Semiotic

È estatico ogni discorso che, costruendosi nel linguaggio e col linguaggio, rappresenta nondimeno una fuoriuscita da esso, un bloccarsi della semiosi, un venir meno delle distinzioni che fondano il senso. Trattasi dunque di un’impostura? Dell’evocazione impossibile, fra le maglie dell’immanenza, di una dimensione trascendente nella quale e verso la quale la prima si sfaldi, perdendo la consistenza di strutture e opposizioni? Rispondere affermativamente sarebbe forse semplicistico, sarebbe considerare l’estasi come puro effetto ottico, come sorta di trompe-l’oeil mistico. In realtà, come ogni trompe-l’oeil, anche l’estasi rinvia a qualcosa di più della propria semplice rappresentazione. Essa rimanda ai pregiudizi inconfessati di un’ideologia semiotica, alla trama nascosta, al negativo segreto che regge tutta la concezione moderna del senso e del linguaggio. Il discorso mistico, che corre parallelo e invisibile, spesso represso, a volte perseguitato, lungo tutta la storia delle religioni, esprime allora questo dubbio: e se il senso non fosse distinzione, separatezza, dualità? Se l’immanenza articolatoria che lo viviseziona non fosse che illusoria? A questo punta ogni racconto dell’estasi: al sospetto che i fondamenti della modernità, anti-mistici per definizione, non siano altro che una delle possibilità dell’umano, e che una storia non detta, in filigrana, si dipani accanto e sotto al moderno come traccia sbiadita di un altro percorso, di un altro modo d’intendere e di dire.

Le catalogue de jouets, envisagé comme dispositif de communication, a été étudié dans le cadre d’une linguistique textuelle qui prend en compte la situation de production. Posant qu’il existe un contrat de communication propre au catalogue commercial, j’ai mis en évidence les processus de construction du sens au sein d’un document polysémiotique – le catalogue de jouets. Le nom de jouet, le nom de marque, la photographie et le texte fonctionnent en synergie dans les modules-jouets – microstructures autonomes du catalogue.
Pour ce faire, j’ai utilisé les éclairages croisés de plusieurs approches et disciplines – morphologie et séman-tique lexicale, linguistique textuelle, analyse du discours, sémiologie de l’image. Les deux dispositifs imbri-qués – dispositif descriptif en lien avec la diffusion d’une information sur un produit et dispositif persuasif lié à la situation de communication (sphère professionnelle du commerce) – ont été analysés conjointement de façon à faire apparaitre les processus dynamiques engendrés par leur interaction. La (re)construction du sens qui s’opère dans le cadre d’une textualité « située » a été mise en évidence ainsi que les stratégies discursives à l’œuvre

Di tutte le annunciazioni che popolano la storia umana e le sue svariate tradizioni, al semiologo non interessa la fonte in sé, il numinoso che all’umano si rivolge per significargli di volta in volta la propria presenza, intenzione, sensibilità; interessa, piuttosto, il modo in cui a seconda delle epoche storiche, dei contesti culturali, delle vicende sociali, ma anche delle sensibilità individuali, uomini e donne hanno utilizzato i materiali del mondo, quelli dell’immanenza, per forgiare i significanti del divino. Ovvero, specularmente, il modo in cui hanno immaginato, e creduto con fermezza, che tali materiali divenissero d’un tratto appannaggio di una divina intenzione di comunicare, stoffa della rivelazione, parole annuncianti. Al teologo, non al semiologo, spetta immaginare la ricostruzione della totalità a fronte della quale si dipana il messaggio divino nella sua vicenda immanente. Al semiologo tocca invece un compito che è insieme più modesto e più costrittivo; innanzitutto raccogliere e inventariare queste tracce: in quali circostanze gli uomini e le donne hanno raccontato e raccontano di un loro incontro con il divino? Utilizzando quali segni? Piegandoli a quali necessità comunicative? Il compito successivo, più arduo, è analizzare questi segni, con gli strumenti di cui dispone la metodologia semiotica, per capire se si possano in qualche modo catalogare, suddividere in tipologie, distribuire in atlanti che, anche al di là e a dispetto delle differenze d’origine storica e confessionale, manifestino nondimeno dinamiche comuni nella costruzione e nell’elaborazione del linguaggio.

Analisi semiotica di un racconto. Tesi di Laurea 2007. Dal metodo greimasiano che considera il tempo un risultato di superficie sull'immanenza statica della struttura del senso in narrativa, alle ultime evoluzioni della semiotica sui regimi temporali (Bertrand, Fontanille), passando per la semiotica enunciativa (Benveniste, Coquet) e il rapporto fra tempo e racconto nell'ermeneutica di Paul Ricoeur, l'analisi semiotica del "Giardino dei sentieri che si biforcano", sul modello classico ideato da Greimas per il racconto di Maupassant, fa emergere la dialettica tra tempo cronologico e non-tempo della coscienza nell'orizzonte poetico di J. L. Borges, dove una precisa estetica della finzione lavora alla costruzione di "visibili irrealtà" nell'articolare fantasie che negano il tempo cronologico. Dall'analisi emergono anche evidenze sul legame tra identità e narrazione, essere e tempo, verità e veridizione, senso e offerta di senso.

Semiotics (sometimes spelled “semeiotic”) is the name first given by John Locke, and later reprised by Charles S. Peirce, for the “doctrine of signs,” or the study of how some things can stand for other things to still other things. This deliberate inquiry can be contrasted with “folk semiotic” accounts, which assume that there is some intrinsic feature about, say, the human voice or a painted board that makes them capable of signifying. Such a naive assumption does not withstand serious scrutiny. From a philosophical standpoint, what makes something a sign is an involvement in a specific sort of triadic relation. This relation is found in human/nonhuman and deliberate/nondeliberate signs alike. Semiosis, the action of signs, is what permits communication, but it is wider than communication. For example, if while in an adjacent room I smell that the turkey in the oven is ready, my pet dog can smell it too, and the turkey is not trying to “tell” us anything. But if the cook in the kitchen tells me it is ready, I receive that message, while my dog hears the sounds but is none the wiser (in contemporary semiotic parlance, my dog and I couple our Umwelten via indices, but the symbols at hand generate interpretants only in my anthroposemiosis). In spite of the fact that it has a long and distinguished history (especially during the medieval period), general inquiry into signs became an organized research program only in the mid-20th century. Today, in addition to philosophers, semiotics attracts a wide range of scholars, such as ethologists, cognitive scientists, linguists, art historians, logicians, media theorists, literary critics, computer programmers, biologists, sociologists, and so on. From a methodological standpoint, then, parochialism is not an option. The scholarly literature can nevertheless be fruitfully divided into theoretical and applied strands. Not surprisingly, most philosophers drawn to semiotic questions work in the former strand. Semiotics is not to be confused with “semiology,” a (now largely defunct) project that originated in the lectures of the linguist Ferdinand de Saussure and which was active in the 1960s, mainly in France. Semiotics, by contrast, is a vibrant tradition that continues to flourish worldwide. Although some persist in employing the term “semiotics” when discussing narrow studies that focus exclusively on cultural codes, such terminological misuse masks the fact that a study of signs is broader than a study of language. A sustained philosophy of signs, then, promises (as Locke initially surmised) to yield truly novel insights.

Un vento di protesta sta scuotendo il mondo intero. È un vento che soffia da lontano, ma in questi ultimi tempi si è fatto impetuoso. Le elezioni presidenziali in Iran nel 2009, i moti di rivolta in Tunisia, Egitto, Siria, per tutto il Medio Oriente; l’occupazione simbolica di Wall Street; il “15 de M” spagnolo, con la Plaza de Sol gremita di dimostranti; i sollevamenti contro il TAV Torino-Lione in Italia, le lotte degli operai e quelle dei disoccupati; il sommovimento politico contro governi vecchi e inefficienti. Pare che a un certo punto della storia il mondo si sia acceso, e continui a pulsare con luce intermittente sin da allora: fuochi di protesta divampano, si diffondono, divorano regimi, governi, leggi; alcuni si propagano da una parte all’altra del globo attraverso la nuova scintilla di Internet, altri si sopiscono ed estinguono.
Lo studioso può, come ogni altro, entusiasmarsi di fronte a tanta energia umana, a tanto desiderio di rinnovamento, allo spettacolo del motore della storia che sembra come per incanto prendere abbrivio e non arrestarsi più; lo studioso può appassionarsi a tutto questo e forse deve. Però lo studioso deve, innanzitutto, capire e aiutare a capire. Perché la protesta si scatena in certe circostanze e non in altre? Cosa muove gli individui, i gruppi, i popoli a sognare uno stato di cose differente, ad accorgersi dell’inadeguatezza delle proprie esistenze, a produrre linguaggio e azione per cambiarne i connotati? Che cosa fa scattare in alcuni la molla della protesta, e cosa spinge invece gli altri a tacere, a sopportare, ad accettare? E poi come si costruiscono i modi della protesta, secondo quali leggi, quali regolarità, quali innovazioni?
Comprendere i modi attraverso cui individui e gruppi attualmente costruiscono i testi della protesta e come tali testi si volgano in testimonianza sociale più o meno efficace pare un compito imprescindibile per una semiotica che si voglia sempre più al centro della società contemporanea e delle pressanti richieste di conoscenza che da essa promanano.

К семиотическому определению понятия «модель» как гиперонима понятия «знак» 1. On semiotic definition of the concept of «model» as a hypernym for the concept of «sign». Аннотация В статье рассматриваются различные философские определения понятия «модель». Дается их критика. Рассматривается структура ситуации моделирования. На основе этого рассмотрения делается попытка заново определить понятие «модель». Вводится понятие транзитивной цепочки моделей с целью использовать его для определения понятия «знак». The paper concerns different philosophical definitions of the concept of «model». They are subjected to criticism. A new scheme of modelling is discussed and a new definition of the concept of model is proposed. A concept of a transitive chain of models is introduced and it will be used to define the concept of sign. Ключевые слова: моделирование, модель, определение понятия «модель», знак, структура знака, определение понятия «знак».

ATTANTI, ATTORI, AGENTI
Senso dell’azione e azione del senso
Dalle teorie ai territori
a cura di Massimo Leone
Lexia (3-4), 2009

pp. 359-370


Attanti, attori, agenti: Facebook e la celebrazione della
quotidianità

Azione e reazione, si è perché si fa. La capacità di agency in Facebook è il motore che alimenta il meccanismo organizzativo e di contatto del social network. Questo articolo vuole indagare quali sono le strategie comunicative (codici, tone of voice, argomentazioni, valorizzazioni) che inducono l’utente a rivestire determinati ruoli all’interno del social network e come la capacità di agency si esprima attraverso essi.

Agency, actor, agents: Facebook and the celebration of
the daily life
Action and reaction, the capacity of agency in Facebook is the
engine that feeds the organizational mechanism and exploits the identities in the social network. This paper wants to investigate about the Facebook’s internal communication strategies (codes, tone of voice, argumentation, values) persuading the user to put on specifics roles and how the agency’s capacity express itself through them.


Facebook, social network, agency, semiotic, strategies

The call for applications of the doctoral program in semiotics at the University of Turin has just been published.

Scholarships are available for both Italian and international candidates.

https://en.unito.it/postdegree/phd/arts-and-humanities

Present-day economically developed societies devote unprecedented attention to food. The culinary discourse, in all its facets, gains increasing centrality in cultures. Institutions, media, and common people are obsessed with what they eat. In Italy, a country already aware of itself as regards food, gastronomy turns into the main concern, the most debated and cared of system of norms. Social phenomena like Slow Food and Zero Kilometer originate in Italy and then conquer the world, claiming that improving the quality of food is the way for a better planet. But what is the deep cultural meaning of this massive trend? What lies behind the culinary reason? Aesthetic neutralization of socioeconomic conflicts, chauvinistic marketing of stereotypes, and anti-intellectual subversion of sensorial hierarchies, the article contends.

Abstract

The aim of the article is to further define the significance-effect in relation to the American philosopher Charles S. Peirce concept of interpretants. An interpretant is an effect of meaning that occurs whenever a mind becomes exposed to a sign. However, the significance-effect only occurs when the interpreter truly understands the information communicated. In order for the successful communication to take place several conditions must be fulfilled. The article investigates these conditions and as examples of the significance-effect the concept of brands and branding becomes analyzed.

The way in which people change and represent their spiritual evolution is often determined by recurrent language structures. Through the analysis of ancient and modern stories and their words and images, this book describes the nature of conversion through explorations of the encounter with the religious message, the discomfort of spiritual uncertainty, the loss of personal and social identity, the anxiety of destabilization, the reconstitution of the self and the discovery of a new language of the soul.

C. S. Peirce is often credited as a forerunner of the verificationist theory of meaning. In his early pragmatist papers, Peirce did say that if we want to make our ideas clear(er), then we should look downstream to their actual and future effects. For many who work in philosophy of mind, this is enough to endorse functionalism and dismiss the whole topic of qualia. It complexifies matters, however, to consider that the term qualia was introduced by the founder of pragmatism himself. Peirce was adamant that only triadic relations can support language and cognition. Even so, he insisted on purely logical grounds that, when we analyze triadic signs all the way, we are left with a qualitative residue he called Firstness. Such an isolated relatum could never be studied experimentally. Yet, given that this primitive state can be confirmed by means of a formal or prescissive distinction, I believe the Peircean account can do justice to many of the intuitions that generate the so-called hard problem of consciousness. My goal, then, is to show that Peirce's semiotic commitment to qualia is compatible with his foundational statements about pragmatism.

Aborder De la Certitude par le prisme de l’induction, ce serait apparemment mettre le doigt sur une convergence massive entre Wittgenstein et Hume. Nous nous efforçons de mettre en cause les présupposés d’une lecture humienne de ces notes en montrant que la réponse de Wittgenstein au scepticisme ne s’inspire ni d’une "solution sceptique" d’inspiration naturaliste, ni d’un naturalisme consistant qui se présenterait comme une réponse directe au scepticisme. Wittgenstein nous propose, plutôt qu’une reformulation du problème de l’induction, une remise en cause du problème lui-même : nous défendons par conséquent que ces notes peuvent être lues comme une mise en cause radicale de la menace agitée par Hume dans l’Enquête. Nous le montrons en distinguant deux versions de la dissolution du problème de l’induction que nous nommons faible – c’est la reformulation strawsonienne du problème (le problème de l’induction est dissous (par Hume) dans l’exacte mesure où il se confond avec le faux problème de sa justification, l’adoption d’un naturalisme pragmatique rend la justification rationnelle des procédures inductives dépourvue de sens, pour ce faire, nous mettons en relation les premiers écrits de Strawson son Introduction to Logical Theory avec les conférences plus tardives Skepticism and Naturalism, 1985), et forte – c’est la retraduction putnamienne du problème (dans « Strawson and Skepticism » et « Rethinking Mathematical Necessity »), selon laquelle on assiste bien plutôt à une remise en question du problème de l’induction lui-même. Putnam y montre en effet que la mise en cause de l’uniformité de la nature est radicalement incohérente.

For E.B. Tylor (and J.G. Frazer), cultural survivals were those “processes, customs, opinions and so forth, which have been carried on by force of habit into a new state of society different from that in which they had their original home” (Tylor 1871: I, 14-15). Culture was supposed to move in an orderly progression from savagery to civilization. Yet rather than gradually disappearing, survivals lay dormant in their cultural hosts, arising to disrupt the smooth progress of civilization. More than anachronism, they fed on the energy of the modern, masquerading as science and dragging down progress. For Tylor, the role of anthropology as a “reformer's science” was to ferret out these primeval rocks and remove them. But the other side of survivals is the possibility that they might arrest the linear progress of Western capitalism, parasitically transforming globalization in subversive ways that gesture to alternatives. This is at the core of Benjamin's and Bloch's evocatio...

The traditional object of semiotics, the sign, stems from a selection. The signifying side of the sign never simply reproduces the signified one but singles out an aspect of it. “Aspect” (from the Latin “aspicere”, “to look at”) etymologically designates what appears, what presents itself to the eyes, as well as the way in which this presentation takes place. In English, “aspect” enters the language in the late 14th century as an astrological term, indicating the relative position of the planets as they appear from earth (i.e., how they ‘look at’ one another).
Generally speaking, the aspect in semiotics is everything that pushes reality to turn into signification “in some respect”. The word “respect”, famously chosen by Peirce in his canonical definition of the sign, may be regarded as a cognitive variant of the word “aspect”. If “aspect” is a particular way of looking at things, “respect” is a particular way of thinking of things. The respect is the inward counterpart of the aspect. The aspect is the outward counterpart of the respect. However, both refer to the same process: meaning derives from selection, and looking is the model and utmost metaphor of it. Peirce’s distinction between “dynamic object” and “immediate object” could not make sense without involving some form of aspect or respect. Indeed, most interpreters of Peirce describe the immediate object not as some additional object distinct from the dynamic one but merely as some “informationally incomplete facsimile of the dynamic object generated at some interim stage in a chain of signs” (Stanford Encyclopedia of Philosophy). The fact that this “facsimile” is incomplete is the consequence of the fact that some cognitive and cultural forces shape the sign into the result of a series of aspects and respects, highlighting certain qualities of the dynamic object while playing down or simply ignoring some other qualities.

O “falso” é um elemento central nas ciências naturais, nas ciências sociais e nas humanidades. Também é fundamental na sociedade, na economia, na política e no direito. Em última análise, é a principal força por trás da criatividade e fantasia dos artistas. Muitos estudos e investigações foram dedicados ao falso. No entanto, as novas tecnologias de comunicação digital estão mudando drasticamente o cenário. Alguns dos fenômenos mais perturbadores das sociedades modernas, da “pós-verdade” (“post-truth”) às notícias falsas (“fake news”), das teorias da conspiração ao “falso profundo” (“deep fake”), originam-se na encruzilhada entre as invenções tradicionais e os novos simulacros. Abordagens convencionais para verdade e falsidade, autenticidade e simulação, fato e ficção são cada vez mais insuficientes para lidar com os novos híbridos da comunicação digital. Uma sinergia sem precedentes entre as ciências naturais e sociais, acadêmicos e partes interessadas da sociedade, pesquisadores e artistas é necessária para avaliar o papel mutável da falsificação nas sociedades contemporâneas. O artigo propõe um novo quadro de epidemiologia semiótica da cultura para o estudo do falso nas sociedades digitais contemporâneas.

Este texto e parte das reflexoes teoricas do nosso Pos-doutorado realizado junto ao Laboratorio de Antropologia Visual da Universidade Aberta de Portugal que abordou aspectos interculturais do estudo fotoetnografico da publicidade e do consumo alimentar no Brasil e em Portugal. Aqui serao ressaltados os aspectos referentes as contribuicoes da semiotica para o estudo das comunicacoes publicitarias de alimentos. A proposta e entender os modelos de analise semiotica da publicidade como um meio de operacionalizacao da descricao densa, na perspectiva etnografica, a partir da interface interdisciplinar com a producao de sentido das imagens publicitarias, no campo da alimentacao, apresentado a analise de um anuncio do azeite Gallo como exemplo.