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Si propone il testo critico della parte più significativa di un volgarizzamento redatto nel 1515 dall’umanista Girolamo Benivieni per le suore di un convento fiorentino. Si tratta di una silloge che traspone in volgare ampie sezioni dei... more
Si propone il testo critico della parte più significativa di un
volgarizzamento redatto nel 1515 dall’umanista Girolamo Benivieni per
le suore di un convento fiorentino. Si tratta di una silloge che traspone
in volgare ampie sezioni dei trattati monastici di Giovanni Cassiano,
della quale si pubblicano le parti relative alle Conlationes I, IX e X.
L’edizione è corredata da un’Introduzione, in cui sono esaminati la
struttura della silloge, la sua collocazione nel contesto della produzione
letteraria di Benivieni e i più rilevanti tratti linguistici che ne connotano
la scrittura, e da una Nota al testo, nella quale sono esposti i criteri di
edizione ed esaminati i rapporti che intercorrono tra le parti pubblicate
e la tradizione testuale delle Conlationes. Nelle Note che chiudono il
lavoro sono chiarite le questioni filologiche, interpretative e lessicali relative al testo edito. Il volgarizzamento desta interesse per almeno tre
ragioni: si colloca nella fase conclusiva dell’articolato itinerario intellettuale di un autore significativamente presente nella coeva cultura letteraria fiorentina; riflette le sensibilità spirituali del movimento religioso
savonaroliano; costituisce un rilevante documento linguistico del fiorentino scritto della prima metà del secolo XVI.
Pubblicato nella collana Supplementi al Bollettino, diretti da Gabriella Alfieri, SERIE MEDIOLATINA E UMANISTICA, del CENTRO DI STUDI FILOLOGICI E LINGUISTICI SICILIANI, il volume propone la prima edizione critica del De Aetna di Pietro... more
Pubblicato nella collana Supplementi al Bollettino, diretti da Gabriella Alfieri, SERIE MEDIOLATINA E UMANISTICA, del CENTRO DI STUDI FILOLOGICI E LINGUISTICI SICILIANI, il volume propone la prima edizione critica del De Aetna di Pietro Bembo, basata sul testo dato alle stampe dall'autore a Venezia nel 1530. L'edizione è corredata da un'introduzione, da una nota al testo, dalla traduzione e da un commento filologico e linguistico.
L’articolo esamina, secondo una prospettiva linguistica e storico-culturale, le didascalie in volgare siciliano poste a corredo delle “storiette” laterali di un dipinto su tavola dedicato a San Benedetto da norcia, oggi conservato presso... more
L’articolo esamina, secondo una prospettiva linguistica e storico-culturale, le didascalie in volgare siciliano poste a corredo delle “storiette” laterali di un dipinto su tavola dedicato a San Benedetto da norcia, oggi conservato presso il museo regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa. Tale testimonianza è meritevole d’attenzione perché attesta l’uso scritto del siciliano con tratti fono-morfologici ben conservati nella fase storica – la prima metà del secolo XVI – che vede il passaggio all’uso del toscano.
Nell’articolo, inoltre, si rileva come l’ideatore del dipinto abbia operato una contaminazione di modelli. nella combinazione fra il “testo iconico”, che rappresenta in immagini alcuni momenti topici della vita del santo, e il testo delle didascalie, che supporta quelle immagini, si individuano infatti due diverse fonti: il secondo libro dei Dialogi di San Gregorio magno, testo canonico della legenda benedettina, e il suo compendio contenuto nella Legenda aurea di Jacopo da Varazze.

This article examines, from the perspective of linguistics and cultural history, the captions in the Sicilian vernacular that explain the “little tales” along the sides of a painting dedicated to Saint Benedict of nursia, now in the Regional museum of Palazzo Bellomo in Syracuse. This testimony is important because it confirms the use of written Sicilian (with well-preserved phono-morphological features) at a time (the first half of the sixteenth century) of transition to the use of Tuscan. Moreover, the
creator of the painting has contaminated his models. In the combination of the “iconic text”, that describes in images some moments of the life of the saint, and the text captions, which support the images, two different sources may be identified: the second book of the Dialogi of St. Gregory the Great, a canonical text of the Benedictine legenda, and its compendium contained in the Legenda aurea of Jacopo da Varazze.
Continuando precedenti indagini sulle scritture esposte in volgare siciliano, nel presente articolo si esamina una testimonianza del secolo XVI: le didascalie che corredano le «storiette» laterali di un affresco dedicato a San Silvestro... more
Continuando precedenti indagini sulle scritture esposte in volgare siciliano, nel presente articolo si esamina una testimonianza del secolo XVI: le didascalie che corredano le «storiette» laterali di un affresco dedicato a San Silvestro papa, collocato nella chiesa di San Silvestro a Troina. Dopo avere preliminarmente vagliato i contenuti del dipinto, posti in relazione con l’ambiente religioso e socio-culturale nel quale
quest’ultimo ha visto la luce, si procede alla rextitutio textus, all’esame linguistico delle scritture – che peraltro presentano una facies siciliana ben conservata – e alla messa a fuoco del loro rapporto con la figurazione del dipinto e con la principale fonte letteraria della legenda silvestrina, gli Actus Silvestri.

On the basis of previous research into inscriptions in Sicilian vernacular, this article examines a testimony from the sixteenth century: the captions in the Sicilian vernacular which accompany the ‘little tales’ along the margins of a fresco dedicated to the pope, Saint Sylvester, in the church of Saint Sylvester in Troina. After reviewing the content of the painting the article moves on to the restitutio textus and the linguistic analysis of the captions (with well-preserved Sicilian features); it also focuses on the relationship between the written text, the image and the main literary source of Saint Sylvester’s legenda, the Actus Silvestri.
Continuando precedenti indagini sulle scritture esposte in volgare siciliano, nel presente articolo si esaminano le didascalie che corredano le «storiette» laterali di un affresco dedicato a Santa Lucia, presso la chiesa di Santa Maria... more
Continuando precedenti indagini sulle scritture esposte in volgare siciliano, nel
presente articolo si esaminano le didascalie che corredano le «storiette» laterali di
un affresco dedicato a Santa Lucia, presso la chiesa di Santa Maria del Soccorso
Bronte (CT). Dopo avere preliminarmente vagliato i contenuti del dipinto, posti in
relazione con l’ambiente socio-culturale nel quale quest’ultimo ha visto la luce, si
procede alla rextitutio textus, all’esame linguistico delle scritture e alla messa a fuoco
del loro rapporto con la figurazione del dipinto e con le fonti letterarie della legenda
di Santa Lucia.
On the basis of previous research into inscriptions in Sicilian vernacular, this article examines the captions in the Sicilian vernacular which accompany the “little
tales” along the margins of a fresco dedicated to Saint Lucy, in the church of Saint Mary of Succor in Bronte (CT). After reviewing the content of the painting the article moves on to the restitutio textus and the linguistic analysis of the captions; it also focuses on the relationship between the written text, the image and the literary source of Saint Lucy’s legenda.
oseguendo precedenti ricerche sulle scritture esposte in volgare siciliano, l’articolo esamina le didascalie che corredano le «storiette» di un dipinto raffigurante San Lorenzo martire, custodito presso la chiesa di Sant’Antonio Abate a... more
oseguendo precedenti ricerche sulle scritture esposte in volgare siciliano, l’articolo esamina le didascalie che corredano le «storiette» di un dipinto raffigurante
San Lorenzo martire, custodito presso la chiesa di Sant’Antonio Abate a Monterosso Almo (RG). Dopo avere preliminarmente vagliato i contenuti della pittura, si
procede alla rextitutio textus, all’esame linguistico delle scritture e alla messa a fuoco
del loro rapporto con la figurazione del dipinto e con le fonti letterarie della legenda
laurenziana. I testi sono databili al 1525 – ricadono dunque in un periodo in cui
nell’uso scritto si registra il progressivo passaggio dal volgare siciliano a quello toscano – e denotano una salda facies linguistica siciliana, connotata peraltro dal primo
manifestarsi di tratti che risulteranno vitali nel dialetto odierno.
On the basis of previous research into inscriptions in Sicilian vernacular, this
article examines the captions in Sicilian vernacular which accompany the “little
tales” of a picture dedicated to Saint Lawrence martyr, in the church of Saint
Antony the Abbot in Monterosso Almo (RG). After reviewing the content of the
painting, the article moves on to the restitutio textus and the linguistic analysis of
the captions; it also focuses on the relationship between the written text, the image,
and the literary sources of Saint Lawrence’s legenda. The texts date back to 1525 – a
period when the transition from the Sicilian to the Tuscan vernacular occurs – and
present a well-preserved Sicilian linguistic facies, connoted moreover by the first appearance of traits that will be vital in today’s dialect.
Avendo quale presupposto le precedenti ricerche dedicate alle scritture esposte in volgare siciliano, l’articolo esamina le didascalie presenti in un dipinto raffigurante Il banchetto di Erode e la decollazione del Battista, oggi... more
Avendo quale presupposto le precedenti ricerche dedicate alle scritture esposte in volgare siciliano, l’articolo esamina le didascalie presenti in un dipinto raffigurante Il banchetto di Erode e la decollazione del Battista, oggi custodito presso la chiesa Madre - basilica di San Pietro di Collesano (PA). Dopo avere preliminarmente vagliato i contenuti della pittura, si procede alla trascrizione delle scritture, al loro esame linguistico, alla messa a fuoco del loro rapporto con la figurazione del dipinto e
con le fonti agiografiche. I testi sono databili al periodo 1520-1540 – ricadono dunque in un periodo in cui nell’uso scritto si registra il progressivo passaggio dal volgare siciliano a quello toscano – e denotano una facies linguistica siciliana con elementi di tipo toscano.

On the basis of previous research into inscriptions in Sicilian vernacular, thisarticle examines the captions in Sicilian vernacular which accompany a picture dedicated to Il banchetto di Erode e la decollazione del Battista, in the church of St. Peter in Collesano (PA). After reviewing the content of the painting, the article moves on to the transcription of the writings and the linguistic analysis of the captions; it then focuses on the relationship between the written text, image, and hagiographic sources. (of St. John the Baptist’s legenda). The captions date back to 1520-1540 – a period when the transition from the Sicilian to the Tuscan vernacular occurred – and denote a Sicilian linguistic facies with Tuscan-type elements.
This paper examines space and time in two important works of XII century's French narrative: the Voyage de saint Brendan by Benedeit and Erec et Enide by Chretien de Troyes. The space-time descriptions are not dictated by the aim of a... more
This paper examines space and time in two important works of XII century's French narrative: the Voyage de saint Brendan by Benedeit and Erec et Enide by Chretien de Troyes. The space-time descriptions are not dictated by the aim of a realistic representation, but they are determined by the development of a chain of tests.
Rivalità mimetica e accertamento del diritto in un episodio della Chanson de Guillaume.
Nel presente articolo si dimostra come la redazione franco-italiana di Aliscans (ms. M) si mantenga, rispetto alle altre versioni del poema (rappresentate dai testimoni del gruppo A), piu vicina al canone dell’epica oitanica. Nel suo... more
Nel presente articolo si dimostra come la redazione franco-italiana di Aliscans (ms. M) si mantenga, rispetto alle altre versioni del poema (rappresentate dai testimoni del gruppo A), piu vicina al canone dell’epica oitanica. Nel suo testo, infatti, l’attrazione del genere romanzesco risulta limitata solo a un livello superficiale, a differenza dei mss. A, in cui essa condiziona significativamente la delineazione di uno dei protagonisti del poema (Rainouart). In this article I show how the Franco-Italian version of Aliscans (ms. M) in comparison with the other versions of the poem (represented by mss. A) is closer to the canon in Oitanic epic. In its text, in fact, the attraction of the courtly romance is limited to a superficial level, unlike mss. A, in which it significantly influences the representation of one of the protagonists of the poem (Rainouart). KEYWORDS: Aliscans – Franco-Italian epics – mimetic rivalry – trial – duel Aliscans – Epica franco-italiana – rivalita mimetica...
Secondo il canone epico dell'Europa occidentale, nel contesto di uno scontro bellico le donne possono essere: 1) o spettatrici passive; 2) o attrici, e perciò assimilate al modello maschile, la cui qualità principale è la forza fisica.... more
Secondo il canone epico dell'Europa occidentale, nel contesto di uno scontro bellico le donne possono essere: 1) o spettatrici passive; 2) o attrici, e perciò assimilate al modello maschile, la cui qualità principale è la forza fisica. L'epica romanza medievale, con più sottile realismo, presenta un'altra tipologia di donna che si potrebbe definire "ispiratrice del conflitto". Complementare all'eroe protagonista, tale personaggio ne guida l'azione, fino ad assurgere ad un ruolo di primo piano nel momento in cui l'intensità dello scontro bellico perviene ad una dimensione "assoluta". A tal proposito, un esempio paradigmatico ci è offerto dalla Chanson de Guillaume (qui messa a confronto con il Poema de mio Cid e con la Chanson de Roland) con il personaggio di Guiborc. Moglie di Guglielmo d'Orange, ella con la sua determinazione impedisce che il mondo cristiano soccomba sotto l'attacco delle forze saracene, riuscendo a suscitarne la risposta bellica. In sostanza, in virtù del fatto di non partecipare direttamente alle operazioni militari-e dunque di non percepirne la fatica fisica e la sofferenza psicologica ad esse inscindibilmente connesse-Guiborc esprime, ben più di Guglielmo, quella vis bellica che risulterà decisiva per il prevalere delle armi cristiane su quelle saracene.

This article aims to explore the relationship between female characters and war conflict in medieval epic. In these poems like Chanson de Roland, Poema de mio Cid, Chanson de Guillaume, you can see how the progressive increasing of violence between the parties in conflict undermines, together political order, the social code in force, that excludes women from the war. Female character — who is never the warrior woman — becomes herself the instigator of the war. Especially, in the Chanson de Guillaume, the female lead, Guiborc, is decisive for the Christians victory over the Saracens invaders, because she does not participate directly in the war and for this reason expresses an extraordinary vis bellica.
L'articolo ha come oggetto la rappresentazione del primo conflitto mondiale negli scritti di Federico De Roberto. L'autore, dopo l'entrata in guerra dell'Italia, partecipa alle attività di propaganda a sostegno del fronte interno con una... more
L'articolo ha come oggetto la rappresentazione del primo conflitto mondiale negli scritti di Federico De Roberto. L'autore, dopo l'entrata in guerra dell'Italia, partecipa alle attività di propaganda a sostegno del fronte interno con una serie di articoli pubblicati su vari quotidiani, successivamente raccolti in volume. Egli sostiene, con argomentazioni che si fondano su una filosofia della storia di matrice positivista, la necessità della partecipazione dell'Italia a fianco degli stati che incarnano il progresso. Conclusa la guerra, tuttavia, De Roberto, in alcune novelle, revoca in dubbio le precedenti certezze, mettendo in scena le tragiche vicende dei soldati che vi hanno partecipato in prima persona. Così, superando gli schematismi imposti dall'ideologia positivista, scopre le vite degli uomini reali che sono stati coinvolti negli eventi bellici.
After reviewing the historical and cultural references of Italian linguistic Purism, this article examines the role that the phraseological ways have in writing, according to its founder Antonio Cesari. In his opinion phraseology... more
After reviewing the historical and cultural references of Italian linguistic Purism, this article examines the role that the phraseological ways have in writing, according to its founder Antonio Cesari. In his opinion phraseology symbolizes the couple “nature” and “people” an exemplary exemplary way, justifying the restoration of the fourteenth century Florentine language. In particular, this article focuses on a sample of text extrapolated from the translation made by Cesari of a comedy of Terence. It shows that the translator does not use paraphrases to translate in the Italian language idiomatic expressions present in the Latin text, but he uses phraseological forms characterized by communicative equivalence that reproduces the “natural” and “popular” meaning of the Latin text.