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Armando Pepe
  • Via Salvo D'Acquisto 9/A
    (Parco Primavera)
    81016
    Piedimonte Matese
    (Caserta)
    EMAIL: pepearman@gmail.com
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  • Ho 50 anni, insegno italiano e latino nei licei. Mi interesso di storia del territorio in età moderna e contemporanea... moreedit
Il dibattito storiografico sul Decennio francese del Regno di Napoli (1806-1815), nonostante studi di primo piano, offre ulteriori e numerosi spunti di ricerca. Per quanto attiene alla regione storico-geografica della “Terra di Lavoro”,... more
Il dibattito storiografico sul Decennio francese del Regno di Napoli (1806-1815), nonostante studi di primo piano, offre ulteriori e numerosi spunti di ricerca. Per quanto attiene alla regione storico-geografica della “Terra di Lavoro”, s'intendono colmare importanti lacune nella conoscenza riguardo alle cause che determinarono il brigantaggio, fenomeno ancora poco studiato. In particolare, relativamente al periodo che va dal 1806 al 1825: ingresso delle truppe francesi nel Regno di Napoli; rivolte nei villaggi; guerra dei briganti contro le istituzioni, ricostruzione e composizione delle comitive di briganti e loro dinamiche. Il fenomeno del brigantaggio, endemico nel Mezzogiorno e di lunga durata, non si esaurisce con la restaurazione dei Borbone sul trono di Napoli nel 1815, ma dura fino alla caduta della dinastia nel 1860. I Borboni mal tollerarono il brigantaggio ma , nei momenti di crisi, seppero sfruttarlo, dandogli una connotazione politica, come fecero durante il decennio francese e, a partire dal 1860, durante i primi anni dell'Unità d'Italia. In Terra di Lavoro, inoltre, la figura di Fra' Diavolo, con la sua preminenza assoluta, ha eclissato gli altri briganti, dei quali mancano le biografie e la ricostruzione delle loro bande.
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Le relazioni ad limina dei vescovi della Diocesi di Alife (1664-1700), traduzione in italiano at http://storiadellacampania.wikidot.com/relazioni-ad-limina-alife-1664-1700-traduzione Le relazioni ad limina dei vescovi della Diocesi di... more
Le relazioni ad limina dei vescovi della Diocesi di Alife (1664-1700), traduzione in italiano at http://storiadellacampania.wikidot.com/relazioni-ad-limina-alife-1664-1700-traduzione Le relazioni ad limina dei vescovi della Diocesi di Alife (1664-1700), traduzione in italiano a cura di Armando Pepe Pagina principale di riferimento: Le relazioni ad limina dei vescovi della diocesi di Alife Sommario
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Vorrei creare di sana pianta un'Associazione che si occupi di storia locale, ma seriamente, che sia aperta alle tante intelligenze che ci sono sul territorio e che non sia asfittica, tristemente autoreferenziale. Gli studi piedimontesi... more
Vorrei creare di sana pianta un'Associazione che si occupi di storia locale, ma seriamente, che sia aperta alle tante intelligenze che ci sono sul territorio e che non sia asfittica, tristemente autoreferenziale. Gli studi piedimontesi purtroppo giacciono asfittici, senza sostanza, senza quella vigoria che dovrebbe innervarli. Si va dal romanzetto al compitino da scuola elementare, ognuno facendo ciò che più gli aggrada. Sono "studi" che nulla aggiungono e nulla tolgono a quanto già si sa. Non si ha, o non si vuole avere, una visione a tutto campo, che sappia intrecciare pregresse sapienze con nuove e specifiche competenze. Mancano energie nuove. Non ci improvvisa storici ad ottant'anni, ma si coltivano i talenti di vent'anni in modo che maturino. Nell'epoca del digitale andrebbe spinta avanti la tecnologia, incrementato l'uso dell'intelligenza artificiale e il saper fare siti web. Promuevere la trasversalità dei saperi, leggere almeno dieci libri prima di scrivere un articolo. Invece la realtà piedimontese è in coma, piatta, adesso inutile. La nuova Associazione, per ora informale, si interesserà sia degli studi inerenti al Matese, sotto un profilo esclusivamente storico, storiografico, ma sarà aperta anche all'apprendimento delle discipline letterarie, filologiche, filosofiche, geografiche, sociologiche e antropologiche, con le quali, da tempo, la storia dialoga. Chi vuole aderire scriva a pepearman@gmail.com o mi mandi un messaggio whatsapp al numero 3929270461.
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Durante il Decennio francese (1806-1815) venne stilato un documento che aveva per titolo «Memoria per le Cacce reali», in cui con poche e sintetiche frasi si dava conto della consistenza faunistica delle riserve venatorie dislocate in... more
Durante il Decennio francese (1806-1815) venne stilato un documento che aveva per titolo «Memoria per le Cacce reali», in cui con poche e sintetiche frasi si dava conto della consistenza faunistica delle riserve venatorie dislocate in Campania. Nel documento, redatto in lingua italiana e con poche parole in francese se ne enumeravano ventitré. Se ne segnalava, in miglia, la distanza da Napoli.
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In questo Dizionario Biografico della famiglia Gaetani dell’Aquila d’Aragona di Laurenzana (DBGL), sulla scorta di interessanti documenti in gran parte inediti, si tenta di ricostruire, in modo filologicamente corretto, un dizionario... more
In questo Dizionario Biografico della famiglia Gaetani dell’Aquila d’Aragona di Laurenzana (DBGL), sulla scorta di interessanti documenti in gran parte inediti, si tenta di ricostruire, in modo filologicamente corretto, un dizionario biografico dei componenti la famiglia Gaetani dell’Aquila d’Aragona di Laurenzana, tra le più cospicue e ricche di un glorioso passato, in virtù soprattutto delle gesta belliche, di Terra di Lavoro, le cui origini sono sussunte nella più ampia storia della romana casa Gaetani: vale la pena ricordare che i Caetani e i Gaetani non sono che due rami di una stessa famiglia. I limiti cronologici del presente lavoro, si collocano tra l’alto medioevo, con notizie prosopografiche inerenti ad Angelo Gaetani (IX secolo), figlio di Giuffredo e nipote di Annecchino Goto, e l’età contemporanea, dato che l’ultimo biografato è Antonio Gaetani dell’Aquila d’Aragona (1795-1863), quinto Principe di Piedimonte e decimo Duca di Laurenzana. Data la vastità dei titoli feudali e dei possedimenti (serie dei Duchi di Gaeta, serie dei Conti di Pontecorvo, serie dei Conti di Fondi e Duchi di Traetto [l’attuale Minturno], serie dei Duchi di Laurenzana e Principi di Piedimonte), nonché l’estensione delle connessioni parentali, deducibili dalle tavole genealogiche proposte, il progetto è non solo ambizioso, per la mole documentaria e bibliografica, ma sempre aperto e aggiornabile, rifuggendo dai sistemi chiusi e apodittici.
RECENSIONI
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Circa a questo tempo, fuggendo le turbolenze che agitavano le Spagne, Annecchino Goto, prima origine della illustre famiglia Gaetani in Italia, emigrò in queste nostre provincie con parte del suo esercito, e pose sue stanze nella Campagna... more
Circa a questo tempo, fuggendo le turbolenze che agitavano le Spagne, Annecchino Goto, prima origine della illustre famiglia Gaetani in Italia, emigrò in queste nostre provincie con parte del suo esercito, e pose sue stanze nella Campagna Felice ed estese conquiste vi fece. 2. Guerra con Papa Adriano I. Combattuto da Papa Adriano I, il vinse presso al Garigliano, e, con sommessi atti, sel rese amico. 3. Signoria di Gaeta. (777). In breve, divenne Signore dello Stato di Gaeta, città dipendente dall'Impero Greco. 4. Sua moglie, suoi figli. Tolse in moglie Valeria, figlia di Cunone Avalos, console di Napoli, e n'ebbe due figli: Valentino e Giuffredo. Come rilevasi da una memoria o frammento anonimo che nello Archivio conservasi».
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Scavare profondamente negli archivi apporta notizie nuove ed aggiornate, anche se non sono in linea diretta frutto di ricerche pertinenti ad un dato argomento e/o soggetto ma trasversali. In virtù di una documentazione, sia pure... more
Scavare profondamente negli archivi apporta notizie nuove ed aggiornate, anche se non sono in linea diretta frutto di ricerche pertinenti ad un dato argomento e/o soggetto ma trasversali. In virtù di una documentazione, sia pure frammentaria e di natura prettamente economica, da secoli custodita dalla famiglia Lenzoni de’ Medici presso la villa “La Costaglia”, nel comune di Quarrata, vivace centro in provincia di Pistoia, sappiamo qualcosa in più attorno alla figura di Monsignor Pietro Paolo de’ Medici, vescovo della diocesi di Alife nella prima metà del XVII secolo, morto in Castello d’Alife (ora Castello del Matese), soccorrendo gli appestati. Senso del dovere e rigore morale appaiono lampanti e chiari del pari nelle carte che ci accingiamo a leggere e che delineano un uomo determinato a mantenere fede agli impegni presi.
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Fare il punto della situazione nell'ampio filone di studi che riguarda la storiografia del concilio tridentino, di cui si passa in rassegna l'applicazione nelle diocesi italiane, interamente, da nord a sud, in aggiunta ad una rigorosa... more
Fare il punto della situazione nell'ampio filone di studi che riguarda la storiografia del concilio tridentino, di cui si passa in rassegna l'applicazione nelle diocesi italiane, interamente, da nord a sud, in aggiunta ad una rigorosa disamina bibliografica su ciò che si è finora, di valido, prodotto, è in sintesi l'obiettivo che si pone il recente volume «Riforma cattolica e concilio di Trento. Storia o mito storiografico?», scritto da Massimo Firpo per i tipi delle edizioni Viella. Lo esplicita, d'altronde, lo stesso Autore quando in premessa dice che «questo libro nasce dall'esigenza di chiarire alcuni fatti e concetti utili a comprendere la storia della Chiesa nella lunga età della Controriforma, sottraendola a indirizzi storiografici che mi paiono sempre più prigionieri di una forbice angusta» (p. 7), tra apologetica e visioni parziali, che non mettono nel modo giusto a fuoco un evento che fu di vasta portata e ampiamente diramato. Perciò, il volume indaga, soffermandovisi in dettaglio, della Riforma cattolica «gli sviluppi a partire dalle tesi che alla metà del secolo scorso trovarono il loro infaticabile promotore nel più illustre studioso del Concilio di Trento, il sacerdote slesiano Hubert Jedin, ancora legato a una granitica storia teologica e confessionale che a fine Ottocento aveva trovato il suo mentore nel dottissimo non meno che fazioso barone Ludwig von Pastor» (pp. 7-8), oggi assorbita nell'ambito dell'early modern Catholicism, corrente che nel gesuita statunitense John O' Malley ha avuto uno dei più strenui propugnatori. Cospicua è pure la seconda parte, in cui si analizzano, per macroaree, le difficoltà ad incidere se non ad introdursi delle eredità immateriali postridentine. Non bisogna dimenticare, come osserva acutamente Firpo, che lo storico tedesco, nel suo libriccino «Riforma cattolica o controriforma», edito nell'immediato secondo dopoguerra, sosteneva tesi che «implicavano anche la continuità storica del magistero religioso e pastorale della Chiesa di Roma, indefettibilmente santa, sposa di Cristo, mater et magistra di tutte le genti, sottolineando sia la sua capacità di trovare al proprio interno le risorse con cui reagire alla drammatica crisi in cui era precipitata sia il segno profondo inciso su di essa dall'esigenza di contrapporsi alla Riforma d'oltralpe. […] Di qui l'insistere dello Jedin sull'esistenza di un vigoroso movimento riformatore "precedente e parallelo alla Riforma protestante", sulla "continuità degli sforzi di rinnovamento della Chiesa dal tardo medioevo fino al secolo XVII inoltrato", lamentando che anche gli storici che avevano fatto proprio il concetto di Riforma cattolica, di cui tracciava un panorama europeo, non avessero ben capito il "problema della continuità"» (p. 25). Guardando oltre le consuete e/o desuete formule parenetiche, arrivando all'osso, l'Autore dimostra, attraverso un'estesa documentazione, che lo spirito religioso moralizzatore e pudibondo, controriformistico, non intrise, purificandoli, gli sporchi panni di una Chiesa che aveva molte cose da sanare. C'era, insomma, una discrasia tra ciò che dai pulpiti si predicava con slancio e proverbiale facondia, magistralmente esaminata nelle
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Nel lungo e complesso 1848 in Terra di Lavoro si propagavano da parte della borghesia più avanzata fermenti liberaleggianti, mentre il ferreo regime borbonico fronteggiava, con esigua forza pubblica, mali atavici, come il brigantaggio nel... more
Nel lungo e complesso 1848 in Terra di Lavoro si propagavano da parte della borghesia più avanzata fermenti liberaleggianti, mentre il ferreo regime borbonico fronteggiava, con esigua forza pubblica, mali atavici, come il brigantaggio nel territorio di Alvito, la diffusa delinquenza comune, l'agitazione popolare in Sora per il ritorno nella sede diocesana del vescovo misoneista Giuseppe Montieri, alcuni subbugli provocati da facinorosi nel distretto di Nola e a Maddaloni, faide paesane ai piedi dei monti Aurunci. In attesa di stilare gli elenchi con le persone ritenute "attendibili", cioè pericolose poiché insidiavano l'ordine costituito, la polizia metteva sotto stretta vigilanza tutti quelli che erano, o avrebbero potuto essere, sovversivi.
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La Seconda guerra mondiale stava per avviarsi a conclusione. Miserie materiali e morali impregnavano l’intera Italia, massime nelle zone interne ed isolate, a lungo depotenziate dalla geografia dei luoghi, come il Matese. In quei cupi... more
La Seconda guerra mondiale stava per avviarsi a conclusione. Miserie materiali e morali impregnavano l’intera Italia, massime nelle zone interne ed isolate, a lungo depotenziate dalla geografia dei luoghi, come il Matese. In quei cupi frangenti apparve a Piedimonte d’Alife (oggi Piedimonte Matese) il tenace e combattivo sacerdote carpigiano Don Zeno Saltini, per una combinazione favorita da Don Espedito Grillo, parroco della chiesa matrice di Ave Gratia Plena.
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ABSTRACT IN ITALIANO Prendendo spunto da una ricerca di Gabriele De Rosa, edita nel terzo volume di Tempo Storico e Tempo Religioso, per la prima volta in Italia si pubblica integralmente la Mappa de’ vescovadi nel Regno di Napoli,... more
ABSTRACT IN ITALIANO 

Prendendo spunto da una ricerca di Gabriele De Rosa, edita nel terzo volume di Tempo Storico e Tempo Religioso, per la prima volta in Italia si pubblica integralmente la Mappa de’ vescovadi nel Regno di Napoli, un documento cronologicamente collocabile tra il 1806 e il 1814, nel pieno del cosiddetto Decennio Francese. Si offre un quadro ampio ed articolato, in cui vengono passate in rassegna per intero le 131 sedi diocesane, con notazioni caratteriali e morali dei presuli o, in loro assenza, dei vicari generali. Pur essendo un documento non firmato, è evidente che sia un rapporto di natura confidenziale, atto a delineare i punti di forza e/o di debolezza, fedeltà al governo e/o ambiguità, dell’episcopato regnicolo. Non si può, con certezza, individuarne l’estensore, ma allo stesso tempo si può credere che sia servito ai ministri dell’Interno e del Culto, nella visione napoleonica del vescovo-prefetto, funzionario di Stato oltre che uomo di Chiesa.
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Italiano: Nell’Italia dei primi decenni del Novecento il progresso industriale e una crescente diffusione dell’illuminazione pubblica e privata aumentarono la richiesta energetica, in particolar modo si cercava di ottimizzare le numerose... more
Italiano:
Nell’Italia dei primi decenni del Novecento il progresso industriale e una crescente diffusione dell’illuminazione pubblica e privata aumentarono la richiesta energetica, in particolar modo si cercava di ottimizzare le numerose potenzialità offerte dalle risorse idriche, esaminando capillarmente i corsi d’acqua e i laghi. La costante ricerca di fonti energetiche rinnovabili portò la Società Meridionale di Elettricità a elaborare progetti e studi sul bacino idrografico del Matese, alle cui falde sorge Piedimonte, paese in cui l’abbondanza delle acque ha sempre favorito la nascita di numerose attività produttive.

English:
In the Italy of the first decades of the twentieth century, industrial progress and a growing diffusion of public and private lighting increased the energy demand, in particular an attempt was made to optimize the numerous potential offered by water resources, by extensively examining waterways and lakes. . The constant search for renewable energy sources led the Southern Electricity Company to develop projects and studies on the Matese river basin, at the foot of which rises Piedimonte, a country where the abundance of water has always favored the birth of numerous productive activities.
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Documento trascritto dall'erudito Ottaviano Melchiorri e consegnato in copia allo storiografo Bartolomeo Chioccarello (o Chioccarelli), databile al secondo decennio del XVII secolo. Donna Vittoria Caetani, duchessa di Sermoneta,... more
Documento trascritto dall'erudito Ottaviano Melchiorri e consegnato in copia allo storiografo Bartolomeo Chioccarello (o Chioccarelli), databile al secondo decennio del XVII secolo. Donna Vittoria Caetani, duchessa di Sermoneta, pretendeva la dote di paraggio, ammontante a 12 mila ducati, dal duca di Laurenzana, e nuovo signore di Piedimonte, Don Francesco Caetani (o Gaetani) d'Aragona. Nel diritto feudale, la dote di paraggio era la quota dei beni che il primogenito, titolare esclusivo della successione del feudo, era obbligato a dare ai fratelli cadetti, per compensarli della loro esclusione nella successione stessa. Dal prezioso testo emergono particolari di eccezionale rilevanza, quali : (1) l'apparizione nella genealogia di casa Gaetani d'Aragona di Don Luigi, omonimo del gesuita, padre superiore dell'abbazia di Santa Maria di Pulsano, nel comune di Monte Sant'Angelo, in Capitanata (corrispondente all'attuale provincia di Foggia); (2) il governatore di Piedimonte, nominato dal feudatario con il consenso regio, prendeva possesso dell'incarico giurando davanti al duca e al "regimento" (il governo cittadino) nella chiesa del convento di San Domenico durante una solenne cerimonia.
Vale la pena di leggere le brevi note che seguono soltanto per farsi un'idea di cosa successe ad Amorosi nei primi giorni di agosto del 1809, durante il cosiddetto "Decennio Francese". Per un subliminale suggerimento analogico, la rapida... more
Vale la pena di leggere le brevi note che seguono soltanto per farsi un'idea di cosa successe ad Amorosi nei primi giorni di agosto del 1809, durante il cosiddetto "Decennio Francese". Per un subliminale suggerimento analogico, la rapida esposizione dei fatti ricorda il film "Per qualche dollaro in più" del regista Sergio Leone.
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Raccolta della rubrica Matese tra Moderno e Contemporaneo, articoli dal 2019 al 2021
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Fede e devozione a Piedimonte Matese tra medioevo ed età moderna. Testamenti e doni a favore del convento dei Domenicani dal 1419 al 1768.
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Pagina principale di riferimento: Documenti sulla Diocesi di Alife in età moderna e contemporanea NOTA DEL CURATORE La Sacra Congregazione dei Vescovi al vescovo di Alife, il conventuale siciliano Enrico Cini. Il vescovo viene... more
Pagina principale di riferimento: Documenti sulla Diocesi di Alife in età moderna e contemporanea NOTA DEL CURATORE La Sacra Congregazione dei Vescovi al vescovo di Alife, il conventuale siciliano Enrico Cini. Il vescovo viene risolutamente sollecitato ad allontanarsi dal convento cappuccino di Alife, dove era andato ad abitare nonostante la riluttanza dei frati. FONTE Archivio Apostolico Vaticano, Congregazione Vescovi e Regolari, Registra Episcoporum, 19, folium 372 verso. Aliffe. Al Vescovo. Questa Sacra Congregatione resta con poca sodisfatione del termine che Vostra Signoria ha usato con i Padri Cappuccini di cotesta terra, havendo voluto abitare nel loro convento, non ostante la repugnantia fattali et lo scandalo che si è dato con il contrasto. D'ordine però di questi miei Signori Illustrissimi, gli [le] dico che voglia alla ricevuta della presente partirsi-se non l'haverà fatto-di detto convento, guardandosi per l'avvenire della violentia in casi simili, poiché è cosa molto contraria all'officio episcopale. E nostro Signore la preservi. Romae, 19 novembris 1591 Riferimenti bibliografici Vincenzo Criscuolo (a cura di), I cappuccini e la Congregazione romana dei vescovi e regolari, volume I (1573-1595), Istituto Storico dei Cappuccini, Roma 1989, p. 214. Antonio Mennitti Ippolito, Congregazione dei Vescovi e Regolari, lemma consultabile al link <https://www.storiadellachiesa.it/glossary/congregazione-dei-vescovi-e-regolari-e-la-chiesa-in-italia/>, URL compulsato il 12 aprile 2021. Armando Pepe, Le relazioni ad limina dei vescovi della diocesi di Alife (1590-1659), Youcanprint, Tricase 2017.
Le elezioni del 1820 in Terra di Lavoro
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Un relevio, documento di natura eminentemente fiscale indicante la donazione in denaro che l’erede del feudatario doveva fare al re per riottenere il feudo, è un’adeguata fonte per comprendere nel dettaglio le entità produttive di un... more
Un relevio, documento di natura eminentemente fiscale indicante la donazione in denaro che l’erede del feudatario doveva fare al re per riottenere il feudo, è un’adeguata fonte per comprendere nel dettaglio le entità produttive di un luogo, nel caso specifico per analizzare la struttura sociale e le dinamiche economiche, agli albori del XVIII secolo, della baronia di Prata (in Terra di Lavoro, nel Regno di Napoli), un territorio di 82, 08 km², situato nel quadrante nord orientale della provincia di Caserta e comprendente gli attuali comuni di Prata Sannita (con il borgo di Pagliara), Pratella (con le frazioni di Mastrati e Roccavecchia) e Valle Agricola (fino al 1863 Valle di Prata).
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Per quanto si sia dibattuto, in sede storiografica, sulla figura del capitano Aurelio Padovani1, capo del primo fascismo campano e fautore di un'intransigenza che gli costò cara, rimangono da risolvere delle incertezze e da riportare alla... more
Per quanto si sia dibattuto, in sede storiografica, sulla figura del capitano Aurelio Padovani1, capo del primo fascismo campano e fautore di un'intransigenza che gli costò cara, rimangono da risolvere delle incertezze e da riportare alla luce nel modo più fededegno possibile i dissapori che lo fecero allontanare, almeno pubblicamente, da Mussolini2. Al decorato, per meriti bellici, Padovani, a causa di una diatriba localistica, ma propagatasi dalla provincia di Terra di Lavoro3 (molto più estesa dell'attuale provincia di Caserta, città che ne era il capoluogo) a tutta la Campania, fu preferito il nazionalista e ufficiale dell'Esercito Paolo Greco4, espressione del padronato agrario e uomo d'ordine. La dismissione di Padovani, accusato di eccessivo rigorismo morale ma anche di malcelata alterigia, avvenne durante il 1923, nel momento della fusione tra fascisti e nazionalisti5, che in Paolo Greco avevano un leader, sia pure epicorio, di medio rango e non paragonabile certamente al carismatico capitano napoletano. Leggendo i Taccuini mussoliniani, redatti da Yvon de Begnac6, in cui sono riassunti le impressioni, le suggestioni e i reconditi pensieri di Benito Mussolini, abbiamo la conferma che: «Padovani non voleva che il suo fascismo si fondesse con il nazionalismo dei notabili della sua regione. Una tale posizione contrastava con la necessità del momento, necessità della rivoluzione di conglobare l'intero nazionalismo per controllarne il potere, assorbirne la cultura, neutralizzarne l'indipendenza politica.[..] Il capitano Padovani mi era devoto. Ma la sua devozione non era cieca. Egli guardava all'eliminazione immediata del notabilato campano, velocemente trasmigrato dalla quadrimurti della democrazia nazionale dei miei amici Federzoni, Maraviglia, Greco. Il problema era grave». In sostanza Mussolini attribuiva a Padovani, colpevole ai suoi occhi di «eresia politica», la non comprensione di una circostanza storica, quella della fusione tra fascisti e nazionalisti. Padovani, sacrificato per ragioni politiche, scivolò dunque lungo «la china dello scisma», e la separazione tra i due fu inevitabile, tuttavia il filo dei rapporti non s'interruppe mai. Il 24 maggio 1923, all'acme dello scontro 1 1 Aurelio Padovani, Portici 1889-Napoli 1926. 2 Cfr. Paul R. Corner, Italia fascista. Politica e opinione popolare sotto la dittatura, Roma, Carocci 2015.
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Trascrizione integrale del carteggio tra Enrico Leone e Achille Loria.
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Site: STORIA DELLA CAMPANIA at http://www.storiadellacampania.it Source page: Diocesi di Alife, Visita Apostolica del 1907 at http://www.storiadellacampania.it/diocesi-di-alife-visita-apostolica-del-1907 Diocesi di Alife, Visita... more
Site: STORIA DELLA CAMPANIA at http://www.storiadellacampania.it Source page: Diocesi di Alife, Visita Apostolica del 1907 at http://www.storiadellacampania.it/diocesi-di-alife-visita-apostolica-del-1907 Diocesi di Alife, Visita Apostolica del 1907 a cura di Armando Pepe ABBREVIAZIONI AAV= Archivio Apostolico Vaticano SOMMARIO AAV, Congr. Concist., Visita Ap. 2, Alife AAV, Congr. Concist., Visita Ap. 2, Alife [1] Relazione della Visita Apostolica fatta nella Diocesi di Alife I. Stato generale della Diocesi e sua popolazione La popolazione di questa Diocesi raggiunge appena 25000 abitanti, e di questi, 4000 sono nel paese di Alife, dove trovasi la Chiesa Cattedrale, e 7000 in Piedimonte d'Alife, dove risiede il Vescovo e dove i Chierici hanno il loro Seminario; gli altri 14000 sono sparsi ne' 14 paesi o villaggi della Diocesi. Il popolo in genere non è cattivo, vi si scorge molto sentimento religioso; ma è anche vero che specialmente nella cittadina di Piedimonte e nel paese di Prata vi regna un po' d'indifferenza pratica nell'adempimento dei doveri cristiani; come pure quasi per tutto domina un pochino la bestemmia, la profanazione delle feste, la disonestà, l'ubriachezza e l'usura. In Piedimonte poi da qualche anno si sono propagate in una parte del popolo delle idee e principi di Socialismo e vi hanno arrecato un po' di guasto. Di Sacerdoti se ne contano in tutto 57, ed oltre al Capitolo di Canonici della Cattedrale di Alife, vi sono altresì due Capitoli di Collegiate nella città di Piedimonte. Nel Seminario gli alunni sono 44. Comunità religiose di uomini sono due, i Frati Minori in Piedimonte ed i Frati Servi di Maria a Prata; [a Piedimonte] vi sono ancora due Comunità di Monache Benedettine, come pure una Casa di Suore figlie della Carità di S. Vincenzo de' Paoli con orfanotrofio ed asilo. In questa Diocesi, stante lo zelo e l'attività del suo Vescovo Monsignor Settimio Caracciolo [di Torchiarolo], si è costituita la Direzione Diocesana, il Circolo Ricreativo Cattolico, la Cassa Rurale Cattolica, e già han dati ottimi risultati. Tutto fa sperare che
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SOMMARIO 1) ASFi, AGCS, filza 150 "Caiazzo. Amministrazione giurisdizionale", n° 3-15, inserto " Anno 1691. Per la fuga di due carcerati dalle prigioni del castello di Caiazzo con l'assistenza di alcune persone". 2) ASFi, AGCS, filza 150... more
SOMMARIO 1) ASFi, AGCS, filza 150 "Caiazzo. Amministrazione giurisdizionale", n° 3-15, inserto " Anno 1691. Per la fuga di due carcerati dalle prigioni del castello di Caiazzo con l'assistenza di alcune persone". 2) ASFi, AGCS, filza 150 "Caiazzo. Amministrazione giurisdizionale", n° 3-15, inserto "Lista dei cittadini più inquieti". 3) ASFi, AGCS, filza 150 "Caiazzo. Amministrazione giurisdizionale", n° 26-33, inserto "Relazione dell'omicidio seguito in persona del caporale Crescenzio Barbato, e delle ferite in persona di Rinaldo Anzeletti, ambedue armigeri di questa Casa".
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Il saccheggio di Piedimonte d'Alife durante il 1799
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Il manifesto degli «scienziati» razzisti Fu un duro colpo alla legalità, allo stato di diritto, all'intera umanità, la promulgazione delle leggi antiebraiche, comunemente note come «leggi razziali»; ma soprattutto, «le leggi razziali»... more
Il manifesto degli «scienziati» razzisti Fu un duro colpo alla legalità, allo stato di diritto, all'intera umanità, la promulgazione delle leggi antiebraiche, comunemente note come «leggi razziali»; ma soprattutto, «le leggi razziali» nacquero esclusivamente per un atto d'ossequio e di riallineamento del regime fascista alla Germania hitleriana, oppure ebbero motivazioni autoctone? Evidentemente poggiarono su un sostrato (e retaggio) antiebraico già diffuso in Italia, sia pure sotto traccia e latente. Una fase propedeutica alla legislazione discriminatoria nei confronti dei cittadini italiani di ascendenze ebraiche si concretizzò con la redazione del «Manifesto degli scienziati razzisti», pubblicato il 14 luglio 1938 sulla rivista «La difesa della razza», diretta dal giornalista d'origine siciliana Telesio Interlandi, autore del pamphlet Contra Judaeos. Per disposizioni ministeriali, e analogamente a tutti gli altri rappresentanti territoriali del governo, il prefetto di Benevento (della cui provincia faceva parte Piedimonte dopo la soppressione di quella Terra di Lavoro), scrisse a tutti i podestà di «adoperarsi per la diffusione della rivista La difesa della razza» al fine di una maggiore pubblicità. Il manifesto si sviluppava in dieci punti: 1) le razze umane esistono; 2) esistono grandi razze e piccole razze; 3) il concetto di razza è concetto puramente biologico; 4) la popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà è ariana; 5) è una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici; 6) esiste ormai una pura «razza italiana»; 7) è tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti; 8) è necessario fare una netta distinzione fra i mediterranei d'Europa (occidentali) da una parte e gli orientali e gli africani dall'altra; 9) gli ebrei non appartengono alla razza italiana; 10) i caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono essere alterati in nessun modo. I dieci scienziati, firmatari del manifesto della razza, furono:'adesione del professor Pende, tra i dieci il solo vero scienziato di fama mondiale e padre della moderna endocrinologia, ancora oggi lascia stupefatti. L'applicazione delle leggi razziali in Italia Il manifesto della razza non fu che l'evento prodromico, dato che poco tempo dopo fu promulgato il Regio Decreto Legge 5 settembre 1938, n° 1390, concernente «provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista», che all'articolo 1 prescriveva che «all'ufficio di insegnante nelle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non governative, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al presente decreto; né potranno essere ammesse all'assistentato universitario, né al conseguimento dell'abilitazione alla libera docenza». Il definitivo esonero dal servizio per gli insegnanti e i docenti universitari fu attuato in base al Regio Decreto Legge del 15 novembre 1938, n° 1779, dal titolo «integrazione e coordinamento in unico testo delle norme già emanate per la difesa della razza nella scuola italiana». Solamente in riferimento all'Università di Napoli (attuale Federico II) furono estromessi: Anna Foà, ordinario di Bachicoltura; Ugo Forti, ordinario di Diritto
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In un sanguigno e tenace gioco delle parti, tra celie, accuse, difese e aperte recriminazioni, il gran teatro del mondo nella Piedimonte d’età barocca presenta uno scenario del tutto inedito, non dissimile però da luoghi e personaggi... more
In un sanguigno e tenace gioco delle parti, tra celie, accuse, difese e aperte recriminazioni, il gran teatro del mondo nella Piedimonte d’età barocca presenta uno scenario del tutto inedito, non dissimile però da luoghi e personaggi manzoniani.  Luci e ombre si alternano mentre a noi si offrono nuove prospettive da conoscere e indagare a fondo.
(1854-1930), eminente politico repubblicano, ebbe una fittissima corrispondenza epistolare con numerose personalità del suo tempo, segnatamente dagli anni Ottanta dell' Ottocento al 1930, anno in cui venne a mancare. Fin da giovane età fu... more
(1854-1930), eminente politico repubblicano, ebbe una fittissima corrispondenza epistolare con numerose personalità del suo tempo, segnatamente dagli anni Ottanta dell' Ottocento al 1930, anno in cui venne a mancare. Fin da giovane età fu legatissimo, considerandolo un maestro, al coetaneo Antonio Gaetani di Laurenzana (1854-1898), politico piedimontese di fede repubblicana e di grande rigore morale che, nonostante il milieu d'origine, raccolse e sposò la causa degli umili. Antonio Gaetani, consigliere provinciale in Terra di Lavoro e deputato al Parlamento italiano per tre legislature, fu un punto di riferimento per i lavoratori della pianura alifana, dei centri del Matese e non solo. Nel difendere i diritti degli operai fu davvero impavido, come affiora da un discorso che il fratello Luigi Gaetani tenne alla Camera dei Deputati il 18 giugno 1902: «Molti anni fa, la prima volta che ho avuto l'onore di andare ad Isola del Liri in compagnia di Matteo Renato Imbriani, Felice Cavallotti e di mio fratello Antonio Gaetani, una turba di incoscienti, spinta da qualcuno che allora ne menava vanto, cercò di gettarci a fiume. Proprio così! Ed allora questo individuo andava dicendo che avrebbe fatto pagare duecento lire a persona perché ci gettassero a fiume. Ci salvammo col revolver alla mano» (Fraioli, p. 29). Purtroppo, nel 1898 a causa di una forte depressione Antonio Gaetani si tolse le vita, ma il suo ricordo continuò ad albergare negli animi di chi lo aveva conosciuto, stimato e amato. Le due lettere che qui si presentano, provenienti dalle Carte Mirabelli conservate presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, hanno un forte valore identitario per la nostra comunità, poiché la prima (del 1900) è di Raffaele Marrocco (cui è dedicato il museo comunale di Piedimonte), mentre la seconda (del 1912) è della vedova, Teodora Gaetani. Per inciso, la lapide (cui si riferisce Raffaele Marrocco) è quella posta a Porta Vallata in Piedimonte. Due lettere a Roberto Mirabelli (1) Biblioteca Nazionale di Napoli (d'ora in poi BNN), Carte Mirabelli, busta XIII, 6/6B «Lettera di Raffaele Marrocco a Roberto Mirabelli». Piedimonte d'Alife, 16 ottobre 1900 Onorevole Signore, Nel prossimo mese di Novembre, e proprio il giorno 10, avrà luogo qui la tanto agognata inaugurazione della lapide-dettata da Matteo Renato Imbriani-ad Antonio Gaetani di Laurenzana. Per ottenere detta inaugurazione non Le dico quanto scalpore abbiamo menato presso questi bigotti della
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La «Mutualità» è uno dei cardini su cui poggia il pensiero cattolico declinato in ambito economico. Don Giacomo Vitale lo sapeva bene per averlo appreso negli anni giovanili dall'indimenticato maestro Giuseppe Toniolo, che nel discorso di... more
La «Mutualità» è uno dei cardini su cui poggia il pensiero cattolico declinato in ambito economico. Don Giacomo Vitale lo sapeva bene per averlo appreso negli anni giovanili dall'indimenticato maestro Giuseppe Toniolo, che nel discorso di chiusura del Congresso internazionale delle casse rurali ed operaie (tenutosi a Parigi nel 1900), sosteneva: «Trattasi di emancipare la classe intera dei meno favoriti economicamente dalla pressione dei capitalisti e dalle fluttuazioni della borsa mercé un Capitale Collettivo di spettanza della classe stessa, il quale circoli di continuo fra le mani attive e parsimoniose dei cooperatori» (Toniolo, p. 518). Don Giacomo, adoperandosi affinché la teoria diventasse prassi, fondò una cassa rurale in San Gregorio per restituire dignità ai lavoratori. Per inciso, se si considera l'Articolo 2 dello Statuto « La Cassa Rurale si propone l'elevazione morale, economica e sociale dei soci, facilitando e promuovendo le loro iniziative, individuali o associate…» e lo si confronta con l'Articolo 46 della Costituzione della Repubblica Italiana « Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro ed in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori di collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende» si può notare l'influenza del pensiero sociale cattolico sulla Costituzione stessa, che attualizza e rende vivo l'insegnamento del Toniolo.
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Il lungo cammino della Chiesa alifana attraverso l'Età moderna: la misteriosa morte di monsignor Domenico Caracciolo, il tremendo terremoto del 1688, il ritrovamento delle sacre spoglie di San Sisto I, i riflessi locali della Rivoluzione... more
Il lungo cammino della Chiesa alifana attraverso l'Età moderna: la misteriosa morte di monsignor Domenico Caracciolo, il tremendo terremoto del 1688, il ritrovamento delle sacre spoglie di San Sisto I, i riflessi locali della Rivoluzione napoletana del 1799, il brigantaggio prima e dopo il Decennio francese, in un avvincente racconto di lunga durata che getta nuova luce sulla storia di un intero territorio.

I vescovi della diocesi di Alife (Domenico Caracciolo, Giuseppe de Lazara, Angelo Maria Porfiri, Gaetano Ivone, Pietro Abbondio Battiloro, Egidio Antonio Isabelli, Carlo Rosati, Innocenzo Sanseverino, Filippo Sanseverino, Francesco Ferdinando Sanseverino, Emilio Gentile) disvelano gli aspetti piuttosto complicati dei loro rapporti con i feudatari e la condotta di un clero regolare, e secolare, non sempre irreprensibile.
Testamenti e doni a favore del convento dei Domenicani dal 1419 al 1768
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Avvalendosi di un'ampia documentazione inedita, il saggio percorre i drammatici eventi che segnarono l'affermazione del fascismo in Terra di Lavoro. Emergono con chiarezza la diffusa violenza e l'attenzione esclusiva al proprio... more
Avvalendosi di un'ampia documentazione inedita, il saggio percorre i drammatici eventi che segnarono l'affermazione del fascismo in Terra di Lavoro. Emergono con chiarezza la diffusa violenza e l'attenzione esclusiva al proprio particolare. Interessante è il racconto della rapida ascesa di una nuova classe politica, composta da coloro che prima del fascismo erano esclusi dal governo territoriale. Appaiono personaggi dallo spregiudicato trasformismo, che cavalcarono agguerriti l'onda della rivoluzione in camicia nera. Dal 1924 l'uso della violenza scemò rispetto agli altri metodi di gestione del potere che la dittatura utilizzava.
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Il lungo cammino della Chiesa alifana attraverso l’età moderna: la misteriosa morte di monsignor Caracciolo, il terremoto del 1688, il trasloco del seminario diocesano da Castello a Piedimonte, il ritrovamento delle spoglie di San Sisto... more
Il lungo cammino della Chiesa alifana attraverso l’età moderna: la misteriosa morte di monsignor Caracciolo, il terremoto del 1688, il trasloco del seminario diocesano da Castello a Piedimonte, il ritrovamento delle spoglie di San Sisto I, in un racconto di ampio periodo che getta nuova luce sulla storia di un intero territorio. I vescovi di Alife (Domenico Caracciolo, Giuseppe de Lazara, Angelo Maria Porfiri, Gaetano Ivone, Pietro Abbondio Battiloro, Egidio Antonio Isabelli, Carlo Rosati, Innocenzo Sanseverino, Filippo Sanseverino, Francesco Ferdinando Sanseverino) disvelano gli aspetti complessi del proprio rapporto con i feudatari- in particolare con i Gaetani di Laurenzana, signori di Piedimonte- e la condotta di un clero regolare, ma anche secolare, non sempre irreprensibile.
Avvalendosi di un’ampia documentazione inedita, il saggio percorre i drammatici eventi che segnarono l’affermazione del fascismo in Terra di Lavoro. Emergono con chiarezza la diffusa violenza e l’attenzione esclusiva al proprio... more
Avvalendosi di un’ampia documentazione inedita, il saggio percorre i drammatici eventi che segnarono l’affermazione del fascismo in Terra di Lavoro. Emergono con chiarezza la diffusa violenza e l’attenzione esclusiva al proprio particolare. Interessante è il racconto della rapida ascesa di una nuova classe politica, composta da coloro che prima del fascismo erano esclusi dal governo territoriale. Appaiono personaggi dallo spregiudicato trasformismo, che cavalcarono agguerriti l’onda della rivoluzione in camicia nera. Dal 1924 l’uso della violenza scemò rispetto agli altri metodi di gestione del potere che la dittatura utilizzava.
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Don Virgilio Mignacca, parroco della diocesi di Montecassino visse in un periodo travagliato della storia del Mezzogiorno d'Italia, tra le tensioni della prima guerra mondiale, l'ascesa del fascismo, le dure e misere condizioni di vita e... more
Don Virgilio Mignacca, parroco della diocesi di Montecassino visse in un periodo travagliato della storia del Mezzogiorno d'Italia, tra le tensioni della prima guerra mondiale, l'ascesa del fascismo, le dure e misere condizioni di vita e di lavoro di agricoltori e braccianti, sfruttati dai proprietari terrieri e sostenuti dalle rivendicazioni socialiste delle leghe contadine e dall'opera delle cooperative agricole cattoliche. Il parroco per la sua sensibilità sociale e l'attività pastorale fu vittima delle infide macchinazioni dei proprietari terrieri, delle ambiguità del Professor Cocchiara e dei sospetti delle autorità per le accuse, poi rivelatesi strumentali e infondate, di essere un corruttore di coscienze e un subdolo propagandista del “disfattismo”. Con la presa di potere dei fascisti Don Virgilio Mignacca fu persino bersaglio di rappresaglie squadriste pilotate dai sui irriducibili nemici, ma la sua coraggiosa e instancabile opera si esaurì solo alla morte, quasi da centenario.
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Le passioni e le disillusioni di un intellettuale moderno, la lucidità e la lungimiranza del politico, la fragilità e la disperazione dell'uomo: il carteggio di Antonio Gaetani di Laurenzana è il racconto di grande forza drammatica ed... more
Le passioni e le disillusioni di un intellettuale moderno, la lucidità e la lungimiranza del politico, la fragilità e la disperazione dell'uomo: il carteggio di Antonio Gaetani di Laurenzana è il racconto di grande forza drammatica ed emozionante vividezza di un protagonista dell'Italia postunitaria, epoca di grandi trasformazioni sociali e tensioni politiche.
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Relazione del vescovo Luigi Ermini sulla diocesi di Caiazzo nel 1921
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Nel breve, ma intenso, carteggio, il sacerdote don Giacomo Vitale informa il professore Giuseppe Toniolo di varie iniziative sociali, volte a migliorare la vita delle classi popolari di Piedimonte Matese (Caserta) agli inizi del Novecento.
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Questa sezione è destinata ad ospitare dizionari e repertori storici con voci biografiche e tematiche.
Questa sezione ospita rassegne bibliografiche, cronologie, cronotassi, cartografie storiche, inventari, nonché gallerie fotografiche, specifici percorsi e approfondimenti tematici.
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Carteggio di Giuseppe de Blasiis, comandante la legione del Matese.
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"Storia della Campania" vuol essere un punto di incontro e di riflessione interdisciplinare per tutti gli studiosi, i cultori e gli appassionati della storia di questa regione tanto ricca di contraddizioni così come di testimonianze... more
"Storia della Campania" vuol essere un punto di incontro e di riflessione interdisciplinare per tutti gli studiosi, i cultori e gli appassionati della storia di questa regione tanto ricca di contraddizioni così come di testimonianze storiche, artistiche e culturali, e del suo ruolo nel contesto globale, europeo e mediterraneo. L'interesse del progetto attraversa il corso dei secoli, dall'antichità fino all'età contemporanea, senza particolari discriminanti cronologiche e/o tematiche. L'auspicio è poter dar luogo ad un autentico, grande cantiere interdisciplinare che, nel rispetto delle specificità dei singoli settori di studio e degli interessi di ricerca e dell'autonomia dei singoli studiosi e ricercatori che vorranno contribuirvi, favorisca lo scambio di competenze ed idee nell'interesse comune.
storia di siena, conferenza di MARIO ASCHERI
link Zoom: https://us02web.zoom.us/j/82812252701
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storia di siena, conferenza di Mario Ascheri
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Thèse dirigée par Gilles Bertrand et Carmine Pinto et préparée dans l'École doctorale Sciences de l'Homme, du Politique et du Territoire (SHPT) Titre : Conflitto civile nel Mezzogiorno d'Italia agli albori del Risorgimento: il caso della... more
Thèse dirigée par Gilles Bertrand et Carmine Pinto et préparée dans l'École doctorale Sciences de l'Homme, du Politique et du Territoire (SHPT) Titre : Conflitto civile nel Mezzogiorno d'Italia agli albori del Risorgimento: il caso della Terra di Lavoro (1806-1825) Thèse soutenue publiquement le 24 juin 2024.
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