History of Mezzogiorno

Premio Sele d’Oro Mezzogiorno, riconoscimento speciale, 7 settembre 2013. "Il volume si inserisce nell’ambito di una lunga tradizione storiografica tesa a inquadrare il problema del Mezzogiorno nell’età della Restaurazione nel contesto, ampio e complesso, dei mutamenti di ordine politico internazionale, economico e culturale che intervengono nell’insieme del quadro europeo. L’incrocio di fonti archivistiche inedite, costituite da relazioni e corrispondenze dei diplomatici inglesi presenti a Napoli tra il 1816 e il 1840, con le testimonianze di viaggiatori e scrittori anglosassoni che percorrono le strade del Regno in quello stesso arco di tempo, conduce alla scoperta di un Sud che prolunga e modifica i percorsi di immaginario già tracciati dal Grand Tour settecentesco. In un duplice gioco di rispecchiamenti e sovrapposizioni, da un lato le voci dei viaggiatori si coagulano in forme stereotipe che fanno da presupposto nel giudizio e nei comportamenti della diplomazia di Londra, dall’altro la visione del Mezzogiorno si fissa non tanto per ciò che essa effettivamente è, ma per ciò che risulta funzionale sia agli orizzonti di immaginario della società anglosassone sia alle strategie internazionali della politica inglese.
INDICE :

INTRODUZIONE DI ANTONINO DE FRANCESCO

I CAPITOLO: REGNO DELLE DUE SICILIE E RESTAURAZIONE
1.Il Sud immaginato: tra mito, realtà e stereotipo
2.Napoli magica e lussuriosa, Napoli pericolosa
3.Le tre Italie

II CAPITOLO: LA PERCEZIONE DEL SUD NEGLI ANNI RIVOLUZIONARI
1.Borboni, settari, briganti e lazzaroni tra diari di viaggio e corrispondenza diplomatica
2.Lo sguardo dei diplomatici: il re, la rivoluzione e la spia Carbone
3.Voci controcorrente

III CAPITOLO: IL MEZZOGIORNO TRA MALCONTENTO, INDIFFERENZA E ASSENZA
1.Il Regno nei dispacci al Foreign Office
2.La Napoli indifferente di Lord Grenville
3.Il governo della 'morte dei talenti'

IV CAPITOLO: GLI INGLESI E IL TERMOMETRO DELLA LIBERTA'
1.Il Sud tra 'napoletanità', nazionalità e libertà
2.Dalle pietre all'uomo
3.I 're-bambini' e la città degli incanti e degli inganni

INDICE DELLE FONTI
BIBLIOGRAFIA
INDICE DEI NOMI
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Fino a poco tempo fa si privilegiava una interpretazione “imperniata sulle vicende politiche e militari della Resistenza", con l’aggravante di non tener conto delle specificità dell’Abruzzo e dei suoi legami con tutta la realtà meridionale. Di conseguenza la guerra partigiana, e per estensione la Resistenza, era considerata di appannaggio quasi esclusivo dell’Italia centro-settentrionale. La divulgazione storica delle vicende della Brigata Maiella necessita oggi più che mai di approfondimenti, lavori di ricerca, promozione, musealizzazione e altre attività in grado di valorizzarle, renderle fruibili, soprattutto per l’importanza culturale che esse hanno rivestito in un periodo particolarmente delicato come quello della Seconda Guerra Mondiale, per l’Italia, il contesto in cui nasce la sua Costituzione e i valori da essa incarnati.

After the Congress of Vienna in 1815 and the end of the continental blockade, a swarm of English, in the wake of the Grand Tour, moves towards an Italy that still represents a country of art and ancient, but whose axis moves finally to the South, in the Mediterranean area as disadvantaged in comparison to the fortunes of the north-central. In a scenario in which foreigners seeking the order first and then the classic beauty and picturesque, where Rome is no longer the extreme limit, but this expands to Naples 'noble' for its superb processions and parties, for the equipments and the opulence of the court, for the sacred relics, villas, music and antiquities of Vesuvius, the image of the South moves between myth and reality. Naples, in the British travel account, appears as the overly frantic and riotous capital than the ancient Roman ruins, works of art, capital of scholarly training. It is the city of a thousand lights and a thousand voices, populated by a swarming crowd, is that 'feudal monster' that, over time, assumes the proportions of the 'metropolitan monster', the “city of eternal metamorphosis in which nothing seems to disappear forever”. It is the place where it seems possible to implement what is not achievable elsewhere.

In un'Europa priva di una carta costituzionale, in quest'Europa tecnocratica e neoliberale, l'unico vero popolo europeo é quello dei suoi mezzogiorni, ovvero di quelle masse di lavoratori che in quanto esterne, disintegrate,  escluse dal lavoro e dallo sviluppo comunitario, rimangono fuori da qualsiasi ordine e grado di cittadinanza. Il presente volume si rivolge a queste ultime, ponendo a loro disposizione tutta una serie di dati empirici e modelli interpretativi, al fine di ritornare a pensare politicamente la loro emancipazione sociale nella lotta politica per l'integrazione delle aree sottosviluppate all'interno del mercato unico; come ci insegna infatti la storia delle mancate unificazioni italiana e tedesca, nessuna forte identità, nessun sentito vincolo di appartenenza, legherà mai un greco a un tedesco, un francese a uno spagnolo, un olandese a un italiano, fino a quando non vi sarà una preliminare volontà politica costituente, che spinga ad esempio stati così diversi e tuttavia così simili tra loro, come quelli dell'Unione, ad integrarsi vicendevolmente. Solo quando si otterrà una cittadinanza comunitaria del lavoro, sulla base cioè di una lotta politica e sociale per la costituzione di un potere pubblico e federale che sovraintenda agli interessi privati dei singoli paesi per lo sviluppo dei mezzogiorni, un unico popolo europeo nascerà alla storia, ponendo con ciò fine a questa nostra grande crisi e ricordando ai più che non è mai stata, come ingenuamente si crede, meramente economica, ma innanzitutto sociale e istituzionale.

This paper offers a first contribution to the study of the Italian agricultural and industrial tobacco sector’s history, between the second post-war period and the 1980’s, a span so far little examined by historiography. The case of the Levantine tobaccos in the province of Lecce (Salento), particularly representative at a national level, and categories such as ‘corporativism’, ‘corporatism’ and “corporatist policy network” have made it possible to investigate the reasons for the disappearance of the tobacco plantation in Southern Italy, with a particular focus on the liberalisation of 1970 and the transition from an internal monopolistic system to the EEC agricultural policy.

Queste pagine intendono offrire un primo contributo alla ricostruzione della storia della tabacchicoltura italiana tra il secondo dopoguerra e gli anni Ottanta del Nove-cento, un periodo finora poco praticato dalla storiografia. Il caso dei tabacchi “levantini” del Salento, particolarmente rappresentativo a livello nazionale, e il ricorso alle categorie di “cor-porativismo”, “corporatismo” e corporatist policy network, hanno consentito di indagare le ragioni della scomparsa del comparto agricolo di questo settore, con particolare attenzione alla liberalizzazione del 1970 e al passaggio da un sistema vincolistico interno alla politica agricola comunitaria.

La figura mercuriale di Umberto Zanotti Bianco (La Canea, Creta, 1889-Roma, 1963) è stata sottoposta nel tempo a vaglio critico da molteplici angolature, difficili da raccordare in un profilo a tutto tondo che «senza usurpare il dominio della storia» non cada nell’«aridità del processo verbale» (L. Cibrario, Serie di biografie contemporanee, II, Torino 1853, p. 298). A dispetto di ciò, non può non ravvisarsi come tratto unificante delle diverse anime del filantropo anglo-piemontese il suo essere latore e propagatore di principi ed ideali in un certo qual modo progressisti nel costume e nella vita politica del suo tempo. Pur appartenendo, difatti, per educazione e atteggiamento culturale ad una generazione in cui era considerato dovere delle classi più elevate occuparsi dei problemi di quelle disagiate, trasformò questa fredda norma atavica in un propulsivo imperativo morale su cui fideisticamente fondare, assieme al lievito della cultura e dell’associazionismo, la sua idea di mondo declinata al futuro.

Un relevio, documento di natura eminentemente fiscale indicante la donazione in denaro che l’erede del feudatario doveva fare al re per riottenere il feudo, è un’adeguata fonte per comprendere nel dettaglio le entità produttive di un luogo, nel caso specifico per analizzare la struttura sociale e le dinamiche economiche, agli albori del XVIII secolo, della baronia di Prata (in Terra di Lavoro, nel Regno di Napoli), un territorio di 82, 08 km², situato nel quadrante nord orientale della provincia di Caserta e comprendente gli attuali comuni di Prata Sannita (con il borgo di Pagliara), Pratella (con le frazioni di Mastrati e Roccavecchia) e Valle Agricola (fino al 1863 Valle di Prata).

Nei secoli altomedievali la Langobardia minor si presenta come la terra dell’autopercezione, all’indomani del 774 Arechi II inaugura, nelle terre meridionali del Regno, una vera e propria politica dell’identità fondata sull’ethnos, l’operazione è avvertita come necessaria alla sopravvivenza del popolo e i principi di Benevento vengono presentati come gli unici sovrani legittimi della nazione longobarda. Gli appelli alla tradizione non riescono, però, ad impedire la frantumazione del Ducato, dando vita a dinamiche etniche dagli esiti differenti e il caso dei Capuanites costituisce un esempio emblematico di cosa significhi, nelle terre del sud longobardo, la dinamica etnica di una famiglia e, con essa, la dinamica insediativa di una città.

In the 18th century, the community of Tricase, capital of the “Feudal State” were characterized by a dynamic mechanism of circulation of the land. The system of land circulation concerns mainly the “enfiteutici” estates and the concessions ad meliorandum and ad gaudendum. The book, with the use of the new sources and methodological prospects, study the most delicate and controversial fields of the political and social historiography: the control of resources and the creation of the networks of patronage.

""Moduli :
1. Grand Tour, Italia, Sud e terre incognite
2. Grand Tour e Italia
3. Grand Tour e Sud
4. Il viaggio e l’incontro con l’altro
5. Ercolano e Pompei
6. Viaggio in Italia di Goethe
7. Il viaggio durante il Decennio francese
8. La Sicilia come mercato e come meta alternativa
9. Il viaggio verso Napoli
10. Le Paludi Pontine e Terracina
11. Thomas Cook e la prima agenzia di viaggi organizzati (1841)
12. La storiografia sul viaggio in Italia
13. Il paradiso abitato dai diavoli – gli stereotipi
14. Dal turismo culturale al turismo di massa
15. Le terre incognite: la Basilicata
16. Repertorio dei viaggiatori in Basilicata
17. Fonti su Melfi
18. Edward Lear – François Lenormant
""

The analysis of the correspondence between the Foreign Office and the British diplomats at the Neapolitan court in 1815-1840, from William A’Court to Hill, from Fox to Temple, offers a particular outlook of that Kingdom after the Restoration. It is not only the South as the “land of spirit”, with a Mediterranean situation that was “liminal” in comparison to Africa and the East, with its “tank of feudal heritage, laziness and squalor, on one side, and picturesque peasants, popular traditions and exoticism, on the other”. It is not only the “shadow of a nation” or the “land of the past”, where everything sleeps and there is nothing left but backwardness, on one side, in comparison to more modern and advanced European societies, and the picturesque, on the other, as two faces of the same coin. This work aims at outlining a third side, which emerges from the archival sources of politicians who were theoretically in possession of qualities such as veracity, precision, patience, modesty, good temper and loyalty, though in practise very often inaccurate, impatient and with “tongues off ire”. A perspective that sends back to a kingdom which was searched and interviewed by those diplomats, who were only in appearance paid to observe and act with discretion, and whose despatches represent an important tool to find proper answers on the representation of Naples and the South in a so peculiar historical period.

This article treats the south of Italy (Mezzogiorno), exclusive of the city of Naples. For discussion of Naples, see the Oxford Bibliographies in Renaissance and Reformation article “Naples, 1300–1700” by Ronald G. Musto. It also excludes Sicily, following the Italian government’s ISTAT and the European Union’s NUTS designations. Over the past two decades there has been an explosion of research into late medieval and early modern Southern Italy, mostly by Italian scholars in Naples and Rome. Southern Italy during these centuries coincides with the Kingdom of Naples (Regno). Its history reflects constant change, foreign influence, internal turmoil, local autonomy, resistance, innovation, and renewal. While these centuries have been intensely studied in Italy and elsewhere in Europe, the Angevin period (1265–1442) has attracted few Anglophone scholars, and mostly in art history and textual study. The Aragonese period (1442–1504) has been more fortunate as it coincides with Renaissance studies of humanism, the classical art impulse, and the new sciences. This bibliography therefore includes major works from both Anglophone and Continental scholars and divides entries according to these dynastic demarcations. There are three major historiographical issues in southern Italian studies. The first is the overwhelming prominence of Naples as the focus of most modern research, often eclipsing the rest of the South. The second is the fire-bombing of the Neapolitan state archives by retreating Nazis in September 1943 in which Angevin, Aragonese, and many earlier records were destroyed. Given the pan-Mediterranean interests and influence of the Neapolitan dynasties that controlled Southern Italy, however, we have been fortunate in the survival of copies of many records in Marseilles (Angevin) and Barcelona (Aragonese). From 1950 these have been meticulously reconstructed by a team headed by Riccardo Filangieri. Narrative sources were first systematically studied in Bartolommeo Capasso in 1902. Important chronicles, diaries, relazioni, and archival materials survive and have been published, many with recent editions. Italian scholars, largely at the University of Naples Federico II, have also undertaken comprehensive philological and contextual studies placing these works within Latin and vernacular literatures and literacies. The third historiographical issue is the Question of the South, treated in the next section. This bibliography is not exhaustive. It focuses on recent representative editions, monographs, collected essays, and articles. With some exceptions, earlier works and important journals of national and local research can be found within the notes and bibliographies of the works presented here.

In this article I examine some of the debates around the recent New Year's Eve concerts in Bari, Catania, Palermo, Rome and Matera. However, this is not a review of the concerts, as I am neither interested in what happened during the performances nor in the disparate artistic merits of the works involved. I rather want to display how controversies, polemics and criticisms were largely related to the connections between the featuring artists Gigi D'Alessio, Tony Colombo, Eugenio Bennato and Fiorella Mannoia, and the politics of Southern Italian identity. By drawing upon various debates around these musicians, I want to denounce one of the most typical traits of the self-proclaimed Italian nation, namely, the mortification of the South and of its inhabitants.

Il Mezzogiorno rappresenta uno dei temi centrali dell’agenda del Paese negli anni della Seconda repubblica. D'altro canto, in questo stesso periodo il cinema di non fiction vive un momento di grande vivacità. L'articolo prende in esame la produzione documentaristica  del ventennio 1994-2014 con l'obiettivo di mettere a fuoco l'immagine del Mezzogiorno da essa veicolata. I documentari girati al Sud, pur nella loro varietà, consentono di cogliere la comune rappresentazione di un Mezzogiorno sofferente, talvolta avviluppato in un'immagine statica e senza tempo, che impone le sue mai superate urgenze.

This article deals with the experience of 1977 in Southern Italy. It analyzes such phenomena as the spread of environmental awareness, the revolt of the youth and of the “non-guaranteed” and the power of media in unveiling corruption and crime. Based on a wide and differentiated range of documentary sources, the re- search drafts an articulated picture, polarized between Naples “the capital” and the marginal Calabria. Awareness is the keyword: the awareness of severe social crisis and new social conflicts in Southern Italy with potential effects on the country as a whole.
Key words: 1977, Southern Italy, social conflict, environmental awareness, orga- nized crime, media

L’anno della consapevolezza. Il 1977 nell’Italia meridionale, tra nuovi conflitti e trasformazioni sociali, Luigi Ambrosi
L’articolo definisce il 1977 vissuto nelle regioni del Sud Italia attraverso l’analisi di processi quali la generalizzazione dell’ambientalismo, la ribellione gio- vanile e dei “non garantiti”, la potenza rivelatrice e sommovitrice dei mezzi di co- municazione rispetto al malcostume e alla criminalità. Ne emerge un quadro dina- mico e articolato, polarizzato tra la “capitale” Napoli e la marginale Calabria. Con- sapevolezza risulta il termine distintivo del 1977 nell’Italia meridionale e dell’Italia meridionale nel 1977: consapevolezza di una crisi ormai conclamata, dei nuovi conflitti sociali legati a essa, dei suoi effetti non solo sull’Italia meridionale ma sul paese intero.
Parole chiave: 1977, Italia meridionale, conflitto sociale, consapevolezza ambientale, criminalità organizzata, media

La tesi, che vede nella inadeguatezza della dimensione dell'impresa e della capacità manageriale  i motivi del lento sviluppo economico del Mezzogiorno e della ripresa del divario territoriale, viene rivisitata e integrata con la perversità della politica economica con riguardo alla mancanza di reciprocità tra piccola e grande impresa, al comportamento delle banche di interesse nazionale, alla gestione  dell'industria pubblica che ha disatteso gli obiettivi statutari, all'allocazione della spesa regionale che ha ignorato sia il criterio della produttività che quello della perequazione.