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Partendo da una rilettura del film La chimera di Alice Rohrwacher (2023), Paolo Lago e Gioacchino Toni riflettono sulle trasformazioni avvenute a partire dagli anni Ottanta, periodo in cui, per citare Paolo Virno, è iniziata la... more
Partendo da una rilettura del film
La chimera
di Alice Rohrwacher (2023), Paolo Lago e Gioacchino Toni riflettono sulle trasformazioni avvenute a partire dagli anni Ottanta, periodo in cui, per citare Paolo Virno, è iniziata la «controrivoluzione capitalistica» che cambia la vita comunitaria del paese e inaugura la spettacolarizzazione e l’economizzazione degli individui e degli spazi che li accolgono.
Il presente intervento è la traduzione italiana di un testo da me letto in inglese, col titolo "Urban space development in Pasolini’s work", il 25 ottobre 2022 nell’ambito delle iniziative “Pasolini 100” organizzate dall’Istituto Italiano... more
Il presente intervento è la traduzione italiana di un testo da me letto in inglese, col titolo "Urban space development in Pasolini’s work", il 25 ottobre 2022 nell’ambito delle iniziative “Pasolini 100” organizzate dall’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma
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La società attuale, dominata dal tecno-capitalismo avanzato, lacera gli ultimi brandelli di innocenza rimasti a qualsiasi espressione culturale; ormai è stato definitivamente strappato anche il sottile velo che avvolgeva la letteratura.... more
La società attuale, dominata dal tecno-capitalismo avanzato, lacera gli ultimi brandelli di innocenza rimasti a qualsiasi espressione culturale; ormai è stato definitivamente strappato anche il sottile velo che avvolgeva la letteratura. Non è più possibile, in relazione al cambiamento climatico, leggere alcuni classici della letteratura con la stessa 'innocenza' di trenta o quarant'anni fa.
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Review of the book  Una terra che e solo visione. La poesia di Pasolini tra cinema e pittura  by Maria Rizzarelli.
My Phd thesis focuses on classic translations made by Pier Paolo Pasolini. The first part analyzes translations from ancient Greek and the second translations from Latin. Chapter 1 analyzes the translation of some fragments from Sappho’s... more
My Phd thesis focuses on classic translations made by Pier Paolo Pasolini. The first part analyzes translations from ancient Greek and the second translations from Latin. Chapter 1 analyzes the translation of some fragments from Sappho’s poems; chapter two the “Orestiade”, the translation of the Oresteia of Aeschylus; chapter three the translation of the Antigone of Sophocles (only the first 281 verses translated by Pasolini); chapter four the insert of some verses of the Sophocles’ Trachinie in the tragedy “Affabulazione”; chapter five focuses on the text of movies “Edipo re” (1967) and “Medea” (1969). The second part is dedicated to the analysis of the translations from Latin: the first 300 verses of the first Book of the Aeneis and “Il vantone”, a roman translation of the Miles gloriosus by Plautus.
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Questo saggio si propone di analizzare, per mezzo di un’analisi comparata, la sopravvivenza dei tratti grotteschi e degli elementi carnevaleschi studiati da Michail Bachtin nella rappresentazione di nuove “navi dei folli” in alcuni... more
Questo saggio si propone di analizzare, per mezzo di un’analisi comparata, la sopravvivenza dei tratti grotteschi e degli elementi carnevaleschi studiati da Michail Bachtin nella rappresentazione di nuove “navi dei folli” in alcuni romanzi e film del Novecento.  Le navi raccontate da Joseph Conrad e Louis-Ferdinand Celine  (in Typhoon, 1902, in The Shadow-Line, 1917 e in Voyage au bout de la nuit, 1932) sono cariche di corpi segnati dalla malattia e dal disfacimento, rappresentati come grottesche maschere di carnevale, che ritroviamo anche sulla “nave morta”, destinata al naufragio, nell’omonimo romanzo di B. Traven ( The Death Ship, 1926). Nel racconto lungo Un viaggio terribile ( Un viaje terrible, 1941) di Roberto Arlt e nel romanzo La nave dei folli ( Ship of Fools, 1962) di Katherine Anne Porter, la nave dei folli e un microcosmo metaforico nel quale si rispecchia carnevalescamente l’intera umanita. Federico Fellini, invece, sembra recuperare soprattutto i tratti grotteschi e ‘...
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This study is aimed at investigating the dynamics of desire, also linked to the theme of the gaze, as it can be found in the film Nostalghia (1983) by Andrej Tarkovskij. First of all, the study will analyze the desire of Gorcakov, the... more
This study is aimed at investigating the dynamics of desire, also linked to the theme of the gaze, as it can be found in the film Nostalghia (1983) by Andrej Tarkovskij. First of all, the study will analyze the desire of Gorcakov, the main character, to see his remote Russia and its slow focus, thanks to the encounter with the 'crazy' marginalized Domenico, on the will to bring a candlelight from one side to the other of an ancient thermal pool. Through an approach mainly related to thematic criticism (halfway between cinema and literature) we will try to demonstrate the interrelationships, from the point of view of seduction and analysis of fetish objects, between the desire of the protagonist and that of Domenico. Using also some means of social critique offered by Michel Foucault, we shall obtain results never previously analyzed by critical studies on Tarkovskij and Nostalghia .
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The essay focuses on “updatings” in the Vantone, the translation from Plautus’ Miles gloriosus in a curtain raiser Roman dialect made by Pier Paolo Pasolini in 1963. Many words, situations, characters are readapted to the society of... more
The essay focuses on “updatings” in the Vantone, the translation from Plautus’
Miles gloriosus in a curtain raiser Roman dialect made by Pier Paolo Pasolini in 1963.
Many words, situations, characters are readapted to the society of first Sixties. However
these aren’t inappropriate modernizations, but a very cultural adaptation to the universe of
modern curtain raiser.
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Pasolini started to translate the Antigone by Sophocles in 1960, the same year of his translation of the Oresteia by Aeschylus, which the actor Vittorio Gassman had requested for a staging of the Italian Popular Theatre. Still the work... more
Pasolini started to translate the Antigone by Sophocles in 1960, the same year of his translation of the Oresteia by  Aeschylus, which the actor Vittorio Gassman had requested for a staging of the Italian Popular Theatre. Still the work was never ended and the new translation was interrupted at line 281. This essay was meant to compare with his well known version of the Oresteia, which held a clear political connotation, where tragic characters expressed themselves using a prosodic and reasoned speech. Pasolini used the same language in his previous poems Le ceneri di Gramsci, but in this latest translation it gained a new textual connotation as if the writer was testing the language of his future theatre. Thus proving that his initial translation of the Antigone was the ideal follow-up to that of the Oresteia, on various levels: stylistic, theatrical and political.
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Consapevoli che lo sguardo sull’alterità è inevitabilmente anche uno sguardo su sé stessi, sulla propria identità, alcune opere cinematografiche uscite a ridosso dei primi anni Ottanta del Novecento – Alien (1979) e Blade Runner (1982),... more
Consapevoli che lo sguardo sull’alterità è inevitabilmente anche uno sguardo su sé stessi, sulla propria identità, alcune opere cinematografiche uscite a ridosso dei primi anni Ottanta del Novecento – Alien (1979) e Blade Runner (1982), entrambe di Ridley Scott, La Cosa (The Thing, 1982) di John Carpenter e Videodrome (1983) di David Cronenberg – hanno affrontato in maniera del tutto nuova le montanti paure identitarie del periodo costringendole al confronto con alterità sempre più spaventose.
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Estratto del libro uscito su "Le parole e le cose"
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La letteratura ha da sempre raccontato la natura ostile ma è soprattutto la narrativa contemporanea a rivestirla di particolari connotazioni, legate nel profondo a un tema assai stringente come quello del cambiamento climatico. Questo... more
La letteratura ha da sempre raccontato la natura ostile ma è soprattutto la narrativa contemporanea a rivestirla di particolari connotazioni, legate nel profondo a un tema assai stringente come quello del cambiamento climatico. Questo saggio si concentra sull’immagine di una natura ostile agli esseri umani declinata soprattutto in due modalità: in una forma distopica (o, meglio, eco-distopica) e post-apocalittica e in una, invece, caratterizzata da scenari quotidiani lontani da immaginari distopici ma attraversati comunque da un certo sentore da “fine del mondo” perché appartengono a una società in cui domina un capitalismo avanzato che non esita a devastare l’ambiente e la natura pur di raggiungere migliori prospettive di guadagno. Il tema della natura ostile verrà indagato per mezzo di un’ottica che molto deve ai recenti studi di ecocritica al fine di offrire inedite visioni e prospettive nella narrativa contemporanea, focalizzata tramite un’analisi comparata da Paolo Zanotti e Bruno Arpaia fino a Margaret Atwood, da Ezio Sinigaglia fino a Helen MacDonald e Richard Powers.
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Questo volume si propone di analizzare la rappresentazione dello spazio e del deserto nel cinema di Pasolini, soprattutto in Edipo re, Teorema, Porcile e Medea. In questi quattro film assistiamo a una vera e propria opposizione di spazi:... more
Questo volume si propone di analizzare la rappresentazione dello spazio e del deserto nel cinema di Pasolini, soprattutto in Edipo re, Teorema, Porcile e Medea. In questi quattro film assistiamo a una vera e propria opposizione di spazi: da una parte il deserto “primitivo” e “barbarico”, connotato da colori accesi e corporei, lande brulle in cui si muovono personaggi dalla connotazione demonica; dall’altra, invece, interni di case e palazzi nei quali vive e si muove la classe borghese oppure esterni connotati da colori cerei e freddi, tratteggiati in lucide e rigide geometrie.
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Tanto in "Nosferatu" di Werner Herzog, quanto in "The Elephant Man" di David Lynch e in "Nostalghia" di Andrej Tarkovskij si mette in scena l'incontro con un Altro che è lo specchio non voluto di se stessi e dell'ambiente in cui si vive.... more
Tanto in "Nosferatu" di Werner Herzog, quanto in "The Elephant Man" di David Lynch e in "Nostalghia" di Andrej Tarkovskij si mette in scena l'incontro con un Altro che è lo specchio non voluto di se stessi e dell'ambiente in cui si vive. Il vampiro, il mostro e il folle diventano figure emblematiche per riflettere sulla complessità delle dinamiche che l'incontro con il deviante, con il diverso, produce nelle contemporanee società omologate e massificate
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Le eterotopie, secondo l’analisi di Michel Foucault, sono gli “spazi altri”, separati, cioè, dal normale contesto quotidiano, “una specie di contestazione mitica e reale dello spazio in cui viviamo”. Dopo aver analizzato come eterotopie... more
Le eterotopie, secondo l’analisi di Michel Foucault, sono gli “spazi altri”, separati, cioè, dal normale contesto quotidiano, “una specie di contestazione mitica e reale dello spazio in cui viviamo”. Dopo aver analizzato come eterotopie luoghi anche molto diversi fra loro (come le biblioteche, i giardini, le colonie, i villaggi vacanze, le cliniche psichiatriche, le prigioni) lo studioso francese afferma, in un fugace accenno, che la nave è “l’eterotopia per eccellenza”, connotandola come un grande scrigno di sogni e di immaginazione. Da qui prende le mosse questo libro: l’autore si propone infatti di analizzare lo spazio della nave in alcune opere letterarie – dall’antichità alla contemporaneità – e cinematografiche, scelte in modo libero e antigerarchico, divise in cinque grandi tipizzazioni, precedute da un “prologo” antico e seguite da un “epilogo” postmoderno: navi emigranti e dell’esilio; navi dell’avventura; navi “infernali”, mostruose e spettrali; navi della ricerca e dell’erranza; navi ferme e in disarmo. Vedremo, quindi, con uno sguardo attento alle dinamiche sociali, come funziona l’eterotopia in queste navi diversissime fra di loro (e se essa può configurarsi sempre come un “serbatoio di immaginazione”) e come cambiano, a seconda dell’epoca e della tipologia analizzate, i luoghi che la stessa nave mette in comunicazione.
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Catone in Utica, Olimpiade, Achille in Sciro: tre melodrammi diversissimi ma accomunati dalla presenza, in essi, di personaggi mutuati direttemente dalle letterature classiche. Catone, Cesare, Marzia, Achille, Deidamia vengono... more
Catone in Utica, Olimpiade, Achille in Sciro: 

tre melodrammi diversissimi ma accomunati dalla presenza, in essi, di personaggi mutuati direttemente dalle letterature classiche. Catone, Cesare, Marzia, Achille, Deidamia vengono riletti da Metastasio attraverso la lente della sua poesia melodrammatica e 'riadattati' al milieu del teatro musicale settecentesco. Verranno quindi sondate nel profondo le fonti classiche dichiarate apertamente dal poeta ma anche quelle che egli tiene nascoste, intuibili sotto i poetici travestimenti. Da Lucano fino ai romanzieri greci, da Erodoto e Pausania fino a Stazio e Ovidio: sono molti gli autori antichi cui il "poeta cesareo" si ispira per crare i suoi melodrammi sospesi nell'immaginario dei «sogni» e delle «favole».
La linea culturale menippea, derivata dall'antica satira menippea (risalente alle opere perdute del filosofo cinico Menippo di Gadara), giunge a influenzare, attraverso l'interpretazione di Bachtin, anche la letteratura moderna e... more
La linea culturale menippea, derivata dall'antica satira menippea (risalente alle opere perdute del filosofo cinico Menippo di Gadara), giunge a influenzare, attraverso l'interpretazione di Bachtin, anche la letteratura moderna e contemporanea, risultando particolarmente vitale anche nella letteratura e nel cinema italiani degli anni dai Cinquanta ai Settanta. Questo volume si propone di analizzare da una prospettiva menippea l'intera opera di uno scrittore «corsaro» come Pier Paolo Pasolini (dalla poesia alla narrativa al teatro e al cinema); mentre la seconda parte, in un percorso a metà fra letteratura e cinema, è dedicata all'analisi di alcune opere di uno scrittore e di un regista in cui tale linea culturale risulta particolarmente efficace e vitale: Alberto Arbasino e Federico Fellini.
Le storie, i costumi e le estetiche del passato rappresentano un bacino per certi versi inesauribile per le opere di finzione, un bacino su cui posare uno sguardo che quel passato tende a ricostruirlo, selezionarlo e significarlo alla... more
Le storie, i costumi e le estetiche del passato rappresentano un bacino per certi versi inesauribile per le opere di finzione, un bacino su cui posare uno sguardo che quel passato tende a ricostruirlo, selezionarlo e significarlo alla luce dell'oggi. In questo scritto si esporranno alcune considerazioni su un paio di serie televisive realizzate nel nuovo millennio che, narrando di vicende ambientate negli anni Settanta del secolo scorso, offrono di quel decennio una lettura incentrata sui suoi aspetti per così dire 'diabolici'. Attraverso la messa in scena del 'male' che si annida in alcuni individui, Les papillons noirs (Arte-Netflix, 2022) di Bruno Merle e Olivier Abbou e The Serpent (BBC-Netlfix, 2021) di Mammoth Screen, proiettano uno sguardo sugli anni Settanta che rivela inevitabilmente anche qualcosa dei nostri tempi.
Joseph Ponthus, Alla linea. Fogli di fabbrica, trad. di Ileana Zagaglia, Bompiani, Milano 2022, pp. 256, € 17,00 Giunge in questi giorni in libreria in traduzione italiana il libro di Joseph Ponthus, À la ligne. Feuillets d’usine (2019),... more
Joseph Ponthus, Alla linea. Fogli di fabbrica, trad. di Ileana Zagaglia, Bompiani, Milano 2022, pp. 256, € 17,00

Giunge in questi giorni in libreria in traduzione italiana il libro di Joseph Ponthus, À la ligne. Feuillets d’usine (2019), opera che ha
ottenuto alla sua uscita in Francia un importante successo di critica e lettori, capace di condividere, senza pietismo né
autocelebrazione, uno spaccato di quel mondo operaio contemporaneo del settore agroalimentare composto soprattutto da
interinali applicati alla catena di montaggio di cui si preferisce non parlare, quasi ci si vergognasse di ammetterne anche solo
l’esistenza, per non turbare lo storytelling patinato che riduce il settore a packaging suadenti e mirabolanti sfide gourmet ai fornelli
televisivi.
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Cronaca picaresca del tempo virale carmillaonline.com/2020/08/17/cronaca-picaresca-del-tempo-virale/ di Paolo Lago Giuseppe Genna, Reality. Cosa è successo, Rizzoli, Milano, 2020, pp. 317, € 19,00. Un movimento continuo domina la... more
Cronaca picaresca del tempo virale carmillaonline.com/2020/08/17/cronaca-picaresca-del-tempo-virale/ di Paolo Lago Giuseppe Genna, Reality. Cosa è successo, Rizzoli, Milano, 2020, pp. 317, € 19,00. Un movimento continuo domina la narrazione dell'ultimo, interessantissimo romanzo di Giuseppe Genna, Reality. Cosa è successo : un movimento che si riflette nella struttura stessa del racconto, il quale si distende in una forma neopicaresca. Con "neopicaresco" intendo la ripresa novecentesca e contemporanea del genere picaresco, fiorito nella Spagna del XVI secolo e caratterizzato da uno spostamento continuo dalle tonalità basse e sordide senza un fine predeterminato. Se il neopicaresco novecentesco assume prevalentemente i tratti di un movimento positivo di scoperta-evidente soprattutto in Kerouac e nella beat generation-quello messo in funzione da Genna si caratterizza come uno spostamento a vuoto, declinato verso l'orrore e gli aspetti più terribili e sordidi della realtà. A monte, perciò, è possibile individuare la morfologia neopicaresca che caratterizza il Viaggio al termine della notte (1933) di Louis-Ferdinand Céline. Come quello di Céline, il movimento narrativo inscenato da Genna non conosce vie d'uscita ma carica su di sé l'orrore e la devastazione della realtà più sordida e meschina. Reality srotola una vera e propria cronaca dei momenti più terribili del "tempo virale" che ha investito (e continua a investire) l'Italia, nonché gran parte del mondo. Diverse date che si dipanano da febbraio a maggio, seguite dal numero dei contagiati da Covid e dal numero dei morti, sono poste all'inizio dei vari capitoli. Il "tempo virale" in cui l'Italia e, soprattutto, la Lombardia, era devastata dalla pandemia, nelle pagine di Reality, si trasforma in un vero e proprio tempo distopico. E distopico è anche l'universo tratteggiato. Milano e il suo hinterland, dove si svolge pressoché l'intera narrazione, si trasformano in una sorta di devastato mondo futuro solcato dalla desolazione e dall'orrore. Il movimento continuo che caratterizza l'aspetto formale del libro è evidente fin dall'incipit, in cui l'allusione al celebre palindromo latino-in girum imus nocte et consumimur igni ("giriamo la notte e veniamo consumati dal fuoco")-che costituisce anche il titolo di un film di Guy Debord del 1978, è contrassegnata da una prima persona plurale che, forse, rimanda a feriti e piagati notturni sovvertitori di un distopico ordine delle cose piombato improvvisamente sulle nostre vite: "Giriamo la notte
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In fondo alla scrittura c'è ancora la notte carmillaonline.com/2018/12/29/in-fondo-alla-scrittura-ce-ancora-la-notte di Paolo Lago Diego Bertelli, Viaggio al termine della scrittura. Calvino Pasolini Bazlen Parise Cattafi, Le Lettere,... more
In fondo alla scrittura c'è ancora la notte carmillaonline.com/2018/12/29/in-fondo-alla-scrittura-ce-ancora-la-notte di Paolo Lago Diego Bertelli, Viaggio al termine della scrittura. Calvino Pasolini Bazlen Parise Cattafi, Le Lettere, Firenze, 2017, pp. 175, € 18,00. Il recente, interessante saggio di Diego Bertelli, Viaggio al termine della scrittura , trae il suo titolo dal romanzo di Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte (1932). Se il finale del romanzo di Céline-quel "termine della notte"-non coincide con l'arrivo del giorno ma con il persistere di una "zona di crepuscolo", rimanendo in sospeso come il percorso esistenziale del protagonista, "compiere un viaggio al termine della scrittura"-scrive Bertelli-"significa sapersi trattenere in una zona ugualmente incerta: quella in cui la vita di chi scrive, avanzando secondo gradi diversi di consapevolezza, testimonia l'impossibilità di un suo compimento formale". Opera letteraria come vita, finale come morte sono alcune delle suggestive analogie messe in gioco dal saggio, il quale si configura come uno studio incentrato soprattutto sugli aspetti formali delle opere analizzate: Se una notte d'inverno un viaggiatore (1979) di Italo Calvino, Petrolio (1992) di Pier Paolo Pasolini, Il capitano di lungo corso di Roberto Bazlen (1973), L'odore del sangue (1997) di Goffredo Parise e i diari inediti di Bartolo Cattafi. Tutti i testi presi in esame (un romanzo pubblicato in vita, tre opere postume e una serie di diari inediti) si situano in
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il lavoro culturale ISSN 2384-9274 Frankenstein, una macchina per pensare www.lavoroculturale.org/frankenstein-macchina-per-pensare/ Il Frankenstein di Mary Shelley non è solo un fortunatissimo romanzo dell'orrore che ha generato numerose... more
il lavoro culturale ISSN 2384-9274 Frankenstein, una macchina per pensare www.lavoroculturale.org/frankenstein-macchina-per-pensare/ Il Frankenstein di Mary Shelley non è solo un fortunatissimo romanzo dell'orrore che ha generato numerose riletture letterarie, teatrali e cinematografiche ma anche una «straordinaria, insemplificabile macchina per pensare». Tale è l'idea di fondo che muove il recente saggio di Franco Pezzini, dal titolo Fuoco e carne di Prometeo. Incubi, galvanisti e Paradisi perduti nel Frankenstein di Mary Shelley di recente pubblicazione per Odoya. Il romanzo della Shelley oggi ha ancora molto da dirci. Lasciando da parte le facili interpretazioni in chiave reazionaria, secondo le quali le uccisioni perpetrate dal mostro rappresenterebbero una sorta di punizione divina allo scienziato per aver osato valicare i confini assegnati all'uomo, il personaggio di Frankenstein è il paradigma di una grande responsabilità nei rapporti interpersonali. In questo senso, il romanzo si dimostra ancora molto attuale, in quanto rappresenta la responsabilità, anche politica – nei confronti di ciò che si è creato. Quella narrata è la tragedia del non riuscire a comprendere «chi ci è affidato dalla vita o dal concreto delle nostre azioni. La grande tragedia in fondo di un mondo sempre più efficiente (la rivoluzione industriale, la produzione di massa) che però crea esseri senza nome, sempre più rabbiosi, abbandonati e ignorati, allontanati persino da quelle istanze di Bellezza che rendono la vita diversa. […] Perciò» continua Pezzini, «ha probabilmente ragione chi definisce politica la struttura ideale dell'intero romanzo, in riferimento non tanto a singole contingenze storiche ma a una più generale riflessione politico-filosofica sul rapporto tra uomo e società».
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Per salvare i primi cinque anni di attività di «Zapruder» e farne un patrimonio comune, gratuitamente accessibile a chiunque, abbiamo lanciato #adottaZapruder: campagna di digitalizzazione collettiva. Ringraziamo Claudia per aver... more
Per salvare i primi cinque anni di attività di «Zapruder»
e farne un patrimonio comune, gratuitamente accessibile a chiunque,
abbiamo lanciato #adottaZapruder: campagna di digitalizzazione collettiva.

Ringraziamo Claudia per aver digitalizzato il numero 9.

L'intero numero è scaricabile qui:
http://storieinmovimento.org/2014/10/26/nono-numero/
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