Arte Sacra Cristiana

Per Parco Culturale Ecclesiale, si intende un sistema territoriale che promuova, recuperi e valorizzi, tramite strategie coordinate ed integrate, il patrimonio storico, artistico, liturgico, architettonico, museale e ricettivo di una o più chiese caratteristiche.
Il Parco Culturale Ecclesiale, è un sistema radicato in un determinato territorio, capace di mettere in relazione tra loro comunità parrocchiali, monasteri, santuari, aggregazioni laicali e confraternite, con le loro tradizioni, i loro culti, le loro devozioni, le feste e quant’altro.
Un Parco Culturale Ecclesiale, è quindi un vero e proprio tessuto connettivo, in grado di valorizzare gli spazi aggregativi, ricettivi, le antiche vie di pellegrinaggio e le diverse iniziative culturali presenti, in un determinato territorio.
Obiettivo di questi Parchi Culturali Ecclesiali, è quello di mettere in rete e valorizzare in modo innovativo, l’arte sacra, i beni culturali ed ecclesiali legati ai differenti territori, al fine anche e soprattutto di rilanciare l’annuncio e la trasmissione della fede, oltre che del turismo religioso.
Promuovere dunque sapere, cultura ed itinerari di senso, mettendo in relazione soggetti locali diversi, per offrire all’annuncio della fede ed alla catechesi, il linguaggio dell’arte e della bellezza.
Così potrebbe ad esempio capitare che i pellegrini o i turisti, comincino a considerare le chiese riminesi, non solo come monumenti o come musei, come cioè dei semplici contenitori di quadri, sculture, arredi, ma come luoghi di culto, di vita e di preghiera.
Luoghi di incontro di persone, in cui attorno ma anche dentro di esse, si è sviluppata una comunità con dei sogni, dei desideri, delle difficoltà, delle speranze, spesso con influssi notevoli su tutto il territorio e dunque su tutta la società civile.
Ripercorrere quindi il nostro passato, non è soltanto fare memoria di eventi lontani, ma è riaffermare la continuità di una storia che ha in Cristo Risorto il suo punto di partenza e di arrivo.
I cristiani e con essi i turisti ed i pellegrini, non vivono fuori dalla storia, ma si inseriscono in essa e la trasformano essa stessa, dall’interno.
La nostra storia di salvezza, infatti, continua in Cristo Risorto attraverso i secoli, e ripercorrerla attraverso la valorizzazione dell’arte sacra e del turismo religioso, ci aiuta non soltanto a riscoprire le nostre radici culturali, ma anche storiche, al fine di aiutarci a meglio a prendere consapevolezza e discernimento della nostra odierna vocazione e missione salvifica nel mondo

 La Virgen de los Ángeles, encontrada en Torrijos, Toledo, es una réplica exacta de la “Assunta“, realizada por Nicola Fumo, para Lecce.
La obra, de 77 cm. se ajusta al “formato terzino”. Un tamaño muy utilizado por Fumo y otros escultores napolitanos para las obras que se destinaban a España. El hecho de que la obra se encuentre en Torrijos, históricamente vinculada al Ducado de Maqueda, emparentado con el virreinato de Nápoles y sobre todo, el hecho de la extraordinaria similitud formal de ambas obras, no sólo en su visión frontal, sino también desde los distintos perfiles, lo que descarta la posibilidad de que pueda ser una reproducción española a partir de algún grabado, nos lleva a la conclusión de que tanto la Virgen de los Ángeles de Torrijos, como la “Assunta” de Lecce, hayan tenido, necesariamente, que salir del mismo taller, el taller de Nicola Fumo.

Quem vai pela primeira vez ao Santuário Nacional de Nossa Senhora da Conceição Aparecida se impressiona primeiro pelo tamanho monumental do edifício e, ao entrar, se depara com uma arte bela e tão diferente da maioria das igrejas. Cláudio Pastro, artista que revestiu a Basílica interiormente usou a fauna e flora brasileiras e também elementos da arte afro-indígena. Nesse artigo pretendo contar por que elementos da cultura indígena em seu aspecto simbólico permeiam o piso e alguns aspectos das paredes interiores do Santuário Nacional de Aparecida e por que motivos o artista fez essa opção. A Basílica de Aparecida é o maior Santuário Mariano do mundo e, além do povo brasileiro, acolhe muitos estrangeiros que se encantam com a beleza que lá encontram.

Un affascinante viaggio nel mondo (Italia, Spagna, Francia, Corsica, Germania, Stati Uniti d’America, Inghilterra, Filippine, Croazia e Slovacchia) alla ricerca delle mille reliquie di San Cesario, o Cesario, di Terracina; un giovane diacono che ha avuto un destino incredibile dopo il martirio, in quanto, fin dalla prima età cristiana, fu il santo scelto per il suo nome a consacrare alla fede di Cristo i luoghi che già appartennero ai Cesari pagani. Le traslazioni delle sue ossa, avvenute nel corso dei secoli da parte di santi, Padri della Chiesa, papi, imperatori, re, vescovi, duchi e cavalieri hanno contribuito alla storia della cristianizzazione di Roma e del mondo intero.

Seta. Il Filo dell’Arte. Tessuti a Catanzaro dal XV al XX secolo, a cura di O. SERGI, Catalogo della mostra, Catanzaro, Museo Diocesano di Arte Sacra, 21 dicembre 2008-31 marzo 2009, Cosenza, Kompass Service, 2009 - contiene:

- O. SERGI, 1. Pianeta detta dei “Borgia” (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, pp. 26 - 28.
- O. SERGI, 2. Velo di Calice (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 30.
- O. SERGI, 3. Pianeta (scheda), Catanzaro, Museo Diocesano d’Arte Sacra, già nella Cattedrale di S. Maria Assunta, p. 30.
- O. SERGI, 4. Pianeta e Velo di Calice (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori,p. 32.
- O. SERGI, 5. Paliotto (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 34.
- O. SERGI, 6. Abito e manto in stile impero (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 34 - 35.
- O. SERGI, 7. Stendardo (scheda), Sellia Superiore (Catanzaro), Chiesa di S. Nicola Vescovo, p. 36.
- O. SERGI, 8. Vincenzo Serpone, Gonfalone (scheda), Sellia Superiore (Catanzaro), Chiesa di S. Nicola Vescovo, p. 36.
- O. SERGI, 9. Dalmatica (scheda), Sellia Superiore (Catanzaro), Chiesa di S. Nicola Vescovo, p. 38.
- O. SERGI, 10. Stola e pianeta (scheda), Catanzaro, Museo diocesano d’Arte Sacra già nella Chiesa di S. Giovanni Battista, p. 40.
- O. SERGI, 11. Pianeta (scheda), Catanzaro, Chiesa di S. Teresa all’Osservanza, p. 42.
- O. SERGI, 12. Dalmatica (scheda), Catanzaro, Chiesa di S. Teresa all’Osservanza, p. 43
- O. SERGI, 13. Pianeta (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 43.
- O. SERGI, 14. Pianeta (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 44.
- O. SERGI, 15. Velo di calice (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 44 - 45.
- O. SERGI, 16. Pianeta (scheda), Catanzaro Museo diocesano d’Arte Sacra, p. 45.
- O. SERGI, 17. Dalmatica (scheda), Catanzaro, Cattedrale di S. Maria Assunta, p. 46.
- O. SERGI, 18. Pianeta (scheda), Vincolise di Magisano (Catanzaro), Chiesa dei SS. Simone e Giuda, p. 46.
- O. SERGI, 19. Pianeta (scheda), S. Pietro Magisano (Catanzaro), Santuario Maria SS. della Luce, p. 47.
- O. SERGI, 20. Piviale (scheda), S. Pietro Magisano (Catanzaro), Santuario Maria SS. della Luce, p. 48.
- O. SERGI, 21. Gonna (scheda), S. Pietro Magisano (Catanzaro), Santuario Maria SS. della Luce, p. 50.
- O. SERGI, 22. Pianeta (scheda), Catanzaro, Chiesa di S. Maria de Figulis seu Montecorvino, p. 52.
- O. SERGI, 23. Piviale (scheda), Catanzaro, Cattedrale di S. Maria Assunta, p. 52.
- O. SERGI, 24. Piviale (scheda), Catanzaro, Museo diocesano d’Arte Sacra già nella Cattedrale di S. Maria Assunta, p. 54 - 55.
- O. SERGI, 25. Abito (scheda), Vincolise di Magisano (Catanzaro), Chiesa dei SS. Simone e Giuda, p. 56.
- O. SERGI, 26. Pianeta (scheda), Catanzaro, Museo Diocesano d’Arte Sacra già presso la famiglia Spedalieri di Guardavalle, p. 58 - 59.
- O. SERGI, 27. Pianeta (scheda), Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 60.
- O. SERGI, 28. Abito (scheda), Vincolise di Magisano (Catanzaro), Chiesa dei SS. Simone e Giuda, p. 62.
- O. SERGI, 29. Pianeta (scheda), Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 64.
- O. SERGI, 30. Pianeta (scheda), Catanzaro, Chiesa di S. Maria de Figulis seu Montecorvino, p. 66.
- O. SERGI, 31. Pianeta (scheda), Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 66.
- O. SERGI, 32. Velo di calice (scheda), Catanzaro, famiglia Pyrrò De Siena di Montepaone, p. 67.
- O. SERGI, 33. Piviale (scheda), Sellia Superiore (Catanzaro), Chiesa di S. Nicola Vescovo, p. 67.
- O. SERGI, 34. Pianeta (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 68.
- O. SERGI, 35. Pianeta (scheda), Catanzaro, Museo Diocesano d’Arte Sacra già presso la famiglia Spedalieri di Guardavalle, p. 69.
- O. SERGI, 36. Velo di calice (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 70.
- O. SERGI, 37. Pianeta (scheda), Catanzaro, Museo Diocesano d’Arte Sacra, p. 70.
- O. SERGI, 38. Pianeta (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 71.
- O. SERGI, 39. Pianeta (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 71.
- O. SERGI, 40. Pianete (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori e Museo Diocesano d’Arte Sacra già presso la famiglia Spedalieri di Guardavalle, p. 72.
- O. SERGI, 41. Pianete (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori e Collezione Antonio Marincola Politi, p. 73.
- O. SERGI, 42. Pianeta (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 74.
- O. SERGI, 43. Pianeta (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 74.
- O. SERGI, 44. Velo omerale (scheda), Sellia Superiore (Catanzaro), Chiesa di S. Nicola Vescovo, p. 75.
- O. SERGI, 45. Pianeta (scheda), Catanzaro, Chiesa del SS. Rosario o di S. Domenico, già della SS. Annunziata dei PP. Predicatori, p. 75.
- O. SERGI, 46. Telo (scheda), Catanzaro, Collezione Andrea Fregola, p. 76.
- O. SERGI, 47. Coperta (scheda), Catanzaro, Collezione Antonio Marincola Politi, p. 76.
- O. SERGI, 48. Corpetto (Juppuni) (scheda), Catanzaro, Collezione privata, p. 77.

In questo breve libro pubblico alcuni miei scritti sull'Arte Cristiana: una serie di riflessioni sulla definizione di Arte Cristiana, uno scritto su Maria - Madre di Dio e nostra - come modello sublime per l'Arte Cristiana, e l'importante ispirato Manifesto dell'Arte Cristiana che scrissi il 31 maggio 2006 e che affido alla Chiesa di Dio.

Ho raccolto in queste pagine il tema trattato in due incontri, tenuti dallo scrivente nell’ottobre 2017 dentro la Pieve di Codiponte,  ove ho parlato dei segni e simboli presenti in queste tre chiese della Lunigiana Orientale.  Sono circa una quindicina di segni convoglianti a mandare un unico messaggio…..Un messaggio che svelerò solo alla fine.
Si parlerà di questi segni: Losanga, Fiore della vita, Segni d’acqua, segno a cuore, segno a M, segno a Y, segno a X, mani in alto, segno dell’infinito, svastica,  segno a U o arco, ankh,  spirale, pigna, uroboro ed altro.

Diversi episodi, riscontrabili tramite lo spoglio attento delle carte del pontificato di Pio XI (1922-1939), rivelano la forte insofferenza di questo papa verso le nuove forme di arte sacra che si andavano diffondendo nel corso del primo ventennio del Novecento, sotto il nome, appunto, di Novecentismo o Modernismo. L’atteggiamento di chiusura di papa Ratti può ben essere riassunto con l’immagine data da Celso Costantini: «Il novecentismo si presenta alle soglie del tempio come un rivoluzionario con la scure e il piccone. Noi perciò sbarriamo le porte e, a casa nostra, siamo padroni noi».

Prolegomena allo studio dell’iconografia dei Vangeli Apocrifi dell’Infanzia di Cristo e della Vergine nell’arte paleocristiana, in Ho Theologos 2020/2-3, 211-240.
edizioni ho theológos NUOVA SERIE QUADRIMESTRALE DELLA FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA «S. GIOVANNI EVANGELISTA»-PALERMO

O Concilio Vaticano II nos convida a voltar às raízes sob duas proposições fundamentais: ad fontes e aggiornamento. Entender " voltar às fontes " sob o ponto de vista artístico pede aprofundamento nos primórdios do cristianismo. Os cristãos entram no mundo cultural e artístico quando todo o Mediterrâneo é governado pela cultura greco-romana. Nosso objetivo é apresentar a cultura da época e o pensamento dos primeiros cristãos, expor a ideia grega de perfeição e confrontá-la com o pensamento cristão, que via na preocupação excessiva com a forma um paganismo, e compreender por que os cristãos abandonam o modo grego de fazer arte, o que do ponto de vista estético é visto como decadência. Para ressaltar esses aspectos serão citadas reflexões e a arte de dois artistas sacros contemporâneos que têm como base os textos conciliares e suas interpretações: o brasileiro Cláudio Pastro (1948-2016) e o esloveno Marko Ivan Rupnik (1956).
Palavras-chave: Concilio Vaticano II-Arte paleocristã-Cláudio Pastro-Marko Ivan Rupnik.

En el presente artículo se da a conocer la procedencia del Cristo de la Vera+Cruz de Salteras (Sevilla), procedente de la Sacristía del Convento de San Agustín de esta ciudad. Al ser suprimido el monasterio pasó a la Capilla bautismal de la Parroquia de San Roque y en 1838 a su actual emplazamiento.

O artigo tem como objetivo apresentar o mosaico da Virgem Maria na Anunciação da capela Beata Maria Ana das Irmãs Hospitalares de Madri. Essa obra foi realizada em 2007 pelo Centro de Arte Espiritual Aletti de Roma, cujo diretor é Marko Ivan Rupnik, esloveno, jesuíta, artista, teólogo, professor da Universidade Gregoriana de Roma, consultor da Congregação para o Clero, consultor do Pontifício Conselho para Promoção da Nova Evangelização e da Congregação para o Culto Divino e a Disciplina dos Sacramentos.

Un edificio di culto può essere dismesso per essere destinato ad usi non sacri ma profani, la qual cosa determina l’incompatibilità della permanenza degli arredi sacri nell’edificio, rendendo necessaria l’asportazione del patri- monio mobile (suppellettili, paramenti, arredi). Diventa interessante che il progetto per un nuovo edificio di culto possa tenere conto della possibilità di riutilizzare il patrimonio mobile non solo da chiese dismesse, ma anche da contesti museali

L'articolo verte sulla storia e l'iconografia degli affreschi eseguiti nel 1924 dal pittore milanese Mario Albertella nella Cappella del SS. Sacramento all'interno della Cattedrale di Ventimiglia (IM). E' stata proposta una interpretazione iconologia che connette le immagini affrescate al pensiero del vescovo Ambrogio Daffra inerente al dogma dell'Eucarestia.

O. SERGI, Orditi di Fede. Trame di storia nei ricami e nei tessuti della Reale Arciconfraternita del SS. Rosario di Gagliano, Catanzaro, Grafiche Simone, 2010 - contiene:

- O. SERGI, Orditi di Fede. Trame di storia nei ricami e nei tessuti della Reale Arciconfraternita del SS. Rosario di Gagliano pp. 6 -10.

- O. SERGI, 1. Velo del calice (scheda), pp. 14 - 15.
- O. SERGI, 2. Pianeta della Madonna del SS. Rosario (scheda), pp. 16 - 17.
- O. SERGI, 3. Pianeta (scheda), pp. 18 - 19.
- O. SERGI, 4. Pianeta (scheda), pp. 20 - 21.
- O. SERGI, 5. Dalmatica (scheda), pp. 22 - 23.
- O. SERGI, 6. Pianeta (scheda), pp. 24 - 25.
- O. SERGI, 7. Pianeta (scheda), pp. 26 - 27.
- O. SERGI, 8. Piviale (scheda), pp. 28 - 29.
- O. SERGI, 9. Pianeta (scheda), pp. 30 - 31.

Opera di lunga e meditata elaborazione, il Tobiolo che ridona la vista al padre, del 1843, è una delle pagine più famose del pittore modenese Adeodato Malatesta (1806-1891). Il confronto fra il cartone preparatorio, di poco precedente, e il dipinto, permette di misurare una contingenza d'arte mutevole e sperimentale, che è poi il nodo in cui si riallacciano tutte le conoscenze assimilate dall'artista tra Firenze, Venezia, Roma. E si crede che proprio nel lasso di tempo fra questo cartone e la stesura pittorica Malatesta maturi quella personale edizione di "purismo" - sintesi fra ideale e "umanesimo", fra spiritualità alla Nazarena e poetica degli affetti, fra diversificati modelli "museali" e aderenza alla fenomenicità - che farà di lui uno degli interpreti più fedeli delle aspirazioni e degli ideali estetici della sua epoca.

O. SERGI, Il seicentesco Oratorio della Reale Arciconfraternita di Maria SS. del Rosario di Catanzaro: tra stucchi e intagli lignei, in «Obiettivo Calabria», XLVII, 4, 2009, pp. 48 - 51.
Rivista bimestrale della Camera di Commercio di Catanzaro.

La scoperta di un'inedita polizza di pagamento per una statua raffigurante S. Lorenzo (1745) destinata alla cittadina del Basso Cilento Torre Orsaia intestata allo scultore napoletano Gennaro d'Amore offre l'occasione per un'indagine inedita del patrimonio scultoreo esistente in Torreo Orsaia e nella sua frazione Castel Ruggero.
L'indagine ha portato alla rilevazione di opere attribuibili a scultori napoletani quali Gennaro Franzese, Nicola del Vecchio, Raffaele della Campa, Arcangelo Testa, Giuseppe Catello e altri. Particolarmente interessante è la statua del compatrono S. Leonzio firmata e datata da Antonio Grimaldi 1761, allievo di Giacomo Colombo.
Viene dunque inquadrata la statua di S. Lorenzo all'interno della produzione di Gennaro d'Amore del quale si ripercorre il catalogo e al quale si apportano novità ed attribuzioni.
La seconda parte del volume, di carattere storico, è dedicata alla ricostruzione dell'origine dei culti di S. Lorenzo e di S. Leonzio a Torre Orsaia.
In Appendice la scheda a firma di Nicoletta Amico del dipinto dell'Annunciazione firmato da un ignoto CV.

Se la secolarizzazione ha contribuito a desacralizzare numerosi spazi liturgici, al contrario la società globalizzata non ha mai cessato di cercare e di creare nuovi luoghi, in cui riconoscere e condividere forme di sacralità. Se dovessimo infatti individuare i luoghi oggi considerati scrigno di «sacralità», dovremmo indagare spazi con funzioni disparate, in cui i protagonisti non paiono più essere le singole persone, né tantomeno le comunità, quanto piuttosto alcune categorie di oggetti-simbolo che riportano ad archetipi del «sacro naturale», oramai sempre piu’ presenti nella società di massa, come ad esempio: i musei e le gallerie d’arte, gli allestimenti di mostre temporanee o gli show-room aziendali, le navate delle stazioni ferroviarie e degli aeroporti, alcuni
spazi pubblici urbani e quant’altro. «Se le religioni paiono aver talora rinunciato alla necessità di avere luoghi sacri, l’architettura pare invece non aver cessato di aver bisogno di sacro»
Nasce da queste riflessioni, l’idea e l’esigenza di andare a cercare una Basilica antica, come quella di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna, che allontanandosi da sperimentazioni architettoniche tipologiche post-conciliari, a volte riuscite a volte no, ci permetta di poter individuare la presenza del «sacro naturale», che nel suo confluire nel «sacro cristiano» tramite gli splendidi spazi basilicali, ci possano far riflettere su
queste tematiche.
Tenteremo altresì di dimostrare in questo nostro breve elaborato, come lo spazio cristiano di questa antichissima basilica del VI secolo, abbia saputo sapientemente «rimescolare» gli elementi del «sacro naturale», nel sacro «cristiano», anche alla luce del recente e a mio avviso molto ben riuscito adeguamento liturgico, corrispondendo pienamente all’attuale sensibilità cristiana.

In contemporary research (theoretical and architectural projects) of Christian sacred architecture it has been observed that there is a lack of understanding of the phenomenon of space as one of the symbols of sacred architecture. The goal of this paper is to point out the importance of observing the space (architecture) as a sacred symbol, because a problem has been recognised, dealing with the lack of fundemantel definition in the interpretation of the sacred space. In this paper, the research will be carried out by a comparative analysis of the religious concepts of the great religions of Hinduism, Buddhism, Judaism, Christianity, and Islam, as well as their materialisation through space. The expected result of the research is to confirm the hypothesis that space, as well as rituals, images, artistic works, etc. in sacred architecture has the role of a symbol. Space has the task of keeping the basic concepts of religions and of being a mediator of the experience of faith.

Nell’ambito del dibattito sul rinnovamento dell’arte sacra nella prima metà del Novecento, propedeutico alla svolta conciliare, vengono analizzate, col supporto di materiale d’archivio, due importanti committenze svizzere, affidate a tre artisti italiani: Corrado Mezzana, Vittorio Trainini e Gino Severini, i primi due attivi nel cantiere della basilica del Sacro Cuore di Lugano e il terzo nel convento dei Cappuccini di Sion.
Il focus della trattazione è posto sulle divergenti modalità di rappresentazione del soggetto religioso. Nel caso del ciclo pittorico ticinese, realizzato dal bresciano Trainini fra il 1937 e il 1954, col cruciale sostegno politico di Mezzana, commissario della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia, si privilegiò un citazionismo di matrice eclettico-storicista, evocante i fasti danteschi, giotteschi e raffaelleschi, restituiti attraverso un’articolata campagna iconografica. In particolare, a catalizzare l’impegno dell’artista fu la gestione della scena nel catino absidale, la Glorificazione del Sacro Cuore di Gesù (1937-39), direttamente ispirata alla raffaellesca Disputa del Sacramento e, soprattutto, la qualificazione pittorica della cappella dei Santi Michele e Francesco (1947). In corrispondenza dell’angolo sinistro dell’affresco dell’abside, che unisce, in un’unica composizione, le iconografie delle Stigmate di san Francesco (memori del Giotto di Assisi) e della Cacciata degli angeli ribelli, Trainini dipinse, in tonalità sanguigna, un ritratto di profilo di Dante Alighieri. Il volto del poeta è attraversato dalla lettera capitale N, a imitazione dei codici miniati medievali, incipit del celebre passaggio del Canto XI del Paradiso in cui Dante celebrò l’episodio della Verna. Nonostante la complessità evocativa e didascalica della figurazione, che non mancò di sollevare dure critiche, il risultato finale, al pari delle restanti aree dipinte del santuario, funse da inequivocabile dichiarazione d’intenti della committenza, pienamente allineata ai dettami conservatori promossi, in materia d’arte sacra, da papa Pio XI e sovente ribaditi anche da Corrado Mezzana, tanto in opere pittoriche e di filatelia, quanto nelle vesti di studioso. Una lotta intransigente contro il «deformismo» e le derive della poetica artistica contemporanea che ben si esplicitò nel recupero, a tratti letterale, della perfezione stilistica dei grandi maestri del passato, contrapposta alle iniziative, antitetiche, promosse nei territori della Svizzera romanda dal Groupe de Saint-Luc (1919-45), animato dal pensiero innovatore di Jacques Maritain, per il quale fu attivo Gino Severini. Il primato maritainiano - relativo alla possibilità di trasmettere l’autenticità del sentimento religioso aldilà della gradevolezza estetica - fu il criterio fondante che animò la versione delle Stigmate di san Francesco dipinta da Severini sul lunettone di fondo dell’abside del convento di Sion nel 1947, lo stesso anno in cui Trainini eseguiva la sua composizione luganese. Nonostante l’immediato rimando alla tavola che Giotto eseguì per la chiesa di San Francesco a Pisa (oggi al Louvre), il lavoro di Severini fu aspramente criticato dai sostenitori dell’operato dell’artista bresciano (Lanfranchi, Mezzana e Charles du Mont, direttore de L’Observateur de Genève) per via dell’eccessivo grado di semplificazione formale, dando vita a una querelle che assunse toni radicali.

Brenno del Giudice e Guido Cadorin si conoscono sin dai tempi del ginnasio Marco Polo e dell’Accademia di Belle Arti. Negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale i due artisti formeranno un sodalizio lavorativo che permetterà loro di realizzare molti progetti d’arte e d’architettura in importanti contesti italiani sia pubblici sia privati.

Da più di millecinquecento anni, lo sguardo di un viso si perde nell’azzurro stellato della cella nord dell’Ipogeo di s. Maria in Stelle. Di quell’immagine, oggi, non rimane poi molto: un brano di viso, un piede su di un elemento di supporto: non di più. Chi è quell’uomo?
Questo breve articolo cerca, a fronte dei dati disponibili, di restringere il campo e stabilire una possibile collocazione della committenza dell'ultima fase di costruzione e decorazione mosaicale e pittorica dell'Ipogeo di Santa Maria in Stelle, un tempo conosciuto come Pantheon.
Questo articolo è stato pubblicato su I Quaderni della Dorsale 2, Verona ottobre 2020. Edizioni QuiEdit, ISBN 9788864646008.

El presente estudio presenta el pensamiento del Magisterio de la Iglesia de siglo XX y de inicios del XXI sobre el arte sacro. Muestra la posición de los papas anteriores al Concilio Vaticano II y sus reservas en relación al uso del arte contemporáneo en el medio eclesial. Resalta el cambio de actitud y de posición de la Iglesia para con el arte y su uso, especialmente en el ámbito litúrgico, principalmente en el Movimiento Litúrgico que cristaliza en el Vaticano II. Analiza el Magisterio que habla de arte en los papas posconciliares: Pablo VI, Juan Pablo II, Benedicto XVI y Francisco, más próximos a la realidad artística actual.

Relazione del restauro conservativo della tavola lignea quattrocentesca attribuita ad Apollonio di Giovanni.
Soggetto:  Annunciazione
Proprietà: Museo della Collegiata, Castiglione Olona, (VA) Italia.
Restauratore: Bruno Giacomelli, ditta ICSA di Sesto Calende, anno 2017

Marzo si toglie una spina dal piede, Febbraio si scalda i piedi accanto al fuoco; santi guariscono piedi inguaribili, altri li perdono in crudeli martiri; un re cerca poveri a cui lavarli, sant’Antonio abate non se li è lavati mai; san Francesco rinuncia alle scarpe, un menestrello miracolosamente le riceve in dono. Queste e altre storie gustose e sorprendenti prendono vita nel libro che, anche grazie a un ricco apparato di figure, offre un originale punto di vista per accostarsi al Medioevo. Nella realtà, nell’iconografia e nell’immaginario, sia in contesti ordinari che in straordinari accadimenti, piedi e calzature denotavano infatti ruoli e gerarchie sociali e, protagonisti di gesti non solo funzionali ma simbolici, costituivano un preciso linguaggio che, più di quanto si pensi, ancora ci appartiene.
Prefazione di Chiara Frugoni.

O. SERGI, Le collezioni del Palazzo Vescovile di Catanzaro tra il 1727 e il 1778: gli inventari dei vescovi Emanuele Spinelli, Domenico Rossi, Ottavio Da Pozzo e Antonio De Cumis, in "Collezionismo e politica culturale nella Calabria vicereale borbonica e postunitaria", a cura di A. ANSELMI, Roma, Gangemi, 2012, pp. 406 - 433.

O. SERGI, La chiesa di Santa Maria “de Meridie” o del Mezzogiorno in Catanzaro. Un importante “ristretto” parrocchiale e una strategica “ripartizione” militare di origine medievale, in «Obiettivo Calabria», XLVI, 5, 2008, pp. 50 - 53.
Rivista bimestrale della Camera di Commercio di Catanzaro.

O. SERGI, 1. Pianeta detta dei “Borgia” (scheda), in “Seta. Il Filo dell’Arte. Tessuti a Catanzaro dal XV al XX secolo”, a cura di O. SERGI, Catalogo della mostra, Catanzaro, Museo Diocesano di Arte Sacra, 21 dicembre 2008 - 31 marzo 2009, Cosenza, Kompass Service, 2009, pp. 26 - 29.