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punto org Collana diretta da Luigi Maria Sicca 29 Rosario Diana Luigi Maria Sicca Giancarlo Turaccio RISONANZE organizzazione musica scienze Davide Bizjak - Dario Casillo - Rosario Diana Umberto Di Porzio - Agostino Di Scipio - Chiara Mallozzi - Mario Nicodemi Lorenzo Pone - Rosalba Quindici - Sonia Ritondale - Tommaso Rossi Bernardo Maria Sannino - Luigi Maria Sicca - Cristian Sommaiuolo Giancarlo Turaccio - Paolo Valerio prefazione Antonio Strati postfazione Alessandro Solbiati Editoriale Scientifica Napoli Il volume è stato finanziato da puntOorg International Research Network Tutti i diritti sono riservati © 2017 Editoriale Scientifica srl Via San Biagio dei Librai 39 80138 Napoli www.editorialescientifica.com info@editorialescientifica.com ISBN 978-88-9391-112-2 Indice 9 Risonare uno spazio semantico: studi organizzativi, musica, filosofia, scienze di Luigi Maria Sicca 19 Prefazione di Antonio Strati 27 Introduzione Rosario Diana, Luigi Maria Sicca e Giancarlo Turaccio 33 Sezione I - Saggi 35 1. Gli spazi come autori e interpreti dell’azione organizzativa Davide Bizjak, Luigi Maria Sicca 1.1. Introduzione 1.2. Quali fonti per i saperi manageriali? 1.3. Gli spazi nella letteratura organizzativa 1.4. Esperienza sul campo: Uno spazio empirico 1.4.1 Discussione: Micro-organizzazione e micro-struttura 1.5. Conclusioni 2. Un gesto costruttivista di decostruzione: Il suono come mezzo cognitivo Agostino Di Scipio 2.1. Premessa 2.2. Costruzione 2.3. Decostruzione 2.4. Conclusioni Ringraziamenti 35 36 39 45 47 50 53 53 58 69 78 80 indice 6 83 3. La Scienza della Complessità in Fisica Mario Nicodemi 3.1. Introduzione 3.2. Teoria della complessità in Fisica 3.3. Approccio alla complessità 3.4. Alcune applicazioni 4. Perché il nostro cervello è musicale Umberto Di Porzio 4.1. Introduzione 4.2. Le basi evolutive della musicalità: Il nostro cervello è “suonato” 4.3. Le basi biologiche della musica 4.4. Note di anatomia del suono: Dall’orecchio al cervello 4.5. Conclusioni 83 83 85 87 89 89 91 96 101 105 109 5. 109 110 116 121 125 127 6. 127 129 133 133 135 138 139 141 143 7. 143 148 149 Risonanze. Spazi sonori della musica Giancarlo Turaccio 5.1. Introduzione 5.2. I luoghi della musica 5.3. Spazializzazione del suono 5.4. Ecologia del suono e spazio generativo 5.5. Spazio ubiquo Risuonare gli scarti Paolo Valerio 6.1. Premessa 6.2. Questione di scarti 6.3. Non è così facile: Ero diverso, era diverso 6.3.1 … prima ancora era… e prima ancora era… 6.3.2 Pensieri Impensabili 6.3.3 Al blu di Prussia 6.4. Un fil rouge possibile: Risuonare gli scarti o le gabbie? 6.5. (Im)possibili conclusioni Recordari: Risonanza dei miti nel flauto Tommaso Rossi 7.1. Piccolo preambolo storico 7.2. Flauto, risonanze dal XVIII secolo in Claude Debussy 7.3. Il flauto e l’idea della metamorfosi indice 153 8. 153 157 160 7 Risonanza di concetti. A proposito del teatro-reading filosofico Rosario Diana 8.1. Delocalizzazione e risonanza dei concetti filosofici 8.2. Strumenti di lavoro 8.3. Modalità di scrittura 163 Sezione II - Partiture e installazioni (a cura di Luigi Maria Sicca e Giancarlo Turaccio) 165 9. Modi di interferenza / 3 Agostino Di Scipio 175 10. Alvin Lucier. I’m sitting in a room Dario Casillo e Cristian Sommiauolo 175 10.1. Introduzione 175 10.1.1 La partitura originale 176 10.1.2 Descrizione della composizione 177 10.1.3 La prima versione originale di A. Lucier 180 10.1.4 La sperimentazione di altre esecuzioni 184 10.2. La nostra esecuzione 184 10.2.1 Descrizione dell’attrezzatura utilizzata e del montaggio della catena elettroacustica per un’esecuzione in tempo reale 186 10.2.2 Problematiche riscontrate 186 10.2.3 Lo studio delle frequenze di risonanze della “Sala dei Cannoni” di Castel Sant’Elmo 187 10.2.4 Posizionamento dei trasduttori 188 10.2.5 La presenza del pubblico 189 10.3. Conclusioni 191 11. Bollettino di un viaggio ordinario. Composizione di Musica Elettroacustica Quadrifonica Dario Casillo 191 11.1. Introduzione 192 11.2. Progetto compositivo 192 11.2.1 Attrezzatura usata per la realizzazione e nell’esecuzione dal vivo 193 11.2.2. Descrizione delle fasi di lavoro 194 11.3. La partitura Csound 194 11.3.1 Orchestra indice 8 194 195 196 11.3.2 Score 11.3.3 La spazializzazione del suono 11.3.4 Partitura completa Csound 201 12. Dimensioni. In memoria di uno spazio Chiara Mallozzi 201 12.1. Nota introduttiva 205 Partitura 209 Partitura eseguita 215 13. Vox Arborea Lorenzo Pone 215 13.1. Nota introduttiva 219 Partitura 229 14. ... verso... per soprano, pianoforte preparato e percussioni Rosalba Quindici 229 14.1. Nota introduttiva 233 Partitura 263 15. Ricercare per quattro esecutori Bernardo Maria Sannino 263 15.1. Nota introduttiva 265 Partitura 287 16. Hidden Sounds Cristian Sommiauolo 287 16.1. Creazione ed elaborazione del materiale sonoro 288 16.2. Diffusione del materiale elaborato e considerazioni finali 291 Sezione III - Scatti nella risonanza Sonia Ritondale e Luigi Maria Sicca 325 Postfazione di Alessandro Solbiati 329 Bibliografia 345 Indice dei nomi 351 Notizie sugli autori 353 Hanno scritto nella Collana punto org Risonare uno spazio semantico: studi organizzativi, musica, filosofia, scienze Risonanze nasce da una sfida ambiziosa e di cile lanciata tra giugno e settembre 2013 e proseguita poi negli anni a seguire. Eravamo forti di due esperienze di ricerca fondate sullo scambio interdisciplinare tra musicisti, studiosi di scienze sociali, filosofi: quella centrata su I linguaggi dell’organizzare1 e quella sulla Disappartenenza dell’Io2. Due ricerche molto diverse l’una dall’altra, sia per il processo di concrezione che caratterizz ciascuno dei due progetti, sia per i contenuti di quelle sfide teoriche che, pure, avevano in comune, almeno in primissima battuta, la medesima provocazione: quella del dialogo tra ambiti di conoscenza tenuti separati dalle tassonomie u ciali dei settori scientifico-disciplinari riconosciuti a livello accademico, sia internazionale sia nazionale. Un dialogo che, nel nostro caso, non era esclusivamente scambio interdisciplinare, ovvero interazione tra studiosi di eterogenea provenienza, ma anche emersione di prospettive intradisciplinari che, in assenza di quello scambio, sarebbero restate invece nell’ombra. Un’opzione allora a portata di mano e potenzialmente produttiva per noi, per proseguire la direzione avviata negli anni Ci riferiamo qui all’esperienza che vide come precipitato il volume n. 6 della Collana punto org (Sicca, 2013). 2 Qui il riferimento è all’esperienza lanciata da Rosario Diana che, successivamente, vide come precipitato il “libro-con-disco” n. 10 della Collana punto org (Diana, 2016). 1 Luigi Maria Sicca 10 alle spalle, era quella di fare esplodere, nei contenuti, i precedenti progetti, investendo così ulteriormente su uno di quei due oggetti di ricerca: in fondo, molte delle questioni sollevate da I linguaggi dell’organizzare, come anche quelle emerse attraverso il costrutto della Disappartenenza dell’Io, avevano ancora ampi margini di esplorazione e approfondimento. Decidemmo invece di procedere seguendo una strada apparentemente divergente, ma nei fatti non davvero così discontinua rispetto al lavoro fino a quel momento svolto. Ampliammo, innanzitutto, la riflessione al mondo delle scienze dure3, arricchendo, così, lo spettro delle posizioni epistemologiche intorno allo stesso tavolo. Questo approccio estensivo, già acquisito in puntOorg, si arricchiva di un’ulteriore connotazione: quella di considerare come oggetto la compresenza tra differenti discipline e come soggetto, una parola di ampissimo respiro “risonanza” non meglio specificata ex ante. Un lemma, al tempo stesso, aperto quindi alle provocazioni che possono giungere dalla polisemia per definizione insita nel linguaggio. Si tratt di convergere, quindi, verso un investimento su quella parola-chiave che ci consentiva di intersecare oggetto e metodo. Posso ammettere oggi, con il senno di poi, che la scelta, a tratti anche ostinata, a non assegnare a priori alcuna importanza a definire cosa si intendesse per “risonanza”, ma lasciare che questa parola risuonasse a sua volta nelle storie di ricerca dei partecipanti al gruppo, rappresenta la base condizionante di tutto quanto sarebbe avvenuto successivamente. Fino a oggi, con la pubblicazione di questa silloge. Rimando all’introduzione con Rosario Diana e Giancarlo Turaccio per una disanima dei contributi qui presentati. Vorrei invece illustrare, in questa nota Il gruppo aveva perso uno dei fondatori di puntOorg, nella persona di Renato Musto e, come spesso avviene nei processi di elaborazione del lutto, il senso di quella perdita prendeva forma gradualmente. del periodo appena precedente Musto (2012, 2013). 3 risonare uno spazio semantico 11 editoriale, le ragioni di una provocazione, propria del metodo di lavoro puntOorg. Provocazione, in senso letterale, foriera quindi di risposte o di silenzi, verso sfide ulteriori, da accogliere o da lasciar cadere. *** Sono naturalmente molte le questioni correlate alle premesse su enunciate. Ve ne è una, in particolare, sulla quale vorrei richiamare l’attenzione del nostro lettore già in queste prime pagine. La questione del rapporto tra musica e saperi scientifici, da un lato, e umanistici, dall’altro. Una questione già affrontata in precedenti occasioni4 e nuovamente sul tavolo del gruppo che ha lavorato al progetto che vede ora la luce in questo volume. Quando nell’inverno 2011-’12, per iniziativa di Luigi Maria, formammo il nucleo iniziale di questo gruppo di lavoro, aderii con entusiasmo come fecero anche Renato Musto, Giancarlo, Rosario e alcuni altri di noi. Si trattava di riunire competenze di ricerca e di studio diverse intorno a tematiche trasversali. Così iniziava una mail indirizzata a tutti noi il 24 Febbraio 2014 da Agostino Di Scipio, qui autore del saggio “Un gesto costruttivista di decostruzione Il suono come mezzo cognitivo”. La questione da lui sollevata in quella mail coglie perfettamente, a mio avviso, una questione di fondo: riconoscere il contributo tra soggettivit e oggetto che musicisti attivi nel mondo della ricerca, con il proprio fare musica e arte come specifiche pratiche di conoscenza, possono apportare a tematiche trasversali e pi ampie. Così continuava la mail di Agostino: Per me questo era di grande importanza per due motivi: (1) il ruolo del musicista era sottratto all’ambito del mero intrattenimento La questione è sollevata in modo esplicito nel saggio introduttivo, “Le ragioni di una ricerca”, che scrissi in apertura della menzionata silloge (Sicca, 2013). 4 12 Luigi Maria Sicca e (2) nel rapporto con altre discipline e competenze, l’esperienza del fare musica finalmente non era vista come interessante “oggetto” di osservazione scientifica, come fenomeno di cui cercare una spiegazione o una caratterizzazione scientificamente attendibile: era invece uno dei vari punti di vista da ascoltare in rapporto a temi di ricerca potenzialmente fertili, non necessariamente collegati in modo diretto ed ovvio all’esperienza musicale. Queste non erano solo “pie intenzioni”, e invece sono state anche concrete determinazioni: la struttura del convegno del maggio 2012 prese forma di conseguenza, dove infatti “musica” non era un tema di discussione o oggetto di ricerca, ma uno strumento di discussione e di ricerca su temi appunto trasversali e accomunanti. In effetti per noi “musica” (o l’insieme di aspetti connessi all’esperienza musicale) non è mai esclusivamente “oggetto” di osservazione scientifica, secondo il rapporto arte/scienza dibattuto su binari ben noti e condivisi, culturalmente egemoni, a tratti anche problematici, come testimoniato da una pregiatissima e ampissima letteratura. Vorrei quindi ribadire un modo di fare ricerca, che ci guida da anni e che, in questa occasione, ruota intorno alla polisemia di un lemma (“risonanza”), che assume significati eterogenei in contesti portatori di storie semantiche proprie degli specifici ambiti di provenienza e relative tipologie di letteratura. Risonanza, dunque, entro l’apertura dischiusa da ognuna delle singole discipline messe in gioco. In tale contesto, coerentemente a precedenti esperienze puntOorg, penso che alcune forme di conoscenza (per esempio, la musica, la filosofia, ma anche l’aggettivo critical, che accompagna il sostantivo di molte discipline) possano svolgere il ruolo di player per sfidare una rinuncia al sincretismo, condizione necessaria, invece, nei percorsi di ricerca scientifici orientati dal riduzionismo delle pratiche di laboratorio. Una proposta di metodo per la costruzione della conoscenza che possa andare oltre le categorie date per buone e per acquisite in ciascun contesto disciplinare. risonare uno spazio semantico 13 *** In un testo del 1993, Barbara Czarniaws a parlava di “etichette organizzative” (organizational label) intese, in ultima analisi, come strumenti di controllo organizzativo controllo che incide sia sui cambiamenti auspicati, sia sulla gestione delle resistenze. Le etichette, insomma, vengono proposte come artefatti che contribuiscono a definire confini e, dunque, identità. Questa impostazione porta con sé, a mio avviso, almeno due conseguenze che caratterizzano il lavoro di ricerca di marca puntOorg5: a) la necessità di riconoscere un distinguo tra forme di conoscenza. evidente se si pensa quanto in fondo sia stato dirompente quel (recente) metodo, divenuto via via linguaggio prevalente, di costruzione del sapere a partire cioè dal XVII secolo, con la rivoluzione galileiana: mi pare, insomma, di senso comune, senza entrare in alcun ra nato dibattito, poter cogliere nello scarto generato dall’affermazione della scienza moderna, un “salto paradigmatico” la Khun (1962), rispetto alle “tradizionali” forme di conoscenza b) la presenza di un filo conduttore tra forme di conoscenza. , invece, l’altra faccia della medaglia. Riconoscere costanti in contesti eterogenei è il problema di tutti o di alcuni, ponendo, nel nostro caso, una questione di omologia a scienziati, musicisti, economisti, etc. Penso che l’elemento aggregante che ci ha accompagnato, anche attraverso il confronto tra polari visioni del mondo, abbia a che fare, in linea di principio, con la relazione che intercorre tra: Questo assunto palindromo è a monte del nostro modo di operare lo scambio interdisciplinare: spesso, e anche in questa occasione, studiosi di differente scaturigine (musicisti, economisti, neuroscienziati, fisici, filosofi, etc.) siedono intorno allo stesso tavolo, non solo, come è naturalmente necessario che sia, in modo paritario, ma anche testimoniando la coesistenza di forze eguali e contrarie, quindi frizioni e tensioni, sul crinale di comuni denominatori che non escludono per la presenza di forti disomogeneità tra storie di ricerca e le storie dei ricercatori. 5 Luigi Maria Sicca 14 - assunti epistemologici - opzioni metodologiche - pratiche disciplinari. La compagine di autori presente in questo libro si è confrontata con sguardi assai eterogenei intorno al concetto e alle esperienze della risonanza, esprimendo in ci una comune esigenza, seppure con linguaggi e forme diverse l’una dall’altra. Si è confrontata con sguardi eterogenei tematizzando l’esigenza di assegnare confini, quindi identità6, al rapporto (mai eludibile per qualunque ricercatore, sia uno scienziato, un economista, un musicista, un filosofo, o un fotografo, etc.) tra assunti epistemologici, opzioni metodologiche e pratiche disciplinari. Su questi tre livelli è avvenuto lo scambio, perché credo che su questi tre livelli si consumi un sentire, oserei dire, intimo che sempre accompagna ciascuno. Un sentire denso di incognite, a tratti impalpabile, ancorché codificato per ciascuno di noi, naturalmente, in forme differenziate di organizzazione del discorso, di organizzazione della riflessione di ricerca e di organizzazione della conoscenza, per esempio, attraverso il consenso espresso dalle nostre comuIn precedenti occasioni di ricerca, nell’ambito del dibattito sollevato in seno a puntOorg, abbiamo evidenziato la funzione, al tempo stesso potente e invisibile, che le organizzazioni hanno come “contenitori di ansia”. L’immagine del contenitore ha a che fare sia con qualcosa che ha dentro di sé qualcos’altro, ma anche con il contenimento, quello di marca infantile, della madre nei confronti dell’infante la Bion, di fronte allo sgomento esistenziale che accompagna ciascuno di noi, sullo sfondo dell’esistenza, anche nelle fasi della vita pi adulte e consapevoli. Contenitore e contenimento, quindi, nell’accezione di argine, che delinea un perimetro e staglia, quindi, l’identità, per differenza, tra ci che è dentro e ci che è fuori. Bene. Quel modo di intendere l’identità e, quindi, i confini dell’azione organizzativa, a mio avviso, torna attuale, nella nostra esperienza di ricerca, laddove riferita all’organizzazione del discorso. Sia esso il discorso scientifico o quello della ricerca. Rispetto al tema dell’identità su menzionato, rimando in particolare a Oliverio, Sicca e Valerio (2015). Mi sia inoltre consentito di rinviare al mio “Punto di vista” nel n. 4 della Rivista Prospettive in organizzazione (Sicca, 2016c). 6 risonare uno spazio semantico 15 nità di riferimento o attraverso lo strumento dei settori scientifici o ambiti disciplinari. Lungo questa “intimità” tutti noi facciamo mestieri in parte eguali, in parte diversi: ci assomigliamo un po’ tutti, ma in fondo ciascuno è diverso dall’altro. *** Sì. Ci assomigliamo un po’ tutti, ma in fondo ciascuno è diverso dall’altro: scienziati, artisti, economisti, filosofi, etc. Etichette che portiamo con noi, che danno confini ed esprimono identità. Lo abbiamo sperimentato nel nostro percorso intorno a Risonanza. Lo sperimentiamo sistematicamente nei progetti di ricerca puntOorg attraverso la comprensione (e la gestione) dei possibili modi, mai scontati e dati a priori, di “stare insieme”7. La questione è dunque quella della convivenza e del dialogo tra forme di conoscenza: scienza, arte, filosofia, studi economici e organizzativi, etc., in una espressione, il tema della distanza o del graduale avvicinamento tra scienze da un lato e humanities dall’altro. In precedenti pubblicazioni puntOorg, abbiamo argomentato come la scienza non possa essere pi considerata l’unica struttura di indagine dotata di significato (Popper, 1934): la scansione lungo le tradizionali polarità “emotività-razionalità”, “creatività-metodo”, “invenzione-riproduzione” lascia il posto, nella moderna epistemologia della complessità, a possibili riconfigurazioni (Feyerabend, 1981 Gombrich, 1959 Gombrich, Hochberg e Blac , 1978 Goodman, 1978). Nel postscritto, Popper (1956), criticando il neopositivismo, dichiarava di non credere pi alla demarcazione tra scienza e metafisica, perché quest’ultima ha determinato per secoli lo sviluppo della prima mentre programmi metafisici, come per esempio l’atomismo, si sono gradualmente trasformati in teorie scientifiche. L’epistemologia post-popperiana (La atos, 1978 Feyerabend, 1981) continuando quella marcia, contesta la scienza come impresa eminentemente 7 Su questo punto si rinvia alla homepage di www.puntoorg.net. Luigi Maria Sicca 16 razionale in nome della possibilità di essere fecondata, invece, da condizionamenti sociali e psicologici che governano parte dell’attività umana. Così studiosi come Bloor (1976) o anche Latour e Woolgar (1979), raccogliendo la sfida, ripropongono il rapporto tra le forme della conoscenza e favoriscono, in ultima analisi, una reale circolazione di concetti tra ambiti disciplinari. Il percorso che ho sinteticamente evocato conduce, a mio avviso, all’esigenza di rimarcare, ulteriormente, il doppio registro della omologia e della discontinuità punti a) e b) sopra indicati . Il che significa non includere nel concetto di scienza qualunque disciplina e, quindi, l’idea che “scienza” sia qualunque forma di conoscenza per il solo fatto di ambire a raggiungere una conoscenza auspicabilmente oggettiva, a dabile e, magari, verificabile e condivisibile8. Perché “oggettività”, “a dabilità” e “verificabilità” non sono di fatto proprio la stessa cosa se mi occupo di economia, di fisica o chimica, di musica, etc. A me pare, invece, che la “Scienza” sia un modo di produrre conoscenza storicamente datato, mentre altre forme di conoscenza (non scientifiche ed estremamente rigorose) abbiano molto da dire seguendo percorsi ermeneutici anche molto potenti9. Lo avvertiamo e viviamo costantemente nei progetti di ricerca puntOorg. *** Ci muoviamo, ancora una volta, nel solco della provocazione di metodo pi volte sollevata nei nostri percorsi, al di là dei risultati sulla risonanza che saranno discussi nelle prossi- O perché, in modo pi blando, fondata su una metodologia rigorosa e solidamente definita. 9 La corsa ad attribuirsi il côté di scienza da forme di conoscenza a mio avviso, per i motivi su indicati, non scientifica, è spesso dettata da esigenze di legittimazione nei processi di acquisizione di finanziamenti, in ragione, quindi, di considerazioni di sociologia della conoscenza e di retorica del linguaggio accademico, prima ancora che in ragione di questioni epistemologiche. 8 risonare uno spazio semantico 17 me pagine: perché è quanto mai urente, in anni di grandi rivisitazioni delle certezze acquisite dopo la stabilità geopolitica del secondo Novecento, l’esigenza di tenere viva la riflessione sulle fonti di conoscenza10. Da un lato, le scienze dure hanno segnato una svolta nell’Età Moderna attraverso la centralità del metodo sperimentale, ponte tra assunti epistemologici e risultati ottenuti e pubblicabili dall’altro, resistono antiche forme di conoscenza di tradizione millenaria, al cospetto delle inevitabili prove di obsolescenza segnate dal tempo. Penso alla Filosofia, alla Musica, alla Letteratura o alla Pittura e, da questo punto di vista, anche all’Economia, quella lontana, per , dalla corsa alla produzione, anche pericolosa, di “modelli”, nella misura in cui questi ultimi, in quanto “strumenti”, sono, per definizione, non neutrali rispetto allo scopo e, quindi, rispetto ai comportamenti di decision making: l’Economia intesa, invece, come norma della casa (oikos , insieme di “beni di famiglia” e nomos , “norma”, “legge”) per il soddisfacimento dei bisogni dei suoi membri, attraverso l’uso di strumenti (e non la pi recente economia come “scienza” della massimizzazione degli utili e della minimizzazione dei costi) ha, forse, ancora molto da insegnare a tutti noi. Luigi Maria Sicca 10 Gennaio 2017 niversit degli tudi di apoli ederico II Su questo punto, il n. 2 della Collana punto org (naturale prosieguo del n. 1), è focalizzato sul tema specifico delle fonti di sapere in campo economico-manageriale (Sicca, 2012). 10