Terra Di Lavoro

Realizzata a partire dal 1753, la Fagianeria di Caiazzo, nasce come sito di caccia di re Carlo III di Borbone e fu commissionata dallo stesso al Vanvitelli, il quale prese spunto dalla Fagianeria di Capodimonte, per riprodurre i metodi dell'allevamento dei fagiani e prendere l'ispirazione per le fabbriche, le strutture e gli edifici, che sarebbero sorti nella Piana di Caiazzo e che avrebbero costituito quel grande complesso produttivo cui i Borboni miravano. L'obiettivo era il recupero e la valorizzazione dei luoghi tramite l'agricoltura e l'allevamento .Lo stesso Vanvitelli nella lettera al fratello Urbano del 01/05/1753 scrive:"La

Avvalendosi di un’ampia documentazione inedita, il saggio percorre i drammatici eventi che segnarono l’affermazione del fascismo in Terra di Lavoro. Emergono con chiarezza la diffusa violenza e l’attenzione esclusiva al proprio particolare. Interessante è il racconto della rapida ascesa di una nuova classe politica, composta da coloro che prima del fascismo erano esclusi dal governo territoriale. Appaiono personaggi dallo spregiudicato trasformismo, che cavalcarono agguerriti l’onda della rivoluzione in camicia nera. Dal 1924 l’uso della violenza scemò rispetto agli altri metodi di gestione del potere che la dittatura utilizzava.

Il testo ripercorre l'attività professionale di Gino Chierici quando fu egli Soprintendente all'Arte Medioevale e Moderna della Campania (1924-1935), in particolare in alcuni interventi di restauro inediti.
Rispetto alla ricca documentazione d'archivio su molti degli interventi da lui realizzati, dalla Toscana, alla Campania alla Lombardia, alcuni poco era noto, se non nulla, per la scarsa presenza di informazioni nella documentazione d'archivio.
In particolare, nel saggio qui presentato, ci si sofferma su alcuni interventi da lui progettati e diretti tra Lazio meridionale e alta Campania, di cui si sapeva, ma di cui restano tracce inequivocabili nelle targhe dedicatorie affisse nei diversi monumenti interessati da interventi di restauro.
Si evidenzia la stretta collaborazione con il Ministro dell'Istruzione, Pietro Fedele, che fu di tutti gli interventi qui analizzati, il committente.
Il saggio è solo l'inizio di uno studio che in futuro affronterà in modo più sistematico questi interventi, per approfondire i metodi alla base della loro realizzazione.

Il testo ripercorre l'attività professionale di Gino Chierici quando fu egli Soprintendente all'Arte Medioevale e Moderna della Campania (1924-1935), in particoalre in alcuni interventi di restauro inediti.
Rispetto alla ricca documentazione d'archivio su molti degli interventi da lui realizzati, dalla Toscana, alla Campania alla Lombarida, alcuni poco poco si sapeva, se non nulla. per la scarsa presenza di infirmazioni nella documentazione d'archivio.
In particolare, nel saggio qui presentato, ci si sofferma su alcuni interventi da lui progettati e diretti tra Lazio meridioanle e alta Campania, di cui si sapeva ma dui restano treacce inequivocabili nelle targhe dedicatorie affisse nei diversi monumenti interessati da interventi di restauro.
Si evidenzia la stretta collaborazione con il Ministro dell'Istruzione, Pietro Fedele, che fu di tutti gli interventi qui analizzati, il committente.
Il saggio è solo l'inizo di uno studio che in futuro affrotnerà in modo più sistematico questi interventi, per approfondire i metodi alla base della loro realizzazione.

L'interesse per la tematica è frutto di una riflessione che parte dalla contemporaneità, quindi dalla pandemia di Covid-19 provocata del coronavirus comparso per la prima volta nei mesi conclusivi del 2019 e denominato SARS-CoV-2. Questi ha stimolato interesse negli ambienti accademici per aprire a riflessioni sull'impatto delle epidemie sul tessuto economico, sociale e demografico. Francesco Senatore, ordinario di storia medievale presso l'Università di Napoli Federico II, decide, nell'anno accademico 2020-2021, di intitolare il suo corso Demografia e istituzioni statuali e comunitarie: studi di caso sul nesso popolazione/struttura/crisi epidemica ponendo l'attenzione principalmente su quattro ambiti di ricerca: 'l'impatto della peste del 1348-50 sulla struttura demografica della popolazione europea', 'i villaggi abbandonati', 'fonti e studi per la storia demografica del Mezzogiorno d'Italia fra XIII e XVI secolo' e 'il rapporto tra la peste del 1478-80 e il sistema fiscale aragonese'. Il qui presente elaborato rientra nell'ambito del 'villaggio abbandonato', cioè di quella fenomenologia caratteristica soprattutto di età medievale a partire dalle complesse e articolate dinamiche - una volta si sarebbero definite di crisi - del XIV secolo.

La relazione affronta i temi legati all'incastellamento medievale in Terra di Lavoro, che dà lo spunto per affrontare il tema della conservazione di questi siti.
In particolare, sono studiati nel dettaglio alcuni degli oltre cinquanta siti analizzati, in particolare quelli sottoposti a interventi di restauro. Di questi, sono indagati i principi, gli interventi e gli esiti, verificando la rispondenza  ai principi teorici auspicati nelle carte del restauro e dalle moderne teorie del restauro.

Nel presente studio abbiamo riportato gli elenchi dei Comuni ricadenti nell'area provinciale di Terra di Lavoro, divisa per i rispettivi distretti di Caserta, Piedimonte d'Alife, Nola, Gaeta e Sora; nella quale abbiamo rilevato la presenza di vendite o di singoli settari in tutti i Comuni, dei quali abbiamo riportato fra parentesi anche l'attuale denominazione, nel caso fosse mutata. Nella maggior parte delle località sono indicati solo i nominativi che ricoprivano alte cariche nella setta e non i semplici affiliati, gli apprendisti e i simpatizzanti; quindi si ipotizza che gli aderenti alla setta fossero molto più numerosi di quanto si possa pensare. Da rilevare che Ottavio de Piccolellis di San Nicola [San Nicola la strada], Bonaventura Capuano di Cerreto, Antonio Mercogliano di Nola e Giovan Carlo Fantacone di S. Pietro in curolis erano stati deputati al Parlamento Nazionale; don Giovan Battista Armieri di Venafro era stato deputato sostituto al medesimo Parlamento. Sui tali nominativi vi erano fondati sospetti e rapporti di polizia che testimoniavano la loro appartenenza alla setta. Si trattava di coloro che rivestivano le cariche più importanti all'interno dell'organizzazione locale e dei personaggi di spicco; infatti negli elenchi non comparivano i semplici affiliati e gli apprendisti. Possiamo dire pertanto che la consistenza dei carbonari a livello locale fosse molto più cospicua di quanto possa pensarsi. Per gli elenchi dei distretti di Caserta e Piedimonte d'Alife abbiamo attinto ad un registro della Polizia Generale che raggruppa diverse province e non riporta la data della fine della redazione, ma verosimilmente fu compilato anch'esso nel periodo 1821-1829 1. Gli elenchi relativi ai distretti di Nola, Gaeta e Sora furono compilati nel 1829, come riportato nei rispettivi registri, ma presumibilmente tutti risalgono al predetto periodo e furono formati sulla base delle comunicazioni di polizia inviate da intendenti, sottointendenti, regi giudici, sindaci e vescovi. 1. Origini e diffusione della setta nel regno di Napoli Le prime vendite carbonare nell'Italia meridionale sono documentate nel 1807, quando alcuni "filadelfi" francesi, provenienti sia dalle fila dei quadri militari sia dagli apparati dello Stato, con Pierre Joseph Briot, intendente di Chieti e di Cosenza e poi consigliere di Stato, e il capitano Jacques François Miot, fratello del ministro dell'Interno di Giuseppe Bonaparte. Esse avevano una forte caratterizzazione democratica ed antinapoleonica. Nel medesimo anno alcuni documenti testimoniano l'esistenza in Basilicata di diverse vendite dipendenti da quelle di Salerno.

Michele Schioppa, Il Sindacalista di Razza ‘Angelo D’Aiello’, Maddaloni 2001 è la storia di un sindacalista (Cgil) e politico (Partito Comunista Italiano - PCI) che in Maddaloni, Caserta, e Terra di Lavoro ha partecipato alle battaglie sindacali, anche degli agricoltori con occupazione delle terre. #cronistoricomaddalonese #michelesschioppa

l tema dello studio delle torri costiere ha sempre rivestito grande interesse tra gli storici, per comprendere le dinamiche che hanno portato alla loro nascita ed espansione. Questo testo si sofferma sul territorio della Terra di Lavoro, una delle dodici province nelle quali era diviso il regno di Napoli, toponimo impiegato già a partire dalla seconda metà dell’XI secolo, che deriva con ogni probabilità da Liburia o Liboriae. Terra di Lavoro era la denominazione ufficiale della suddivisione amministrativa normanna, la cui area comprendeva i territori della provincia
di Caserta, Napoli con il suo circondario, l’agro nolano, l’area vesuviana e parte del territorio beneventano; la media valle del Liri; la porzione di territorio tra Monteroduni e Venafro, con il Sannio alifano e telesino; il territorio della grande abbazia benedettina di Montecassino; quelli a nord della valle del Garigliano, fino a Fondi, di cui in particolare questo volume si occupa.
L’area di Terra di Lavoro riprende quella definita alla fine del XVI secolo nella cartografia redatta da Mario Cartaro e Colantonio Stigliola, Carta geografica della provincia di Terra di Lavoro, 1613, su commissione dell’allora viceré di Napoli, circa la consistenza fisica del territorio del regno. La carta di Terra di Lavoro è una delle dodici che compongono l’atlantino, a cui si aggiunge una carta d’insieme che raccoglie tutte le province del regno di Napoli, nella quale sono, tra gli altri, riportati tutti i siti fortificati. Al loro interno si inserisce il ricco sistema di difesa costiero voluto dal Governo vicereale a partire dal 1532, che, come vedremo nel corso della trattazione, risulta avere degli antesignani nel territorio gaetano, dove è datata al 1531 la Torre
di S. Agostino, che anticipa le ordinanze governatoriali.

La comunità di Macerata Campania riesce a esprimere di anno in anno in occasione della festa di Sant'Antuono un repertorio musicale da far invidia a molti. Si contano, infatti, a seconda delle annualità dalle 20 alle 40 produzioni inedite. I brani proposti dalle "battuglie di pastellessa" sulle percussioni di botti, tini e falci, scritti in dialetto maceratese - una variante locale della lingua napoletana - presentano dei testi scritti e musicati appositamente per l'evento dai partecipanti: in essi è facile ritrovare dei riferimenti al Santo, alla festa, alla tradizione, al territorio, alla vita quotidiana e al sociale. A questi canti si aggiungono i canti tradizionali della comunità, la cui origine in tantissimi casi è a noi sconosciuta. Fra questi ritroviamo il canto de "Le sei sorelle", ancora oggi eseguito dai bottari di Macerata Campania in occasione della festa antoniana. Il testo di autore ignoto, musicato al ritmo di tarantella "maceratese", potrebbe riferirsi a una diffusa credenza popolare, secondo cui si ritiene che le Madonne in Campania siano sette sorelle, sei belle e una brutta e nera.

Il saggio affronta, nel contesto più ampio del concetto di incastellamento che tra IX e XII secolo interessò il territorio laziale,le dinamiche che guidarono e indirizzarono quello nei territori contigui della Terra di San Benedetto e del Ducato di Gaeta, evidenziandone le peculiarità e definendone punti di contatto ed elementi distintivi.

Il saggio ricostruisce, attraverso le fonti dell'Archivio storico comunale di Alvito e dell'Archivio di Stato di Caserta, l'attività di Vincenzo Mazzenga tra amministrazione comunale (Alvito) e provinciale, in particolare tra la fine del XIX e il primo ventennio del XX secolo. Borghese dinamico, più volte sindaco e consigliere provinciale, Mazzenga fu presidente della Provincia di Terra di Lavoro (Caserta) dal 1916 al 1920. Il suo impegno si caratterizzò  per un'attenzione rivolta all'agricoltura (cattedre ambulanti), alle comunicazioni stradali e ferroviarie e al sociale. In quest'ultimo ambito viene ricostruita, tra le altre iniziative, l'istituzione, nel 1919, della prima colonia agricola di Terra di Lavoro per i figli dei contadini morti nella Grande Guerra.

summary in English of the paper: The fortified landscape of a border area. the case of Roccamonfina (Northern Campania - Italy): 75/82 - SMC. Sustainable mediterranean construction land culture, research and technology Focus on Recognizing and making known fortified landscapes. International congress 6th-7th June 2019, University of Naples Federico II, Special Issue N. One 2019, Luciano Editore, Napoli 1(1) (2019): 662
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Riassunto · Un bombardamento americano nel settembre 1943 distrusse completamente Cancello Ar- none, un paese posto sul basso Volturno. Molti degli abitanti erano sfollati nei paesi vicini. Quando cominciarono a tornare dovettero ripartire quasi da zero, ricostruendo non solo le case e le attività com- merciali, ma anche lo stesso tessuto sociale e culturale della loro comunità che rischiava di disperdersi. E oggi, a tanti anni di distanza, rischia di disperdersi la memoria di questa ricostruzione. Per questo, il Comune sta collaborando all’indagine registrando i ricordi degli anziani del paese, che allora erano bambini e ragazzi. I primi risultati saranno approfonditi in un convegno che si terrà a Cancello il 25 aprile 2021, anniversario della Liberazione.
Parole chiave · Bombardamento a Tappeto, Sfollati, Dopoguerra, Viktor, Volturno, Terra di Lavoro.
Abstract · When the evacuated came back to their lost towns: the case of Cancello Arnone, destroyed on 9 September 1943 · In September 1943, an American Bombing completely destroyed Cancello Arnone on the lower Volturno River. Many of the inhabitants were displaced in neighboring Villages. When they began to return, they had to start rebuilding not only the houses and businesses, but the very social and cultural plot of their community which was in danger of dispersing. And today, so many years later, the memory of this reconstruction risks being lost. For this reason, the municipality is collaborating in the investigation by recording the memories of the villages’s elderly, who were then children and teenagers. The  rst results will be examined at a conference to be held in Cancello on 25 April 2021 (Liberation Day).
Keywords · Carpet bombing, Displaced Persons, Postwar Period, Viktor, Volturno River, Terra di Lavoro.

L'intervento approfondisce gli studi sul periodo longobardo, ponendo l’attenzione sulle influenze romane che nell’alto Medioevo interessarono l’architettura, con particolare riguardo a quella fortificata.
Lo studio centra il suo interesse sulla torre longobarda di Paldolfo Capodiferro, costruita sulla riva sinistra del fiume Garigliano in prossimità della foce.
La fabbrica, attestata nella seconda metà del X secolo, fu costruita come ammonimento contro possibili incursioni dal mare e per celebrare la vittoria della Lega cristiana contro le invasioni saracene che per circa quarant’anni avevano soggiornato lungo le rive del fiume e che recenti studi collocano in un’areale più a nord della piana del Garigliano (dove si era sempre ipotizzato fosse l’insediamento), prossimo a Suio Terme. Periodo questo nel quale i Saraceni, nelle loro scorribande, distrussero le abbazie benedettine di San Vincenzo al Volturno (881) e Montecassino (883).
Benché atterrata durante la ritirata tedesca, nell’ottobre del 1943, i molti resti della torre longobarda permettono ancora oggi di apprezzare le tecniche costruttive dell’epoca e le stringenti affinità con quelle romane a cui si ispirano, con l’allestimento dei paramenti murari in un’impresa architettonica che realizza murature a sacco di straordinaria magnificenza e solidità.
La Torre di Paldolfo rappresenta anche un archetipo per l’impiego dell’opera quadrata nel Medioevo, cui si ispireranno molte delle architetture, in specie normanne, che da lì ai secoli successivi caratterizzeranno numerose fabbriche del territorio della Terra Laboris, di cui il Castrum Lapidum di Capua o le mura di Gaeta sono un esempio, ma anche gli interventi di Desiderio (1066-1071) a Montecassino, come recenti studi hanno dimostrato.

The ag of emperor Frederick II was characterized by a remarkeble building activity in Southern Italy, giving a foundamental and original contribution to the development of Italian architecture. Aim of the present essay is to analyze the bilding structures of the Swabian in the "Terra di Lavoro", referring to Hoenstaufen and their interconnections with the territory. Specific aim is to provide historical and technical answers too. These consideration try to reach a global comprehension of the works in a limited area of the Kingdom compared to the general trends of Medieval architecture in Europe.

A Macerata Campania, in provincia di Caserta, con la riffa si chiude tutto il ciclo delle manifestazioni folcloriche per Sant'Antonio Abate, Sant'Antuono per i locali. Nelle prime ore pomeridiane del 17 gennaio, in Largo Croce, è possibile assistere alla tradizionale vendita di tutti i beni in natura offerti dai devoti a Sant'Antonio Abate, animata dal banditore locale. I proventi della vendita servono a finanziare parte delle spese utili all'organizzazione della festa dedicata a Sant'Antuono. È questa un'usanza ben viva, legata al culto del Santo e che ogni anno vede una nutrita partecipazione.

Rinvenuta nel 2015 da Andrea Massaro con il supporto di Vincenzo Capuano, l'immagine della "Donna di Casalba" di Alessandro D'Anna (pubblicata nel 1791) ci restituisce il costume tipico del XVIII di Casalba, odierna località di Macerata Campania, dove un tempo era edificato l’Aedes Alba di Capua antica.