Benevento

Applicare le metodologie dell'analisi delle reti sociali all'ambito della ricerca storica può fornire una misura quantitativa quanto qualitativa a supporto degli storici. Nella fattispecie si vuole presentare uno studio in cui si è analizzata una vasta gamma di documenti relativi agli anni precedenti la famosa Battaglia di Benevento avvenuta nel febbraio del 1266 in cui Manfredi, Re di Sicilia, perse la vita a causa di un presunto tradimento dei baroni che dovevano supportarlo in battaglia. Il grafo delle relazioni creato a partire dalla vastissima documentazione online (es. Regesta imperii) e non (es. Registri Angioini) ha permesso di ricostruire una fitta rete di comunicazioni tra le figure principali del periodo: il Papa Clemente IV (documenti dal 1265 al 1266), Manfredi (documenti dal 1257 al 1266) e Carlo I d'Angiò (1265 al 1267). Infine la lunga serie di personalità citate nella documentazione ha consentito, grazie all'uso del software UciNet, una puntuale applicazione di alcune euristiche proprie dell'analisi di rete permettendo dapprima un'analisi su diversi piani semantici e infine un bilancio sul grafo complessivo dei livelli di Degree e Betwenness su quei nodi che storicamente sono individuati come i personaggi chiave della disfatta di Manfredi. I risultati mostrano come ad alti livelli di Betweenness e Degree il soggetto è tra quelli indicati come traditore dagli storici, mentre coloro che hanno un basso grado di Betweenness nonostante Degree alta, pare siano coloro che gli storici identificano come fedelissimi al Re e che effettivamente morirono nella battaglia o furono imprigionati e uccisi qualche mese dopo. Uno sviluppo futuro potrebbe prevedere misure predittive sul grafo o l'aggiunta della rete dei matrimoni tra le varie famiglie coinvolte nell'analisi.

Grazie al rinvenimento di alcuni documenti inediti è stato possibile ricostruire tre degli scenari storici in cui Vittoria Colonna agì da protagonista, mostrando di quanta autorità godesse la sua voce politica. Eppure, nella quotidiana amministrazione delle terre e delle vicende politiche nazionali e internazionali, sorgeva in lei l’intima esigenza di una «cara solitudine» e di una «spirituale conversatione» «coi libri e coi pensieri». In questa dialettica fra otium e negotium bisognerà individuare la peculiarità della figura di Vittoria Colonna.

The early Thirties of the Twentieth century represent for Benevento a period of great urban project fervor aimed to give a new urbanism and decorum to the “old” city and, at the same time, to ensure a balanced development of the “new” city with its expansion outside of the historical center.
The city with which Piccinato must deal has many issues related to both the conservation and the expansion of the historic fabric of the building as well as the response to the new demands of fragmentary functional design which had not been satisied. The Arch of Trajan is, in particular, the focus of the debate with a general assumption to isolate it, to make the point of view of a new road axis, to ensure it to become a characteristic of the urban nodal point. The preservation of the monuments appear to follow a selective logic prefering the old architecture — especially, theArch and the Roman theater — to testify the grandeur of the past, in line with the ambition of the central government to exalt the romanitas character of the territory.
Piccinato work at Benevento from 1932 until the post–war period as a protagonist
of the transformation of a growing city, then of a city devastated by the bombings
of World War II and subsequently of the reconstruction phase. First task received by
Piccinato is the preparation of the Urban Development Plan of the city, in which one
of the key issues of the urban problem of Benevento is the set of questions related to
the “settlement of the old town”. He tackles the issue of planning of the “old” city
moving toward solutions that, with reference to the concept proposed by Gustavo Giovannoni,
ofer quite diferent choices from those promoted by previous designers. In
order to defende the “character” of the city and the environment of the monuments,
compared with a detailed knowledge of the urban fabric, the architect identiies speciic
solutions that are guided by the “case by case” logic, excluding the construction
of the new buildings inside the oldest urban fabric.
Following Roberto Pane, Piccinato considers the “old” city as the “ancient” city
and he reads its character not only in the monuments but rather in the stratiied urban
fabric deined as “minor architecture”.
Central themes of the relections of Piccinato are the projects for the Trigio quarter
with the Roman theater, the area of Posillipo overlooking the Calore River and the
Arch of Trajan.
The “new” city of Piccinato moves towards the consolidation of the expansion
lines already deined in the design of the second half of the nineteenth century when
Benevento had been named county seat and the expansion had gone outside the walls.
Luigi Piccinato
isBN 978-88-548-7834-1
dOi 10.4399/978885487834119
240 Giovanna ceniccola
The planning proposes to provide the residential districts of the necessary facilities
(schools, local market, wash house, gyms) and of green areas and new roads to redistribute
the lows; instead, new architecture are planned for the “quartiere dell’Angelo”
for which he plans, in particular, the square named “della Rivoluzione” or
“Risorgimento” with the building for the high school “Giannone”. Within a more
comprehensive urban development of the area, in a single project of the square in
addition to the high school, Piccinato designs the Technical Institute and the building
of the GIL in such a way that their functional spaces were shared. On the basis of
the examples of the foreigner school buildings he draws new buildings with modern
characters that make them distinguishable from the historic buildings.
From an overall survey of the proposals before the war, it is clear, therefore, that
the design action of Piccinato was strongly imbued with the desire to protect the architectural
contexts with a tendency to save the “environment of the monument” and
the “physiognomy the city”, in line with what was promoted by the Conference of
Athens. The respect for the history of the city and its values emerges in the decision to
place the construction of the new contexts with architectures characterized by “stark
simplicity” far from those stratiied ones.
The planning proposed by Piccinato shows, another, the will to protect the landscape:it limits the possibility of building along the via dell’Angelo, for example, orproposing a landscaping of the scenic via Posillipo.

Nel periodo agosto-ottobre 1943 la provincia di Benevento fu ripetutamente colpita dai bombardieri alleati. Il capoluogo, in particolare, subì distruzioni ingenti, che cambiarono il volto della città, e un elevato numero di vittime, superiore alle 1.000 persone.
L'articolo ricostruisce la storia dei bombardamenti sul Sannio, raccontando brevemente le diverse incursioni e mettendo in evidenza gli effetti e la reazione della popolazione, le conseguenze materiali e morali; la memoria dei bombardamenti.

In the period August-October 1943, the province of Benevento was repeatedly hit by Allied bombers. The chief town, particularly, suffered from a massive destruction, that changed the face of the city, and an high number of victims, superior to 1.000 people.
The article reconstructs the history of the bombing on Sannio province, shortly telling each air strike and highlighting effects and reaction of the population; material and moral consequences; memory of the strikes.

ENGLISH 
In the late summer of 1943 the province of Benevento was deeply involved in World War II. The capital and numerous towns suffered heavy bombing by the Allies. In the wake of the armistice, moreover, the province was occupied by Germans, who remained for a short time, from 20 to 40 days, but anyway committed many atrocities against population. The response of Benevento’s people was largely of passive resistance. There were, however, several cases of active and armed resistance, by both soldiers and ordinary citizens. 

ITALIAN 
Alla fine dell’estate del 1943 la provincia di Benevento fu pesantemente coinvolta nella seconda guerra mondiale. Il capoluogo e numerosi paesi subirono violenti bombardamenti da parte degli Alleati. In seguito all’armistizio, inoltre, la provincia fu occupata dai tedeschi, che restarono per un periodo breve, da 20 a 40 giorni, ma commisero ugualmente numerose atrocità contro la popolazione. La reazione dei beneventani fu, in larga parte, di resistenza passiva. Non mancarono, però, episodi di resistenza attiva e armata, che ebbero per protagonisti sia i militari, sia semplici cittadini.

Trascrizione, vicende e disamina dell’opera storiografica del giovane Andrea Delli Veneri (Morcone 1788 – Campobasso, 14.02.1811) figlio di Nicola e Costanza Della Camera e fratello minore dei mugnai Pasquale e Celestino delli Venneri. Il manoscritto, conservato fino al 1980 in casa Delli Veneri, misura cm 16x25 circa, è in italiano su carta vergellata, in mediocre condizioni di conservazione. Si compone di sei parti: la prima è costituita dalla copia del testo di una lunga lettera scritta nel 1767 dal dottor fisico Nicola Negri  ricca di notizie storiche e archeologiche su Morcone e indirizzata  in risposta all’abate Cesare Orlandi (Città della Pieve, 26.07.1734 – Perugia 20.12.1779); la seconda  contiene la trascrizione integrale della Brevis descriptio civitatis et terrae Murconi; la terza parte da notizie sull’antico vescovato, Biagio Caropipe (Cerreto Sannita, 1462 – ivi 10.07.1524) e la diocesis nullius; la quarta è un’attenta descrizione di Morcone e le su porte; la quinta da notizie sulle parrocchie e sulle chiese; la sesta è una lista dalle serie di Signori e baroni della terra morconese.

Impaginazione e grafica di Valentina Marino, stampa Scripta Manent, Morcone (BN), agosto 2016.

L'articolo ricostruisce brevemente la storia di Benevento dal Decennio francese in avanti, prestando attenzione alle dinamiche sociali e politiche.

The article reconstructs shortly the history of Benevento from the French Decade until now, focusing on social and politic dynamics.

"The paper aims to investigating the aspects of a sustainable mixed construction, the so-called alla beneventana. This type of construction was coinceived as an anti-seismic part of architecture and it takes its name from the city of Benevento where it was used for the first time.
The masonry 'alla beneventana' consists of a wooden frame with infill masonry or wood species, and can be distinguished from other types of so-called 'baraccate' masonries for the finishing mortar that covers both the frame buffers. Through examples identified in the Sannio territory, the paper focuses on the sustainable features of this building technique from multiple points of view (economic, social and ecological)."

La pubblicazione raccoglie e censisce l’onomastica storica di Cercemaggiore dalle origini fino agli anni ‘90 del XX secolo riportando,  ove possibile, notizie sulla formazione e sul significato del cognome, nonché sulla provenienza del gruppo familiare o del ceppo d’origine. Il libro si compone di diverse parti, fra cui una introduzione alla storia ed evoluzione del cognome in Italia e  nel piccolo centro molisano. Le pagine sono arricchite da schede di personaggi illustri e riferimenti archivistici e di luogo.
Lo studio fornisce un quadro complesso e movimentato nel quale interagiscono i gruppi di nuovo insediamento, spesso delle più disparate provenienze e attitudini, e le famiglie di stanziamento più antico, attestate almeno dalla prima metà del XVI secolo e ancora attualmente presenti, quali: i Basile, Calabrese, Cirelli già Cercelli, D’Aversa, D’Elia, Di Bona, Fontana, Iuliano, Izzo, Marino, Rocco, Rosa, Ruggi e Salvatore.
Tra i cognomi estinti o attualmente scomparsi: i Barbato, Barile, Bozza, Bragonzi, i Bruno o Bruni, i Cafardo poi Galardo - Galardi, i Calandrella, Capobianco, Caruso, Cerrone, i Chiaffarella poi Chiaffarelli, Ciaccia, Cianfogna, Coatto, Coletta, Cocchiarone, D’Andrea, D’Arcangelo, Dascenza o Discenza, i Davanzo o D’Avanza, De Giorgio, De Petro, De Virgilio, De Cecco, Di Lorenzo, Di Gregorio, Donato o Donati, Egizio o Egizi, Fasano, Filippo, Fiorito, Franco, Gatta o Gatti, Gesualdo, Giannino, Giovannelli, Iadanza o Jadanza, Iafanti o Jafanti, Lembo, Leone, Linfante, Lupo, Mancini o Mancino, Marcucci o Marcuccio, Massari o Massaro, Mastropietro, Morrone, Panagio, Paolucci o Paoluccio, Perruccio, Pinciaro, Pincitore o Pingitore, Piscina, Ricciardi - Ricciardo, Ricciardella, Riglione, Rocca, Romano, Ruscitti o Ruscitto, Sansone, Sant’Angelo o Santangelo, Sciarra,  Sepino o Supino, Silvestri o Silvestro, Stanziano, Tucci o Tuccio, Verrusio, Vicciuso, Turlino, Zola, Zurlo, De Iuliis, Valpiano.

Revisione, grafica e impaginazione digitale di Valentina Marino (gennaio 2016).

La chiesa beneventana di S. Sofia sorse per volere di Arechi II, duca e
poi principe della città del Sannio. Il monumento ha vissuto una storia
travagliata e solo in età moderna ha ritrovato le parti superstiti della
sua fabbrica originaria, che ne fanno, in ogni caso, un capolavoro dell’arte e dell’architettura longobarde

Nel corso dell’indagine condotta presso numerosi archivi italiani sono stati rinvenuti nuovi documenti riguardanti la storia dell’abbazia beneventana di S. Sofia, una delle fondazioni monastiche più importanti dell’Italia meridionale. È stato così possibile integrare i generici riferimenti alla commenda abbaziale, iniziata secondo una secolare tradizione storiografica nel 1455 con la concessione del beneficio a Rodrigo Borgia, e stabilire una successione temporale degli abati commendatari sulla base di documenti datati. Importanti notizie sono poi emerse in relazione sia alle vicende che alla fine del Settecento hanno visto l’abbazia parte in causa nel procedimento discusso davanti alla Curia del Cappellano Maggiore di Napoli per la dichiarazione di regio patronato, sia agli avvenimenti che hanno portato nei primi decenni dell’Ottocento, alla sua esclusione dal ‘piano di restituzione’ elaborato dall’arcivescovo della città e da papa Pio VII al momento della restaurazione del governo pontificio.

During the studies conducted in several Italian archives, I found new documents concerning the history of the Benevento Abbey of S. Sofia, one of the most important monastic foundations in Southern Italy. It was thus possible to integrate the generic references to the abbey commendation, which began according to a centuries-old historiographic tradition in 1455 with the concession of the benefit to Rodrigo Borgia, and to establish a temporal succession of the commendatory abbots. Important informations then emerged in relation both to the events that at the end of the eighteenth century saw the abbey involved in the proceedings discussed before the Curia of the Cappellano Maggiore of Naples for the declaration of royal patronage, and to the events that led in the first decades of the nineteenth century to its exclusion from the 'restitution plan' drawn up by the archbishop of the city and by Pope Pius VII at the time of the restoration of the papal government.

MICHELE SCHIOPPA, Appunti su don Salvatore Izzo di Maddaloni Un personaggio della Diocesi di Caserta e della Città di Maddaloni, Maddaloni 2001
Edito in Maddaloni  il novembre  2001
Il testo racconta la storia di un santo sacerdote della Diocesi di Caserta, formatosi tra Napoli Roma e Benevento, fondatore di comunità parrocchiali e diversi incarichi curiali compreso la Direzione del Seminario Vescovile. Professore amato e rispettato del Ginnasio Liceo Classico “Giordano Bruno” di Maddaloni. A cura di Michele Schioppa sono una serie di articoli richiamati anche nel progetto culturale social a cura dello stesso biografo disponibile al link https://www.facebook.com/donSalvatoreIzzo
#cronistoricomaddalonese #michelesschioppa

Saggio di ricerca e studio su Vincenzo Eduardo Gasdia, bergamasco di nascita, ma che ha dedicato tutta la sua vita alla riscoperta delle vicende storiche del Sannio e della storia della città di Campobasso. Un approfondito omaggio alla figura dell’uomo e storico i cui immensi meriti sono stati per troppo e lungamente dimenticati e alle origini della sua famiglia, attraverso la storia e i luoghi che li hanno visti nascere ed emergere: Terni, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte, Benevento, Pontelandolfo, Morcone e Campobasso.

Vannozzi S., Vincenzo Eduardo Gasdia questo illustre sconosciuto, in  «Il Bene Comune. Arte, cultura e civiltà per il terzo millennio», a. XVI, n. 11, Campobasso, novembre 2016, pp. 66-75.

Intervento estratto da AA.VV., Storia, Società e Religiosità popolare in Castelpagano (BN). Atti del Convegno di Studi: ALLA RISCOPERTA DELLE NOSTRE RADICI. Storia, società e religiosità popolare a cura del GAL Alto Tammaro del 29.09.2014. Impaginazione ed elaborazione grafica di Valentina Marino; Tipografia Scripta Manent, Morcone, marzo (ma in realtà maggio) 2016.

coautori Prof. Luigi Romolo Cielo, Prof. Giuseppe Santoni e Dott.ssa Maria Libera Bozzuto.

Lo studio ripercorre, attraverso documenti per lo più inediti, la storia dell’antico archivio dell’abbazia di S. Sofia di Benevento, una delle fondazioni monastiche più importanti dell’Italia meridionale, la cui influenza si estendeva su gran parte della Campania, del Sannio, della Capitanata, del Molise e della Basilicata: un territorio molto vasto e per questo difficilmente controllabile dall’amministrazione abbaziale. Le carte dell’archivio, attualmente reperibili in diversi istituti di conservazione italiani, attestano le differenti modalità di gestione e conservazione delle scritture, sciolte o nei registri, attraverso le quali la fondazione monastica ha gestito l’amministrazione dei propri beni e possedimenti per quasi dieci secoli, fino alla sua definitiva soppressione alla fine degli anni Venti del XIX secolo.

The study retraces, through mostly unpublished documents, the history of the ancient archives of the Abbey of S. Sofia of Benevento, one of the most important monastic foundations in Southern Italy, whose influence extended over most of Campania, Sannio, Capitanata, Molise and Basilicata: a very vast territory and, for this reason, difficult to control for the abbey's administration. The papers of the archives, currently available in several Italian preservation institutes, attest to the different ways in which the monastic foundation managed the administration of its goods and properties for almost ten centuries, until its definitive suppression at the end of the 1820s.

Dopo 800 anni di dominazione pontificia, Benevento vive l'annessione al Regno d'Italia con molta difficoltà. Emblematico è il caso dell'istruzione  ed in particolare del Liceo Classico di Benevento. L'intitolazione e lo sviluppo di quest'istituto sono un interessante esempio dello sforzo compiuto dagli uomini che ebbero il compito di costruire un'identità nazionale e di sradicare pregiudizi e chiusure.

The present study should be understood as a contribution to the disputed relationship of Byzantine to Old Roman and Gregorian chant. It is based on a study of offertory chants in the relatively little-known medial modes. The author discusses four Old Roman offertories in the second medial mode in the recently
published book Inside the Offertory by Rebecca Maloy: In die sollemnitatis, Erit vobis, Confirma hoc and Oravi deum meum. Comparisons are made with chants based on Crucem tuam of the Old Roman repertory. In a previous article in Plainsong and Medieval Music the author demonstrated that the medial characteristics disappeared in the same texts in the Gregorian repertoire. In her comparisons of Old Roman and Gregorian sources Rebecca Maloy comes to a completely different conclusion. She argues that the so-called „Old Roman“ melodies
are late medieval creations and she characterizes them with the negative term ‘formulaicism’. In this article her conclusions are called into question.

Molte le tracce storiche e artistiche lasciate in paese
dall’arcivescovo di Benevento, abate di Santa Sofia, poi papa Benedetto XIII.
Specie nel “suo” convento: lapidi, stemmi, lunette, chiostro, pale d’altare, dediche.
Mancava la traccia sovrana: un ritratto. E invece c’era e, per fortuna, c’è.

LA MONTAGNA DI CERCEMAGGIORE (CB)
Studio  documentato con materiale archivistico fino ad oggi inedito dedicato alla “Montagna” di Cercemaggiore (centro molisano dell’appennino centro-meridionale), denominata “Monte Saraceno” solo a partire dall’epoca moderna ed esattamente dal 1876, quando il rilievo montuoso è attestato cartograficamente con l’odierno toponimo. La ricerca stravolge ogni precedente ipotesi tesa a insistere, pur in assenza di dati reali, dell’antichità del nome Saraceno a Cercemaggiore già invece noto localmente e chiamato con un toponimo longobardo di “Monte Piandolfo” o “Pianadolfo”e ancor più semplicemente come “la Montagna” o “Montagna di Cercemaggiore”.  -  ArcheoMolise, n. 26, anno VIII, Settembre-Dicembre 2016.

From Irpinia to Sardinia to recall some stories and traditions of magical women that mark the identity of my country. The origin of these figures begins with the cult of Diana and Isis. This article aims to analyse the figures of Irpinia Janare and Sardinia Janas including legends, stories, symbology and folklore about them. Female figures of ancient wisdom, priestesses of nature, herbalists, weavers, magicians, healers, with refined sensory abilities. Through their arts they pass down ancient knowledge, symbols interpretation, codes and ancestral movements, recalling the hidden power of what is real energy that unites human beings beyond the visibility, sometimes even in an instinctive and intuitive way, offering it to the people honestly , most of the time for free. These women pass on and write the history of our lands and are fleeting, like the wind blowing strong on their lands. "Superstitions are religious forms that survive lost ideas. All these had as their main reason to be a truth that we do not know anymore or that has been transformed. It's name comes from the Latin term "superstes" which means survival: they all are material remains of science and ancient opinions!" Eliphas Levi
"Breathing is the rainbow bridge between our sensory surface and the inner depth." Gipsy Eagle

In the Renaissance, the city of Benevento belonged to the Pope, although it was surrounded by territories belonging to the Kingdom of Naples. Thus, the papal governor had to deal with the local political situation, with the pontifical guidelines and with the Neapolitan barons. This complicated network of powers is vividly represented by the legal cause which involved some of the main actors of the Italian political scene: Clement VII; Giovan Matteo Giberti, one of the most fervent proponent of the so-called Italian Reformation; and Vittoria Colonna, member of a family loyal to the king of Spain and supporter of the anti-papal politics, which would have been close to all the main exponents of the Evangelism (as it has been repeatedly shown, oftentimes political opposition was the premise to religious dissent as well).
In 1525, Vittoria’s husband was appointed governor of Benevento. However, he was too busy with war; so Colonna became his lieutenant. Soon, the vicar of Benevento sent to her a letter (still unpublished) to inform Vittoria that a man, convicted for rape, had succeeded in obtaining from the Pope a brief which referred the case to the archdeacon of Sant’Agata, in the Kingdom of Naples, and not to Vittoria, since she, «as a woman, cannot be a governor»: Colonna’s authority was questioned. The letter she wrote to Giberti, papal datary, is impressive because of the peremptory way in which she asks for another brief to be sent confirming her authority over Benevento. The epistle had its effects, and Colonna’s political victory was on all fronts: she had reaffirmed her authority as a governor, she had thwarted an attempt of illegal judicial deception by the archdeacon of Sant’Agata, and imposed her own line of action on the Pope.

I contributi sulla storia di Benevento e del Sannio pubblicati negli ultimi venti anni sono molto numerosi e comprendono opere di carattere generale sulla storia della provincia o del suo capoluogo, lavori dedicati a singoli paesi o a singoli eventi, ricerche di carattere biografico su personaggi della storia sannita, pubblicazione di documenti inediti, memorie, libri fotografici. Gli studi, però, sono assai eterogenei per impostazione e metodologia: insieme a ricerche condotte con criteri scientifici, abbondano i contributi di aneddotica locale e memorialistica, che sono interessanti, perché talvolta citano fonti di difficile reperibilità, ma risultano tutt’altro che esaustivi.

This paper concerns Falco of Benevento, a local official in Twelfth Century Benevento who became one of the first lay chroniclers of medieval Italy. It analyses and compares Falco’s chronicle with the mostly unedited charters written and authenticated by him as a notary and scribe of the sacred palace (i.e. the palace of the city’s overlord, the pope), in order to gain new insights into the author’s professional biography and social environment. As a result, the points of time when Falco assumed, lost and reassumed the office of scribe of the sacred palace were identified. This paper furthermore sheds light on the nature of Falco’s activities in this office as well as on his neighbourhood within Benevento. All these results correspond with certain characteristics of Falco’s chronicle and thus stress the importance of the author’s professional experiences for the understanding of his work.

Il contributo è incentrato sulla figura professionale di Falco, notaio e poi giudice attivo a Benevento nel XII secolo, uno dei primi cronisti laici dell’Italia medievale. Attraverso lo studio e il confronto del suo Chronicon Beneventanum con i documenti da lui redatti e sottoscritti nel corso della sua attività professionale – per la maggior parte ancora inediti – è stato possibile individuare nuovi aspetti legati alla vita dell’autore e all’ambiente sociale della sua epoca. Si pongono così in evidenza i momenti in cui Falco assunse, perse e riguadagnò l’officium di «scriba del sacro palazzo» (la residenza del papa nell’enclave pontificia di Benevento), ruolo finora meno conosciuto ma certamente prestigioso, che si è cercato di mettere in luce con la puntualizzazione dei compiti a lui affidati. Si può inoltre identificare per la prima volta la zona della città in cui abitava. Nel complesso, il saggio pone l’accento sul significato della biografia professionale di Falco per una migliore comprensione del significato della sua cronaca.

ITALIAN Il movimento del Sessantotto in una realtà territoriale che, pur essendo periferica rispetto ai centri del movimento, registrò uno sviluppo della consapevolezza politica e dei movimenti sociali.

ENGLISH The protest of 1968 in an area that, although being peripheral, compared to the centres of the movement, experienced a development of political awareness and social movements.

Riscoperta e rivalutazione di un antico documento che non è affatto una falsificazione,  come alcuni vogliono ancora credere, ma la trasposizione e copia tardiva (sec. XIV) di un testo originale che riabilita appieno la figura di Vincenzo D'Amico ed integra le nostre conoscenze sul Molise normanno e su diversi feudatari altrimenti ignoti.