Caravaggeschi

AVVERTENZA: Sulla base della normativa in materia di diritti d’autore, oltre che di una norma etica fondamentale, non è concesso utilizzare questo testo illustrato in qualsiasi forma – copia, citazione, riassunto etc. – senza menzionare la fonte.

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Il saggio affronta per la prima volta il rapporto tra Carlo Saraceni, la sua bottega romana e la stampa di traduzione a lui contemporanea. Attraverso l’analisi dei vari esemplari della nota incisione firmata da Jean Le Clerc e tratta da una delle versioni del Transito della Vergine del Saraceni, l’autrice delinea una nuova interpretazione dell’immagine a stampa, fino ad oggi posta in relazione soltanto alla pala di S. Maria della Scala. L’incisione di Le Clerc diviene, in base alle letture estrapolate dai testi sapienziali, un punto di incontro tra la tradizione liturgica e la devozione popolare, esemplare testimonianza della cultura religiosa post-tridentina.

"More than meets the eye...’: Observations on the Mattia Preti Quadricentennial Exhibitions of 2013" is an extract from  A Timeless Gentleman: Festschrift in honour of Maurice de Giorgio, Valletta, Malta, 2014.  The paper described and offered comments on the exhibitions and publications that were organized around the world in 2013, the 400th anniversary of the birth of Mattia Preti (1613-1699).

A due anni dall’uscita dell’articolo, la rivista “Valori tattili” consente graziosamente all’autrice di caricare il suo lavoro sul sito di “Academia.edu”, per metterlo a disposizione degli studiosi che hanno difficoltà ad accedere alle biblioteche a causa dell’emergenza sanitaria. 

Two years after the publication of the article, the journal "Valori tattili" graciously allows the author to upload her work on the "Academia.edu" website, in order to make it available to scholars who cannot access libraries due to the pandemic emergency.

ABSTRACTS

(ITALIANO)
Un’opera sconosciuta in mano privata (olio su tavola di noce ovale, cm 34 x 25,2), di piccole dimensioni ma di straordinaria potenza drammatica e impatto emozionale, è qui presentata con una proposta di attribuzione al grande pittore valsesiano, di formazione caravaggesca, Antonio D’Enrico detto Tanzio da Varallo.
Il soggetto, rarissimo, è identificato con un episodio della vita di san Nicola da Tolentino, il frate marchigiano agostiniano che, sfinito dai digiuni e malato, ottiene dal cielo la grazia della guarigione mangiando un pezzo di pane bagnato nell’acqua.
Il fascino del dipinto scaturisce dal contrasto tra la figura tenebrosa e patetica del santo, che riflette l'influenza di Caravaggio e Morazzone, e quella dolce e luminosa dell’angelo, di memoria manierista e baroccesca. 

(ENGLISH)
"A new proposal forTanzio da Varallo".
An unknown work in private hands (oil on oval walnut panel, 34 x 25.2 cm), small in size but of extraordinary dramatic power and emotional intensity, is presented here with a proposal of attribution to the great Caravaggesque painter from Valsesia (Piedmont) Antonio D'Enrico, known as Tanzio da Varallo.
The very rare iconography is drawn from the life of Saint Nicholas da Tolentino, the Augustinian friar from the Marches who, exhausted by fasting and sickness, obtains the divine grace of healing by eating a piece of bread soaked in water.
The picture’s appeal comes from the contrast between the dark, pathos-filled figure of the saint, reflecting the influence of Caravaggio and Morazzone, and the tender, luminous Angel, echoing Mannerism and the style of Barocci.


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Frutto di lunghi scavi archivistici e di una capillare campagna di documentazione fotografica condotta tra la Campania, la Basilicata e la Puglia, la monografia riporta all’attenzione della critica e di un più ampio pubblico la figura di Carlo Sellitto, protagonista – assieme a Battistello Caracciolo – del rinnovamento in chiave caravaggesca della pittura a Napoli nel primo Seicento, nonché titolare di una delle principali botteghe artistiche attive in città, in rapporto con i maggiori esponenti dell’aristocrazia del Regno; allo stesso tempo, il volume fa il punto degli studi sul naturalismo meridionale, esaminandone i nodi fondamentali anche attraverso il recupero di opere finora trascurate e la riclassificazione di pezzi più noti: la fortuna dei modelli di Caravaggio, il ruolo degli altri artisti forestieri e la loro mediazione, la resistenza delle tradizioni figurative locali.

Primo contributo analitico dedicato al capolavoro caravaggesco dell’Ambrosiana, "I martiri cristiani" di Orazio Borgianni. Ne ripercorre le vicende critiche, ne  esamina l’iconografia precisandone le fonti, ne conferma l’attribuzione a Borgianni, collocandolo stilisticamente verso il 1606-07, agli esordi del periodo romano dell'artista. Pala di straordinario impatto scenico e drammatico, emblematica del clima postridentino di inizio Seicento, l’opera è qui considerata tra le prime commissioni pubbliche assunte da Borgianni dopo il ritorno a Roma dalla Spagna, e tra le più precoci testimonianze del suo accostamento a Caravaggio.

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È la «prima bozza» di una relazione tenuta il 7 febbraio 1997 in palazzo Taffini d'Acceglio in Savigliano in occasione della presentazione dell'annuale «Guida Telecom» avente come argomento proprio il palazzo Taffini ed i suoi affreschi. La conferenza riguarda in particolare alcune ipotesi attributive dei dipinti seicenteschi che celebrano Carlo Emanuele I e Vittorio Amedeo I di Savoia ricoprendo per intero le pareti dell'aula regia del palazzo. Attribuzioni necessarie dopo il ritrovamento del testamento del pittore Giovanni Antonio Molineri che anticiperebbe la sua morte al 1631 (da sempre invece collocata al 1640-45) costringendo a pensare a nuovi pittori o ad anticipare l'esecuzione dell'intero ciclo celebrativo immaginando successivi aggiustamenti destinati a trasformare in parte -o del tutto- i primitivi racconti celebrativi.

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A due anni di distanza dall’uscita del primo volume di saggi Spogliando modelli e alzando lumi, Gianni Papi pubblica una seconda raccolta di contributi (tredici inediti e sei già usciti in altre lingue o in ambiti ristretti), relativi alle sue ricerche su Caravaggio e l’ambiente caravaggesco a Roma e a Napoli. Anche il titolo (anche in questa occasione una citazione dalla biografia del Merisi scritta dal Bellori), evoca un’ideale continuità con il precedente volume. Papi torna a discutere e a riaffermare l’autografia caravaggesca della versione dell’Ecce Homo conservata presso il Santuario del Bambino Gesù di Praga ad Arenzano, da collocare nel periodo siciliano del Merisi. Il cuore del volume è costituito da un blocco di ben sei interventi che vertono sulla fase giovanile di Ribera. Fra gli altri temi trattati si segnala la presentazione di nuovi dipinti di Bartolomeo Manfredi, di Nicolas Tournier, di Giuseppe Vermiglio, di Pietro Paolini, di Giovanni Ricca, di Pietro Ricchi. Un spazio ulteriorehanno gli artisti olandesi: Gerrit van Honthorst – di cui si discute dopo la mostra monografica degli Uffizi del 2015 – e David de Haen, al cui catalogo vengono operate importanti aggiunte.

Si pubblica la bozza pre-stampa della scheda con le ultime annotazioni e correzioni che poi compaiono nella versione definitiva. Il testo e la veste editoriale del file qui caricato, in ogni caso, corrispondono a quelli della scheda pubblicata nel volume monografico.

The article presents an unpublished document discovered in the
State Archives of Rome, consisting of an agreement drawn up on 19
May 1589 between Antiveduto Grammatica and the Roman Ottaviano
Bernardini, seller of “historie”. The contract provides the first known
evidence of the twenty-year-old Antiveduto being independent of his
master Giovan Domenico Angelini. Analysis of this new information
allows for a re-dating of the painter’s first autonomous activity, placing
his debut between 1586 and 1589. Finally, Antiveduto’s appearance
in the parish census of Sant’Agostino in Rome, formerly dated to between 1592 and 1597, is here revised to the two-year period 1595-1597,
thanks to a correct reading of the documents in the Archivio del Vicariato in Rome.

In the seventeenth century, religious paintings entered Roman private galleries transforming into a movable repertory of motifs apt for re-elaboration through intertextual relationships with other artistic genres. The re-location and unorthodox arrangement of sacred paintings in the stanze dei quadri has been generally understood as a process resulting in their commodification. However, the creation of biblical representations specifically intended for the Galleria suggests that subject matter still retained an important function, although a radically different one. New Testament narratives now offered artists new opportunities to reinvent painting. The so-called Caravaggisti distinguished themselves for exploring these newly-opened paths by conflating sacred and profane subjects in their gallery paintings - such as those representing the Denial of St. Peter. By examining some of the numerous representations of this biblical narrative set in seventeenth-century Roman taverns, this article explores the overlooked visual and theoretical conception behind the creation of these complex images produced by a generation of painters that, so far, has been overshadowed by Caravaggio. The concept of denial will be pivotal to the re-assessment of the function of religious representations created for the Roman Galleria. The exploration of such representations, in turn, will be crucial for opening up widespread, yet still under-investigated concepts that underlie the making of what is now called Caravaggisti - particularly truth in painting, mimesis and the process of replication that still binds their works with the uncontested notion of Caravaggio as the original.

Pomimo, że w polskich zbiorach nie posiadamy żadnego obrazu Michelangelo Merisiego zwanego Caravaggio, możemy się pochwalić świetnymi przykładami malowideł jego naśladowców z różnych terenów Europy. Jednym z takich dzieł jest obraz Sen św. Józefa Bernardo Cavallino (nr. inw. M.Ob. 640 MNW). Obraz niewielkich rozmiarów, w porównaniu z większością dzieł tego kręgu, mający 102 x 75 cm przekazany został w 1938 roku do Muzeum na mocy testamentu biskupa Adolfa Józefa Jełowickiego . Obraz poddano badaniom technologicznym ramach projektu badawczego „Technika i technologia obrazów caravggionistów w oparciu o polskie zbiory muzealne” (2013/09/N/HS2/02116, PRELUDIUM V) finansowanego przez Narodowe Centrum Nauki. Projekt realizowany jest na Wydziale Konserwacji
i Restauracji Dzieł Sztuki Akademii Sztuk Pięknych w Warszawie.

Prints after the known paintings by Hendrick ter Brugghen highlight the Caravaggesque-type character of his production with respect to the subject, although reworked into a strong Nordic cadence. These images, laden with Italian influences and created on the example of models reviewed by Baburen and Van Honthorst in Utrecht, were later engraved by artists who never traveled to Italy. They found a thriving market only in the North, mainly in the Netherlands, England and France, between the Seventeenth and the Eighteenth Century.
The most reproduced painting of Ter Brugghen in prints is the Singing Boy Playing a Stringed Instrument, dated the mid-twenties, very close to the Roman representations of musicians in the genre scenes, which clearly matches Pietro Paolini’s contemporary scenes. This iconography was revised and rewritten in engravings until the Eighteenth Century, gradually changing its nature through a new cultural climate demonstrated by a growing freedom of expression among engravers.