Elezioni Politiche

TFM. A distancia de casi 45 años de las elecciones democráticas de 1977, el abstencionismo electoral continúa siendo un fenómeno que concierne decenas de millones de ciudadanos españoles. En este trabajo se quiere investigar sobre las características de este fenómeno, sobre su relación con aspectos políticos y socio-económicos y sobre sus efectos en los resultados electorales. Para realizar este objetivo se han utilizado dos enfoques diferentes. El primero consiste en el análisis agregado, es decir el examen de los datos electorales desde 1977 hasta 2019. En esta fase se ha analizado el nivel de participación electoral diferenciandolo por unidad territorial y tipo de elecciones, y se ha observado como han cambiado los resultados de los diferentes partidos según el nivel de abstención. El segundo enfoque consiste en el análisis individual, que se fundamenta en un examen de encuestas de opinión donde se relaciona el comportamiento electoral con características socio-económicas y opiniones políticas. Herramientas de visualización de datos y test estadísticas han sido utilizadas para permitir la individuación de patrones y relaciones significativas. En el análisis agregado se ha observado que las unidades territoriales más abstencionistas son las insulares y costeras y que el abstencionismo en las elecciones generales beneficía el Partido Popular. En el análisis individual se ha verificado como el tener un nivel de estudios primarios, una edad superior a los 60 años, el tener una opinión negativa hacia la situación política y económica y auto-ubicarse hacia el centro político tienen un efecto positvo en el abstencionismo electoral.

Sono oltre sei milioni e mezzo i cittadini italiani che oggi vivono all’estero. Sebbene siano in costante aumento e costituiscano più del 10% della popolazione che risiede invece in Italia, gli italiani nel mondo sono un’entità poco conosciuta, soprattutto nella dimensione politica, dal momento che orientamento elettorale, aspettative, problemi e manifestazioni della rappresentanza nelle forme istituzionali sono stati finora largamente trascurati dagli studi. Traendo spunto dalla recente riduzione del numero dei parlamentari, compresi quelli della circoscrizione estero, questo volume si propone di far luce sulla variegata realtà della presenza italiana al di fuori dei confini nazionali. In particolare, i contributi qui raccolti offrono, per la prima volta, un’analisi complessiva – in chiave storica, giuridica, sociologica e politologica – delle trasformazioni avvenute negli ultimi decenni nel voto e nella rappresentanza politica degli italiani all’estero, soffermandosi anche sulle sue carenze e sulle opportunità di miglioramento. Il volume offre, infine, i risultati di un’indagine, promossa dai curatori, che ha fatto emergere caratteristiche sociodemografiche inedite degli italiani all’estero, la loro posizione su diversi temi di stringente attualità, nonché l’orientamento politico e le intenzioni di voto.

Le riforme introdotte dal legislatore sul voto italiano all'estero hanno segnato un punto di svolta nella politica italiana e in modo particolare nelle comunità degli italiani con la novità della rappresentanza estera. Quale opinione hanno del voto italiano all'estero i connazionali residenti al di fuori dei confini nazionali? E votare dall'estero ha avvicinato (o meno) i connazionali alla politica italiana, all'Italia e al proprio retaggio italiano? E ancora, chi sono gli italiani nel mondo? Quanti sono e dove si concentrano? Questo volume offre una lettura aggiornata sulle esperienze del voto italiano nel mondo dal 2003 ad oggi, l'analisi dei risultati di un'indagine sulla partecipazione degli italiani in Australia alle elezioni politiche del 2006, nonché spunti, riflessioni e considerazioni sul tema dell'emigrazione italiana.

Nella finalità prioritaria di questa riflessione storiografica, c’è la volontà di mettere in luce come il dilagare, all’indomani di Vittorio Veneto, della violenza politica nel Paese non sia il frutto d’una improvvisa ed imprevista rottura della sostanzialmente consolidata (benché su basi censitarie e notabilari) dinamica nazionale; ma che al contrario, il rinfocolare in tempo di pace di assalti, scontri armati, rappresaglie sia piuttosto la risultante di un insieme di fattori, elementi e decisioni, in grossa parte ascrivibili a tendenze e processi di lungo e medio periodo. Più precisamente, si tenterà di mostrare come l’apertura di una finestra temporale di opportunità (ovvero la mancata normalizzazione dell’ordine pubblico e la profondissima delegittimazione delle istituzioni liberal-parlamentari, avveratesi nell’immediato dopoguerra), in un ambiente storico reso disponibile alle istanze di sovversione dell’ordine costituito, stiano a valle di una brutale accelerazione di processi epocali di trasformazione “sistemica” – attivi almeno dalla fine del secolo precedente – resi imperativi e virulenti dal terrificante trauma della più devastante guerra della modernità occidentale, e infine incancreniti da un insieme di scelte e di contingenze negative, occorse al cessare delle ostilità.

I sistemi elettorali hanno delle ripercussioni dirette sulla rappresentanza dei partiti nel Parlamento. Questo riguarda in particolare le minoranze etniche. A seconda di come è congegnato, un sistema elettorale può rafforzare o indebolire una minoranza, o addirittura farla scomparire del tutto dal Parlamento. Il Sudtirolo è stato annesso all’Italia dopo la Prima Guerra Mondiale, chiamato di seguito Alto Adige. Già nel 1921 i sudtirolesi conquistarono quattro deputati nel Parlamento italiano, ma la riforma elettorale dei fascisti, la cosiddetta legge Acerbo, ridusse la loro rappresentanza dapprima a due deputati (1924), facendoli poi scomparire del tutto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale fu concluso l’Accordo di Parigi del 1946 tra Italia e Austria che garantisce una tutela alla minoranza tedesca dell’Alto Adige e un’autonomia. Dal 1948 in poi i sudtirolesi riescono, in ogni tornata elettorale, a conquistare una rappresentanza nel Parlamento nazionale di cinque, in casi eccezionali, anche di sei parlamentari.
Da allora in Italia sono state approvate numerose riforme elettorali. Da un sistema prevalentemente proporzionale l’Italia è passata nel 1993 a un sistema combinato, che prevedeva che tre quarti dei seggi venissero eletti con il maggioritario ed il restante quarto con il proporzionale, con una soglia di sbarramento del quattro per cento. Questo sbarramento  escludeva le minoranze tedesche e ladine dell'Alto Adige che rappresentano solo un mezzo punto percentuale della popolazione nazionale. Il ricorso proposto dalla Provincia, a favore delle minoranze linguistiche, fallì dinanzi alla Corte Costituzionale così come davanti alla Corte Europea per i diritti dell’uomo. Ma i sudtirolesi riuscirono a conservare la loro rappresentanza attraverso i collegi uninominali. Nel 2005 il Parlamento ha nuovamente modificato la legge elettorale, tornando a un sistema proporzionale con delle soglie scaglionate e con un premio di maggioranza per la lista o la coalizione vincente.
La rappresentanza dei sudtirolesi nel Parlamento, organizzato dapprima nel Deutsche Verband (DV) e dal 1948 nella Südtiroler Volkspartei (SVP), ha subito delle ripercussioni dirette dalle riforme elettorali. Essa ha potuto salvarsi con dei provvedimenti specifici, che sono stati raggiunti richiamandosi all’ancoraggio internazionale dell’autonomia dell'Alto Adige/Südtirol e alla tutela delle minoranze iscritta nella Costituzione italiana. Come partiti etnoregionali tipici, il DV e la SVP sono quindi particolarmente indicati per un’analisi empirica delle ripercussioni dei sistemi elettorali.

Üblicherweise misst man die Entwicklung von sprachlichen Minderheiten an deren Entfaltungsmöglichkeiten im wirtschaftlichen, kulturellen und sozialen Bereich, sowie an den Normen, die zu ihrem Schutz erlassen werden. Weniger weiß man hingegen darüber, welche Auswirkungen Wahlsysteme auf sie haben. Die Wahlsysteme wirken sich nämlich direkt auf die Vertretung der Parteien im Parlament aus. Sie können eine Minderheit stärken, schwächen oder ganz aus dem Parlament verdrängen. Die Studie beleuchtet die verschiedenen Systeme und untersucht ihre Auswirkungen auf die Gesellschaft und insbesondere auf die ethnischen Minderheiten. Ausgehend von den vielen sprachlichen Minderheiten in Europa, analysiert die Studie besonders die Vertretung der Südtiroler im italienischen Parlament und misst empirisch, an diesem Fallbeispiel, die konkreten Folgen von Änderungen des Wahlsystems.
Südtirol wurde nach dem Ende des Ersten Weltkrieges zu Italien geschlagen. Schon 1921 errangen die Südtiroler vier Abgeordnete im Parlament in Rom. Eine Wahlreform der Faschisten reduzierte ihre Vertretung zunächst auf zwei (1924) und brachte sie dann zum Verschwinden. Nach dem Zweiten Weltkrieg garantiert der Pariser Vertrag zwischen Italien und Österreich von 1946 der Südtiroler Minderheit eine Autonomie. Bei allen politischen Wahlen seit 1948 errangen die Südtiroler eine Vertretung im nationalen Parlament (von fünf, manchmal sogar sechs Mitgliedern). Seitdem hat Italien mehrere Wahlreformen vorgenommen. Von einem fast reinen Proporz-System schritt Italien 1993 zu einem kombinierten System. Drei Viertel der Sitze wurden im Mehrheitswahl-System gewählt, ein Viertel im Verhältniswahl-System, mit einer Wahlhürde  von vier Prozent. Die Südtiroler, die nur einen halben Prozent ausmachen, rekurrierten dagegen, blitzten allerdings sei es beim VfGH als bei der Europäischen Kommission für Menschenrechte ab. Sie behielten ihre Vertretung über die Mehrheits-Wahlkreise.
Im Jahre 2005, änderte das Parlament erneut das Wahlsystem und kehrte wieder zu einem Proporz-System zurück, mit abgestuften Wahlhürden und einer Mehrheitsprämie für die siegreiche Liste oder Koalition.
Neuerdings, im Jahre 2012, unternahm das Parlament erneut einen Versuch das Wahlsystem zu ändern.
Als typische ethnoregionale Parteien eignen sich der DV und die SVP deshalb besonders, um die Auswirkungen von Wahlsystemen auf ethnische Minderheiten empirisch zu untersuchen.

English Summary
Protection of minorities and electoral systems, the rules of electoral systems and their implications for linguistic minorities - An analysis based on empirical experiences of South Tyrolean and other ethnic minorities in Europe

The electoral systems in general, directly influence - among many other effects - the representation of the parties in Parliament. They have certain consequences for ethnic minorities. These include the strengthening, the weakening or the eliminations of the minorities. The study examines the various systems for their impact on society, parliament, governability, political parties, voters and ethnic minorities in particular. Starting from the many linguistic minorities in Europe, the study analyzes in particular the representation of the German minority in the Italian Parliament and measured empirically, on this case study, the specific consequences of system changes.
After the First World War the southern part of Tyrol (Südtirol) was annexed to Italy. South Tyrolean succeeded (1921) in electing four representatives to Parliament in Rome. A fascist electoral reform reduced their representation first (1924) to two and cancelled it later on completely. After the Second World War the so called Paris Agreement signed in 1946 between Italy and Austria grants autonomy to the population of South Tyrol. In all the political elections, since 1948, the South Tyrolean have been able to gain a representation (of five or even six members) in the national Parliament. Since then, Italy has made a number of election reforms. From an almost proportional system Italy passed to a combined system in 1993. Three quarters of the seats were elected by the majority system, one quarter by the proportional system with a threshold (minimum allowance) of four per cent. The South Tyrolean, which counts for just a half per cent on national level appealed against the minimum threshold low, but lost in front of the Italian Constitutional Court and then the European Commission of Human Rights. Although they did not succeed for the proportional part of seats, they were able to save their representation in the Parliament through the majority system in the constituencies. In 2005, the Parliament changed the electoral low again and returned to a proportional system, with degrees of thresholds and a premium for the winning party or coalition. Recently, in 2012, the Parliament launched a new effort for a reform.
The DV and the SVP can be taken as good examples of typical ethno regional parties, in order to examine the effects of electoral systems on ethnic minorities.

Sintesi in italiano
La tutela delle minoranze e i sistemi elettorali
Le regole dei sistemi elettorali e le loro implicazioni per le minoranze linguistiche - Un'analisi basata sulle esperienze empiriche dei Sudtirolesi e altre minoranze etniche in Europa

La tutela delle minoranze è normalmente esaminata dal punto di vista delle regole che le governano, il profilo storico e le possibilità di sviluppo culturale, sociale ed economico. Meno si sa degli effetti dei sistemi elettorali sulle minoranze linguistiche. I sistemi elettorali hanno delle ripercussioni dirette sulla rappresentanza dei partiti nel Parlamento. Questo riguarda in particolare le minoranze etniche. Secondo com’è congegnato, un sistema elettorale può rafforzare o indebolire una minoranza, o addirittura farla scomparire del tutto dal Parlamento.
Il volume, edito dalla Casa editrice Viennese New Academic Press, spiega in modo semplice le varie tipologie di sistemi elettorali, le regole tecniche che li governano, il loro funzionamento; chiarisce la differenza tra il maggioritario e il proporzionale, i vantaggi e gli svantaggi di ciascuno e dei vari sistemi misti che ne possono risultare.
Il testo, oltre a illustrare i principi del Consiglio d’Europa e della Commissione di Venezia, dà un particolare rilievo al tema del rapporto tra organizzazione del sistema elettorale e rappresentanza parlamentare delle minoranze etniche, analizzando come le peculiarità dei vari sistemi possano determinare il loro rafforzamento, indebolimento o, addirittura, scomparsa da un Parlamento. L’attenzione si focalizza specialmente sulla minoranza sudtirolese che viene presa d'esempio per esplorare empiricamente l'impatto dei sistemi elettorali. Il libro analizza tutte le elezioni politiche dall'annessione dell'Alto Adige all'Italia fino ad oggi, per un periodo di quasi 100 anni, non trascurando di metterle a confronto con altri paesi europei.
Il Sudtirolo è stato annesso all’Italia dopo la Prima Guerra Mondiale, chiamato di seguito Alto Adige. Già nel 1921 i sudtirolesi conquistarono quattro deputati nel Parlamento italiano, ma la riforma elettorale dei fascisti, la cosiddetta legge Acerbo, ridusse la loro rappresentanza dapprima a due deputati (1924), facendoli poi scomparire del tutto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale fu concluso l’Accordo di Parigi del 1946 tra Italia e Austria che garantisce una tutela alla minoranza tedesca dell’Alto Adige e un’autonomia. Dal 1948 in poi i sudtirolesi riescono, in ogni tornata elettorale, a conquistare una rappresentanza nel Parlamento nazionale di cinque, in casi eccezionali, anche di sei parlamentari.
Da allora in Italia sono state approvate numerose riforme elettorali. Da un sistema prevalentemente proporzionale l’Italia è passata nel 1993 a un sistema combinato, che prevedeva che tre quarti dei seggi venissero eletti con il maggioritario ed il restante quarto con il proporzionale, con una soglia di sbarramento del quattro per cento. Questo sbarramento  escludeva le minoranze tedesche e ladine dell'Alto Adige che rappresentano solo un mezzo punto percentuale della popolazione nazionale. Il ricorso proposto dalla Provincia, a favore delle minoranze linguistiche, fallì dinanzi alla Corte Costituzionale così come davanti alla Corte Europea per i diritti dell’uomo. Ma i sudtirolesi riuscirono a conservare la loro rappresentanza attraverso i collegi uninominali. Nel 2005 il Parlamento ha nuovamente modificato la legge elettorale, tornando a un sistema proporzionale con delle soglie scaglionate e con un premio di maggioranza per la lista o la coalizione vincente.
Keywords
Abgeordnetenkammer / Autonomiestatut / Deutscher Verband / Ethnische Partei / Italien / Ethnische Minderheiten / Majorz / Mehrheitswahl / Parlament / Proporz / Regionale Partei / Region / Trentino Südtirol / Südtirol / Senat / Sperrklausel / Südtiroler Minderheit / Südtiroler Volkspartei / Verhältniswahl / Wahlkreise / Wahlsystem / Deutscher Verband
Autonomy / Chamber of deputies / Constituencies / Electoral reform / Electoral system / Ethnic minorities / Ethnical party / Italian Parliament / Italy / Majorz / Proporz / Region / Regional Party / Senate / South-Tyrol / Special Autonomy / South Tyrolean minority / Special Statute / Threshold
Autonomia / Camera dei Deputati / Circoscrizioni / Clausola di sbarramento / Collegi elettorali / Commissione di Venezia / Costituzione / Diritto elettorale / Italia / Minoranze linguistiche / Parlamento italiano / Maggioritario / Premio di Maggioranza / Proporzionale / Regioni / Riforme elettorali / Senato della Repubblica / Sistemi elettorali / Statuto di autonomia / Statuto speciale / Sudtirolesi

How to reform the constitution and rights - considerations, bills and motions for a more equitable society

L’autore, il Senatore Oskar Peterlini, cultore di diritto costituzionale alla Libera Università di Bolzano, raccoglie in questo volume le sue considerazioni e le sue critiche alle democrazie moderne che soffrono di una crescente distanza tra cittadino e rappresentanza politica. Costatando nello stesso tempo uno svuotamento delle prerogative del Parlamento quale rappresentanza democratica propone una serie di misure, che sono confluite in suoi disegni di legge e mozioni elaborati e presentati al Senato della Repubblica nella corrente legislatura 2008 – 2013. I temi delle sue proposte legislative o di indirizzo, qui dettagliatamente illustrati, spaziano dalla riforma costituzionale, la legislazione elettorale e la democrazia diretta, dalla famiglia, la tutela sociale e ambientale, fino alla previdenza e al riassetto della finanza mondiale.
Le democrazie moderne e in particolar modo anche quella italiana sono esposte a un crescente squilibrio tra i poteri dello Stato. L'attività legislativa, che per Costituzione è riservata al Parlamento (art. 70 Cost.), si trasferisce sempre più nelle mani dell'esecutivo, sia per motivi organizzativi, di complessità delle materie che per l'apparato a disposizione del Governo, spogliando in questo modo il Parlamento dalle sue primarie prerogative.
Ed è proprio per questo motivo che riteniamo importante raccogliere in questo volume il suo contributo legislativo. Varie iniziative sono state realizzate, tante altre invece non devono finire nel dimenticatoio ma fungere da stimolo per migliorare la Costituzione e i diritti.

Keywords
Alpi, adozioni, ambiente, armi, banche, democrazia, famiglia, conti dormienti, Convenzione protezione Alpi, costituzione, cittadino, flora, fauna, lingua segni, lingue minoritarie,  rappresentanza, politica, disegni legge, madri lavoratrici, minori, minoranze linguistiche, mozioni, legislazione elettorale, democrazia diretta, famiglia, pensioni, sport, tutela sociale, tutela ambientale, previdenza, riforma costituzionale, riassetto finanza mondiale, finanza, società equa, Senato, statuti speciali

Domenica 31 marzo si terranno le elezioni amministrative in Turchia. 57 milioni di elettori saranno chiamati a votare in tutte e 81 le province del paese tra cui le più importanti città della nazione (Istanbul, Ankara, Izmir, Bursa…). Le elezioni seguono idealmente il referendum sulla trasformazione del paese da repubblica parlamentare a presidenziale che ha rafforzato e prolungato la morsa del presidente-sultano Recep Tayyip Erdoğan e del suo partito AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo). Elezioni imponenti non solo per il numero dei candidati (si decideranno 30 sindaci metropolitani e 1.351 sindaci dei distretto comunali, 1.251 governatori provinciali e 20.500 consiglieri comunali) ma anche per l'enorme mole di risorse mobilitate e per le implicazioni future e geopolitiche del paese tra congiunture economiche negative, evoluzione delle relazioni internazionali e malumori tra importanti settori dell'opinione pubblica che potrebbero riversarsi nelle urne. Il partito del presidente si presenterà alle elezioni alleato con Partito del Movimento Nazionalista (MHP), braccio politico dei famigerati Lupi grigi dando vita alla coalizione dell'Alleanza del Popolo sottolineando l'importanza del fattore identitario nella narrativa recente anatolica. A sfidare la macchina da guerra erdoganiana sarà lo storico CHP (Partito Popolare Repubblicano secolare e eredità di quel kemalismo già dogma insondabile e oramai sempre più flebile retaggio) in coalizione con l' İYİ Parti (Buon partito) della "pasionaria" Meral Akşener sotto l'egida dell'Alleanza Nazionale in tutto e per tutto un blocco pragmatico da opporre all'ascesa insostenibile di Erdogan nella vita politica turca.

Abstract de +ital: Die Wahlsysteme wirken sich direkt auf die Vertretung der Parteien im Parlament aus. Besondere Auswirkungen haben Wahlgesetze auf ethnische Minderheiten. Sie können eine Minderheit stärken, schwächen oder ganz aus dem Parlament verdrängen.
Südtirol wurde nach dem Ende des Ersten Weltkrieges zu Italien geschlagen. Schon 1921 errangen die Südtiroler vier Abgeordnete im Parlament in Rom. Eine Wahlreform der Faschisten reduzierte ihre Vertretung zunächst auf zwei (1924) und brachte sie dann zum Verschwinden. Nach dem Zweiten Weltkrieg garantiert der Pariser Vertrag zwischen Italien und Österreich von 1946 der Südtiroler Minderheit eine Autonomie. Bei allen politischen Wahlen seit 1948 errangen die Südtiroler eine Vertretung im nationalen Parlament (von fünf, manchmal sogar sechs Mitgliedern). Seitdem hat Italien mehrere Wahlreformen vorgenommen. Von einem fast reinen Proporz-System schritt Italien 1993 zu einem kombinierten System. Drei Viertel der Sitze wurden im Mehrheitswahl-System gewählt, ein Viertel im Verhältniswahl-System, mit einer Wahlhürde von vier Prozent. Die Südtiroler, die nur einen halben Prozent ausmachen, rekurrierten dagegen, blitzten allerdings sei es beim Verfassungsgerichtshof als bei der Europäischen Kommission für Menschenrechte ab. Sie behielten ihre Vertretung über die Mehrheits-Wahlkreise.
Neuerdings, im Jahre 2005, änderte das Parlament erneut das Wahlsystem und kehrte wieder zu einem Proporz-System zurück, mit abgestuften Wahlhürden und einer Mehrheitsprämie für die siegreiche Liste oder Koalition.
Die Vertretung der Südtiroler im Parlament, nach der Annexion der Deutsche Verband (DV), seit 1948 die Südtiroler Volkspartei (SVP), war direkt von den Wahländerungen betroffen. Teilweise konnte sie sich nur mit Sonderbestimmungen retten. Diese konnte sie mit Berufung auf die internationale Verankerung der Südtirol Autonomie und den Minderheitenschutz in der italienischen Verfassung durchsetzen. Als typische ethnoregionale Parteien eignen sich der DV und die SVP deshalb besonders, um die Auswirkungen von Wahlsystemen empirisch zu untersuchen.
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I sistemi elettorali hanno un impatto diretto sulla rappresentanza dei partiti in parlamento. Sulle minoranze etniche essi hanno degli effetti particolari. Essi possono rafforzare o indebolire una minoranza, o addirittura escluderla dal Parlamento. Il saggio studia gli effetti sull’esempio empirico della minoranza Sudtirolese, lungo l’arco temporale di quasi un secolo, dall’annessione all’Italia a tutt’oggi, considerando anche le particolarità costituzionali di tutela.
Il Sudtirolo, poi divenuto l’Alto Adige, è stato annesso al Regno d’Italia dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1919. Nel 1921, alle loro prime elezioni in Italia, i Sudtirolesi riuscirono a eleggere quattro deputati nel parlamento di Roma, grazie all’allora vigente sistema proporzionale e un proprio collegio che coincideva con la provincia di Bolzano. Una riforma elettorale, voluta da Benito Mussolini, ridusse la loro rappresentanza a due (nel 1924), per poi farla scomparire completamente dal parlamento con le susseguenti riforme.
Sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Accordo di Parigi concluso tra l'Italia e l'Austria nel 1946, garantisce alla minoranza Sudtirolese un’autonomia. In tutte le elezioni politiche dal 1948 in poi le minoranze linguistiche dell’Alto Adige riuscirono ha inviare una propria rappresentanza in parlamento nazionale (cinque parlamentari tra deputati e senatori, talvolta sei). Da allora, l'Italia ha vissuto numerose riforme elettorali. Da un sistema di rappresentanza proporzionale quasi puro, nel 1993 l'Italia passò an un sistema misto. Tre quarti dei seggi furono attribuiti col sistema elettorale maggioritario in collegi uninominali, un quarto col sistema di rappresentanza proporzionale, con una soglia elettorale del quattro per cento. La minoranza Sudtirolese, che rappresenta solo un mezzo per cento della popolazione italiana, fu così esclusa dalla quota proporzionale alla Camera. Presentò ricorso alla Corte Costituzionale, e poi alla Corte Europea per i diritti dell’uomo, ma fu delusa da ambe due le Corti. Il saggio analizza le ragioni. La minoranza conservò invece la sua rappresentanza nei collegi elettorali di maggioranza.
Più recentemente, nel 2005, il Parlamento modificò nuovamente il sistema elettorale e tornò a un sistema di rappresentanza proporzionale, però con soglie a più livelli e un premio di maggioranza per il partito o la coalizione vincente. Le soglie costituivano un motivo di esclusione e vennero superate con norme speciali.
Sin dall'annessione all’Italia, la consistenza della delegazione parlamentare dei Sudtirolesi, dapprima rappresentata dal Deutsche Verband, DV, (Federazione tedesca), poi sin dal 1948, dalla Südtiroler Volkspartei, SVP, (Partito Popolare Sudtirolese), è stata direttamente influenzata dalle modifiche delle leggi elettorali. In alcuni casi poté salvarsi solamente con disposizioni speciali che riuscì a raggiungere grazie all’ancoraggio internazionale dell’autonomia e delle tutele speciali previste dalla Costituzione italiana a favore delle minoranze linguistiche. Come tipici partiti etno-regionali, il DV e la SVP si prestano in modo ideale per studiare gli effetti dei sistemi elettorali empiricamente sulle minoranze linguistiche.

Abstract in deutsch + italiano:
Während in Italien seit dem Jahre 2005, sei es die Abgeordnetenkammer als auch der Senat, nach dem Verhältniswahlrecht gewählt werden, gilt für den Senat in Südtirol und im Trentino ein überwiegendes Mehrheitswahlrecht. Der Art 57 der italienischen Verfassung bestimmt (seit 1963), dass keine Region weniger als sieben Senatoren haben darf, außer Aosta (einen) und Molise (zwei). Damit könnte, rein vom System her, in Südtirol wie in allen anderen Regionen Italiens nach dem Verhältniswahlrecht gewählt werden. Für die Abgeordneten Kammer ist das auch tatsächlich der Fall. Warum dem für den Senat nicht so ist und wie es dazu gekommen ist, wird Ihnen in dieser Publikation verraten.
Eine Studie des Verfassers aus dem Jahre 1988 leuchtet zurück in jene Zeit, als die Frage im Mittelpunkt der Verhandlungen zwischen Bozen und Rom stand. Sie bildete eine Grundlage für die damaligen Entscheidungen, wie aus den Protokollen der SVP-Parteileitung hervorgeht. Die damalige Studie und die Protokolle werden hier veröffentlicht und decken die Spannungen zum Thema auf. Um ein Vollständiges Bild über die Besonderheit der Südtiroler Senatswahlkreise zu liefern, werden sie hier eingebettet in die Entwicklung des Wahlrechtes in Italien und Südtirol bis zur aktuellen Lage.
In der Region Trentino Südtirol gab bis zum Jahre 1991 vier Wahlkreise für das Trentino und zwei für Südtirol; ein Sitz ist fluktuierend, d.h. er wird aufgrund der Reststimmen im Proporz-Wege verteilt. Diese Einteilung widersprach dem Sinn des Art. 57 der Verfassung, der für die Regionen eine Verteilung im Verhältnis zur Bevölkerungsstärke vorsieht. Die Einwohner der Provinzen Bozen und Trient sind nämlich ungefähr gleich hoch. Deshalb sah die Maßnahme 111 des Südtirol-Paketes vor, dass Südtirol einen dritten Wahlkreis erhalten sollte, „um so die Teilnahme der Vertreter der italienischen und der deutschen Sprachgruppen der Provinz Bozen im Parlament im Verhältnis zur zahlenmäßigen Stärke der Gruppen zu begünstigen“. 
Parteiobmann Dr. Silvius Magnago hatte bei seiner Aussprache mit dem damals neu ernannten Ministerpräsidenten Ciriaco De Mita am 26. April 1988 in Rom, neben dem Erlass der offenen Durchführungsbestimmungen, auch jene Paket- Maßnahmen urgiert, die mit einfachem Staatsgesetz zu erlassen sind. De Mita hat deren Vorlage im Parlament zugesichert. Zu diesen gehörte auch die Maßnahme 111 des Paketes.
Italiano:
Mentre in Italia dal 2005, la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti con sistema proporzionale, per il Senato in Alto Adige e in Trentino vige un sistema elettorale con prevalenza maggioritaria. L'articolo 57 della Costituzione italiana sancisce (dal 1963), che nessuna regione può avere meno di sette senatori, tranne la Valle d'Aosta (uno) e Molise (due). Dal punto di vista puramente sistematico, nulla osterebbe a eleggere i senatori con lo stesso sistema proporzionale come in Italia anche in Alto Adige e in Trentino.
Per la Camera, infatti, è effettivamente così. Perché invece il sistema per il Senato è diverso e per quali motivi normativi e storici, si svelerà in questa pubblicazione.

La rappresentatività territoriale del Movimento Per L'Indipendenza Della Sicilia (M.I.S.) alla luce dei risultati elettorali nelle Elezioni Politiche del 2 giugno 1946 L'obiettivo del presente articolo: Sul travagliato periodo intercorso tra la preparazione dello sbarco degli Alleati in Sicilia e le vicende che portarono la Sicilia ad ottenere lo Statuto Autonomo Speciale numerosi e qualificati autori hanno scritto autorevolmente, fornendoci una enorme quantità di dati relativi alla organizzazione ed alle lotte condotte in Sicilia sia dal M.I.S. che dall'E.V.I.S. ed all'attività dei nuovi partiti italiani che permettono, a chi ha interesse, voglia e pazienza di leggerli, una lettura organica di quelle vicende. Il presente, sintetico articolo ha il solo scopo di evidenziare alcuni dati relativi alla rappresentanza del M.I.S. nei vari contesti territoriali isolani all'indomani dell'approvazione dello Statuto Autonomistico Speciale della Sicilia, in occasione delle elezioni politiche del 2 giugno 1946. Abbiamo ritenuto, dato il limitato orizzonte in cui si proietta il presente articolo, di mettere in evidenza i dati relativi ai comuni in cui il M.I.S. è stato più rappresentativo ed i comuni in cui, invece, è stato meno rappresentativo. I dati sono stati organizzati in 9 tabelle distinti per singola provincia assieme a due tabelle generali riassuntive per l'intera Sicilia. Ci è stato particolarmente utile il testo di Aurora Corselli e Lidia De Nicola Curto " Indipendentismo e indipendentisti nella Sicilia del dopoguerra"-Vittorietti Editore-Palermo 1984. L'iniziale raggruppamento dei dati elettorali potrebbe, in un successivo e più approfondito studio, essere correlabile alla individuazione delle condizioni socioambientali e dei soggetti che, per i loro ruoli o per la loro influenza su alcune comunità, potrebbero aver determinato dei risultati particolarmente rilevanti in ampia o bassa rappresentatività del M.I.S. nelle elezioni politiche del 2 giugno 1946.

L’Australia occupa una posizione primaria all’interno della ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide con oltre la metà degli aventi diritto di voto. Compito di questo capitolo è quello di analizzare l’offerta elettorale, la partecipazione e le scelte di voto degli italiani nel Nuovissimo Continente tenendo presente le dinamiche di vecchie e nuove mobilità alla ricerca di segnali di continuità e cambiamento. Il capitolo esordisce con alcune considerazioni sul profilo demografico degli italiani agli antipodi, sottolineando quanto questo sia il prodotto di diverse espressioni di italianità. Il capitolo passa poi in rassegna le scadenze elettorali politiche dal 2006 al 2013 con l’obiettivo di tracciare dinamiche di voto e mercato elettorale. L’ultima sezione è dedicata alle recenti elezioni del 2018 ed esamina patterns di continuità col passato non sottovalutando, al tempo stesso, interessanti punti di discontinuità.

Questo report contiene l’analisi delle strategie di campagna dei candidati è fatta attraverso il monitoraggio dei post pubblicati sui profili Facebook e Twitter del profilo o pagina ufficiale legata alla
campagna dei candidati. L’unità di analisi è il singolo post.
I dati relativi agli eventi sono raccolti attraverso l’analisi dei contenuti dei social media
e dei siti web dei candidati. L’unità di analisi è il singolo evento.
Responsabile scientifico: Giuliano Bobba. Coder and data analyst: Matteo Senatore.

Con la fine del modello del partito di massa, identificabile negli anni della fine della Guerra fredda, in Italia e nel mondo la politica ha seguito delle fasi di adattamento che sono andate di pari passo con lo sviluppo della comunicazione e dell’economia globale.
Ross Perot e Silvio Berlusconi condividono la peculiarità di aver lanciato la propria candidatura elettorale, nel 1992 il primo e nel 1994 il secondo, con uno status da outsider all’interno nella politica nazionale. Questa estraneità ha fortemente condizionato le campagne elettorali dei due, plasmandone l’organizzazione proprio in virtù di questo fattore e influenzando inevitabilmente anche il resto dello scenario politico.
Con le dovute distinzioni, Perot e Berlusconi hanno dato origine a partiti personali e populisti.

the papers aims at highlighting the possible application of Alternative Transferable Vote in Italy. This electoral system, used in Australia, could contribute to greater voter empowerment and renewed protagonism in the of the voter and to a renewed protagonism in the determination of the choices of political representation in determining the choices of political representation, favouring at the same time a renewal of the party system and greater governability.

As part of the Master-course in European parliamentary institutions for Assembly consultants and the PhD-course in Theory of the State institutions and comparative politics at the Faculty of Political Science of “La Sapienza” University in Rome, was presented the book of Oskar Peterlini “Funzionamento dei sistemi elettorali e minoranze linguistiche” (Operation of electoral systems and linguistic minorities), published by Franco Angeli (2012). On the occasion the following speakers intervened:
Nell’ambito del corso Master in Istituzioni parlamentari europee per consulenti d’Assemblea e del Dottorato di ricerca in Teoria dello Stato ed istituzioni politiche comparate, presso la Facoltà di Scienze politiche dell’ Università La Sapienza di Roma, è stato presentato il libro di Oskar Peterlini “Funzionamento dei sistemi elettorali e minoranze linguistiche”, pubblicato da FrancoAngeli (2012). Sono intervenuti nell’occasione i seguenti relatori:
INTRODUZIONE: Fulco Lanchester, Professore ordinario di Diritto costituzionale italiano e comparato presso l’Università di Roma “La Sapienza”: Demos sociale e politico, minoranze linguistiche, votazioni elettive e deliberative nella storia e nel diritto comparato.
Stefano Ceccanti, Professore ordinario di Diritto costituzionale italiano e comparato – Università di Roma “La Sapienza”: La tutela delle minoranze linguistiche non passa solo attraverso i partiti che ne sono espressione.
Massimo Luciani, Professore ordinario di Diritto costituzionale – Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma “La Sapienza”: Protezione costituzionale delle minoranze linguistiche e loro partecipazione al sistema politico. Memoria ‘etnica’ dei partiti regionali.
Augusto Cerri, Professore ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico e di Giustizia Costituzionale – Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “La Sapienza”: Minoranze linguistiche e politiche tra azione positiva e divieto di discriminazioni indirette. Giurisprudenza americana e suggerimenti per l’esperienza italiana.
Oskar Peterlini, Professore a contratto presso la Libera Università di Bolzano e Senatore della Repubblica dal 2001 al 2013: La rappresentanza delle minoranze linguistiche a livello locale e nazionale, dal caso altoatesino alla comparazione in Europa.

La sentenza n. 1/2014 della Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità parziale della riforma Calderoli della legge per le elezioni politiche nazionali di Camera e Senato. Disamina della "via preferenziale" d'accesso alla Corte e delle motivazioni della sentenza, nella tensione tra principio di costituzionalità e legalità del processo costituzionale.

Con l’avanzata di forze politiche antisistema e populiste, le elezioni per il Parlamento del 2018 hanno completamente ridisegnato la geografia elettorale italiana. Nella circoscrizione estero è, in realtà, il transnazionalismo politico a esser stato messo alla prova, ovvero la capacità dei cittadini italiani residenti oltre confine di partecipare attivamente alle dinamiche elettorali sia nel Paese d’adozione sia in quello d’origine. L’alto tasso di astensionismo e il primeggiare di formazioni politiche pro-sistema ed europeiste non devono però trarre in inganno. Segnali di cambiamento, dalla composizione del corpo elettorale alle liste dei candidati, si sono registrati anche all’estero. In questa collettanea, otto casi di studio, a loro modo rappresentativi della poliedrica realtà della presenza italiana nel mondo, approfondiscono il comportamento di voto, la partecipazione, l’attivismo politico, le tendenze e le controtendenze in altrettanti paesi (Francia, Germania, Regno Unito, Argentina, Brasile, Repubblica Dominicana, Stati Uniti e Australia) offrendo all’analisti delle elezioni del 2018 una indispensabile dimensione europea e globale.

[The advancement of anti-establishment and populist forces in the 2018 Parliamentary elections completely reshaped the Italian electoral geography. In the foreign constituency what was in reality put to the test was the political transnationalism, that is the ability of Italian citizens residing abroad to actively participate in the electoral processes in the adopted country as well as in the country of origin. The high percentage of nonvoting and the primacy of pro-system and pro-European political movements should not be misinterpreted. Beacons of change, from the makeup of the potential electorate to the tickets of candidates, also occurred abroad. In this collection of essays, eight case studies, in their own way representative of the multifaceted reality of the Italian presence worldwide, examine the voting behaviour, participation, political activism, trend and countertrends in just as many countries (France, Germany, United Kingdom, Argentina, Brazil, Dominican Republic, United States and Australia) offering the analysts of the 2018 elections an essential European and global dimension.]

Fra pallottole e sacchi di farina, aiuti umanitari e veterani di guerra, ha preso il via la nuova campagna elettorale per un parlamento riconosciuto da pochissimi stati, di un territorio secessionista presidiato da 3500 militari russi, affacciato su un tratto di Mar Nero pericolosamente percorso da venti di guerra

Si è chiusa domenica scorsa con il voto una campagna elettorale infuocata in Armenia, durante la quale i candidati hanno viaggiato per tutto il paese, anche nelle aree di confine dove i cittadini hanno paura e dove la guerra ha cambiato tutto. Il finale della campagna è stato ovviamente a Yerevan, nella capitale, dove Robert Kocharyan e Nikol Pashinyan hanno raccolto rispettivamente due piazze gremite. Più forse quella di Kocharyan, ma come spesso accade la piazza e le urne sono cose diverse.

Gli elettori armeni hanno infatti riconfermato il governo uscente. Il Contratto Civico di Pashinyan – di cui lui è capolista e premier in pectore - ha ottenuto il 53,97% dei voti, l’Alleanza Armenia di Kocharyan è al 21% delle preferenze.

Il 3 marzo 2020 si è tenuto il Super Tuesday, giorno in cui si è votato contemporaneamente in più Stati per le elezioni primarie presidenziali statunitensi, in vista delle nomination per i candidati per le prossime elezioni presidenziali, che si terranno il 3 novembre [...]

Ci piace Dante che colloca gli ignavi nell'anti-inferno, neppure degni di essere giudicati. Quindi abbiamo sempre avuto rispetto per coloro che credono in qualcosa e soprattutto che per l'affermazione o realizzazione di questo qualcosa militano e lottano, fossero pure avversari. Ma quando li vediamo omologarsi alla massa che ogni cinque anni va a deporre una scheda credendo con questo di contribuire al "cambiamento" ci cadono le braccia. La nostra avversione per la mistica elettorale non discende da questioni di principio: se nell'ottica del processo rivoluzionario votare servisse a qualcosa voteremmo. Ma è da un secolo e mezzo che il meccanismo democratico non produce che nefasta ideologia controrivoluzionaria. Perciò non solo va ignorato ma va strenuamente combattuto. La democrazia schedaiola è la madre di tutte le ignavie politiche.

La rocambolesca vicenda elettorale abkhaza si è chiusa con il voto dello scorso 22 marzo. Nel pieno della crisi pandemica 133mila elettori, pari al 71% degli aventi diritto, si è recata alle urne per eleggere il nuovo presidente de facto. Ed è Aslan Bzhania, passato dal letto d’ospedale allo scranno presidenziale.

«Io me lo sono andato a comprare». Quando, un giorno ahimè non troppo lontano, i volontari redattori delle nostre riviste saranno definitivamente sopraffatti dalla vague quantitativa e le riviste saranno valutate esclusivamente in base a parametri numerici (quante pagine hanno, quanti articoli ci sono, quante recensioni, quante citazioni, quante note, quanti riferimenti bibliografici, ecc.) allora le recensioni, necessariamente tantissime e cortissime, saranno tutte così. Lunghe non più di dieci parole. Facciamo una cinquantina di caratteri a essere generosi. E io, allora, me la caverò con poco quando dovrò recensire un libro: scriverò semplicemente frasette del tipo «Io me lo sono andato a comprare» se lo vorrò decantare oppure cose come «Io non lo consiglio» se vorrò esprimere la mia censura, sempre nella sinteticità imposta. Visto che mi viene ancora data la possibilità di esprimere il mio giudizio in forma estesa, svilupperò e spiegherò tra poco quel «Io me lo sono andato a comprare» (che ha comportato l'esborso di ben 52,80 euro, non poche considerata la tendenza attuale a tenere basso il prezzo di copertina, che pare essere la virtù irrinunciabile di ogni prodotto scientifico che voglia aver la speranza di vendere qualche copia).

Quale campagna elettorale stanno conducendo i leader sui social network? Le piattaforme sociali svolgono la funzione fondamentale di autopromozione sia in chiave di rapporto diretto con la fanbase, sia di condizionamento dell'agenda mediatica e giornalistica. I "Like" non sono voti. Tuttavia i social network sono oggi un dispositivo cruciale della campagna elettorale. Sono i nodi nevralgici dell'autopromozione del leader e, di riflesso, del partito che rappresentano: con la strategia "social" i leader entrano in relazione diretta con la comunità di riferimento, la coinvolgono e la mobilitano, ma sempre di più li utilizzano per condizionare i processi di agenda-building, al fine di influire sulle coperture mediatiche mainstream della campagna elettorale. I social network, per certi versi, sono il timone della campagna elettorale digitale. Matteo Salvini è in questa fase il leader più compiutamente digitale. Dispone di una base di supporter largamente più ampia su tutte le piattaforme considerate in questa analisi: Facebook, Instagram e Twitter (Figura 1). Al di là degli oltre 3 milioni e 600 mila fan su Facebook, è il solo a superare la soglia del milione di fan su Instagram, la piattaforma che in questa fase delle campagne digitali si conferma come il medium emergente. Figura 1. Le fanbase dei leader su Facebook, Instagram e Twitter (20 maggio 2019) Per ampiezza di pubblici, segue Luigi Di Maio, con quasi 2 milioni e 200 mila seguaci su Facebook e una platea di quasi 800 mila instagrammer. Si conferma già con questo dato generale-nella pluralità delle piattaforme utilizzate e dei relativi pubblici di riferimento-l'esistenza di uno stile comunicativo e di leadership più adattivo alle logiche della politica networked. Uno stile che caratterizza anche Giorgia Meloni, capace di superare il milione di fan su Facebook e di spingere Twitter alla soglia degli 800 mila

Analizzando le campagne elettorali in Italia e in Puglia del 1946, si osseva una moltitudine di comizi, incontri pubblici, diffusione di volantini, riviste di opinione, dove la violenza civile venne convogliata e trasformata in comunicazione politica. Il paese aveva vissuto momenti di guerra civile e l'esito delle elezioni amministrative, referendarie e della Costituente poteva determinare una ricaduta nella violenza. Attraverso le attività di politicizzazione, la radicalità dei conflitti sociali fu trasferita nella polarizzazione elettorale e, di conseguenza, nelle forme della comunicazione politica. L'ordine del discorso politico operò un processo di reintegrazione sociale, di ricomposizione delle lacerazioni, e di orientamento dello scontro collettivo nelle forme di un confronto legittimo: è un esempio di come la comunicazione politica abbia svolto una funzione di razionalizzazione della violenza, non semplicemente propagandistica.