Cardinals

AVVERTENZA: Sulla base della normativa in materia di diritti d’autore, oltre che di una norma etica fondamentale, non è concesso utilizzare questo testo illustrato in qualsiasi forma – copia, citazione, riassunto etc. – senza menzionare la fonte.

WARNING: Under copyright law, as well as a fundamental norm of ethics, any use of this published paper – copy, citation, abridged version etc. – is not authorised without mentioning the source.

Aristocratico, arcivescovo e cardinale, Ascanio Filomarino è stata una delle principali figure del XVII secolo napoletano. Creatura dei Barberini, formatosi alla corte di papa Urbano VIII, egli diede vita a una lunga serie di contrasti con i viceré spagnoli, ma anche con il resto della nobiltà e con varie componenti politiche e sociali del regno di Napoli. Simbolo dei conflitti giurisdizionali che opposero potere civile e potere ecclesiastico nell’Italia del Seicento, protagonista della cosiddetta “rivolta di Masaniello”, scampato alla peste del 1656, egli contribuì anche all’elezione di due pontefici, Innocenzo X e Alessandro VII. Questo volume costituisce la prima biografia completa del personaggio, con un’attenta ricostruzione del complicato contesto in cui Filomarino si trovò ad operare.

Si pubblicano qui le 26 immagini di corredo all'articolo precedente senza filigrana, per consentirne una migliore lettura da parte degli studiosi.
Ogni altro uso di queste immagini è vietato.

AVVERTENZA: Sulla base della normativa in materia di diritti d’autore non è concesso utilizzare queste immagini in qualsiasi forma senza il consenso scritto dell'editore.   

WARNING: Under copyright low any use of these images is not authorised without the the written permission of the publisher.

Il diplomatico milanese Angelo Maria Durini (1725-1796), cardinale dal 1776, attraversa l’Europa e il secolo dei Lumi con l’imponenza della sua corporatura e un passo da minuetto, senza lasciarsi imbrigliare nelle facili categorie di “conservatore” o “progressista”. Poeta, erudito e bibliofilo, collezionista di busti e ritratti, creatore di ville e giardini, il Durini è mecenate per vocazione, e mecenate militante, pronto a patrocinare visceralmente la causa e gli uomini in cui crede. Offrirà il suo generoso sostegno ai patrioti cattolici polacchi schiacciati dalla Russia di Caterina II, ai letterati in cerca di un riconoscimento istituzionale nella Lombardia di Giuseppe II, ai classicisti della soppressa Compagnia di Gesù, agli uomini e alle donne di merito. Non a caso sarà Parini, nell’ode “La gratitudine”, a celebrarlo come l’incarnazione del più puro ideale di mecenatismo che l’età nuova potesse immaginare.
Raffinato e sanguigno, difensore del latino e cultore del dialetto, è il più ardente sostenitore di Giuseppe Parini, Domenico Balestrieri e Guido Ferrari, le tre punte di diamante di un mecenatismo creativo e interattivo, di orientamento classicista, dispiegato nei suoi ultimi vent’anni lombardi a sostegno della cultura milanese uscita dalle esperienze dei Trasformati e dei Pugni. L’ultimo atto del suo mecenatismo illuminato sarà la donazione della più preziosa fra le sue raccolte, la biblioteca formata amorevolmente nel corso di una vita, alla neonata Regia Biblioteca di Brera, “per vero sentimento del più puro patriotismo”.

La Biblioteca Nazionale Braidense, gelosa custode del fondo Durini,  il 26 gennaio 2012, in occasione della presentazione della monografia dedicata al cardinale da CRISTINA GEDDO (Silvana Editoriale, 2010), ha ospitato l’incontro di studio da cui ha origine questa pubblicazione. Corollario della monografia e paradigma per le ricerche future, l’“Omaggio al cardinale Angelo Maria Durini”, corredato da un’introduzione del direttore della Braidense Andrea De Pasquale e da un’appendice della curatrice sulla donazione duriniana, raccoglie i saggi di cinque eminenti studiosi di discipline diverse, che analizzano secondo le rispettive competenze il poliedrico operato e la discussa figura del protagonista: CARLO CAPRA, già ordinario di Storia moderna e di Storia dell’età dell’Illuminismo all’Università degli Studi di Milano, socio dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere; SANTE GRACIOTTI, emerito di Filologia slava all’Università di Roma “La Sapienza”, socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei; FELICE MILANI, già direttore della Biblioteca Civica “Carlo Bonetta” di Pavia e socio dell’Accademia Ambrosiana, classe di Italianistica; MAURO NATALE, emerito di Storia dell’arte moderna all’Università di Ginevra; WILLIAM SPAGGIARI, ordinario di Letteratura italiana all’Università degli Studi di Milano e socio dell’Accademia Ambrosiana, classe di Italianistica.

MAURO NATALE riesamina il percorso di Angelo Maria Durini nel contesto della storia culturale europea del secondo Settecento, alla luce della rete di relazioni umane, politiche e letterarie di cui si fa portavoce il suo mecenatismo artistico.

SANTE GRACIOTTI reinterpreta l’attività politica e culturale del nunzio Durini a Varsavia negli anni cruciali che preparano la prima spartizione della Polonia, sulla base dei suoi imprescindibili studi sul Durini polacco e sulla Polonia di Stanislao Augusto.

WILLIAM SPAGGIARI esplora temi, modi e interlocutori della prolifica produzione latina di Durini, fedele alla poetica dell’Arcadia, e si sofferma sul suo rapporto privilegiato con Parini aggiungendo nuove postille all’ode “La gratitudine”.

FELICE MILANI, riflettendo sul rapporto Durini-Balestrieri attraverso la lettura incrociata dei testi dei due poeti, individua un nuovo punto di convergenza tra il mecenate e il suo protetto nell’interesse per la tecnica versificatoria che li induce a un confronto stimolante sulla metrica del verso latino e milanese.

CARLO CAPRA ripercorre incisivamente le tappe della carriera di Durini nella cornice del secolo dei Lumi fra Lombardia ed Europa, indugiando sugli snodi più significativi e sul rapporto singolare con Pietro Verri.

CRISTINA GEDDO pubblica l’inventario originale della biblioteca di Angelo Maria Durini donata alla Braidense (luglio 1795), ricco di opere letterarie greche, latine, italiane e francesi, in pregiate edizioni delle più celebri tipografie europee dal Cinquecento all’età contemporanea.

AVVERTENZA: Sulla base della normativa in materia di diritti d’autore, oltre che di una norma etica fondamentale, non è concesso utilizzare questi testi in qualsiasi forma – copia, citazione, riassunto etc. – senza menzionare la fonte.

WARNING: Under copyright law, as well as a fundamental norm of ethics, any use of this published texts – copy, citation, abridged version etc. – is not authorised without mentioning the source.

Percorrendo sentieri poco battuti, lo studio si concentra su opere, aspetti o artisti sconosciuti o trascurati, ma tutt’altro che insignificanti, nell’ambito della straordinaria produzione pittorica fiorita sulla figura di CARLO BORROMEO tra MILANO e il NOVARESE nel corso dei due secoli successivi alla canonizzazione del 1610.
Dall'osmosi culturale tra le diocesi di Milano e Novara, rette dagli eredi di san Carlo Federico Borromeo e Carlo Bascapè, escono i "San Carlo" dei grandi protagonisti del Seicento lombardo, ma anche opere minori come l’ex pala dell’altare di San Carlo della chiesa di Casalbeltrame, nella Bassa Novarese, offerta in voto dalla comunità per la cessazione della peste del 1630, assegnabile al moncalvesco CARLO CANE, o l’inedita "Visitazione con san Carlo" di collezione privata novarese qui attribuita a GIOVANNI MARIA ARDUINO.
Al novero degli artisti che operano tra i due poli su tematiche di soggetto carliano appartengono lo stesso CERANO e il prete pittore MARCO ANTONIO CALDARONE (1661-1728). Del Cerano si propone il drammatico "San Carlo in meditazione davanti al Cristo morto di Varallo" oggi al Prado, che l'autrice ha per prima identificato nella collezione del marchese de la Hinojosa Juan de Mendoza, governatore spagnolo di Milano negli anni 1612-1616. Al Caldarone, invece, si confermano il "San Carlo che comunica gli appestati" e la "Corona di angioletti" che incornicia il miracoloso "San Carlo" della collegiata di Pallanza (Verbania).
Il nucleo centrale del contributo è imperniato sulla ricostruzione del profilo artistico e biografico di questo pittore poco noto, riemerso grazie ad una minuziosa indagine d'archivio. L'esiguo catalogo del Caldarone, nato a Luino e attivo tra Milano e le sponde piemontese e lombarda del lago Maggiore, è ampliato con l'aggiunta dell'inedita pala della chiesa del Carmine di Luino, dell’"Addolorata" Durini del Castello Sforzesco di Milano e soprattutto dell‘imponente  serie di 41 ritratti dei "Santi arcivescovi di Milano" del Museo Diocesano , donata alla Mensa Arcivescovile il 15 gennaio 1737 dal cardinale Benedetto Erba Odescalchi: Nonostante ripetuti tentativia, la serie del Museo Diocesano non aveva ancora trovato una paternità convincente. L’attribuzione al Caldarone, basata su stringenti connessioni stilistiche e tipologiche con le opere di Pallanza e Maccagno, è corroborata dal rapporto diretto tra il pittore e l’arcivescovo di Milano (in carica negli anni 1714-1736), che nel 1719 nomina il Caldarone mazzeconico del duomo di Milano e nel 1726 lo paga per la perizia di una pala. La commissione dovette essere mediata dall’erudito della Valtravaglia Giuseppe Vagliano, conterraneo del pittore, autore del "Sommario delle vite ed azioni degli Arcivescovi di Milano", edito nel 1715 con dedica all’Odescalchi, principale fonte letteraria della serie degli "Arcivescovi santi".
L’Odescalchi, che si ispirò al modello pastorale del Borromeo, diffuse nei seminari immagini di "San Carlo in meditazione sul crocefisso", come quella di collezione privata qui riconosciuta come prima testimonianza visiva della collaborazione asserita dalle fonti tra ANTONIO LUCINI e ALESSANDRO MAGNASCO, autore del crocefisso. Quest'opera, situabile entro il 1715, segna il passaggio dall’ardente misticismo del Seicento lombardo a un’immagine più composta, che preannuncia secondo l'autrice la “Regolata divozione” di Ludovico Antonio Muratori.
Al Lucini sono qui assegnati altri quattro ritratti della serie di "Vescovi oblati" della Congregazione dei santi Ambrogio e Carlo di Rho oggi all’Ambrosiana, di cui uno firmato "A. Lucino", tutti inclusi tra gli anonimi nel catalogo scientifico della Pinacoteca.


AVVERTENZA: Sulla base della normativa sul diritto d’autore, oltre che di una norma etica fondamentale, non è concesso utilizzare questo testo in qualsiasi forma – copia, riassunto, citazione, etc. – senza menzionare adeguatamente la fonte.

WARNING: Under copyright law, as well as a fundamental norm of ethics, any use of this published paper – copy, citation, abridged version etc. – is not authorised without mentioning adequately the source. 

AVERTISSEMENT: Sur la base de la loi sur le droit d’auteur, ainsi que d’une règle éthique fondamentale, toute utilisation de ce texte – copie, citation, résumé, etc. – n’est pas autorisée sans mentionner la source correctement.

Il contributo prende in esame la presenza di parati e baldacchini descritti nell'inventario topografico del cardinale cremonese Pietro Vidoni (1610-1681), residente per il biennio 1680-1681 nel palazzetto di San Marcello a Roma in qualità di affittuario. La presenza di numerosi baldacchini cardinalizi e la frequenza del colore rosso crèmisi evidenziano la volontà di sottolineare all'interno della dimora la dignitas cardinalitia, in linea con quanto raccomandato dal cerimoniale e dalla trattatistica sul cardinale rinnovata proprio in quegli anni.

Rediscovering a Baroque Villa in Rome: Cardinal Patrizi and the Villa Patrizi 1715-1909 draws on a large body of archival material to reconstruct in detail the creation of the Villa Patrizi outside Porta Pia from 1715 to 1727 and its afterlife.
NOTE: For copies of this book contact david.marshall@unimelb.edu.au. If I like you I can arrange to end a copy for the cost of postage.
NOTE: Full text version in sections below.

L’articolo considera i Sermoni sull'Epifania di tre Autori vissuti in epoche diverse, accomunati dall'essere filosofi , teologi e cardinali e dall'aver centrato la propria riflessione sul tema cristologico. Dopo una breve introduzione sul significato della solennità dell’Epifania e sul genere dei “Sermoni”, si prendono in esame quei passi in cui la stella del racconto matteano è esplicitamente nominata. Il simbolo si presta a molteplici interpretazioni anche in riferimento alla Scrittura, al cammino di ricerca della verità, alla risposta al Dio che si rivela a tutti i popoli.

(ITALIANO)
La monografia sul mecenate milanese Angelo Maria Durini (1725-1796), pubblicata a distanza di un secolo dal saggio di Marchesi (1904), si apre con la genealogia dei conti di Monza e con un ampio capitolo introduttivo dedicato alla famiglia del protagonista.
Di origine comasca, i Durini sono l’emblema della nuova nobiltà che garantì il ricambio del patriziato milanese compiendo la scalata sociale nella Milano spagnola e asburgica grazie alla fortuna accumulata con il commercio di tessuti e il banco. Lo studio ricostruisce l’attività di collezionisti e mecenati dei membri della famiglia nell’arco di quattro generazioni, attribuendole un ruolo fondamentale nella promozione del Barocco e del Barocchetto lombardi. L’iniziativa artistica dei Durini, distribuita tra i poli di Milano e di Monza, feudo Durini dal 1648, si esplica con particolare magnificenza nel palazzo milanese di via Durini – con l’annessa collezione ricca di opere del Seicento lombardo, parzialmente confluita nelle Civiche Raccolte del Castello Sforzesco di Milano –, nella cappella gentilizia della chiesa francescana di Sant’Angelo e nella villa monzese del Mirabello. Tre snodi imprescindibili, qui analizzati compiutamente per la prima volta e collegati ai documenti esumati da un’esplorazione sistematica dell’archivio privato della famiglia.
Eroe carismatico di un’ode di Parini (“La gratitudine”) e dedicatario di innumerevoli rime di Balestrieri, il cardinale Angelo Maria Durini è riscoperto in questa monografia come un protagonista irresistibile della vita politica e culturale di un’Europa in trasformazione. Da Parigi a Malta, da Varsavia ad Avignone, lo studio ripercorre la carriera diplomatica del prelato coronata dal cardinalato (1776) e sancisce il ruolo di primo piano giocato dal suo mecenatismo nella cultura lombarda della matura stagione dei Lumi, alla luce di una messe di fonti documentarie, letterarie e visive.
Durini è l’uomo dei paradossi: in lui convivono l’avversario accanito di Voltaire e Stanislao Augusto, il nunzio ribelle paladino dei patrioti polacchi, il latinista irriducibile e il cultore del dialetto, il mecenate illuminato dei Lumi lombardi e il primo a celebrarli con un moderno pantheon degli "Uomini illustri" contemporanei.
Nelle sue ville di Monza e del lago di Como (Mirabello e Mirabellino, Balbiano e Balbianello), che accolgono le istanze razionaliste e preromantiche del più aggiornato gusto internazionale, il cardinale raduna l’intelligenza e la cultura lombarda, rianimando l’estinta Accademia dei Trasformati e offrendo il suo generoso patrocinio ai poeti Parini e Balestrieri, rappresentanti del nuovo Parnaso milanese in lingua e in dialetto, al latinista Guido Ferrari, esponente di un neoumanesimo gesuita, e perfino al “philosophe” Pietro Verri, caposcuola della fronda laica e radicale dell’“École de Milan”. Il mecenate delle arti appare così complementare al mecenate delle lettere, entrambe espressioni di una personalità impetuosa e ammaliante, capace di comporre vecchio e nuovo senza riuscire incoerente.
Il volume, presentato da Mauro Natale e Juliusz A. Chroscicki, è corredato da quattro Appendici, che radunano un’ampia selezione di testi e documenti inediti, di interesse sia artistico, che storico e letterario. I testi poetici in latino e in milanese sono tradotti in italiano da Felice Milani.
L’Indice dei nomi costituisce uno strumento basilare per la consultazione analitica del testo.

(FRANÇAIS)
Le mécène milanais Angelo Maria Durini, héros irrésistible et charismatique d’une ode célèbre de Parini, est redécouvert dans cette monographie comme un protagoniste de la vie politique et culturelle d’une Europe en pleine transformation. De Paris à Varsovie, le travail reconstitue la carrière diplomatique du prélat couronnée par le cardinalat (1776), et rétablit le rôle de premier plan joué par ce mécène dans la culture lombarde de l’époque des Lumières, à l’aide des sources documentaires, littéraires et visuelles.
Dans ses villas de rêve de Monza et du lac de Côme le cardinal abrite le nouveau parnasse milanais, dominé par Parini et Balestrieri, ainsi que par le latiniste Guido Ferrari et le « philosophe » Pietro Verri. Il est le premier qui les honore avec un moderne panthéon des hommes illustres contemporaines. Le mécène des arts apparaît donc complémentaire au mécène des lettres, mettant en lumière un personnage passionné, à la fois hors de la norme et représentatif de son temps.
Durini est un homme de paradoxes: d’un côté, le conservateur à outrance, le cardinal fastueux et aristocrate, l’adversaire acharné de Voltaire et de Stanislas-Auguste, l’humaniste, l’arcadien latin; de l’autre, le nonce rebelle défenseur des patriotes polonais, l’amateur du dialecte, et finalement le mécène éclairé des Lumières lombardes. Il ne suffit pas d’interpréter ces ambivalences comme le reflet d’une époque de changements : le cardinal Durini nous oblige à remettre en question la vision manichéenne du siècle des Lumières.
Le volume est enrichi de 4 annexes de documents inédits, d’intérêt artistique, historique-diplomatique et littéraire (y figurent des textes de Durini, Balestrieri, Giovio, Verri et Voltaire).

AVVERTENZA: Sulla base della normativa in materia di diritti d’autore, oltre che di una norma etica fondamentale, non è concesso utilizzare questo testo illustrato in qualsiasi forma – copia, citazione, riassunto etc. – senza menzionare la fonte.

WARNING: Under copyright law, as well as a fundamental norm of ethics, any use of this published paper – copy, citation, abridged version etc. – is not authorised without mentioning the source.

Saint Bernard College was integrated at the university college’s network of the city of Coimbra in the 16th century. Intended to promote the spiritual formation of Cistercian monks initially, and to prepare the future intellectual and administration generations for the state and ecclesiastical institutions after, this college embodied the patronage educational program outlined by Prince-Cardinal Henry.
As main research lines we propose to present the College of Saint Bernard foundational origins, in order to understand the architectural programs executed under Henry’s seal, according to the Cistercian selflessness spirit and in the corresponding period of the emergence of the first Tridentine doctrinal guidelines.

La figura di Benedetto XVI è stata più volte oggetto di approvazioni e di critiche da parte di ampi settori del mondo cattolico e più in generale dell’opinione pubblica, sia durante il pontificato sia in seguito alla rinuncia all’esercizio attivo del ministero petrino (11 febbraio 2013). Rispetto all’ampia letteratura esistente sul tema, Oltre la crisi della Chiesa, lontano dal voler essere una biografia di Joseph Ratzinger, intende offrire al lettore una prima visione d’insieme della storia del suo pontificato, proponendo nello stesso tempo alcune chiavi interpretative per meglio illuminare il presente e il futuro del cattolicesimo contemporaneo. Gli anni di Benedetto XVI appaiono oggi significativi per il modo imprevedibile con cui si sono conclusi, ma lo sono ancor più per le questioni che hanno lasciato aperte: dall’attuazione del Concilio Vaticano II alle relazioni ecumeniche, dal rapporto con le altre religioni all’ecclesiologia.
A fronte della ricchezza del magistero che Benedetto XVI ha ereditato dai suoi predecessori, si può dire che abbia portato a compimento molte intuizioni maturate in seno alla Chiesa cattolica a partire dal Concilio Vaticano II, sistematizzandole con precisione in un pensiero organico, capace di interloquire con le istanze più avvertite della cultura contemporanea. Il suo pontificato ha inteso riproporre alla «odierna umanità» - segnata soprattutto in Occidente da una profonda crisi ideale - la fede in Gesù Cristo, cercando allo stesso tempo di sanare ferite e lacerazioni che ancora oggi minano l’unità della Chiesa. La sua preoccupazione principale non è stata tanto la ricerca del consenso quanto il perseguimento della verità. Non è stato un papa «politico». Qui sta la grandezza, e nello stesso tempo la debolezza, del suo pontificato.

The cardinal of the Spanish Crown Giannettino Doria embodies the typical international profile of an ecclesiastic involved in multiple political loyalties within the context of the transformations affecting the Habsburg "Monarquía católica" and the Holy See between the Sixteenth and the Seventeenth century. The book reconstructs Giannettino’s Genoese origins, his proud family membership, his long Spanish formation and the complex negotiations for his cardinal promotion. It then illuminates his power relations, his frustrated career ambitions in the Roman Curia and his political and pastoral choices. These latter were characterized by a jealous defense of his reputation and jurisdiction, and marked his second life in Sicily, where he served as archbishop of Palermo and as interim viceroy. The analysis of a wide geography of sources shows that his figure is much more complex than that reconstructed by hagiographic works. These mainly focused on his prominent role in the invention of the cult of Santa Rosalia and in the liberation from the plague in 1624.

This article examines textual descriptions of smiling, laughing and joking with the pope in thirteenth-century Rome. It focuses on two Anglo-Norman accounts of conducting litigation at the papal curia: Thomas of Marlborough's (d.1236) Chronicon abbatiae de Evesham and Gerald of Wales's (c. 1146–1220×23) De jure et statu Menevensis ecclesiae. Both authors include several careful and prominent references to smiling, laughing and joking, and specifically in relation to Pope Innocent III. These passages have previously been read as straightforward examples of wit and friendship, but this study shows that the authors use these physiological expressions to convey complex and subtly different pictures of the papal curia. Above all, this article demonstrates how Thomas and Gerald's descriptions of humorous interactions with the pope play crucial narrative and mnemonic roles within their work.

Il presente articolo esamina le descrizioni testuali del sorridere, del ridere e dello scherzare con il Papa nella Roma del XIII secolo. Si focalizza in particolare su due resoconti anglo-normanni di controversie nella curia papale: il 'Chronicon abbatiae de Evesham' di Thomas of Marlborough (data di morte 1236) e il 'De jure et statu Menevensis ecclesiae' di Gerald of Wales (c. 1146–1220×23). In entrambi i testi sono presenti molti riferimenti attenti agli atti di sorridere, di ridere e di scherzare, in particolar modo in relazione a Papa Innocenzo III. Questi passaggi sono stati in precedenza interpretati come inequivocabili esempi di umorismo e amicizia, ma questo studio dimostra come gli autori usino queste ‘espressioni fisiologiche’ per descrivere immagini leggermente differenti della curia papale. Soprattutto questo articolo mostra come le descrizioni di interazione umoristica con il papa di Thomas of Marlborough e di Gerald of Wales giochino ruoli narrativi e mnemonici cruciali all'interno dei loro lavori.

un manipolo di lavori ha esplorato il ruolo dei protettori degli ordini, ma senza incrementare l’attenzione a questo tema, che agli inizi degli anni 1960-1970 sembra esaurito  e conoscerà un significativo ritorno di interesse soltanto nel nostro secolo

La voce ricapitola la storia della famiglia Durini, feudataria di Monza dal 1648 al 1796, dalle origini fino al secolo XIX, prestando particolare attenzione alla strategia politica e culturale che guidò i membri della casata durante il secolo e mezzo della loro signoria.
Riemerge quindi l'alto profilo dei Durini collezionisti e mecenati tra Monza e Milano, che coinvolse non solo la città e il territorio, puntellati da un sistema di residenze urbane e suburbane di grande rilievo architettonico, ma anche il duomo di Monza. A quest'ultimo furono infatti destinati alla fine del Seicento il magnifico quadrone di Sebastiano Ricci raffigurante la "Fondazione della basilica di Monza", che inaugurò il ciclo con le "Storie della regina Teodolinda e della Corona ferrea", e un gran numero di pregiatissime suppellettili e paramenti liturgici.
Il quadrone fu donato nel 1697 da Giacomo II Durini (1647-1707), mentre le preziose oreficerie, di cui sopravvive solo l'Ostensorio di Antonio Grossi del 1688 (Museo e Tesoro del Duomo), sono connesse alla figura di Carlo Francesco I Durini (1634-1694), pio mecenate del duomo e delle chiese monzesi, a cui spetta anche la fondazione del sepolcro Durini (1695) già esistente nella cappella di Teodolinda.
Ai nomi di orefici, intagliatori e ricamatori si affianca il lungo elenco dei pittori milanesi attivi nell'arco di quattro generazioni tanto nelle residenze e nella cappella gentilizia dei Durini quanto nel duomo di Monza, con un parallelismo non casuale. Ritroviamo così le due coppie dominanti di Stefano Montalto - Ercole Procaccini e Legnanino - Castellino, predilette rispettivamente da Gian Battista II Durini (1612-1677) e da suo figlio Giacomo II, con al seguito Carlo Cane, Agostino Santagostino, apprezzato da Carlo Francesco I, Pietro Maggi e Giovan Battista Sassi, favoriti da Gian Battista III (1685-1734), e Francesco Corneliani, prediletto dal cardinal Durini.
Oltre a un'ampia e prestigiosa quadreria, i Durini avevano formato una delle più imponenti arazzerie barocche della Lombardia, distribuita tra i palazzi di Milano e di Monza, per il quale Carlo Francesco I commissionò due serie di arazzi con Storie di Sansone e di Teseo, tessute ad Anversa da Filips Wauters intorno al 1660-75.
Nel secolo successivo, la pratica del collezionismo sarà proseguita da due insigni cardinali e diplomatici della Santa Sede, Carlo Franecsco II (1693-1769), vescovo di Pavia dal 1753, e Angelo Maria III Durini (1725-1796), arcade e poeta latino, mecenate delle lettere e delle arti lombarde dell'età dei Lumi di rilevanza europea.
La voce del "Dizionario del Duomo di Monza" non si limita a riassumere il contenuto della monografia pubblicata nel 2010, ma lo aggiorna, lo integra e lo incrementa con nuovi dati ricavati da documenti o da fonti manoscritte e bibliografiche, dando maggior spazio al contesto storico che fa da sfondo all'ascesa sociale della casata dei conti di Monza, e puntualizzandone i rapporti con la basilica e la città.
Tra i principali ritrovamenti si segnalano la lastra marmorea con lo stemma Durini conservata nel chiostrino del duomo (1695), qui riconosciuta come l'unico frammento del sepolcro di famiglia interrato dal Beltrami alla fine dell'Ottocento, e quattro sontuosi Pontificali donati alla basilica nel 1773 dal cardinale Angelo Maria Durini, identificati nella Biblioteca Capitolare grazie alle epigrafi dedicatorie. Da segnalare anche il testamento dell'arciprete Bosca (12-4-1699), alleato del Durini nella difesa della Corona ferrea in polemica col Muratori.
Un'aggiornata bibliografia selettiva è posta in calce alla voce, corredata da due schede di approfondimento, dedicate alle "Origini della famiglia" e alle "Residenze urbane e periurbane" dei Durini. Dalla prima scheda emerge la figura di Gian Giacomo I Durini (1573-1639), ricchissimo mercante auroserico, banchiere e imprenditore comasco naturalizzato milanese, qui indicato come l'anello di congiunzione tra i Durini e Monza. La seconda rievoca le dimore monzesi di città e di campagna della famiglia, tra cui il demolito castello visconteo, più volte rinnovato dai conti di Monza e infine rimpiazzato da villa Durini, progettata da  Carlo Amati (1814-20), e il distrutto palazzo Durini in piazza del Mercato (ante 1659). 

NOTA *
Nel testo sono stati reinseriti alcuni dati e ritrovamenti importanti, come lo stemma Durini proveniente dal sepolcro, inclusi nell'ultima bozza corretta (14-1-2019), ma non riportati nella versione a stampa.


AVVERTENZA:
Sulla base della normativa vigente sul diritto d’autore, oltre che di una norma etica fondamentale, non è consentito utilizzare questo testo edito in qualsiasi forma –  copia, riassunto, citazione etc. –  senza senza menzionare adeguatamente la fonte. 

WARNING:
Under copyright law, and a fundamental norm of ethics, any use of this published text – copy, citation, or abridged version - is not authorized without mentioning adequately the source.

This paper offers a comparative study of the numerical system in Standard Arabic and Egyptian Colloquial Arabic. It aims to show the correspondences and divergences between the two varieties in relation to the phonology, morphology, and agreement properties of numerals. Arabic numerals are grouped into four classes: cardinals, ordinals, compound numerals and fractions. Each class is treated in a separate section. The paper shows how Egyptian Colloquial Arabic exhibits a simplified system of numerals in contrast to the complexity of numeral formation in Standard Arabic. In addition to the loss of case markers, the colloquial system is largely free from the gender distinction which is connected with the numbered noun.

Among the diplomats of Leo XII, the profile of the bureaucrat of the administration of the Papal State prevails: the man of law and jurisprudence, rather than the man with the broad visions of international relations or the culture of the Restoration. Only in limited cases do the pope's nominations appear original, as they were made on the basis of  his personal religious approach and not so much according to the needs of the administration. It is precisely in these limited appointments that Leo XII lays the premises of the policy of his successors, providing suitable men to face the immediate future.

Durante su largo pontificado giennense (1619-1646), el cardenal Baltasar de Moscoso y Sandoval desplegó su protección sobre los jesuitas. Este artículo analiza el desarrollo de la estrecha relación que se entabló entre la Compañía y el cardenal.

The paper restores form and consistency to the gardens of the Cardinal d'Amboise, laid out between 1495 and 1510. It shows up the part played by the Neapolitan gardener Pacello da Mercogliano as well as the contributions of various Italian, French and Flemish masters who worked on the site and evaluating their influence on French gardens in the 16th century.

José Sáenz de Aguirre (1630-1699), born in Logroño, was one of the most promintent Spanish theologians of the late Seventeenth Century, whose work was internationally recognized. Prior of San Millán de la Cogolla and professor at Salamanca, was created cardinal by Innocent XI in 1686 , moving to Rome the following year where he remained until his death. This paper presents Italian documentation previously unknown in order to rebuild his stay in Italy, therefore allowing a better comprehension of his biography. Aguirre is presented within the framework of Spanish Rome, its political issues, its festive celebrations and its cultural events and milieu. The paper discusses in addition the courts of other cardinals that Aguirre met there and the potential incluence they could exert on him is discussed. The palaces were he lived are located and the members of the famiglia (or court) he had in his late room (Mignanelli palace) are identified. Further sources are presented useful for the reconstruction of his trip to Naples in 1695. Finally, the inventory made in the Mignanelli palace after his death is published. The analysis of these source reveals the contradictory issues around the personality of the cardinal.

A partire dal pontificato di Gregorio XVI (1831-1846) la Segreteria di Stato inizia a conservare separatamente le pratiche di concessione di cardinali protettori per città, enti associativi e congregazioni religiose. Si è dato così origine ad uno specifico nucleo archivistico, in corso di inventariazione, che raccoglie i dossiers di 313 cardinali e di 5 pontefici.
Dopo un breve excursus sull’origine e la cessazione di questa funzione o istituto, l’analisi di questo materiale cercherà di rivelare come si sia evoluto il meccanismo di assegnazione di una protettoria: i criteri e i requisiti per la designazione dei cardinali proposti, le iniziative che partivano direttamente dai pontefici, le motivazioni per un eventuale diniego da parte del designato, le formalità da osservare nel processo di nomina e nella presa di possesso della protettoria.

The chapter deals with the wedding of Wladislas II Jagiellonian, King of Hungary and Bohemia, and Anna of Foix in 1502 in Székesfehérvár. It focuses on the activity of cardinal legate Pietro Isvalies. As an appendix the liturgical ordo for this event is edited, based on the Roman diary of Paride Grassi.