Pastorale

Un libro che aiuta a comprendere la rivoluzione digitale, le sue conseguenze sulla vita di ogni giorno e sulle nuove generazioni, sino al modo che abbiamo di leggere noi stessi e il nostro rapporto con Dio. La riflessione parte dal suggestivo concetto di ”infosfera” – la globalità dello spazio delle informazioni – e acquista pagina dopo pagina maggiore profondità, indagando l’uomo nel tempo in cui si trova a vivere. Di fronte alle sfide di una contemporaneità impastata di tecnologia, questo saggio interviene con autorevolezza nel dibattito sulla rivoluzione digitale, portando al centro dell’analisi i temi della fede e della speranza, suggerendo spunti di riflessione pastorali ed educativi. Con la prefazione di mons. Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica, e la postfazione di Luciano Floridi, ordinario di Filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, dove dirige il Digital Ethics Lab.

Dans "L'Astrée", la représentation des origines de la Gaule évolue avec les relations d'Honoré d'Urfé à la politique monarchique entre 1607 (première partie publiée) et 1619 (troisième partie publiée). Le traitement et l'amplification romanesques des sources historiques montrent que l'univers pastoral, par la décontextualisation qu'il opère, est un lieu de ressaisissement des questions politiques brûlantes du temps, en particulier celle des origines "perdues" du catholicisme.. "L'Astrée" propose ainsi une interprétation de l'histoire et contribue par là à écrire l'histoire tout en promouvant un nouvel ordre, noble, de la mémoire, fondé sur la transmission orale du passé de la Gaule et non les "recherches de la France" par l'écrit.

Abstract
La necessità di aggiornamento dei quadri epistemologici che identificano il tema del giudizio pastorale pone ancora oggi molteplici aspetti per l’approfondimento. In questo articolo, l’Autore, saggista di fama internazionale nel settore catechetico-missionologico e pastorale, traccia con chiarezza alcuni elementi essenziali che possono gettare nuova luce su questa vexata quaestio di non facile soluzione. Gli elementi essenziali che strutturano le tematizzazioni svolte con pertinenza e precisione riguardano la manualistica teologico-pastorale contemporanea e i numerosi interventi di natura magisteriale. Le possibili soluzioni sono enunciabili sia nelle argomentazioni addotte che nelle fortunate conclusioni.

Parole Chiave
Teologia  pastorale;  teologia  pratica;  missionologia;  epistemologia;  scienze umane.

L. Meddi, Il giudizio pastorale. Questione non risolta della teologia pastorale, «Catechesi. Nuova Serie », 2 (2021) 5, 173-184

Non molto tempo fa chiesero al cardinale di Vienna Christoph von Schönborn, una conferenza all'Università Ateneo di Manila con questo strano titolo: "Maria, il cuore della Teologia" 1. Ora in questo Convegno, mi è stata affidata un'altra conferenza con un titolo simile: "Il cuore di Maria nel cuore della Missione". E così come il cardinale, io stesso mi domando: non è esagerato affermare che Maria è il cuore della Teologia o che Maria è nel cuore della Missione? Possono la missione e la teologia avere un altro centro, un altro cuore che non sia il cuore di Dio? 2 Non è lo Spirito Santo il cuore della Chiesa, "irradiato nei nostri cuori" 3 , il cuore della Missione? Il cardinale Leo Suenens-uno dei grandi padri del Concilio Vaticano II-citava nel suo libro "Una nuova Pentecoste" un teologo protestante, Elsie Gibson, che diceva: "Quando iniziai a studiare teologia cattolica, mi ritrovai con Maria ogni volta che speravo di trovare un discorso sullo Spirito Santo. I cattolici attribuiscono a Maria ciò che noi, unanimemente, consideriamo opera propria dello Spirito Santo" 4. É forse questo il nostro caso? Questo convegno sulla "Rivoluzione della Tenerezza"ci colloca nel cuore della Missione e ci chiede di interrogarci: si colloca il cuore di Maria nel cuore della missione? Si tratta di una semplice considerazione pia o v'é un fondamento biblico-teologico, existenziale?

Taizé ha indubbiamente rinnovato, e in qualche modo sconvolto, la tradizione liturgica monastica. […] Lo stile di Taizé reagisce contro ogni archeologismo o ogni vezzo letterario o filologico d’élite. Pur essendo nata nel cuore della riforma, la Comunità prende alla lettera l’invito del concilio Vaticano II, anticipato con insistenza da Giovanni XXIII, a lavorare non soltanto alla conservazione di un tesoro ma anche alla sua "traduzione", in senso lato, affinché la liturgia sia comprensibile all’uomo moderno e più adatta alla sensibilità del nostro tempo.

L’Esprit renouvelle tout !
Une pastorale des jeunes avec les jeunes
Préface de Fr. Aloïs, prieur de la Communauté de Taizé
A partir de sa riche expérience pastorale auprès des jeunes, Sœur Nathalie Becquart, xavière, propose avec ce livre un véritable GPS, capable d’orienter une pastorale  qui leur soit adaptée.
L’auteur, qui s’est très impliquée dans la préparation puis le déroulement du synode des jeunes de 2018, décrit les changements fondamentaux que, dans une société laïque, les accompagnateurs ecclésiaux ne peuvent ignorer. 
Elle donne aussi des exemples concrets et des conseils pratiques qui traduisent les aspirations des jeunes adultes au Synode et les orientations du pape François dans son exhortation Christus vivit.
Ces pages aideront ceux qui dans l'Église souhaitent accompagner les jeunes vers un renouveau, en lien avec leurs cultures et leurs nouveaux langages, dans un réel esprit de coresponsabilité. Pour développer, ensemble et en disciples missionnaires, une pastorale synodale, populaire et missionnaire.


Nathalie Becquart, religieuse Xavière, a été directrice du Service national pour l’évangélisation des jeunes et pour les vocations (SNEJV). Elle a  été nommée par le pape François auditrice au synode des jeunes de 2018, puis Consultrice au Secrétariat général du synode des évêques. Elle est l’auteur chez Salvator de 100 prières pour traverser la tempête, en 2012, de L’évangélisation des jeunes, un défi. Église@jeunes2.0, avec Yves de Gentil-Baichis, en 2013 et Religieuse, pourquoi ? Cette vie  en vaut la peine ! en 2017.

Colloque international « Le corps sensoriel dans les loisirs et divertissements au XVIIIe siècle » organisé par Isabelle Pichet, Laurent Turcot et Marc-André Bernier, Université Trois-Rivières, Canada.

Une nature foisonnante, des amants, le bruissement d’un cours d’eau ou la dégustation de grappes de raisin sont autant de caractéristiques de la pastorale du XVIIIe telle qu’elle apparaît au XVIIIe siècle dans les arts graphiques. Ils mettent les sens en exergue et amplifient ainsi la dimension sensorielle du registre.
Décor bucolique et thématique amoureuse s’associent alors pour proposer des jeux complexes sur les sens qui s’expriment dans un cadre à la fois naturel, loin des troubles de la civilisation, mais aussi artificiel par la mise en scène illusionniste. Il s’agit ici d’analyser les notions de sensorialité, de sensualité et de sentiment, dans les pastorales du XVIIIe siècle qui reposent donc sur la mise en tension d’un imaginaire faussement pérenne et de la nature.

I cambiamenti di fronte ai quali ci troviamo sono epocali e quello digitale è dei più significativi e riguarda non solo il mondo giovanile, ma il mondo nella sua totalità anche se, per le sue peculiarità, il mondo giovanile ne è l’avamposto ed il primo laboratorio. Tuttavia la fatica che il digitale impone nel ricodificare le azioni e le modalità con cui comunicare, l’approccio rispetto all’altro, ossia quello che sintetizziamo con “pastorale”, non è una fatica solo ecclesiale.

In un tempo segnato dall’acuirsi di antiche e profonde disuguaglianze – che l’Autore definisce il «grande mercato planetario che non ha saputo suscitare sentimenti di fraternità tra le nazioni e le persone» (p. 65) – lo studio di Giuseppe Morante, salesiano e pedagogista di nota fama, suggerisce al lettore numerosi spunti di riflessione legati in particolare ai due ambiti oggi al centro della riflessione pastorale. Tra le pagine del suo volume più recente, infatti, i giovani e la famiglia sono chiamati in causa per cercare di individuare la risposta alla domanda che chiede, in una prospettiva analitica che non può fare a meno di confrontarsi con le evidenti novità innescate nella quotidianità dalla diffusione del Covid-19, «Quali forme devono assumere, se integralmente ripensate, la pastorale ecclesiale e quella sociale, la pastorale giovanile, e soprattutto il rapporto educativo tra le generazioni?» (p. 105).

La parrocchia è sempre stata un luogo privilegiato di educazione. E più precisamente di educazione ai rapporti fraterni e quindi anche alla pace. Essa, secondo il dettato conciliare, "offre un luminoso esempio di apostolato comunitario, fondendo insieme tutte le differenze umane che vi si trovano e inserendole nell'universalità della Chiesa" (AA 10: EV 1/950). È proprio questa comunione di differenze che dà alla parrocchia la possibilità di proporsi come vera scuola di pace. La parrocchia sviluppa questo processo educativo su tre coordinate: una pace celebrata nella liturgia, approfondita e appresa nella catechesi, esercitata e vissuta nella carità.

Renouveler un catholicisme déprimé grâce à la réutilisation opportune d'éléments traditionnels : telle est la ligne générale des propositions pastorales de ce Carnet.

Les propositions avancées ne prétendent nullement à l'exhaustivité, elles se veulent des réponses concrètes à la situation particulièrement alarmante du catholicisme, spécialement français.

Elles se focalisent sur certains domaines :

1. La considération réaliste de la montée importante des candidats de sensibilité Summorum Pontificum dans les séminaires diocésains ; l'intégration dans la pastorale diocésaine des prêtres Ecclesia Dei.
2. La revitalisation de l'enseignement catholique sous contrat des diocèses de France.
3. Le catéchisme, nœud de la ré-évangélisation, et qui est de fait le domaine le plus sinistré.
4. La liturgie des paroisses ordinaires sous l'angle de la "réforme de la réforme".

« Les hommes pourront se sauver aussi par d’autres chemins, grâce à la miséricorde de Dieu, même si nous ne leur annonçons pas l’Évangile » (§80). Cette affirmation de Paul VI dans l’exhortation apostolique Evangelii Nuntiandi (1975) souligne la non-nécessité de l’annonce évangélique pour le salut. Mais l’affirmation est immédiatement suivie par une autre qui insiste au contraire, pour ce qui nous concerne, sur l’impératif absolu de cette annonce : « Mais, nous, pouvons-nous nous sauver (…) si nous omettons de l’annoncer ». Ce paradoxe invite à une pensée et à une pratique renouvelée de l’évangélisation. Comment faciliter l’accès à l’adhésion de foi ? Quelles sont les conditions favorables qui la font éprouver comme plausible et désirable ? Quelles voies nouvelles pourraient émerger aujourd’hui pour rendre témoignage à l’Evangile ?