Identità

Qui si propone la prima edizione critica del volume iniziale relativo all’inedita Raccolta di memorie storiche per Maiori di Luigi Staibano. L’intento del presente lavoro è garantire la piena e immediata fruibilità di una fonte storica dimenticata ma preziosa per l’intera Costa d’Amalfi. La Raccolta di memorie ha vissuto un processo editoriale complesso e travagliato che non è stato mai portato a termine dall’autore. Nella presente edizione si tiene conto di queste difficoltà, segnalando i punti critici del testo con aggiunte a piè di pagina. Al volume  precede una parte introduttiva ove vengono raccolte tutte le fonti reperibili sul
profilo dell’autore. La ricerca è stata approfondita e sistematizzata con il recupero di documenti d’archivio riportati in appendice. Nella scheda di presentazione, inoltre, si propone il primo studio araldico sul blasone della famiglia Staibano. Quindi, oltre che sul valore dell’opera, si richiama l’attenzione sull’autore e sulle sue umane contraddizioni.

La dialettica del contatto: il caso dei Cuna di Panamá, estratto dalla rivista “Latinoamerica”, n. 29, gennaio-marzo 1988, pp. 105-112, nella rubrica “Culture indigene”.
Saggi di:
- Massimo Squillacciotti, Ecologia, turismo, ideologia, 105-110.
- Silvia Stefanoni, Il ruolo della donna, 110-112.

Il numero completo della rivista è reperibile nel relativo dominio di “Latinoamerica Archivio” al link https://independent.academia.edu/LatinoamericaArchivio.

Il presente articolo introduce a un’analisi in merito ai processi di costruzione identitaria che le comunità afrodiscendenti dei Caraibi colombiani hanno vissuto dalla diaspora africana in America sino ai giorni nostri.
Partendo dallo schema delle teorie di identità di Manuel Castells (1999) : identità legittimatrice, identità resistenziale ed identità progettuale, si espongono i principali fenomeni storici, sociali, economici e politici che hanno modellato alcuni dei processi culturali e identitari di questi gruppi etnici. Le epoche prese in questione includono : il periodo coloniale, la costruzione dello Stato nazionale colombiano fino alla fine del XX secolo, la Costituente del 1991 e la contestualizzazione attuale verso il posconflicto.
Parole chiave : Afrodiscendenti, Identità, Caraibi, Colombia, Diaspora Africana, Manuel Castells.

This paper describes an analysis about the processes of identity construction that afro- descendant communities of Colombian Caribbean have been living from African diaspora in America to our days. Starting from Manuel Castells’ (1999) theoretical scheme about the identities : legitimizing identity, resistance identity and project identity, the article exposes the main historical, social, economic and political phenomenons that shaped the cultural and identities processes of this ethnic groups. Analyzed times include : the Colonial period, the Colombian nation-building process until the end of XX Century, the Constituent Assembly of 1991 and the actual contextualization toward the posconflicto era.
Keywords : afro-descandants, Identity, African Diaspora, Caribbean, Colombia, Manuel Castells.

El presente artículo introduce al análisis sobre los procesos de construcción identitaria que las comunidades afrodescendientes del Caribe colombiano han vivido a partir de la diaspora africana en América hasta nuestros días.
Partiendo desde el esquema de las teorías sobre la identidad de Manuel Castells (1999) : identidad legitimadora, identidad de resistencia e identidad de proyecto, se exponen los principales fenómenos históricos, sociales, económicos y políticos que han moldeado los procesos culturales e idéntitarios de estos grupos étnicos. Las épocas tomadas en cuenta incluyen : el periodo colonial, la construcción del Estado-nacional colombiano hasta final del siglo XX, la Constituyente del 1991 y la contextualización actual hacia el posconflicto.
Palabras clave : Afrodescendientes, Identidad, Diaspora africana, Caribe, Colombia, Manuel Castells.

Affrontare il discorso sull'identità sarda significa entrare in un ambito complesso, poiché definire l'essenza della cultura isolana e delle sue rappresentazioni è una questione che richiede una conoscenza approfondita sia della storia dell'isola che delle sue manifestazioni artistiche. In occasione di un seminario incentrato sul tema dell'identità, la sociologa Anna Oppo si è interrogata sulla possibilità di chiarire in cosa consista l'identità sarda. Il suo ragionamento parte dagli albori della coscienza della diversità rispetto alle popolazioni dell'Italia e dell'Europa, una diversità che era vista in maniera negativa e che i sardi per lungo tempo hanno cercato di negare o giustificare. Una svolta in questo atteggiamento è poi arrivata negli anni Settanta del Novecento, quando i sardi cominciarono ad esaltare le caratteristiche dell'isola che prima venivano considerate quasi con disprezzo: le desolazione dei luoghi divenne paesaggio incontaminato e i residui delle tradizioni antiche assunsero il significato di antica genuinità. In questo cambiamento nella considerazione della Sardegna, secondo Anna Oppo, avrebbero giocato un ruolo fondamentale il progetto di promozione turistica dell'isola come anche l'intenzione di mettere chiaramente in rilievo le peculiarità della cultura sarda di fronte ad un'imperante omologazione a scala più vasta [Cfr OPPO 2007: 24-26].

The purpose of this article is to understand what connection there might be, and whether it can be significant, including the specific cultural and artistic expression represented by the theater and that particular social event consisting of the historical events related to the dictatorship, the desaparecidos and the changes wich followed.

“Documenti, materiali e studi”, repertorio bibliografico estratto da M. Squillacciotti, “I Cuna di Panamá. Identità di popolo tra storia ed antropologia”, L’Harmattan Italia, Torino, 1988, pp. 191-234.
Il repertorio bibliografico è suddiviso in:
1. Cronache e documenti storici.
2. Documenti e studi dei cuna.
3. Studi di storia e politica.
4. Studi di geografia ed ecologia.
5. Studi di antropologia e sociologia.
6. Studi di etnolinguistica.
7. Indigenismo.
8. Viaggi, attualità e turismo. –
9. Documenti e materiali visivi.
Vedi ivi il volume: I Cuna di Panama. Identità di popolo tra storia e antropologia, al link: https://www.academia.edu/44621700/I_Cuna_di_Panama_Identit%C3%A0_di_popolo_tra_storia_e_antropologia.

La vita è il vento, la vita è il mare, la vita è il fuoco; non la terra che si incrosta e assume forma. Ogni forma è la morte (Luigi Pirandello, La trappola) La vie est un mouvement inégal, irrégulier et multiforme. (Michel de Montaigne, Essais, III, III) Noi commiseriamo ridendo, o ridiamo commiserando (Luigi Pirandello, L'umorismo) In tristitia hilaris, in hilaritate tristis (Giordano Bruno, Il candelaio) Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti (Luigi Pirandello, Quaderni di Serafino Gubbio Operatore) Tutto il mondo è un palcoscenico, donne e uomini sono solo attori che entrano ed escono dalla scena (William Shakespeare, Come vi piaccia, atto II, scena VII) Preferirei restare pazzo e vivere con la più lucida coscienza la mia pazzia. So perfettamente di fare il pazzo: e lo faccio. (Luigi Pirandello, Enrico IV) Meglio essere un pazzo per conto proprio che un savio secondo la volontà altrui. (Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra-La sanguisuga)

Volume curato nell'ambito del progetto "Stranierità - Foreignness - Fremdheit" (finanziato dal Bando dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna "Accordi di Cooperazione Internazionale con Istituzioni di Istruzione Superiore", disp. dirigenziale 434/2017, prot. 11875 del 03/02/2017). Si vale del contributo di studiosi provenienti da università italiane, europee e nordamericane, e affronta con metodo interdisciplinare la definizione dell'idea di "straniero" nelle culture classiche, nelle lingue e letterature europee moderne e in campo sociologico e giurisprudenziale. Tutti i contributi sono stati sottoposti a double blind peer review.

https://www2.classics.unibo.it/eikasmos/index.php?page=doc_pdf/studi_online/03_alvbatcol

L’idea nasce da un interrogativo: indagare le dimensioni della perdita e del lutto considerati come non uniche realtà, ma al contrario portatrici di possibilità e di opportunità di cambiamento. Da qui l’interesse per la psicopatologia: dalla melanconia  al lutto irrisolto, il cambiamento risulta particolarmente difficile soprattutto in presenza di una rappresentazione fissata alla perdita.

M. SQUILLACCIOTTI, I Cuna di Panamá. Identità di popolo tra storia e antropologia, L'Harmattan Italia, Torino, 1998, pp. 238, con una nota aggiunta. - Medium quality
Indice del volume:
- Presentazione, pp. 5-12.
- Parte prima: Identità e storia:
- Storia ed etnostoria: dialettica del contatto, pp. 15- 63.
- La rivoluzione "tule": dalla resistenza all’autodeterminazione, pp. 65-82.
- Parte seconda: Identità e linguaggi:
- La rappresentazione dell’alterità nel canto del "Pab’igala", pp. 85-99.
- I linguaggi della tradizione nel canto del "Tad’Ibe", pp. 101-121.
- Il linguaggio dei segni nel canto del "Muu igala", pp. 123-147.
- Il sistema di numerazione: categorie cognitive e forme sociali, pp. 149-168.
- Parte terza: Strumenti di ricerca:
- L. Giannelli, La fonologia cuna e la resa in scrittura del testo, pp. 171-174.
- Glossario, pp. 175-190.
- Documenti, materiali e studi, pp. 191-234. Il repertorio bibliografico è suddiviso in: 1. Cronache e documenti storici. – 2. Documenti e studi dei cuna. – 3. Studi di storia e politica. – 4. Studi di geografia ed ecologia. – 5. Studi di antropologia e sociologia. – 6. Studi di etnolinguistica. – 7. Indigenismo. – 8. Viaggi, attualità e turismo. – 9. Documenti e materiali visivi.
- Indice delle illustrazioni, p. 235.
- Sommario, pp. 237-238.

Nel volume la riproduzione delle immagini è in bianco e nero e sono tratte da: 1 - Lionel Wafer, “A new voyage and desciption of the Isthmus of America”, London, J. Knapton, 1699, prima edizione inglese, incisioni di John Savage.
2 – “Les voyages de Lionel Wafer contenant una description trés exacte de l’Isthme de l’Amerique”, a cura di Monsieur de Montirat, Paris, C. Cellier, 1706, prima edizione francese, incisioni di Antoine Coquart.
Per le incisioni originali vedi ivi: Wafer - Isthmus of America – Incisioni https://www.academia.edu/101019528/Lionel_Wafer_Isthmus_of_America_Incisioni

In un’epoca di cambiamenti così radicali da infiltrarsi nella sfera dell’identità personale, diventa urgente rimettere al centro il dibattito circa la relazione fra educazione, uomo e società e trovare pratiche educative che permettano di realizzare in concreto quanto espresso nella teoria. Il presente contributo, partendo dalla visione filosofico-pedagogica di Paulo Freire, trova nella proposta educativa del Service- Learning una pedagogia innovatrice per promuovere una formazione identitaria e integrale dell’individuo.

Una riflessione sull'agire umano e sul concetto di identità _______________________________ a cura di Giada Loi "La nostra nozione del sé è inestricabilmente connessa alla comprensione della nostra condizione e azione morale. Essere un sé significa essere in uno spazio di questioni, avere a che fare con il come si deve essere, o con il come ci si prospetta di fronte a ciò che è buono, ciò che è giusto, ciò che è realmente degno di essere fatto. Significa essere in grado di trovare la propria posizione in questo spazio, essere in grado di occuparla e divenire una prospettiva in esso."

Il patrimonio epigrafico lapidario modenese, che attualmente comprende circa 300 iscrizioni, ha restituito più di 160 menzioni relative a schiave, liberte e ingenuae vissute a Mutina e nell'ager Mutinensis tra la seconda metà del I secolo a.C. e la prima metà del IV secolo d.C. Le epigrafi esaminate mettono in luce alcuni interessanti aspetti relativi alla condizione femminile nella splendidissima colonia emiliana e, più in generale, nella società romana.

1492-1992. L'altra storia: la conquista dell'America. Saggi sulle culture ed i movimenti indigeni latinoamericani, a cura di Massimo Squillacciotti, nato dalla collaborazione dell'insegnamento di Antropologia Culturale dell'Università di Siena con la rivista "Latinoamerica" e l'Associazione Calumet di Poggibonsi, stampato con il contributo del Comune di Poggibonsi e dell'Università di Siena, supplemento al n. 39, 1990, pp. 158.

Indice:
- Squillacciotti Massimo, Introduzione, 9-19.
- Lapasini Gabriella (a cura di), La Conquista vista dall'altra parte, 21-31.
- Pranzetti Luisa, Passato e futuro dell'indigenismo letterario, 33-40.
- Arguedas Ledda, Pranzetti Luisa, Così mi è nata la coscienza, 41-47.
- Bonfil Guillermo, I popoli indios, le loro culture e le politiche culturali, 49-62.
- Bonfil Guillermo,  Dall'indigenismo della rivoluzione all'antropologia critica, 63-76.
- Guaraldo Alberto, L'indigenismo in Messico: caratteristiche comuni e linee di differenziazione, 79-87.
- Uribe Guardian Gregorio, Educazione ed etnocidio in Messico, 89-93.
- Bonanni Vittorio, Nicaragua: il governo sandinista e le organizzazioni indigene, 95-107.
- La dialettica del contatto: il caso dei Cuna di Panamá: 1) Franciosi Paola, Cuna: identità culturale e partecipazione politica, 109-115. – 2) Squillacciotti Massimo, Ecologia, turismo, ideologia, 115-120. – 3) Stefanoni Silvia, Il ruolo della donna, 120-123.
- De Carvalho M. Rosario G., Brasile: il nodo della politica indigena, 125-131.
- Marín Gonzáles José, Nell'Amazzonia peruviana: l'impatto del turismo, 133-140.
Documenti:
- Papa Alessandro VI, Inter cetera..., 143.
- Le Nazioni Indigene all'Onu, [Ginevra 1987], 144-145.
- Consiglio Regionale Indigeno del Cauca, Campagna di autoscoperta della nostra America, 146-148.
- Manifesto indigeno. Contro le celebrazioni del V centenario della scoperta e della prima evangelizzazione dell'America latina, 149-150.
- L'Assemblea Nazionale Costituente e i diritti dei popolo indigeni nella Costituzione brasiliana, 151-152.
- La Delegazione Indigena Unitaria del Guatemala all'Onu, [Ginevra 1988], 153-154.

Indice tematico della rubrica “Culture indigene” nella rivista (1985-1990), 155-158.

Il fascicolo è illustrato con disegni a china del pittore cuna Nidali di Ustupu (Panamá). In copertina: Nidali, disegno a china.

XX Congreso Internacional sobre Nuevas Tendencias en Humanidades / Twentieth International Conference on New Directions in the Humanities, Department of Mediterranean Studies, School of Humanities, University of the Aegean, Rhodes, Greece, 20-22 June 2022

El término patrimonio cultural está formado por el sustantivo patrimonio y el adjetivo cultural. El significado de esta expresión no se refiere únicamente al valor estético de un conjunto de bienes, sino que está estrictamente ligado a la cultura de una determinada comunidad humana. La categoría de patrimonio cultural incluye bienes que tienen un significado cultural para un grupo humano específico. Los bienes que forman parte del patrimonio cultural representan la cultura, en ellos reside la parte visible de la memoria histórica y la identidad misma de una comunidad. La dimensión identitaria del patrimonio cultural se puede observar en diferentes niveles, desde las comunidades más pequeñas hasta el nivel nacional e internacional. En Italia, la protección y valorización del patrimonio cultural juegan un papel fundamental en la conservación de la memoria de la comunidad nacional y son importantes para la preservación del territorio y la promoción del desarrollo de la cultura, conforme a lo dispuesto en el segundo párrafo del artículo 1 del Código de los Bienes Culturales y del Paisaje. De esta forma, se reconoce en el patrimonio cultural nacional la dimensión identitaria. A nivel internacional, el término patrimonio mundial de la humanidad, formulado por la UNESCO, indica la herencia del pasado y a la vez el legado para futuras generaciones. En esta expresión emerge una dimensión identitaria del patrimonio mundial, porque designa el patrimonio común de la amplísima comunidad formada por toda la humanidad.

Quando il sinodo dà mandato nel settembre del 1915 alla Tavola Valdese di studiare la possibilità di stabilire un convitto a Torre Pellice, il tema è estremamente attuale: l'Italia ha emanato nel 1911 una legge fondamentale (n.487) che fa fiorire una rete capillare di opere educative sul territorio nazionale bruscamente interrotte dalla guerra e dalla mancanza di finanziamenti. L'iniziativa viene invece portata avanti autonomamente dalla Comunità Valdese, che cogliendo l'esigenza di ricordare i suoi caduti, promuove attraverso l'impegno personale del moderatore Ernesto Giampiccoli - provato anche dalla scomparsa del figlio - la realizzazione del convitto di Torre Pellice e della sua "succursale" a Pomaretto. Al sacrario-monumento fine a sé stesso viene quindi preferita un'architettura dell'assistenza, un'opera civile, sperimentale, simbolo di tempi nuovi, pubblica e aperta, finanziata con il concorso dei Valdesi, a partire dalle famiglie dei parenti dei caduti, e in larga parte da contributi stranieri tra i quali spiccano per entità le sovvenzioni della American Waldesian Aid Society. L'interesse per la costruzione è riscontrato anche dalla pubblicazione dell'opera sulla rivista specializzata "L'Architettura Italiana", dove lo stesso progettista, l'ingegnere architetto Emilio Decker, appena laureato, illustra le specifiche soffermandosi sugli aspetti compositivi e tecnico-igienici innovativi dell'istituto. Poca attenzione viene invece posta sulla questione stilistica, l'edificio è "moderno", concreto e funzionale, con linee ispirate al "nostro primo Rinascimento", in accordo a quella identità nazionale aspirata che gli eventi bellici portano a consolidare. Realizzati tra il 1920 e il 1922, i convitti valdesi delineano un quadro del cantiere post-bellico, con le difficoltà del reperimento materiali, l'aumento dei costi e le lotte sociali per le condizioni lavorative registrate dalla vertenza del costruttore Chauvie, oggi fonte preziosa di documentazione

● Peter A. Redpath; Marvin B. D. Peláez; Jason Morgan: Religion and Economics: Editors’ Introduction ● Renato Cristin: Proprietà e identità: La Dottrina sociale della Chiesa e l’unione fra cristianesimo e capitalismo [Property and Identity: The Social Doctrine of the Church and the Union between Christianity and Capitalism] ● Owen Anderson: What Can a Conversation between Ayn Rand, Socrates, and the Apostle Paul Teach Us about Our Highest Good? ● Thomas A. Michaud: Anatomy of the Progressive Revolution ● Peter A. Redpath: The Uncommon Common Sense of the Science of Economics: Sound Money and How it Relates to the Economist as Liberal Artist and Prudential Organizational Psychologist ● Jason Morgan: The ‘Unity of Economic and Moral Practice’: Japanese Religious Sensibility and the Person-Centered Economic Tradition of Japan ● J. Daniel Hammond: God and Man at the University of Chicago: Religious Commitments of Three Economists

Women's Mouvement: Women under Immigration, Nationality and Refugee Law, Trentham Books, Stoke-on-Trent. Bonfiglioli, C. (2012), Razzismo, sessismo, nazionalismo: dibattiti femministi e critica post-coloniale nel contesto italiano, in Curcio, A. e Mellino, M. (a cura di), La "razza" al lavoro, Manifestolibri, Roma. Brah, A. e Phoenix, A. (2004), Ain't I A Woman? Revisiting Intersectionality, in «Journal of International Women's Studies», V, 3. Busoni, M. (2005), Politiche della cultura e del corpo sessuato, in Busoni, M. e Laurenzi, E. (a cura di), Il corpo dei simboli. Nodi teorici e politici di un dibattito sulle mutilazioni genitali femminili, Seid, Firenze.

Football is one of the most important social phenomena of the 20th and 21 st centuries. It can be regarded as a kaleidoscope of human emotions, a stage from which to observe and study social reality. In the development of identity, sports are a means through which to create "Us" and "Them". Football goes beyond the mere sporting field and through identification with a team, people can express their own identification with something that goes beyond sports: city, region, specific subgroup, social class or ethnic group. In this paper I use qualitative research methods and audiovisual techniques to analyse the case of football fans of Naples Football team living in Barcelona. Within the migratory experience, many Neapolitans consider football as an additional component to maintain a close link with their own origins. Football allows them to feed the sense of belonging and (re)discover old and new identity elements. 1. Introduzione Il presente articolo nasce da un più ampio progetto di ricerca che ho svolto tra il 2010 e il 2015, presso l'Università di Barcellona all'interno del quale ho osservato e analizzato la vita di alcuni napoletani che vivono a Barcellona, nella prospettiva relativa alla circolazione di persone in Europa. Si tratta di un fenomeno in costante crescita, alimentato dallo sviluppo delle tecnologie comunicative e di trasporto che permettono di spostarsi in poco tempo, viaggiare a prezzi molto contenuti e di rimanere più rapidamente e quasi in modo immediato, e attivo, in contatto informativo e comunicativo con la propria famiglia con gli amici e con gli accadimenti del paese di origine. Nel lavoro di ricerca, partendo dalle storie di vita e dalla narrazione che queste persone fanno della propria esperienza, ho analizzato il rapporto che esse mantengono con la propria origine e con la riscoperta e la trasformazione dell'identità cui inevitabilmente si va incontro quando si decide di vivere in un altro paese. La nozione di identità è stata ampiamente trattata dalle scienze sociali, secondo diverse discipline e prospettive teoriche. Nella ricostruzione teorica del concetto di identità faccio riferimento a quei contributi che considerano l'identità come un fenomeno multidimensionale che si costruisce in un processo dinamico in costante trasformazione (Hobsbawn, 2000). Da un lato, l'identità si forma in una dimensione relazionale con l'altro in diverse situazioni intersoggettive. Dall'altro, il processo di configurazione identitaria si sviluppa in una dimensione associata alla narrazione (Pecchinenda, 2008) e alla rappresentazione di se stessi (Ricoeur, 1996). Un altro elemento che contribuisce alla formazione di questa identità è relativo alle esperienze previe rilevanti, individuali e sociali, che si basano sugli aspetti costruiti storicamente (Marcús, 2011) che formano parte del patrimonio culturale delle persone. Alla luce di queste premesse, ho ipotizzato che la distanza, non solo geografica, permetta di riscoprire il territorio di origine non solo come un elemento fisico, ma nella sua complessiva articolazione di segni e simboli, di miti e di riti, che rendono significativi momenti della

L'identità cristiana è argomento da studiare e intendere nel modo più corretto possibile, soprattutto in un tempo come il nostro nel quale si impone la necessità di ripensare convivenze tra diverse identità culturali e religiose. Galati 2,20 interpretato da Benedetto XVI e da Lui offerto nel 2006 alla Chiesa Italiana come testo scritturistico di riferimento per una riflessione sulla identità del credente e della comunità dei credenti, è un interessante punto di partenza per ulteriori riflessioni di carattere antropologico, possibili luoghi di dialogo e confronto tra credenti di diverse fedi, come tra i credenti e i non credenti.

I concetti che esprimono l'identità collettiva esercitano forze enormi e suggestive sul singolo, da un lato favorendone l'inserimento nella comunità, dall'altro rischiando di ostacolarne lo sviluppo libero e individuale in quanto cittadino. Sulla base di una ricerca qualitativa, l'autore esamina le concezioni di appartenenza in un microcosmo che trae il proprio fascino e la particolare compattezza dall'essere una minoranza etnica e culturale in Italia: il concetto di "Heimat" negli ambienti tirolesi dell'Alto Adige.
Dagli studi di caso, basati sulle interviste in profondità ai giovani tiratori scelti (gli  Schützen  ) realizzate una prima volta nel 1997 e una seconda dodici anni dopo, emergono aspetti complessi di un'identità ritenuta di primo acchito ristretta, difensiva e in parte intollerante. Sfidando i radicalismi politici giovanili l'autore opta per una pedagogia aperta, né opportunista, né timida, ma in grado di confrontarsi con i giovani in modo aperto e paritetico.

Il presente lavoro è dedicato allo studio del rapporto tra il paesaggio, il suo valore identitario, la sua tutela e l'utilizzo di forme di marketing raggruppate sotto il termine a ombrello 'marchio territoriale'. Nella prima parte verrà affrontato il significato simbolico, identitario del paesaggio e le sue connessioni con le comunità che lo abitano, sollevando il tema della sua conservazione. Nel secondo paragrafo verrà descritto sotto un profilo teorico e concettuale il 'marchio territoriale'. Il terzo paragrafo presenterà brevemente quattro casi studio di marchi territoriali presenti nell'arco alpino provenienti da quattro diverse nazioni. Nel paragrafo conclusivo, verrà avanzata la tesi per la quale il marchio territoriale può essere valido strumento di tutela del paesaggio, sia pur indiretta.

Dossier / 1993 Anno internazionale per le popolazioni indigene, a cura di Massimo Squillacciotti.
Indice:
- Squillacciotti Massimo, Presentazione, 27-28.
- Galeano Eduardo, Cinque secoli di arcobaleno negato nel cielo americano, 29-36.
- Panizzi Carla, Gli indigeni e l'Onu, 37-45.
- Progetto di dichiarazione universale dei popoli indigeni, 45-51.
- Calvaruso Andrea, Guatemala. Terra di maya o terra di cavie?, 53-59.
- Fabri Antonella, L'istituzione del terrore e la maschera come identità maya, 61-65.
- Cicogna Edda, Toj Medrano Maria, Omaggio alla donna nativa d'America, 67-71.
- Portugal Ana Maria, Le prime indigeniste, 73-75. Trad. di Edda Cicogna.
- Carignani Viola, Il viaggio in mezzo agli altri nel cinema Hollywoodiano, 77-80.

Il fascicolo è illustrato con xilografie tratte da José Borges, Sertão, a cura di Patrizio Esposito (Gamberetti Editrice, Roma 1993). In copertina: José Francisco Borges, Sertão. Il volo dell'ala bianca.

Il numero completo della rivista è reperibile nel relativo dominio di “Latinoamerica Archivio” al link https://independent.academia.edu/LatinoamericaArchivio.

Metodo, modernità, ragione, personalità, identità, sono tutti aspetti-chiave che caratterizzano la percezione del sé collettivo nella nostra civiltà cosiddetta occidentale. Quando si tratta di valutare una civiltà ritenuta altra e orientale, come quella araba, non di rado essi diventano termini di paragone e metri di giudizio. Proviamo a vedere come gli stessi concetti vengono percepiti in quella cultura, e se sussistono differenze tali, da poterne dedurre che il rapporto fra le due visioni del mondo sia criticamente dialettico – in senso storicamente costruttivo – oppure virtualmente antagonistico.

La reticenza della filosofia moderna e postmoderna ad inoltrarsi sulla strada della nominazione del principio della trascendenza solleva la domanda circa la dignità filosofica dell’interrogativo teologico. La corrente fenomenologica, nel prendere in conto la dinamica concreta dell’attuazione antropologica, non può esimersi dal considerare l’eccedenza originaria e incondizionata che genera la coscienza e la abilita a decidere radicalmente di sé. Nondimeno, permane anche nella fenomenologia un agnosticismo di fondo, che impedisce di identificare l’Alterità fondante con Dio. Dal canto suo, la teologia non può ignorare la forma pratica dell’esistenza, dal momento che il principio cristologico dell’auto-comunicazione divina implica in maniera costitutiva l’umano. Per il discorso teologico risulta perciò decisivo il riferimento alla fenomenologia la quale, uscendo dall’astrazione di una idealità psicologica e di una idealità metafisica che rimangono estrinseche alla coscienza e alla libertà in atto, crea le condizioni per una messa in rapporto del tema di Dio con l’istanza dell’unicità personale.  Il presente lavoro intende procedere precisamente in questa direzione. Prendendo in esame la fenomenologia ermeneutica di Paul Ricoeur e la fenomenologia trascendentale di Marc Richir secondo la rilettura teologica di Duilio Albarello e Dario Cornati, esso mette in luce l’intima correlazione della fede cristiana con un’antropologia della libertà di essere-sé.  Il primo capitolo è perciò dedicato all’interpretazione della fenomenologia dell’uomo capace, che Ricoeur sviluppa nella seconda parte del saggio postumo Percorsi del riconoscimento. Dopo aver restituito fedelmente il pensiero ricoeuriano, Albarello procede oltre, dischiudendo la dimensione teologica già presente tacitamente al suo interno. Ponendo a fondamento dell’homme capable la capacitas Dei, il teologo individua nel fenomeno religioso e nel suo inveramento cristologico il proprio dell’umano. Il secondo capitolo è invece consacrato alla fenomenologia genetica richiriana. Ampliando la nozione husserliana di intenzionalità, Richir individua nella Phantasia ciò che fa di un uomo un uomo. È infatti la percezione – non immediatamente il cogito – ad intuire il senso del mondo e la verità dell’affezione. Tale tesi non è priva di implicazioni antropologico-teologali, che Cornati evidenzia nel riferimento all’antica sapienza greca e cristiana. 
La conclusione vuol essere una ripresa critica del percorso svolto. Mettendo in luce i guadagni e i limiti delle proposte degli autori presi in esame, si rifletterà ulteriormente sulla fecondità del dialogo filosofico-teologico.

In questo scritto presento uno studio del Simposio di Platone, dello spazio scenico creato nel testo dalla narrazione –intrisa di nostalgia– di una serie di discorsi sull’amore. Nella scenografia verbale è possibile leggere la critica della concezione pederastica della sa- pienza, trasmissibile per contatto fra uomini, e la proposta platonica di rimpiazzare tale concezione con la figura di una sapienza tutta femminile, che non si dà per contatto fisico, ma per accoglimento psichico. L’unità tra forma e contenuto che caratterizza i dialoghi platonici ha richiesto che tale concezione fosse presentata da una donna, Diotima, a rappresentare l’esperienza creativa della generazione: lo sguardo filosofico che abbraccia la terra intera, coglie l’unità degli enti e dà loro i nomi e la vita.

Nel lavoro di Martino Lombezzi c’è una sottile lettura della memoria storica e una ricerca personale di conoscenza e divulgazione oggettiva. Fotografo dell’agenzia Contrasto, anche come docente nei suoi progetti si occupa di territorio e identità, in particolare in Italia, Medio Oriente e Balcani. Con un approccio freddo alla creazione dell’immagine e per una lettura chiara e pulita della storia, ogni singolo elemento nei suoi lavori è vestito di dignità e funzione informativa. L’autore nei suoi scatti sfida la presenza del vuoto e della fotogenia, unendo elegantemente in un unico progetto diversi generi fotografici per restituire un racconto visivo apparentemente privo di interpretazione.