Pistoia

Viene definita la più bella chiesa della Montagna Pistoiese e forse lo è davvero: Santa Maria Assunta a Popiglio non ha certo niente da invidiare alle altre e perfino qualche chiesa cittadina impallidirebbe al confronto.
L’elegante e sobria facciata, di cui avevamo già parlato, protegge un patrimonio storico-artistico non indifferente che, una volta entrati, si disvela, potente, ai nostri occhi.

L’età romanica (secc. XI-XIII) ha lasciato in Toscana e nel resto d’Italia moltissime testimonianze
significative in campo architettonico, sia nell’edilizia civile che in quella religiosa. Proprio in quest’ultima
categoria rientrano non solo importanti cattedrali e monasteri urbani ma anche edifici più modesti sparsi
nelle campagne. Nell’ultimo trentennio, congiuntamente all’approccio storico-artistico al Romanico se ne
è affermato un altro, basato sullo studio archeologico degli edifici, con risultati interessanti, data la qualità
delle informazioni che questo tipo di ricerca (archeologia degli elevati) dimostra di poter offrire. La città
di Pistoia, nella Toscana nord-occidentale, può essere un contesto di indagine privilegiato per lo studio
del Romanico toscano perché presenta, ben conservati e praticamente inediti da questo punto di vista,
numerosi ed importanti edifici religiosi. La necessità di uno studio approfondito sulle tecniche e tipologie
edilizie di questi complessi architettonici, nonché sulle loro sequenze stratigrafiche, diventa ancora più
significativa se si considera che, a differenza di altre città come Firenze, Lucca, Pisa e Siena, le indagini di
questo tipo sulle strutture medievali nel territorio pistoiese sono ancora numericamente esigue. Il presente
contributo, pertanto, intende sintetizzare il tipo di lavoro che verrà attuato nell’immediato futuro sui
principali monumenti religiosi del periodo Romanico nel centro di Pistoia, tutti localizzati entro la
seconda cerchia di mura della città; tra i vari obiettivi che si intende raggiungere ci sarà anche quello di
realizzare un primo Atlante dell’edilizia Medievale religiosa cittadina.

Chi frequenti Pistoia anche solo per qualche ora non può esimersi dal visitare il luogo di maggior importanza religiosa, storica e artistica della città. La Cattedrale di San Zeno –  inizialmente dedicata a San Martino, poi durante la dominazione longobarda intitolata al santo patrono di Verona, cui i Pistoiesi attribuivano il miracolo di aver liberato Pistoia dalle acque dell’Ombrone, che ogni anno ne invadevano il territorio, grazie alla rottura della chiusa della Gonfolina a Lastra a Signa – si affaccia su una delle più belle piazze d’Italia, la piazza detta, appunto, del Duomo.

We owe to the creativity of the nuns and monks some of the main delicacies of the modern era. The garden of herbs and medicinal plants has always characterized monasteries and convents, like the church and the library. The contemporary emphasis on a cuisine based on naturalness, on the freshness of the products, on preparations able to find the right balance between the needs of the body and the spirit has an ancient history behind it: that of the canteens of convents and monasteries. Food unites table culture and Christian spirituality: the Eucharist liturgy itself is a banquet.

The essay examines the early career of the Bolognese painter Lippo di Dalmasio (ca. 1350s-1410), documented as a resident of the Tuscan city of Pistoia in the 1370s and 1380s, and seeks to cast light on his most ambitious work to survive in Pistoia, the Madonna of Humility between Sts. Dominic and Catherine and Two Donors (ca. 1380) in S. Domenico. Through close examination of the iconographical and stylistic sources of the S. Domenico Madonna, this study promotes a deeper understanding of Lippo’s practices and of the Pistoiese artistic milieu in which Emilian and Tuscan pictorial conventions met and coalesced. Such an episode also contributes to the wider discussion on the diffusion of the Virgin of Humility theme which was prominent in the devotional images of both Bologna and Pistoia after 1350. In addition, the essay raises questions about the use of regional stylistic labels and, in doing so, offers fresh material to the broader debates surrounding the rich network of artistic exchange within and between the urban centres of trecento Italy.

I pulpiti di Pistoia sono universalmente noti per la loro fama e bellezza e, a pensarci bene, costituiscono un ottima chiave di lettura per analizzare lo sviluppo di una parte della storia dell’arte toscana che tanto ha caratterizzato la nostra regione.
Il pulpito, dal latino pulpitum, ovvero struttura rialzata, era usato nell’antichità sia per scopi civili che religiosi: nell’antica Roma il magistrato vi saliva per amministrare la giustizia, gli oratori lo utilizzavano per parlare, mentre gli attori vi recitavano.

Tutti sanno che in Toscana non ci sono dialetti e che si parla la lingua più pura d’Italia, quella di Dante, amata dal Manzoni che venne a “risciacquare i panni in Arno” per ripulire la sua scrittura da dialettismi.
Ebbene, nonostante questo, anche in Toscana ci sono curiose espressioni che variano da luogo a luogo; basta cambiar città che parole e modi di dire variano totalmente e capita che a volte neanche fra toscani si capisca di cosa si vuol parlare.
Anche Pistoia non sfugge a questa legge e basta sfogliare il Vocabolario Pistoiese, scritto da Lidia Gori e Stefania Lucarelli ed edito per la Società Pistoiese di Storia Patria nel 1984, per imbattersi in curiose espressioni o parole altrettanto particolari.

Simone Fagioli, “Un genio svolazza sempre su quella beata isola”, Ugo Foscolo da Londra a Firenze nel 1871, “Rassegna Storica Toscana”, LXV, 1/2019, pp. 81-122.

Il 24 giugno 1871 dal cimitero londinese di Chiswich arrivano a Firenze i resti mortali di Ugo Foscolo, esuli dal 1827, per essere tumulati nella chiesa di Santa Croce.
La complessa e sfarzosa cerimonia, resa possibile da un comitato costituito nel 1870 -composto, tra l’altro, da Ubaldino Peruzzi (presidente), Pier Silvestro Leopardi, Michele Coppino, Guido Corsini - è l’ultimo atto della Capitale del Regno a Firenze: dal 1 luglio 1871 Roma sarà la sede del parlamento nazionale e del potere che rappresenta.
Angelo Bargoni, già ministro all’Istruzione pubblica, è incaricato dal Comitato di reperire i resti del poeta e sovraintendere il trasferimento.
A Firenze Paolo Mantegazza gli esamina, alla ricerca del “genio”.
In un’articolata rete di rimandi la salma di Ugo Foscolo assume il valore di simbolo del nuovo regno, in un intreccio tra Mazzini, Garibaldi, un Risorgimento didattico e una città, Firenze, ed una nazione, l’Italia, ancora alla ricerca di una propria identità.
Il saggio ricostruisce le vicende politiche, culturali, organizzative dell’evento, utilizzando una scelta di documenti inediti in gran parte conservati presso l’Archivio storico del Comune di Firenze.

"A genius still hovers over that blessed island..." Ugo Foscolo from London to Florence in 1871
On June 24th, 1871 the mortal remains of Ugo Foscolo, exiled since 1827, arrive from Chiswick Cemetery in London to be buried in the church of Santa Croce.
The complex and sumptuous ceremony, made possible by a committee established in 1870 – composed, among others, of Ubaldino Peruzzi (president), Pier Silvestro Leopardi, Michele Coppino, Guido Corsini – is the last act of the Capital of the Kingdom in Florence: from July 1st, 1871 Rome will be the seat of the national parliament and the power it represents.
Angelo Bargoni, former Minister of Public Education, is charged by the Committee with finding the poet's remains and overseeing their transferal.
In Florence, Paolo Mantegazza examines them, in search of the "genius".
In an articulated network of references, the body of Ugo Foscolo takes on the value as a symbol of the new kingdom, entangled with Mazzini, Garibaldi, a didactic Risorgimento and a city, Florence, and a nation, Italy, still in search of an identity of its own.
The essay reconstructs the political, cultural and organisational vicissitudes of the event, using a selection of unpublished documents largely preserved in the Historical Archive of the Municipality of Florence.

Pubblicato in occasione dell'allestimento delle collezioni bancarie di Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e Intesa Sanpaolo nel progetto "Pistoia Novecento. 1900-1945" a Palazzo De' Rossi-Fondazione Pistoia Musei, questo testo ripercorre le vicende artistiche a Pistoia nella prima metà del secolo: dal Simbolismo al Futurismo, dagli artisti attivi tra le due guerre al movimento  Novecento fino alle soglie della seconda guerra mondiale.
Il volume è uscito in occasione dell'inaugurazione di Palazzo De' Rossi quale sede del progetto "Pistoia Novecento" all'interno del polo museale Fondazione Pistoia Musei: Annamaria Iacuzzi, insieme a Phlip Rylands, ha curato l'allestimento temporaneo a lungo termine (Pistoia, Palazzo De' Rossi, 19 aprile 2019-25 agosto 2020) e il presente volume.

Il traumatico crollo demografico a metà Trecento provocato in Europa dalla peste è ormai considerato dagli storici un evento periodizzante, una vera e propria svolta epocale, soprattutto per le aree più intensamente urbanizzate dell’occidente europeo, come le Fiandre e la Toscana.
Gli studi di storia locale, tuttavia, hanno contribuito (e possono ancora contribuire) a precisare e articolare meglio i ritmi di un tale fenomeno, sia sul piano temporale sia su quello geografico.
Il saggio, che ricostruisce l’andamento demografico e l’evoluzione socio-economica della città di Pistoia e del suo territorio sul lungo periodo (1350-1800), attraverso l’elaborazione e l’analisi di dati provenienti in gran parte da fonti inedite (in particolare le enumerazioni di popolazione relative agli anni: 1562, 1622, 1632, 1767, e le liste dei capifamiglia per le imposizioni straordinarie: 1643, 1738), mostra come il periodo di più profonda crisi della città sia da collocarsi tra Cinquecento e  Settecento, i veri “secoli bui” della storia di Pistoia.

The multiple meanings of the archaic English word bestead reveal the inherent complexity of spectatorship. It is physically passive but circumstantially active. Watching a crime, a spectator can participate through feelings of internal compassion, but also be guilty of complicity: The beholder is bestead both sides of guilt and compassion. A scene that reveals the proximity between such seemingly opposed forms of spectatorship – being an “innocent” beholder or a passive collaborator – is the Massacre of the Innocents. The introduction of bystanders into this scene, a change that occurred around the beginning of the fourteenth century, reveals artists’ desire to insert a public in the picture. These numerous anonymous, unidentifiable figures constitute an audience within the picture that fulfills important functions for the composition’s narrative and the dramatic potential both for the scene as well as for a beholder in front of it.

Il ciclo di capitelli all’interno della chiesa di San Bartolomeo a Pistoia viene qui presentato per la prima volta. Finora rare e sintetiche menzioni gli sono state dedicate e la riproduzione fotografica è stata riservata giusto ad un paio di capitelli. Di tipo vegetale e figurato questi sono disposti secondo un ordine ragionato che vede gli esemplari iconograficamente più interessanti in prossimità dell’altare e dell’originaria posizione del pulpito. Vengono qui analizzati da un punto di vista stilistico e iconografico in relazione con altri cantieri pistoiesi e toscani e si riconducono, come la facciata, all’ambito di Gruamonte e del fratello Adeodato.

https://global.oup.com/academic/product/the-synod-of-pistoia-and-vatican-ii-9780190947798?cc=us&lang=en&

This book sheds further light on the nature of church reform and the roots of the Second Vatican Council (1962-65) through a study of eighteenth-century Catholic reformers who anticipated Vatican II. The most striking of these examples is the Synod of Pistoia (1786), the high-water mark of "late Jansenism." Most of the reforms of the Synod were harshly condemned by Pope Pius VI in the Bull Auctorem fidei (1794), and late Jansenism was totally discredited in the increasingly ultramontane nineteenth-century Catholic Church. Nevertheless, many of the reforms implicit or explicit in the Pistoian agenda - such as an exaltation of the role of bishops, an emphasis on infallibility as a gift to the entire church, religious liberty, a simpler and more comprehensible liturgy that incorporates the vernacular, and the encouragement of lay Bible reading and Christocentric devotions - were officially promulgated at Vatican II. The first chapter describes the nature of Vatican II reform as ressourcement, aggiornamento, and the development of doctrine. The "hermeneutic of reform," proposed by Pope Benedict XVI and approved of by John O'Malley, is put forward as a way past the dead-end of "continuity" and "discontinuity" debates. Chapter two pushes back the story of the roots of Vatican II to the eighteenth century, in which a variety of reform movements, including the Catholic Enlightenment, attempted ressourcement and aggiornamento. The next two chapters investigate the context and reforms enacted by Bishop Scipione de'Ricci (1741-1810) and the Synod of Pistoia, paying special attention to their parallels with Vatican II, and arguing that some of these connections are deeper than mere surface-level affinity. Chapter five considers the reception of Pistoia, shows why these reforms failed, and uses the criteria of Yves Congar to judge them as "true or false reform." The final chapter proves that the Synod was a "ghost" present at the Council. The council fathers struggled with, and ultimately enacted, many of the same ideas. This study complexifies the story of the roots of the Council, the nature of Catholic reform, and the manner in which the contemporary church is continuous and discontinuous with the past.

Venerdì 17 maggio 2013 si è svolta in Palazzo de' Rossi una interessante giornata di studi sulla cupola dell'Umiltà di Pistoia: si è trattato di un evento assai raro per la città, dal momento che difficilmente vengono promosse iniziative di studio sui monumenti pistoiesi e,  ancor più, difficilmente è l'istituzione stessa, in questo caso la Soprintendenza (con la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio), a curare tali interventi.

This paper examines the earliest regulation of the cities in Tuscany (especially Pisa, Pistoia, Siena and Volterra). The results of the diplomatistic, archivistic and codicological investigations carried out by specialists, analysis of texts and comparison with other urban contexts (Genoa, Milan, Piacenza, Alessandria, Alba) are enlightening. In some Tuscan cities, up until the late 13th century, there existed no single law code capable of distilling all the regulations in force. However, this apparent 'disorder' was not due to an increase in the institutional complexity of the municipal authorities. In fact, by tradition, as early as the 12th century, the regulations of many cities were distinguished as two completely separate types of document, collectively known as the 'brevi' and the 'constituta'. The former comprised regulations governing political organization, while the latter were mainly devoted to local management of civil rights. This long-lasting legal ‘multi-centralism’ may be able to tell us something of the origins and development of the Italian ‘Comune’, or municipal council, which, rather than being the gradual affirmation of an undifferentiated socioprofessional amalgamation, was the result of an expedient and occasional collaboration between autonomous power groups.

Archaeological investigations  from 1965 to 1968 in Piazza della Sapienza in Pistoia conduced by Vasco Melani, Director of City Museum and Francesco Nicosia, member of Soprintendenza alle Antichità dell'Etruria. The first urban excavations  discovered same structures, like a big wall, a road and a cocciopesto floor, and recovered many archaelogical objects of roman and medieval period.

PDF di 36 pagine con le immagini (descritte e commentate) mostrate durante il Caffè Araldico n° 2, incontro su piattaforma Internet fra studiosi e appassionati - versione italiana o inglese (rivolgersi a: caffearaldico@gmail.com)
----------------------------------
36-page PDF with images (described and commented) shown during the Caffè Araldico n ° 2, meeting on Internet platform between scholars and enthusiasts –  Italian or English version (contact: caffearaldico@gmail.com)

Camminando per le strade di Pistoia si incontrano, fra le altre, due opere d’arte discussissime, che accendono non soltanto la critica d’arte, ma anche, e soprattutto, l’opinione pubblica cittadina. Si tratta de Il Giro del sole di Roberto Barni in Piazzetta dell’Ortaggio, adiacente alla più conosciuta Piazza della Sala, e de La luna nel pozzo di Gianni Ruffi in Piazza Giovanni XXIII, ovvero davanti all’Ospedale del Ceppo.

The study of the manuscripts preserved in the Capitular Archive of Pistoia allows us to ascertain the activity of a scriptorium active between the 12th and 13th centuries. There are numerous cases of collaboration between copyists. Unpublished or rare texts are numerous .

L’ Itinerario del Ghiaccio dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese permette di comprendere a pieno il fenomeno della produzione di tale materiale, che ha caratterizzato le montagne intorno a Pistoia almeno fino agli anni Trenta del secolo scorso.
Il percorso si articola in tre tappe: la passeggiata lungo il fiume Reno verso la Ghiacciaia della Madonnina a Le Piastre, alla scoperta del funzionamento di una ghiacciaia, la visita al Polo didattico del Ghiaccio di Pracchia, che approfondisce quanto visto a Le Piastre, e l’itinerario fino alle Sorgenti del Reno presso Prunetta.

Tras haberse ganado un puesto entre los profetas de Cristo, la Sibila experimentó a partir del siglo XIII en la iconografía cristiana un interesante proceso de reacentuación. La filosofía escolástica, el auge del culto mariano o el ascenso del movimiento joanquinista,  contribuyeron a subrayar bien su papel como mensajera de Cristo, bien como tronante voz del Juicio Final. El himno del Dies Irae, el gigantesco árbol de Jesé de la Catedral de Orvieto o los púlpitos de Giovanni Pisano en Pistoia y Pisa son todos ellos prueba de la actualidad de la imagen y la ampliación de su significado. Es en este período cuando la Sibila multiplica -por primera vez desde la Antigüedad-, su número en los programas figurativos, adopta el papel de la Virgen,  se compara –sobre todo en ámbito bizantino- con los sabios paganos, o entrar a formar parte –más allá del ámbito catedralicio- de la decoración de los palacios urbanos. En ese contexto triunfa el tema de las doce Sibilas como contrapunto de los doce profetas, pero también como símbolo de la universalidad geográfica de la providencia divina y de la unión entre paganismo y cristianismo. Todo ello nos permitirá entender mejor el éxito inusitado de su iconografía durante el Renacimiento así como la genial propuesta de Miguel Ángel en la Capilla Sixtina.