legge quadro urbanistica, e l’avvio di un processo di pianificazione che tocca tutte le scale di intervento, a partire dagli strumenti di valenza nazionale – un nuovo Piano Urbanistico Nazionale, un Piano Nazionale per le aree costiere, un Piano di Settore per l’unica, grande area metropolitana del Paese, la conurbazione tra Tirana e Durazzo. Il tutto in contemporanea all’avvio del processo di formazione – sulla carta rapidissimo, in tutto 18 settimane – per la formazione dei primi 26 Piani Urbanistici generali delle 61 municipalità riformate, naturalmente quelle più importanti, con Tira-na, Scutari, Durazzo, Valona, dove vive la quota più consistente di popolazione rimasta in patria, circa 3 milioni di residenti. Tutto ciò, anche a processo ormai largamente avviato ha il sapore di una scommessa, anche politica, legata alle scadenze elettorali nazionali, che hanno visto recentemente il governo in carica presentarsi davanti al giudizio degli elettori, anche rispetto ai temi del governo del territorio, per la tanto agognata entrata in Europa. Certo, con i caratteri di un’esperienza reale, in corso, che merita tutto il rispetto e la considerazione, per essere indagata e valutata anche nei suoi molti punti di forza, ma anche di debolezza, e nelle opportunità e nei rischi che sembra preservare. Con un occhio al ruolo che la cooperazione italiana, anche in campo universitario, potrebbe ancora giocare, a sostegno e sussidio di un paese vicino ed amico.


Topics: transizioni fragili/piani, progetti e vicende della transizione nei paesi balcanici
Research Interests:
L’Osservatorio Beni Comuni dei Castelli Romani, strumento di partecipazione e cittadinanza attiva per la cura e il progetto dei paesaggi dei Colli Albani Piero Rovigatti, Daniela Bisceglia Operare per la cura e la “valorizzazione” del... more
L’Osservatorio Beni Comuni dei Castelli Romani, strumento di partecipazione e cittadinanza attiva per la cura e il progetto dei paesaggi dei Colli Albani

Piero Rovigatti, Daniela Bisceglia


Operare per la cura e la “valorizzazione” del patrimonio culturale e ambientale dei luoghi è da sempre uno degli obiettivi principali dell'azione pubblica, e in particolare delle pubbliche amministrazioni a questo compito deputate come emanazione diretta dello Stato, come le Soprintendente, fino agli Enti Locali. Questo compito appare sempre più gravoso, soprattutto negli anni della crisi del welfare urbano e del sostanziale fallimento delle politiche pubbliche per le città (P. Berdini,2014), tanto che oggi appare sempre più necessario accompagnare alla claudicante azione pubblica nuove forme di intervento, non necessariamente riconducibili al solo settore privato. La novità di questi ultimi anni, anche in Italia, sta peraltro proprio nel ruolo crescente che anche da parte statale viene ad essere riconosciuto al cosiddetto terzo settore - quell'insieme vario ed eterogeneo di associazioni di base, gruppi di cittadini, portatori di interessi e diritti comuni – proprio nella gestione del patrimonio. In tale passaggio, diventa centrale riconoscere al patrimonio culturale e ambientale, prima ancora che un’utilità di tipo economico – evidentemente legata alla cosiddetta “valorizzazione”, e allo “sviluppo del turismo”, naturalmente “culturale e ambientale”, o “sostenibile”, spesso tutta da dimostrare, l’essere parte importante, addirittura costituente di un sistema più vasto, quello dei beni comuni. Una definizione, e un passaggio, che riconosce ad essi la qualità fondamentale di essere “funzionali all’esercizio di diritti fondamentali e al libero sviluppo della personalità”, e, in quanto tali, oggetto di politiche portino alla loro salvaguardia, “sottraendoli alla logica distruttiva del breve periodo, proiettando la loro tutela nel mondo più lontano, abitato dalle generazioni future” (S. Rodotà, 2011).


In: Urbanistica Informazioni, special issue, IX Giornata Sudio INU, INFRASTRUTTURE BLU E VERDI, RETI VIRTUALI, CULTURALI E SOCIALI, N. 261 S.I. Settembre Ottobre 2015, ISSN 0392-5005

pp. 74-78

KEYWORD

Beni comuni, paesaggio, cittadinanza attiva, open data, open government, collaborative mapping, crowsmapping, Castelli Romani, Colli Albani
Research Interests:
Abstract Questo contributo esamina il senso e il ruolo della partecipazione come strumento e fine dei processi di pianificazione, progetto e gestione urbana della città di Pescara. Più in particolare assume e sottopone a valutazione... more
Abstract

Questo contributo esamina  il senso e il ruolo della partecipazione come strumento e fine dei processi di pianificazione, progetto e gestione urbana della città di Pescara.

Più in particolare assume  e sottopone a valutazione alcune delle principali e recenti esperienze di progetto urbano svolte all’interno della  città, e in particolare nella stagione dei Programmi Urbani Complessi (PRU, PRUSST, Accordi di Programma) alla luce dello spazio e del ruolo assegnato alla partecipazione dei cittadini – abitanti, in primo luogo, dei quartieri interessati, ma anche il complesso sistema dei portatori di interesse  locale - nella formazione, nell’approvazione e nell’attuazione di tali progetti.

L’ipotesi che fa da sfondo alla ricerca è che lo strumento della partecipazione – strumento, ma anche fine esso stesso della pianificazione e della progettazione urbana e urbanistica – possa, anche attraverso l’esame di tali vicende, trovare nuova attenzione e interesse sia da parte dei decisori pubblici, sia da parte dei soggetti – cittadini, associazioni, gruppi, portatori di interessi, diritti, o bisogni collettivi - cui la partecipazione dovrebbe essere primariamente indirizzata, divenendo parte essenziale di una forse inedita strategia e di un nuovo stile di governo pubblico della città. Si propone, dunque, che lo strumento della partecipazione sia da subito considerato come una delle idee chiave dell’idea di città proposta nel programma di Convenzione iniziale tra Comune e Dipartimento.

La ricerca prende in esame anche alcune delle principali occasioni di conflitto urbano che hanno caratterizzato le vicende urbanistiche e amministrative della città, verificando il ruolo e la funzione che eventuali strumenti e procedure partecipate hanno svolto, o avrebbero potuto svolgere, nella soluzione dialogica e consensuale di tali conflitti, nella valutazione ex ante ed ex post delle proposte avanzate e delle scelte localizzative.

A conclusione del rapporto, viene anche illustrato il progetto, ormai in avanzato stato di realizzazione e sperimentazione, di un Osservatorio della Partecipazione e della Cittadinanza Attiva, inteso come strumento di comunicazione e supporto ai processi partecipativi in corso, attesi, o auspicati per la città e il territorio metropolitano di Pescara.
Research Interests:
The territorial risk management has entered for several years in the Italian local administrative practices, starting, at least from the events of the emergency and of the after earthquake, from the 90s onwards (earthquake in Umbria and... more
The territorial risk management has entered for several years in the Italian local administrative practices, starting, at least from the events of the emergency and of the after earthquake, from the 90s onwards (earthquake in Umbria and Marche of 1997 and later ones).
Despite many and recent difficulties and delays, ordinary tools of planning, though with different degrees of focus and cogency, have for some time begun to take on the theme of territorial risk mitigation as scope of their action, often also in the integrated sense, that is as an integral sum of its seismic hydrogeological components, by floods, health and hygiene, at least according to the classification of the Italian Civil Protection. This has occurred, or is occurring, both in the definition of the analytical apparatus of such instruments and in those forward-programmatic and prescriptive of change of government, and often, correctly, within the instruments dedicated to single out the structural component of such plans....
The effort to do, then, appears to follow up on this finding, difficult to contest, converging on the fact that from the awareness itself of the risk and from the construction and equipment, also in the shared and participated form, of new equipments and tools for risk control and management is possible to detect an unusual condition of strength of the local systems. ... Within this mission, a key role could be certainly played by the Universities and by the world of research, beginning from the units and the locations that have played a role in the formation of the instruments of reconstruction6, by opening the development and implementation also testing new communication and participatory systems, perhaps field where -with few exceptions- the experience in Abruzzo has presented so far minor innovation aspects.
Research Interests:
La gestione del rischio territoriale è entrata da alcuni anni in alcune pratiche urbanistiche italiane, in relazione alla sempre maggiore considerazione data al tema a partire dalle vicende dell’emergenza e del post terremoto, almeno... more
La gestione del rischio territoriale è entrata da alcuni anni in alcune pratiche urbanistiche italiane, in relazione alla sempre maggiore considerazione data al tema a partire dalle vicende dell’emergenza e del post terremoto, almeno dagli anni ’90 in poi (terremoto di Umbria e Marche del 1997 e successivi).
Pur con difficoltà e ritardi sono oggi numerosi i piani urbanistici che, a differenti scale, assumono e trattano il tema del rischio territoriale, spesso anche nella sua accezione integrata – come somma integrale delle sue componenti sismiche, idrogeologiche, da alluvioni, igienico sanitario, ecc. stando almeno alla classificazione della Protezione Civile italiana - sia nelle operazioni di analisi, sia negli strumenti di governo delle trasformazioni - spesso a partire dagli strumenti dedicati a definire la parte strutturale di tali piani.
Molto spesso, l’analisi e la presa in considerazione delle condizioni di rischio territoriale costituiscono, in tali piani, la base di partenza per definire una radicale revisione delle precedenti previsioni di sviluppo urbano. Si può fare di più, provando a pensare come la mitigazione del rischio sia del tutto funzionale al ripensamento di nuovi modi di sviluppo urbano – o di post sviluppo – che mettano al primo posto il contenimento del consumo di suolo agricolo, assieme ad azioni di recupero e densificazione mirata dei tessuti esistenti, secondo modalità costruttive e tipologiche meno insostenibili di quelle fino ad oggi praticate.
Prima ancora di ciò, occorre dedicare attenzione alle modalità di comunicazione e di gestione partecipata del rischio territoriale, cogliendo anche le occasioni che oggi vengono offerte dalle nuove tecnologie e dai nuovi apparati comunicativi, sempre più aperti e interattivi.
L’Osservatorio Beni Comuni dei Castelli Romani, strumento di partecipazione e cittadinanza attiva per la cura e il progetto dei paesaggi dei Colli Albani Piero Rovigatti, Daniela Bisceglia pubblicato in Urbanistica Informazioni, n. 263,... more
L’Osservatorio Beni Comuni dei Castelli Romani, strumento
di partecipazione e cittadinanza attiva per la cura e il progetto dei
paesaggi dei Colli Albani
Piero Rovigatti, Daniela Bisceglia
pubblicato in Urbanistica Informazioni, n. 263, 2015, pp. 74-78,
9° INU Study Day - Green and Blue Infrastructures,
Virtual, Cultural and Social Networks
A cura di / Edited by Francesco Domenico Moccia e Marichela Sepe

Abstract
Operare per la cura e la “valorizzazione” del patrimonio culturale e ambientale dei luoghi è da sempre uno degli obiettivi principali dell'azione pubblica, e in particolare delle  pubbliche amministrazioni a questo compito deputate come emanazione diretta dello Stato, come le Soprintendente, fino agli Enti Locali. Questo compito appare sempre più gravoso, soprattutto negli anni  della crisi del welfare urbano e del sostanziale fallimento delle politiche pubbliche per le città (P. Berdini, 2014), tanto che oggi appare sempre più necessario  accompagnare alla claudicante azione pubblica nuove forme di intervento, non necessariamente riconducibili al solo settore privato. La novità di questi ultimi anni, anche in Italia, sta peraltro proprio nel ruolo crescente che anche da parte statale viene ad essere riconosciuto al cosiddetto terzo settore - quell'insieme vario ed eterogeneo di associazioni di base, gruppi di cittadini, portatori di interessi e diritti diffusi - proprio nella gestione del patrimonio .

In tale passaggio, diventa centrale riconoscere al patrimonio culturale e ambientale, prima ancora che un’utilità di tipo economico – evidentemente legata alla cosiddetta “valorizzazione”, e allo “sviluppo del turismo”, naturalmente “culturale e ambientale”, o “sostenibile”, spesso tutta da dimostrare,  l’essere parte importante, addirittura costituente di un sistema più vasto, quello dei beni comuni. Una definizione, e un passaggio, che riconosce ad essi la qualità fondamentale di essere “funzionali all’esercizio di diritti fondamentali e al libero sviluppo della personalità”, e, in quanto tali, "indisponibili al mercato", e oggetto di politiche  che portino alla loro salvaguardia, “sottraendoli alla logica distruttiva del breve periodo, proiettando la loro tutela nel mondo più lontano, abitato dalle generazioni future” (S. Rodotà, 2011).
Research Interests:
Research Interests:
Cultura come cura, la rigenerazione a base culturale dei quartieri prioritari e complessi al tempo di COVID19, è il titolo del seminario WEB organizzato dal DdA - Dipartimento di Architettura di Pescara, nell’ambito delle attività di... more
Cultura come cura, la rigenerazione a base culturale
dei quartieri prioritari e complessi al tempo di COVID19, è il titolo del seminario WEB organizzato dal DdA - Dipartimento di Architettura di Pescara, nell’ambito
delle attività di competenza all’interno del progetto INsegnalibro, Casa di Quartiere. Tale progetto, promosso dal DdA nel 2019, vede la Biblioteca Regionale di Giampaolo soggetto capofila di un esteso gruppo di associazioni di terzo settore, scuole e istituzioni culturali, attive da alcuni anni in azioni di rigenerazione urbana e di inclusione sociale nei quartieri critici della periferia di Pescara.
Il seminario, organizzato in forma di webinar, e trasmesso in diretta radio da una emittente locale – Radio Città – per tutta la durata del suo svolgimento, è stato in primo luogo incentrato sulla presentazione pubblica di un progetto che vede coordinati tra loro numerosi soggetti e attori di natura pubblica e di terzo settore, già avviato all’inizio del 2020, e che ha trovato svolgimento, pur nelle difficoltà dell’emergenza sanitaria da COVID 19, anche con attività in presenza, per buona parte del 2021.
Il seminario, organizzato in tre parti, nasceva anche
nella volontà di favorire occasioni di riflessione attorno
ad alcune parole chiave che caratterizzano il discorso pubblico sulle periferie e il loro riscatto, e il confronto a scala nazionale con una selezione dei progetti in corso d’opera in diverse città capoluogo lungo i due assi prodotti dal Piano Cultura Futuro Urbano, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del Ministero della Cultura, “Biblioteca Casa di Quartiere” e “Scuola attiva la cultura”. Nella terza e ultima parte del seminario, grazie alla partecipazione di numerosi responsabili dei progetti finanziati dal Piano Cultura Futuro Urbano,
“Biblioteca casa di quartiere” e “Scuola attiva la cultura”, abbiamo infine avviato un primo confronto comune,
tra partner di una comune esperienza nazionale, su
cosa siamo riusciti a realizzare, pur nelle difficoltà
della pandemia, dei nostri progetti iniziali, e di come l’emergenza sanitaria, che è emergenza anche sociale, economica, e culturale, abbia prodotto nuove riflessioni, nuove idee e nuovi possibili progetti come reazione
alla crisi e riaffermazione dell’urgenza e dell’utilità delle pratiche culturali in contesti di disuguaglianza crescente.
È l’approccio che riecheggia nel titolo del seminario, Cultura come Cura, dove la cura – termine consueto ai movimenti delle donne e di difesa dei beni comuni, “attributo della relazione”, e “pratica di costanza
e di continuità” come osserva Ottavia Aristone nel
suo contributo – va intesa come tentativo di risposta
alle patologie croniche che caratterizzano i quartieri marginali, prioritari e complessi, di cui ci occupiamo (esclusione e segregazione sociale, abbandono ed elusione scolastica, disoccupazione, NEET e devianza giovanile, e molto altro), cui si aggiunge il fattore COVID, catalizzatore di quelle condizioni che sono probabilmente alla base dei tali patologie (disuguaglianze economiche e sociali, disuguaglianze di accesso ai beni comuni urbani, disuguaglianze di accesso alla rappresentanza politica e alla partecipazione, e molto altro). Cultura
come cura, insomma come condizione di opportunità, condizione di base e di ripartenza per il superamento di tali disuguaglianze. In tempi di distanziamento sociale, ci è sembrato
l’atto più immediato, e semplice, per provare a tenerci assieme, almeno in una immagine comune, che ci piace considerare come un punto di partenza di una rete in costruzione, di città, e di quartieri, marginali e complessi, dove la cura, al di là delle emergenze da COVID presenti e future, si è già messa in moto, grazie alla creatività,
alla passione e all’impegno di chi crede ancora che le periferie non siamo solo luoghi di degrado, insicurezza e rassegnazione, ma spazi di innovazione sociale, laboratori di inclusione, campi di nuove opportunità.
È in questa direzione che vuole essere intesa questa pubblicazione, come elemento di passaggio di
un programma, destinato a proseguire, grazie alla lungimiranza di chi ne ha prodotto l’avvio – la Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBAC, ora Ministero della Cultura – e a cui spetta anche ogni valutazione di merito rispetto agli esiti prodotti e ai risultati conseguiti. Ma per fare questo ci sarà tempo, e nuove occasioni di incontro e confronto, a cui il nostro Dipartimento di Architettura sarà ben lieto di collaborare.
After the first edition of the IFAU 2017 – International Forum on Architecture and Urbanism organised in Tirana, and the second edition of the IFAU 2018 organised in Pescara, Italy, the Polytechnic University of Tirana – Faculty of... more
After the first edition of the IFAU 2017 – International Forum on Architecture and Urbanism organised in Tirana, and the second edition of the IFAU 2018 organised in Pescara, Italy, the Polytechnic University of Tirana – Faculty of Architecture and Urbanism (FAU) is organising the third edition: IFAU 2019 – International Forum on Architecture and Urbanism in Tirana, Albania on November 21 - 23, 2019, with the theme “Modernization and Globalization.” IFAU 2019 – 3rd International Forum on Architecture and Urbanism aims to bring together leading academic scientists, researchers, and research scholars to exchange and share their experiences and research results about all aspects of Architecture, Urbanism, Cultural Heritage within Modernization and Globalization trends of the XXI century. It also provides the premier interdisciplinary forum for researchers, practitioners, and educators to present and discuss the most recent innovations, trends, concerns, practical challenges encountered and the solutions adopted for the Modernization and Globalization in the Cities in Transition. The third edition expands the horizon by introducing a series of overlapping visions spanning the recently institutionalised Adriatic - Ionian Euroregion, now extended to the Balkan and South-East European region. The Forum will concentrate on Architecture, Urbanism, Cultural Heritage located in contexts and territories that reveal their Modernization and Globalization tendencies. Modernisation and Globalization in Architecture, Urbanism and Heritage provide a multi-faceted analysis based on the understandings of architects and urban planners working in both the developed and developing countries traditions. Globalisation is a broad concept concerning the diversity of regions, cultures, and actors and the diversity of analytical approaches that can be employed to study it. During the past decade, notions of globalisation have displaced familiar discourses of modernisation. We consider Modernization and Globalization as a process that naturally links the past, the present and the future - as a bridge between the past and the future. Current events such as the cultural heritage protection crisis illustrate that the discussion should not be confined to specific geographic regions or narrowly defined analysis methods but in a broader and deeper search spectrum. The research presented in this forum embraces the need to cover various aspects and dimensions of Modernization and Globalization in Architecture, Urbanism and Cultural Heritage to see both its local and its global manifestations. From our perspective, globalisation studies imply research that is limited to the most popular spheres of globalisation and includes the study of global problems such as sustainable development, cultural heritage, and so on. In summary, Modernization and Globalization's distinctive character is that it delivers a large international and multicultural thematic issue associated with Architecture, Urbanism and Cultural Heritage, including their impact on particular cultural-geographic regions. The Modernization and Globalization of territories and cities in transition is the object of this Forum. Through contributions from colleagues and scholars from different international universities, the intention is to explore different interpretations of contexts, to study processes of Modernization and Globalization in territories and cities in transition, to define strategies for urban transformation and to confront issues raised by environmental and architectural sustainability, all framed by an up-to-date and contemporary vision of the entire Adriatic-Ionian and Balkan region. Culture and the strength of ideas are the essential tools for building bridges between knowledge and rediscovering, in a new relationship between Architecture, Urbanism and Cultural Heritage, the key to interpreting the processes transforming territories and cities. The conference program will include the topic of interest that include, but are not limited to:
1.. Global/local modernizations;
2. XXth century modernism and the question of cultural heritage;
3. Phenomena of regeneration, revitalization, recycle, reuse;
4. Modernization/globalization of urban planning/design and landscapes;
5. Modern housing;
6. Modern designing and daily life/universal design;
7. Utilization of future technologies;
8. Sustainability in the era of modernization/globalization.
Questa piccola pubblicazione raccoglie i materiali preparatori e i prodotti del workshop “Progettare ... Libera!” - ideato e organizzato dal Dipartimento di Architettura di Pescara assieme all’Amministrazione Locale e ad alcune... more
Questa piccola pubblicazione raccoglie i materiali preparatori e i prodotti del workshop “Progettare ... Libera!” - ideato e organizzato  dal Dipartimento di Architettura di Pescara assieme all’Amministrazione Locale e ad alcune Università italiane e straniere - nella cittadina abruzzese di Scurcola Marsicana nel mese di luglio 2013, nell’intento di orientare una strategia di recupero e di progetto d’uso di alcune proprietà confiscate alla criminalità organizzata,  in conformità  alle norme che regolano la gestione dei beni confiscati (utilità sociale, L.109/1996), e coerente con la straordinaria qualità ambientale e paesaggistica del territorio in cui è contenuto.

Oltre ai progetti e alle proposte maturate durante il Workshop, questo libro raccoglie anche i contributi dei docenti che hanno arricchito, con la loro presenza, l’intera esperienza didattica. Integrano infatti la raccolta di idee e i primi risultati prodotti nelle attività didattiche iniziali del corso di Fondamenti di Urbanistica (P. Rovigatti, a.a. 2012-2013), anche alcuni saggi, attorno al tema del bene comune (E. Granata, G. Barbieri) e al senso che la legalità acquista, e può acquistare nelle pratiche di governo e nei comportamenti delle persone (C. Berti, M. Tancredi).

Questo libro segna dunque l’inizio di un percorso, o meglio, sottolinea la continuazione di quello già avviato dai coraggiosi amministratori di Scurcola Marsicana, assieme ai tanti volontari delle associazioni locali e di Libera, che ogni anno organizzano campi di lavoro sui temi della legalità e della cittadinanza attiva, tenuti assieme da un’idea condivisa di bene comune, che attende ora nuovo impegno e volontà di azione da parte di quanti, ancora, vorranno aggiungersi nelle direzione intrapresa.

Restituire, presto e bene, alla comunità e alle persone, luoghi e paesaggi compromessi, attraverso atti di libertà, legalità e passione civile: é questo, in definitiva, il senso e la missione di questo testo, evocato dal titolo, Progettare ... Libera!. Anche se c’è, naturalmente, ancora molto da fare.
Ma su questo c’è già l’impegno di tutti coloro hanno contributo alla realizzazione di questa esperienza, assieme alla promessa di un impegno costante affinché anche dall’Università pubblica non venga mai meno, anche su questi temi, il contributo di idee, ricerca e supporto alle comunità e alle istituzioni locali.
This volume collects the images, preparatory studies and projects products around the activities of the International Competition for the revitalization of the square in Durres Liria, promoted by INARCH and the Forum of Adriatic and... more
This volume collects the images, preparatory studies and projects products around the activities of the International Competition for the revitalization of the square in Durres Liria, promoted by INARCH and the Forum of Adriatic and Ionian, sponsored by the Town Council of the city between July 2, 2008 and January 28, 2009 under the rule of the new Plan Urban Integrated central area, which was approved in October 2007. The competition, organized in two phases, first seen in a wide international participation (36 project participants) in the second, the development of five finalists through participatory activities and workshops, which led to the selection of the winning project, currently being running. But the competition as a whole, was also an opportunity to gather around the theme of public space and, more generally, the recovery and urban regeneration, in Durres in Albania, after many years of neglect and indifference, a vast area of experts, already working on site: archaeologists, urban planners, architects, engineers of public administration. Proving that even in turbulent Albania’s transition to a market economy and uncontrolled building development you can try to think quality and urban livability as shared core values of a new urban season (P.R.).
Questo quaderno raccoglie i materiali, gli studi e i progetti realizzati in collaborazione tra il Comune di Anversa degli Abruzzi, la Riserva Regionale delle Gole del Sagittario, il WWF Abruzzo e un piccolo gruppo di ricercatori del... more
Questo quaderno raccoglie i materiali, gli studi e i progetti realizzati in collaborazione tra il Comune di Anversa degli Abruzzi, la Riserva Regionale delle Gole del Sagittario, il WWF Abruzzo e un piccolo gruppo di ricercatori del Dipartimento Ambiente, Reti e Territorio (ora Dipartimento di Architettura, sezione Architettura e Urbanistica) a partire dal 2006, l’anno in cui si è dato avvio - come relazione interistituzionale tra amministrazioni e Università pubblica -  alla formazione del Piano di Recupero di una piccola parte, marginale ma strategica, del Centro storico di Anversa degli Abruzzi.

Alla formazione di questo Piano, si sono accompagnate, grazie anche e soprattutto all’attivismo sensibile dei partner locali, un discreto elenco di attività e di iniziative,  a partire da alcune esperienze didattiche, svolte con una certa costanza da alcuni corsi della (ex) facoltà di Pescara, e sfociate anche in alcune tesi di laurea.

Se non sono ancora un bell’elenco di best pratices, quelle che da alcuni anni si vanno costruendo attorno all’esile ma vitale fiume del Sagittario, nel cuore dell’Abruzzo dei Parchi e delle Riserve  - giudizio che lasciamo ad un commento esterno - certo qualcosa di inedito e di incoraggiante è successo, ad Anversa degli Abruzzi, in questi anni.

Da questo punto di vista Anversa degli Abruzzi sembra indicare una strada, non inedita in Italia e in Europa : quella della rinuncia al consumo di suolo produttivo e naturale a vantaggio di improbabili nuove edificazioni “turistiche”, e dello sviluppo dissennato di apparati energetici (per quanto rinnovabili),  a vantaggio, invece, del recupero del patrimonio residenziale storico, dello sviluppo di nuove forme di residenzialità (ecovillaggio, cohousing), di forme inedite e specializzate di turismo e di presenza antropica nelle aree protette.

E’ una strada di ricerca e di sperimentazione, difficile e non esente da rischi e da prospettive di insuccesso, su cui può essere utile e rilevante il contributo dell’Università Pubblica assieme a quello delle associazioni di difesa e valorizzazione dei Beni Comuni, in una logica che non può che essere di grande partecipazione e apertura al contributo di tutti. E nella speranza che  un sempre maggiore e partecipe coinvolgimento degli attori locali - abitanti, portatori di interesse, visitatori e turisti - porti presto a ulteriori azioni di progresso ecologico di questo complesso territorio, a vantaggio di chi vive e lavora nell’Abruzzo protetto, nel rispetto delle sue straordinarie qualità ambientali e culturali

P. Rovigatti, 16 agosto 2014






Piano di Recupero per l’Aia delle Piagge

Il piano è stato approvato nel 2012,

Gruppo di progettazione:

Prof. Piero Rovigatti, (responsabile scientifico),  DART, Dipartimento Ambiente, Reti e Territorio, Università di Chieti-Pescara
Prof. Stefano Civitarese,
Dipartimento Scienze Giuridiche, Università di Chieti-Pescara
Prof. Pierpaolo Palka,  PRICOS, Università di Chieti-Pescara

Hanno inoltre lavorato allo studio i seguenti esperti:
Arch. Taulant Dano,
Arch. Junior Valentina Leardi,
Arch. Anthony Padula
Arch. Mirko Solazzo,
Arch. Maria Di Fino,
Augusto De Sanctis.

Hanno inoltre collaborato alle attività di ricerca iniziali Luciano Di Falco, Antonio Fini, Ilaria Sferrella, Giulia Zaccari

Editing e impaginazione:
Piero Rovigatti, Marco Corsi
Research Interests:
P. Rovigatti Le Casette sulle Mura. Storie di paesaggio, beni comuni, “riqualificazione” urbana, nella sperduta provincia romana, ARACNE Editore, Roma, 2016 Una storia che parte da lontano, dal primo dopoguerra, nell’anno di costruzione... more
P. Rovigatti
Le Casette sulle Mura. Storie di paesaggio, beni comuni, “riqualificazione” urbana, nella sperduta provincia romana, ARACNE Editore, Roma, 2016

Una storia che parte da lontano, dal primo dopoguerra, nell’anno di costruzione (1946) di un piccolo quartiere di edilizia popolare a ridosso di uno dei complessi archeologici monumentali più importanti dei Castelli Romani, sulle vestigia delle “mura latine” del V secolo e di una strada romana ancora per buona parte intatta, quella che percorreva Cicerone per viaggiare dai suoi possedimenti lanuvini fino alla sua villa sul Tirreno, nel pressi della foce dell’Astura. Una storia densa di omissioni, ritardi, errori urbanistici e procedurali, che non riesce a dare risposte concrete ai problemi abitativi e sociali del popolo che abita da quasi settant’anni
il quartiere delle Casette – nomignolo dispregiativo come quello assegnato ai suoi abitanti, i “Casettari” – che descrive senza sconti e retoriche la condizione
delle case e degli spazi pubblici, la condizione sociale ed economica di chi, tuttavia, soprattutto per iniziativa e organizzazione proprie, mantiene ancora abitabile il luogo in cui è costretto a vivere. Un PRG e un Piano Particolareggiato esecutivo redatto dopo decenni di attese e di promesse che considera un’area
ad altissimo rischio archeologico e di grande esposizione paesaggistica come una qualsiasi area di periferia; un Piano attuativo che dispone la demolizione del vecchio quartiere, triplicandone le volumetrie, a pochi passi dal santuario della Madonna delle Grazie, venerato luogo di culto della comunità locale. In una cittadina
ormai abituata a delegare ogni  decisione in materia di territorio e di paesaggio, forse c’è ancora tempo per esaminare gli aspetti urbanistici, edilizi, economici e sociali di questa complessa vicenda, per trasformarla in un’occasione per costruire nuove forme di cittadinanza attiva e responsabile attorno a una nuova visione comune di tutela e progresso ecologico del territorio.
Research Interests:
A. De Sanctis, P. Rovigatti, Progettare nella natura, progettare per la natura. Idee e progetti sostenibili a servizio delle aree protette e di chi le abita. Materiali del workshop di progettazione integrata “Progetti oggetti itinerari... more
A. De Sanctis, P. Rovigatti, Progettare nella natura, progettare per la natura. Idee e progetti sostenibili a servizio delle aree protette e di chi le abita. Materiali del workshop di progettazione integrata “Progetti
oggetti itinerari di sostenibilità” Pescara, Facoltà di Architettura, gennaio – febbraio 2007, Ed. Pachamama, WWF, Teramo, 2007.

Questo volume è forse qualcosa di più del catalogo dei progetti di un workshop che pure riteniamo signifi cativi
e utili, per le fi nalità iniziali che avevamo assunto e per i risultati che aspettavamo, rivelatisi in gran parte
superiori alle nostre stesse attese. Di questo diremo avanti. Guardando nel complesso l’esperienza svolta, ci
viene da pensare che questo testo rappresenti anche l’invito ad una ricerca che forse sarà opportuno fare e che
in gran parte è cominciata proprio attraverso questa esperienza.
Guardare alla “progettazione e alla realizzazione di attrezzature e di oggetti di uso pubblico a basso o nullo
impatto ambientale, a servizio dei Parchi e delle aree protette della regione Abruzzo, per migliorarne l’accesso,
la fruizione e le attività di gestione interna, e favorirne la reintegrazione e la piena aderenza ai contesti sociali
e territoriali di appartenenza, superandone la separazione attuale” (questo era l’assunto iniziale del nostro
programma, come si evince dal Bando del Concorso) non poteva infatti che comportare una serie di conseguenze,
sia sul nostro modo di pensare il progetto che sul modo di sviluppare il percorso didattico. La prima di queste era
quella di avviare la selezione di casi, di progetti di riferimento e d’esperienze in linea col nostro programma. E’
un’attività che, in effetti, assomiglia molto più ad una ricerca sperimentale, che non a quella di un laboratorio
- per quanto pure sperimentale - di progettazione.
Alla descrizione di queste conseguenze, è pure opportuno associare la descrizione di alcune paure che fi n
dall’inizio hanno accompagnato i nostri sforzi, e che molto avevano a che fare con l’ambizione del progetto
– non solo progettare ma puntare alla realizzazione dei prototipi ideati nel workshop – e con i suoi possibili esiti
modesti o limitati.
Progettare oggetti d’uso pubblico a servizio dei parchi poteva voler dire diverse cose, molte delle quali già dette,
col rischio di rinverdire nella facile retorica ambientaleggiante oggetti noti, tristemente classifi cabili nell’ambito
dell’oggettistica dell’arredo, non più urbano ma naturale. Il rischio di reinventare sedie, lampioni e panchine
o tutto il terribile armamentario dell’arredo urbano che spesso ingombra i nostri centri storici rendendo felici
molto più i produttori industriali di tali oggetti (e qualche amministratore compiacente) che non i fruitori di
questi spazi, magari secondo una nuova, supposta, estetica ecologista, era dunque ben presente in tutti noi, ed
è stata la prima cosa che abbiamo cercato in tutti i modi di evitare.
In soccorso c’è venuta la particolare condizione in cui abbiamo provato ad applicare il nostro tentativo di ricerca;
un contesto in carne ed ossa, denso di problemi e di questioni irrisolte, la fertilità di un incontro tra saperi,
pratiche e competenze diverse (dietro a questa introduzione e al progetto di questa iniziativa c’è da una parte
un ambientalista, dall’altra un ingegnere che cerca di occuparsi di territorio e di città) e anche la scoperta che
molto si sta già facendo, in campi e situazioni diverse, in merito ai temi di questo workshop.
Provare a ragionare attorno alle domande, ai desideri e ai bisogni di chi vive nei parchi, a chi li frequenta e anche
a chi li gestisce in prima persona ha fatto emergere una pluralità di temi che forse avrebbero meritato d’essere materia per molto più di un solo workshop, sia pure anticipato dall’inedita esperienza di un web workshop.
Da tali ragionamenti sono nati i tre temi che abbiamo individuato fi n nel bando iniziale:
1. progettazione di oggetti per la valorizzazione del percorsi interni all’Oasi e per il collegamento tra il giardino
botanico e il borgo antico di Anversa degli Abruzzi;
2. progettazione di oggetti destinati alla conservazione della fl ora e della fauna;
3. realizzazione di un oggetto-souvenir del Giardino Botanico dell’Oasi.
Questi temi sono poi stati motivo di prima pratica attraverso la partecipazione interattiva alla prima fase del
laboratorio, quella svolta attraverso il sito del concorso. Poco dopo sono divenuti occasione di attività, più
tradizionale, nei sei giorni di didattica frontale (lezioni, discussioni collettive, visite sul campo, lavoro in aula)
con cui abbiamo concluso l’esperienza.
Il contenuto di questo libro riassume, per brevi capitoli, con molte immagini, come compete ad un catalogo di
progetti, i diversi momenti di questo lavoro, senza voler essere esaustivo della ricerca avviata.
Research Interests:
Italia e Cile, pur così distanti in senso geografico, hanno vissuto in anni recenti esperienze per molti aspetti comuni. In Italia, il terremoto dell’Aquila e dell’Abruzzo interno del 6 aprile 2009 ha interessato non solo il capoluogo, ma... more
Italia e Cile, pur così distanti in senso geografico, hanno vissuto in anni recenti esperienze per molti aspetti comuni.
In Italia, il terremoto dell’Aquila e dell’Abruzzo interno del 6 aprile 2009 ha interessato non solo il capoluogo, ma anche piccoli comuni densi di valori storici e culturali.
In Cile, il terremoto-tsunami del 27 febbraio 2010 ha colpito una vasta zona centrale, la più popolosa del paese.
A tali catastrofi, causa di danni ingenti alle popolazioni e alle cose, hanno fatto seguito sforzi generosi – tanto dei governi centrali e locali che
delle comunità – indirizzati alla ricostruzione in primo luogo delle abitazioni, nel tentativo di dare pronta soluzione al problema dei senza casa.
All’interno di processi di ricostruzione, ancora in corso, e che presentano vistose differenze di contesto e di capacità di risposta all’emergenza, è evidente tuttavia la necessità e l’opportunità di considerare la ricostruzione post terremoto come occasione per innalzare le condizioni di sicurezza
delle persone, delle attività e delle cose e per avviare processi di rivitalizzazione di contesti socio-economici già gravati, in particolare nel caso abruzzese, da vistosi processi di degrado e abbandono.
Pianificare la sicurezza delle persone e delle cose, mitigando la vulnerabilità degli edifici e dei sistemi urbani e territoriali, favorire la rivitalizzazione socio-economica degli insediamenti colpiti dalla catastrofe costituiscono dunque la base comune di riferimento su cui caratterizzare l’attività, motivo di una recente missione in Cile avviata in cooperazione tra il Dipartimento di Architettura dell’Università di Chieti - Pescara, la Pontificia Universidad Católica de Chile e il Ministerio de Vivienda y Urbanismo de Chile, di cui documenta questo instant book.
Questo libro  rende visibili e confrontabili i primi risultati di una collaborazione, sfociata nell’organizzazione di due workshop, a Santiago del Cile, a Pescara, nel 2013,che ora attende solo di essere rafforzata attraverso nuovi progetti e programmi di ricerca comuni.


Testi e contributi conoscitivi di:

Carlo Pozzi, Dipartimento di Architettura di Pescara
Piero Rovigatti, Dipartimento di Architettura di Pescara
Enrico Spacone, Dipartimento di Ingegneria e Geologia di Pescara
Paola Branciaroli, architetto, dottore di ricerca in Architettura
Enrico Ciccozzi, architetto, dottore di ricerca in Urbanistica
Giovanni De Benedittis, architetto
Monia Perrone, architetto, PHD, Dipartimento di Ingegneria di Pescara
Lina Calandra, Università dell’Aquila
Alessio Di Giulio, Centro di educazione ambientale di Fontecchio
Costanza Quintana, Pontificia Universidad Católica de Chile
Paula Ramorino Guzmán, Pontificia Universidad Católica de Chile
Antonia Chamy Scarella, Ministerio de Vivienda y Urbanismo de Chile
Pablo Ivelic Zulueta, Ministerio de Vivienda y Urbanismo de Chile
Research Interests:
Gli spazi dell'accoglienza e dell'incontro dell'Università pubblica, dopo COVID 19/The Public University's hospitalities and meeting spaces, after COVID 19 Concorso internazionale di idee per studenti di architettura, ingegneria e design... more
Gli spazi dell'accoglienza e dell'incontro dell'Università pubblica, dopo COVID 19/The Public University's hospitalities and meeting spaces, after COVID 19 Concorso internazionale di idee per studenti di architettura, ingegneria e design per la rigenerazione e rifunzionalizzazione degli spazi aperti a servizio delle mense e delle residenze universitarie dell'ADSU di Chieti e Pescara International competition of ideas for students of architecture, engineering and design for the regeneration and re-functionalization of open spaces serving the canteens and university residences of ADSU in Chieti and Pescara INSIDE/OUTSIDE! The Public University's hospitalities and meeting spaces, after COVID 19 International competition of ideas for students of architecture, engineering and design for the regeneration and re-functionalization of open spaces serving the canteens and university residences of ADSU in Chieti and Pescara Pescara and Chieti
Research Interests:
Gli spazi dell'accoglienza e dell'incontro dell'Università pubblica, dopo COVID 19/The Public University's hospitalities and meeting spaces, after COVID 19 Concorso internazionale di idee per studenti di architettura, ingegneria e design... more
Gli spazi dell'accoglienza e dell'incontro dell'Università pubblica, dopo COVID 19/The Public University's hospitalities and meeting spaces, after COVID 19 Concorso internazionale di idee per studenti di architettura, ingegneria e design per la rigenerazione e rifunzionalizzazione degli spazi aperti a servizio delle mense e delle residenze universitarie dell'ADSU di Chieti e Pescara International competition of ideas for students of architecture, engineering and design for the regeneration and re-functionalization of open spaces serving the canteens and university residences of ADSU in Chieti and Pescara INSIDE/OUTSIDE! Gli spazi dell'accoglienza e dell'incontro dell'Università pubblica, dopo COVID 19/The Public University's hospitalities and meeting spaces, after COVID 19 Concorso internazionale di idee per studenti di architettura, ingegneria e design per la rigenerazione e rifunzionalizzazione degli spazi aperti a servizio delle mense e delle residenze universitarie dell'ADSU di Chieti e Pescara International competition of ideas for students of architecture, engineering and design for the regeneration and re-functionalization of open spaces serving the canteens and university residences of ADSU in Chieti and Pescara
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A scuola di città Esperienze di cura, progetto e gestione condivisa dei beni comuni urbani in territori di margine e di disuguaglianza A scuola di città é un laboratorio/ricerca sperimentale nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza... more
A scuola di città

Esperienze di cura, progetto e gestione condivisa dei beni comuni urbani in territori di margine e di disuguaglianza

A scuola di città é un laboratorio/ricerca sperimentale nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza delle periferie urbane di Pescara, composto di attività di indagine e ricerca sociale, di analisi e di scoperta urbana finalizzate a pratiche dirette di cittadinanza attiva. E’ indirizzato a introdurre e istruire ai temi e alle pratiche della gestione condivisa dei beni comuni urbani i giovani cittadini in formazione di alcuni dei ‘quartieri’ più problematici, e assieme, più ricchi di potenziali- tà e risorse della città di Pescara.
A scuola di città offre ai suoi partecipanti un percorso didattico integrato, di carattere laboratoriale e di ricerca sul cam- po, che trova svolgimento attraverso la stretta collaborazione tra mondo della ricerca e della formazione universitaria (studenti, giovani laureati e ricercatori del Dipartimento di Architettura di Pescara) con le strutture pedagogiche e gli studenti presenti nella periferia occidentale della città, e con alcune associazioni di volontariato e cittadinanza attiva che operano da più o meno tempo in questo settore urbano (Italia Nostra, Maja Ambiente, Caritas, Libera).
Coinvolge in particolare il Dipartimento di Architettura di Pescara e la rete delle istituzioni scolastiche della periferia di Pescara (Istituto Comprensivo didattico Pescara 1, Istituto Tecnico Commerciale Aterno Manthonè, Istituto di Istruzione Superiore A. Volta, Liceo Artistico, Musicale, Coretico Misticoni Belisario sottoscrittori, assieme al Comune di Pescara, di uno specifico protocollo d’intesa (allegato).
Ogni istituto partecipa al presente progetto, secondo una divisione e complementarietà dei moduli didattici, definiti in relazione alle specifiche competenze e interessi formativi, con quattro distinti programmi di attività, tra loro coordinati e tenuti assieme da obiettivi e visioni comuni a tutte le istituzioni e associazioni partecipanti. Il titolo del progetto, “A scuola di città” esplicita le sue finalità didattiche: è la città stessa ad essere proposta come luogo di apprendimento, punto di partenza e di approdo di un percorso evolutivo e di crescita diretto alla piena formazione del senso civico degli individui e al loro status di cittadinanza.
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KEY WORD
Participation, inclusive city, childhood, adolescence, primary school, secondary school, urban common goods, active citizenship, civic building sites, workshop of the common good, urban regeneration, suburbs, participatory planning, crowdmapping, civic monitoring, shared administration of urban commons, citizenship agreements
TOPICS
Thematic area n. 4 - Economic citizenship
Theme area n.3 - Environmental education
Thematic area # 5 - Civism, respect for diversity and active citizenship
Forms
Module 1 The reference user. The social context of belonging (30 hours) Module 2 The belonging space (30 hours)
Module 3 Collective Mappings and Knowledge Sharing Systems (30 hours) Module 4 Civism, respect for diversity and active citizenship (30 hours)
Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale
“Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020, approvato dalla Commissione Europea con Decisione C(2014) n. 9952, del 17 dicembre 2014, modificato con la Decisione di esecuzione del 9 agosto 2016 C(2016) n. 5246
Asse I – Istruzione – Fondo Sociale Europeo (FSE) - Obiettivo specifico – 10.2 –
“Miglioramento delle competenze chiave degli allievi” –
Azione 10.2.5 Azioni volte allo sviluppo delle competenze trasversali.
Avviso pubblico per il potenziamento delle competenze di cittadinanza globale -
Prot. n. AOODGEFID/3340 del 23.03.2017
Denominazione sintetica iniziativa: Questa CASA è un bene comune! Tipologia iniziativa: Public engagement Workshop di progettazione partecipata, laboratorio di autocostruzione, seminari di mappature collettive di storie e di video... more
Denominazione sintetica iniziativa: Questa CASA è un bene comune! Tipologia iniziativa: Public engagement
Workshop di progettazione partecipata, laboratorio di autocostruzione, seminari di mappature collettive di storie e di video racconti dopo il lockdown, con gli abitanti, gli operatori e i responsabili della Residenza Universitaria ADSU di Pescara
Data di attivazione dell'iniziativa: 4, 5, 6 giugno, 2020
Coordinatore dell'attività per il DdA: Link iniziativa: https://www.facebook.com/piero.rovigatti.7/posts/3299164136782442

Descrizione sintetica dell'iniziativa
La Casa dello Studente di via Benedetto Croce a Pescara, nei tre lunghi, terribili e forse fertili mesi di lockdown da COVID19, è stata unico spazio collettivo abitato da studenti universitari, pur nelle rigide ristrettezze imposte dall’emergenza sanitaria, dopo la diaspora studentesca del 4 marzo, data di chiusura di tutte le scuole e le università, pubbliche e private, sul suolo patrio.
Durante questo lungo periodo, la Casa è stata dunque, a Pescara, anche l’unico pezzo di università pubblica dove un esiguo ma consistente gruppo di studenti, italiani e stranieri, ha vissuto assieme una vita reale, fatta in gran parte di lezioni a distanza, di contatti ridotti all’osso con le persone che hanno tenuto aperta questa struttura, garantendone il funzionamento nelle sue funzioni essenziali – come la mensa, attiva tre volte al giorno, le funzioni di servizio e di assistenza personale – ma anche di alcune limitate e vitali funzioni di vita collettiva, come il gioco e la condivisione di attività culturali e ricreative. Tutto ciò ha costituito un’esperienza a suo modo eccezionale, che rimarrà probabilmente nel ricordo di tutti i partecipanti – gli studenti, in modoparticolare, ma anche tutto il personale, e la sua dirigenza, che ha fatto la scelta coraggiosa di mantenere aperta la struttura, e le sue funzioni. Un’esperienza, e una storia, che merita di essere raccontata e in qualche modo celebrata.
Abbiamo pensato di farlo, in accordo con la dirigenza della struttura, la dottoressa Teresa Mazzarulli, e coinvolgendo anche il nostro Ateneo, che ha assicurato accoglienza, in particolare, anche a studenti venuti da altri paesi (Spagna, Russia, e anche Colombia!), organizzando tre giorni di attività collettive, e anche di festa, per celebrare quello che è avvenuto in questi tre mesi nella Casa dello Studente di Pescara: questa piccola ma significativa storia di accoglienza e solidarietà che è stata offerta in un momento molto particolare della vita di tutti noi, e del mondo intero, e che ha tenuto assieme un’inedita ecologia di vite, unite dalla preoccupazione, forse anche dalla paura, ma sicuramente anche dalla speranza che questa emergenza si sarebbe risolta, e che le cose, grazie alla responsabilità di tutti, sarebbero prima o poi migliorate.
Abbiamo pensato di farlo anche per salutare la partenza, ormai imminente, che è anche e soprattutto un arrivederci e un augurio a ritornare, di Juan David, Laura, Daniela, Daniela Valeria, Nicolas, Natalia, i sei ragazzi colombiani che tornano alle loro case, e assieme a loro gli altri ragazzi italiani che hanno scelto di rimanere a Pescara nei primi giorni della pandemia, assieme a tutti quelli che stanno lentamente tornando nella Casa, dopo la riapertura delle regioni italiane.
Le attività riguardano la realizzazione di un workshop estemporaneo assieme, di progettazione partecipata, e anche di autocostruzione collettiva – che prova a cominciare a ripensare la Casa dello Studente come un bene comune, cioè come uno spazio che si apre alla città, al quartiere in cui è collocata la Casa, proprio in un tempo in cui è proprio lo spazio pubblico lo spazio da ridefinire, nelle sue norme d’uso, modificate o da modificare, nelle nuove regole del distanziamento sociale, ma di cui non possiamo più fare a meno, dopo tanto tempo passato nel recinto ristretto del nostro confinamento individuale.
Il programma prevede passi semplici, e diretti, volti a individuare alcune piccole porzioni dei generosi, e inconclusi, spazi aperti della Casa dello Studente, da destinare a funzioni collettive, e da condividere intanto con le popolazioni di studenti universitari che lentamente stanno ripopolando la città – studenti fuori sede che non ne possono più di studiare con l’alito sul collo dei loro familiari (è quello che ci hanno raccontato alcuni di loro) e sognano di tornare negli spazi liberi e autonomi della Casa) – per poi diventare, presto, bene comune urbano di quanti vivono nei quartieri vicini. Dove svolgere attività culturali all’aperto, come un Cinema, o piccoli spettacoli teatrali, o musicali, sempre all’aperto, o semplici giardini ombrosi, dove poter leggere un libro, in aderenza al progetto INsegnalibro che coinvolge il nostro Dipartimento di Architettura assieme alla Direzione Cultura della Regione Abruzzo. Spazi da progettare, e da sperimentare – e qui sta la scommessa, e anche l’atto creativo – secondo le regole di distanza che assicurino a tutti la sicurezza igienica, e sanitaria. Comunque e Ovunque, Vicini, Insieme, e un poco Distanti. C.O.V.I.D, per essere più sintetici, prima che l’abitudine a stare lontani prenda il sopravvento al naturale istinto allo stare assieme, alla solidarietà, che ci piace pensare sia l’insegnamento più importante, la traccia fertile, di cui si parlava all’inizio, di questa esperienza, che nessuno, prima di ora, avrebbe mai immaginato di sperimentare.
Un modo per elaborare COVID, traendo spunti ed energie per attrezzarci, presto e meglio, al mondo che verrà, e che è già cominciato, senza delegare a nessuno la soluzione a problemi che sono di tutti, e che attendono, per essere superati, la creatività e l’intelligenza di ognuno di noi!
Research Interests:
Il cinema d’estate come gioco, occasione per uscire di casa e stare assieme, per scoprire e riappropriarsi degli spazi pubblici e delle attrezzature collettive della città. Contro le retoriche del degrado e dell’insicurezza urbana. Una... more
Il cinema d’estate come gioco, occasione per uscire di casa e stare assieme, per scoprire e riappropriarsi degli spazi pubblici e delle attrezzature collettive della città. Contro le retoriche del degrado e dell’insicurezza urbana.
Una pratica così comune e conviviale, come quella di vedere un film insieme, è secondo noi un mezzo potente per far riscoprire i grandi spazi pubblici delle periferie, spesso teatro di degrado materiale e sociale. E’ nei luoghi meno illuminati la sera, sgombri e apparentemente senza funzione che il cinema trova il suo spazio.
Così il progetto nasce per fornire gli strumenti per una ras- segna cinematografica estiva all’aperto, itinerante, delle Associazioni, dei gruppi di cittadinanza attiva, delle scuole, delle biblioteche e dell’università, nei beni comuni urbani e negli spazi pubblici delle periferie del riscatto sociale e cul- turale di Pescara.
L’intervento che avviene in questi spazi è minimo: strutture leggere, effimere e realizzate da materiali di recupero.
Il costo è davvero basso, la mano d’opera non è specializza- ta... Pronti? Via!
L’idea di portare il Cinema in periferia, ci è venuta nel 2018, partecipando ad un bando del MIBACT, che attivava progetti innovativi di rigenerazione urbana a base culturale. Ad ogni inizio estate, da allora, proviamo ad avviare... more
L’idea di portare il Cinema in periferia, ci è venuta nel 2018, partecipando ad un bando del MIBACT, che attivava progetti innovativi di rigenerazione urbana a base culturale. Ad ogni inizio estate, da allora, proviamo ad avviare laboratori di autocostruzione per l’infanzia per realizzare assieme ai bambini dispositivi effimeri per il gioco, il tempo libero e il cinema gratuito all’aperto, anche attraverso la raccolta, il riuso, il riciclo e il recupero di oggetti portati dal mare e dai suoi utenti. E’ un modo per costruire o rigenerare piccoli spazi, dove condurre rassegne cinematografiche a tema, o proiettare film a richiesta, e magari docufilm sulle città, le periferie e la loro rigenerazione partecipata.
Il tema delle disuguaglianze urbane è stato a lungo rimosso nel dibattito attorno al malessere delle città, curiosamente proprio in coincidenza della loro crescita palese, negli ultimi decenni, attestata da numerosi osservatori. Come... more
Il tema delle disuguaglianze urbane è stato a lungo rimosso nel dibattito attorno al malessere delle città, curiosamente proprio in coincidenza della loro crescita palese, negli ultimi decenni, attestata da numerosi osservatori. Come osservano Salvatore Monni, Keti Lelo e Federico Tomassi, "Le città metropolitane escono dalla crisi più profonda che il nostro paese abbia mai conosciuto con una larga classe di esclusi, presenti non solo nelle periferie: le disuguaglianze si sono aggravate, coinvolgendo anche quello che un tempo era il ceto medio. Da un lato i benefici della crescita e le opportunità di acquisire lo "star bene" non vengono ripartiti equamente, e dall'altro lato le potenzialità dello sviluppo economico non vengono sfruttate appieno". Solo recentemente l'attenzione alla crescita delle disuguaglianze urbane ha trovato nuovo interesse mettendo in discussione le narrazioni prevalenti nel dibattito pubblico sulle periferie, prevalentemente orientate all'enfatizzazione dei temi del "degrado" e della "sicurezza urbana", fortemente orientato in senso ideologico. Finalmente quello che appare in gioco è un modo, per certi versi inedito, di leggere la crisi delle città e degli ambienti marginali che riporti al centro del dibattito metodi di indagine e misure appropriate delle disuguaglianze urbane come basi di una agenda strategica condivisa. Fondando così la rigenerazione urbana di tali ambienti sulla riduzione di tali disuguaglianze. Questo obiettivo merita di essere assunto come prioritario di ogni programma che miri alla rigenerazione delle periferie, una volta ridefinito il campo di azione delle politiche e degli strumenti di natura strategica e ordinaria che governano le trasformazioni urbane, in particolare anche alle nuove condizioni prodotte dalla crisi pandemica, che ha anch'essa contributo ad aggravare il divario tra le aree del malessere urbano e i contesti territoriali e urbani di maggior benessere. Questo paper muove lungo queste linee di riferimento concettuale e operativo, presentando alcune prime risultanze dell'attività didattica condotta all'interno del corso di Urbanistica 2, nel corso di laurea magistrale in Architettura nel DdA di Pescara, come contributo all'avvio di un'indagine delle disuguaglianze sociali e funzionali da porre a base di un nuovo programma di rigenerazione urbana delle periferie di Pescara. Questa attività si interseca, con molte discontinuità ma anche con alcune significative insistenze, con alcuni percorsi didattici, di ricerca applicata e di terza missione svolti dagli autori del presente paper all'interno dell'Osservatorio Cittadinanza Attiva del Dipartimento di Architettura di Pescara, indirizzati a favorire maggiori relazioni tra le associazioni del
La rigenerazione dei beni comuni urbani come strumento di inclusione sociale e empowerment delle comunità. Esperienze di ricerca, partecipazione, didattica per la critica attiva delle disuguaglianze urbane nella periferia meri-dionale di... more
La rigenerazione dei beni comuni urbani come strumento di inclusione sociale e empowerment delle comunità. Esperienze di ricerca, partecipazione, didattica per la critica attiva delle disuguaglianze urbane nella periferia meri-dionale di Pescara Abstract. La rigenerazione urbana delle periferie-luoghi di disuguaglianza, prima ancora che periferie geografiche e sociali-deve accompagnarsi all'indi-viduazione, la descrizione e la misura di tali disuguaglianze, e in particolare di quelle che riguardano la dotazione e l'accesso ai beni comuni urbani-scuole, parchi, biblioteche pubbliche, presidi sanitari, strutture per l'infanzia, spazi e servizi pubblici-intesi, oltre che come elementi essenziali del welfare, come luoghi e strutture legati all'esercizio dei diritti fondamentali di cittadinanza (S. Rodotà, 2015). Un buon processo di rigenerazione urbana nasce in primo luogo attraverso percorsi condivisi di indagine, in termini di dati, descrizioni, rappre-sentazioni grafiche. In secondo luogo, può e deve essere indirizzato alla cura e al potenziamento dei beni comuni urbani-scuole, spazi pubblici, parchi e aree verdi, biblioteche e altri luoghi della cultura e delle relazioni sociali-favoren-done il pieno accesso e la massima fruizione, in particolare per quelli rivolti e indirizzati all'infanzia e all'adolescenza, con azioni dirette, semplici, efficaci, e condivise. La rigenerazione urbana, intesa come insieme di azioni di diversa na-tura e settore di intervento, ben calibrate tra loro, capaci di rivitalizzare in senso generale territori segnati da disuguaglianze, affinché assuma reale efficacia, contribuendo alla riduzione effettiva di tali disuguaglianze, deve mettere as-sieme pratiche innovative di governo amministrativo, e di cittadinanza attiva, all'interno di nuove logiche di sussidiarietà orizzontale, peraltro sempre più favorite , oggi, da recenti innovazioni legislative e amministrative. Tali pratiche devono aprire maggiori spazi alla partecipazione diretta, informata, degli abi-tanti e delle associazioni di base, per la cura condivisa e la custodia attiva di tali beni. Il contributo prova a sviluppare tali ipotesi a partire dalle esperienze svolte dall'autore attorno alle realtà urbane della 'periferia' meridionale di Pescara e al racconto critico delle vicende che hanno segnato, negli ultimi anni, l'azione di diversi soggetti attivi nella rigenerazione di tali contesti-le amministrazioni comunali di Pescara, le Scuole, l'Università, ma anche il vasto ed eterogeneo insieme di associazioni del terzo settore all'opera in tali contesti urbani. Tale storia si interseca, con molte discontinuità ma anche con alcune significative insistenze, con alcuni percorsi didattici svolti all'interno della cattedra di Urba
Research Interests:
The Future Urban Culture Plan (Piano Cultura future urbano) is a project of the MiBAC-Ministry of Cultural Heritage and Activities, which was created to promote cultural initiatives in the peripheries of metropolitan cities and in... more
The Future Urban Culture Plan (Piano Cultura future urbano) is a project of the MiBAC-Ministry of Cultural Heritage and Activities, which was created to promote cultural initiatives in the peripheries of metropolitan cities and in provincial capitals throughout Italy. An action plan of 25 million euros by 2021, which will finance the construction of new services with the aim of improving the quality of life of the entire urban community, giving new personality to schools, libraries and public works that have remained unfinished. A cutting-edge intersectoral project that calls for civic collaboration, a pact with civil society that aims to promote the conditions under which citizens can cultivate their talents, not only in a strictly cultural but also human context ". This plan today constitutes the major effort produced by an important and innovative Italian public department, the current Directorate General for Contemporary Creativity and Urban Regeneration, formerly Directorate General for Art, Architecture and Peripheries, born within the MIBAC, which for some years has launched an unprecedented cultural promotion action in Italy, straddling different and generally separate disciplinary fields, developing "numerous researches and initiatives on the cataloging and inventorying of art and architecture, as well as a cognitive analysis of the conditions of the Italian peripheries ", together with the promotion of public calls aimed at promoting new forms of attention through pilot actions in the debate on the redevelopment and regeneration of cities. The paper tries to formulate a first critical balance of this experience, still ongoing, starting also from some direct experiences-Call for Cineperiferie 2017, "Biblioteca Casa di Quartiere" call, 2019-reflecting on the many opportunities, strengths, but also weaknesses and risks that this new kind of approach seems to reserve within the more general Italian and international debate on urban regeneration of marginal urban environments and more marked by conditions of inequality and social exclusion.
"Il Piano Cultura Futuro Urbano è un progetto del MiBAC-Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, che nasce per promuovere iniziative culturali nelle periferie delle città metropolitane e nei capoluoghi di provincia di tutta Italia.... more
"Il Piano Cultura Futuro Urbano è un progetto del MiBAC-Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, che nasce per promuovere iniziative culturali nelle periferie delle città metropolitane e nei capoluoghi di provincia di tutta Italia. Un Piano d'azione di 25 milioni di euro entro il 2021, che finanzierà la realizzazione di nuovi servizi con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita dell'intera collettività urbana, donando nuova personalità a scuole, biblioteche e opere pubbliche rimaste incompiute. Un progetto intersettoriale d'avanguardia che invita alla collaborazione civica, un patto con la società civile che mira a promuovere le condizioni per cui i cittadini possano coltivare i propri talenti, non solo in ambito strettamente culturale ma anche umano". Questo piano costituisce all'oggi lo sforzo maggiore prodotto da una importante e innovativo dipartimento pubblico italiano, l'attuale Direzione Generale Creatività Contemporanea e Rigenerazione urbana, già Direzione Generale Arte, Architettura e Periferie, nato in seno al MIBAC, che da alcuni anni ha avviato, in Italia, una inedita azione di promozione culturale, a cavallo tra campi disciplinari diversi e in genere separati, elaborando "numerose ricerche ed iniziative in tema di catalogazione e inventariazione di arte e di architettura, nonché un'analisi conoscitiva dello status quaestionis delle periferie italiane", assieme alla promozione di bandi pubblici indirizzati a promuovere tramite azioni pilota nuove forme di attenzione all'interno del dibattito sulla riqualificazione e rigenerazione delle città. Il paper prova a formulare un primo bilancio critico di tale esperienza, ancora in corso, a partire anche da alcune esperienze dirette-bando Cineperiferie 2017, Bando Biblioteca Casa di Quartiere, 2019-riflettendo sulle molte opportunità, punti di forza, ma anche debolezze e rischi che questo nuovo genere di approccio sembra riservare all'interno del più generale dibattito italiano e internazionale sulla rigenerazione urbana degli ambienti urbani marginali e maggiormente segnati da condizioni di disuguaglianza ed esclusione sociale.
59th Congress of the European Regional Science Association Lyon, 27 30 august 2019 Special Session Manteinance and regeneration of the territory and cities as an opportunity for their ecological transformation Transizione economica,... more
59th Congress of the European Regional Science Association
Lyon, 27 30 august 2019

Special Session
Manteinance and regeneration of the territory and cities as an opportunity for their ecological transformation


Transizione economica,  riassetto e progresso territoriale nei territori del post conflitto armato colombiano.
Un’analisi delle condizioni di contesto e dello stato di attuazione del contenuti di pianificazione territoriale dell’Accordo di pace 2016, attraverso lo studio di caso di San Josè del Guaviare, veredas di Charrasguera e ETCR a Charras.

KEY WORKS
Transizione al post fossile, processo di pace, sviluppo rurale, progresso ecologico, Colombia

ABSTRACT
ABSTRACT
L’accordo sottoscritto all’Avana, nel 2016, tra le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) e il Governo centrale della Colombia, una delle nazioni emergenti a livello economico e sociale dell’America Latina, culla di biodiversità e risorse naturale, non sta soltanto cercando di chiudere oltre cinquant’anni di conflitti sociali, ambientali, economici e militari, dando fine, forse per sempre, ad una stagione di  guerra  densa di crimini e di tragiche conseguenze per le popolazioni civili, per lungo tempo creduta infinita. Ha anche messo nero su bianco un lungo elenco di impegni tra le parti in conflitto, tra i quali emergono con forza quelli di natura economico territoriale, destinati, nelle intenzioni dei contraenti l’accordo, a disegnare un nuovo assetto strategico in vaste regioni del paese, a prevalente valenza agricola e silvo pastorale.
ABSTRACT L’accordo sottoscritto all’Avana, nel 2016, tra le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) e il Governo centrale della Colombia, una delle nazioni emergenti a livello economico e sociale dell’America Latina, culla di... more
ABSTRACT
L’accordo sottoscritto all’Avana, nel 2016, tra le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) e il Governo centrale della Colombia, una delle nazioni emergenti a livello economico e sociale dell’America Latina, culla di biodiversità e risorse naturale, non sta soltanto cercando di chiudere oltre cinquant’anni di conflitti sociali, ambientali, economici e militari, dando fine, forse per sempre, ad una stagione di  guerra  densa di crimini e di tragiche conseguenze per le popolazioni civili, per lungo tempo creduta infinita. Ha anche messo nero su bianco un lungo elenco di impegni tra le parti in conflitto, tra i quali emergono con forza quelli di natura economico territoriale, destinati, nelle intenzioni dei contraenti l’accordo, a disegnare un nuovo assetto strategico in vaste regioni del paese, a prevalente valenza agricola e silvo pastorale. Impegni, e strumenti, che si rivolgono, in particolare, verso la così detta Colombia profonda (F. Diaz Diaz. D. Unigarro, 2018), quella larga parte del paese che nei lunghi anni del conflitto armato ha costituito un  territorio a parte, terra in gran parte di esodo e di abbandono, per lungo tempo separata e distante dalle grandi aree urbane, dove nei lunghi anni del conflitto armato più intenso, si è anche concentrata una moltitudine crescente di nuovi coloni, attratti dalle nuove economie generate dal conflitto, in gran parte illegali;  un territorio ancora oggi parte a se stante del territorio nazionale, in cui lo Stato non sembra tuttora  in grado di affermare il proprio controllo, dove forme latenti di conflitto armato sembrano riemergere e riaffermare l’irriducibilità storica di un conflitto che si fonda su nodi tuttora irrisolti, che vedono come protagonisti, e molto spesso ancora come vittime, differenti gruppi di popolazioni, come popolazioni indigene, contadini e coloni bianchi, aggrediti dallo sviluppo di nuove economie basate soprattutto sul ritorno del latifondo agrario e di allevamento.
Perché l’accordo di pace del 2016 è anche e soprattutto, almeno sulla carta, un condensato importante di impegni di nuova programmazione e di pianificazione; prova ne è che al suo interno la parola “piano” - intesa sia in termini di programma socio economico di sviluppo e rinascita, sia anche come programma di opere di evidente significato e valore territoriale - compaia in forme ripetute e costanti. Ad esempio, riguardo a numerosi strumenti di livello nazionale, per lo sviluppo di diversi tipi di infrastrutture civili,  o per la difesa dal rischio integrale, o per diversi piani e programmi a  sostegno delle comunità rurali, vere vittime perenni del conflitto, assieme ai popoli nativi, in attesa di risarcimento.

Ma a tre anni dalla firma di tale accordo, qual è oggi lo stato di progettazione e attuazione di questi programmi, e in che modo tali programmi hanno provato a concepire, e a mettere in agenda, un’idea di nuovo progetto di territorio, legata ad una ipotesi di transizione economica,  di riassetto territoriale e progresso ecologico nei territori del post conflitto armato colombiano?
In sostanza, l’Accordo di Pace sta costruendo un paese nuovo, più equo e inclusivo, e maggiormente sostenibile, o sta avvenendo altro?
Il paper prova a rispondere a tale domanda a partire dall’esame delle condizioni di contesto e dall’analisi dei programmi di governo pubblico territoriale, posti a confronto con i radicali processi di transizione economica e territoriale in corso, a partire dall’analisi di una condizione territoriale definita, di cui si è avuta recente esperienza, relativa  al caso di studio del  dipartimento del Guaviare, posto a soglia della regione Amazzonica colombiana, e nello specifico nelle veredas di Charrasquera e Charras, nel comune di San Josè del Guaviare, oggetto di un recente workshop internazionale di progettazione partecipata. Esperienza che viene qui illustrata come esperienza di interesse, anche verso nuovi, auspicabili percorsi di transizione al post fossile (e al superamento dell’economia cocalera) che potrebbero in futuro trovare svolgimento qui e in altre regioni del paese.

L’ipotesi che si avanza, anche aldilà della reale portata delle (fin qui modeste) azioni pubbliche messe in atto in questa regione da parte dei governi centrale e locali, così come più in generale nell’intero paese, è che l’occasione della pace rappresenti, nel caso in questione - e per estensione, per molti territori simili, di cui è piena la nazione colombiana e le regioni del sottosviluppo -  ancora oggi, e non per molto, una formidabile occasione per sperimentare, attraverso la partecipazione e l’azione dal basso, modelli inediti di transizione al post fossile e di nuovo progresso sociale ed ecologico. La difesa dello straordinario valore ambientale di questi territori passa, però, attraverso la difesa di chi abita questi territori, a cui deve essere riconosciuto, anche attraverso misure di sostegno straordinarie, il ruolo di abitante custode, attore protagonista della trasformazione e della riconversione ecologica di terre e di luoghi ancora profondamente segnati dal conflitto armato appena concluso.
Da diversi anni, le relazioni che legano il mio Dipartimento di Archi- tettura con la Facultad de Ciencias de l’’Habitat dell’Universidad La Salle di Bogotà producono occasioni sempre più interessanti di ricerca e di scambio didattico.... more
Da diversi anni, le relazioni che legano il mio Dipartimento di Archi- tettura con la Facultad de Ciencias de l’’Habitat dell’Universidad La Salle di Bogotà producono occasioni sempre più interessanti di ricerca e di scambio didattico. Questo rapporto, nato inizialmente per motivi di pura rendicontazione amministrativa, ha voluto anche quest’anno colorarsi di immagini, mappe, resoconti di viaggio, analisi e bilanci
di esperienze che arricchiscono, sempre di più, tanto gli studenti che ne prendono parte, quanto chi, da parte docente, ne assume respon- sabilità e impegni diretti. L’idea è quella, anche quest’anno, di fissare non solo memorie di viaggio, pensieri e riflessioni a caldo, ma anche avviare da subito - prima che questi diventino materia di pubblica- zioni scientifiche o programmi di tesi e di ricerca - la disseminazione immediata di queste esperienze. E ciò, principalmente, all’interno della nostra comunità scientifica, tra i nostri studenti e colleghi di dipartimento invitandone di nuovi alla scoperta di questa affascinante scena di cooperazione internazionale. Ma anche all’esterno , come oc- casione di riflessione comune, immediata, e di scambio reciproco con i parter colombiani e delle altre univesità straniere che compongono
la rete Red Habitat, composta dalla Facultad de Ciencias de l’Habitat, Universidad La Salle (Laura Sanabria, Liliana Giraldo, già preside del- la Facoltà, Mario Tancredi, e i nuovi arrivati nella convenzione, come Freddy Diaz Diaz, e Daniel Urugarro, e Carlos Hernandez, nuovo pre- side della facoltà), dalla Faculty of Applied Science della Hochschule Ostwestfalen-Lippe, Detmold (resp. Prof. Urb. Arq. Martin Hoelscher) e dal Dipartimento di Architettura dell’Università G. d’Annunzio
di Chieti-Pescara. E’ a tutti questi che va il ringraziamento per aver avuto modo, anche quest’anno di compiere tante positive esperienze,
Atlante fotografico MISSIONE COLOMBIA LAB 2018 Questo atante/istallazione audiovisiva, racconta, come un taccuino aperto alla fine di un viaggio, luoghi, persone e fatti incontrati nel corso della missione annuale condotta in Colombia da... more
Atlante fotografico MISSIONE COLOMBIA LAB 2018
Questo atante/istallazione audiovisiva, racconta, come un taccuino aperto alla fine di un viaggio, luoghi, persone e fatti incontrati nel corso della missione annuale condotta in Colombia da una selezione di studenti del corso di laurea in Architettura, accompagnati dal responsabile della Convenzione Internazionale tra l’Università di Chieti e Pescara nello scorso mese di ottobre.
Luoghi, persone, fatti incontrati durante 16 giorni di intense attività didattiche e assieme di ricerca, assieme ai docenti partner della Facultad de Ciencias de l’Habitat, Freddy Diaz Diaz, Daniel Unigarro, che hanno accompagnato e condotto la delegazione italiana fino ai confini della Colombia ‘profonda’, inaugurando un nuovo percorso di ricerca didattica e scientifica, all’interno delle nuove occasioni offerte, in tali luoghi, dal processo di pace in corso.
Luoghi, persone, fatti, architetture incontrati poi, successivamente assieme a Laura Sanabria, Liliana Giraldo, Xi- mena Samper, Tomas Neu, Alvaro Rodriguez, Carlos Ramirez, Helmut Ramos Calonge, all’interno di un fitto percorso di indagini e osservazioni urbane sulle architetture e le periferie urbane della capitale Bogotà, svolto nella seconda parte della missione.
Questa istallazione nasce dunque con l’intenzione di condividere con l’intera comunità scientifica che frequenta la galleria di viale Pindaro - studenti, docenti del Dipartimento di Architettura, ma anche degli altri dipartimenti che compongono il Polo Universitario di Pescara e Chieti - alcune delle emozioni, e delle scoperte, e delle prime conoscenze guadagnate sul campo, durante questa straordinaria esperienza di metà ottobre.
Tutto ciò costituisce, anche, la base iconografica del rapporto di ricerca che l’equipe di ricerca internazionale, composta dai docenti citati, sta elaborando a corredo del programma di ricerca “Charrasquera, Colombia profonda, pensando el territorio veredal”, e della mostra in corso di elaborazione, in collaborazione con Adele Fiadino, sull’opera e l’esperienza dell’architetto Herman Samper, realizzata nell’arco della sua lunghissima carriera professionale ed accademica, nelle periferie e nel centro storico di Bogotà.
La Colombia è un paese straordinario, per condizioni di natura, storia, e umanità che la abita.
Oltre a questa considerazione, facilmente riscontrabile attraverso la vista delle immagini di questa istallazione, va aggiunta la particolare condizione che tale paese sta vivendo: la fine di un lunghissimo periodo di guerra civile, che ne ha imprigionato e distorto lo sviluppo moderno, e l’apertura di un difficile ma ormai inarrestabile processo di transizione alla pace, che non può che passare per il superamento progressivo delle enormi disuguaglianze sociali che ancora caratterizzano il suo assetto socio economico. Non c’è pace, non ci sarà pace, anche in Co- lombia, senza giustizia ed maggior equità sociale, non ci sarà transizione alla pace, e al progresso, sociale ed economico, senza una contemporanea transizione del modello di sviluppo attuale verso nuove forme di maggiore sostenibilità ambientale e sociale, attraverso il superamento delle economie del passato, legate allo sfruttamento delle risorse fossili, e a quelle legate anche alle economie criminali.
E’ in discussione, in Colombia, - come peraltro in molte altre parti del mondo - la definizione di un modello di riorga- nizzazione e sviluppo urbano e territoriale dove tutto è in gioco, e dove anche l’architettura e l’urbanistica possono giocare un ruolo importante, come “dispositivi” per la pace e il progresso condiviso.
E’ questa la lezione che ci viene da questo paese, è questa la proposta, assieme di ricerca e di lavoro sul campo, che ci viene offerta dai nostri colleghi dell’Università La Salle, e che vogliamo condividere, alla fine di questo anno acca- demico, poco prima di dare avvio al nuovo programma di cooperazione interuniversitaria che ci vedrà ancora attivi, con sempre maggiore entusiasmo, nel condividere con studenti, docenti, associazioni del terzo settore, comunità locali, programmi e progetti di cooperazione didattica, scientifica, di aiuto allo sviluppo comunitario, equo e solidale. Occasioni di ricerca, di tesi di laurea, di attività di tirocinio in Italia e all’estero, come mostrano le ultime immagini e i pannelli finali di questa breve esposizione.
Hanno partecipato all’esperienza qui raccolta gli studenti italliani:
Rosita Bilanzone, Cecilia Cazzato, Ludovica Simionato, Antonio Valletta,
e gli studenti colombiani:
Daniela Campo Toloza, Erika Andrea Preciado Barajas, Paula Andrea Cárdenas Camacho, Pablo Enrique Cabezas Díaz, Laura Daniela Florez Aranguren.
Piero Rovigatti, Dd’A, responsabile International Agreement UNICH Freddy Diaz Diaz(**), Universidad de La Salle,
responsabile International Agreement La Salle University
Segreteria organizzativa:
Piero Rovigatti, +39 333 4921762 - e-mail: p.rovigatti@unich.it
Da diversi anni, le relazioni che legano il mio Dipartimento di Architettura con la Facultad de Ciencias de l’’Habitat dell’Universidad La Salle di Bogotà producono occasioni sempre più interessanti di ricerca e di scambio didattico.... more
Da diversi anni, le relazioni che legano il mio Dipartimento di Architettura con la Facultad de Ciencias de l’’Habitat dell’Universidad La Salle di Bogotà producono occasioni sempre più interessanti di
ricerca e di scambio didattico. Questo rapporto, nato inizialmente per motivi di pura rendicontazione amministrativa, ha voluto quest’anno
colorarsi anche di immagini, resoconti di viaggio, analisi e bilanci di esperienze che arricchiscono ogni anno tanto gli studenti che ne prendono parte, quanto chi, da parte docente, ne assume responsabilità e impegni diretti. L’idea è stata quella di fissare non solo memorie di viaggio, pensieri e riflessioni a caldo, ma anche avviare da subito - prima che questi diventino materia di pubblicazioni scientifiche o programmi di tesi e di ricerca - la disseminazione immediata di queste esperienze. E ciò,  principalmente, all’interno della nostra comunità scientifica, tra i nostri studenti e colleghi di dipartimento, invitandone di nuovi alla scoperta di questa affascinante scena di cooperazione internazionale. Ma anche all’esterno , come occasione di riflessione comune, immediata, e di scambio reciproco con i parter colombiani e delle altre univesità straniere che compongono la rete Red Habitat, composta dalla Facultad de Ciencias de l’Habitat, Universidad La Salle (Laura Sanabria, Liliana Giraldo, Mario Tancredi), dalla Faculty of Applied Science della Hochschule Ostwestfalen-Lippe, Det- mold (resp. Prof. Urb. Arq. Martin Hoelscher) e dal Dipartimento di Architettura dell’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara. E’ a tutti questi che va il ringraziamento per aver avuto modo, anche quest’an- no di compiere tante positive esperienze, con l’augurio di realizzare nell’anno che viene ancora di nuove, e di migliori.
(P. R., 8 gennaio 2018)
Piano di assetto naturalistico per la Riserva Regionale dei Calanchi di Atri P. Rovigatti pp. 240, figure e tavole Contributi di Dante Caserta, Adriano De Ascentiis, Maria Colleluori, Caterina Sciarra, Egidio De Luca, Serena Ciabò,... more
Piano di assetto naturalistico per la Riserva Regionale dei Calanchi di Atri

P. Rovigatti

pp. 240, figure e tavole


Contributi di Dante Caserta, Adriano De Ascentiis, Maria Colleluori, Caterina Sciarra, Egidio De Luca, Serena Ciabò, Augusto De Sanctis, Cesare Crocetti, Gino Marcone, Giovanni De Benedittis, Isida Duka,


Curatore del volume, responsabile scientifico del Piano, autore della maggior parte dei testi e degli elaborati grafici , il volume contiene anche diversi contributi d'autore (Dante Caserta, Adriano De Ascentiis, Maria Colleluori, Caterina Sciarra, Egidio De Luca, Serena Ciabò, Augusto De Sanctis, Cesare Crocetti, Gino Marcone, Giovanni De Benedittis, Isida Duka)


Abstract
Questo quaderno raccoglie i materiali, gli studi e i progetti che compongono lo Studio di fattibilità per formazione del Piano di Assetto Naturalistico della Riserva Regionale dei Calanchi di Atri. Questo studio, realizzato in collaborazione tra il Comune di Atri, la Riserva Regionale dei Calanchi di Atri, il Dipartimento di Scienze Naturali, Università di Camerino, il WWF Abruzzo e un piccolo gruppo di ricercatori del Dipartimento Ambiente, Reti e Territorio (ora Dipartimento di Architettura, sezione Architettura e Urbanistica) ha preso avvio nel 2009, all’interno della relazione inter istituzionale che ha coinvolto diverse amministrazioni e Università pubbliche.
Il Piano, pur completo nella sua formazione già nel 2011, è stato adottato dall’amministrazione comunale nel 2016.
 
Piano di Assetto Naturalistico della Riserva Regionale dei Calanchi di Atri

R.U.P. e coordinamento:
Arch. Gino Marcone (Ufficio Urbanistico Comunale di Atri)
Coordinamento scientifico generale:  Prof. Piero Rovigatti (DART, Ud’A)

Consulenze scientifiche:
Dipartimento di Scienze Naturali dell’Università di Camerino:
Prof. Fabio Conti, con F. Bartolucci, M. Iocchi

DART, facoltà di Architettura, Università di Chieti – Pescara:
Prof. Piero Rovigatti, con archh. G.De Benedittis, M. Colleluori, I. Duka, M. Colleluori

WWF Abruzzo: A. De Sanctis, dott. C. Sciarra, A. De Ascentiis, C. Crocetti, S. Ciabò, D. Caserta.
Comune di Atri:  Arch. Gino Marcone, Arch. E.De Luca (Consulente esterno)

Siti di riferimento:
http://www.comune.atri.te.it/index.asp?todo=protette
http:// www. riservacalanchidiatri.it

Consulente SIT: Elena Fioretti
Elaborazioni in ambiente GIS - SIT: Isida Duka, Elena Fioretti, Piero Rovigatti
Segreteria: Ufficio Urbanistico Comunale di Atri
Comunicazione: Caterina Marina Sciarra
Progetto grafico: Piero Rovigatti
Editing e impaginazione: Piero Rovigatti
Research Interests:
Itinerari di indagine sul campo, ricerca partecipata, riscoperta di percorsi, luoghi, spazi, paesaggi, beni comuni territoriali legati alla civiltà della transumanza, per la reinvenzione attiva di vecchie e nuove economie pastorali e... more
Itinerari di indagine sul campo, ricerca partecipata, riscoperta di percorsi, luoghi, spazi, paesaggi, beni comuni territoriali legati alla civiltà della transumanza, per la reinvenzione attiva di vecchie e nuove economie pastorali e comunitarie/ Itineraries of survey on the field, participated research, rediscovery of paths, places, spaces, landscapes, territorial common goods related to the civilization of transhumance, for the active reinvention of old and new pastoral and community economies. Laboratorio di urbanistica partecipata e di autocostruzione assistita per la rigenerazione dei paesaggi tratturali nei comuni di Capestrano, Corvara, Pietranico, Cugnoli, Alanno, Nocciano, Rosciano, Cepagatti, Chieti/ Workshop of participatory urban planning and assisted self-­‐ construction for the regeneration of the landscape in the municipalities KeyWord: Workshop di indagine e progettazione territoriale, crowdmapping, cammini, beni comuni, partecipazione, aree marginali interne, cura e custodia paesaggio rurale, cittadinanza attiva
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Carta archeologica delle bambine e dei bambini (Carta dei Beni Comuni) Progetto ludo-didattico, a cura dell'Osservatorio Beni Comuni Castelli Romani in collaborazione con Istituto Comprensivo Didattico Marianna Dionigi, Lanuvio (RM)... more
Carta archeologica delle bambine e dei bambini
(Carta dei Beni Comuni)
Progetto ludo-didattico, a cura dell'Osservatorio Beni Comuni Castelli
Romani in collaborazione con Istituto Comprensivo Didattico Marianna
Dionigi, Lanuvio (RM)
Ideazione e cura del progetto: Lucia Corazza, Elena Fioretti, Marco
Corsi, Piero Rovigatti

Abstract
Il progetto di costruzione di una carta archeologica ad uso dell'infanzia
nasce nell'ambito della collaborazione tra l'Osservatorio Beni Comuni Castelli Romani e le insegnanti della scuola primaria dell'Istituto Comprensivo Didattico Marianna Dionigi di Lanuvio.
L'idea iniziale è quella di svolgere una esperienza a carattere prevalentemente
ludico e formativo, tesa ad avviare nei piccoli soggetti a cui è indirizzata - gli alunni dell'ultimo anno della scuola elementare - un processo di scoperta, apprendimento e capacità di valutazione critica del valore del patrimonio culturale e ambientale del
proprio territorio di vita.
Il progetto, inizialmente pensato per la semplice realizzazione di una mappa a carattere divulgativo dei luoghi di maggiore interesse archeologico del territorio, si è poi strutturato in un programma di attività più complesse, grazie anche all'interazione diretta con i bambini e le insegnanti.
Le tappe e i primi risultati di questo progetto sono illustrati e descritti dalle immagini e dai testi che si riportano a seguire.

"ISTRUZIONI PER L’USO

Questa che hai in mano è la Carta dei Beni Comuni realizzata dai bambini e dalle bambine della classe V c.
Sai cosa sono i “beni comuni”? Sono le cose che abbiamo di più prezioso, perchè hanno a che fare con i diritti fondamentali di tutti, e logicamente, anche dei bambini e delle bambini! Hanno  a che fare con il diritto all’’istruzione, alla cultura, allo spazio libero, alla socialità, allo stare bene insieme, al crescere in una città vivibile, che mantiene e protegge, con la collaborazione di tutti, i suoi monumenti più preziosi. E’ per questo che trovi, in questa mappa, torri, fontane, ponti antichi, mura latine, santuari romani e chiese. E’ ciò che abbiamo segnato sulle mappe che trovi alla base del nostro lavoro, e che poi abbiamo rappresentato con i nostri disegni, divertendoci  a scoprire un po’ della loro storia. Se le cerchi, puoi trovare i nostri disegni anche come cartoline illustratate che potrai spedire ad uno o più amici, invitandoli a visitare Lanuvio.
Comprandole, ci aiuti a finanziare questo progetto, e quelli che realizzeremo assieme ai nostri insegnanti e all’Osservatorio Beni Comuni dei Castelli Romani. Ora comincia a usare questa mappa, per raggiungere i luoghi più belli e preziosi.

Benvenuto a Lanuvio! Ti auguriamo una bella visita."
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La sezione prova a mettere sotto osservazione l’esperienza svolta negli ultimi tre decenni (1990-2018) – in termini di politiche, piani, progetti attuati o realizzati - dalle città della regione adriatica balcanica attraversate dai... more
La sezione prova a mettere sotto osservazione l’esperienza svolta negli ultimi tre decenni (1990-2018) – in termini di politiche, piani, progetti attuati o realizzati - dalle città della regione adriatica balcanica attraversate dai processi di transizione all’economia di mercato (area balcanica) e dalla crisi economica internazionale, e al modo in cui le stesse città si stanno attrezzando verso il traguardo  della transizione dell’era post fossile e dell’adeguamento al cambiamento climatico. L’attenzione è rivolta, in particolare, alle conseguenze che l’adesione a tale nuovo scenario - l’abbandono delle fonti energetiche di origine fossile, all’interno di un contrasto diffuso al cambiamento climatico realizzato dalle città e nelle città, anche in contrasto alle politiche nazionali, come dimostra il caso americano - potrà produrre in termini di maggior benessere collettivo, mitigazione delle diseguaglianze, nuova e migliore organizzazione urbana (mobilità, spazi pubblici, beni comuni urbani) delle comunità.

Lo sguardo, in particolare, è indirizzato ad una valutazione critica e documentata sulle capacità già dimostrate dalle città negli anni passati nei tentativi di dare governo ai processi di trasformazioni urbana e territoriale originati da tale crisi, ma anche e soprattutto sulle ripercussioni di tali politiche sull’organizzazione e l’efficacia del welfare urbano in termini di salvaguardia, cura e nuova produzione di beni comuni urbani, e al miglioramento del benessere collettivo , equo e solidale degli abitanti.

Tale bilancio, raramente tentato nell’analisi delle vicende urbane e urbanistiche di tali città, si coniuga anche ad uno sguardo al presente e al futuro, riguardo  alle nuove prospettive che sembrano offrirsi al governo delle città della regione adriatica balcanica che sapranno cogliere la sfida del superamento del modello attuale di sviluppo, ancora sostanzialmente impostato sull’uso massivo delle risorse non rinnovabili, sul consumo di suolo urbano e sui processi di accumulazione delle rendite urbane e immobiliari, parassitarie e spesso interne a circuiti illegali o addirittura criminali, o all’interno di ristrette elites, nazionali e internazionali, verso un’idea del benessere orientata all’equità e alla sostenibilità (BES, ISTAT, 2017).
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La sezione prova a mettere sotto osservazione l'esperienza svolta negli ultimi tre decenni (1990-2018) – in termini di politiche, piani, progetti attuati o realizzati-dalle città della regione adriatica balcanica attraversate dai processi... more
La sezione prova a mettere sotto osservazione l'esperienza svolta negli ultimi tre decenni (1990-2018) – in termini di politiche, piani, progetti attuati o realizzati-dalle città della regione adriatica balcanica attraversate dai processi di transizione all'economia di mercato (area balcanica) e dalla crisi economica internazionale, e al modo in cui le stesse città si stanno attrezzando verso il traguardo della transizione dell'era post fossile e dell'adeguamento al cambiamento climatico. L'attenzione è rivolta, in particolare, alle conseguenze che l'adesione a tale nuovo scenario-l'abbandono delle fonti energetiche di origine fossile, all'interno di un contrasto diffuso al cambiamento climatico realizzato dalle città e nelle città, anche in contrasto alle politiche nazionali, come dimostra il caso americano-potrà produrre in termini di maggior benessere collettivo, mitigazione delle diseguaglianze, nuova e migliore organizzazione urbana (mobilità, spazi pubblici, beni comuni urbani) delle comunità. Lo sguardo, in particolare, è indirizzato ad una valutazione critica e documentata sulle capacità già dimostrate dalle città negli anni passati nei tentativi di dare governo ai processi di trasformazioni urbana e territoriale originati da tale crisi, ma anche e soprattutto sulle ripercussioni di tali politiche sull'organizzazione e l'efficacia del welfare urbano in termini di salvaguardia, cura e nuova produzione di beni comuni urbani, e al miglioramento del benessere collettivo1, equo e solidale degli abitanti. Tale bilancio, raramente tentato nell'analisi delle vicende urbane e urbanistiche di tali città, si coniuga anche ad uno sguardo al presente e al futuro, riguardo alle nuove prospettive che sembrano offrirsi al governo delle città della regione adriatica balcanica che sapranno cogliere la sfida del superamento del modello attuale di sviluppo, ancora sostanzialmente impostato sull'uso massivo delle risorse non rinnovabili, sul consumo di suolo urbano e sui processi di accumulazione delle rendite urbane e immobiliari, parassitarie e spesso interne a circuiti illegali o addirittura criminali, o all'interno di ristrette 1 BES, ISTAT, http://www.misuredelbenessere.it/index.php?id=38
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Carta dei Beni Comuni dei bambini della Vc a.s. 2015-2016 Istituto Comprensivo “Marianna Dionigi”, Lanuvio (RM) Osservatorio Beni Comuni Castelli Romani, Dd’A - Dipartimento di Architettura, UNICH ll progetto di costruzione di una... more
Carta dei Beni Comuni dei bambini della Vc

a.s. 2015-2016
Istituto Comprensivo “Marianna Dionigi”, Lanuvio (RM)
Osservatorio Beni Comuni Castelli Romani,
Dd’A - Dipartimento di Architettura, UNICH

ll progetto di costruzione di una carta archeologica ad uso dell’infanzia nasce nell’ambito della collaborazione tra l’Osservatorio Beni Comuni Castelli Romani e le insegnanti della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Didattico Marianna Dionigi di Lanuvio.

L’idea iniziale è quella di svolgere una esperienza a carattere prevalentemente ludico e formativo, tesa ad avviare  nei piccoli soggetti a cui è indirizzata - gli alunni dell’ultimo anno della scuola elementare -  un processo di scoperta, apprendimento e capacità di valutazione critica del valore del patrimonio culturale e ambientale del proprio territorio di vita.

Il progetto, inizialmente pensato per la semplice realizzazione di una mappa a carattere divulgativo dei luoghi di maggiore interesse archeologico del territorio, si è poi strutturato in un programma di attività più complesse, grazie anche all’interazione diretta con i bambini e le insegnanti. E’ un progetto allo stato iniziale, destinato, si spera, a proseguire, e di cui questa mappa rappresenta solo un primo risultato.
(M. Corsi. E. Fioretti, P. Rovigatti, 6 giugno 2016)

Istituto Comprensivo “Marianna Dionigi”, Lanuvio (RM)
Osservatorio Beni Comuni Castelli Romani,
Dd’A - Dipartimento di Architettura, UNICH

Ideazione e cura del progetto:
Lucia Corazza, Elena Fioretti, Marco Corsi, Piero Rovigatti
6 giugno 2016
Research Interests:
... sulle strade della storia e della natura Prime proposte per la progettazione partecipata di una rete di itinerari ciclo pedonali integrati alle reti ecologiche tra i beni diffusi del patrimonio storico e culturale della Valle... more
... sulle strade della storia e della natura
Prime proposte per la progettazione partecipata di una rete di itinerari ciclo pedonali integrati alle reti ecologiche tra i beni diffusi
del patrimonio storico e culturale della Valle dell’Astura
(da Satricum al Mausoleo di Menotti Garibaldi a Carano, per il Casale Pontificio di Campoverde/Campomorto, a Conca - Borgo Montello, ed oltre ...)
Piero Rovigatti, Dipartimento Ambiente, Reti e Territorio, Università di Chieti e Pescara, p.rovigatti@unich.it

L’idea del progetto è di collegare con un percorso ciclabile attrezzato alcune delle principali emergenze storico culturali e naturalistiche del territorio dell’Astura, rafforzando la rete ecologica provinciale, in corso di definizione. Tale percorso si innesta sul principale asse di collegamento infrastrutturale del Sud pontino, la SS 48, offrendosi come occasione di visita e di esperienza sostenibile per i turisti che transitano su tale via, diretti dalla capitale verso le mete turistiche della costa (Parco nazionale del Circeo, litorale pontino e domiziano).
L’itinerario, ad uso principalmente ciclistico e pedonale, eventualmente potenziato nella stagione estiva da sistemi di mobilità collettiva sostenibile (mini bus a metano o elettrici), parte dalla località di Campoverde, nel comune di Aprilia, dove si lega alla valorizzazione dell’antico borgo , già Campomorto, e si articola in due tratti: il primo, di circa 5 km, raggiunge il sito di Carano Garibaldi, sede del mausoleo novecentesco di Menotti Garibaldi, dando visibilità e accesso alternativo ad una meta poco valorizzata del territorio apriliano, interessante anche da un punto naturalistico, passando in sede propria sulla sponda sinistra del canale lungo via della Crocetta, e poi in parte in sede mista sulla strada provinciale da Crocetta di Carano. Il secondo tratto collega invece Campoverde con il casale di Vigna Murata, di cui si ipotizza il pieno recupero a funzione pubblica (ostello della Gioventù e sala convegni, secondo il programma originario), in sede mista, superando la SS.48, per poi raggiungere la meta finale del Parco Archeologico di Satricum. E’ ipotizzabile che tale percorso possa trovare naturale congiunzione con l’itinerario naturalistico lungo il corso del fiume Astura, previsto dal progetto “SPACE - Progetto Pilota Parco Satricum”, o attraverso l’istituzione di un percorso ciclabile in sede mista tra il sito archeologico di Satricum e quello di Torre Astura. Il progetto, allo stato iniziale di contributo di idee, viene presentato nell’ipotesi di costituire un tavolo di discussione tra i soggetti istituzionali coinvolti, aperto alla partecipazione informata delle associazioni di difesa di interesse comune, dei cittadini e dei portatori di interesse locale (Aziende e imprese produttive locali, associazioni di categoria, Aziende Agrituristiche e agricole).
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L’ipotesi generale della ricerca proposta guarda dunque ai tratturi come una particolare tipologia di bene comune, da sottoporre a cura e a custodia, oltre che oggetto di tutela, come spazio pubblico identitario delle comunità,... more
L’ipotesi generale della ricerca proposta guarda dunque ai tratturi come una particolare tipologia di bene comune, da sottoporre a cura e a custodia, oltre che oggetto di  tutela, come spazio pubblico identitario delle comunità, interrogandosi sulle questioni degli usi pubblici e collettivi legittimi e auspicabili, affinchè il ruolo assegnato di bene comune realizzi appieno la sua missione a vantaggio della piena valorizzazione delle comunità locali e delle persone, secondo i principi affermati dall’art. 3 della Costituzione.
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OBC - Osservatorio Beni Comuni Castelli Romani. Mappe interattive, forum di discussione, strumenti di analisi e di conoscenza territoriale a servizio della partecipazione attiva nel territorio dei Castelli Romani Piero Rovigatti, Daniela... more
OBC - Osservatorio Beni Comuni Castelli Romani. Mappe
interattive, forum di discussione, strumenti di analisi e di
conoscenza territoriale a servizio della partecipazione attiva nel
territorio dei Castelli Romani

Piero Rovigatti, Daniela Bisceglia, Marco Corsi

L’obiettivo di questo progetto, ancora allo stato sperimentale, è di favorire la riscoperta e l’interesse delle comunità locali  verso i paesaggi dei Castelli Romani, intesi come “beni comuni territoriali”, espressione e condizione del benessere e del progresso culturale collettivo. Ciò avviene attraverso la conduzione di vere e proprie campagne di monitoraggio civico per il rilevamento di tali beni, ma anche per osservare e misurare gli effetti prodotti dalle più recenti azioni di trasformazione, sia pubbliche che private, sul vasto insieme di beni archeologici, culturali, spazi pubblici, attrezzature  e beni collettivi che ne compongono la struttura.
La costruzione e pubblicazione di mappe interattive, di facile consultazione, associate  a  contenuti multimediali, come video o immagini, insieme a specifici contenuti testuali, rende accessibile e di facile consultazione il vasto e spesso poco accessibile e intellegibile insieme di  strumenti di governo del territorio (Piani, vincoli, piani di settore), nella logica dell’Open Data e dell’Open Government,. A questo specifico compito dell’Osservatorio si accompagna però anche la produzione di mappe interpretative e di indagine, prodotte attraverso specifiche campagne di mappatura collettiva  (collaborative mapping) di luoghi , percorsi, aree e specifici contesti locali, realizzate in cooperazione con associazioni, scuole, singoli cittadini.

Il progetto nasce come strumento di partecipazione attiva, informata, al governo del territorio, ed è rivolto principalmente a tutti i cittadini che abitano e svolgono la propria attività di vita e di lavoro nei territori dei Castelli Romani, all’interno o nell’immediato intorno dell’omonimo Parco Regionale, ma anche ai decisori pubblici e a chi governa l’intero territorio.

Si tratta, al momento, di un progetto ancora allo stato sperimentale, nato all’interno dell’Università pubblica, nell’idea di contribuire a rafforzare e far crescere, tra i cittadini a cui è rivolto, una maggiore coscienza e consapevolezza del valore e delle qualità del territorio abitato, a vantaggio di nuove pratiche di cittadinanza attiva, indirizzate alla messa in sicurezza  e alla cura attiva di luoghi, aree e percorsi di straordinario significato archeologico, storico, culturale, ambientale, sociale e comunitario, oggi spesso gravate dall’inerzia dell’azione pubblica di salvaguardia, ma anche dal montante disinteresse e disaffezione delle comunità locali. E’ stato ideato e promosso all'interno del Dipartimento di Architettura dell'Università "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara, all’interno del corso di Urbanistica condotto dagli autori e responsabili del progetto.

Pubblicato in Urbanistica Dossier Il Paese che vorrei 2.0/The town I would like 2.0, a cura di Marichela Sepe, ATTI/PROCEEDINGS MULTIMEDIA EVENT INU Congress 2016. WOrkshop Biennial of Public Space 2017, 011 rivista monografica online, INU Edizioni, ISBN 978-88-7603-158-8

pp.  465-468
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OCA nasce come spazio pubblico digitale, all’interno dell’Università Pubblica, strumento di servizio alla partecipazione attiva per la produzione e la condivisione di conoscenze sul tema dei beni comuni, banco di raccolta e incontro di... more
OCA nasce come spazio pubblico digitale, all’interno dell’Università Pubblica,  strumento di servizio alla partecipazione attiva per la produzione e la condivisione di conoscenze sul tema dei beni comuni, banco di  raccolta e incontro di saperi esperti, prodotti all'interno delle istituzioni (Open Data) ma anche e soprattutto di saperi comuni, prodotti all'interno della società civile. Documenta e raccoglie atti e azioni di cittadinanza attiva e di sussidiarietà dal basso, condotti da singoli  cittadini o da loro associazioni. Nasce anche come strumento di aiuto e supporto critico alle pubbliche amministrazioni,  aperte ai nuovi modelli dell'open government e dell'amministrazione condivisa.

Pubblicato in Urbanistica Dossier Il Paese che vorrei 2.0/The town I would like 2.0, a cura di Marichela Sepe, ATTI/PROCEEDINGS MULTIMEDIA EVENT INU Congress 2016. WOrkshop Biennial of Public Space 2017, 011 rivista monografica online, INU Edizioni, ISBN 978-88-7603-158-8
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