Metafisica

Nossa proposta é investigar como ocorrem as metamorfoses da noção de substância simples no sistema leibniziano, entre Discurso de metafísica, Sistema novo da natureza e a comunicação das substâncias e Monadologia. Trata-se da mesma substância ou são noções diferentes?
Partimos de aporias de sua época e a polêmica entre os métodos modernos e escolásticos. Apontamos as críticas de Leibniz a ambos, partindo das insuficiências modernas aos excessos escolásticos, passando, assim, do campo da física ao campo lógico, em vista das questões metafísicas. Apoiando-se na exposição lógica, acabamos tentando reconstruir, involuntariamente, todo o sistema a partir do princípio de identidade, para conseguir apontar com mais clareza as inovações de Leibniz que reconciliam os dois partidos em sua síntese original.
Ao final, fazemos breves apontamentos particulares sobre cada um dos três textos e tiramos nossas conclusões, se as diferentes expressões da substância simples, nossa questão motriz.

Libro escrito por A.B., escruba de EISA (Escuerla Interna al Servicio de las Almas; https://escuela-de-las-almas.blogspot.com.ar )
Trata sobre aquellos seres humanos cuyas almas no son originarias de este esquema evolutivo terrestre, sino que provienen desde las estrellas...

Libro sobre el Alma escrito por A.B. (escriba de EISA, Escuela Interna). Temas: ¿Qué es el Alma?; La construcción del alma humana; el progresivo desarrollo de la conciencia; la construcción de los anillos de luz dentro de la burbuja álmica o cuerpo causal; el ‘Trabajo del Alma’ y las Iniciaciones; Reencarnación y Karma como método de progreso, etc.

Anteprima dal testo Pātañjala Yogasūtrāṇi, gli Yoga Sūtra di Patañjali, Il ‘punto di vista’ Yoga Vol I, a cura di Fabio Milioni. Il testo, in fase di redazione, sarà pubblicato il prossimo autunno.
Dall’Uno della Tradizione ai Sistemi Aperti
Nel corso della sperimentazione, che ha sempre visto speculazione teorica e operatività quotidiana legati in modo indissolubile, sono emerse e si sono consolidate due ispirazioni fondamentali:
 La Tradizione, al di là delle forme che assume al variare delle dimensioni spazio-temporali è unica.
 Conoscere sé stessi è un processo lungo, complesso, irto di ostacoli e cadute; progredire nel cammino è impossibile se non ci si affranca da ogni forma di dogmatismo e dualità. Per andare oltre l’orizzonte occorre superare ogni confine, aprendosi a dimensioni sempre più ampie.
L’Unicità della Tradizione ed i Sistemi Aperti rappresentano quindi le due colonne portanti che costituiscono la soglia da oltrepassare, lo spartiacque tra la dimensione profana e gli stati superiori dell’Essere.
Essendo manifestato in Occidente, le radici sono i grandi Adepti: Parmenide, Pitagora, Platone, Plotino, Pletone.
In questi tempi di crisi e degenerazione, purtroppo, la complessità del loro insegnamento è in larga misura perduto, essendosi interrotta la continuità della trasmissione diretta da Maestro a discepolo. I frammenti che sono giunti sino a noi, pur fondamentali, sono carenti rispetto al ‘metodo operativo’. Dalla grande crisi del ‘600, assistiamo ad una biforcazione del sentiero su linee divergenti rispetto all’Axis-Mundi: la deriva speculativa e quella magico-teurgica.  Avendo ben presenti i rischi e gli aspetti deleteri del sincretismo, non possiamo non riconoscere che solo la Tradizione Orientale ha conservato intatto il metodo operativo. La Visione dello Yoga è parte integrante di essa.

Nella seconda metà del secolo scorso, è stata coniata l'espressione "etica applicata". Con questa locuzione si suol indicare-come afferma Antonio Da Re-«un insieme di norme che hanno per oggetto ambiti particolari dell'esperienza umana» e che si presenta come il «tentativo di raccogliere la sfida posta dallo sviluppo scientifico e tecnologico». Ora, tra i problemi etici che si presentano nella cosiddetta età della tecnica, occorre senza dubbio ricordare quelli che concernono il mondo della comunicazione e in modo particolare quella "ragnatela globale" che è il World Wide Web.

Intuitivamente, la realidad está formada por entidades y hechos existentes y concretos. Sin embargo, nuestro lenguaje y pensamiento versa también sobre hechos meramente posibles, sobre cosas inexistentes y entidades abstractas. ¿Cómo es esto posible? ¿Significa ello que cuando hablamos y pensamos de estas otras cosas no hablamos de nada real? ¿o mas bien la realidad está mas poblada de lo que pensábamos y hay diferentes maneras de formar parte de la realidad además de la de existir de manera positiva y concreta? En este libro trataremos de arrojar luz a estas y otras preguntas similares, poniendo atención a las estrategias argumentativas generales que suelen esgrimirse en esta rama de la filosofía.

Dato che provengo da una terra con un patrimonio artistico eccezionalmente ricco e con varie opere maestre che rappresentano uno dei rami più importanti dell'arte islamica, mi piacerebbe esporre alcune caratteristiche dell'arte religiosa, concentrandomi sull'arte islamica e facendo riferimento ad essa quale uno degli esempi più chiari di un'arte che ottiene la sua valenza, la sua cosmovisione e la sua ispirazione da una determinata tradizione religiosa e dalle dottrine sapienziali di questa. Vorrei spiegare le caratteristiche dell'arte islamica basandomi sull'essenza e la natura di questa arte, e non sulle manifestazioni artistiche di un paese in concreto, come può essere il mio. Per iniziare, l'idea stessa di arte islamica è stata accettata solo da pochi decenni. La ragione è che gli studiosi occidentali giudicavano il resto delle civiltà dal punto di vista della propria. Fino alla fine del Medio Evo l'intera arte europea era arte cristiana, ma con il graduale indebolimento del Cristianesimo e l'aumento del laicismo, le frontiere nazionali iniziarono a segnare le caratteristiche distintive dell'arte. Così abbiamo visto la nascita di concetti come l'arte italiana del Rinascimento, l'arte francese del secolo XVIII, l'arte tedesca del periodo romantico, l'arte americana del secolo XX, ecc. Gli studiosi occidentali iniziarono a interpretare in maniera simile l'arte delle altre civiltà, inclusa quella islamica. In termini generali, possiamo dire che lo studio dell'arte è un'invenzione del secolo XIX, che sorse a partire dal pensiero filosofico tedesco, e che tuttavia porta il carico delle idee preconcette che la crearono. Quando venne applicata al mondo islamico, questa maniera di inquadrare l'arte cercò di ignorare ogni possibile carattere islamico dell'arte islamica, e spesso prestò maggiore attenzione alle differenze regionali. I principali musei d'Occidente possedevano collezioni di arte persiana (la più famosa e di più facile accesso), arte mongola, arte andalusa, ecc. Il concetto di arte islamica non esisteva, e sebbene a volte qualcuno abbia scritto un libro sull'"arte musulmana", si trattava di qualcosa di raro. Il principale promotore in Occidente dell'idea secondo la quale è necessario studiare l'arte islamica come tale e che si tratta realmente di una categoria specifica di arte fu lo scomparso Titus Burckhardt (Ibrāhīm 'Izz al-Dīn) (3), che non ringrazieremo mai abbastanza per la sua capacità di comprendere e diffondere l'arte islamica. L'evento che concretizzò realmente questa idea fu il Festival del Mondo Islamico di Londra, nel 1976, quando per la prima volta si presentò l'arte islamica come tale. In quell'epoca si obiettò che l'evento non includeva riferimenti specifici all'arte persiana, all'arte marocchina o all'arte indiana. E' certo che le arti regionali esistano, ma tutte esse sono integrate in una visione del mondo più ampia, che è quella dell'arte islamica. Tutta l'arte prodotta nel mondo islamico-dalla nascita dell'Islam fino a circa 150 anni fa, con l'inizio della colonizzazione occidentale-era arte islamica. Il fatto per cui l'Islam non fu sottomesso al processo di secolarizzazione iniziato in Occidente durante il Rinascimento non deve farci dimenticare la verità che qualsiasi produzione artistica della civiltà islamica è arte islamica. L'Occidente, da parte sua, ha deciso di seguire un cammino differente, ed è molto corretto parlare di arte francese o arte inglese dopo il Medio Evo.

La metafísica clásica no tiene más grande credibilidad. Su postura sistemática demasiado abstracta hace sí que no pueda integrar ni entender el precio de las realidades de nuestra vida humana, histórica. La fenomenología, en cambio, parece asumir la misma intensión universal de la metafísica clásica, pero con más atención a los acontecimientos de lo cotidiano. Por ejemplo, la metafísica clásica no conoce la temporalidad en la cual aparecen y desaparecen las realidades, un tema central en cambio en la fenomenología. ¿Podría entonces la fenomenología sustituir a la metafísica clásica, tomar su intención con más realismo?

Tesis para la obtención del grado de Licenciado en Filosofía, año 1998, Universidad de Arte y Ciencias Sociales, Arcis. Tutor de tesis  profesor Miguel Vicuña Navarro. En líneas generales es una aproximación al texto "Serenidad" de Martin Heidegger. El hilo conductor del escrito se centra en la Gelassenheit como temple y temperancia, momento preparatorio a un pensar no representacional, alineado ademas al pensar poético en tanto modo proyectivo de la re-significación de mundo.

Lunedì 22 gennaio '18, ore 17,45
Libreria laFeltrinelli, Via Franco n. 12, Livorno
Federico Sollazzo presenta la nuova edizione del saggio di Martin Heidegger, "La questione della tecnica"

Martin Heidegger, "La questione della tecnica" (contiene anche "Scienza e meditazione", entrambi nella traduzione di Gianni Vattimo), con un saggio di Federico Sollazzo, "Heidegger e la tecnica. Una introduzione", coll. di Filosofia meme, goWare, Firenze 2017.

Organizzazione: associazione Città Filosofica

The Author proposes to describe the possible foundations of a Trinitarian theism that may be a philosophically adequate translation of the Johannine declaration: " God is love " , introduced by some contemporary thinkers as a key to resolving some aporias within classic theism. This is done by way of analysis of Trinitarian ontology and relational ontology, for which there is an attempt to provide a shareable phenomenological basis. The paper then goes on to questions of epistemology (hyperphatic theology) linked to the ability of human reason and human language to express the categories introduced in this analysis, categories that are nothing else but a renewed philosophical appreciation of the terminology proper to Trinitarian speculation.

Sommario: L'autore si propone di descrivere i possibili fondamenti di un teismo trinitario che sia una traduzione filosoficamente adeguata dell'affermazione giovannea " Dio è amore " , introdotta da alcuni pensatori contemporanei come chiave di volta per risolvere alcune aporie interne al teismo classico. Il percorso descritto passa attraverso l'analisi dell'ontologia trinitaria e dell'ontologia relazionale, alle quali si tenta di fornire una base fenomenologica condivisibile. Per poi spostarsi su questioni di epistemologia (teologia iperfatica) legate alla capacità della nostra ragione e del nostro linguaggio di esprimere le categorie introdotte nell'analisi, le quali non sono altro che la rivalutazione filosofica della terminologia propria della speculazione trinitaria.

Negli ultimi anni, il richiamo al concetto di emergenza si è fatto sempre più diffuso in molte aree della filosofia e della scienza. Il termine viene usato per riferirsi alla circostanza in cui un sistema (fisico, chimico, biologico, ma anche sociale) manifesta delle proprietà e dei comportamenti che sembrano nuovi rispetto a quelli delle sue parti più semplici. Questo libro si propone di chiarire questo fenomeno, tenendo conto, da un lato, che le discipline coinvolte nel dibattito sono molte, quindi un approccio univoco all'emergenza potrebbe non bastare e, dall'altro, che per comprendere cosa sia l'emergenza è necessario delinearne le relazioni con altre questioni filosofiche di primaria importanza come quelle che coinvolgono la fondamentalità, la complessità e la causalità.

Ante todo, agradezco a los organizadores del congreso por la amabilidad que han tenido al invitarme a participar en él, así como por la bienvenida que nos han dado en su nombre los doctores Juan Pablo Jiménez y César Ojeda. Muy en especial, doy las gracias a mi amigo el doctor Alberto Botto, quien, desde la «Gaceta de Psiquiatría Universitaria», ha tenido una generosa apertura hacia mis trabajos. A él, particularmente, debo mi presencia ante ustedes en el día de hoy. El año 2012 me propuso que dijera algo, desde el punto de vista filosófico, sobre el encuentro con el otro. Dada la amplitud del tema, opté por centrar mis consideraciones sólo en el lenguaje y la comunicación entre los seres humanos. Para eso he tomado en cuenta la perspectiva de José Ortega y Gasset, en cuya línea de pensamiento me inscribo.

Link:
http://revistagpu.cl/2013/GPU_dic_2013_PDF/ENS_Acerca_del_lenguaje.pdf

¿Qué es la filosofía de la naturaleza? Se trata de la rama de la filosofía que se encarga del estudio del ente material. Dicho en otras palabras, se ocupa del estudio de aquello que es común a todas las realidades corpóreas desde un punto de vista filosófico. ¿Qué implica el abordaje filosófico? Que las preguntas que se plantea la filosofía de la naturaleza buscan dilucidar el por qué de los principales fenómenos que afectan todas las realidades físicas y no tanto el cómo. Así, se interroga más por las causas del fenómeno que por su descripción, siendo que de esto último se ocupan predominantemente las distintas ciencias de la naturaleza. Después de una introducción a la materia, en estos Apuntes de Filosofía de la Naturaleza encontraremos un desarrollo sintético de las principales cuestiones relativas al movimiento, tiempo, cantidad, cualidad y lugar. Se trata de una buena primera aproximación para todo aquél que quiera acercarse al estudio de la filosofía de la naturaleza.

This volume brings together, in Italian translation, over thirty selections among the most important and influential works in contemporary analytic metaphysics. The selections are grouped under six major themes: existence (essays by G. E. Moore, W. V. O. Quine, G. Ryle, R. Carnap, H. Putnam), identity (M. Black, D. Wiggins, E. J. Lowe, D. K. Lewis, P. T. Geach, G. Evans), persistence (R. M. Chisholm, P. F. Strawson, W. V. O. Quine, D. K. Lewis, T. Sider), modality (W. V. O. Quine, S. A. Kripke, D. K. Lewis, R. Stalnaker, D. M. Armstrong), properties (B. Russell, D. C. Williams, W. Sellars, D. M. Armstrong), and causation (B. Russell, C. J. Ducasse, D. Davidson, D. H. Mellor, D. K. Lewis, M. Dummett). Each section is preceded by an introduction by the editor along with a comprehensive thematic bibliography.

Site: www.valcapelli.com WhatsApp 11 9 9471-3490 Resumo: Esse artigo objetiva apontar as causas psicoemocionais do câncer, que figuram como causas metafísicas da doença. O estudo foi baseado na larga experiência de investigação da interface entre a mente, a emoção e o corpo; no trabalho de atendimentos individuais de psicoterapias; bem como, por meio dos atendimentos de ambulatório (de práticas integrativas) realizados no Espaço Integração Ananda; fundamentado na bibliografia consultada. Os dois casos relatados apontam as causas emocionais associadas ao câncer. No primeiro caso a pessoa demorou para se conscientizar da gravidade da doença e promover as consequentes transformações interiores. O segundo caso a pessoa buscava se trabalhar interiormente enquanto tratava a doença. Os cuidados com o corpo repercutem positivamente na mudança das causas metafísicas do câncer. Encarar os eventos traumáticos e se libertar dos sentimentos nocivos, contribui significativamente nos resultados dos tratamentos do câncer. Summary: This article focus on pointing out the psychoemotional causes of cancer, which appears as metaphysical causes of the disease. The study was based on a large experience investigation of the interface between mind, emotion and body; in the work of individual psychotherapy sessions, as well as attendance trough chromotherapy ambulatory (integrative practices) performed at Espaço Integração Ananda; based on consulted bibliography. Both related cases point to the emocional causes associated to cancer. In the first case, the person took a time to raise awareness of the gravity of the disease and to promote the consequent inner transformation. In the second case the individual was trying to work internally while treating the disease. Body care has a positive impact in the change of the metaphysical causes of cancer. Facing traumatic events and getting rid of harmful feelings, contributes significantly to the results of cancer treatments.

Estos esquemas básicos de Metafísica, escritos en el 2002, son una simple guía de apoyo para usar en las clases de Metafísica u Ontología o Filosofía del ser. Su objetivo es que los alumnos se introduzcan en las nociones elementales de la analogía lógica y de la participación metafísica. Debe complementarse necesariamente con la lectura de la bibliografía indicada al final.
Introducción
El ente: Asumida su primera explicitación como aquello que es con la consiguiente consideración de los primeros principios y asumida también su trascendentalidad, conviene seguir desentrañando y desovillando via inventionis la noción de ente. Se agrega un nuevo planteo que dice que, si bien todo es ente, no todo es ente de la misma manera. Se ha de analizar este nuevo planteo: todos los entes coinciden en algo, en ser o existir, pero también todos difieren en algo, en el modo en que son o existen.

Dio nella Metafisica di Aristotele <<Diciamo che Dio è vivente ed ottimo; cosicché a Dio appartiene una vita perennemente continua ed eterna; questo dunque è Dio>> (Metaph. XII,7,1072 B 13.30) L'oggetto della metafisica, la scienza prima, come la chiama Aristotele è <<l'ente in quanto ente e le cause e i principi che gli competono in quanto tale>>. In questo modo si esclude che Dio sia il subjectum, per usare un termine scolastico, di questa scienza. Tuttavia Aristotele stesso parla di questa scienza individuandone quattro caratteristiche tali che essa si configura come: 1)Ontologia, studio dell'ente in quanto ente 2)Ousiologia, studio della sostanza in quanto primo significato dell'essere 3)Eziologia, studio delle cause fondamentali dell'essere 4)Teologia, studio del divino in quanto Causa Prima La scienza prima è dunque teologia perché Dio rientra nella sua analisi non nella sua essenza ma in quanto soluzione medesima al problema del divenire e della molteplicità. La prima caratteristica del Dio aristotelico è appunto la Trascendenza ossia la perfetta alterità rispetto al mondo e all'uomo, ossia all'ente in divenire. Tale trascendenza risulta attributo divino in quanto è la stessa cosa della sua necessaria immutabilità. In altri termini, è la stessa cosa che dire che Dio è l'Atto puro. E' proprio l'analisi del divenire e la risoluzione della relativa problematicità consistente nell'impossibilità di un regresso all'infinito nella serie dei motori, a permettere di risalire all'esistenza del Primo Motore immobile, prima causa non causata. Il Primo Motore non può muoversi a sua volta, altrimenti, possiamo dire in altri termini, esso rimarrebbe il problema e non costituirebbe la soluzione. Se Dio, il Primo Motore, non può mutare allora o è pura potenza o è atto puro. Ma la pura potenza non può sussistere e dunque non può essere una causa efficiente. Dunque Dio è Atto Puro. Aristotele chiama Dio: Pensiero di Pensiero (nóesis noéseos). E' bene precisare che la condizione primaria per chiamare in tal modo un ente è che tale ente sia appunto Atto Puro, sia cioè indiveniente, sia il Super-ente perfettamente semplice, immobile, eterno, ecc.. Difatti, se non fosse tale, e cioè indiveniente, il <<pensiero di pensiero>> avrebbe intrinsecamente un regresso all'infinito nel pensarsi, in quanto necessiterebbe, evidentemente, di un punto di partenza. E' l'incoerenza materiale principale del cogito cartesiano che pur finito e necessitante di fondazione viene ritenuto come primum cognitum per sé stesso. Il Pensiero di pensiero che è il Dio aristotelico invece non è affatto interpretabile idealisticamente perché esso semplicemente non ha bisogno di <<partire>>, perché è appunto indiveniente: Egli è perfettamente realizzato in quanto Atto puro. E' significativo, infatti, che solo dopo aver dimostrato l'esistenza di un primo motore immobile (Metaph. Λ 8,1074a 31-38), Aristotele sviluppi, in Metaph. Λ 9, la sua famosa dottrina per cui Dio è pensiero di pensiero. Questo significa appunto che per Aristotele medesimo si da' la conclusione che questa definizione valga solo per il primo motore (cfr. Enrico Berti,La teologia in Aristotele, in Nuovi studi aristotelici II, Morcelliana 2005, p. 387). Tuttavia questo non vuol dire che Dio, per Aristotele, non conosca anche le altre realtà: le conosce non come qualcosa che lo perfezioni ma

El futuro Benedicto XVI advierte acerca de los peligros de la masonería, dispositiva para el relativismo y solidaria de la matriz gnóstico-idealista de la cultura contemporánea. Es el voto favorable del Card. Ratzinger acerca de la permanencia en el CIC (1983) de la excomunión latae sententiae  para los adherentes a la secta masónica. Afirma que a la esencia misma de la esta pertenece el relativismo según un doble significado: a) relativismo entre lo verdadero y lo falso, relativismo entre el bien y el mal. Este relativismo se funde con la concepción filosófica moderna, especialmente con el idealismo de Hegel. El pensamiento de Rahner y autores similares comparte mucho con la mentalidad masónica, agnóstico-racionalista hacia los dogmas católicos e inmanentista hacia lo Divino. La cultura y la ética de la muerte encuentran  justificación ideológica en el terreno del gnosticismo (antiguo y moderno) que rechaza al Dios de la creación y de los Dogmas. Su influjo, especialmente a través de las universidades, es  peligroso para la vida de la Iglesia y sus pastores.

Introducción: Alice A. Bailey en su Autobiografía Inconclusa, publicada en 1951, narra la historia de los años dedicados al trabajo telepático que realizó conjuntamente con El Tibetano. Relata el primer contacto establecido con él en el plano físico, que tuvo lugar en California, en noviembre de 1919. El trabajo proyectado debía abarcar un período de treinta años. Treinta y tres días después de finalizar dicho período, Alice A. Bailey se liberó de las limitaciones del vehículo físico. La Autobiografía contiene además ciertas declaraciones hechas por El Tibetano respecto a su trabajo y explica algunas de las razones por las cuales fue emprendido. Durante las primeras etapas se debía poner cuidadosa atención a esas condiciones imperantes en el plano físico que aseguraran mejor el éxito del proceso telepático. En años posteriores la técnica llegó a ser tan perfecta y el mecanismo etérico de Alice A. Bailey estaba tan finamente sincronizado y ajustado que prácticamente el proceso no exigía esfuerzo alguno, quedando así demostrada, en grado sumo, la realidad y utilidad práctica del intercambio telepático. En muchos casos, la mente concreta inferior (frecuentemente restringida por el idioma) al exponer verdades espirituales se vela obligada a expresar ideas abstractas y conceptos sobre realidades espirituales hasta ahora desconocidas. Repetidas veces se les ha prevenido, a quienes leen libros recibidos telepáticamente, respecto a las limitaciones que existen para expresar la verdad, lo cual frecuentemente se olvida. Su constante repetición constituirá en el futuro uno de los principales factores que evitará la cristalización de la enseñanza y que ésta se convierta en otro culto sectario y dogmático. Este Tratado sobre Fuego Cósmico se publicó en inglés en 1925; constituyó el tercer libro escrito en colaboración, e inherentemente evidencia que perdurará como lo más importante y de mayor trascendencia de la enseñanza impartida durante treinta años, a pesar de la profundidad y el valor contenidos en la serie de tomos titulados Tratados sobre los Siete Rayos o en otros de sus libros. Durante ese extenso período de trabajo, El Tibetano y Alice A. Bailey, lograron armonizar en tal forma sus mentes que constituían-en lo que se refiere a la mayor parte de la

Este artículo tratará de integrar el concepto de naturaleza dentro de una antropología interpersonal a través del análisis de una obra que escribió Pierre Rousselot en 1908: El problema del amor en la Edad Media. Después de la introducción, se presentará la biografía del autor (n. 1), antes de entrar en el contenido de la obra, que gira en torno a las concepciones del amor existentes en los siglos XII y XIII. Rousselot agrupa estas concepciones en torno a dos posturas: el amor “extático” (n. 2) y el amor “natural” (n. 3). Nuestro autor compara ambas visiones y apuesta claramente por la concepción “natural” como aquella que mejor expresa los dinamismos humanos (n. 4). Por último, también se presentarán algunos límites de esta obra (n. 5), que se basan en su vanguardismo frente a la escasez de instrumentos intelectuales con que podía contar el autor (n. 5.1). Estos límites son fundamentalmente dos: la relación entre naturaleza y persona (n. 5.2) y el desconocimiento de la intencionalidad interpersonal, que llevan a no descubrir que sea posible una dualidad dentro de la unidad personal (n. 5.3). Por supuesto, estos límites no quitan valor a la novedad que supuso en su momento la aportación de Pierre Rousselot.

Accostandosi alle opere di Friedrich Nietzsche, il primo elemento che colpisce il lettore è certamente lo stile, ossia il suo procedere filosofico incalzante e contorto, l’uso continuo di figure retoriche, di apostrofi indirizzati al lettore, di interrogative, di incisi dal contenuto inatteso e talora parossistico. Viene dunque da chiedersi perché Nietzsche, che si sentiva profondamente filosofo, abbia deciso di rigettare lo stile proprio della tradizione filosofica occidentale per coltivare una modalità di scrittura così originale, idiosincratica e controversa. Analizzando alcuni snodi del pensiero di Nietzsche, cercheremo di mettere in luce come lo stile nietzscheano non si limiti a riportare il pensiero del filosofo, ma, per certi versi, lo incarni. Indicheremo come la scelta di uno stile straniante e spesso poetico, rifletta l’intento di evidenziare l’intrinseca problematicità del nostro uso del linguaggio e il rispecchiarsi, in esso, di una dimensione che trascende la sintassi e la semantica e che potremmo definire “habitativa”.