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2008, Julien Blaine, “Favole e altre storie – Fables et autres textes”, Fondazione Berardelli, Brescia, 2008
All'anagrafe è registrato come Christian Poitevin, ma l'inquieta esuberanza del suo temperamento e il suo instancabile istinto indagatore, la sua appassionata ricerca del nuovo, di tutto ciò che è fuori dagli schemi e dalle consuetudini culturali, la sua accentuata autoironia, ma anche quel giusto tocco di narcisismo creativo, lo portano continuamente verso nuovi lidi, dove talora approda con altre identità, definite con spirito ludico e avventuroso. Ecco allora, in una vorticosa giostra dell'eteronimia, che prende il nome di Jules Van, un lucido artista sabotatore, o di Tahar Ben Kempta, un traduttore di poemi persiani; ma è anche Louis Desravines, autore di storie fantastiche, Alias Viart, autore che pone in esergo frammenti di vita, Etienne Bienarmé, lettore "digitale", nel senso che legge pollici, John Jonathan Handgee, scrittore di romanzi polizieschi, Fedor Ziamsky, disegnatore russo scomparso nel 1921 a soli diciotto anni, Jlô Pazasé de Manapany, zoreil (che sta per francese metropolitano o, comunque, per "straniero" in lingua creola) di stanza a La Réunion; e gioca anche sul cambio di sesso; diventa allora Constance Aquaviva, prefatrice di antologie sul femminile o Ludmila Marzan, fichissima traduttrice di poesia russa; ma l'elenco può allungarsi a dismisura. Questo è l'inafferrabile Poitevin, alias Julien Blaine, poeta dalle mille anime. Ma, a parte il divertissement del caleidoscopio di finte biografie, Blaine è un artista che ama percorrere strade sempre diverse, agisce su tutti i fronti, pratica l'interdisciplinarità a tutto campo, utilizza le tecniche più disparate, ama la contaminazione perpetua e il perpetuo movimento. Il suo atteggiamento, da un lato ribelle, dall'altro esigente verso se stesso e verso i suoi compagni di cordata, delinea la sua intransigenza sul piano artistico e culturale, che lo porta a glissare su ogni tipo di compromesso e a rendersi disponibile per la creazione di strutture che alla cultura possano offrire autonomia di ricerca e sviluppo, ben al di fuori delle strettoie istituzionali; prova ne sia il fatto che s'è trovato in panni piuttosto scomodi quando ha rivestito la carica di assessore alla cultura del comune di Marsiglia. Ecco allora che a fianco alla sua produzione artistica Blaine ha sempre posto in primo piano un lavoro promozionale che, a partire dagli anni Sessanta, ha dato una notevole spinta a tutta l'area di ricerca poetica, non solo in Francia e in Italia (paese per il quale nutre grande simpatia), ma in ogni parte d'Europa e del mondo. Ha infatti svolto un ruolo fondamentale come creatore di importanti riviste che hanno fatto la storia dell'avanguardia del Novecento, come editore, come organizzatore di festival e di rassegne internazionali, come gallerista e animatore delle più diverse iniziative culturali. Sul piano poetico Blaine spazia dal concreto al visuale, dal lineare al sonoro, dall'installazione alla performance, tenendo sempre ben stretti i rapporti tra gli elementi e considerando che al gesto poetico è permesso di varcare la soglia di ogni linguaggio. Ma ciò che è fondamentale nella sua poetica è l'uso materico degli elementi linguistici, qualunque sia la loro origine. Parole, suoni, colori, azioni, tutto è considerato e riconsiderato in un flusso poetico materiale, che si pone come dato pregnante di una poesia in continuo divenire, essenzialmente incentrata sulla funzione determinante della presenza dell'artista stesso sulla scena dell'arte. Il poeta non è solo una mente attiva, un'anima creativa, è anche un corpo catalizzante; è un poeta "in carne ed ossa". Così si definisce Blaine in un suo lavoro sonoro. 1 E da lì lancia stentoree grida ambivalenti, che riassumono tutto il senso del suo "fare", sia sul piano poetico che umano. Se da un lato quelle grida assumono tono di sfida, per autoaffermazione ed esaltazione corporea, e di denuncia, quali segnali della dismisura e della trasgressione, dall'altro si pongono come richiamo calorosamente umano, come dichiarazione d'impegno o, addirittura, come vero e proprio atto d'amore. In realtà, una componente importante del lavoro di Blaine è il suo progetto vagamente utopico di definire e alimentare specifici territori di attuazione poetica. Blaine, infatti, di spirito essenzialmente nomade, coordina da Ventabren e da Marsiglia, una serie di attività creative e di "politica culturale" che lo pongono al centro dell'attenzione di numerose realtà artistiche internazionali, che si muovono, su diversi fronti, alla ricerca di nuovi linguaggi e nuovi spazi di comunicazione. Teorizza la "poesia semiotica", legata all'arco dei possibili giochi tra significato e significante, successivamente la "poesia elementare", incentrata sul valore intrinseco degli elementi costitutivi, con specifico riferimento al dato materiale e sensoriale, e arriva negli anni Ottanta ai Poèmes Métaphisyques, 2 complesso gioco di speculazioni concettuali articolato su una struttura verbovisiva duale, dove il reciproco influsso degli elementi, separati nello spazio della pagina da una linea orizzontale, genera molteplici aperture di senso, che travalicano ampiamente l'apparente rigidezza dell'ordine imposto dalla partizione binaria. 1 J. BLAINE, Live (quelques moment). Julien Blaine en chair et en os,
Malacoda, n. 11, 2016
GIOVANNI FONTANA, GIULIANO ZOSI MITOLOGIA SONORA DELL’ESPERIENZA POETICA2016 •
Giovanni Fontana, "Giuliano Zosi: La mitologia sonora dell’esperienza poetica", in “Malacoda”, 8 aprile 2016, Anno II, n° 11, 2016 - http://www.malacoda.eu/2016/04/08/giuliano-zosi-la-mitologia-sonora-dellesperienza-poetica-di-giovanni-fontana/
Bérénice, Anno XVII, n. 45
GIOVANNI FONTANA, SCRITTURA VERBO-VISIVA IN FRANCIA.2013 •
Pantagruele e compagni, dopo una lunga sequela di avventure, arrivano finalmente davanti alla “Dive Bouteille” per interrogarla. Bacbuc, nobile pontefice, invita Panurge a compiere i gesti di rito: lo fa inginocchiare, gli fa baciare la fontana, gli fa eseguire tre danze dionisiache, lo fa sedere a terra tra due seggi preparati appositamente per la cerimonia e, infine, aperto un libro rituale, gli suggerisce di porre le sue domande cantando in versi. Ed ecco che per François Rabelais (1494-1553) l’interrogazione assume proprio la forma della bottiglia, che in modo del tutto sorprendente risponde: “Trink”, cioè “Bevi”.
Giovanni Nesi come tipico rappresentante del milieu culturale fiorentino tra Ficino, Pico e Savonarola.
STEVE, n.49, primavera/estate, 2017
GIOVANNI FONTANA. LA MIA VITA PER IMMAGINI2017 •
«Fine direi, tanto per cominciare. Quando la prima elementare accorciò le ore del sonno facendo scivolare un freddo fastidioso nella schiena attraverso il colletto bianco inamidato. La fine di un'infanzia corta. L'odore dei lumini coprì improv-visamente i profumi di vaniglia delle confetture quando mia madre perse suo fra-tello Glauco, poeta. E fu subito scuola ché, già padrone di alfabeti materni, una suora in prima battuta mi chiese di copiare una pagina dal libro di lettura. Proprio così come la vedi. Proprio così? Le chiesi. Sì, così. E fu che ricopiai irreprensi-bilmente in bodoni perfetto, cercando di minimizzare i caratteri per non varcare i margini del foglio. Ovviamente fu la delusione della suora-maestra e fu la delu-sione mia. Che continuavo a chiedermi senza risposta perché avesse voluto ob-bligarmi a quell'esercizio tanto strano, quando avrei potuto scrivere tranquilla-mente in corsivo corrente. Un impatto deludente. E perdente. Nei confronti di quella signora bacucca così strana che si era senz'altro fatta un'idea sbagliata delle mie capacità scrittorie. In realtà ero abituato ad osservare tutto nei detta-gli. E mi interessavano le grazie dei ca-ratteri di stampa. Li vedevo cordiali e sorridenti. In particolare m'intrigava la "e", simpaticamente, che aveva deciso di porsi di profilo per esaltare il taglio della sua risata sganasciata. Abituato a scrivere sotto dettatura, capii, lì, che non dovevo prendere tutto alla lettera. Ma, in effetti, il gran finale fuor di bam-bagia c'era già stato quando scappai dall'infantile ostello. Un alto cancello. Un giardino. Un pino. Altre monache. Altro tipo di cuffia. Fu la mia prima performance. Una fuga in solitario di cui mi restano nella mente certi curiosi 1. Mio padre Adalberto.
Una vecchia expertise (2007) che anticipa uno studio su Giovanni Brina in fase di realizzazione e che tratterà anche di questo argomento.
IL VERRI, n. 58
GIOVANNI FONTANA, ADRIANO SPATOLA E LA MAISON POETIQUE2015 •
Pubblicato in "Il Verri", n° 58, Milano, giugno 2015 GIOVANNI FONTANA ADRIANO SPATOLA E LA MAISON POÉTIQUE Architetture mentali e strategie reali "Adriano non ha mai vissuto a Torino, ci veniva saltuariamente quando si trattava di assemblare le Antologie GEIGER […]. Poi i difficili rapporti con nostro padre si fecero impossibili e non venne più". 1 Così ricorda Maurizio Spatola. Il progetto GEIGER comincia a prendere corpo nel '66 e trova la sua realizzazione nella prima antologia, pubblicata a Torino nel 1967. 2 In quegli anni la città è interessata da dinamiche culturali legate alla rete delle neoavanguardie europee, con caratteri di spiccata originalità. Un ruolo importante è svolto da gruppi di ricerca che lasciano tracce significative nell'ambito della sperimentazione artistica degli anni successivi. Tra questi svolge un ruolo di rilievo lo Studio di Musica Elettronica (SMET), fondato da Enore Zaffiri, dove vengono elaborati progetti che collegano il suono alla geometria e alla matematica. Zaffiri promuove processi di sintesi intervenendo sull'organizzazione sintattica di modelli musicali, visivi e poetici, aprendo all'elettronica orizzonti pluridisciplinari e individuando, così, percorsi del tutto nuovi. La piega interdisciplinare dello SMET genera nel 1966 lo Studio di Informazione Estetica, nell'ambito del quale operano uno nucleo di poesia fonetica (che vede come protagonista il poeta Arrigo Lora Totino), uno studio di ricerche plastico-visive (affidato a Sandro De Alexandris) e un laboratorio dedicato all'architettura contemporanea curato da Laura Castagno e da suo marito Leonardo Mosso. La molla scattava nel mese di settembre di quell'anno, quando Castagno e Mosso incontravano all'inaugurazione della mostra "La lettura del linguaggio visivo", allestita presso la Facoltà di Architettura, Lora Totino e De Alexandris, cui faceva seguito il sodalizio con Zaffiri. Il gruppo iniziava a collaborare immediatamente. 3 Queste realtà, tutte pervase da un lucido interesse per l'interdisciplinarità, si muovono tessendo rapporti molto stretti. Gli interessi dello Studio di Informazione Estetica si aprono anche verso dimensioni internazionali, investigando in ambienti diversi e muovendosi tra semiologia e teoria dell'informazione, tra costruttivismo e strutturalismo, tra GRAV e Arte programmata, tra Scuola di Ulm e Politecnico di Torino. Alla metà degli anni '60 sono al centro dell'attenzione i traguardi dell'elettronica. Fortemente interessati e motivati, Laura Castagno e Leonardo Mosso chiedono un contributo al CNR per avviare ricerche per l'applicazione del computer in architettura e per interventi operativi di Computer Art. Gli studi condurranno nel 1968-69 alla "Città territorio programmata e autogestibile" e al "Modello di progettazione automatica globale per l'autoprogrammazione della comunità", con tavole in bianco e nero realizzate con il grande calcolatore Univac del Politecnico di Milano. Tutte queste sperimentazioni, condotte a diversi livelli di sinergia, appassionano gli artisti del gruppo e favoriscono una fertile comunione di intenti con diversi operatori esterni. Lo Studio di Informazione Estetica è un luogo "fisico" (la prima sede è in corso Vittorio Emanuele), ma principalmente costituisce un cerchio solidale in cui l'interesse culturale e l'amicizia favoriscono un clima particolarmente adatto alle proiezioni utopiche, tanto che nell'ottobre del 1966 viene promossa la creazione di una "Maison poétique", con l'obiettivo di mettere a punto un progetto che possa accogliere e sviluppare un piano di collaborazione fra le arti. Scrive Laura Castagno in una recente nota, che il 18 ottobre 1966 è indetta a tale scopo una riunione nella casa Castagno/Mosso.
“Fermenti”, n. 249, anno XLIX (2019)
GIOVANNI FONTANA, LA VOIX LIBEREE2019 •
"La voix libérée al Palais de Tokyo. Rassegna internazionale di poesia sonora", a cura di Eric Mangion e Patrizio Peterlini, in “Fermenti”, n. 249, anno XLIX (2019), pp. 271-281.
2017 •
"Arrigo Lora Totino e Sarenco. Poesia concreta e visiva, sonora e performativa sulle due facce d’una medaglia", in “Malacoda”, 2017, https://malacoda4.webnode.it/poesia-concreta-e-visiva-sonora-e-performativa-sulle-due-facce-d-una-medaglia/
2007 •
Katalozi i monografije 9
Cvijina gradina – tragom zaboravljene prošlosti (2. dopunjeno izdanje) / Cvijina gradina – tracing the forgotten past (2nd amended edition)2014 •
Yearbook of Medical Informatics
Ethical Considerations for Participatory Health through Social Media: Healthcare Workforce and Policy Maker Perspectives2020 •
Psychology, Health & Medicine
Spiritual coping and psychological symptoms as the end approaches: a closer look on ambulatory palliative care patients2019 •
Journal of Police and Criminal Psychology
An Investigation of Mental Health and Personality in Swedish Police Trainees upon Entry to the Police Academy2010 •
Journal of immunology (Baltimore, Md. : 1950)
IRF5 Deficiency Ameliorates Lupus but Promotes Atherosclerosis and Metabolic Dysfunction in a Mouse Model of Lupus-Associated Atherosclerosis2015 •
2018 •
2022 •