Leone X

L’elezione di Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, segnò l’ascesa al pontificato di un esponente di una delle più importanti famiglie di banchieri dell’epoca, stabilendo anche un asse politico-culturale privilegiato fra Firenze e Roma. La formazione culturale di Giovanni improntò di sé il pontificato facendo del mecenatismo e della committenza il perno intorno al quale ruotava la politica pontificia e, insieme, lo strumento attraverso il quale affermare il superiore prestigio di un papato come pochi destinato a far rivivere l’ “età dell’oro” delle arti, delle tecniche e della cultura. Una serie di iniziative che, in occasione dei cinquecento anni dal pontificato, i curatori hanno inteso approfondire, rivisitare e reinterpretare nell'ambito dell'attività dell'associazione di studi e ricerche "Roma nel Rinascimento".

Dopo aver individuato la fonte della Trasfigurazione di Raffaello e della Resurrezione di Lazzaro di Sebastiano del Piombo (commissionate dal cardinal Giulio dei Medici per la diocesi di Narbonne) nel trattato teologico Apocalypsis Nova, lo studio prosegue con il riesame del rapporto esecutivo dei due dipinti, e nell'individuazione delle fonti figurative della Trasfigurazione nelle raffigurazioni bizantine e medioevali, e nella Teologia Negativa  dello Pseudo Dionigi Aeropagita, divenuta a quel tempo fonte di ispirazione spirituale per Guillaume Briçonnet, a sua volta coinvolto nella committenza del dipinto.

Ferdinando Ponzetti ebbe un posto di primo piano nella Roma di Leone X, poco indagato per quanto di grande interesse così come il suo impegno di committente di architettura. Facoltoso e di vasta cultura classica coinvolse, grazie all'importante amicizia coi i Chigi, Baldassarre Peruzzi, allora attivo a Roma da più di un decennio in prestigiosi incarichi come la villa per Agostino fuori porta Settimiana iniziata nel 1505. Il saggio ricostruisce la committenza del cardinale Ponzetti a Peruzzi della cappella familiare nella chiesa romana di Santa Maria della Pace.

This essay explores how, after the death of the prince Federico Ubaldo, the agents involved in the devolution of the Duchy recalled or purposely neglected the events related to the 1517 war of Urbino and to the Medicean occupation. In the legal dispute over the possession of the Della Rovere territories, the Grandukes’ strategy to recall the expropriation of the feud by Pope Leo X proved unsuccessful as the Holy See was willing to avoid any compromising allusion to that precedent. Francesco Maria II in particular tried to celebrate the memory of his ancestor (Francesco Maria I) with a variety of initiatives; his attempts, however, were gradually reversed, starting from the funeral orations to him in his honour. In the meantime, the largest communities of the new ‘Legazione’ marginalized the memory of Della Rovere rule and of the political and military events connected with it. If Urbino completely erased these memories, in Pesaro one finds attempts at downsizing the strife for the Duchy in the early sixteenth century to a local and municipal fact.

Following the work of Daniele Francesconi (1799), the "Letter to Leo X" by Raphael and Castiglione has frequently been interpreted as the description of a project designed both to draw a map of the ancient city and to protect the monuments. However, it is now necessary to acknowledge that the "Letter", in its construction as well as in its expression, does not evoke these objectives; its stated purpose is to explain the constitution of a corpus of drawings representing the ancient monuments in terms of plan, elevation and section; this corpus was intended to help architects understand Roman architecture and to reestablish its level in terms of quality. However, in a second time, it is possible that Raphael refocused his project for the humanists of the papal court, who wished for a visual representation of those monuments, and thus for a representation of ancient Rome itself.
Dall’intervento di Daniele Francesconi (1799) in poi, si suole interpretare la "Lettera a Leone X" di Raffaello e Castiglione come la descrizione di un progetto pensato sia per disegnare una mappa della città antica che per proteggere i monumenti. Ora siamo costretti a notare che la "Lettera", nella sua costruzione come nella sua espressione, non evoca tali obiettivi; il suo scopo dichiarato è quello di spiegare come è stato costituito un corpus di disegni dei monumenti antichi restaurati, rappresentati in pianta, prospetto e sezione; questo corpus aveva come scopo di aiutare gli architetti a comprendere l'architettura romana e a ritrovare il suo livello di qualità. In un secondo tempo, tuttavia, è possibile che Raffaello abbia riorientato il suo progetto verso gli umanisti della corte papale, che volevano rappresentarsi visivamente a che cosa assomigliavano quei monumenti, e quindi l'antica Roma.

Il 1520 è un anno cruciale nella carriera di Antonio da Sangallo il Giovane (Antonio Cordini, 1484-1546): a gennaio sostituisce Jacopo Sansovino nel cantiere della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Roma; all’inizio di settembre, alla morte di Raffaello Sanzio, gli subentra nel prestigioso ruolo di primo architetto di San Pietro in Vaticano, affiancato dal senese Baldassarre Peruzzi come coadiutore. Leone X (Giovanni de’ Medici, 1513-21) è sul soglio papale da sette anni, ed ha ormai consolidato il potere della sua famiglia a Firenze e a Roma e assicurato la stabilità politica dello Stato pontificio nell’equilibrio delle potenze europee, pur dopo molte discusse giravolte e cambi di alleanze. Durante il suo pontificato, Roma ha conosciuto una stagione di sfolgorante fioritura artistica che coincide con un punto di svolta nella carriera di Sangallo. Entrato nella cerchia papale sotto Giulio II (Giuliano della Rovere, 1503-13), con Leone X Antonio assume con decisione il ruolo di coordinatore e in molti casi anche progettista di opere chiave dello sviluppo urbano e edilizio di Roma. Uno dei fattori determinanti di questa sua irresistibile ascesa è da ritrovare proprio nel rapporto che egli riesce a instaurare con i Medici: l’architetto fiorentino si rivela uno dei migliori e più duttili interpreti della celebrazione dinastica della famiglia di suoi conterranei, attraverso una straordinaria serie di interventi architettonici e urbani.

Il presente contributo illustra l'analisi preliminare effettuata su due antichi stemmi gentilizi in pietra arenaria, databili al XVI secolo e provenienti dal territorio di Pescia, legati alle nobili famiglie dei Medici e dei Turini. La trattazione permette di aprire una finestra anche sui complessi rapporti politici intrattenuti da Pescia con il Granducato fiorentino e con la corte papale di Roma, fra XVI e XVIII secolo.

Il contributo illustra la presenza del ricordo del dominio mediceo sul ducato di Urbino, risalente a un secolo addietro, nella memoria pubblica degli anni a cavaliere del Seicento. Particolare considerazione è prestata alla prima parte del principato di Francesco Maria II della Rovere, quando si rafforzano le relazioni diplomatiche con Firenze, sino alla nascita dell’erede Federico Ubaldo (1605). L’Encomio della patria di Bernardino Baldi è assunto come maturo esempio di una politica celebrativa di Francesco Maria I che passa attraverso l’erezione di una sua statua, il confezionamento di un codice miniato della Vita redatta da Leoni, e anche la raccolta di scritti biografici e apologetici che lo riguardano nella biblioteca ducale. La vittoriosa lotta contro i Medici diviene così un tassello imprescindibile della ricostruzione epica dell’esistenza del condottiero, ormai libera da ogni animosità verso i discendenti degli antichi nemici. Presto tuttavia la rievocazione di questo passato si farà spinosa con il mutare delle condizioni politiche, prima in vista del matrimonio del giovane Della Rovere con Claudia de’ Medici, quindi nella congiuntura della devoluzione allo Stato pontificio.

The paper elucidates the presence of the recollection of Medici control over the duchy of Urbino, dating back to the previous century, in the public memory at the beginning of the seventeenth century. Particular attention is given to the first part of the reign of Francesco Maria II until the birth of the heir Federico Ubaldo (1605), when diplomatic relations with Florence were strengthened. The Encomio della patria by Bernardino Baldi is considered as a mature example of the celebration of Francesco Maria I, achieved through the erection of a statue of him, the creation of an illuminated manuscript of his Vita written by Leoni, and the collection of biographical and apologetical works about him in the dukes’ library as well. Therefore the victorious battle against the Medici became an essential element in the epic reconstruction of the condottiere’s life, by then free from hostility against the descendants of his ancient enemies. However, before long the celebration of this past became a thorny subject when the political situation changed: first in expectation of the marriage between the young Della Rovere and Claudia de’ Medici, and then during the conjuncture of devolution to the Papal State.

Eva Trizzullo Survivre au maître. La vie artistique à Rome au lendemain de la mort de Raphaël. La mort de Raphaël Sanzio survenue à Rome le 6 avril 1520 provoqua un électrochoc au sein du milieu culturel romain. Célébré de son vivant, cet artiste incontournable le fut tout autant dans la mort. En attestent particulièrement les témoignages de contemporains, qu'ils soient hommes de lettres ou ambassadeurs. Cette communication sera à la fois l'occasion de se pencher sur ces précieux témoignages mais également d'appréhender comment cette disparition brutale fut perçue à travers l'historiographie ancienne et moderne. Ensuite, on analysera les conséquences de cet événement sur les développements artistiques de la première moitié du XVIe siècle. En effet, durant le printemps 1520, Raphaël était sollicité de toute part. Mais l'artiste n'était pas seul, et était secondé par une myriade de collaborateurs. Une fois le maître mort, qu'advint-il des commandes en cours ? Et surtout, quel tournant prit alors la carrière de ses élèves ? Grâce à l'analyse croisée des objets artistiques et textuels, je m'interrogerai sur l'impact qu'a pu avoir la disparition d'un artiste du calibre de Raphaël dans une Rome en pleine effervescence artistique.

Paradoxically, literary patronage is often regarded either as a system in which rich patrons disinterestedly support talented writers, or as a system that forces writers to flatter their patrons. Both visions deny the fact that literary patronage is essentially a reciprocal, personal and asymmetrical relationship in which the wishes of both patron and writer are constantly negotiated. Moreover, humanist poets regarded this negotiation process itself worthy subjects to reflect on poetically, and in so doing they followed in the footsteps of ancient poets like Horace, Ovid and Martial. By focusing on selected poems dedicated to Leo X by contemporary humanists I will show how this realization helps us to better understand both his role as a patron and the content of the poetry.

Nel 1494, con la discesa di Carlo VIII di Francia, il mosaico politico dell’Italia va in pezzi e la penisola, percorsa dagli eserciti delle maggiori potenze europee, sprofonda in un conflitto che durerà oltre sessant’anni.
Quella che per le popolazioni civili è una tragedia, tuttavia, per i professionisti delle armi è un’opportunità.
Domenico d’Amorotto, figlio di un oste della montagna reggiana, ha saputo costruire sulle macerie una carriera folgorante: il carismatico montanaro si è fatto uomo d’armi, leader ghibellino e talvolta fuorilegge tenendo testa a un avversario d’eccezione, il governatore Francesco Guicciardini.
La prima parte del saggio ricostruisce lo scontro fra le due figure, il bandito e il governatore: uno scontro di culture politiche inconciliabili che, indagato nelle sue pieghe nascoste, getta luce sui meccanismi del potere in una fase cruciale della storia italiana.
La seconda parte rivela un corto circuito fra la vicenda storica e la sua narrazione. La morte di Domenico ha dato ai narratori l’opportunità di rimaneggiare la realtà facendola aderire a un modello: come altri fuorilegge, Domenico ha lasciato il proprio corpo storico per intraprendere il viaggio verso la mitizzazione.
L’indagine su un individuo diventa così l’occasione per una riflessione sull’archetipo del bandito fra storia e letteratura.

Durante il pontificato di Leone X il gruppo professionale degli orefici romani visse una rapida evoluzione, eppure il papa rimase legato ad una ristretta cerchia di artisti già affermati ed attivi per i precedenti pontefici. Le fortune di questi artisti dipesero assai più dalla costituzione di ricche rendite che non dalla loro attività professionale. Quanto agli altri orefici, si fa cenno alla loro clientela e alle loro abituali attività, non ultima la compravendita di metallo nobile. Si propone infine una linea di ricerca, volta all’individuazione di rapporti extraprofessionali fra gli orefici e i maggiori enti ecclesiastici cittadini, di cui si mostrano i primi risultati.

During the pontificate of Leo X the professional group of Rome goldsmiths was rapidly changing. However, he stood closely linked to a small group of well known artists, who had been already active for the previous popes. The fortunes of these artists depended much more on the creation of plentiful revenues than on their professional activities. As for the other goldsmiths, there is mention of their customers and of their regular activities, not least the purchase and sale of precious metals. A line of research is proposed (concentrate on identifying non-work relationships between goldsmiths and the main ecclesiastical city institutions), whose first results are shown here.