Paolo Orsi

Il sito di Pantalica rientra geograficamente nell’estesa Riserva naturale orientata Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cavagrande, compresa tra i comuni di Ferla e Sortino, nella provincia di Siracusa. La necropoli si trova su un altopiano circoscritto da due canyon formatisi dallo scorrere a sud del fiume Anapo e a nord del Calcinara, suo affluente.

Il centocinquantesimo anniversario della nascita di Rosario Carta offre l’occasione di poter studiare i molteplici aspetti della produzione grafica di questo eclettico disegnatore, le vicende della sua esistenza e la collaborazione con Paolo Orsi, oltre che con altri eminenti studiosi di archeologia e storia dell’arte greco-romana suoi contemporanei, tra cui G. E. Rizzo.
È stato possibile cogliere molti di questi rapporti grazie alla lettura delle missive, sottratte alla dispersione, indirizzate da Carta a Orsi e conservate nella Fondazione Museo Civico di Rovereto.
Melillese di nascita e siracusano di adozione, del carteggio di Rosario Carta si dispone per ora di 61 pezzi (48 lettere, in carta semplice o intestata, 8 cartoline postali, 4 telegrammi e l’invito alle nozze con Giuseppina Miano), che riguardano molti argomenti affrontati nell'arco di 25 anni, dal 1903 al 1928.
Rosario Carta conobbe Paolo Orsi grazie alla segnalazione di G. E. Rizzo nel 1891.
Dopo un periodo di prova, con contratti a breve termine, periodo che il disegnatore avrebbe definito «via crucis» in un suo memoriale conservato nell'Archivio Storico della Soprintendenza di Siracusa, Carta sarebbe stato assunto a titolo definitivo, proprio per volere e su indicazione di Orsi.
Il nome di Carta si sarebbe quindi indissolubilmente legato a quello dell’archeologo di Rovereto, per avere svelato e mirabilmente illustrato tutto ciò che prima era ignoto o poco conosciuto, e di conseguenza agli importanti studi di Orsi sui siti archeologici sia indigeni sia greci, sia di epoca romana che del Medioevo, sia in Sicilia che in Calabria.
La sua produzione grafica sarebbe stata, quindi, ospitata, in monografie e riviste di argomento archeologico, come «Notizie degli Scavi», «Monumenti Antichi dei Lincei», «Bullettino di paletnologia italiana», «Bollettino d’Arte», «Nuovo Bullettino di Archeologia cristiana», «Byzantinische Zeitschrift», «Römische Quartalschrift für christliche Altertumskunde und Kirchengeschichte» solo per citarne alcune.

Notre-Dame Déesse & Le Féminicide des Héros est un voyage dans le temps qui illumine notre société. Il est raconté par un homme âgé de culture moyenne, qui s’étonne à chaque pas, et rit, ou se met en colère, comme un enfant.

La quatrième de couverture annonce « Une vaste ‘déconstruction’ de croyances archéologiques au long du Fil d’Ariane : des temples néolithiques de Malte à la Grèce de l’âge du bronze et de l’époque classique. Un essai & un récit de voyage & un pamphlet tout-terrain, éducatif et rieur. À petites doses chaque soir, il peut être utile contre de vieux maux. »

Le parcours est résumé par un crieur de journaux :
« Découverte archéologique dévoile origine machisme, viol de groupe et féminicide ! »
Il a raison, mais ce n’est pas tout, et il n’a pas lu les 13 bonus tracks, ni répondu au quiz.

Après une diffusion ad personam qui a provoqué douleurs ou exultations en divers milieux, nous publions en exclusivité sur Academia.edu cette version de Notre-Dame Déesse & Le féminicide des Héros, complète et non censurée. Nous conseillons au lecteur de la télécharger tant qu'il est temps. Tôt ou tard, un éditeur avare demandera à l’auteur de la retirer de Academia.edu où le texte est disponible en trois langues, gratuitement. L’auteur courbera l’échine, parce que lui aussi aime l’argent.

Nostra Signora Dea & Il Femminicidio degli Eroi è un viaggio nel tempo che illumina la nostra società. Lo racconta un uomo anziano di media cultura, che si sorprende ad ogni passo, e ride, o si arrabbia, come un bambino.

La quarta di copertina annuncia  « Una vasta “decostruzione” di credenze archeologiche lungo il Filo di Arianna: dai templi neolitici di Malta alla Grecia dell’Età del Bronzo e del periodo Classico. Un saggio & un racconto di viaggio & un pamphlet fuoristrada, educativo e sorridente. A piccole dosi al mattino, può essere utile contro vecchi mali.»

Il percorso è riassunto dal venditore di giornali:
« Scoperta archeologica svela origine machismo, stupro di gruppo e femminicidio! »
Ha ragione, ma c’è dell’altro, e non ha letto i 13 bonus track, né risposto al quiz.

Dopo una diffusione ad personam che ha creato dolori ed esultanze in molti ambienti, pubblichiamo in esclusiva su Academia.edu questa versione di Nostra Signora Dea & Il femminicidio degli Eroi, completa e non censurata. Consigliamo al lettore di scaricarla prima che sia troppo tardi. Prima o poi, un editore avaro chiederà all’autore di ritirarla da Academia.edu dov’è disponibile in tre lingue, gratuitamente. L’autore si inchinerà, perché anche lui ama il denaro.

""Il centro urbano di Canicattini Bagni si trova a circa 20 Km ad ovest di Siracusa, all’interno del bacino di alimentazione del torrente Cavadonna nel margine più orientale dell’altopiano ibleo. I complessi ipogeici e rupestri di epoca tardoromana e bizantina (IV-IX secc. d. C.), ubicati attorno a Canicattini Bagni per un raggio di 8-10 km in un’area di 140 ettari circa, sono le uniche testimonianze esistenti sulle primitive comunità cristiane che si stanziarono, a partire dal IV-V secolo d.C., in questo lembo dell’entroterra siracusano dove passava una delle più antiche vie di comunicazione tra la metropoli siracusana e la subcolonia di Akrai (Palazzolo Acreide).
Nel corso di due brevi ricognizioni, effettuate tra il 1895 e il 1904, Paolo Orsi e Joseph Führer identificarono in maniera sommaria i resti di numerose necropoli subdiali e ipogeiche nelle contrade Cugno Martino, Tenute del Vicario, S. Giovanni, Cozzo Guardiole, S. Elania, Stallaini e Bagni. Giuseppe Agnello, in occasione del V Congresso Internazionale di Studi Bizantini (Roma, 20-26 settembre 1936), si occupò delle chiesette rupestri di Cugni di Cassaro e della Grotta della Madonna o dei Santi di contrada Petracca. Infine Salvatore Carpinteri, nella sua tesi di laurea inedita intitolata Canicattini cristiana dell’A.A. 1955-56, identificò alcuni ipogei isolati nelle contrade Cavasecca, Bagni e Bosco di Sopra e molteplici cimiteri sotterranei e a cielo aperto in contrada Piano Milo, nella Piana di Cuccilato e nelle Case Grandi di Cugni di Cassaro. Questi monumenti funerari, il cui legame con il culto cristiano è confermato dalla frequente presenza di croci incise o a rilievo e di brandelli di epitaffi e pitture su intonaco, sono stati raggruppati dal Carpinteri in cinque tipologie, le cui forme e dimensioni erano dovute in parte alle caratteristiche della roccia calcarea dei luoghi nei quali furono realizzate e in parte alla disparità delle classi sociali di appartenenza: fosse terragne, tombe a forno o siculo-bizantine, arcosoli, camere ipogeiche, baldacchini o teguria. Le tombe a fossa per bambini arrivano sino alla lunghezza di cm 50 mentre quelle più grandi variano in lunghezza da m 1,70 a 2,70, in profondità da cm 50 a m 1 e in larghezza da cm 45 a m 1; i loculi degli arcosoli canicattinesi sono lunghi da m 1,60 a 2 e larghi da cm 40 a m 1,10 mentre l’arco si innalza su di essi da cm 45 a m 1,05. Dal punto di vista icnografico, gli ipogei hanno pianta generalmente quadrangolare o trapezoidale, tetto piano, ingresso a pozzetto o con breve corridoio anteriore, arcosoli sulle pareti laterali, eventuali baldacchini al centro e singole formae sul piano di calpestio; gli arcosoli sub divo sono sempre monosomi o bisomi mentre quelli ipogeici possono contenere fino a dodici sepolture contemporaneamente
Per quanto riguarda le chiese rupestri, Aldo Messina ritiene che non vi sia alcun elemento che faccia pensare all’ipogeo di Cugni di Cassaro come luogo di culto cristiano mentre la Grotta della Madonna o dei Santi di Petracca risulta essere un complesso catecumenale di incerta datazione. La tesi di laurea del Carpinteri ha il merito di aver segnalato l’esistenza della Grotta dei Santi in Pianette, un piccolo oratorio ipogeico in origine quasi interamente tappezzato di pannelli votivi di modesta fattura e di epoca tarda (XII-XIV secolo). I pannelli pittorici, oggi in pessimo stato di conservazione, erano accompagnati da didascalie in latino e raffiguravano alcuni dei santi maggiormente venerati nel comprensorio ibleo, riquadrati da doppia striscia ocra e rossa con terza banda più interna a crocette equilatere o a motivi geometrici. La modestia architettonica e la tecnica sommaria di realizzazione degli affreschi sembrano collegare la Grotta dei Santi al diffondersi dell’eremitismo tardo-medievale nell’altopiano ibleo.
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""Nel XVIII secolo la città di Siracusa divenne una delle mete principali del Grand Tour, il viaggio di istruzione e formazione che ogni giovane aristocratico europeo del tempo doveva compiere, per via dell’enorme patrimonio storico-artistico ivi custodito e delle bellezze naturali del territorio circostante. Decine di artisti, antiquari, diplomatici e scienziati invasero l’antico centro siciliano alla ricerca delle sopravvivenze di luoghi e monumenti del suo straordinario passato greco, alimentando allo stesso tempo il traffico internazionale di antichità verso musei e collezioni private di tutto il mondo e il fenomeno degli scavi abusivi.
E’ significativo che l’operato del conte Cesare Gaetani della Torre, uno dei protagonisti nel campo della gestione dei beni culturali nella Sicilia della seconda metà del Settecento e autore di importanti opere sulle testimonianze archeologiche ed epigrafiche aretusee, mostri una totale indifferenza nei confronti della politica protezionistica anti-borbonica che aveva cementato le amicizie degli altri antiquari siciliani: l’epistolario del Gaetani risulta, infatti, dominato dai continui richiami degli illustri corrispondenti (Domenico Schiavo, Gabriele Torremuzza, Ignazio Biscari) affinché il destinatario delle lettere, noto per essere disinteressato al possesso degli oggetti recuperati durante le proprie esplorazioni archeologiche, non si privasse di monete, iscrizioni, vasi e altri manufatti rinvenuti nel sottosuolo siracusano per regalarli a viaggiatori e collezionisti stranieri, primo fra tutti sir William Hamilton ambasciatore britannico alla corte di Napoli.
L’idea della creazione di un museo cittadino, gestito da eruditi locali e finalizzato alla tutela e valorizzazione delle ricchezze archeologiche siracusane, cominciò ad essere oggetto di concrete discussioni solo dopo l’eccezionale scoperta negli orti Bonavìa delle statue dell’Esculapio (7 dicembre 1803) e della Venere Anadiomene (7 gennaio 1804) per opera di Saverio Landolina Nava, Regio Custode delle Antichità della Val di Noto e della Val Demone. Il Landolina riteneva che soltanto con una istituzione museale civica sarebbe stato possibile salvaguardare i reperti e le opere d’arte provenienti dalle esplorazioni archeologiche e dalle raccolte private, impedendone l’esportazione illegale a Palermo o, addirittura, al di fuori dei confini del regno borbonico.
Soltanto nel 1809 Saverio Landolina fu in grado di tradurre nella pratica il suo ambizioso progetto culturale poiché mons. Filippo Maria Trigona, vescovo di Siracusa e grande appassionato di antiquaria, si dimostrò favorevole nel mettere a disposizione alcuni ambienti del Seminario ubicato nella zona centrale della città. I lavori di allestimento furono portati a termine nell’arco di quasi due anni e l’inaugurazione ufficiale del museo ebbe luogo il 20 aprile 1811.""

The perception of antique progressively changes in Calabria along the 18th and 19th centuries, when the antiquarian studies were abandoned, and the intention to safeguard monuments spread. A prime example of this gradual rediscovery of the so-called “ruins” is Scolacium, where H. Swiburne, J.H. Riedesel, C.T. Ramage and other travellers of the Grand Tour not only caught sight of significant “vestige(s) of ancient remains”, but were also attracted by the picturesque nature and landscape. D.-V. Denon alone (1778) recognises the Roman theatre. The antiques of Scolacium are described for the first time in the 19th century by L. Grimaldi, an erudite local researcher. Simultaneously, the Bourbonic government of Naples intervenes to protect the Norman church at Roccelletta di Borgia, by issuing two administrative acts (1844 and 1854). After the Unification of Italy, the story of Scolacium was still narrated with rhetoric language and no originality. The cultural climate radically changes at the end of the 19th century, thanks to G. Fiorelli and F. Lenormant, whose new interpretation of the archaeological landscape of Scolacium anticipates the prompt protection measures developed by P. Orsi. In the 1910 indeed, the latter acquires, on behalf of the Italian State, the arm of a bronze statue, that was previously part of a private collection.

Nel 1980 la Soprintendenza di Siracusa acquistò da Anita Orsi l’epistolario del grande archeologo Roveretano, arricchendo il “Fondo” di cui facevano parte i taccuini. Nel corso degli anni si è iniziato il lavoro di riordino delle oltre 12000 lettere con la trascrizione e digitalizzazione che permetterà la pubblicazione online dei documenti riuniti a quelli in possesso della Fondazione Museo Civico di Rovereto.

Arthur Evans (1851-1941) deve la sua celebrità agli scavi archeologici che condusse a Cnosso, nell'isola di Creta, dove dal 1900 portò alla luce il palazzo che la tradizione vuole fosse la reggia di Minosse. Prima delle esplorazioni cretesi, tuttavia, lo studioso inglese trascorse un intenso periodo nei Balcani (1875-1882) e dal 1884 effettuò viaggi ed esplorazioni di notevole importanza in Italia ed in Sicilia. In Bosnia, scrivendo per il Manchester Guardian degli articoli sulle rivolte che animavano la regione, Evans finì per essere imprigionato ed espulso dall'Impero Austro-Ungarico. Rientrato in Inghilterra e divenuto curatore dell'Ashmolean Museum di Oxford nel 1884, Evans frequentò a lungo l'Italia e la Sicilia alla ricerca di reperti archeologici per le collezioni del museo inglese, accompagnando il suocero, Edward Freeman, che si occupava della stesura di una monumentale opera sulla Sicilia antica. Sulla base di lettere e documenti (anche inediti), si rimarca l'importanza delle esplorazioni condotte dall'archeologo inglese in Italia, delle quali si presenta una prima trattazione complessiva ed organica: si tratta di esperienze che segnarono profondamente Evans dal punto di vista umano e che in qualche misura influirono anche sulla sua successiva attività scientifica. Partendo dai rapporti che il padre, John Evans, intrattenne con studiosi italiani, si prende in esame la rete di conoscenze che Arthur Evans ebbe con colleghi in Italia e si esaminano le ricerche condotte dallo studioso in specie a Taranto ed in Sicilia: la scoperta di ceramica micenea in alcune tombe dell'area siracusana (indagate da P. Orsi) colpì particolarmente Evans, che, in seguito alla morte della moglie, avvenuta in Liguria nel 1893, abbandonò i suoi interessi scientifici italiani, dedicando da quel momento le sue maggiori energie nello studio di Creta.

Gerardo BIANCO, Presentazione. - Enzo LIPPOLIS, Antonino Di Vita (1926-2011): in memoriam. - ATTI. - Gianfranco MADDOLI, Megale Hellas: le ragioni del nome. - Roberto SPADEA, Paolo Orsi in Calabria: terre, uomini, paesaggi. - Pietro Giovanni GUZZO, Umberto Zanotti Bianco e l’esplorazione archeologica di Sibari. - Giuliana TOCCO SCIARELLI, La modernità del pensiero e delle azioni di Umberto Zanotti Bianco per Paestum . - Madeleine MERTENS-HORN, Umberto Zanotti Bianco. Un libro ritrovato. - MEMORIE. - Ugo CHIOCCHINI, Celestino GRASSI, Fabrizio VISTOLI, Contributo alla determinazione del tracciato della via Appia antica tra Aeclanum e Venusia. - Francesco CRISTIANO, Espressioni di artigianato italico a Crotone: un bronzetto armato dallo scavo del nuovo teatro comunale. - Francesco DE STEFANO, La Dea del tempio C di Metaponto. Una nuova ipotesi interpretativa. - Marina RUBINICH, I pinakes locresi e i depositi della Mannella. Nuove considerazioni . - Abstracts.

Le prime esperienze siciliane nel campo degli studi di paletnologia si ebbero intorno alla metà del XIX secolo nell’area
delle Madonie e della costa settentrionale della Sicilia, grazie ad una intensa attività di esplorazione di grotte da parte di
naturalisti. Nella Sicilia centro meridionale non esisteva una tradizione di studi di preistoria e soprattutto ad Agrigento, dove
era particolarmente viva l’eco del mondo classico. Paolo Orsi arriva ad Agrigento intorno al 1892 e registrò evidenze preistoriche
altrimenti irrimediabilmente perdute, non solo ad Agrigento ma anche nella provincia. Le sue importanti scoperte,
la necropoli del bronzo antico di Monte Sara, la grotta Zubbia di Palma di Montechiaro, Serraferlicchio, la necropoli di Sant’
Angelo Muxaro, sancirono definitivamente l’importanza del territorio agrigentino nell’ambito della preistoria siciliana.

The aim of the paper is to give an overview about the “Archaological Archives” held by ANIMI (Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia) and its department of antiquities (Società Magna Grecia), that promotes studies and excavations concerning ancient civilizations of Southern Italy since 1920. In addition to a brief presentation of individual Archives, are not only provided information on measures undertaken over time to protect and promote this remarkable documentary heritage (written documents, drawings, photographs, correspondence, grey literature, semi-finished printing products, etc.), but also explanations about archival finding aids which allow to approach these collected materials and use them for historical research.

SOMMARIO. - Gerardo BIANCO, "Premessa"; Fabrizio VISTOLI, "Introduzione". * Nathalie de HAAN, "Umberto Zanotti Bianco e l’archeologia della Magna Grecia nell’Italia fascista". - Michel GRAS, "Siris non fu mai apoikia". - Giovanna GRECO, "Umberto Zanotti Bianco: un cavaliere rose-croix a difesa di monumenti, paesaggi e ambiente". - Pietro Giovanni GUZZO, "La Società Magna Grecia e il suo ruolo sociale. Passato e presente". - Gianfranco MADDOLI, "Passato, presente e futuro dell’impegno meridionalistico e archeologico della Società Magna Grecia". - Mario MAZZA, "Ricerca storica e impegno meridionalistico: la Società Magna Grecia da Zanotti Bianco a Pugliese Carratelli". - Marina RUBINICH, "Elisa Lissi e gli scavi degli anni Cinquanta a Locri Centocamere". - Claudio SABBIONE, "I pinakes di Locri Epizefiri: un lungo percorso di conoscenza con la Società Magna Grecia". - Roberto SPADEA, "A Sibari, con Paola Zancani Montuoro". - Giuliana TOCCO, Marianna FRANCO, "L’impegno della Società Magna Grecia per la salvaguardia e la valorizzazione dell’Appia antica nel solco segnato da Umberto Zanotti Bianco". - Fabrizio VISTOLI, «Bisogna pubblicare i pinakes!» Controstoria dell’edizione dei rilievi fittili locresi alla luce di nuova documentazione d’archivio. * "Atti e Memorie della Società Magna Grecia. Indici 1928-2021", a cura di Fabrizio VISTOLI.

In migliaia di anni anche le c.d. “culture” preistoriche cambiano, magari impercettibilmente ma cambiano, sì che la definizione “castelluccio” o “castellucciano” non riguarderebbe, p. es., tutto l’immondezzaio esplorato da Paolo Orsi in territorio di Noto, ma parte di esso. Quante volte il vomere ha scomposto la terra prima e dopo il fatidico intervento di Orsi? Quante volte il terreno fu scomposto da quando l’ultimo uomo preistorico abbandonò il Castelluccio e si recò non si sa dove? mentre i nuovi proprietari  continuarono a gestire l’immondezzaio non si sa fino a quando, con quali sistemi e per quali fini? E’ evidente che ogni contadino il quale, zappando o arando, trova immondizie nel proprio campo cerca di ripulirlo ammucchiando altrove tutto quello che, sul momento, è estraneo nella gestione della campagna. E il contadino non si perita di stabilirne la cultura e la data! Siamo in presenza di un puro e semplice immondezzaio.
Ma è con tale immondezzaio che l’archeologo, a differenza del villano, dovrà colloquiare, e non sempre è facile ! specialmente quando il sistema di ricerca, a nostro parere, non è scientificamente adatto

The site of Pantalica in eastern Sicily is renowned for thousands of Late Bronze Age and Early Iron Age rock-cut chamber tombs, which honeycomb the steep slopes of an imposing promontory. Despite the excavations of Paolo Orsi between 1895 and 1910 and recent inscription on the UNESCO World Heritage List, however, the site is not well documented and until now has lacked an adequate site plan. This article describes new survey work that sheds light on the number and distribution of monuments in relation to topographic features.

A quasi tre anni dalla prematura quanto dolorosa scomparsa di Enzo Lippolis (3 marzo 2018), occorsa con «modalità paradossali, degne di un eroe greco […] chiamato a sé dagli dei proprio nel momento più alto della sua parabola umana e professionale» (G.F. La Torre) , la Società Magna Grecia ha inteso ricordarne la poliedrica figura promuovendo l’edizione di una raccolta composita di scritti dedicati alla sua memoria. Pur non ricoprendo, infatti, un ruolo attivo nei ranghi dell’Istituto (la sua cooptazione nel Corpo consultivo di quest’ultimo era stata tuttavia già deliberata, anche se ancora non resa esecutiva, nel novembre del 2017), l’accademico tarantino era ormai da diversi anni – e unanimemente – annoverato tra le voci più autorevoli della ricerca specialistica avente come orizzonte l’archeologia della Grecità occidentale: campo d’indagine condiviso, sul quale Lippolis, integrando eterogenei fattori di conoscenza (Politica, Società, Economia, Religione), aveva fondato larga parte della sua lunga e proficua carriera di indagatore del Passato sino ad essere quotato, «grazie ad un impegno generoso e costante», tra i più saldi punti di riferimento (top performer) dell’antichistica classica italiana.

In this article we give preliminary information about an inedit corrispondence recently acquisited from Fondazione Museo Civico di Rovereto. The destinatary of these letters was Paolo Orsi, famous italian archaeologist lived betwenn the second half of the 19th  century and the begin of the 20th.

Gerardo BIANCO, Presentazione. – ATTI: Marina CASTOLDI, Forme di religiosità domestica a Jazzo Fornasiello (Gravina in Puglia, Bari). Un contesto rituale da un ambiente di IV secolo a.C.; Eligio Daniele CASTRIZIO, L’Europa su toro di Pythagóras di Rhegion: un capolavoro ritrovato?; Roberta Lucia CASTRONUOVO, Alessandra FRANCESCONI, La necropoli di Medma: le sepolture alla base della collina di Petto di Nòlio; Maria Cecilia D’ERCOLE, Volgersi indietro. Note sulle teste retrospicienti delle ambre scolpite arcaiche e classiche (VI-IV sec. a.C.); Flavio FERLITO, Le statuette fittili corinzie e di tipo corinzio dal Santuario greco di Francavilla di Sicilia (ME); Francesca PIZZI, I volti del sacro a Locri. Nuovi dati sulle ninfe da “scavi di magazzino”; Antonio PUGLIESE, Ricognizioni archeologiche nel territorio di Morra de Sanctis (AV): contributi per una carta archeologica. – MEMORIE: Margherita CORRADO, Paolo Orsi in Magna Grecia. I primi «scavi governativi» a Capo Colonna di Crotone; Marianne KLEIBRINK, Architettura e rituale nell’Athenaion di Lagaria - Timpone della Motta (Francavilla Marittima); Riccardo OLIVITO, Il settore meridionale dell’agora/forum di Segesta: un esempio di compromesso tra pianificazione urbanistica, gestione della viabilità ed esigenze commerciali; Gianluca SAPIO, Nuovi dati dalla chora locrese meridionale. Il settore tra le fiumare La Verde e Bruzzano tra l’età arcaica e la romanizzazione; Umberto SPIGO, Nuovi casi di studio sui rapporti fra coroplastica siceliota e italiota: un gruppo di terrecotte figurate di “tipo locrese-medmeo” dal Santuario di Francavilla di Sicilia.

“Prima di lasciare la enigmatica Timpa Ddieri, attorno alla quale l’archeologo potrà ancora a lungo studiare, rimasi fortemente colpito dalla presenza in essa di un manufatto, che porta netta l’impronta di una gente e di una età diversa da tutto il resto; in tre punti diversi del villaggio ed a piccoli dislivelli notai tre brani o tratti di un bellissimo acquedotto in galleria che alla sagoma forte-mente trapezia ed al taglio accurato non esitai a riconoscere per greco”. …. … “A Timpa Ddieri si tentò di raccogliere ed incanalare una massa di acqua, prendendola più a monte, probabilmente pres-so l’attuale masseria Valletta (un buon chilometro più ad ovest), dove oggi ancora l’acqua, che sgorga abbondante dal suolo cretoso, è raccolta in fontane”.
Paolo Orsi.

S. Guido - G.Mantella, Il Gruppo equestre di Locri Epizefiri tra tecnologia e intervento di restauro( il Cavaliere di Marafioti) - Relazione di restauro, in C.Bertelli - G.Bonsanti (a cura di) "Restituzioni 2016. Tesori d'arte restaurati - La bellezza ritrovata. Caravaggio, Rubens, Peruguno, Lotto e altri 140 capolavori restaurati", Galleria d'Italia a Piazza della Scala, 1 Aprile - 17 luglio 2016, Milano 2016, ed on line: http://www.restituzioni.com/wp-content/uploads/2016/03/2016.rest_.04.pdf

RIASSUNTO - Gli anni Trenta del secolo scorso vedono in Sicilia il rinnovamento del museo di Palermo e,
nella Soprintendenza di Siracusa, il difficile passaggio da Paolo Orsi a Giuseppe Cultrera. Su quest’ultimo,
Direttore della Sezione staccata di Palermo in un primo tempo e poi Soprintendente unico per tutta l’isola,
convergono le relazioni dei lavori di Paolino Mingazzini e di Jole Bovio Marconi; e su di lui si accentrano le
attenzioni degli studiosi interessati a lavorare su materiali siciliani (Giulio Emanuele Rizzo) o a continuare
lavori intrapresi nel corso della gestione di Paolo Orsi (Paola Zancani Montuoro). L’archivio privato di Giuseppe
Cultrera, conservato presso la Soprintendenza di Siracusa e quello di Rosario Carta, restituiscono momenti
interessanti, e anche umanamente rivelatori, di alcune vicende e personaggi di quegli anni fra Palermo
e Siracusa.
SUMMARY - During the ‘30s of last century the museum at Palermo was renewed and the superintendence
of Syracuse passed from Paolo Orsi to Giuseppe Cultrera. The activites of Paolino Mingazzini and Jole Bovio
Marconi focus on Cultrera, director of the detached section of Palermo and, for a brief period, Superintendent
for the whole Sicilian territory, as well as a lot of archaeologists interested in the Sicilian materials
(Giulio Emanuele Rizzo) or willing to continue works started during Paolo Orsi’s direction (Paola Zancani
Montuoro). The private archives of Giuseppe Cultrera, kept in Siracusa Superintendence, and Rosario Carta
show us interesting and humanly revealing stories about people and events of those years between Palermo
and Siracusa.
Parole chiave: Sicilia, anni 30, archivio, archeologia, ricerca.
Key words: Sicily, the 30s, archive, archaeology, research.
Estratto

Questo studio, frutto di un lungo lavoro di ricerca – durato quasi 8 anni – sul territorio di Canicattini Bagni e sulle zone archeologiche limitrofe, si pone l’ambizioso obiettivo di fornire un quadro aggiornato, ampio e articolato dei diversi paesaggi storici, che si sono succeduti nel corso dei millenni in questa significativa porzione dell’altopiano ibleo, in seguito all’azione umana e all'interazione tra le attività antropiche e i caratteri originari dell’ambiente naturale ibleo. L’illustrazione dei numerosi e quasi sconosciuti siti archeologici è affidata ad un’ampia documentazione grafica, cartografica e fotografica, quasi del tutto originale.
In questo lavoro di ricerca l'Autore ha provveduto a riesaminare tutte le informazioni desumibili dalla bibliografia già esistente e dalle fonti d'archivio (i taccuini di Paolo Orsi, l'archivio di Efisio Picone, i dattiloscritti di Salvatore Carpinteri, ecc), alla luce dei nuovi elementi emersi nel corso delle indagini di carattere archeologico e topografico avviate a partire dall’estate del 2008.  Sfogliando le pagine di questo libro sarà possibile seguire la storia di questo importante territorio, situato a metà strada tra Siracusa e Akrai, e ripercorrere le tappe dell'antica via Acrense, la strada che collegava la madrepatria alla sua sub-colonia. Ampio spazio viene dedicato alle necropoli preistoriche di Alfano, Passo Ladro e Cardinale con le caratteristiche tombe monumentali dell'età del Bronzo Antico, alle fattorie greche di Bagni e Pianette, alle lussuose ville romane con mosaici di Cinque Porte e Cugno Martino, alle catacombe di Cozzo Guardiole e di Stallaini, al battistero tardoantico di contrada Petracca, per terminare con gli insediamenti rupestri medievali di Case Vecchie, Cava Lencino, Bosco di Sopra. Particolare attenzione, infine, viene rivolta all'analisi dei simboli ebraici e paleocristiani presenti nella necropoli di Case Vecchie e agli affreschi medievali delle chiese rupestri, per i quali l'Autore presenta nuove proposte e chiavi di lettura.

Some recent important normative innovations in Italy state the integration of Archaeology with city planning procedure and building works, prescribing also the publication of scientific data and the dissemination of archaeological information. These practices are still awating full implementation and ways for pragmatic and efficient enforcement. The history of archaeological research in Syracuse shows that in the last 150 years excavation procedures, data collection and scientific communication have been heavily biased by the modern building activities and by the operative background of the superintendents for the preservation of the cultural heritage: these circumstances have affected the systematicity of the publication of the new archaeological achievements. We propose a project aimed at the recovery of the unpublished archaeological data about Syracuse, targeted to the publication of the information which is still unknown to scientific community and to the general public, in order to carry out better policies of research, preservation, management and sharing of archaeological knowledge.

The reading of Orsi-Agnello letters allows us to focus on the initial stages of the personal and scientific events of Giuseppe Agnello’s life, confirming the decisive influence of the high magisterium that Paolo Orsi exercised in his regard, first indicating to him the path to tread, and later smoothing it out with his encouragement, scientific support and the authority he had as Senator of the
Kingdom and Superintendent of Antiquities of Sicily. The
correspondence is published in the appendix, consisting of twentyeight letters, of which twenty-five written by Orsi to Agnello, and three written by Agnello to Orsi.

Studi: II. Carmelo MALACRINO, Su un appunto “dimenticato” di Paolo Orsi. Il sarcofago marmoreo di S. Eufemia Vetere; Maria Luisa MARCHI, Giovanni FORTE, Luceria. Lettura storico-topografica della città e del suo territorio; Madeleine MERTENS HORN, Una monumentale testa di Sfinge arcaica da Taranto; Sophie MONTEL, Airton POLLINI, Réinventer l’histoire: réécritures du passé et honneurs aux héros dans le monde grec à l’époque classique; Kees NEEFT, Florals in the Workshop of the Laurion Painter; Maria Cecilia PARRA, Una nota per l’agora di Locri Epizefiri; Nicoletta POLI, Il culto attestato in località Pizzone a Taranto; Ted ROBINSON, Spurs in Ancient South Italy; Daria RUSSO, Rappresentare gruppi civici ad Atene: presenze e assenze sul fregio del Partenone; Umberto SPIGO, I pinakes di Francavilla di Sicilia: alcuni addenda; Paolo STORCHI, Enzo Lippolis e il territorio reggiano. Una stagione di grandi scoperte; Chiara TARDITI, Vasi di bronzo in area apula: le importazioni ateniesi; Indice dei sommari delle annate 2019 e 2020.

Gerardo BIANCO, Presentazione; Maria Letizia LAZZARINI, Premessa; Fabrizio VISTOLI, Introduzione; Enzo Lippolis: Rita SASSU, Cenni biografici e profilo scientifico; Chiara Maria MARCHETTI, Ricerche e apporti al mondo italico e magno-greco; Bibliografia degli scritti di Enzo Lippolis, a cura di Fabrizio VISTOLI; Studi: I. Angelo BOTTINI, La coppa attica a figure rosse con la testa vaticinante di Orfeo: una analisi archeologica, con un’Appendice di Italo IASIELLO, Barone, Minervini e la coppa di Orfeo; Eva DEGL'INNOCENTI, Giuseppe LIBERO MANGIERI, Il tesoretto di monete magnogreche rinvenuto nei pressi di Masseria Samia a Maruggio (TA) nel 1905; Mario DENTI, A bocca aperta. Una piccola scultura dedalica in bronzo in un contesto cultuale indigeno dell’Italia meridionale; Helga DI GIUSEPPE, L’economia delle ville romane nell’ager Potentinus; Xavier ESPLUGA, Per la prima tradizione di alcune iscrizioni campane e irpine; Salvatore GARRAFFO, Sulla prima fase della monetazione italiota e siceliota (inizi-ca. 500 a.C.); Giovanna GRECO, Carlo LA TORRE, Osservazioni intorno al Tempio sull’acropoli di Velia; Gian Luca GREGORI, Antonella LEPONE, Il foro di Larinum e la nuova dedica per il senatore Gaio Vibio Postumo; Pier Giovanni GUZZO, Sui frammenti bronzei iscritti da Monte San Mauro; Marcella LEONE, Priscilla MUNZI, Claude POUZADOUX, Des épiphanies florales aux buissons fleuris de Grande Grèce et de Sicile. Voyage à travers les ornements végétaux de la céramique à figures rouges et surpeinte; Indice dei sommari delle annate 2019 e 2020.