Velletri

L’Omero dei Castelli Romani non trascura neanche una lettera di quello che scrive, e pratica un altro tipo di epica: Achille Campanile, personalità del Novecento italiano forse un po’ troppo sottovalutata dai quadri storiografici e letterari, è entrato di forza – con le sue battute irriverenti e argute – nell’accezione moderna del termine “epica”. Come definire, infatti, se non “epiche”, le sue intuizioni, non solo riguardo i giochi di parole – molto più di sette, e tutti studiati e presentati in maniera naturale… pardon, legittima!

Ignazio Galli

Particolare figura veliterna di fine ‘800 e inizi del ‘900. Sacerdote e insegnante di matematica e fisica al seminario vescovile di Velletri e in seguito al locale liceo Comunale e alle Scuole tecniche, studia con passione e dedizione i fenomeni naturali con particolare attenzione per la meteorologia e la sismologia. Nel 1883 si fa promotore di un osservatorio meteorologico sulla terrazza del palazzo civico, che rimarrà operativo fino al primo decennio del ‘900.
Si dedicò con passione all’arte e alla musica, e fu animatore e socio attivo di numerosi sodalizi culturali e scientifici. Partecipò con entusiasmo a numerose esposizioni e conferenze internazionali dove presentò con successo saggi e strumenti per rilevazioni scientifiche.

Questa ricerca sull’ordine pubblico nella città di Velletri si colloca decisamente nell’ambito del filone di studi – sviluppatosi a partire dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso e ormai consolidato – che, superando l’impostazione retorica e unilaterale della storiografia precedente, ha approfondito e articolato l’analisi del processo di unificazione nei territori dell’Italia centrale, attraverso il recupero di nuove fonti dirette. La ricerca segue passo dopo passo l’evoluzione dell’amministrazione dell’ordine pubblico a Velletri, nel periodo cruciale che precede l’Unità d’Italia, durante il quale la diffusione in tutti gli stati preunitari di modelli amministrativi simili, ispirati a quello esportato dai Francesi in gran parte dell’Europa, getta le basi della successiva unificazione amministrativa.

F. Altamura, M. Angle, 2017. Il tesoro di Colle Iano: dal rinvenimento al recupero, in F. Altamura (a cura di), Il tesoro di Colle Iano, atti della giornata di studi, Velletri 16 maggio 2015, Monete. Tesori per la Storia, 3 (dir. L. Travaini), pp. 89-106.

L'articolo ricostruisce e descrive, con l'ausilio di documentazione per lo più inedita, le attività e le operazioni svolte nel territorio dei Colli Albani dai cosiddetti "Monuments Men", ovvero gli ufficiali angloamericani che durante l'ultimo conflitto mondiale, lavorando in seno alla Sottocommissione alleata per i monumenti, le belle arti e gli archivi (Subcommission for Monuments, Fine Arts and Archives, o MFAA), erano incaricati di salvaguardare il patrimonio storico, artistico e culturale nelle zone di guerra.
********************************************************************************************************************

"Protecting Cultural Heritage in Wartime: The 'Monuments Men' Operating in the Alban Hills. Events and Documents (1943-1948)"
Drawing mainly on previously-unpublished documents, this article describes the activities and operations carried out in the Alban Hills (near Rome, Italy) by the so-called "Monuments Men," namely British and American officers who during World War II served in the Allied Subcommission for Monuments, Fine Arts and Archives (MFAA) and were charged with protecting and preserving works of historical, artistic and cultural value located in war zones.

Il capitano Deane Keller, della Sottocommissione ai Monumenti, Belle Arti e Archivi (MFAA) del Governo Militare Alleato, fu il primo "Monuments Man" a mettere piede ai Castelli Romani il 3 giugno 1944 (Velletri era stata liberata il giorno prima). In questo articolo viene raccontata la breve storia dei suoi sopralluoghi nei vari centri dei Castelli, attingendo direttamente dai rapporti ufficiali che redasse in quei giorni. Detta documentazione d'archivio viene presentata qui per la prima volta.

L’indizione del primo Giubileo da parte di Bonifacio VIII il 22 febbraio 1300 appare come l’esito più sorprendente di quella diffusa aspirazione a un rinnovamento religioso che, alimentata da fattori come il gioachimismo e un certo francescanesimo d’impronta spirituale, aveva attraversato la cristianità per larga parte del XIII secolo. Risposta del papato a un’esigenza di salvezza che proveniva con forza dalla più profonda sensibilità popolare, la concessione dell’indulgenza plenaria a tutti coloro che ‒ pentiti e assolti dai propri peccati (vere poenitentibus et confessis) ‒ fossero andati a Roma e avessero visitato con devozione le tombe degli Apostoli, riuscì infine a incanalare a favore della Chiesa molte delle attese escatologiche del tempo.
Obiettivo del mio intervento è provare a comprendere ‒ in considerazione dell’assoluta carenza di fonti dirette ‒ quanto del fervore che animò le migliaia di pellegrini i quali nel corso del 1300 si recarono ad limina Apostolorum sia possibile trovare nella realtà religiosa della Marittima tardo-duecentesca. A questo scopo, sono esaminati i principali caratteri dell’esperienza di fede nella regione ‒ riconducibile ai territori delle diocesi di Velletri e Terracina ‒, con particolare attenzione a cogliere elementi di continuità o innovazione rispetto ai tradizionali assetti ecclesiali: dalle forme devozionali alla presenza di antichi e nuovi Ordini religiosi, in primo luogo dei Mendicanti. Da ultimo, un breve sguardo è rivolto anche alle ricadute che il pellegrinaggio romano dovette avere dal punto di vista economico-produttivo su alcuni centri abitati della Marittima.

Dal fondo dell'ACC (Allied Control Commission), documenti finora inediti su fatti e vicende riguardanti i Castelli Romani all'indomani della Liberazione (estate 1944). In questo articolo viene presentata una miscellanea di documenti riguardanti una relazione della Squadra Partigiana di Monte Porzio Catone, una esilarante lettera minatoria intercettata dalla Censura, una denuncia a carico di una presunta spia operante a Grottaferrata, una segnalazione di una "marocchinata" (con tanto di omicidio) subita da alcune donne di Genzano, e altro ancora.

Anthology of some articles written along 40 years about some aspects of late antiquity and early middle ages in some towns about 30/40 km south of Rome. The texts where enhanced with notes and updates and give new light to the so called dark ages that aren't as dark as often told.
The most innovative part of the text concerns the environmental catastrophe that led to the definitive collapse of the Western Roman Empire.

Altamura F., 2019. A new notational artifact from the Upper Paleolithic? Technological and traceological analysis of a pebble decorated with notches found on Monte Alto (Velletri, Italy ), in Journal of Archaeological Science: Reports, 26, 101925. DOI: https://doi.org/10.1016/j.jasrep.2019.101925
Abstract: A retoucher-hammerstone decorated with incised notches on its sides was found on the ground on Monte Alto, in the Alban Hills, just south of Rome. Macroscopic and microscopic (optical microscopy and SEM) analyses have made it possible to reconstruct the types and chronology of human intervention on the pebble, while a morphological , stylistic and micromorphological study of the notches revealed that they were made over time using more than one kind of cutting edge, possibly at the end of the Pleistocene. The definition of notational artifact could therefore apply to this object, making it one of the few known cases of the kind in the world prehistoric record. Moreover, it displays all the features theorized in literature for the validation of lunar calendars. This could have significant implications for the reconstruction of the cognitive and mathematical ability of Homo sapiens in prehistoric times.

La prefazione è diretta a presentare in modo efficace il libro che raccoglie le ricerche del Dott. Della Corte, laureatosi in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, svolte nell’archivio dell’Istituto d’Arte “Juana Romani” di Velletri.
Si è privilegiato un approccio filologico in modo da sottolineare il paziente spoglio e studio dei documenti rinvenuti, in maggioranza autografi, che hanno colmato il vuoto bibliografico riguardante il triennio di docenza di Giorgio Bassani, l’autore de Il giardino dei Finzi- Contini, presso la scuola veliterna. Una particolare enfasi è stata posta sulla precisa contestualizzazione dei documenti, ottenuta con un montaggio delle esperienze professionali e di scrittura che riesce a rendere la complessità di questo intervallo della carriera bassaniana, nell’impossibilità di scindere la figura del docente a Velletri, dedito al sovrumano compito di insegnare l’italiano dove si parlava un dialetto «barbarissimo», dal contemporaneo impegno di scrittura e dalla direzione della rivista «Botteghe oscure».
Lo studio, che assomma testimonianze documentarie, letterarie, storiche, fotografiche, è stato infine valorizzato per aver messo in rilievo l’inedito ritratto di un Bassani insegnante «fuori le mura» della sua Ferrara, resosi portavoce di una denuncia contro lo Stato che abbandona i suoi studenti e futuri cittadini, lasciandoli senza i mezzi minimi per studiare, e soprattutto divenuto interprete di una appassionata difesa della cultura.

La ricerca di Anna De Santis rappresenta il coronamento di cinquant’anni di indagini in diversi archivi e biblioteche italiane, iniziate negli anni sessanta del secolo scorso, per la preparazione della tesi su Velletri e Lariano, discussa a Roma il 29 marzo 1969 con il prof. Eugenio Duprè Theseider. L’obiettivo riuscito di questo lavoro è stato quello di correggere, alla luce di un riesame accurato dei documenti già conosciuti e di quelli non ancora noti, le numerose inesattezze, spesso acriticamente ripetute, presenti nelle opere di vari autori. Le fonti utilizzate sono in massima parte documentarie; anche per quelle già citate nella letteratura critica l’autrice ha preferito, tutte le volte che è stato possibile, tornare alla fonte primaria per una loro lettura più completa e rigorosa. I tre volumi che compongono la pubblicazione ripercorrono la storia della città di Velletri e del castello di Lariano estendendo il loro arco cronologico ben oltre le date indicate nel titolo, iniziando effettivamente dal secolo X per arrivare alle soglie del diciassettesimo. In queste pagine emerge chiaramente come Velletri abbia giocato un ruolo determinante nella politica pontificia, dalla cosiddetta lotta per le investiture al sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi. L’autrice, mantenendo sempre una nitida linea descrittiva, rende evidente lo sviluppo delle istituzioni veliterne di carattere politico, economico e sociale, nel quale sono racchiuse la nascita, la trasformazione e la fine del sistema podestarile nonché il passaggio dalla magistratura dei boni homines a quella priorale. Di grande ricchezza e suggestione anche la corposa appendice che approfondisce argomenti quali le societates artium, gli ebrei e il Mons pietatis e la famiglia di Antonio Mancinelli portando in rilievo fatti e vicende poco o parzialmente note come quelle relative alle corporazioni cittadine oppure approfondendo la conoscenza di vicende già analizzate, superando però la visione di alcune conclusioni rimaste finora ad un livello approssimativo e in ogni caso lacunoso. La narrazione delle vicende del castello di Lariano è poi quasi del tutto originale e le date indicate nel titolo non rappresentano altro che il ciclo di vita documentato del castrum dalla prima attestazione a quella della sua definitiva annessione alla città di Velletri.

M. Angle, C. Mengarelli, A. Spera, F. Altamura, 2013. Velletri (Rm), Località Paganico, 2009-2010, in M. Milanese (a cura di), Archeologia Postmedievale, 14, 2010 - Conflict Archaeology. Landscapes of Conflicts e archeologia dei luoghi degli scontri, Schede a c. di M. Milanese, L. Biccone, pp. 198-199.

The Upper Palaeolithic record of the Alban Hills is rather scanty and mostly restricted to surface collections of lithic implements discovered in small numbers. We describe here more surface finds: two decorated percussors, and one anthropomorphic figurine. They shed some light on the ways and purposes of the exploitation of the Tuscolano-Artemisio massif during the Late Pleistocene. The fortuitous discovery of three artistic objects along the Tuscolano-Artemisio mountainous chain, puts a new perspective on the material culture of the Upper Paleolithic on the Alban Hills. The period was previously attested to by few lithic materials, mostly collected by chance on the surface. The new findings shed light on the ways and purposes of exploitation of the area in the early time of his settlement.

Achille Campanile, scrittore, giornalista, drammaturgo e critico, nacque a Roma nel 1899. Autore geniale e irriverente, padre (o “arcavolo”) dell’umorismo, fu stimato e sostenuto da tanti critici che ne apprezzarono la prolifica produzione di racconti, romanzi e commedie. Negli anni Sessanta si trasferì tra Lariano e Velletri, dove continuò a scrivere e ad essere presente sulla scena editoriale (del 1973 è la seconda vittoria del Premio Viareggio dopo quella del 1933). La “Campaniliana”, giunta alla sua seconda edizione, ha l’obiettivo di analizzare l’opera, la biografia e rendere omaggio a uno scrittore che, con il monocolo, il cappello e gli abiti eleganti prima, e con la barba lunga e fluente poi, ha caratterizzato un’intera epoca con il suo essere sempre spiazzante e dirompente.

F. Altamura, M.F. Rolfo, 2016. Il Paleolitico superiore nei Colli Albani: stato della ricerca. Bollettino della Unione Storia ed Arte, 9, pp. 139-160.  ISSN 0394-4727 (2016).

Abstract:
Le testimonianze del Paleolitico superiore sui Colli Albani sono piuttosto rare e limitate a raccolte di superficie e rinvenimenti occasionali. Negli ultimi anni, il ritrovamento e lo studio di alcuni manufatti complessi con probabile valore simbolico, hanno aggiunto delle prospettive inedite e degli interessanti spunti per la comprensione e l’inquadramento delle occupazioni paleolitiche sul massiccio vulcanico albano. L’articolo contestualizza e fornisce una sintesi delle evidenze preistoriche note e di altre inedite, col fine di precisare le dinamiche frequentative dei primi uomini anatomicamente moderni nell’area.
Abstract -eng.:
The Upper Paleolithic in the Alban Hills: state of research.
The evidence for the Upper Paleolithic in the Alban Hills is scarce and provided by surface collections and chance finds. Recent discoveries of complex artifacts wich probably had symbolic value have added novel perspectives and food for thought about Paleolithic occupation of the massif. This paper contextualizes and provides an overview of known and hitherto unpublished prehistoric finds in order to better define the dynamics of how the earliest anatomically modern humans frequented the area.

Le vicende e le vicissitudini dei componenti della famiglia Serangeli sono il filo conduttore di una storia di Velletri che, a partire dalla fine del Quattrocento, si snoda fino ai nostri giorni. Come moltissime altre famiglie veliterne (Mammucari, Montagna, Ciarla, Calcagni, D’Andrea, Pietromarchi solo per citarne alcune), i Serangeli risultano radicati nel territorio, ai vertici delle istituzioni cittadine, a partire almeno dal XIV secolo. Attraverso le cadute e gli innalzamenti sociali dei suoi personaggi, l’autore ci consegna la visione di una città di Velletri che, per mezzo del suo vescovo, sviluppava un patriziato politicamente integrato con la Curia romana, ma che escludeva le famiglie filo-imperiali che avevano parteggiato per i Colonna, come i protagonisti di questo volume. Si assiste al formarsi di una tripartizione della società civile, al vertice della quale vi era il patriziato formato da nobili e ufficiali dell’esercito. Al di sotto di essa si poneva la classe mercantile dotata di buona disponibilità di denaro. Una classe che faceva in qualche modo da intermediaria tra la proprietà, detenuta dal patriziato e dal clero, e il popolo vile, alla base di questa piramide sociale. Il risultato più marcatamente evidente di questo lavoro, frutto di una intensa ricerca archivistica, è la ricostruzione delle linee dinastiche pressoché complete della famiglia Serangeli di Velletri che, a partire dalla fine del Cinquecento, ha prodotto le tre ramificazioni ancora esistenti, evidenziando altresì la sua estraneità con le omonime famiglie del resto d’Italia, anche quelle limitrofe come i Serangeli di Cori o di Artena