Risorgimento Italiano

Una nueva biografía de Giuseppe Garibaldi para enseñar como el mito haya construido un personaje que no ha existido nunca. Esta biografía analiza la vida, las obras, el pensamiento del personaje para enseñar como a su persona haya expresado una nueva ideología que se convertirá sucesivamente en el nazional socialismo. Una breve descripción de la evolución de esta ideología después de la muerte de Garibaldi hasta el nacimiento de los primeros régimenes Nazi-fascistas.

Massimo d’Azeglio è uno degli emblemi decaduti del Risorgimento: se nel clima postunitario era considerato uno dei personaggi simbolo della stagione dell’indipendenza e dell’Unità, oggi è più spesso ricordato per le sue perplessità sulla spedizione garibaldina e lo scetticismo variamente manifestato sull’integrabilità del Mezzogiorno al nuovo Regno d’Italia.
Scopo di questo libro, fondato in larga parte su un’analisi dei testi letterari e politici di d’Azeglio, è da un lato collocare l’opera di d’Azeglio nel suo contesto, riconoscendo i meriti della sua feconda attività di pubblicista senza nasconderne i limiti e le contraddizioni; dall’altro ricostruire le fasi del suo pensiero, dall’entusiasmo patriottico (e unitario) di prima giovinezza sino al disincanto delle prose mature: nella convinzione che l’Unità sia un valore e che ogni attività letteraria spesa per approssimarsi a tale valore debba essere storicizzata con rispetto.


... Importa piuttosto chiudere queste pagine con l’esortazione di d’Azeglio ad attuare attraverso una democrazia “reale” («Strade, scuole e libertà legale») l’Unità del Paese. Era l’intento che era stato del Cavour dei giorni migliori, del Nievo garibaldino e di tanti altri uomini che credettero nei valori del Risorgimento.

Indice del libro.
Introduzione

I. Tempo di romanzi
1.1 Il tempo dei cavalieri. Ettore Fieramosca
1.2 «Non siete forse tutti figli d’Italia ugualmente?»
1.3 Il tempo della storia. Niccolò de’ Lapi
1.4 «Al convito de’ popoli liberi»

II. diritti della nazione. Pensiero e attivismo politico
2.1. La «causa dell’indipendenza» (1846)
2.2 «Siamo Nazione! Nazione! Nazione!» (1848)
2.3 Il diritto di unirsi, il diritto di dividersi (1859-1861)
2.4 Questioni urgenti: sull’onda emotiva dell’Unità
2.5 «Fatta l’Italia, facciamo gli Italiani». Una frase da restituire a d’Azeglio

III. Nievo e d’Azeglio
3.1 Le «idee di Azeglio e di Balbo»
3.2 d’Azeglio, quale?
3.3 Nievo, d’Azeglio e il romanzo del Risorgimento
3.4 Tra il Niccolò de’ Lapi e le Confessioni: amor di patria e
religione civile
3.5 I contadini e l’utilità politica della religione
3.6 L’emancipazione degli Ebrei
3.7 Verso Sud. D’Azeglio, Carlino e Ippolito

IV. La questione nazionale nel libro de I miei ricordi
4.1 Una vulgata gravemente contaminata. Appunti per una
nuova edizione
4.2 La questione nazionale

Indice dei nomi

... Importa piuttosto chiudere queste pagine con l’esortazione di d’Azeglio ad attuare attraverso una democrazia “reale” («Strade, scuole e libertà legale») l’Unità del Paese. Era l’intento che era stato del Cavour dei giorni migliori, del Nievo garibaldino e di tanti altri uomini che credettero nei valori del Risorgimento.

""Con la fine della II Guerra Mondiale l'Italia perse una regione del proprio territorio nazionale: la Venezia Giulia. Nel capoluogo Trieste, e nel territorio immediatamente circostante, fu stabilito dal Trattato di pace che dovesse sorgere il TLT, Territorio Libero di Trieste: uno stato indipendente sotto l'egida dell'ONU, che ne avrebbe nominato il governatore. Tuttavia il TLT non fu mai costituito e il territorio rimase diviso in due zone di occupazione militare: la A, governata dal Governo Militare Alleato (GMA), e la B, sotto amministrazione militare jugoslava.
Per nove anni le diplomazie italiane e jugoslave lavorarono per ottenere l'intero Territorio, creando così una situazione di stallo.
Nell'estate 1953 una svolta: il governo italiano schiera le truppe al confine, Tito risponde con movimenti militari e i due eserciti si fronteggiano portando l'Europa a un passo dalla guerra. Gli Alleati provano a lavorare per una divisione del Territorio fra i due paesi, ma complicano ulteriormente la situazione.
Il 3 novembre, a Trieste, in occasione dell'anniversario del ritorno della città all'Italia nel 1918, il sindaco Gianni Bartoli espone la bandiera tricolore dal pennone del Municipio. Gli Alleati la requisiscono, causando tumulti che dureranno per diversi giorni, durante i quali moriranno 6 cittadini italiani.
Questo episodio costringerà le diplomazie a trovare una soluzione: undici mesi dopo il Territorio viene spartito fra Italia e Jugoslavia.
Nel 2004 i caduti triestini del Novembre 1953 verranno insigniti della medaglia d'oro al merito civile.
Questo studio, svolto sotto la supervisione del prof. Giovanni Sabbatucci dell'Università di Roma "La Sapienza", intende ricostruire il contesto storico, le cause e le responsabilità di questo episodio, attraverso l'analisi dei documenti d'archivio e la testimonianza diretta dei protagonisti di quelle giornate di guerriglia.""

Ricostruzione dei rapporti fra Verdi e Mazzini, con un focus sull'edizione quarantottesca dell'"Inno popolare", recentemente ritrovata. Lo studio ha ricevuto il "Martin Chusid Award for Verdi Studies" alla New York University  (http://verdi.hosting.nyu.edu/currentevents.html)

Nuovi dati sulla ricezione risorgimentale dei "Lombardi alla prima crociata" negli anni Quaranta, con un discorso sulla censura asburgica e borbonica, che dopo il Quarantotto si interessò con meticolosa precisione al soggetto operistico, per via della sovrapposizione fra i protagonisti lombardi del libretto e gli scenari lombardi della recente guerra di liberazione italiana.

Dante è considerato il padre della letteratura italiana. In che modo hanno guardato a lui i friulani, così fieri della propria cultura e della propria lingua? Questo volume prova a rispondere alla domanda esaminando gli episodi più significativi della fortuna del poeta in Friuli a partire dall’Ottocento risorgimentale. Ne deriva un percorso ricco di stimoli, che spazia dalla leggenda del soggiorno di Dante in Friuli a un discorso che lo addita a modello di morale e di lingua per la gioventù, passando poi dalle celebrazioni del 1865 e del 1921 alle traduzioni in friulano della Commedia, per giungere sino alla fantasmagorica rivisitazione del poema ad opera del pittore Anzil, in dialogo con lo scrittore Carlo Sgorlon.

The article examines the presence of the Italian Garibaldini volunteers in the Greek irredentist struggles of the period 1866-1912. This participation falls within the framework of a long tradition of military volunteerism by the Italians, which had commenced in the 1820s and was founded upon the concepts of the Mediterranean solidarity at first and of the Greco-Latin subsequently, as well as within the climate of constituting a “Liberal International” at that time. Principal agent and embodiment of the renewed philhellenic movement during the period of the Risorgimento’s major successes was Giuseppe Garibaldi, who assimilated the ideas and the projects of the democratic and Mazzinian movement, as well as the radical ideas of 1848.
First, Garibaldi’s relations with Greece and the Balkans are examined, and the profile of the Garibaldini volunteers is sketched. The discussion then focuses on the volunteers’ last mission to Greece, during the First Balkan War. Explored in this context are: the conditions of forming and sending a volunteer corps to Greece, on the initiative of Ricciotti Garibaldi (1912); its perception by the Italian political parties and public opinion, its reception in Greece and the oppositions within it; and its participation jointly with Greek and other Red Shirts in the battle of Driskos. Assessed next are the contribution of the Italian Garibaldini at an operational level, as well as the internationalization and publicizing of the Greek campaign; the impact of their activity on the – at that time complicated – Greek-Italian interstate relations; their further usefulness and the possibilities of keeping their myth alive within the political, ideological and geopolitical clime emerging in Europe and the Mediterranean on the eve of the First World War. Last, issues of memory of the Italian Garibaldini volunteers in modern Greece are raised as well, while the lacunae in research and the research prospects for the issue investigated are noted.

This study proposes the reconstruction of the whole debate within the Roman Curia about the participation of Italian Catholics to general elections, since 1860 until 1888. New elements therefore integrate the acquisitions of classical and recent historiography upon this theme. They are drawn from a rich and unpublished documentary heritage not yet systematically examined, in particular reports and documentation of three of the most important ministries of the Holy See’s government: the Apostolic Penitentiary, the Inquisition and the Congregation for Extraordinary Ecclesiastical Affairs. Following this documentation, it is clear how the Vatican’s “closed” position on the involvement of Italian Catholics in national political life was neither effective nor definitive, even after the Holy Offi ce officially proclaimed the non expedit as a prohibition, in 1886.

Thoughts on Kadare, Borges, Mandel'štam and the Italian culture and literature and its influence outside Italy. Draft of the paper "Universalismo spirituale e nazionalismi tra letteratura d’Italia e d’Albania", published in "La scrittura obliqua di Ismail Kadare. L'écriture oblique d'Ismaïl Kadaré. Balcanistica e comparatistica", a cura di Alessandro Scarsella e Giuseppina Turano, Venezia, Granviale Editori, 2012 [ISBN 978-88-95991-26-9], pp. 47-58.

La rivoluzione per la liberazione greca va sincronizzata con lo scoppio dei primi moti rivoluzionari in Italia (1820-21), fatto che fa congiungere i patriottismi di entrambi i popoli. Oggetto di studio dell’intervento è l’edificazione di un’importante tradizione italiana di volontarismo militare in Grecia durante il decennio del 1820. In questo contesto va esaminato il caso di un filelleno piemontese, del conte Giacinto Provana di Collegno, ex ufficiale dell’esercito napoleonico e uno dei protagonisti del moto costituzionale manifestato in Piemonte (1821). In particolare, vanno studiati le sue origini sociali, la formazione politica e ideologica, l’esilio in Europa, l’inserimento nella cosiddetta “internazionale liberale” e soprattutto, sulla base del suo Diario dell’assedio di Navarino (Torino 1857), la partecipazione alla resistenza greca contro gli Ottomani.
Argomenti particolari che vengono indagati sono: il viaggio del Collegno –con l’eminente compatriota liberale e amico di cuore Santorre di Stantarosa– da Londra verso Nauplia (novembre-dicembre 1824); il soggiorno di sette mesi in Grecia e i suoi compiti militari (ha servito come comandante del Genio nella fortezza di Navarino durante il suo assedio da parte delle forze egiziane di Ibrahim Pascià); la sua ottica e gli stereotipi nei confronti dei greci, i suoi rapporti quotidiani con loro e i rapporti edificati con greci ufficiali e dirigenti (p.e. con Macrygiannis, Mavrokordatos, Ypsilantis, Kunturiotis, Kolokotronis ecc.); la sua valutazione della situazione politica e militare della Grecia ribellata e le sue analisi sul clima della guerra civile fra le fazioni greche; la sua ottica e gli stereotipi nei confronti dell’ “altro”, ossia degli ottomani “crudeli” e “infedeli”, come pure i suoi rapporti quotidiani con loro (nei campi di battaglia); i rapporti edificati con ufficiali militari del campo nemico durante le trattative (p.e. con il colonnello Suleyman Bey o con lo stesso Imbrahim Pascià); la sua ottica nei confronti degli europei commilitoni e suoi rapporti quotidiani con loro; la sua psicologia e i suoi sentimenti, come ad esempio la paura per la morte, l’ansia per la sorte dei compagni, il dolore e la sofferenza per la perdita dell’amico Santarosa a Sfacteria, la nostalgia per la patria, la delusione a causa dell’atteggiamento negativo e di tanto in tanto anche ostile dei greci commilitoni nei suoi confronti o a causa dell’ingratitudine dei greci nei confronti di Santarosa sacrificato per la loro libertà, i sentimenti confusi di fronte alla magnanimità del nemico, il piacere dell’incontro con i compatrioti o con i vecchi conoscenti e amici (p.e. con Fabvier) in terra straniera, la commozione nel momento che la bandiera ottomana si alzava sulla chiesa di Navarino, il conforto per il disimpegno e per il ritorno in Europa ecc. Infine, l’interesse dell’autore si focalizza sull’immagine della Morea (Peloponneso), così come questa viene delineata dalle descrizioni di Collegno nella forma di letteratura di viaggio. È da notare che le considerazioni e le riflessioni di Collegno, riguardanti il carattere e la civiltà dei greci moderni, esposte nel suo Diario, costituiscono un contributo importante al discorso in questione che suscitò tensioni fra gli inglesi benthamiti e gli esuli italiani a Londra.

Una nuova biografia di Giuseppe Garibaldi per mostrare come il mito abbia fabbricato un personaggio che non è mai esistito. Questa biografia analizza la vita, le opere, il pensiero del personaggio per mostrare come la sua persona abbia espresso una nuova ideologia che diventerà in seguito il nazional socialismo. Una breve descrizione dell'evoluzione di questa ideologia dopo la morte di Garibaldi fino alla nascita dei primi regimi Nazi-fascisti.

Il testo corrente de "I miei ricordi" di Massimo d'Azeglio, curato da A.M. Ghisalberti nel 1949 e poi molte volte riprodotto da lui e da altri, è il frutto di una contaminazione inaccettabile tra materiali autografi e materiali spurii.
Nel contributo si prospettano le linee guida che dovranno essere seguite in una nuova edizione, finalmente critica, dell'autobiografia di d'Azeglio.

The current text of Massimo d'Azeglio’s "I miei ricordi", edited by A.M. Ghisalberti in 1949 and then reproduced many times, it is the result of an unacceptable contamination between autograph materials and spurious materials.
This paper sets out the guidelines to be followed in a new critical edition.

Christianus Lazarus Lauria e l’attività della London Society for the Propagation of Christianity among the Jews in Italia , in Annali di Storia dell’Esegesi 34/1 (2017), pp. 199-228

The essay reconstructs both the biography of Christianus Lazarus Lauria (circa 1821-1885) and the activities of the London Society for Propagating Christianity among the Jews in Italy. This British missionary organization, founded on interdenominational lines in 1809, became an expression of the Church of England in 1815.  Its purpose was the conversion of the Jews, emphasizing at the same time the Jewish roots of Christianity (the organization, which still exists, since 1995 took the name of Church's Ministry Among Jewish People). Approached by missionaries of this Society in Jerusalem, rabbi Eliezer Lauria converted to Christianity in 1843, changing his first name to Christianus Lazarus. He subsequently became a minister of the Church of England. A missionary in Italy, he was first in Turin (1855-1862) and then in Livorno (1862-1866). Moved by the illusory hope that the political Italian Risorgimento could trigger a religious reformation, the organization published books and pamphlets and employed several agents in Italy (the last outpost of the Society in Rome was closed in 1914).

In questo articolo mi propongo di presentare una figura poco nota del Risorgimento italiano: Jessie White Mario, un'inglese, nata a Portsmouth nel 1832, interessata, fin dagli anni giovanili, alla lotta per l'indipendenza del nostro Paese. Conobbe personalmente e collaborò con Garibaldi e Mazzini nell'attività di propaganda e militanza politica. Fu infermiera di guerra in molte battaglie risorgimentali. Scrisse numerosi libri sulle figure del nostro Risorgimento e sui problemi sociali di quel tempo, e molti articoli per riviste italiane e straniere. Inglese, naturalizzata italiana, patriota e intellettuale impegnata, ingiustamente poco conosciuta, ebbe un ruolo importantissimo, accanto al marito, il patriota e studioso Alberto Mario di Lendinara, nella storia della nostra nazione.

Il Giuramento di Pontida, uno dei miti fondativi dell’identità politico-culturale italiana, indagato quale modello per sottolineare le mille derive contenutistiche dell’uso ideologico della storia e dei suoi personaggi (tratto da: La Provincia di Lecco, 25 giugno 2006, p. 36).

Ο ελληνικός επαναστατικός αγώνας συγχρονίζεται με την εκδήλωση των πρώτων κινημάτων της ιταλικής Παλιγγενεσίας (Risorgimento), γεγονός που συνδέει άρρηκτα τους πατριωτισμούς των δύο πλευρών. Ο συγγραφέας εστιάζει στην πρώτη φάση της οικοδόμησης μίας σημαντικής ιταλικής παράδοσης προσφοράς εθελοντικής στρατιωτικής υπηρεσίας (volontarismo) και διερευνά αφενός την ιδεολογική και πολιτική συγκρότηση των εξόριστων επαναστατών της δεκαετίας του 1820 και αφετέρου τις ιδέες και τα προγράμματα που αυτοί επεξεργάστηκαν αναφορικά με την ελληνική εθνική υπόθεση μεσούσης της επανάστασης. Από τη μελέτη αυτή προκύπτει πως η ιακωβινική και ναπολεόντεια εμπειρία, σε συνδυασμό με τις δικές τους εθνικές βλέψεις, οδήγησαν τους ιταλούς φιλέλληνες, και δη τους εξ Αγγλίας προερχόμενους κόμητες καρμπονάρους, στη διαμόρφωση μίας πολιτικής κουλτούρας που αντιτασσόταν στην υπεροπτική-αποικιοκρατική οπτική μερίδας των άγγλων του φιλελληνικού κομιτάτου του Λονδίνου και προσέβλεπε στην οικοδόμηση ενός ελληνικού έθνους-κράτους πάνω στις βάσεις της πολιτικής σταθερότητας και των ελεύθερων θεσμών. Η στρατηγική δε της ανάδειξης της ιδέας της μεσογειακής πολιτισμικής ισοτιμίας, της μεσογειακής αλληλεγγύης, του αδιάλειπτου ελληνοϊταλικού παραλληλισμού σε όλα τα επίπεδα και εν τέλει της διεθνούς προβολής του ιταλικού εθνικού προβλήματος μέσω της υπηρέτησης του αντίστοιχου ελληνικού –του δημοφιλέστερου εκείνη την εποχή στην Ευρώπη– συνιστά πράξη πολιτικού ιδεαλισμού, που προωθούσε την εμπέδωση της αξίας και της ενότητας του μεσογειακού πολιτισμού σε πρώτο χρόνο ή του ελληνολατινικού μετά την ήττα των συνταγματικών στην ιβηρική χερσόνησο˙ παράλληλα, προσδίδει στον ιταλικό φιλελληνισμό ιδιάζοντα χαρακτηριστικά και εξηγεί εν πολλοίς γιατί αυτός υπήρξε μακροβιότερος από τα υπόλοιπα ομόλογα κινήματα, μια και η εθελοντική παράδοση της δεκαετίας του 1820 θα ανανεωνόταν κατά το δεύτερο μισό του 19ου και τις αρχές του 20ού αιώνα με τη συμμετοχή των ιταλών γαριβαλδινών εθελοντών στους ελληνικούς αλυτρωτικούς αγώνες της περιόδου.

The problem of «precursors», the forerunners of the ideals of the Fascist «revolution», was debated by historians of the regime, who, especially at the beginning, seemed divided between those who underlined the innovative nature of Fascism and those who, on the contrary, sought to draw an ideal way - along which moved people of different ages and different nature (Dante, Machiavelli, Giovanni dalle Bande Nere, Foscolo, d'Azeglio, Garibaldi and many others) -, which reached its clima with the coming to power of Mussolini. On the military, and then imperial, background of the ancient Roman exploits, a group of mythographers of Fascism engaged in celebrating the regime as an expression of an evocative notion, bound to triumph - the famous «Italian genius» - which had already been embodied in some solitary spirits of the past, before finding a extremely fruitful ground in the season of Risorgimento. In the present article, this matter is mainly dealt with from a literary point of view, without neglecting one of the focal points of the historiography of the Fascist era, the interpretation of the meaning of the Great War.

Il contributo descrive il santuario della Beata Vergine delle Grazie di Curtatone, presso Mantova, e dell'intero borgo di Grazie, con particolare attenzione al periodo compreso tra Settecento e Ottocento, anche attraverso la cartografia d'epoca e documenti storici.

Dante è considerato il padre della letteratura italiana. In che modo hanno guardato a lui i friulani, così fieri della propria cultura e della propria lingua? Questo volume prova a rispondere alla domanda esaminando gli episodi più significativi della fortuna del poeta in Friuli a partire dall’Ottocento risorgimentale. Ne deriva un percorso ricco di stimoli, che spazia dalla leggenda del soggiorno di Dante in Friuli a un discorso che lo addita a modello di morale e di lingua per la gioventù, passando poi dalle celebrazioni del 1865 e del 1921 alle traduzioni in friulano della Commedia, per giungere sino alla fantasmagorica rivisitazione del poema ad opera del pittore Anzil, in dialogo con lo scrittore Carlo Sgorlon.

Il saggio approfondisce l'intero percorso -socio-politico, culturale, amministrativo, logistico ed economico- che porta alla realizzazione del monumento che in piazza Vecchia a Savigliano è destinato a celebrare la figura di Santorre Annibale Derossi di Santa Rosa, morto sull'isola di Sfacteria, in Grecia. Percorso che si avvia nel 1862 per concludersi con l'inaugurazione, avvenuta il 22 agosto 1869

Le radici del fascismo vanno ricercate nel Risorgimento e Garibaldi è stata la prima persona di rilievo a vivere in tutta la sua vita, sia nei suoi atti che nei suoi pensieri, tutti gli elementi di questa ideologia.
Ripercorriamo la storia del Socialismo per vedere come questa ideologia, il Nazional Socialismo, abbia conquistato una larga parte dell'opinione pubblica fino alla realizzazione del regime di Mussolini. Quindi abbia trovato la sua definizione con Adolf Hitler

Il Risorgimento nello specchio narrativo di due autori "fuori squadro": Luciano Bianciardi e Anna Banti, Grandi scrittori, diversi per ambiente e scelte di vita, di discontinua fortuna letteraria, scrivono entrambi,-con accenti che meritano di essere messi a confronto per temi, scrittura, punto di vista-le memorie "autobiografiche" di patrioti risorgimentali, dietro le quali si coglie una lettura del presente e del rapporto tra illusioni e realtà. Attraverso le riflessioni dei rispettivi protagonisti sul loro posto nella Storia, i due autori si interrogano sulla funzione della scrittura. Ma forse va spiegato l'accostamento, insolito e costruito, forse in modo eclettico sulla convergenza dei contenuti con il tema del Risorgimento: periodo ancora controverso, in cui le storiografie raggiungono interpretazioni opposte. Fu un bene per l'Italia? Si fece davvero l'Italia? E quale Italia sarebbe uscita da un processo unitario policentrico, federalista o, come qualcuno azzarda, promosso dai Borboni del regno di Napoli, quindi alimentato dal sud? Se non possiamo soffermarci sulla storia controfattuale, possiamo però registrare una grande attenzione narrativa alla tema della nascita della nazione e al vaglio critico della sua stagione eroica.

L’intervento si propone di ricostruire la ricezione dell’Arnaldo da Brescia di Niccolini negli ambienti ecclesiastici della penisola, presso i quali le massime anticlericali dell’opera, volte a delegittimare il potere temporale della Chiesa, suscitarono grande scandalo. Uno spazio particolare sarà dedicato all’analisi dei documenti relativi al processo di messa all’Indice della tragedia, conservati presso l’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede.