La presente proposta di articolo si propone di scandagliare il tema centrale del lavoro raccontato dalle voci trascritte dei lavoratori precari e da quelle dei disoccupati. La trascrizione di queste voci e delle condizioni di vita del...
moreLa presente proposta di articolo si propone di scandagliare il tema centrale del lavoro raccontato dalle
voci trascritte dei lavoratori precari e da quelle dei disoccupati. La trascrizione di queste voci e delle
condizioni di vita del proletariato e del sottoproletariato napoletano avviene attraverso la penna
coriacea di Fabrizia Ramondino, autrice di rango, che nel libro-inchiesta, pubblicato nel 1977,
“Napoli: i disoccupati organizzati” denuncia con estrema fermezza le negligenze del sindacato e i
biechi meccanismi di ristrutturazione aziendale, di decentramento della produttività e soprattutto della
diffusione del lavoro in nero. La Ramondino, attraverso le esperienze di miseria dei proletari e delle
loro famiglie, ha raccontato con estremo realismo come queste categorie si organizzarono nel
movimento dei “Disoccupati organizzati”. Questo gruppo si riunì intorno al motto “vogliamo un
lavoro stabile e sicuro” e rivendicò il diritto di essere operai; organizzando manifestazioni di protesta
accese in nome di questa causa. L’articolo intende esplorare le qualità del libro-inchiesta che,
attraverso la voce autorevole di un’intellettuale e letterata impegnata, propose un ritratto autentico
della realtà proletaria napoletana sul tramontare degli anni ’70 del secolo scorso. Sebbene sia passato
quasi mezzo secolo dalla pubblicazione del libro-denuncia, le tematiche ivi affrontate risultano una
risorsa per comprendere la contemporaneità; dove precariato e lavoro in nero sono tuttora fenomeni
irrisolti e diffusi. Inoltre, il corsivo intende soffermarsi sulla scelta linguistica particolarmente
significativa effettuata dalla Ramondino; ovvero di trascrivere le interviste nei vari idioletti degli
intervistati; talvolta dialettali, talvolta solo con leggere inflessioni.