Urbanistica E Pianificazione

L’edilizia convenzionata rappresenta una forma particolare, ma molto comune di edilizia pubblica. L’acuirsi della crisi economica e finanziaria, che negli ultimi anni ha colpito il nostro Paese, ha inevitabilmente dato origine ad innumerevoli problemi durante la fase di realizzazione degli impegni assunti in sede di convenzione. Il saggio si pone l’obiettivo di esaminare l’ipotesi di fallimento della cooperativa concessionaria ed, in particolare, se la sentenza di fallimento comporti l’automatica decadenza della convezione stipulata con l’Amministrazione Comunale. Un ulteriore quesito riguarda, poi, le sorti della convenzione in caso di risoluzione del contratto di locazione stipulato tra la cooperativa fallita ed il
proprietario dei terreni su cui devono essere realizzati gli alloggi.

Il lungo lavoro di Bernardo Secchi, nei progetti, negli scritti, nella costruzione di una discussione pubblica, può essere letto come un esercizio inflessibile sul modificarsi incessante delle pratiche e dei saperi di un’area disciplinare premuta dal mutamento della società, della struttura del potere, dei comportamenti individuali e collettivi, dei valori e degli immaginari che attraverso di essa si esprimono. «L’urbanistica è attività eminentemente rivolta a un futuro possibile – scrive Secchi –, che cerca di costruire, attraverso il progetto, il miglioramento della vita degli abitanti di una città o di un territorio».

Questo volume raccoglie venti saggi, alcuni dei quali inediti e molti pubblicati in altra lingua, scritti tra il 1999 e il 2014. È un libro che dialoga pertanto con altre raccolte di testi di Bernardo Secchi, disegnando la sua riflessione nella stagione più recente.
Accanto agli scritti di Secchi e ai saggi interpretativi, i regesti completi degli scritti e delle opere, dal 1962 al 2014, permettono di rintracciare le relazioni con i luoghi, gli interlocutori e i contesti che Secchi ha costruito nel tempo, entro un percorso di studio e lavoro straordinariamente ricco e articolato che lo ha portato a progettare, insieme a Paola Viganò, in numerose città europee. I piani per Anversa e le visioni di territorio per la Grand Paris, Mosca e Bruxelles sono divenuti importanti laboratori e occasioni di affinamento di un approccio all’urbanistica in continua tensione con le grandi questioni contemporanee attinenti al territorio, all’economia e alla società.
Un percorso delineato dallo stesso Secchi nel testo autobiografico "Ho conosciuto dei maestri", scritto in occasione del conferimento del premio speciale del Grand prix de l’urbanisme e presente in questo volume.

Questo articolo ha lo scopo di illustrare brevemente ma in maniera significativa le potenzialità e le possibilità che un software GIS può dare alla pianificazione e alla progettualità a scala urbana per la messa in sicurezza dei territori. Per fare questo prendiamo in esame la redazione del Piano di emergenza comunale del comune di Bacoli in provincia di Napoli.
Con l’istituzione della Legge 100/2012, che modifica e integra la Legge n. 225 del 1992 “Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile”, le attività relative alla prevenzione, alla tutela e alla applicazione della normativa tecnica vengono esplicitate per la prima volta, sottolineando l’importanza della “pianificazione dell’emergenza”. Una novità importante riguarda il ruolo e il valore dei Piani Comunali di Emergenza che devono essere redatti entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge e periodicamente aggiornati.
Il Dipartimento di Architettura dell’Università di Napoli “Federico II” ha avviato, in collaborazione con il Comune di Bacoli,  la redazione di questo strumento di pianificazione utilizzando il software Esri ArcGIS per le fasi di analisi del territorio, per le strategie da attuare e per gli interventi progettuali da realizzare affinché il territorio comunale possa essere messo in sicurezza e rispondere alla normativa vigente seguendo le linee guida proposte dalla protezione civile.
L’utilizzo del software GIS per questo tipo di lavoro è stato fondamentale in quanto, partendo dalla fase di analisi del territorio e dei diversi sistemi che lo compongono (sistema infrastrutturale, sistema insediativo, sistema ambientale) e gli  strumenti di pianificazione vigenti, ed “intrecciando” i dati, sono emersi fin da subito i “luoghi critici” su cui intervenire.
I passaggi fondamentali per la redazione del piano possiamo riassumerli in 4 fasi:
1. Implementazione delle informazioni dei dati geografici di base;
2. Elaborazione dei dati attraverso gli strumenti di Geoprocessing;
3. Individuazione delle attrezzature pubbliche da utilizzare come centrali di controllo;
4. Progetti urbani prioritari.
La prima fase della redazione del piano è stata la raccolta dei dati di base e la loro cartograficizzazione. I dati geografici esistenti, reperibili nel Geoportale - Sistema Informativo Territoriale della Regione Campania e in altri portali open source come Open Street Map, sono stati molto utili ma insufficienti a creare un geodatabase completo che consentisse di passare dalla prima fase di analisi ad una seconda fase di tipo progettuale. Per l’implementazione dei dati nel sistema si è quindi proceduto con l’inserimento dei dati Istat relativi alla popolazione divisa per sezioni censuarie, al flusso di pendolari, alle informazioni presenti nel Piano urbano del traffico, ai dati presenti nel Psai redatto dall’Autorità di Bacino e dei dati forniti dall’ufficio tecnico comunale relativi al patrimonio edilizio e alle attrezzature pubbliche presenti sul territorio.
Implementati i dati nelle tabelle degli shapefile si è passati alla seconda fase relativa alla loro rielaborazione; mediante gli strumenti di Geoprocessing e attraverso il comando Intersect presente nell’ArcTool Box,  sono stati incrociati i dati relativi alla densità abitativa (provenienza Istat) e i dati relativi il sistema infrastrutturale (cartografati e georeferiti nuovamente e prelevati dal PUT). Questa prima elaborazione di Geoprocessing è di fondamentale importanza per la redazione del piano in quanto fin da subito ha mostrato chiaramente i punti di “conflitto”, ovvero quelle criticità su cui  intervenire affinché l’intero sistema rispondesse alle esigenze richieste dal piano e alla sua reale attuazione. La rete infrastrutturale è, per questi strumenti di pianificazione legati alla sicurezza e alla messa in sicurezza della popolazione, il perno centrale per le scelte progettuali. Un sistema infrastrutturale realmente messo a “rete” con gli altri sistemi, efficiente e funzionante, rappresenta l’impalcatura di base per predisporre ed individuare le aree destinate ad accogliere le strutture dedicate all’emergenza come i centri di raccolta e le aree di ammassamento di soccorritori e risorse.
La terza fase di indagine è stata quella relativa alla individuazione delle strutture pubbliche da destinare al coordinamento per la gestione dell’emergenza. Le strutture presenti, per le quali attraverso i dati forniti dall’ufficio tecnico comunale è stato creato un file dedicato, sono state individuate anche in questo caso attraverso gli strumenti del Geoprocessing ed in particolare con l’utilizzo del comando “Near” che ha permesso di individuare quelle strutture con determinate caratteristiche fisiche che ricadevano nelle aree in cui la rete infrastrutturale, il sistema ambientale e quello insediativo non presentano problematiche e, non a caso, il software ha individuato, come struttura pienamente compatibile che soddisfa tutti i requisiti, la base navale della Guardia di Finanza.
La quarta ed ultima fase, che è stata fatta allo scopo di ottenere ulteriori informazioni e nuovi dati utilizzabili, è stata quella di inserire tutti gli elementi relativi al rischio frana e al rischio idrogeologico forniti dalla Autorità di Bacino. Questi ulteriori elementi hanno permesso, oltre ad una definitiva individuazione delle aree idonee da attrezzare al soccorso, di individuare gli ambiti prioritari sui quali intervenire ovvero quegli elementi presenti in tutti e tre i sistemi (insediativo, infrastrutturale, ambientale) dove, adottando le strategie più adatte per poter agire, intensificare le  ipotesi progettuali da attuare per la messa in sicurezza del territorio. Interventi prioritari che diventeranno dei veri e propri progetti urbani, elementi centrali e non “autocentranti” da inserire anche nelle strategie del Piano urbanistico comunale.
Tutte le analisi che sono state svolte sono rese accessibili attraverso l’elaborazione e la sovrapposizione di un grande quantitativo di informazioni e questo non sarebbe stato possibile senza l’utilizzo di un software GIS.
I software GIS se correttamente utilizzati e aggiornati, sono strumenti dalle potenzialità uniche capaci di gestire le problematiche territoriali, di graficizzarle e di renderle disponibili e comprensibili a tutti in modo che, così come stabilito alla protezione civile, la popolazione sia costantemente informata.

Studio del sistema paesistico storico dei Navigli della Martesana e di Paderno
L'identità storico-paesistica dei navigli alla luce delle fonti documentarie ed iconografiche  (1° parte – novembre 1999  /  2° parte – aprile 2000)
Abstract
Elenco e fonti delle illustrazioni riprodotte  (1° parte)
Elenco e fonti delle citazioni trascritte e delle illustrazioni riprodotte (2° parte)
Bibliografia

A partire dagli ultimi decenni del secolo scorso, l'urbanistica ha conosciuto un momento di grande espansione, arrivando a costruire attorno a sé un pubblico sempre più ampio composto da specialisti e non. Il tema della città, o in generale quello degli spazi di vita collettivi, ha infatti coinvolto una molteplicità di saperi, discipline ed interessi dimostrando come esso non riguardi solamente problemi di carattere tecnico-funzionale, e mostrando quanto in verità parlare di città significhi parlare dei cuori pulsanti delle società contemporanee: luoghi di conflitto e produzione, di creazione e decisione, di desideri e cambiamento. Vorremmo così cogliere l'occasione della riedizione di questo importante testo di Bernardo Secchi " La città dei ricchi e la città dei poveri " , per farne una breve presentazione e per rilanciare con forza una questione che riteniamo essere certamente molto articolata e spigolosa ma di assoluta attualità e urgenza, ovvero quella riguardante il rapporto fra urbanistica, etica e politica. Una primissima osservazione che vale la pena evidenziare, riguarda la (relativamente) recente emersione di questo tema a livello di dibattito internazionale, aspetto che delinea un notevole cambiamento nelle sensibilità intellettuali degli studiosi e più in generale dell'intera società. Il primo importante studio a riguardo è infatti rappresentato dall'opera di David Harvey " Social justice and the city " (1988), un libro doppiamente importante perchè: per un verso mostra la stretta relazione che lega la distribuzione delle ingiustizie sociali alla produzione dei vari spazi di vita, per l'altro afferma ancora una volta come il lavoro dell'urbanista, sia quello teorico che pratico, diventi inevitabilmente, per usare le parole di Secchi, «un continuo esercizio radicale di critica sociale». Punto di partenza per entrare in " La città dei ricchi e la città dei poveri " deve così 1 essere la presa di consapevolezza che non esiste una neutralità né degli spazi né di chi li progetta, il che rende l'etica una presenza tanto scomoda quanto inevitabile. Non è un caso dunque che l'intero lavoro di Secchi abbia come punto di inizio la crisi epistemologico-politica dell'urbanistica iniziata negli anni '60, momento nel quale l'autore comincerà proprio la sua lunga riflessione su ciò che con un termine cinquecentesco chiamerà la politica della Renovatio Urbis, cioè un ripensamento del progetto urbano a partire dalla volontà di risoluzione dei tre grandi problemi che segneranno in maniera costante il disegno della città futura (per noi contemporanea): 1) la questione ambientale e di sostenibilità energetica, 2) una mobilità

Rispetto alle precedenti esperienze normative di contrasto al fenomeno dello spopolamento, basate più su un sistema autoritativo di contenimento alla libera circolazione tra città e campagna, i recenti interventi legislativi di approccio al problema sono finalizzati verso due direttrici di fondo: il finanziamento operativo degli interventi di coesione sociale, anche attraverso la valorizzazione delle risorse dei territori interessati, e la progressiva tendenza a favorire i processi aggregativi nella gestione di funzioni e servizi.
Anche a livello programmatico, sull’abbrivio di quanto già rilevato in sede europea, nell’ambito del programma nazionale di riforma è stata varata anche la Strategia nazionale delle aree interne, che ha rappresentato una delle linee strategiche di intervento dei Fondi strutturali europei del ciclo di programmazione 2014-2020.
Tuttavia, se l’intento politico sotteso dai vari interventi è chiaro, maggiori perplessità possono sorgere sull’idoneità degli strumenti al raggiungimento degli scopi prefissati, laddove, infatti, per la concreta attuazione di effettive politiche di coesione sociale e territoriale, appare comunque necessaria una presa di posizione che, dalla programmazione strategica e integrata degli interventi politici di coesione sociale, si raccordi direttamente con la pianificazione urbanistica multilivello e di dettaglio. Dalla prospettiva prettamente giuridica, tuttavia, il fenomeno dello spopolamento, oltre all’evidente disallineamento delle previsioni urbanistiche, vede anche due grandi limiti strutturali che frenano l’operato dei pubblici poteri.
Il primo è rappresentato dalla mancanza di effettività dell’azione amministrativa dei livelli di governo più prossimi alla popolazione. Il secondo, invece, è dato dai problemi di coordinamento delle risorse economiche stanziate per farvi fronte, sia rispetto alle esigenze sociali delle popolazioni interessate, e sia rispetto alla mancata completa sinergia con i privati da coinvolgere nel processo.

2012 - Terzo libro sull'urbanistica Calabrese.
Dopo dieci anni di riforma urbanistica molto travagliata, anche da scontri istituzionali molto duri
tra Provincie e Regione, il saggio analizza i PSC già presentati e ne riporta molti esempi sui temi più
pregnanti come: la premialità sugli incentivi, la perequazione, i bandi di interesse diffuso, ecc. Vengono
anche analizzate le modifiche alla normativa dell’agosto 2012 che cambiano le fasi di approvazione ma,
soprattutto, inseriscono alcune modalità di gestione dei piani approvati, come gli uffici del piano e gli
sportelli unici ambedue associati.
Nonostante che il giudizio sulla LUR sia sempre positivo vengono esposte alcune “questioni
aperte” che rappresentano dei punti critici da tenere presente: la questione del dimenticato POT e quindi
della impossibile flessibilità del PSC; la questione dei controlli amministrativi divenuti labili e lasciati
all’informazione dell’opinione pubblica e delle opposizioni politiche, gli aspetti conformativi del PSC, il
problema del dimensionamento, ecc.

Il campo dell’abitare sociale è stato attraversato negli ultimi decenni da una pluralità di fenomeni che hanno riguardato la composizione demografica, l’assetto urbano delle città postindustriali, le politiche abitative e di welfare, la condizione economica e sociale della popolazione. Al nuovo housing viene richiesto di contribuire al miglioramento della qualità urbana, alla sostenibilità energetica e ambientale, al contrasto della segregazione urbana e abitativa delle fasce più disagiate, alla facilitazione di relazioni di socialità e di solidarietà tra gli abitanti. Il volume è l'esito di una ricerca finanziata dalla Regione Toscana, che ha cercato di rispondere informa interdisciplinare alle questioni della casa, puntando a definire alcune buone pratiche in forma di linee guida. Le linee guida evitano il consueto rigido approccio normativo o prestazionale, e si propongono invece come suggerimento utile, analogia, riferimento, modello progettuale, agendo su un piano più intuitivo e di elaborazione tematica, tipico di ogni approccio progettuale. Per questo motivo il volume è diviso in quattro sezioni secondo una progressione che va dalla fase di pianificazione a quella di gestione degli interventi: 1) gli aspetti urbanistici e pianificatori, curati da G. De Luca e G. Gorelli; 2) gli aspetti architettonici e funzionali, curati da F. Rossi Prodi; 3) gli aspetti costruttivi e tecnologici, curati d M. De Santis; 4) gli aspetti gestionali, curati da S. Stanghellini

Un Piano federato per i 10 Comuni dell’Imolese

Il Nuovo Circondario Imolese (NCI), istituito nel 2004 con Legge Regionale, raggruppa i 10 Comuni dell’imolese e rappresenta l’area più estesa territorialmente e con il maggior numero di abitanti (133.221 al 2012) rapportato alle altre Unioni Comunali dell’Emilia-Romagna.

Il Nuovo Circondario Imolese, pur situandosi nella Provincia di Bologna, ricopre da sempre il ruolo di cerniera fra l’Emilia e la Romagna.

I Comuni del Nuovo Circondario Imolese, dopo avere costituito nel 2007 un Ufficio di Piano Federato, si sono dotati di un Piano Strutturale (PSC) e di un Regolamento Urbanistico ed Edilizio (RUE) federati adottati, ad oggi, in quattro Comuni: Castel San Pietro Terme (ab. 20871), Fontanelice (ab. 1954), Imola (ab. 69774) e Medicina (ab. 16865).

Il Piano, impostato durante la crisi economica, ha comportato un profondo aggiornamento della governance locale, commisurando strettamente le previsioni insediative sia di carattere abitativo che produttivo alla presenza dei servizi sociali di base (nidi per l’infanzia, scuole, sanità, assistenza agli anziani, etc.) e all’occupazione, identificando il “lavoro” come dotazione sociale fondamentale e prioritaria. Il PSC ha guardato subito al POC come lo strumento operativo essenziale per gli interventi e ne ha determinato in modo stringente procedure e contenuti. Ne sono scaturite politiche di riduzione del consumo di suolo e di ottimizzazione dei servizi pubblici.. Il Piano Strutturale Comunale (PSC) indica al Piano Operativo Comunale (POC) i contenuti prioritari, quali:il recupero e la riqualificazione di aree compromesse e/o dismesse, l’insediamento di imprese e di start-up innovative e legate alla green economy, la puntuale attenzione al territorio extraurbano sia come ambito produttivo e ambientale di qualità, sia come ambiente con alte valenze (geomorfologiche, naturalistiche, antropiche, etc.), l’eventuale attuazione di nuove aree unicamente in presenza dei relativi servizi e delle potenzialità occupazionali attuabili.

La localizzazione delle città e la loro forma ha subito, nella storia, l'influenza dei corsi d'acqua. Essendo sempre stata una preziosa risorsa, si può scoprire nel passato soluzioni di utilizzazione e convivenza tanto più preziose oggi quando l'acqua diventa un bene sempre più prezioso e il suo uso necessariamente deve assumere un approccio sostenibile.

Una breve presentazione di alcune parole chiave che sono indicatori delle linee di ricerca rivolte all'innovazione della pianificazione delle città e del territorio. L'articolo fa da introduzione agli atti della XI Giornata di studi INU, tenuta a Napoli il 14 dicembre 2018.

La ricerca esamina lo stato del governo del territorio nella regione Campania. Oltre a considerare la pianificazione di area vasta, conteggia la tappa del procedimento di approvazione dei PUC di ciascun comune, articolati per province. Sono anche presi in considerazione, la pianificazione attuativa e le deroghe. Sulla base dei dati raccolti, si individuano le difficoltà e le cause della lentezza dei procedimenti, suggerendo sia modifiche del modello di piano e della relativa legislazione che cambiamenti nell'organizzazione e nelle conoscenze degli attori.

Studio del sistema paesistico storico dei Navigli della Martesana e di Paderno
L'identità storico-paesistica dei navigli alla luce delle fonti documentarie ed iconografiche:  (2° parte - aprile 2000)

Parallelamente alla rassegna delle immagini più interessanti relative alle vicende storiche dei navigli della Martesana e di Paderno, tratte sia dalla documentazione archivistica che dalle rappresentazioni iconografiche e assai efficaci per cogliere la sensibilità percettiva del passato, altrettanto significative per la conoscenza e la salvaguardia dell’identità storico-culturale dei luoghi indagati sono poi le fonti letterarie, specchio a loro volta della mentalità e della cultura che le hanno prodotte. Attraverso la lettura delle più importanti citazioni letterarie riguardanti i due navigli e il loro contesto paesaggistico, scelte tra gli esempi più significativi, è infatti possibile seguire nel tempo le diverse testimonianze tramandate, completando  il quadro che emerge dalle rappresentazioni iconografiche.
I testi di maggiore interesse riguardano in particolare sia gli scritti narrativi e poetici che i resoconti di viaggio o le guide turistiche, così come la trattatistica storica in materia di scienze agronomiche, idrauliche, geologiche e tecniche.

Sommario
Introduzione pag.  3
La trattatistica storica pag.  3
I resoconti di viaggio e le guide del passato pag. 39
La letteratura narrativa e poetica pag. 51
Elenco e fonti delle citazioni trascritte pag. 82
Bibliografia    pag. 84

Il testo "Criticità urbane" è parte di un percorso di ricerca, analisi e organizzazione progettuale sulla città contemporanea. Il compendio di contributi teorici e i casi studio relativi al contesto fiorentino offrono uno spettro conoscitivo sulla base del quale ha preso forma il percorso di "Criticity, Futuri urbani". "Criticity" è un appuntamento volto alla discussione e alla formulazione di proposte progettuali per la città, che vedrà coinvolte l'università di Architettura ed Economia di Firenze, Isia e
l'Accademia di Belle Arti di Firenze.
Il testo di ricerca, analisi, inchiesta e critica su questioni legate alla città di Firenze, rappresenta il corpus teorico ed empirico a partire dal quale vengono riconosciute come effettive una serie di problematiche del territorio. Dopo una serie di considerazioni teoriche e la constatazione di forme degenerative per la città, si innesca la riflessione conclusiva sul tema del city making, delle pratiche urbane e più in generale dei modelli di progettazione partecipata della città, per la quale il designer rappresenta una risorsa in termini di competenze tecniche, visione critica e facilitazione dei processi.

Il lavoro è organizzato in cinque sezioni.
La prima sezione fornisce in apertura un tentativo di definizione della città, sotto un punto di vista relazionale per quanto riguarda i rapporti sociali e le dinamiche che all’interno della città si generano e vengono condizionate. Viene poi indagata in senso sempre generale la condizione urbana postmoderna, per poi fornire uno specifico impianto analitico/interpretativo relativo al contesto fiorentino.

La seconda sezione approfondisce il tema della degenerazione dei rapporti sociali e del condizionamento dell’individuo dovuto alla strutturazione di percorsi predeterminati all’interno della città.
In particolare viene approfondito il tema dei non-luoghi e dello spostamento della relazionalità verso lo spazio virtuale. Al termine di questa breve analisi vengono poi invece analizzate alcune esperienze
territoriali che rappresentano dei modelli alternativi di pratiche urbane, basate su solidarietà, senso comunitario e pratica politica.
La terza fase prende in considerazione il rapporto che si instaura all’interno della città d’arte tra turismo, circuiti artistici e alterazione di pratiche e organizzazioni sociali urbane. La riflessione porta alla luce l’assoggettamento totale al mercato della tradizione, dell’arte e dell’eredità culturale materiale e immateriale della città d'arte in generale, nonché di Firenze. Vengono affrontati anche i temi della
svendita del patrimonio collettivo storico e artistico, della privatizzazione dello spazio urbano, della speculazione sulla tradizione e sulla cultura locale, e, in ultima analisi, dell’insostenibilità dell’industria turistica sotto vari aspetti.

La quarta parte indaga in apertura le problematiche connesse alla questione abitativa, all’ingiustizia spaziale, alla difformità residenziale, alla sostenibilità urbana sia ambientale che sociale e al rapporto tra centri e periferie.
Vengono poi analizzati i conflitti urbani e gli scenari di tensione, per cui la città si definisce sia come teatro che come oggetto del conflitto sociale.
La conclusione della quarta parte riguarda il tema dell’abbandono urbano, partendo per l’analisi dal tema della transizione degli
spazi urbani per arrivare fino alla definizione delle opportunità spaziali, citando tra le pratiche virtuose quelle della riattivazione degli spazi urbani attraverso progetti di comunità.

La quinta e ultima parte, una volta ripercorsi sinteticamente alcuni aspetti della crisi urbana contemporanea analizzati nel corso del lavoro, si concentra sul tema dell’inclusione e della partecipazione al progetto di città, delle opportunità di ripensamento delle funzioni e delle gerarchie della governance urbana.
La conclusione riflette sul ruolo del progettista rispetto alla facilitazione delle pratiche sociali nelle città e sull’apporto che il modello di progettazione multidisciplinare può rappresentare. La potenziale funzione di coordinamento e agevolazione del progettista rispetto alle volontà delle comunità locali rappresenta un nuovo ma sempre più esplorato campo disciplinare della progettazione, che può costituire un fondamentale apporto nella predisposizione alla vita sociale e culturale nelle città, in antitesi rispetto ai modelli conflittuali e antisociali dominanti.

Jane Jacobs è una giornalista che ha avuto ed ha molto credito anche negli ambienti scientifici e accademici per la profondità delle sue inchieste sempre ben fondate sulla letteratura ma anche con quella capacità di cogliere spiegazioni convincenti dall'osservazione diretta secondo un'ottica spregiudicata, non condizionata dai luoghi comuni o dalle convenzionali concezioni teoriche. Il motivo che accomuna la sua ricca produzione si può individuare nell'amore e celebrazione delle virtù delle città a partire dal suo libro più famoso Vita e morte delle grandi città, dove, con una prospettiva antropologica, celebra la complessità delle relazioni sociali che si nutrono della densità e diversità delle metropoli all'interno dello spazio urbano pubblico. L'esaltazione di queste qualità, emerge dalla critica della teoria urbanistica moderna di separazione funzionale, trasformazione dello spazio pubblico in infrastruttura di circolazione e ogni altro espediente per rendere efficiente l'organizzazione delle attività sul territorio secondo una logica meccanicistica.

All'orizzonte non poteva vedere altro che il metallo esteso in un grigio uniforme contro il cielo. L'urbanizzazione di Trantor aveva raggiunto il limite massimo. L'intera superficie del pianeta. Due chilometri sopra e sotto terra. Quaranta miliardi di abitanti (cfr. Isaac Asimov, Cronache della Galassia).

Arresto delle costruzioni di case e luoghi di lavoro intorno alle città grandi e piccole, come avvio alla distribuzione uniforme della popolazione sul territorio. Riduzione della velocità e del volume del traffico (cfr. punto "g" del "Programma rivoluzionario immediato", Riunione di Forlì del Partito Comunista Internazionale, 1952).

I cambiamenti socio-economici, infrastrutturali e tecnologici influenzano in modo determinante la dimensione spaziale delle pratiche di consumo e le strategie di risposta degli stakeholders del settore, producendo una sovrapposizione – a volte conflittuale – di fenomeni che segnano il territorio a diverse scale. L’obiettivo di questo paper è quello di approfondire le dinamiche legate all’azione combinata di questi fenomeni e la loro influenza sui sistemi d’offerta commerciale localizzati negli ambiti urbani. Il paper approfondisce in modo particolare, i processi di trasformazione e li mette in relazione alla crescente presenza di attività dismesse ai piani terra. Attraverso lo studio del territorio lombardo e di un focus sull’ambito del Distretto Urbano del Commercio di Bergamo, si vuole mostrare la complessità degli effetti di queste dinamiche sul territorio.

Oggi l’economia sposta sempre più l’attenzione dai vecchi fattori di competitività a risorse intangibili come la cultura e la creatività, che esercitano un’influenza diretta e rilevante sulla città.
L’autore ha scelto di riflettere sulla candidatura della città di Palermo al titolo di Capitale Europea della Cultura 2019 perché costituisce un’occasione particolare di analisi in cui è fondamentale l’interazione fra cultura e creatività. Dallo studio del flop di Palermo 2019 - e dall’analisi della vittoria della città di Matera - è emerso che a venir meno è stata proprio l’interazione fra tali risorse e quanto sia necessario realizzare infrastrutture culturali utili, rilevanti e sostenibili per rafforzare il concetto d’identità culturale e d’identità europea.

A short essay in the transition time from Provincia to metropolitan City of the third Italian conurbation. Planning in Naples is widening assembling in integrated visions more and more issues and including administrative units.
Such process od comprehensiveness includes an incrising quantity of diversities and should face more intense and widespread conflicts.

1.2 Due contesti dei Contratti di fiume in una cornice istituzionalista Introduzione Nel rapporto dell'uomo con il fiume sembra prevalere un approccio settoriale, spinto dallo specifico bisogno d'acqua: talvolta i prelievi servo-no per i bisogni potabili della popolazione oppure ai molteplici usi urba-ni come lavaggio, igiene personale, irrigazione dei giardini, ovvero tutte quelle funzioni a cui assolvono gli acquedotti; le città, di converso indiriz-zano ai fiumi le acque reflue, dopo averle utilizzate e degradate e inquina-te, col paradosso di usare i fiume sia come acquedotti che come fognature; altre volte, nelle campagne, deviazioni del corso principale e diramazione in una rete di canali razionalizzano l'irrigazione dei campi destinati alla produzione agricole e disegnati in funzione degli apporti idrici delle relative colture; altre volte ancora, l'acqua è produttrice d'energia sia che muova antichi mulini o che azioni turbine generatrici d'energia elettrica. Se sul piano amministrativo, questa frammentazione trova uno spec-chio perfetto nella numerosità e settorialità degli enti responsabili della gestione di ciascuna delle operazioni sopradette in maniera separata ed autonoma, in termini cognitivi, il fiume ha sempre subito un approccio ra-zionale strumentale, il risultato è che la nostra conoscenza non solamente si limita a ciascuna delle funzioni che può assolvere per noi la risorsa che da essi preleviamo sia che sia alimento, energia, salute, separatamente l'u-na dall'altra, ma ciascuna specifica conoscenza organizzata in una certa scienza e manipolata da una certa ingegneria, è specificamente indirizza-ta verso lo scopo di servizio di cui abbiamo bisogno. Pertanto non deve stupire l'affermazione che non conosciamo i fiumi, ma solamente i benefici che i fiumi ci possono fornire e neppure possiamo meravigliarci che, in assenza di questa conoscenza stiamo distruggendo una risorsa limitata e vitale. Solo a seguito di questo pericolo si manifesta un impulso a investigare il motivo per cui acqua fresca potabile non è più disponibile dove una volta c'era in abbondanza, oppure l'irrigazione diventa insufficiente mentre altrove o in altri mesi eccessiva e si trasfor-40

Studio del sistema paesistico storico dei Navigli della Martesana e di Paderno
L'identità storico-paesistica dei navigli alla luce delle fonti documentarie ed iconografiche:  (1° parte – novembre 1999) 

Questo lavoro raccoglie i primi risultati di una ricerca più ampia, che si propone di far luce sull'identità storica e paesistica dei navigli della Martesana e di Paderno attraverso la lettura delle principali fonti documentarie, letterarie e soprattutto iconografiche (cfr. elenco riportato nell'Abstract).
La documentazione storica riguardante i navigli lombardi costituisce infatti un patrimonio ricchissimo, in buona parte ancora inesplorato e sconosciuto, sparso soprattutto negli archivi ma anche nei musei e nelle biblioteche, di estremo interesse, oltre che per ricostruire le vicende storiche di queste vie d'acqua, anche per mettere meglio a fuoco e per comprendere come si è formata e sviluppata nel tempo l'immagine di questi luoghi.
Questo studio propone pertanto un percorso attraverso i più significativi documenti iconografici su questi due navigli, comprendenti antichi disegni, cartografie, dipinti, stampe e foto d'epoca, seguito, nella seconda parte del lavoro, da una lettura dei più importanti testi letterari, scelti per il loro interesse al tempo stesso testimoniale e metodologico.
Analizzando queste importanti testimonianze del passato, che con immediatezza ed efficacia comunicativa ci trasmettono un'infinità di informazioni diverse, è possibile infatti cogliere come immagini e scritti non siano solo utili alla conoscenza delle vicende storiche dei navigli e del contesto che le ha prodotte, ma divengano ai nostri occhi particolarmente significativi anche per comprendere, e quindi salvaguardare, l'identità storico-paesistica di questi luoghi, identità che appartiene all'immaginario tramandato e che va ricordata e rispettata come patrimonio collettivo, da cui trarre semmai spunti e suggerimenti di tutela e di valorizzazione.

Sono dunque innanzitutto le immagini stesse ad illustrarci e a commentare le diverse funzioni assolte nel tempo da questi navigli, a mostrarci le relazioni instaurate col paesaggio circostante, le trasformazioni determinate dalla loro presenza, e ad aiutarci a comprendere l'importanza ed il significato storico-culturale, oltre che paesaggistico, di questi beni.

Attraverso questa documentazione è possibile, in particolare, cogliere molto bene la compresenza, se non addirittura la complementarietà, delle diverse funzioni assolte in passato dai navigli, riconducibili, anche se certo non esauribili, grosso modo a quattro principali ambiti di interessi.
La navigazione, innanzitutto, e quindi i trasporti e i traffici commerciali, che trovarono nei navigli una via di comunicazione privilegiata tra Milano ed il contado, se non addirittura tra il capoluogo e gli stati confinanti.  Va ricordato in proposito l'importanza strategica per la Lombardia storica del fiume Adda, confine naturale fino alla fine del settecento con la repubblica veneta, o del lago di Como per i collegamenti con il nord-Europa.
Accanto alla navigazione, l'irrigazione, che attraverso una rete di canali, derivati proprio dalle acque dei navigli, andava ad incrementare l'economia agricola delle campagne circostanti.
E poi le opportunità di ricreazione e di fruizione paesaggistica, sottolineate dall'interessante fioritura di ville, sorte in posizione panoramica ad esempio proprio lungo le sponde del Naviglio della Martesana; infine le attività manifatturiere ed industriali, che si svilupparono grazie allo sfruttamento dell'energia idraulica delle acque dei navigli e delle rogge derivate.
Oltre a queste che furono le principali funzioni, andrebbero ricordate altre, forse meno significative ma altrettanto documentate, attività che animarono la vita dei navigli, come la pesca, praticata assiduamente lungo l'intero tracciato, o le manifestazioni di devozione popolare, che si esprimevano ad esempio nelle periodiche processioni religiose in barca al santuario della Madonna di Concesa, o semplicemente le scampagnate in barca fuori porta, lungo la Martesana, come testimoniano le foto d'epoca scattate nei primi anni del novecento.
Funzioni, interessi, attività che, come ribadiscono le immagini tramandate, animavano la vita, un tempo molto più intensa, di queste vie d'acqua.
Attraverso la documentazione archivistica è poi possibile mettere a fuoco anche le complesse vicende progettuali che talvolta, come nel caso del travagliato Naviglio di Paderno, precedettero la realizzazione stessa di questi navigli, o l'entità degli interventi di manutenzione che si resero necessari per il buon funzionamento dei canali.